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Notiziario della comunità parrocchiale di Massanzago L arrivo del Messia porti la speranza nel cuore di tutti

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Dicembre 2020

Notiziario della comunità Notiziario della comunità parrocchiale di Massanzago parrocchiale di Massanzago

CRESCERE

CRESCERE I IN NS SI IE EM ME E

L’arrivo del Messia porti

L’arrivo del Messia porti

la speranza nel cuore di tutti

la speranza nel cuore di tutti

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Cari fratelli e sorelle,

desidero esprimere la mia vicinanza e la mia partecipazione alle situazioni di diffi- coltà di tante persone e famiglie colpite da questa seconda ondata di contagi. Avevamo pensato e sperato, evidentemente troppo presto, che il peggio fosse già alle nostre spalle. Purtroppo non è così. Si ripresentano scenari che pensavamo di aver superato de- finitivamente. Dobbiamo prepararci a nuovi momenti di distanziamento e di limitazioni.

Dobbiamo reagire con responsabilità e spi- rito di solidarietà, i quali ci spingono a non pensare solo a noi stessi, ma al bene di tutti, specialmente dei più deboli. Non dimenti- chiamo l’esperienza che abbiamo vissuto nella primavera scorsa: per quanto trauma- tica, essa può offrirci delle indicazioni utili.

Quali passaggi siamo chiamati a vive- re come credenti? Quali passi in avanti dobbiamo compiere? Ho individuato tre passaggi:

Dall’isolamento alla solitudine (il rap- porto con noi stessi)

Il tempo della chiusura ci ha costretti a rimanere isolati e ci ha fatto sentire lontani gli uni dagli altri. Ognuno dentro il suo mondo e incapace di avvicinarsi al mondo dell’altro.

Una situazione strana, mai sperimentata pri- ma. Ecco il passaggio interiore dall’isolamen- to alla solitudine. Sembra lo stesso termine o la stessa situazione, ma non lo è. La solitudi- ne è una dimensione del cuore. Lo sviluppo di questa sensibilità interiore è l’inizio della vita spirituale: la solitudine è il luogo dove abita Dio e dove dimora anche l’altro. Quindi nella solitudine serena non si è isolati in quanto la nostra solitudine è sempre abitata da Dio e dalle persone. Ecco la promessa di Dio: “Io sono con te, tutti i giorni della tua vita”.

Dall’essere individuo all’essere comu- nità (il rapporto con il prossimo)

Il virus stesso ci ha mostrato che non esistono barriere, muri, fili spinati, confini…

è arrivato in tutto il mondo. Ci ha mostrato la nostra fragilità e ci ha fatto scoprire che non si può vivere da “estranei”. Siamo fatti per essere in relazione gli uni con gli altri e per vivere in comunità. Ecco la necessità di rinsaldare la rete di relazioni tra le persone all’interno della comunità, in particolare con le persone più sole. Alla luce dell’esperienza esemplare di solidarietà, vissuta durante la prima ondata di contagi, credo che anche la vicinanza e l’aiuto alle situazioni di maggior disagio, debba costituire un’attenzione da parte della nostra comunità

Dalla paura alla fiducia e alla speran- za (il rapporto con Dio)

La pandemia ha messo in risalto quanto siamo vulnerabili. Noi pensavamo che la me- dicina e la tecnica potessero risolvere presto ogni problema. Invece ci siamo ritrovati fragili, deboli e mortali. Pur con tutte le pre- cauzioni e le attenzioni necessarie, speriamo che sia possibile continuare la celebrazione della Liturgia con la presenza dell’assem- blea. Desidero ricordare che la maniera più autentica ed efficace per far sì che la rete non si squarci è quella di incrementare la preghiera di intercessione per tutti i fratelli e le sorelle. Anche in questo momento in cui sembra riprendere la burrasca, il Signore non ci abbandona e continua a rivolgerci la sua Parola di amore e di incoraggiamento.

Auguro a tutti il dono della fortezza e assicuro il mio affettuoso pensiero, la mia preghiera e la mia benedizione. Auguri di Buon Natale.

Don Germino Zamprogna

ORARIO PER LE CONFESSIONI

Lunedì 21 dicembre ore 19,30 - Chiesa di Massanzago Celebrazione comunitaria della riconciliazione per giovani.

Sono disponibili nove sacerdoti.

Martedì 22 dicembre ore 19,45 - Santuari Antoniani di Camposampiero Celebrazione comunitaria della riconciliazione per giovani.

Sono disponibili nove sacerdoti.

Mercoledì 23 dicembre ore 19,30 - Chiesa di Loreggiola Celebrazione comunitaria della riconciliazione per giovani e adulti.

