peppe fonte le canzoni
di
piero ciampi
e
pino pavone
crinali23
squi[libri]
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finito di stampare nel mese di aprile 2020 per squilibri
5 sergio seconDiano sacchi, de officiis 9 peppe fonte, un uomo con i Baffi 15 il cD
peppe fonte
le canzoni di piero ciampi e pino paVone
inDice
sergio secondiano sacchi De officiis
sosteneva cicerone che le professioni liberali sono quelle finalizzate all’oratoria o alla politica. certo, sappiamo bene che il vecchio e ricco cicero era solito parlare pro domo sua (e, per di più, lo faceva in un pe- riodo in cui le partite iVa non costituivano ancora la vera discriminan- te) ma per noi, che tendiamo a occuparci di canzonette, la perentoria af- fermazione può risultare perfino profetica: il presente disco mostra co- me l’avvocatura, oltre a svettare tra le professioni umane, tenda anche alla conquista di posizioni rilevanti nell’olimpo dei cantautori (una di- retta discesa in campo dei politici presuppone invece un’immaginazio- ne per il momento carente).
la scrittura di canzoni non è l’unica attività intellettuale concessa a un in- dividuo dotato di talento creativo, nella vita si possono fare bene anche due lavori completamente diversi fra loro: si può essere grandi artisti pur occupandosi professionalmente d’altre quisquiglie.
questo cd è imperniato sulla figura di due avvocati: peppe fonte e pino pavone. ognuno dei due ha già precedenti discografici come solista (in cui l’altro partecipa comunque) e, per di più, nelle vesti di interpreti sono in- tervenuti insieme nel cd Da Livorno in là, una sorta di Ciampi International curato nel 2019 dal club tenco. il sodalizio, reso qui manifesto già in co- pertina, segna un’estensione meridionalistica della mappatura musicale
dalle precedenti esperienze discografiche della coppia, il penalista peppe fonte canta canzoni di piero ciampi ma solo quelle (e neanche tutte) scrit- te in collaborazione con il corregionale avvocato civilista pino pavone.
che è l’unico, con il fratello roberto ciampi, ad avere collaborato ai testi del cantautore livornese. ma poiché i codici civili e penali sono sempre in agguato, una targa ci informa che roberto ciampi, anch’egli avvocato, condivideva lo studio proprio con pino pavone.
il duo fonte-pavone indugia sui matrimoni falliti e sul conseguente pro- blema dell’affido dei figli. Viene naturalmente da chiedersi se l’esperienza generatrice sia solo quella squisitamente autobiografica di pavone (che nel suo primo disco cantò anche Domani si sposa mia moglie) o non anche quella di avvocato matrimonialista (a chi verrebbe altrimenti in mente di ambientare una canzone all’interno di un palazzo di giustizia?).
certo, poi la calabria tenta di giocare la sua parte con suggestioni am- bientali e culturali e peppe fonte lo fa con un locale notturno di caminia, a picco sul mare, dove andavano ciampi e pavone. quando ci è arrivato lui, trasmettevano la canzone di zucchero con i versi plagiati di ciampi.
roba da querela e da causa civile, il codice non perdona nemmeno in va- canza… ma poi in quel locale, che si chiama rebus, è finito paolo conte e gli ha dedicato una canzone di successo.
la congregazione colpisce sempre. implacabilmente.
7 forense, finora mantenuta sull’esclusivo asse milano-asti, arrivando così a
quello che unisce roma e catanzaro.
se l’altarino di lari e penati dei fratelli conte pullula di uomini di legge (non- no, padre e zio erano notai, tanto per tener fede al sacro principio “rogito ergo sum”), anche il padre di peppe fonte era avvocato perché la vocazio- ne alle professioni liberali la si eredita (anche se non sempre in linea diret- ta: pino pavone è figlio di un ingegnere). non solo, ma in virtù del celebre aforisma gucciniano “un laureato vale più di un cantante” per costoro lo studio professionale viene prima di tutto, anche quando lo si affida ad abi- li sostituti. sarà forse per questo che, per la copertina del suo disco del 1993, giorgio conte (i cui due figli sono uomini di legge) si è fatto ritrarre dietro alla scrivania insieme al suo cavallo. presenza allusiva, quella di un equino in uno studio legale, quasi a suggerire: “campa cavillo…”.
