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Mafia nigeriana, tra le più. criminali presenti in Italia. degenerazione confraternite organizzazioni criminali

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Mafia nigeriana, tra le più pericolose organizzazioni criminali presenti in Italia [seconda puntata]: la degenerazione delle

confraternite in

organizzazioni criminali

Proseguiamo il viaggio sulla mafia nigeriana dopo aver visto, nel corso della puntata precedente, quelle che sono le radici, che si affondano nella religione Voodoo tutt’oggi ancora diffusissima tra le popolazioni di quel tratto di costa africana che si affaccia sul Golfo di Guinea, meglio noto con il nome di “Costa degli Schiavi”.

Tradizioni, usanze e riti, in particolar modo legati al Voodoo, presi a prestito dalle varie organizzazioni criminali

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nigeriane per iniziare i nuovi adepti.

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Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 10/1’/2019 Organizzazioni la cui origine va ricercata in quella che rappresenta una vera e propria degenerazione delle confraternite (cults), che fin dagli anni 50 erano state fondate, sul modello di quelle americane, nelle università della regione del Delta del fiume Niger il cui scopo iniziale era quello di diffondere messaggi di pace e di rispetto, condannando qualsiasi azione e forma di razzismo e di apartheid. Ma in tempi molto brevi queste confraternite si sono trasformate in veri e propri clan criminali che si sono espansi anche al di fuori dei confini delle stesse Università.

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Da sinistra: Fabrizio Mignacca (Psicologo-psicoterapeuta), Federica Nobilio (Fratelli d’Italia) e Marco Valerio Verni (Avvocato e zio di Pamela Mastropietro) ospiti nella trasmissione Officina Stampa del 10/10/2019 per commentare il fenomeno della mafia nigeriana

La prima confraternita censita fu quella che prese il nome di PYRATES, poi a seguito di scissioni nacquero i SEA DOGS e i BUCCANEERS che a loro volta diedero vita al NEO BLACK MOVIMENT O F A F R I C A t r a s f o r m a t o s i a s u a v o l t a i n B L A C K A X E CONFRATERNITY. E poi a seguito di altre scissioni prese origine la EIYE CONFRATERNITY. E in questo microcosmo di confraternite ricordiamo anche la SUPREME VIKINGS CONFRATERNITY fondata nel 1984 da un ex-membro della confraternita dei BUCCANEERS.

Con il passare del tempo le confraternite uscirono dal mondo universitario acquisendo sempre maggior forza e potere imponendo le proprie regole anche con l’uso della violenza, riuscendo, in breve tempo, anche ad infiltrare il mondo economico, politico e sociale del Paese.

Acquisita ormai una vera e propria connotazione criminale, le varie confraternite hanno dimostrato sin da subito la capacità di fare affari con altre consorterie al di fuori della

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Nigeria, espandendosi all’estero, in quasi tutti i Paesi europei, in Italia, nel Nord e nel Sud America, in Giappone e in Sud Africa.

La criminalità nigeriana si è dunque sviluppata al di fuori dei propri confini, sfruttando i flussi migratori. La documentazione giudiziaria ed informativa degli ultimi anni evidenzia gli ampi margini di operatività dei

s o d a l i z i n i g e r i a n i a t t i v i i n I t a l i a , d a l t r a f f i c o internazionale e lo spaccio al minuto di sostanze stupefacenti alle estorsioni soprattutto in danno di cittadini africani gestori di attività commerciali, all’induzione ed allo sfruttamento della prostituzione, al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, alla falsificazione di documenti, alla contraffazione monetaria, alla tratta di esseri umani e riduzione in schiavitù, alle truffe e frodi informatiche, ai reati contro la persona e contro il patrimonio.

Pierluigi Rotta e Matteo

Demenego, gli angeli della

Polizia di Stato caduti a

Trieste: l’ultimo video

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In quel “dormite sogni tranquilli” c´è tutta la missione, la responsabilità, la dedizione al prossimo che erano alla base della scelta di Pierluigi e Matteo. Una finestra di qualche istante sull´orgoglio di indossare la divisa della Polizia di Stato per servire la gente, la storia di una grande amicizia.

Proteggeteci anche da lassù, tra le stelle.

Elisa De Filippi: “Autunno, è

ora di rimettersi in forma

dopo l’estate”

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di Elisa De Filippi

L’autunno è ormai iniziato, una stagione straordinaria dove i meravigliosi colori, i paesaggi multicolore, i tramonti rosso fuoco e quel freschetto che ci invoglia a metter in campo i tanti buoni propositi se non fosse per… quella sensazione di stanchezza che ci fa “trascinare” le gambe, l’insonnia

notturna e quella fastidiosa sonnolenza diurna. Per non parlare di quegli attacchi di fame che ci spingono irrimediabilmente a spizzicare cibi non proprio salutari.

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Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 4/10/2019 Ebbene, nulla di preoccupante, è la classica sindrome da

“cambio di stagione” che colpisce e “contagia” proprio in autunno!

P a r t i a m o d a l p r e s u p p o s t o c h e s e t t e m b r e è i l m e s e immediatamente successivo ad Agosto dove il nostro organismo è stato soggetto ad orari sballati, ai pasti a volte troppo abbondanti o a volte troppo miseri, alle abitudini quotidiane completamente stravolte dalla frenesia estiva.

L’autunno invece ci riporta irrimediabilmente alla realtà: si ricomincia con il lavoro, si ritorna sui banchi di scuola, torna il traffico nelle città. È più che normale che il nostro organismo faccia fatica a riadattarsi alle vecchie

abitudini quotidiane, soprattutto dopo la parentesi estiva!

