Introduzione
In questo elaborato il mio obiettivo prioritario è stato quello di mettere a confronto due correnti teoriche così diverse, ma che allo stesso tempo hanno governato le politiche economiche mondiali dalla fine del primo conflitto mondiale, e sono così ancora oggi attuali e dibattute.
John Maynard Keynes è stato senza ombra di dubbio, uno dei protagonisti di primo piano nella storia britannica e internazionale a cavallo dei due conflitti mondiali: ha fortemente condizionato l'evoluzione del pensiero economico del dopoguerra fino ad arrivare ad influenzare anche la cultura contemporanea. Ha senz'altro contribuito a dettare alle future generazioni un linguaggio teorico nuovo e un repertorio inedito di tecniche di politica economica. La sua Teoria Generale, è stata in molte maniere riassunta, interpretata e diffusa e anche rinnegata: le sue idee hanno creato consenso e divisione ed è proprio da tutti questi aspetti che è nato il mio interesse nell'affrontare temi tanto delicati quali quelli presentati nel suo più brillante saggio.
Con questo elaborato ho voluto in primis capire e quindi riportare, i tratti essenziali della sua teoria economica che a mio parere devono continuare a costituire una memoria pulsante, sulla quale costruire il progresso della scienza economica in un contesto di crisi come quello che tutt'oggi stiamo vivendo: i suoi insegnamenti, le sue idee, le sue critiche si rivelano così terribilmente attuali che si potrebbe far fatica a pensare che sia un autore vissuto tra le due guerre mondiali, guerre che per molti appaiono così lontane, ma che in realtà sono così incredibilmente vicine ai giorni nostri. In secondo luogo, contrapponendo al pensiero keynesiano, una delle principali fonti di critica quali lo sono state le tesi monetariste, ho voluto cercare di riassumere e comprendere il perché furono di grande inspirazione in un contesto di crisi come quello degli anni Settanta e Ottanta, pur dimostrandosi così critiche nei confronti delle politiche economiche keynesiane che fino ad allora avevano assicurato prosperità e crescita. Ho cercato di mostrare come la costante privatizzazione delle aziende pubbliche, la dismissione delle partecipazioni statali e la deregolamentazione dell'economia e della finanzia, il liberismo più in generale, abbiano solo accentuato i fenomeni recessivi senza ottenere alcun risultato durevole sull'economia di quegli anni.
Ponendo in essere una riflessione sull'attuale decennio, risulterà alla fine evidente come l'abbandono delle politiche di stampo keynesiano non abbia assicurato decenni di prosperità e crescita all’interno di un quadro di giustizia sociale, ma come bensì le manovre economiche all'insegna del laissez-faire e delle privatizzazioni sono stati determinanti per l'avvio dei drammatici problemi di disuguaglianza sociale che hanno portato fino a quella recessione che tutt'oggi sta attraversando il contesto economico europeo.