il consorzio fonte & pavone si presenta al pubblico con i veri nomi, senza ricorrere a pseudonimi, come invece fatto dall’avvocato Walter pinnetti, anch’egli di stirpe legale, che per mantenere alta la reputazione professio- nale della famiglia (anche le sorelle lia ed egle erano avvocati come il pa- dre) scelse il nom de plume di Walter Valdi. nota bene: il non comunissimo nome egle è anche quello della moglie di paolo conte, il che dimostra co- me, ancor prima che un ordine professionale, gli avvocati formino una ra- mificata congregazione densa di coincidenze solo apparenti.
che, naturalmente, non mancano neanche qui. ma sono svelate fin da su- bito, grazie alla grafica di copertina: oltre a qualche traccia proveniente 6
peppe fonte
un uomo con i baffi
la storia non nasce con piero ciampi. nasce con uomo che aveva i baffi e le scarpe che s’incrociavano da sole. un giorno si sedette al pianoforte di casa mia senza cantare. non ricordo se glielo chiese mio padre oppure mia madre. ma ricordo che dovettero insistere. i ciampiani non amano cantare sempre. alcune volte s’infastidiscono. quel giorno, però, pino vol- le suonare. per lo più i tasti bianchi, i tasti neri mai. avevo forse 13 anni.
cantò Questione d’ abitudine: un’emozione forte, molto forte. fui così co- involto da quell’ascolto che ebbi quasi pena per l’uomo. pensai: possibile che ci si può sentire così soli?
molti anni dopo scoprii che aveva ragione. pino quando parla ha gli occhi che si muovono e cambiano spesso colore. Bisogna stare attenti agli uomi- ni che muovono gli occhi quando parlano: usano “parole come fili di corren- te”, salutano soltanto all’arrivo e puntano dritti al cielo. scrivere è ispirazio- ne, è emozione, è assenza, rigore e tante altre cose. mi ha insegnato che è un brindisi tra timidezza e verità, bene e male, diavolo e acqua santa.
ho deciso di cantare ciampi pavone perché piero ciampi è stato anche pi- no pavone ed io ho avuto la fortuna di viverlo da testimone. tra me e lui non c’è stato mai spazio per le lacrime, né tempo per la memoria: abbiamo vissuto insieme l’estasi della prossima canzone e, subito dopo, della paro- la giusta. sapeste quante volte siamo morti insieme: di versi al telefono, di
accordi senza nome, di “centrocampisti dai passaggi lenti”, di canzoni ascol- tate per la prima volta in macchina. amico maledetto, “se la vita che cerchi è la mano del vento, quando ai fiori dell’anno mancheranno gli assenti, se il castello di paglia brucerà sulla pelle… gli occhi saranno sangue di stelle”.
il “rebus” a picco sul mare Di caminia
il “rebus” è un locale a picco sul mare di caminia. uno dei posti magici di quella calabria che piero definì “un’isola”. paolo conte ci andò una sera di tanti anni fa e gli dedicò una bellissima canzone “cercando di te in un vec- chio caffè ho visto uno specchio e dentro ho visto il mare… ah che rebus, ah che rebus”.
i carpanzano, mitici proprietari del locale notturno, mi raccontarono che piero, nelle estati calabresi, mandato a letto pino pavone (che non ha mai amato fare tardi) e bevuto tutto quello che c’era da bere, in assenza di vi- no, fu sorpreso dietro il bancone del rebus a bere l’aceto!
qualche tempo dopo – anni ottanta – entrando nello stesso locale sentii una canzone di zucchero che faceva: “il mare al tramonto salì sulla luna e dietro una tendina di stelle… se la chiavò”. dissi subito a papi, mio grande amico: “È una poesia di piero”. e lui: “hai rotto le palle! possibile che vedi piero ciampi da tutte le parti?”. ed io: “giuro che è una poesia di piero!”. conoscevo tutte le sue poesie. seppi, dopo qualche tempo, che zucchero pagò dei soldi per non ave- re rivelato chi fosse l’autore di quei versi rubati per il suo tormentone estivo.
