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REALE ACCADEMIA D'ITALIA

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BIBLIOTECA

RILIEVI RACCOLTI A CVRA DELLA

REALE ACCADEMIA D'ITALIA

FASCICOLO Il o

OPERE ARCHITETTONICHE

DI MICHELANGELO A FIRENZE

"

PROSPETTO DI S. LORENZO (DAL MODELLO) BIBLIOTECA L.A:VRENZIANA - CAPPELLA MEDICEA

testo di

Bruno Maria Apollonj

LA LIBRERIA DELLO STATO

R O M A I 9 3 4 · A. X I I I E. F •

(2)

LA CLASSE DELLE ARTI

DELLA R. ACCADEMIA D' ITALIA - PR0~,10TRICE

CESARE BAZZANI - ARMANDO BRASINI - PIETRO CANONICA - FELICE CARENA FERRVCCIO FERRAZZI - VMBERTO GIORDANO - GVSTAVO GIOVANNONI PIETRO MASCAGNI- LORENZO PER OSI- MARCELLO PIA CENTINI- OTTORINO RESPIGHI

ROMANO ROMANELLI - ATTILIO SELVA - ETTORE TITO

IL CONSIGLIO DI DIREZIONE

MARCELLO PIACENTINI - PRESIDENTE

GVSTAVO GIOVANNONI - GINO CHIERICI -VINCENZO FASOLO FERDINANDO FORLATI - BRVNO MARIA APOLLONJ, DIRETTORE DI REDAZIONE

(3)

/

I MONVMENTI ITALIANI

RILIEVI RACCOLTI A CURA DELLA

REALE ACCADEMIA D'ITALIA

FASCICOLO SECONDO

OPERE ARCHITETTONICHE

DI MICHELANGELO A FIRENZE

L PROGETTO di facciata per la chiesa di S. Lorenzo deve essere considerato, benchè non sia stato eseguito, come la prima opera architettonica di Michelangelo in Firenze. Il Brunelleschi che aveva ideato nel suo com- plesso lo schema planimetrico della Chiesa e delle costru- zioni annesse, ne a v eva iniziato la costruzione nel I 42 I e, quando 25 anni più tardi morì, ne aveva eseguito la zona absidale e una parte della crociera. Il Tempio venne con- dotto a termine su suoi disegni, se si eccettui la Loggia delle reliquie dovuta a Michelangelo, da Antonio Manetti e dal figlio di questi Antonio il giovane; ma rimaneva privo di facciata. Nel difficile tema si cimentarono numerosi artisti del.!' epoca; fra gli altri anche Giuliano da San Gallo, i cui studi, che ci sono rimasti, rivelano come nonostante la già tarda età egli si orientasse verso forme decisamente cin- quecentesche. Quando Michelangelo nei I p8 fu chiamato da Leone X a completare la Chiesa che doveva eternare nei secoli la gloria dei Medici, e venne così costretto ad interrompere una volta di più i lavori per h monumen-

i rilievi. Esso ci permette di studiare in modo preciso ed esauriente questa concezione michelangiolesca, che appare già decisamente impregnata dello. spirito del '500. Nella facciata dalle linee purissime e classiche il doppio ordine corinzio sovrapposto e la linea larga e bassa della fronte, che al centro è appena rialzata dal timpano, precorrono infatti le forme della architettura chiesastièa romana della fine del XVI e della prima metà del XVII secolo e princi- palmente la facciata di San Luigi dei Francesi di Giacomo della Porta e, nello schema generale, i prospetti di alcune chiese di G. B. Soria.