Domenica 20 dicembre - IV domenica di Avvento Domenica 20 dicembre - IV domenica di Avvento

9,00 Santa Messa - 10,30 Santa Messa con Benedizione della statuina di Gesù Bambino Durante la giornata c’è un confessore disponibile per le confessioni.

Giovedì 24 dicembre

Giovedì 24 dicembre VIGILIA DI NATALEVIGILIA DI NATALE

Tutto il giorno si confessa dalle ore 9,00 fino alle 12,00 e dalle 15,00 alle 19,00.

Non c’è la messa delle ore 18 20,00 Messa della notte di Natale Venerdì 25 dicembre

Venerdì 25 dicembre NATALE DEL SIGNORENATALE DEL SIGNORE

9,00 Santa Messa - 10,30 Santa Messa solenne e cantata 18,00 Santa Messa

Sabato 26 dicembre

Sabato 26 dicembre SANTO STEFANOSANTO STEFANO 18,00 Santa Messa

Domenica 27 dicembre

Domenica 27 dicembre SACRA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPESACRA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE Sabato sera ore 18,00 - 9,00 Santa Messa - 10,30 Santa Messa

Giovedì 31 dicembre

Giovedì 31 dicembre SAN SILVESTRO - ULTIMO GIORNO DELL’ANNOSAN SILVESTRO - ULTIMO GIORNO DELL’ANNO 18,00 Santa Messa di ringraziamento e canto del Te Deum

Venerdì 1 gennaio

Venerdì 1 gennaio S. MARIA MADRE DI DIO - GIORNATA MONDIALE DELLA PACE S. MARIA MADRE DI DIO - GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 10,00 Santa Messa - 18,00 Santa Messa

Domenica 3 gennaio

Domenica 3 gennaio II DOMENICA DI NATALEII DOMENICA DI NATALE

Sabato sera ore 18,00 - 9,00 Santa Messa - 10,30 Santa Messa - 18,00 Santa Messa Martedì 5 gennaio

Martedì 5 gennaio

18,00 Santa Messa in Sant’Alessandro animata dal Coro parrocchiale Mercoledì 6 gennaio

Mercoledì 6 gennaio EPIFANIA DEL SIGNOREEPIFANIA DEL SIGNORE 9,00 Santa Messa - 10,30 Santa Messa

Domenica 10 gennaio

Domenica 10 gennaio BATTESIMO DEL SIGNORE BATTESIMO DEL SIGNORE

Sabato sera ore 18,00 - 9,00 Santa Messa - 10,30 Santa Messa

CELEBRAZIONI NATALIZIE

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dicembre 2020

LA RIFLESSIONE DEL PARROCO LA RIFLESSIONE DEL PARROCO

Dalla paura alla speranza

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IN TEMPO DI COVID IN TEMPO DI COVID

“C

he cosa significa essere cristiani nel tempo della pandemia? Qua- le insegnamento possono trarre le nostre Chiese locali e la catechesi in generale dopo l’esperienza del lockdown?

Come può la comunità cristiana modificare se stessa per essere aderente al Vangelo e capace di annunciarlo al mondo di oggi?”

A queste domande cerca di rispondere il documento dell’Ufficio catechistico na- zionale “Ripartiamo insieme. Linee guida per la catechesi in Italia in tempo di Covid”.

I protocolli sanitari, la carenza dei cate- chisti, la rinnovata attenzione alle famiglie, segnate da nuove preoccupazioni e priorità, la riprogrammazione dei percorsi… molte le questioni urgenti che interpellano la nostra comunità e chiedono spazi di ascolto e con- divisione, orientamenti e indicazioni chiare per poter ripartire insieme, in sicurezza e senza indugio.

Le linee guida formulate dall’Ufficio catechistico nazionale, tengono conto dei Protocolli della scuola e offrono chiare in- dicazioni per la ripresa in sicurezza della catechesi, come la modalità di utilizzo e sanificazione degli ambienti, l’uso dei di- spositivi di protezione personale, le entrate e le uscite dai locali della parrocchia, il patto di corresponsabilità tra i genitori e gli adulti coinvolti.

In sintonia con Papa Francesco il do- cumento sottolinea l’importanza di “ini- ziare processi più che occupare spazi”. E

Disposizioni per i funerali Disposizioni per i funerali

a seguito del Decreto del Presidente del Consiglio del 26 aprile 2020 recante misure in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19

Nell’attuale situazione di emergenza sanitaria, sono state predisposte delle procedure che permettono di celebrare in sicurezza le Esequie dei defunti. I comportamenti respon- sabili, da parte di tutti i partecipanti alla celebrazione, sono parte integrante dell’insieme delle condizioni che il sacerdote è tenuto a garantire. Al fine di salvaguardare la salute dei fedeli partecipanti e di non creare situazioni di possibile contagio, tutti sono invitati a seguire scrupolosamente le indicazioni riportate di seguito.