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tra piero e pino
non ricordo chi disse che la vita è l’arte dell’incontro. chi sarebbe stato ognuno di noi se non avesse conosciuto qualcuno?
oppure qualcuna. la donna che abbiamo amato ha arato così tanto la nostra vita al punto che i nostri nuovi incontri sono ri- masti per sempre terrorizzati dal pericolo di un altro amore.
sul divano di una casa in cima al golfo di squillace, pino mi disse un giorno che A passeggio con mia figlia (non si è mai capi- ta la ragione per cui come titolo venne preferito Bambino mio), narrava di una domenica trascorsa con la figlia camilla.
piero, affascinato da quella storia, pur avendo partecipato alla stesura del testo, non si capacitava del fatto che un’emozione così forte non fosse interamente sua. decise, dunque, di scrivere “l’incontro” riferito a sua figlia mira. ecco come e’ nato uno dei testi più struggenti della canzone d’autore italiana.
anche In un palazzo di giustizia non era una storia sua. È un testo di pino, al quale piero aggiunse: “io ti sparo tu mi spari … ho chiamato una carroz- za che si porti via il passato … tu sei pazza vuoi spiegare una vita con due 11
frasi”. scusate se è poco. del resto, non era mai stato in tribunale: lei si se- parava “con la testa, lui con il cuore”.
e poi ci sono i ciampiani: una razza sparsa per un territorio che va da livor- no fino alla palestina dove “cristo consegna il passaporto al primo venuto”.
gente con un’astinenza di scontri con la vita. non quella di tutti i giorni: del- le bugie, del clamore, della banalità, dell’omologazione del gusto, del com- promesso dell’anima. per loro, vale la pena di fare la guerra solo contro la vi- ta che non si fa vedere oppure che non si fa sentire. il loro metro quadrato è sacro. il cane si chiama Buio, “quel cane nero… anima da salvare”.
Questi Poeti è un brano di pino la cui idea è nata da un manoscritto di poe- sie inedite di piero ritrovate dopo la sua morte. il titolo della raccolta era
“attendevo un addio”.
Figlia di mare è un inedito allo stesso modo legata ad alcuni scritti ritro- vati nella valigia che piero lasciò a casa di pino prima di morire: “la sera scende in fondo al cuore” – “ricordo gesti” – “nella torre non c’era nessu- no così un gesù cristo, che non aveva la croce, consegnò il passaporto al primo venuto”.
peppe fonte le canzoni
di
piero ciampi
e
pino pavone
il cd
siamo seduti in una stanza di un palazzo di giustizia ci guardiamo di sfuggita io ti sparo tu mi spari io ti sparo tu mi spari tu ti alzi all’improvviso non sei più quella di prima un usciere indisponente ti sospinge tra la gente ti sospinge tra la gente tu mi provochi di nuovo tu mi guardi spaventata mi coinvolgi un’altra volta la tua astuzia è misteriosa forse tu non ne sai niente forse tu non ne sai niente ho chiamato una carrozza che si porti via il passato sei salita con rancore uno sguardo e tu sei scesa dopo un attimo sei scesa
qui ci prende la paura ci sembrava tutto strano è tra ben diverse mura che cercavi la mia mano che cercavo la tua mano siamo seduti in una stanza di un palazzo di giustizia tu sei pazza vuoi spiegare una vita con due frasi
in un palazzo Di giustizia (ciampi – paVone – marchetti)
tu no, tu no, tu no tu non puoi andare via tu non devi andare via tu no, amore, no anche se ti ho fatto male anche se ti ho esasperata tu no, tu no, tu no sono a tua disposizione per la vita e per il cuore tu no, tu no
tu no, amore, no ti ricordi via macrobio?