La seconda opera di Michelangelo a Firenze è, nello stesso Tempio Laurenziano, la Sagrestia detta Nuova in contrapposto con la Sagrestia Vecchia, che il Bru- nelleschi vi av.eva edificato. Michelangelo innalzò la sua Cappella sui muri perimetrali costruiti da questi ed anche nello spartito architettonico d'insieme, che ripete si~

pure arricchendolo il motivo car? al Brunelleschi, delle pareti divise in tre settori, dei quali il centrale compren- tale tomba di Giulio II,

affrontò anch'egli il pro- blema in numerosi stu- di, di cui parecchi sono giunti fino a noi. Sulla base dei suoi disegni, il Buonarroti fece eseguire un primo modello in le- gno da Baccio d' Agno- lo, ma non ne rimase soddisfatto, cosicchè fu indotto a modellarne personalmente un altro di piccole proporzioni in argilla; e da questo fu infine ricavato il grande modello definitivo in le=.

gno di cui pubblichiamo IL MODELLO PER LA F.\.CCL\TA DELLA B.\SILICA LAURENZIANA

sivo dell'arco, egli sem- bra essere rimasto in- timamente influenzato dallo spirito arioso e armonioso delle archi- tetture di lui (Sagrestia Vecchia di S. Lorenzo, Cappella de' Pazzi);

come pure da quelle di Giuliano da San Gallo (Prato, S. Maria delle Carceri; Firenze, Sa- grestia di S. Spirito);

di Francesco Di Gior- gio Martini (Cortona, Chiesa del Calcinaio);

del Cronaca, ç di altri artisti quattrocenteschi.

(4)

Ai lavori della biblioteca Laurenziana, Michelangelo attese dal I 5 2I al '26. Per il vestibolo di questa, il tema si presentava con le maggiori difficoltà, giacchè l'impor- tanza della destinazione richiedeva un ambiente di carat- tere monumentale in contrasto con l'angustia del luogo.

Michelangelo in un vano di m. 9,69 x 10,48 seppe rag- giungere un potente effetto di grandiosità grazie soprat- tutto all'idea di affondare nel muro le colonne complete e binate ed al grande sviluppo che dette all'ambiente se- condo la verticale. Da questo schema è derivata una delle opere più geniali dell'architettura italiana. L'artefice ha eseguito qui, come sempre, con la pietra serena la struttura portante dell'edificio, composta di piedritti e di piatta- bande, mentre ha adornato le superfici lisci e risultanti con l'eleganza delle nicchie e col leggero disegno delle targhe a queste sovrapposte. L'effetto dell'ambiente deriva tutto dalla padronanza costruttiva che caratterizza l'opera.

Riguardo alla scala due sono le versioni. Secondo la prima Michelangelo non ne avrebbe risolto il problema:

la scala attuale rimonterebbe al I 53 8, e sarebbe dovuta al V asari. Secondo l'altra versione, più attendibile, la scala sarebbe stata costruita invece da Bartolomeo Am- mannati il quate avrebbe seguito le disposizioni epi- stolari di Michelangelo attenendosi ad un modellino inviato gli da questi nel I 55 8, ma non avrebbe

tenuto conto del volere di Michelangelo che desiderava la scala di legno. Comunque la scala attuale non può dirsi sia opera felice, viziata com'è dal difetto originale delle tre rampe parallele, di cui le laterali .finiscono per confluire illogicamente in quella mediana. È infatti colpa di questo schema erroneo se la scala appare sproporzionata alle dimensioni dell'ambiente, se essa sembra dilagare nel ve- stibolo e se le mensole del basamento risultano parzialmente coperte dalle volute di raccordo.

L'altro effetto di potenza del com p lesso deriva dalla diversità di proporzioni tra il vestibolo e la sala. Il primo si sviluppa come abbiamo notato, secondo la verticale, l'altra è bassa e si sviluppa in lunghezza. AI primo gli ordini sovrapposti conferiscono slancio verso l'alto, nel secondo il motivo che si ripete monotono delle finestre rettangolari cui sono sovrapposte quelle quadre accentua lo svi- luppo lineare. Notevole in esso l'effetto pla- stico raggiunto nel portale di accesso, che

balza dal vivo del muro e il cui forte aggetto consente l'applicazione delle mezze colonne laterali, secondo un motivo che ritroviamo, timidamente espresso anche a Roma nel por- tone del Palazzo Mattei a Piazza Paganica, nel quale appunto un quarto di colonna ricon- giunge al muro il piano in aggetto del portale.