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La biologa nutrizionista Elisa De Filippi a Officina Stampa del 3/10/2019

Eppure, questa stanchezza, questo senso di spossatezza, l’insonnia notturna e la sonnolenza diurna, non sono solo dovute al “ritorno alla frenetica vita quotidiana”. C’è di più!

Avete notato ad esempio che da alcuni giorni diventa buio sempre prima? Che le giornate sono più corte? Ebbene, le ore di luce e di buio hanno un’influenza strategica sul nostro organismo, in particolare sulla secrezione di melatonina, l’ormone del sonno che in questa stagione vede aumenta nel nostro organismo con la conseguenza che abbiamo più sonno e un maggior bisogno di riposare.

Un meccanismo fisiologico che sta alla base di questa stanchezza che ci portiamo dietro durante il passaggio dall’estate all’autunno e che è causa di questi fenomeni che ci provocano anche una maggiore attrazione nei confronti dei carboidrati.

Il suggerimento è dunque quello di non farsi mai mancare la frutta sulle vostre tavole, in particolare agrumi, kiwi, ananas, banane, prugne.

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Stessa cosa per le verdure, soprattutto quelle di colore verde, in particolare indivia, spinaci, bieta e lattuga.

Aggiungete una manciata di semi nei vostri piatti: utilizzate i semi di zucca come snack e/o fuoripasto e semi di sesamo!

Sostituite la pasta normale con i cereali integrali: via libera a riso integrale, farro, orzo e avena! Vi sazieranno ugualmente senza far salire eccessivamente l’indice glicemico del vostro pasto. È utile anche sostituire il pane bianco con quello di segale o di farro o integrale;

Non dimenticatevi della frutta secca, in particolare noci e mandorle: utilissimi come snack e spezza fame da consumare nell’arco della giornata!

Infine il buon vecchio metodo di camminare resta sempre valido per ritrovare una forma salutare.

Eccellenze italiane, Luca Parmitano al comando della

Stazione Spaziale

Internazionale

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Luca Parmitano è il nuovo comandante della Stazione Spaziale Internazionale. L’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea è il primo italiano, e il terzo europeo, ad assumere questo ruolo. La cerimonia per il passaggio di consegne con il comandante russo Alexei Ovchinin è avvenuta su una stazione orbitale affollatissima, con ben nove astronauti a bordo. Ieri Ovchinin è rientrato sulla Terra e Parmitano ha iniziato ufficialmente la Expedition 61.

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Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 3/10/2019

“Ringrazio tutti per la fiducia che mi date”, ha detto Parmitano, emozionatissimo, in diretta dalla Stazione spaziale, collegato anche con la sede dell’Agenzia spaziale italiana. La cerimonia celebrata in orbita si è conclusa con il suono simbolico di una campanella di ottone. Felice per l’importante incarico anche il presidente dell’Agenzia spaziale italiana Giorgio Saccoccia, che ha fatto i suoi

“auguri di buon lavoro a Parmitano”, sottolineanco che l’astronauta “permette all’Italia spaziale di raggiungere un grande traguardo”.

Saccoccia ha poi commentato: “Diventare comandante della Stazione spaziale internazionale è un grande privilegio, il primo per un astronauta italiano. È il riconoscimento della sua grande professionalità e delle sue competenze dimostrate sul campo e in volo”. Parmitano era entrato a far parte nel 2009 del corpo astronauti dell’Agenzia spaziale europea.

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Investiamo strano? Come campare cent’anni facendo le scelte giuste

In Italia investiamo strano? Carlo Verdone e Claudia Gerini, parafrasando il loro celebre “o famo strano” probabilmente direbbero così. L’investimento alternativo nell’era dei tassi a interesse uguale a zero è ormai un fenomeno che ha preso piede nel mondo e anche nel nostro Paese.

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Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 3/10/2019 L’Italia, secondo il rapporto di Artprice, rappresenta oggi il settimo mercato globale per opere d’arte contemporanea con una crescita pari al 31% e rappresenta anche uno dei maggiori mercati mondiali per investimenti in orologi di lusso. Un mondo per pochi, certo. Secondo i dati della Banca d’Italia il 21% delle famiglie italiane non possiede nessun oggetto prezioso mentre quell’uno percento della popolazione più ricca ne possiede per un valore medio pari a 100mila euro.

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Il parere degli esperti: Sabrina Manoni (General Manager Sol&Fin Sim Spa), Daniela Manoni (Consulente Finanziario Super Partes), Alessio Leoncavallo (Formatore Universitario)

Considerando che attualmente sul mercato ci sono 12mila miliardi di euro di titoli di Stato con tassi di interesse negativi diversificare in forme di investimento alternative è una necessità per dare ai propri portafogli ritorni più interessanti a fronte, non va mai dimenticato, di maggiori rischi.

Il pericolo maggiore, oltre a quello della contraffazione, è dato dall’illiquidità, ovvero dalla difficoltà di rivendere quando si vuole tranne nel caso dell’oro che, soprattutto se comprato sotto forma di strumenti finanziari, ha un mercato liquidissimo.

Se ci si sposta sui mercati davvero alternativi, quello delle opere d’arte è certamente il più consolidato e strutturato. Il fatturato globale, sempre secondo il rapporto Artprice, è cresciuto nel 2018 del 19 percento a 1,9 miliardi di dollari.

Investire in arte contemporanea ha prodotto un rendimento annuo del 8,1% nel 2018 tra chi ha poi rivenduto, ma questa è la media nel 40% dei casi, per il resto, infatti, la rivendita

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è stata fatta a prezzi più bassi rispetto a quelli d’acquisto.

Un dato quest’ultimo a conferma dei rischi.