qualche volta eri felice tu no, tu no, tu no sedevamo nel giardino mi ascoltavi con amore tu no, amore, no tu che sai tutto di me tu che hai la mia fiducia tu no, amore, no, tu no tu no, tu no, tu no sì lo so che non ho niente sì lo so che ti ho delusa ma tu, amore, tu hai amato i miei silenzi
hai capito i miei discorsi tu no, tu no, tu no i milioni di rinunce che ti ho fatto sopportare le ho pagate care tu no, amore, no È difficile capirsi È difficile aiutarsi lo so, è colpa mia io non ho mai fatto niente per condurre la tua vita ma tu devi saperlo:
io non so più come fare non capisco questa vita tu no, amore no, tu no tu no, aspetta, no se non so farti felice anche se continuo a bere tu no, amore, no tu mi devi star vicina perché ormai io sono fuori tu no, amore no
qualche cosa te l’ho data se mi guardi con quegli occhi tu no, tu no, tu no
tu no
(ciampi – marchetti)
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avvocato ti aspettavo mi affido a te tirami fuori capisco
che è molto grave cercherò di essere preciso cercherò di ricordare…
la sabbia era fresca sulla riva del mare la spiaggia deserta la voglia di amare distesa felice mi tendeva la mano io senza pensieri guardavo lontano guardavo sottocchio il suo seno scoperto le sue gambe nude l’attesa un tormento distratto lo sguardo in un placido volo
catturai nella luce l’ombra di un uomo scattai come un arco la morte nel cuore sicuro di perdere tutto e l’amore un colpo preciso nel centro degli occhi lo vidi cadere sembrava una statua il sole era caldo di colpo svanì non so come avvenne ma è stato così mi raccomando a te avvocato
tirami fuori mi raccomando a te tirami fuori tirami fuori
18 raptus
(ciampi – paVone – marchetti)
maledetti amici
dove siete andati questa sera maledetti amici
vi offro la mia casa e la mia cena maledetti amici più di così non posso no
lasciatemi un messaggio che vi richiamerò maledetti amici
parole come fili di corrente tra una vecchia storia di puttane ed un giro di tressette
e quel cane nero anima da salvare canta amico mio canta continua a cantare maledetti amici
ho perso di vista anche una moglie con quelle partite la domenica della roma e del livorno con quei brindisi al diavolo al diavolo della fantasia momenti di misericordia eppure di magia
tenetevi più stretti
nel traffico degli abiti da sera negli amori sfrattati
oppure quando arriva primavera sarà che sono dentro
però, però mi sento fuori il pittore è l’unico che sceglie i suoi colori fatevi vivi qualche volta fatevi vivi qualche sera se la vita vi sembra dura e la casa una galera incontriamoci ancora coi nostri pentimenti amici miei carissimi amici maledetti
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maleDetti amici (paVone)
piano piano per la strada tu mi tieni per la mano caro caro nel giardino tu mi vieni più vicino forte forte con amore tu ti stringi sul mio cuore senti senti vuoi tornare da quell’uomo dei palloni?
