CONCLUSIONI
Dall’analisi precedentemente condotta, sia nei confronti degli authority systems in generale che degli authority record a confronto, è possibile evincere che i tre repertori sono stati pensati e mirano a scopi differenti. E’
possibile capire quanto e se questi scopi si avvicinino o si discostino dagli obiettivi di un authority file?
L’authority file deve in primo luogo garantire l’uniformità dei punti di accesso nel catalogo in modo da assicurare l’esaustività in fase di ricerca.
Questa definizione sembra primariamente rivolgersi alla coerenza interna di uno specifico catalogo e quindi riguardare essenzialmente la pratica catalografica. Tuttavia, lo sviluppo delle telcomunicazioni, la conseguente delocalizzazione e disomogeneità dell’utenza, la costante aspirazione alla condivisione di risorse informative che da sempre sottendono al lavoro bibliotecario e si incarnano nell’ottica UBC, vengono condensate nelle linee guida GARR che allargano la funzione delle registrazioni d’autorità alla creazione di un reticolo internazionale e multilinguistico che supporti l’utente/ricercatore nelle interrogazioni. Ciò significa che un simile reticolo, rivolto ad un’utenza differenziata, dovrà per forza di cose essere supportato da varie informazioni e delucidazioni per risultare intelleggibile.
BnF sembra essere l’archivio più attento a questa serie di problematiche.
Per quanto riguarda le qualificazioni relative ai dati biografici e alle note
informative, si spinge molto nel dettaglio indipendentemente dalla
necessità di disabiguare: oltre ad inserire regolarmente gli anni relativi alle
date anagrafiche nelle intestazioni, le definisce più dettagliatamente -
qualora in possesso dei dati - con giorno, mese, anno e relativi luoghi, nel
campo note; è inoltre l’unico repertorio che rende visibili le nazionalità
delle entità, l’eventuale indicazione di genere sessuale, il tipo di
responsabilità che le autorità esercitano nei confronti delle registrazioni
bibliografiche presenti in opac, le lingue utilizzate nella redazione delle
opere; tutte queste informazioni sono rigidamente strutturate essendo
inserite in fase di registrazione in appositi e distinti campi identificanti. BnF sembra così trascendere la mera funzione “normalizzatrice” spettante all’authority file, proponendosi come un vero e proprio repertorio bio- bibliografico, tramite più dettagliate e – soprattutto - strutturate informazioni storico-biografiche sulle entità. Le forme varianti inoltre sono scelte considerando la probabilità dell’accesso e trascurando quelle meno ricercabili o la cui occorrenza si verifichi soltanto in una pubblicazione posseduta, per questo BnF lavora essenzialmente sui repertori generali classici; i rinvii sono inoltre “illustrati” da una vedetta che specifica sempre le relazioni tra le forme varianti e l’intestazione autorizzata.
Va sottolineato l’interessante tentativo di redarre la forme savante à valeur internationale : come risultato della congiunzione delle diverse forme redatte secondo le relative regole nazionali
209si inserisce ancora in una logica GARR e solo da questo punto di vista si preoccupa di un accesso eterografico (v. intestazioni in alfabeto greco per autori greci). Sebbene la strutturazione delle eventuali intestazioni “parallele” apra una prospettiva di effettiva condivisione delle registrazioni, attualmente non esistono collegamenti attivi tra le stesse, pur avvenendo in campi Unimarc adibiti proprio a questo scopo (i campi del blocco 7xx indicano rinvii ad altri record in cui l’intestazione indicata – parallela alla 2xx o in scrittura differente - è quella autorizzata).
BnF dimostra di muoversi anche nella direzione di una futura applicazione di FRBR inserendo, anche se ancora in maniera non sistematica, rinvii reciproci tra autore e titolo convenzionale dell’opera.
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Pino Buizza, Il controllo del punto di accesso alla registrazione per autore e titolo:
riflessioni sul comportamento delle principali agenzie bibliografiche nazionali a
quarant’anni dai Principi di Parigi, in ICCU, Catalogazione e controllo di autorità. Giornate
di studio. Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 21 e 22 novembre 2002.
La situazione di SBN è più vaga trattandosi di un archivio ancora acerbo
210: i dati sono registrati in formato Unimarc ma non è possibile visualizzarne i campi e spesso ci si scontra con un’eccessiva essenzialità delle informazioni anche nel caso di autori di sua pertinenza: per esempio le date anagrafiche, qualora non siano necessaria parte dell’intestazione come in caso di omonimia, sono registrate solo nel campo “datazione” che è l’unico distinto dalla generica nota informativa discorsiva dove vengono annotati i luoghi anagrafici e le attività; la cittadinanza delle entità è inserita e visibile solo da gestionale.
I rinvii creati sono spesso un pò meno del necessario, sicuramente inferiori a quelli degli altri due repertori; la loro scelta è relativa a varianti linguistiche o morfologiche senza che vedette o campi codificati le qualifichino o ne specifichino le relazioni; i rinvii reciproci sono limitati a casi rarissimi (negli esempi considerati compare solo nel caso di cambio nome nell’ente permanente). Le fonti utilizzate oscillano da repertori di tipo classico e con tradizione consolidata inseriti nell’Archivio bibliografico delle fonti redatto a cura dell’ICCU ad altre risorse online spesso non sufficientemente qualificate o stabili. SBN inoltre cita quasi sempre, insieme alla BNI (dato che tratta di autori italiani), l’opac di BnF e LoC
211; la cosa non è vicendevole, nemmeno quando si tratti di autori italiani per cui la citazione della Bibliografia Nazionale Italiana o dell’authority nazionale sarebbe opportuna rendendo abbastanza esplicita la gerarchia
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La costruzione dell’archivio riflette d’altra parte il percorso della storia politica e bibliotecaria del nostro paese che da un lato ha visto costituirsi una propria unità territoriale solo di recente e dall’altro non ha ancora risolto il policentrismo dovuto a questo pregresso - emblematica è la duplicità delle nostre due Biblioteche Nazionali Centrali di Firenze e Roma. Fortemente discontinua è inoltre la pratica del deposito legale e di conseguenza l’esaustività della bibliografia nazionale corrente e dei relativi accessi redatti da parte dell’agenzia bibliografica adibita (BNCF). D’altra parte la pratica italiana dell’authority file è estremamente recente e in questo lavoro si trova a confronto da un lato, con la BnF - istituzione nazionale di un paese unitario da secoli – e dall’altro con la LoC, istituto di una delle maggiori potenze del mondo che peraltro ha sempre avuto una visione “pubblica” della diritto all’informazione.
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