In Italia ci sono anche persone che investono in orologi di lusso quelli rari da tenere in cassette di sicurezza. In passato erano state avviate iniziative per investire attraverso fondi lussemburghesi anche in bottiglie di vino.

Insomma, sono tante le alternative per cercare di sfuggire alla morsa dei tassi a zero, ma sono poche le certezze sui ritorni.

eFootball PES 2020, il calcio di Konami torna alla grande

Per l’edizione del 2020, Pro Evolution Soccer ha cambiato nome fregiandosi del prefisso “eFootball” che sancisce apertamente la sua attenzione al crescente mondo degli esports. Ma perché un titolo riesca a riunire una vasta community sotto una sola

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bandiera, c’è ovviamente bisogno di un gameplay che possa incontrare i gusti di gran parte dei giocatori: eFootball PES 2020, in tal senso, rappresenta il capitolo della maturità per Konami, un gioco che migliora praticamente qualsiasi aspetto del predecessore, puntando dritto al trono del miglior titolo calcistico. Prima di addentrarci nell’analisi del gameplay di eFootball PES 2020, è necessario parlare di tutte le novità presenti nelle tante modalità di gioco che Konami ha inserito nel suo nuovo titolo. Partiamo dall’unica, nuova modalità del titolo, ossia: Matchday. Questa tipologia di gioco consiste essenzialmente in un torneo online strettamente collegato alle partite più importanti che settimanalmente si susseguono nei vari campionati europei e non. Matchday prevede dunque l’utilizzo e la scelta di una squadra da supportare durante tutto l’arco del già citato torneo grazie alle vittorie che raccoglieremo durante lo stesso; tali vittorie porteranno dei punti alla squadra ed al giocatore, utili eventualmente a portare il giocatore a cimentarsi in una finale trasmessa in streaming all’interno del titolo in esclusiva per tutti i giocatori di eFootball PES 2020. Ogni partita inoltre porterà al giocatore delle ricompense da utilizzare in MyClub, l’Ultimate Team del gioco di Konami, che si va perfezionando di anno in anno. Tale modalità rappresenta sicuramente un’aggiunta apprezzabile, ma assolutamente non rivoluzionaria;

le partite di Matchday infatti potranno essere giocate solo in orari piuttosto precisi e decisi da Konami stessa.

Per quanto riguarda MyClub, possiamo affermare che poche sono le aggiunte apportate da Konami a quella che punta ad essere la vera e propria rivale di Ultimate Team, che dunque risulta essenzialmente identica a quella di PES 2019. Dopo aver creato un allenatore liberamente personalizzabile nell’aspetto, ci si troverà a comandare una squadra composta da perfetti sconosciuti, che bisognerà di volta in volta integrare con giocatori di alto grado da acquisire tramite la valuta ingame, i GP. Ogni giocatore sarà acquistabile tramite dei “palloni”, ordinati per grado di rarità, che garantiranno sempre un

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calciatore della rarità desiderata; ovviamente il ruolo dell’acquisto sarà praticamente sconosciuto sino all’apertura dei tanto discussi “pacchetti”. Unica vera novità da segnalare nella modalità MyClub è quella relativa alla presenza di una schermata riepilogativa dei vari calciatori disponibili per l’acquisto ad ogni accesso alla stessa. All’interno di eFootball PES 2020 ci sono poi le classiche amichevoli, da giocare contro la CPU, online o contro un amico, i vari campionati e coppe europee, le divisioni online già viste lo scorso anno e la storica e sempre gradita Master League, che è forse la modalità che ha ricevuto le aggiunte più sostanziose.

Konami ha infatti provato ad innovare il suo storico e memorabile Campionato Master grazie all’inserimento all’interno dello stesso di una componente narrativa.

All’inizio della Master League bisognerà infatti scegliere le fattezze del proprio allenatore che non sarà più liberamente personalizzabile, ma da selezionare tra alcune vecchie leggende del calcio giocato, tra cui spiccano i nomi di Maradona, Gullit, Roberto Carlos (chiamato Larcos per via delle licenze), e così via. Una volta selezionato l’allenatore si verrà trascinati in delle sessioni puramente narrative che, grazie alle scelte fatte, potrebbero cambiare le sorti della squadra. Tali sequenze consistono essenzialmente nella scelta degli obiettivi stagionali, in delle interviste pre e post gara e così via. Tuttavia, se all’inizio il giocatore viene trascinato con forza all’interno di questa struttura, col passare del tempo le sessioni di intermezzo cominciano a lasciare un po’ l’amaro in bocca, in quanto troppo ripetitive e spezzettate. Tanti sono stati inoltre gli aggiustamenti apportati da Konami a questa modalità, che l’anno scorso soffriva di qualche problemino relativo soprattutto alle trattative utili a portare nuovi rinforzi alla propria squadra, che ricordiamo, potrà essere o composta da giocatori reali o da talenti di fantasia. Il Campionato Master offerto da eFootball PES 2020 dunque è sicuramente una delle modalità più riuscite di questo titolo, che speriamo venga migliorato

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ancor di più l’anno prossimo. Infine, è bene ricordare la presenza della modalità Diventa un Mito, che permetterà di creare un proprio alter ego virtuale il quale, a suon di gol e buone giocate, dovrà scalare le gerarchie di club e nazionali.

Tale modalità è essenzialmente identica a quella dello scorso anno; divertente, curata e molto riuscita. In sostanza dunque l’offerta ludica di eFootball PES 2020, nonostante non abbia alcune aggiunte di rilievo assoluto rispetto allo scorso anno, è sicuramente da promuovere. Le modalità disponibili sono tante e ben strutturate, quindi c’è tanto materiale con cui divertirsi su Pc, Xbox One o PS4.

