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LA FAMIGLIA CHE C È. in Sicilia. Dossier sulla vulnerabilità. Catania. 15 Dicembre Politiche di Cittadinanza

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LA FAMIGLIA CHE C’È

Catania

15 Dicembre 2014 …in Sicilia

Dossier sulla vulnerabilità

Politiche di Cittadinanza

(2)

LA FAMIGLIA CHE C’E’

La condizione economica delle famiglie siciliane _________________________________ 1 Disugualinaza e fragilità delle famiglie siciliane ___________________________________ 3 I consumi delle famiglie siciliane _________________________________________________ 5 Sicilia, una regione giovane____________________________________________________________ 6 La meglio gioventù _____________________________________________________________ 7

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ACLI – POLITICHE DI CITTADINANZA 1 LA FAMIGLIA CHE C’È

LA CONDIZIONE ECONOMICA DELLE FAMIGLIE SICILIANE

Dalla lettura dei dati Istat emerge un quadro preoccupante della realtà sociale delle famiglie siciliane. Esse, infatti, sembrano vivere al crocevia di traiettorie economiche e istituzionali assai complesse e non di rado contraddittorie. In generale, le famiglie residenti in Sicilia risultano ancora socialmente vulnerabili e troppo condizionate dalle contingenze.

Il crescente fenomeno di impoverimento che ha colpito le famiglie siciliane negli ultimi anni e le significative diseguaglianze sociali e economiche che spesso le blocca negli strati più bassi della società sembrano non aver trovato nelle istituzioni una risposta adeguata e efficace. La Sicilia, infatti, risulta essere una

Tab 1: Fonte principale di reddito familiare (2010)

Lavoro dip.

Lavoro aut.

Trasf.

Pub.

Capitale redditi

Italia 44,2 13,7 40,2 1,9

N.- ovest

45,2 14,0 39,2 1,6

Nord- est

47,5 14,4 36,5 1,6

Centro 43,1 14,5 40,0 2,5

Sud 41,8 12,8 43,5 2,0

Isole 42,5 11,9 43,8 1,9

Sicilia 42,6 11,6 44,0 1,8

Fonte: Istat

delle regioni italiane che investe meno nel welfare sociale municipale, cioè nello strumento più adatto a risolvere i problemi che interessano le famiglie popolari. Nell’isola viene spesa in favore di questo tipo di policy una cifra pro capite molto bassa rispetto alla media nazionale. Tale lacuna, tuttavia, trova una parziale compensazione mediante altri trasferimenti pubblici (es. pensioni di invalidità e indennità di accompagnamento), che nel loro complesso costituiscono la principale fonte economica di quasi la metà delle famiglie siciliane. Il risultato è una stratificazione di misure mal calibrate rispetto ai problemi reali: la famiglia siciliana sembra rimanere socialmente ed economicamente instabile, sensibile ai cambiamenti e agli eventi negativi improvvisi e mal protetta dalle istituzioni locali e nazionali. Di conseguenza, essa raramente vive in condizioni tali da poter realizzare progetti in grado di andare oltre l’immediato .

Graf. 1: Tasso di disoccupazione Sicilia (%)

Fonte: Istat

14,7 14,4

18,6

21,0

0 5 10 15 20 25

(4)

ACLI – POLITICHE DI CITTADINANZA 2

Dal punto di vista economico le famiglie siciliane mostrano una situazione peculiare.

La loro fonte di reddito è nel 44% dei casi di origine pubblica (imposte correnti, contributi sociali, prestazioni sociali, altri trasferimenti netti), un dato che supera di 4 punti percentuali il valore nazionale.