La celebrazione del funerale può avvenire in chiesa o all’aperto.

I partecipanti devono indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie (ma- scherina), igienizzarsi le mani e mantenere le distanze interpersonali previste.

Si ricorda l’obbligo di rimanere a casa in presenza di temperatura corporea oltre i 37,5°C o di altri sintomi influenzali. Si raccomanda, a chi è stato a contatto con persone positive al Covid-19 nei giorni precedenti, di non accedere comunque alla chiesa e di non partecipare alle celebrazioni esequiali.

Si eviti ogni forma di assembramento in qualsiasi momento. All’ingresso in chiesa, i fedeli convenuti raggiungano i posti debitamente contrassegnati per garantire il rispetto della distanza stabilita. Solo dopo inizia la celebrazione con il Rito di accoglienza della salma.

Al termine della celebrazione, i fedeli presenti lascino il loro posto, mantenendo le distanze di sicurezza, solo dopo che il feretro è stato posto nell’autobara.

Sono vietati i cortei funebri.

Per la distribuzione dell’Eucaristia si resti al proprio posto; chi desidera comunicar- si lo manifesti con un cenno al sacerdote, che lo raggiungerà dove si trova.

Durante la comunione i fedeli rimuovono la mascherina esclusivamente per il tem- po necessario a ricevere l’Eucaristia.

L’Eucaristia è distribuita esclusivamente sulla mano, perché è proibito ricevere la Comunione in bocca.

 Michele Tomasi vescovo di Treviso Treviso, 20 maggio 2020

suggerisce quattro atteggiamenti essenziali perché la catechesi si lasci rinnovare dagli appelli di questo tempo: Ascolto; graduali- tà; inclusione; la cura dei legami.

Ascolto: attento delle persone e delle loro storie “perché alla Chiesa interessa accompagnare ciascuno nei passaggi del- la vita, piuttosto che il semplice espleta- mento di un precetto; far vivere e far matu- rare l’esperienza sacramentale; alimentare e nutrire una speranza affidabile; attivare processi di trasformazione, piuttosto che cercare affannosamente soluzioni imme- diate”.

Gradualità: il sapersi muovere con “cal- ma sapiente”, senza lasciarsi travolgere da date e scadenze; la gradualità chiede l’e- sercizio del discernimento all’interno della comunità, per leggere gli appelli del tempo e ritrovare insieme “le nuove gerarchie pa- storali”.

Inclusione. Quel evangelico atteggia- mento che spalanca la comunità cristiana e la rende casa per tutti , malati, disabili, fa- miglie a volte apparentemente lontane, che hanno saputo annunciare il Vangelo con la quotidiana testimonianza di vita.

Il tempo del lockdown ci ha fatto risco- prire come prioritaria, la cura dei legami:

“Non si tratta di porre in alternativa la presenza fisica e quella online, ma di far sì che ogni ambiente favorisca una relazione verace. Nessun legame si improvvisa o si auto-conserva, ma richiede cura, tempo e

passione”. ■

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Ripartire insieme

Linee guida per vivere in questo

tempo i cammini di iniziazione cristiana

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NUOVA ENCICLICA DI PAPA FRANCESCO

NUOVA ENCICLICA DI PAPA FRANCESCO LETTERA PASTORALE DEL VESCOVO DI TREVISO LETTERA PASTORALE DEL VESCOVO DI TREVISO

P

apa Francesco ad Assisi, ha firmato il 3 ottobre 2020, sull’altare della tomba di S. Francesco, la sua terza enciclica dal titolo: “Fratelli tutti. Sulla fraternità e l’amicizia sociale”. Il Pontefice affida il documento a san Francesco, uomo della povertà, della pace, uomo che ama e cu- stodisce il creato, il santo che ai FRATELLI TUTTI comunicava l’amore di Dio.

A chi si rivolge?

A tutte le persone che facciano di questa riflessione un’aper- tura al dialogo.

Da dove deriva il titolo?

“Fratelli tut- ti” è un’espressione di san Francesco. Il san- to l’utilizzava per proporre una forma di vita dal sapore di Vangelo. San Francesco invita- va tutti gli uomini e le donne ad un amore che vada al di là della geografia e dello spazio.

Cosa propone?