Dopo aver descritto le varie modalità di gioco, passiamo

finalmente al vero pezzo forte di eFootball PES 2020: il gameplay. Il titolo

targato Konami è il miglior simulatore calcistico attualmente sul mercato. Il

ritmo di ogni singola partita è parecchio ragionato e praticamente identico a

quanto si vede ogni fine settimana in tv o dal vivo negli stadi. Konami infatti

ha fatto tesoro delle critiche che i fan avevano rivolto a PES 2019, prendendo

di buono quanto fatto durante lo scorso anno e migliorando tutte le criticità

che affliggevano il titolo. Sono stati infatti totalmente eliminati i difetti

riguardanti l’arbitraggio, criticatissimo in quanto eccessivamente severo, e i

portieri, che adesso compiono balzi felini dando sfoggio a parate di altissima

qualità, animate in maniera molto realistica. Una volta avviata la prima

partita, ci si accorge subito di essere dinanzi a un titolo incredibilmente

profondo, realistico, il cui impatto sorprende fin da subito in maniera più che

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positiva. Le animazioni di ogni singolo calciatore sono state riscritte e

migliorate, con risultati davvero eccellenti; la fluidità che queste donano ai

movimenti dei 22 giocatori in campo e al gioco stesso è praticamente tangibile,

non solo esteticamente ma anche in termini di puro gameplay.

Addio quindi ai

giocatori legnosi e spaesati visti nelle scorse edizioni della saga, e benvenuta

riproduzione praticamente perfetta di quello che è il calcio giocato, fatto di

contrasti, inserimenti, tocchi sbagliati, dribbling e così via. Ogni singolo

passaggio, o meglio, ogni singola azione di gioco, tiene conto della posizione

del giocatore rispetto al pallone, in modo da riprodurre nella maniera più

fedele possibile il calcio giocato. Rari infatti sono i casi in cui un calciatore

mal posizionato o marcato stretto dal difensore avversario riuscirà ad eseguire

un tiro perfetto, uno stop a seguire o un passaggio pulito;

per giocare a

questo titolo dunque, è necessario ragionare e tener conto di tanti fattori che

fino a qualche anno fa erano totalmente ignorabili.

A contribuire a questo enorme senso di realismo ci pensa

anche la dinamica della palla, perfezionata in maniera semplicemente fantastica;

deviazioni, rimbalzi, rimpalli e quant’altro hanno un impatto abbastanza

marcato sulla fisica del pallone, che prenderà traiettorie

“anomale” ma

tuttavia parecchio fedeli alla realtà. Una delle nuove feature presenti in PES

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2020 è quella relativa al cosiddetto Finesse Dribbling, supervisionata da Don

Andrès Iniesta, ex stella del Barça. Utilizzando entrambe le levette analogiche

del controller sarà infatti possibile eseguire trick di vario tipo che il più

delle volte, se correttamente utilizzati, lasceranno gli avversari di turno

inermi e apriranno la strada verso la porta avversaria. Per quanto apprezzabile

e ben costruita, abbiamo trovato questo nuovo sistema di controllo

particolarmente ostico, soprattutto nelle prime partite, poichè l’utilizzo di

entrambi gli analogici con un timing perfetto risulta piuttosto complicato e

artificioso. In sostanza dunque il gameplay di questo nuovo PES rappresenta il

massimo apice raggiunto da una simulazione calcistica negli ultimi anni:

ragionato, appagante, divertente, realistico. Un vero e proprio spettacolo per

chi cerca una simulazione calcistica realistica ed estremamente divertente. L’intelligenza

artificiale del titolo merita un’altra menzione anche per aver ben implementato

il modo in cui l’andamento della partita può influenzare la performance dei

giocatori. Arrivati per esempio a un vantaggio di 3 gol è palese come i

giocatori della squadra vincente giochino con molta più tranquillità,

addirittura diventando leziosi e rischiando talvolta errori banali, mentre chi

è in svantaggio può farsi prendere dalla disperazione con difensori che vagano

senza meta, rassegnati all’impossibilità di fermare le

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avanzate avversarie. Insomma,

le sensazioni sul campo quest’anno sono davvero positive. E’

forse dai tempi

della PlayStation 2 che un capitolo di Pro Evolution Soccer non aveva un

feeling così fresco e soddisfacente, dimostrando che Konami sembra sapere il

fatto suo su come far evolvere la formula in maniera sensata.

Da segnalare che

anche quest’anno la console di Microsoft rimane purtroppo l’unica (a causa

delle policy restrittive del produttore) dove è impossibile importare pacchetti

non ufficiali di licenze aggiornate; pertanto chi vuole sistemare i nomi

“farlocchi” presenti in molte delle squadre dovrà farlo manualmente.

L’editor per farlo è comodo, ma è comunque un lavoro immenso se lo si vuole

fare bene. Per quanto riguarda la realizzazione tecnica, anche questa è

vistosamente migliorata, con una grafica più convincente di prima e con 60

frame al secondo piuttosto stabili. Riguardo alle performance, rimane qualche

caricamento un po’ lungo e le solite attese durante le rimesse o i calci

piazzati, ma complessivamente anche il comparto tecnico ha fatto un vistoso

salto in avanti. Il gioco è ovviamente tradotto per intero in italiano, con la

telecronaca nostrana che anche quest’anno è opera del duo Fabio Caressa e Luca

Marchegiani. Che dire di più, se si vuole giocare a una simulazione calcistica

b e l l a d a v e d e r e , d i v e r t e n t e e c o n u n a g i o c a b i l i t à impressionante, eFootball PES

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2020 è la scelta migliore che si possa fare.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5 Sonoro: 9 Gameplay: 9,5 Longevità: 9 VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise

The Surge 2, lamiere e morte nel nuovo titolo “Souls-like”

Con The Surge 2, gli sviluppatori tedeschi Deck13 tornano

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con un’avventura tutta nuova per Pc, Xbox One e PS4 che abbandona l’idea del

protagonista preimpostato e mette sul campo un personaggio creato dal giocatore.