Tab. 2: Fine mese con difficoltà o grande difficoltà (%)

2004 2005 2006 2007 2008 Italia 33,7 34,0 34,7 36,4 37,8 Nord 25,4 25,9 28,0 30,3 31,6 Centro 31,4 31,4 31,8 34,7 36,4

Sud 46,7 46,4 45,9 47,6 49,1

Isole 48,6 48,5 50,3 50,1 51,9 Sicilia 51,9 51,0 52,6 53,0 53,9

Fonte: Istat

Il tasso di dipendenza dalle fonti di natura pubblica è destinato ad aumentare vista la notevole crescita della disoccupazione nell’isola avvenuta negli ultimi anni: dal 14,7%

del 2010 al 21% del 2013, contro la media italiana nello stesso anno pari al 12,2%

(indicato nel grafico 1 dalla retta). Non stupisce dunque che gran parte delle famiglie siciliane nel 2008 abbiano dichiarato di aver incontrato notevoli difficoltà ad arrivare a fine mese (53,9%) e che, sempre nello stesso anno, facciano registrare una

percentuale elevata di giudizi negativi circa la situazione economica dell’anno precedente (59,3%).

Graf. 2: Giudizio situazione economica anno precedente: negativa (%)

59,3

56,3

47,6

47,8

63,0

0 10 20 30 40 50 60 70

2008. 2009. 2010. 2011. 2012.

Fonte: Istat

(5)

ACLI – POLITICHE DI CITTADINANZA 3 LA FAMIGLIA CHE C’È

DISUGUAGLIANZA E FRAGILITÀ DELLE FAMIGLIE SICILIANE

Come si è visto, la situazione siciliana appare assai debole sotto il profilo economico. Tale debolezza, però, non sembra uniformemente distribuita tra tutti i siciliani: quasi una famiglia su due rientra nella classe di reddito più povera, mentre la povertà relativa ne coinvolge una su tre, contro una media italiana del 12,7%. Ciò dimostra una cattiva distribuzione del reddito, che però incredibilmente non trova un’adeguata risposta dei Comuni siciliani, che investono soltanto il 4,7% del budget a loro disposizione nelle politiche di contrasto alla povertà.

Inoltre la Sicilia con i suoi 74 euro pro capite è una delle regioni italiane che investe meno nel welfare sociale,

ragion per cui, nonostante alla famiglia e ai minori venga riservata una quota significativa del budget (45% nel 2010), i risultati non sono soddisfacenti.

Tab: 4: Quinto di spesa delle famiglie (2012)

I II III IV V

Italia 20 20 20 20 20

N. ovest 11,4 15,7 18,6 25,8 28,4

N.-est 10,3 16,4 19,3 26,1 27,9

Centro 13,1 19,9 25,2 20,9 20,9

Sud 36,9 25,9 18,6 11 7,7

Isole 40,2 26,7 18,3 9,2 5,6

Sicilia 43,3 27,2 17,8 7,2 4,5

Fonte: Istat

Tab. 5: Difficoltà a far fronte a spese impreviste

2008 2009 2010 2011

Italia 32 33,3 33,6 39,5

N. ovest 25 24,9 24,7 29,2

Nord-est 24,8 26,1 26,8 27,2

Centro 29,9 33,2 32,4 41,2

Sud 42,3 43,9 43,6 54

Isole 47,4 47,9 52 57,7

Sicilia 48,4 48,6 53,8 62,2

Fonte: Istat

Tab. 3: Quinto di reddito equivalente (2010)

I II III IV V

Italia 20 20 20 20 20

N. ovest 12,2 16,8 21,1 24 25,9

N. est 10 18,6 22 24,3 25,1

Centro 13,1 19 21,7 21,4 24,8

Sud 35,8 25,4 17,2 12,9 8,8

Isole 41 22,3 15,9 12,9 8

Sicilia 46,6 21,7 13,7 11,2 6,8 Fonte: Istat

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ACLI – POLITICHE DI CITTADINANZA 4 Graf. 3: Spesa dei comuni politiche contro la povertà (Tot./budget disponibile – 2010)

Fonte: Istat

7,9 7,3

6,5

9,9

8,1

4,7

0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 10,0 12,0

…E IN EUROPA:

In Europa il rapporto tra il quintile più alto e quello più basso è 5; in Italia è 5,7.

La percentuale di popolazione a rischio povertà è 16,7 in Europa, mentre è19,1 in Italia.