Il Wolfin riscontra nell'architettura michelangiolesca un indefinibile senso di insoddisfazione, che sembra do- vuto allo sforzo di ricerca e alla sensazione di non riuscire ancora ad esprimere l'interno sentimento e rileva che di fatto le opere sue mostrano spesso in alcuni partico- lari mancanza di tranquillità e di serenità estetiche. È forse questo atteggiamento spirituale e artistico che, unito alla naturale insofferenza del genio poderoso di Michelangelo per i troppo rigidi vincoli déllo stile quat- trocentesco, chiarisce nel suo momento essenziale e più profondo quel riavvicinamento che abbiamo rilevato più sopra tra la sua architettura e quella barocca.

Oltre che nei particolari stilistici, già richiamati, è inte- ressante, a questo proposito, fermare l'attenzione su un importante segno della evoluzione del Buonarroti verso più libere forme di arte; vogliamo alludere alla progres- siva emancipazione della colonna dalla massa muraria ·retro- stante. Dalla mezza colonna della porta della Biblioteca Laurenziana, alle colonne già libere ma inalveolate della porta nel vestibolo della stessa, alle colonne aggettanti per tre quarti nel Palazzo dei Conservatori in Campidoglio, si vede come Michelangelo stenti a dominare il suo impulso che lo porterebbe a liberare completamente la colonna dal vincolo del muro. E i barocchi, forti di un tale esempio,

LA CUPOLA DELLA CAPPELLA MEDICEA

(5)

INTERNO DELLA CAPPELLA MEDICEA

In questo monumento il Geymiiller notò una certa mancanza di unità formale, anzi egli giunse a distinguere in esso tre diverse espressioni architettoniche e cioè una struttura in marmo più specialmente decorativa ed altre due in pietra serena: di queste ultime la prima si identifi- cherebbe, secondo lui nel primo ordine della tessitura architettonica dell'edificio, l'altra nel secondo ordine e nelle nicchie o finestre in esso inserite e nelle quali appunto egli credette ravvisare autonome caratteristiche stilistiche. A noi sembra che questa triplice distinzione non abbia ragione di essere in quanto entrambi gli ordini nel loro complesso fanno parte della struttura propria-· mente architettonica e sono quindi eseguiti con un solo materiale e cioè con la pietra serena che meglio esprime il concetto della struttura portante e che, per la sua roz- zezza maggiormente contrasta con la fine decorazione dei marmi nei partiti architettonici delle tombe.

È questo contrasto che definisce la distinzione, gene- ralmente ammessa, di due tipi diversi di architettura. Se

è vero infatti che anche la struttura in pietra serena nella concezione michelangiolesca appare già differenziarsi dalla tradizione del primo Rinascimento per la grande evidenza in cui pone sottolineandola la struttura portante dell'edi- ficio e per la conseguente impressione di maggiore e più piena organicità e quasi direi robustezza, è tuttavia indiscutibile che l'altro schema antagonistico dà invece concreta pienezza di realizzazione alle forme cHe domi- neranno il '5oo, non solo, ma in alcuni particolari sembra superarle, anticipando addirittura il barocco. Così i tim- pani curvilinei che sormontano le nicchie sovrapposte alle porte di accesso sono tagliati dal fastigio delle targhe; così le volute che coronano i sa.tcofagi medicei terminano alle due estremità con due ricci e uno di questi, l'esterno, ricade fuori dell'arca sottoposta, ciò che si riscontra anche nella Porta Pia a Roma secondo un motivo ll}ichelangiolesco

che successivamente venne riprodotto per la prima volta con fedeltà nel corona- mento della porta maggiore della romana Chiesa del Gesù quale risulta nel progetto del Vignola.

Nello stesso edificio un altro elemento architettonico che prelude a forme più tarde è costituito dalla cupola alta che sormonta l'ambiente, estremo sviluppo dell'embrionale calotta lunettata che il Brunelleschi aveva adottato a copertura della Sagrestia Vecchia e della Cappella de' Pazzi e che infatti per la sua pianta circolare, per la sua sagoma a tutto sesto, per i profondi lacu.nari che la decorano si distacca recisamente dalle deri- vazioni della Cupola di S. Maria del Fiore e cioè, per. non citare che le più note, da quelle della Sagrestia di S. Spirito e della Chiesa del Calcinaio.