È una Enciclica sociale dedicata alla fraternità e all’amicizia sociale.

si sofferma sulla dimensione universa- le della dottrina sull’amore fraterno

riflettere per reagire con un nuovo so- gno di fraternità e di amicizia sociale

“È un’enciclica di sistematizzazione del pensiero che Papa Francesco è andato ela- borando e diffondendo in questi sette anni di pontificato, per portarlo a sistema in maniera approfondita. E’ un punto di arrivo nel ma- gistero di Papa Francesco, dove la parola chiave è fraternità. Il Papa, infatti, parla sempre di fraternità e non di fratellanza: si tratta di una precisazione necessaria, perché la fratellanza è un concetto tipico dell’Illu- minismo, che la concepisce come qualcosa che viene dal basso, cioè un’esigenza della specie umana. La fraternità, invece, viene dall’alto; è il riconoscimento della paternità

Fratelli tutti “Saldi nella speranza”

di Dio: siamo fratelli in quanto figli di un unico padre. Men- tre la fratellanza è basata, per il suo funzionamento, sull’idea di mu- tuo aiuto, la fraterni-

tà poggia sulla reciprocità, che è un

prendere senza togliere” (da una intervista al professor Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali).

Ecco alcune frasi introduttive dell’enci- clica. “Le questioni legate alla fraternità e all’amicizia sociale sono sempre state tra le mie preoccupazioni. Consegno questa Enciclica sociale come un umile appor- to alla riflessione, in dialogo con tutte le persone di buona volontà. Proprio mentre stavo scrivendo questa lettera, ha fatto irru- zione in maniera inattesa la pandemia del Covid-19, che ha messo in luce le nostre false sicurezze. Al di là delle varie risposte che hanno dato i diversi Paesi, è apparsa evidente l’incapacità di agire insieme; si è verificata una frammentazione che ha reso più difficile risolvere i problemi che ci toccano tutti. Desidero tanto che, in questo tempo che ci è dato di vivere, riconoscendo la dignità di ogni persona umana, possiamo far rinascere tra tutti un’aspirazione mon- diale alla fraternità.

Nessuno può affrontare la vita in modo isolato. Sogniamo un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli”. ■

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Un titolo, “Saldi nella speranza”, e tre parole chiave: ascolto, dialogo, sinodalità:

è la lettera pastorale che il vescovo Michele Tomasi ha consegnato la sera del 27 no- vembre in Cattedrale a un gruppo di fedeli e poi a tutte le parrocchie della diocesi. Vuole fornire una chiave di lettura e un piano di lavoro per i prossimi mesi.

“La lettera che oggi vi consegno – e attraverso voi a tutta la Diocesi – nella sua povertà è un invito a vivere intensamente e senza risparmio di sé questo nostro tempo.

Non sarà tanto importante cosa faremo, ma come riusciranno le nostre comunità e come riuscirà ciascuno di noi a essere te- stimoni di speranza a servizio della vita” ha sottolineato monsignor Tomasi.

“Ogni nostra attività può essere oc-

casione di incontro con Cristo e servizio all’uomo, però ciascuna corre anche il rischio di essere occasione di egoismo, personale o di gruppo, se non sappiamo cogliere l’appello di conversione

che in essa risuona”.

Per riuscire a essere fedeli e creativi, da discepoli di Cristo, il Vescovo ha sug-

gerito alcuni criteri di ascolto, in base ai quali verificare le azioni e i percorsi:

l’ascolto della Parola di Dio e la sua «in- carnazione» negli stili di vita; l’ascolto

della Chiesa; l’ascolto dei poveri; l’a- scolto reciproco; l’ascolto della storia.

“Ascolto, dialogo, sinodalità. So- no le parole che consegno a me e

a voi - ha detto il Vescovo -, per un cammino comune della nostra Chie-

sa, assieme agli uomini e alle don- ne di questo nostro tempo, senza

barriere, senza distinzioni, senza preclusioni: davvero «Fratelli tutti»

perché Figli dello stesso Padre. ■

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I SACRAMENTI IN TEMPO DI PANDEMIA I SACRAMENTI IN TEMPO DI PANDEMIA

Domenica 6 dicembre 2020

Prima comunione

pandemia. Preghiamo perché la grazia del Ri-

sorto, dia luce, calore, energia all’oggi di questi nostri ragazzi e al loro domani.

I

n questi tempi così difficili trenta ragaz- zi di quinta elementare hanno ricevuto per la prima volta Gesù Eucarestia.