(Fonte Eurostat, anno 2013)

Tab. 6: Non riescono a risparmiare

2008 2009 2010 2011

Italia 65,6 65 65 65,2

N. ovest 60,7 58,1 59,9 58,7

Nord-est 56,5 56,8 55,6 55,7

Centro 65,4 66,2 64,2 67,6

Sud 74,6 74,8 74,3 73,8

Isole 78 76,8 78,7 78,3

Sicilia 80,8 78,5 80,9 81,5

Fonte: Istat

Tab 7: Povertà relativa e assoluta

Povertà assoluta Povertà relativa

Italia 6,8 12,7

Nord 5,5 6,2

Centro 5,1 7,1

Mezzogiorno 9,8 26,2

Sicilia n.d. 29,6

Fonte: Istat 2012

(7)

ACLI – POLITICHE DI CITTADINANZA 5 LA FAMIGLIA CHE C’È

I CONSUMI DELLE FAMIGLIE SICILIANE

La fragilità delle famiglie siciliane emerge anche dallo studio della struttura dei consumi: in Sicilia 1/3 della spesa viene dedicata ai generi alimentari (27,1% vs il 19,4% nazionale), mentre incidono meno le spese per l’abitazione e per la sanità.

Sommando tutte le spese necessarie, ossia quelle difficili da eliminare (abitazione- energia-sanità-trasporti-istruzione-alimentari), la situazione appare in tutta la sua drammaticità: in Sicilia il 74,8% delle spese effettuate dalle famiglie sono incomprimibili.

Questo dato rafforza la tesi adombrata precedentemente circa la condizione assai debole delle famiglie siciliane, che hanno sempre minori margini per far fronte a spese improvvise o per mettere da parte un gruzzoletto da utilizzare in caso di bisogno. È ovvio, dunque, che nell’isola si registri un livello di benessere inferiore rispetto alla gran parte delle regioni italiane: a ogni euro dedicato per far fronte alle spese incomprimibili corrispondono circa 3 centesimi dedicati al tempo libero (il dato nazionale è quasi il doppio).

Tab. 8: Spese necessarie (abitazione- energia-sanità- trasporti istruzionealimentari/totale delle spese)

Italia 73,2

N.ovest 71,9

Nord-est 71,3

Centro 74,6

Sud 74,3

Isole 78

Fonte: Istat 2012

Graf: 4: Indice di benessere (tempo libero/spese necessarie – in euro)

Fonte: Istat 2012 0,068 0,064

0,056 0,052 0,044

0,032

0,000 0,010 0,020 0,030 0,040 0,050 0,060 0,070 0,080

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ACLI – POLITICHE DI CITTADINANZA 6

SICILIA, UNA REGIONE GIOVANE

In linea generale il confronto tra i dati demografici regionali con quelli nazionali mostra un lato dell’isola molto interessante.

La Sicilia, infatti, può essere considerata una regione con una popolazione molto giovane.

Essa registra nel 2012 un tasso di natalità leggermente più elevato della media nazionale (9,3 ogni mille abitanti, contro una media nazionale pari a 9).

Inoltre, risulta superiore alla media italiana anche la percentuale di ragazzi di età compresa tra 0 e i 14 anni (14,8%). Dalla lettura dei dati emerge anche un minor peso relativo dell’incidenza percentuale della fascia di popolazione che ha superato i 65 anni di età (nel 2013, 19,3% contro il 21,2% del dato nazionale).

Infine, l’età media della popolazione è di 42,4 anni contro i 44 di tutta la popolazione italiana, mentre per ogni 100 giovani siciliani di età inferiore ai 15 anni si contano circa 130 anziani (65 anni e più), 20 in meno della media nazionale.

Tab. 11: Dati demografici

Sicilia Italia

Tasso di natalità (per mille abitanti) 9,3 9,0

Tasso di mortalità (per mille abitanti) 10,2 10,3 Tasso di nuzialità (per mille abitanti) 4,2 3,5 Numero medio di figli per donna 1,41 1,42 Popolazione 0-14 anni 14,8 14,0

Popolazione 15-64 anni 65,9 64,8 Popolazione 65 anni e più 19,3 21,2

Fonte: Istat 2012

…E IN EUROPA:

In Europa il tasso di natalità (per mille abitanti) è 10,4 mentre in Italia è 8,5.