Il titolo dà inoltre maggiore attenzione alla trama e soprattutto

all’ambientazione, sempre più distopica e cyberpunk. Le buone premesse quindi

ci sono tutte e il gioco, specialmente per chi apprezza il genere souls-like è

un buon prodotto per molti aspetti. The Surge 2 si lascia alle spalle l’ambientazione

del primo titolo trasferendo i giocatori nella nuova Jericho City, ossia una

città composta da vari distretti, tutti presidiati da mercenari più o meno

corazzati che hanno avuto l’ordine di tenere le strade sgombre e di eliminare

chiunque si trovi a esplorare la zona. Ma per quale motivo?

Difficile dirlo: il

personaggio che si controlla, creato attraverso un semplice editor all’inizio

della partita, è miracolosamente sopravvissuto a uno schianto aereo ma c’è

qualcosa in quell’incidente che ancora non quadra. Ritrovatosi all’interno di

un carcere sotto attacco, il proprio alter ego virtuale riesce a liberarsi e si

pone l’obiettivo di scoprire cosa sia accaduto davvero.

Riuscire nell’impresa

non sarà semplice, però: le mura in fiamme dell’istituto pullulano di criminali

assetati di sangue, avversari da sfruttare per fare pratica con un sistema di

combattimento che integra e arricchisce quello del primo episodio. Armati

inizialmente solo di due defibrillatori elettrici, il

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protagonista di The Surge

2 si dovrà aprire la strada fino alla prima MedBay e lì, finalmente, ci si

potrà equipaggiare con un esoscheletro potenziato. Il collegamento alla

macchina, tuttavia, resetta la situazione dei nemici nell’area e pone chi gioca

di fronte alle stesse minacce che si erano già affrontate:

nemici agguerriti e capaci

di uccidere con solo due o tre colpi ben assestati. Una formula ben collaudata

per questo sottogenere degli action RPG, che tuttavia non trova supporto nella

narrazione, anche stavolta poco ispirata e priva di spunti degni di nota.

Nel primo The Surge, uno dei principali difetti lamentati

dal pubblico e dalla critica era proprio un’ambientazione asettica e piatta

dall’inizio alla fine, con pochi guizzi di design. Gli sviluppatori hanno

quindi pensato bene di passare ad un’enorme città piena di vicoli e segreti,

fatta di parchi, zone industriali e altri luoghi. Jericho City è infatti

composta da ben nove settori diversi tra loro, sia per difficoltà che per

design, che variano da una discarica piena di rottami a fogne putride e

velenose fino alla zona più ricca fatta di grattacieli di vetro, parchi per

bambini o, addirittura, aree forestali. Per quanto concerne la trama di gioco,

questa si muove su binari poco lineari e diretti, esattamente come in qualsiasi

altro souls-like che si rispetti. La storia viene raccontata tramite dialoghi

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sintetici, registrazioni e documenti da trovare, oltre a delle missioni

secondarie che possono approfondire non poco il mondo di gioco. Incontriamo,

infatti, personaggi con particolari linee di dialogo utili a rispondere alle

nostre domande, ma non tutte avranno una risposta chiara e dettagliata.

Probabilmente una scelta voluta dagli autori visto che questi avevano

dichiarato di voler rendere la narrativa decisamente più contorta e complessa

del primo gioco. Nonostante le premesse, anche se non mancano personaggi sopra

le righe la storia narrata in The Surge 2 si rivela essere sempre meno

incisiva, tanto da non scostarsi molto da quella di Warren nel primo capitolo.

A stimolare il giocatore per arrivare ai titoli di coda, quindi, non è di certo

la narrativa di gioco, bensì la curiosità di affrontare i nuovi pericoli

misteriosi e nascosti di Jericho City. Purtroppo, nonostante si tratti di un

souls-like nudo e crudo, si arriva a fine gioco relativamente presto:

l’avventura non dura oltre le 20-25 ore di gioco, che non sono poche, ma

comunque restano e di molto al di sotto dei capostipiti del genere che possono

durare anche più del doppio del tempo. Sicuramente l’approcciarsi al gioco in

maniera calma e strategica, oltre alla voglia di dedicarsi a tutte le missioni

secondarie o a migliorare la propria build di gioco, rendono The Surge 2 un

gioco interessante da giocare, ma comunque si attesta ben al

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di sotto di altre

produzioni in quanto ad attività e longevità in generale.

A livello di giocabilità il titolo si difende bene.

Risvegliati

dal profondo coma in il proprio personaggio si trova, si sarà liberi di

esplorare e comprendere cosa sia successo alla metropoli di Jericho, che è

ridotta ormai a un futuristico far west. A seguito del disastro generato dalle

nanotecnologie, la regola del più forte regna sovrana, e bisognerà applicarla

al più presto per farsi largo tra i tanti nemici presenti nella rinnovata

mappa, decisamente più ampia rispetto al passato. La progressione segue i modi

che già si conoscevano, e ci si troverà dopo poco tempo a passare dalla

semplice tuta con cui si è stati ricoverati a diventare dei veri e propri Terminator

armati di tutto punto, con tante alternative a disposizione.