Sul tema delle tombe medicee ci lasciò Michelangelo gran copia di disegni conservati per la massima parte nelle raccolte della Oxford University, del British Mu- seum e nel nostro Museo Buonarroti. Questi disegni ci documentano la genesi dell'idea michelangiolesca attra- verso le sue fasi successive, dal primo progetto per un monumento centrale, comprendente nel suo complesso le tombe destinate a Giuliano, fratello di Giulio II ed a Lorenzo nipote di questi, oltre che a Giuliano di Nemours ed a Lorenzo Duca di Urbino; all'altro per i due monu- menti a doppio sarcofago applicati alle contrapposte pareti fino all'ultimo progetto, in base al quale fu co- , struito il monumento ed in cui, limitato a due il numero

delle sepolture, i sarcofagi vennero a far parte integrante dei motivi architettonici delle pareti e riacquistarono così la loro piena indipendenza.

Occorre infine rammentare, malgrado che altri asso- lutamente lo escluda, come il Vasari e vari biografi affermino, dilungandosi nei maggiori particolari, che le zone attualmente imbiancate delle pareti fossero ai loro tempi affrescate, a somiglianza di quanto ancora oggi si vede nella maggior parte degli interni architettonici del Rinascimento a Firenze. Il Vasari anzi a questo proposito ci dice che Giovanni da Udine - il noto artefice delle grottesche nelle Logge del Vaticano e collaboratore di Michelangelo anche nella Biblioteca Laurenziana- iniziò il suo lavoro di decorazione pit- torica della Cappella Medicea il 4 ottobre r5 32. Egli condusse a termine la decorazione dei lacunari della cupola, ma secondo quanto osserva lo stesso Vasari

"in una (cosa) mancò di giudizio; conciossiachè, nelle fregiature piane che fanno le costole della volta ed in quelle che vanno attraverso riggirando i quadri, fece alcuni fogliami, uccelli, maschere e figure, che non si scorgono punto dal piano, per la distanza del luogo ... ,.

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seguiranno la via additata e giungeranno a questo. Comin- cerà il Maderno, che si emancipa ancora timidamente nella facciata di S. Susanna a Roma (1603), seguirà il Rainaldi

con S. Maria in Campitelli (1656), Enchè in un tripudio di ombre e di luci Martino Lunghi il giovane ardita- mente oserà affrancare le colonne del primo e del se- condo ordine sul prospetto della Chiesa dei S.S. Vincenzo e Anastasio (t66o).

Se poi si pone mente al fatto che altri particolari, quali ad esempio le nicchie coperte a timpano nell'ordine in- feriore della Laurenziana e gli stipiti con rastrematura rovescia, simili agli altri già disegnati negli studi per la tomba di Giulio II, preludono a motivi addirittura post-barocchi, non si stenta a comprendere come tra- sportato dal suo odio per le libere forme del XVII se- colo Francesco Milizia, scrivendo di Michelangelo, abbia potuto fargli i seguenti appunti: che "l'orgoglio ... lo fece traviare anche nell'Architettura, fin nella bizzarria, e che da orgoglioso, come egli era, non valutò gli

antichi nel costruire, nè volle trar profitto da' monu- menti di Roma e stava in Roma e che egli infine fu il precursore delle follie del Borromini ,. Alla medesima conclusione di vedere in Michelangelo, come altri lo definirà più tardi, " il padre del barocco , giunge im- plicitamente anche il Vasari, il quale però di questo fatto appunto si serve per affermare l'importanza fonda- mentale dell'architettura di lui. Michelangelo, egli dice,

" fece assai diverso da quello che di misura, ordine e regola facevano gli uomini, secondo il comune uso, e secondo Vitruvio e le antichità, per non volere a quello aggiungere; la quale licenza ha dato grande animo a quelli che hanno veduto il far suo, di mettersi ad imitarlo; ...

onde gli Artefici gli hanno infinito e perpetuo obbligo, avendo egli rotto i lacci e le catene delle cose, che per via di una strada comune eglino di continuo operavano,.