In Europa il tasso di mortalità (per mille abitanti) è pari a 9,9, in Italia a 10,3.

In Europa il numero medio di figli per donna è 1,58; in Italia è1,43.

In Europa il 15,6% della popolazione ha 0 -14 anni, mentre in Italia tale fascia azione raggiunge il 14%.

La popolazione fra 15-64 anni in Europa è al 66,5%, in Italia è pari al 65,2%.

Gli over 65 enni, in Europa rappresentano il 17,9%, in Italia il 20,8%.

(Fonte Eurostat, anno 2012)

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ACLI – POLITICHE DI CITTADINANZA 7 LA FAMIGLIA CHE C’È

LA MEGLIO GIOVENTÙ

Di seguito è riportato un grafico che mette in relazione, Regione per Regione, la percentuale di Neet con l’incidenza della spesa scolastica sostenuta dai comuni (anno 2012). Il grafico mostra come le regioni in cui

è più bassa la spesa dei comuni per l’istruzione, calcolata sul totale della spesa comunale, siano anche quelle maggiormente colpite dal fenomeno dei giovani che non studiano e non lavorano. Lo stesso grafico, inoltre, ci permette di elaborare una tipologia che distingue quattro aree concettuali differenti.

Grafico 5: tipologia creata incrociando la percentuale dei Neet regionale e l’incidenza regionale della spesa scolastica comunale (elaborazione Area Politiche di Cittadinanza su dati Istat)

(10)

ACLI – POLITICHE DI CITTADINANZA 8

L’area dell’inefficienza – nella quale ricadono le Regioni che, pur mostrando una incidenza della spesa scolastica superiore alla media italiana (indicata al centro degli assi), registrano una percentuale di Neet più elevata del valore medio nazionale. L’area del distacco – in questo quadrante ricadono le Regioni che spendono meno delle altre e nello stesso tempo mostrano percentuali di Neet superiori alla media nazionale.

(spendono poco e ottengono poco)

L’area dell’efficienza – ossia quel gruppo di Regioni che nonostante spenda meno della media ottiene contemporaneamente risultati superiori (basse percentuali di Neet). L’area del coinvolgimento – si tratta di quel gruppo di Regioni che ha investito molto sull’istruzione e che registra valori dei Neet al di sotto del dato nazionale.

Il fatto che i comuni siciliani siano colpiti in misura maggiore dal fenomeno Neet mostra come nel tempo non si sia riservata un adeguata cura alla scuola e ai servizi correlati. Basti pensare che nel 2001 gli analfabeti erano pari al 2,8% della popolazione residente, mentre nello stesso anno in Italia il dato scendeva al 1,5%. Tale dato mostra una strutturale debolezza del sistema che proviene da lontano.

La Sicilia (e tutto il Sud della penisola) rientra

“nell’area del distacco”, ossia nel gruppo delle Regioni che ha speso poco e (ovviamente) ha ottenuto poco. Il distacco è

dato proprio da questo tipo di atteggiamento che in qualche modo è connotato da un sostanziale disinteresse per il problema dei giovani e per lo sviluppo futuro dell’economia dell’isola: lo scarso investimento nelle scuole per l’infanzia e per gli asili nido, infatti, mostra anche poca attenzione al sostegno alle donne lavoratrici e alle famiglie. Inoltre disinvestire nella scuola significa mancare l’appuntamento con lo sviluppo economico che con l’istruzione è fortemente correlato. Infine questi dati preludono ad un aggravamento della situazione e, dunque, al futuro spreco di quell’opportunità (i giovani) che la demografia ha concesso alla Sicilia (vedi sopra).

…E IN EUROPA:

In Europa il 15,9% è neet (persona tra 15 e 29 anni che non è né occupata, né inserita in un percorso di istruzione o di formazione), mentre in Italia tale percentuale è quasi doppia (26%).

In Europa il 12% di ragazzi 18-24 anni hanno abbandonato il loro percorso di studio e formazione; in Italia tale percentuale arriva a 17.

(Fonte Eurostat, anno 2013)

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