Anche l’originale

sistema per appropriarsi di armi e armature altrui torna in grande spolvero. Gli

innesti tecnologici che il protagonista possiede nel corpo permettono di

gestire armi e armature in modo calcolato e profondo, infatti, già dopo le prime

ore di gioco, l’inventario si popola di diversi tipi di pezzi e categorie, da

combinare a piacimento per trovare la build più utile allo scenario con cui

faremo i conti. In The Surge 2 è necessario ricordare che è l’energia del nucleo

del protagonista a limitare l’utilizzo di pezzi troppo potenti. Proprio per

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tale ragione essi vanno gestiti al meglio per sfruttarne il più possibile.

Riuscendo ad unire più pezzi dello stesso set, poi, si ottengono bonus che

vanno aggiunti alle statistiche di attacco, difesa e cambio di status. In più,

stavolta, il protagonista non sarà da solo, ma avrà a disposizione un piccolo

drone volante che potrà essere richiamato ed equipaggiato a piacere con una

vasta gamma di componenti. Il drone gioca un ruolo interessante in The Surge 2:

si può usarlo per attirare i nemici, per curarsi o anche per lasciare dei

graffiti agli altri giocatori, segnalando minacce e segreti nascosti.

Il sistema di recupero dell’equipaggiamento dei nemici si

conferma essere il punto di forza di tutta la produzione.

L’implementazione,

già notevole nel primo episodio, funziona fluidamente durante i combattimenti,

nei quali si può mirare ad una parte del corpo specifica per poi amputarla una

volta ridotto in fin di vita il nemico, e fare l’upgrade della propria build

con i nuovi componenti “rubati”. Il controllo del personaggio è deputato allo

stick analogico destro che si comporta egregiamente, senza complicare e

ostacolare le mosse che si hanno in mente. Torna poi anche la terza barra oltre

a quelle di vita e stamina, quella della batteria, da tener d’occhio quando si

vuole approfittare dei vantaggi degli innesti per recuperare energia o

indebolire i nemici. Insomma, quello di The Surge 2 è un

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sistema che funziona e

spicca per varietà di soluzioni e situazioni proposte, nonostante un design non

sempre raffinato, ma che riesce ad essere appassionante nell’ottimizzazione

delle build o nel superamento di scenari dove l’impianto giusto farà la differenza

tra la vita e l’ennesima morte. Altro punto forte, della produzione dei Deck13,

è la quantità di strumenti offensivi e difensivi a disposizione. La loro

presenza, infatti, stimola il giocatore ad un farming sì ripetuto e leggermente

ripetitivo, ma appagante quando si completa un set o si riesce a potenziare al

massimo. Per quanto riguarda l’aspetto estetico, The Surge 2 non fa gridare al

miracolo, ma resta comunque gradevole da vedere. Ad esempio, anche se Jericho

City rappresenta una metropoli interessante che si sviluppa anche in verticale,

il passaggio tra i diversi settori è spesso incoerente sia dal punto di vista

dell’art design che da quello narrativo. Si tratta di una costruzione spesso

confusionaria, nonostante la varietà non manchi. Mancano dungeon labirintici,

mancano strade tortuose e soprattutto mancano approcci di gioco diversi in base

ai nemici presenti in zona. L’ambientazione sci-fi cyberpunk è molto

appetibile, ma a nostro avviso poteva offrire molto di più visto il grande

potenziale che essa possiede. The Surge 2 inoltre è graficamente inferiore al

primo capitolo e anche sul piano delle performance il gioco originale ha la

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meglio. Scalettature di ogni tipo, texture piatte e scialbe ed effettistica al

minimo storico. In termini di risoluzione e frame-rate, su Xbox One X, il gioco

offre due tipi di soluzioni: qualità e prestazioni. La prima porta il gioco in

4K upscalati e 30 fps con particolari problemi di frame- pacing, mentre in

modalità prestazioni si passa ad una risoluzione FullHD e 60 fps non

propriamente stabilissimi. Insomma, dal punto di vista grafico si poteva fare

sicuramente qualcosina in più. In conclusione, con l’uscita di The Surge 2 ci

si aspettava un salto di qualità rispetto al passato, ma purtroppo il titolo

non decolla più di tanto. Giocandolo ci siamo trovati di fronte ad un titolo

migliorato molto sul fronte del sistema di combattimento, ma ci aspettavamo un

guizzo in più in tutte le aree di gioco. Purtroppo The Surge 2 arranca su altri

aspetti importanti come level design ed art design, presentando peraltro una

narrazione scialba e poco convincente. A chiunque abbia amato il primo capitolo

consigliamo sicuramente di dare una chance a questo successore in quanto

rappresenta un miglioramento in quasi tutti gli aspetti, salve quello grafico.

Per chiunque invece si dovesse avvicinare per la prima volta al gioco,

consigliamo di provarlo prima di acquistarlo in quanto l’alto tasso di

difficoltà e il level design non proprio brillante potrebbero scoraggiare e

stancare presto.

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GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7,5 Sonoro: 7,5 Gameplay: 8,5 Longevità: 7 VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise

Canale Monterano, quest’anno

niente Presepe Vivente: una

grande perdita per il turismo

e per l’intero territorio del

Lazio

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CANALE MONTERANO (RM) -Brutta notizia per Canale Monterano e per i migliaia di turisti che avrebbero potuto visitare le sue bellezze. Purtroppo il meraviglioso presepe vivente di Canale Monterano, quest’anno, non si farà.