BRUNO MARIA APOLLONJ

I rilievi furono eseguiti a cura dell'Istituto Superiore di Archi- tettura di Firenze e diretti dai Pro.ff. A. Guerrera e C. Maggiora.

BIBLIOGRAFIA

Per le fonti e le opere generali su Michelangelo rinviamo al volume di Ernesto Steinmann e Rodolfo Wittkower: MrcaELANGELO BIBUOGRAPHm I s IO-I 92.6 Diamo invece le indicazioni bibliografiche complete degli scritti che si riferiscono in particolare alle opere architettoniche di Michelangelo in Firenze. - LA FACCIATA DI S. LORENZO : I. F. L. DEL MIGUORE: Firenze (Ì/Ià nobili.uitno i/luslrola. Firenze. I 6 84. - 2.. G. B. NELLI: Aufnahme der Arbeilrn Mùhelange/os in S. Lorenzo in Florenz in1 Jahre Io87. - 3· G. RrCHA: Notizie ùtorùhe delle (hiese fiorentine divise ne• s11oi quartieri. Firenze, I754-1762..- Ra((o/ta di lettere sulla pi1111ra, S(u/lura ed or(hiteltura S(ritle do' pirì (t/ebri projeJJori (he in delle arti fiorirono dal su. XV o/ XVII. Eredi Barbiellini Mercanti, 1754-I773.- G. CAMDT: !storie di Giovanni Cof!Jbi di/odino fiorentino ... in delizie degli Eruditi Toscani. Tomo XX-XXIII. Firenze, I78s-1786.- 6. ].].DE LA LANDE: V~oge en Italie. Ginevra, 1790.-7. L. BrADI: Notizie Jl(lle ontkhefobbrkhe di Firmze non terminate ... Firenze. I 82.4.-8. E. GuHL: Kiinstlerbrieft.

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2. H. BROCKHAUS: M. und die Medi(i- Kapelle. Lipsia, I909. - Pile d'a(qlfasanla disegnale da Mùhelangelo in «L'Arte», XXV, I92.2.. - 4· Plaslik und Ra11m aiJ Grundformen k.iinstlerÌJ(her Gestall1111g. Monaco, I 922.-s. A. E. POPP: Die Medi(i Kapelle. Monaco, t 92.2..- 6. D. FREY: già citato. - 7. H. VON GEY-

MULLER: già citato.- 8. C. GuRLin: già citato.-K. TOLNAI: Studi S11lla Coppella Mediua in «L'Arte», I 934·

ELENCO DELLE TAVOLE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO

BIBLIOTECA LAURENZIANA CAPPELLA MEDICEA MODELLO PER LA FACCIATA

DEL S. LORENZO I-II

m

IV-V VI-VII VIII-IX

x

XI XII

- Sezione longitudinale. Pianta.

- Pianta del vestibolo.

- Sezione del vestibolo.

- Sezione del ~estibolo.

- Sezione del vestibolo.

- Porta d'accesso alla sala.

Finestre e nicchie della sala.

- Particolari.

- Porta nell'interno della sala.

XIII - Pianta.

XIV-XV - Sezione.

XVI-XVII - Sezione.

XVIII-XIX - Assonometria.

XX - Partito architettonico so- vrastante le tombe.

XXI - Particolare del secondo ordine.

XXII - Particolari.

XXIII-XXIV - Prospetto del modello.

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XXVI

- Sezioni orizzontali del modello.

- Sezioni verticali del mo- dello.

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PORTA D'ACCESSO ALLA SALA FINESTRE E NICCHIE DELLA SALA

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(PER L'ITALIA)

DIREZIONE: PALAZZO SACCHETTI- VIA GIVLIA1 66- ROMA

AA1MINISTRAZIONE: PRESSO ({LA LIBRERIA DELLO STATO 11 - PIAZZA VERDI- ROMA

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