piano piano dici sì poi finisce tutto qui lento lento passa il tempo non so proprio cosa fare tu capisci e vai a giocare col bambino
più vicino quando vedi che ti guardo tu fai finta di volare fai due passi tocchi terra per il mio compiacimento io ti guardo faccio si poi finisce tutto qui piano piano viene sera tu mi tieni per la mano senza dire una parola noi sappiamo ritornare forte forte con amore tu ti stringi sul mio cuore senti senti mi fai tu
c’è la mamma vieni su torna presto faccio sì poi finisce tutto qui
a passeggio con mia figlia (bambino mio) (ciampi – paVone – marchetti)
dove andare forse andare mentre la luna si perde nel fosso ricordi i gesti che sembra ieri veloci come acqua da bere amore scuro che sai di sale
non sei felice figlia di mare la sera scende
in fondo al cuore figlia di mare mare che muore se la vita che cerchi è la mano del vento quando ai fiori dell’anno mancheranno gli assenti se il castello di paglia brucerà sulla pelle gli occhi saranno sangue di stelle
al ritorno
sei seduta in giardino io mi fermo a guardarti ma il tuo corpo dov’è nella torre
non rimane nessuno cristo consegna la croce al primo venuto amore scuro che sai di sale
non sei felice figlia di mare se la vita che cerchi è la mano del vento quando ai fiori dell’anno mancheranno gli assenti se il castello di paglia brucerà sulla pelle gli occhi saranno sangue di stelle gli occhi saranno sangue di stelle
figlia Di mare (paVone – fonte)
È natale il 24
non riesco più a contare la vita va così
ho una folle tentazione di fermarmi a una stazione senza amici e senza amore mio fratello è all’ospedale sono giorni che sta male la madre non l’ha più anche pino è separato elio al gioco si è sparato mi stupisco sempre più io vado
quando sono abbandonato vado in cerca di una donna senza danni
sento
quelle volte che non pago che rimane pure amore per un’ora
ma il mattino mi consegna francescangelo drogato non mi conosce più per vederci un poco chiaro bevo un litro molto amaro
sono dentro a un’osteria il natale è il 24
gianna ha un cuore molto strano la vita va così
ho una folle tentazione di fermarmi a una stazione senza amici e senza amore il natale è il 24
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il natale è il 24
(ciampi – paVone – marchetti)
non portano segni visibili né sorrisi facili
ma lo capisci subito che sono cazzi acidi la vita è una coperta un premio di stagione figli di madre nobile ma debole di cuore disegnano i pensieri pure nei ristoranti per ridurre le pretese verginità costanti non conoscono regole nè linguaggi fioriti un poco sono donne un po’ sono mariti questi poeti non hanno sorelle malinconici e testardi incrocio delle stelle con la rabbia questi poeti senza secondi tempi
centrocampisti dai passaggi lenti
poeti in paranoia che vanno in processione sulle promesse fragili del dio delle canzoni sputano la pazienza nei luridi portoni e se ci parli troppo si rompono i coglioni questi poeti non hanno sorelle malinconici e bastardi
incrocio delle stelle con la rabbia questi poeti
dai sentimenti forti
sono più vivi quando sono morti stanno dentro una pagina oppure nei dintorni poeti allo sbaraglio e sempre senza soldi poeti amici
poeti fidanzati questi poeti che annegano i pirati questi poeti
che sognano un addio
questi poeti (paVone – fonte)
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sulla radura quaranta sorelle facevano quiete la loro merenda i candidi veli si alzavano al vento scherzando con l’erba felice del gioco poco distanti quaranta soldati pulivano assorti i loro fucili
con gesto preciso tendevano il braccio stringendo le dita sul collo dell’arma un cacciatore ansioso di preda esplose uno sparo mettendoli in fuga cambiando il destino a ottanta infelici quaranta soldati, quaranta sorelle sulla radura giacciono infatti quaranta fucili e poche ciliegie quaranta soldati, quaranta sorelle fuggirono insieme cercando fortuna
quaranta solDati quaranta sorelle (ciampi – marchetti)
se sono solo come mai non ho una lira e tu lo sai perdonami
sono uno strano uomo che può frequentare solo te abbracciami
non sono morto e tu lo sai se ti procuro tanti guai perdonami
il dolce non lo mangi mai ma qualche volta ti rifai abbracciami
tutte le cose che non hai accanto a me le troverai nel mondo delle illusioni tu vai sicura vai così perché io sono sempre qui qui
l’amore è tutto qui (ciampi – paVone – marchetti)
riccardo biseoarrangiamenti,
direzione artistica, pianoforte e tastiere silvio ariottacontrabbasso e bassi elettrici ismaele roccabatteria
vito procopiosax alto e tenore franco catricalàbasso elettrico lucio ranierifonico
registrazione e missaggio yara records di catanzaro
grazie
a pino pavone, e a prescindere dall’aver messo a disposizione il materiale inedito di piero ciampi, e agiorgio biseo.
un pensiero affettuoso a mio padre.