Ci sono poche forze lavoro e la gente che si dedica è poca

I fondi pubblici non sono molti e insomma è più l’impresa che altro. E la remissione economica è dietro l’angolo. Peccato, peccato perché il presepe vivente di Canale Monterano, l’anno scorso come del resto in questi sette anni, ha portato tantissimo nuovo turismo, visitatori e curiosi da ogni parte del Lazio e anche da fuori regione.

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Il sindaco di Canale Monterano Alessandro Bettarelli, il presidente della Contrada Carraiola Manuele Magagnini e il responsabile del presepe vivente medioevale Riccardo Rabbai a Officina Stampa dello scorso 27 dicembre per presentare il presepe vivente edizione 2018

L’anno scorso un contributo tra Regione e Comune d i c i r c a 6 m i l a e u r o a v e v a d a t o r e s p i r o all’associazione culturale Nobile Contrada Carraiola che organizza lo splendido evento

“Per rifarlo – dice il Presidente Manuele Magagnini – c’è bisogno di un investimento che punti a valorizzare questa grande opportunità turistica. Servono infrastrutture, corrente, strade. Si tratta di un evento che costa intorno ai 30 mila euro. Ma la manifestazione è cresciuta e ora le poche risorse umane ed economiche a disposizione non bastano più. Se il Comune e la Regione si facessero carico dell’evento allora sarebbe un’altra storia. Si potrebbe ripartire con più entusiasmo e anche i volontari sarebbero più numerosi e disposti a mettersi in gioco. Anche il campanilismo tra contrade va superato. Speriamo che quest’anno di stop, in cui il Presepe non ci sarà, serva da riflessione per tutti, a partire dalla Regione per arrivare a tutti i cittadini di

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Canale. Con la nostra cornice naturalistica abbiamo dimostrato che è possibile realizzare iniziative importanti, apprezzate e che portano ricchezza al nostro territorio”.

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Il video servizio

L’associazione ha comunicato lo stop per quest’anno su Facebook. Ecco la nota:

“A malincuore dopo sette anni ci spiace comunicare che quest’anno il presepe non si farà. Sette anni dove ce l’abbiamo messa veramente tutta per ridar vita all’antico abitato di Monterano, che ormai da troppo tempo rimaneva inutilizzato, convinti che dietro l’evento presepe ci potesse essere un reale modello di sviluppo per il nostro amato paese ed un futuro per i nostri ragazzi.

Sette anni dove abbiamo gettato il cuore ben oltre l’ostacolo, superando più volte i nostri limiti; nella consapevolezza di provare a dare lustro a questo luogo, fortemente identitario per noi e per tutti i canalesi. Siamo partiti da niente, proprio per dimostrare che a volte l’impossibile può diventare possibile, basta volerlo. Grazie ai nostri volontari, abbiamo

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ricreato le condizioni, sia materiali che non, per far apprezzare Monterano ad un pubblico che non rimanesse circoscritto ai nostri confini; ricordiamo su tutti il riconoscimento a Luogo del Cuore FAI. In sette anni ne abbiamo tentate sicuramente di ogni e se oggi Monterano è tornato nuovamente ad essere così apprezzato, ci piace pensare (almeno a noi) che forse una parte del merito possa essere riconducibile anche alla nostra associazione. Sette anni dove con ogni mezzo abbiamo provato a far passare il messaggio che il presepe non è della Carraiola, così come non lo è Monterano, e sta a tutti (o almeno a coloro che lo hanno a cuore quanto noi) saperlo valorizzare e promuovere, proprio perché rappresenta un “ bene paese” che dovrebbe andare ben oltre i campanilismi di turno. Oggi però è un altro giorno, quello della consapevolezza. Consapevolezza amara di un gruppo di sognatori che si rende conto che nulla dura per sempre, e l’entusiasmo da solo non basta più per realizzare un evento di tale portata. Consapevolezza di chi si rende conto che le sole promesse non bastano più, abbiamo voluto crederci per sette anni. Consapevolezza di chi si rende conto che forse il nostro paese ha ben altre priorità al momento. Ed allora eccoci qui oggi, con un nodo alla gola, a darvi la notizia che non avremmo mai voluto dare: “quest’anno il presepe non si farà”;

con la speranza che possa essere solo un arrivederci e non un addio. Un’ultima precisazione, questo post non sta puntando il dito contro qualcuno o qualcosa, non è nel nostro stile, non l’abbiamo mai voluto fare e non inizieremo ora. Ci interessa molto di più il bene del paese e della nostra comunità e non crediamo sia questo ne il mezzo ne il luogo per affrontare le criticità che ci hanno portato a questa decisione. Per questo vi chiediamo di evitare sterili polemiche in tal senso. Siamo però altrettanto convinti, che sia giusto, come abbiamo sempre fatto, rendervi partecipi delle nostre decisioni e delle nostre attività. Per chiunque avesse bisogno di ulteriori informazioni, il 27 ottobre, come da regolamento, si rinnoverà il Cda, sarà quella l’occasione per raccontare quanto fatto fin qui e rispondere a tutte le vostre domande.

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Grazie a tutti, ad maiora! Il presidente Manuele Magagnini, Il segretario Elvino Pasquali, Il cda tutto Ass. Cult. Nobile Contrada Carraiola

Cassia bis, rifiuti. Cangemi

in prima linea per la lotta

agli incivili: “Presto le

piazzole saranno protette

dalla videosorveglianza”

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Tempi duri per gli incivili che abbandonano i rifiuti sulla Cassia bis. Presto le piazzole prese di mira per abbandonare rifiuti di ogni genere saranno protette da sistemi di videosorveglianza grazie al protocollo d’intesa promosso dal Consiglio regionale del Lazio, insieme al responsabile Anas- Area compartimentale Lazio, il presidente del Municipio XV, al sindaco del Comune di Formello e che coinvolge anche il Parco di Veio.

“Si tratta di un provvedimento importante – ha detto il Vicepresidente del Consiglio regionale Giuseppe Cangemi – frutto di una sinergia che permetterà di dare risposte celeri

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e concrete.”

L’intervista di Chiara Rai all’On Giuseppe Cangemi

Cangemi, insieme ai consiglieri comunali di Formello Giancarlo Zuccheri e Domenico Cagnucci, e il consigliere del Municipio Roma XV Giuseppe Mocci sono intanto scesi in campo in prima persona per fare pulizia dopo che i soliti incivili avevano riabbandonato rifiuti sull’arteria stradale.

“Ancora una volta gli incivili hanno colpiti abbandonando decine di sacchi di rifiuti urbani lungo la Cassia bis, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo ripulito la strada. Un gesto di educazione civica perché non vogliamo arrenderci al malcostume che sembra non avere fine. I soliti mascalzoni che pensano di farla franca hanno sporcato di nuovo dopo che Anas aveva pulito le piazzole e a bordo strada. Presto le aree che qualcuno ha scambiato per discariche, saranno protette da un sistema di videosorveglianza”.

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Lazio, politica a confronto:

Luca Andreassi (PD) e Marco Cacciatore (M5s) su piano rifiuti 2019-2025

La giunta regionale del Lazio

ha approvato ad agosto il Piano rifiuti 2019-2025, che prevede l’autosufficienza di Roma nella gestione della spazzatura con impianti per il

trattamento e lo smaltimento, ovvero con una discarica di servizio. Inoltre è

previsto l’innovativo presidio industriale di Colleferro, la raccolta

differenziata al 70% nel Lazio entro il 2025, legalità e investimenti regionali

per sostenere Comuni e aziende pubbliche nella realizzazione di impianti per il

trattamento e lo smaltimento dei rifiuti.

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Piano Rifiuti 2019-2025: le posizioni del professor Luca Andreassi (Facoltà di Ingegneria all’Università di Tor Vergata ed esponente del partito Democratico e del Consigliere regionale del Lazio Presidente della X Commissione Urbanistica-Politiche Abitative e Rifiuti Marco Cacciatore Nel Piano rifiuti regionale è

ricompresa anche la dismissione del termovalorizzatore di Colleferro,

assegnando a LazioAmbiente la progettazione di un nuovo presidio industriale.

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Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 26/09/2019

Il nuovo complesso vedrà la luce nel 2021

In pratica sarà incentivata la promozione dei centri per il riuso alla realizzazione dell’innovativo compound industriale d i C o l l e f e r r o , d o v e v e r r a n n o t r a t t a t i i r i f i u t i indifferenziati con processi di lavorazione a freddo, permettendo il recupero di materie prime secondarie, senza alcun impatto ambientale, che potranno essere rimesse sul mercato. Ma ci sono dubbi sulla sua fattibilità e finalità.

Inoltre, per contribuire a

colmare il gap impiantistico, la Regione stanzierà circa 6 milioni di euro, che

verranno messi a disposizione di Comuni e aziende pubbliche del settore,

attraverso un bando pubblico, per la realizzazione di impianti di trattamento e

smaltimento dei rifiuti.

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È di qualche giorno fa infine

la notizia che la Giunta regionale abruzzese ha autorizzato, su proposta

dell’assessore Nicola Campitelli, il trattamento di ulteriori 16 mila

tonnellate di rifiuti negli impianti di Aielli (Aciam) e Chieti Scalo (Deco

Spa), in base ad un accordo sottoscritto tra Regione Abruzzo e Regione Lazio,

dopo aver verificato la compatibilità ambientale e gestionale.

Si tratta di

rifiuti urbani indifferenziati prodotti da Roma capitale.

Nel frattempo lo scorso 17

settembre è stata approvata in Consiglio Regionale del Lazio la proposta di Legge

113, a prima firma del consigliere Marco Cacciatore (M5S) volta a incentivare

le pratiche di compostaggio aerobico di comunità, di prossimità,

l’autocompostaggio e il compostaggio domestico. Come verrà digerita dai

cittadini del Lazio?

Omicidio Alpi – Hrovatin, i

giornalisti: “Noi non

archiviamo”

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“Noi non archiviamo” il sit-in per chiedere di non archiviare l’indagine sull’omicidio della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin avvenuto il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio in Somalia, quello organizzato lo scorso venerdì 20 settembre sotto l’ingresso del Tribunale di piazzale Clodio a Roma dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana insieme all’Unione Sindacale Giornalisti Rai, al Comitato di redazione del Tg3, ad Articolo 21, a Libera e Libera Informazione, ad Amnesty International Italia, all’Ordine dei giornalisti del Lazio e dalla Rete NoBavaglio.

Le persone intervenute al raduno hanno chiesto con forza di continuare le indagini per individuare gli esecutori e i mandanti dell’omicidio di Ilaria a Miran e di accertare le responsabilità di chi ha depistato le indagini.

Il sit in è stato organizzato a seguito della seconda richiesta di archiviazione avanzata dal sostituto procuratore Elisabetta Ceniccola dopo che nel giugno del 2018 il Gip, accogliendo un’istanza dei legali della famiglia Alpi, aveva disposto ulteriori accertamenti dai quali, però, a detta del pm, non sono emersi elementi tali a proseguire le indagini.

Ora si attende l’esito della decisione che prenderà il Gip di Roma che si è riservato di decidere in merito alla richiesta

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di archiviazione, avanzata dalla Procura. Una cosa è però certa: i giornalisti non archiviano.

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Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 26/09/2019

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