Non mancava nessuno, nonostante la

Bergantin Alessandra Bosello Gioele Borile Thomas Cagnin Irene Cesarato Mattia Calzavara Marysol Curatolo Sofia Cuogo Gloria

De Marchi Lorenzo (di Nereo) De Marchi Lorenzo (di Alberto)

De Palma Alice Di Marino luigi De Santi Rachele Donola Leonardo Favaro Angelica Giacomelli Nicolò Lazzaro Panizzon Alice Loshi Matteo

Lula Marinella Marazzato Mattia

Marku Melania Miatto Greta

Muffato Sofia Emma Morosin Alessio Pascali Sofia Adele Rubinato Alessandro Russo Irene

Valotto Andrea Vedovato Davide Zin Greta

FOTO DA PIERO

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IL VICARIO GENERALE DELLA DIOCESI DI TREVISO IL VICARIO GENERALE DELLA DIOCESI DI TREVISO

A

driano Cevolotto è nato a Roncade il 24 aprile 1958, dopo l’ordinazione presbiterale avvenuta nel 1984 viene inviato come vicario parrocchiale a Santa Maria della Pieve in Castelfranco. Nel 1986 viene nominato educatore nella Comunità giovanile del Seminario vescovile diocesa- no e nel 1989 segretario del vescovo. Con- seguita la licenza in Teologia nel 1999 inizia la docenza presso lo Studio Teologico.

Delegato vescovile per la formazione del clero del primo quinquennio nel novem-

bre 2000 diventa Rettore del Seminario ve- scovile fino al 2005 quando viene nominato parroco di Santa Maria della Pieve in Ca- stelfranco Veneto e successivamente della parrocchia di San Liberale in Castelfranco.

Monsignor Cevolotto ha salutato i fedeli presenti in cattedrale con queste parole:

«La sensazione è di essere di fronte a una parete in montagna e di non vedere appigli, ma poi si comincia a salire e un po’ alla volta la strada si apre».

Il neovescovo ha poi ringraziato il Santo

Monsignor Adriano Cevolotto

nuovo vescovo di Piacenza-Bobbio

Padre «per la fiducia che ha espresso nella mia persona. Quello che sono lo devo a questa terra. Grazie a questa mia diocesi, a questo presbiterio che mi hanno generato alla fede e plasmato nella mia identità pre- sbiterale.

Tutte le persone incontrate, le realtà, le associazioni sono state come le dita delle mani del vasaio, il Signore, di cui lui si è ser- vito. Penso con gratitudine a questa storia.

Pregate per me. È una bella sfida quella che ci attende in questo tornante della storia.

Ho inviato un messaggio alla Chiesa di Piacenza Bobbio, esprimendo il desiderio di fare insieme questo cammino. Il Signore della storia ci sostenga ad osare».

Ecco alcuni stralci del suo messaggio alla sua nuova diocesi: «Oggi il Risorto si affaccia alla mia esistenza di prete con una nuova vocazione: una chiamata a seguirlo che prevede un lasciare ed insieme è so- stenuta da una promessa. La promessa di un centuplo. Ma questo centuplo c’è già!

Siete voi. La promessa la vivremo insieme.

La promessa del Signore è una Chiesa con una lunga storia sulla quale desideriamo costruire il futuro in una memoria grata».

E riferendosi alla pandemia che ha col- pito duramente il territorio piacentino, mon- signor Cevolotto scrive: «Giungo tra voi e trovo una comunità cristiana e presbiterale segnata dal lutto. Ma allo stesso tempo attraversata e rafforzata dalla testimonianza di carità e di dedizione di tante persone.

Il mio saluto va innanzitutto a chi è stato attraversato nella propria carne e nei propri affetti dalla sofferenza». ■

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Bonora Celine Costa Bano Andrea De Marchi Francesca Gallo Mattia

Gambalonga Alessia Helmi Veronica Maran Alberto Marino Luca

Marku Gjulia Merlo Sara

Modenato Caterina Novello Alberto Pellegrino Enrico Perin Gabriel Perin Lucrezia Pilotto Mariasole

Russo Giulia Sorato Miriam Stefanutto Giacomo Stocco Maria Maddalena Testa Sofia

Vedovato Andrea Zacchello Celeste Zecchini Matilda

FOTO DA PIERO

I SACRAMENTI IN TEMPO DI PANDEMIA I SACRAMENTI IN TEMPO DI PANDEMIA

Sabato 21 novembre 2020

Confermati nella fede con la Cresima

Q

uest’anno in cui il mondo è “cambia- to” a causa della pandemia, la cele- brazione eucaristica con il rito della Confermazione ha “visto” alcune novità: a presiedere la cerimonia è stato delegato dalla Curia il nostro parroco don Germino che per la prima volta, con entusiasmo e trepidazione si è cimentato anche in que- sta “impresa”. Sono state poi rispettate, in ottemperanza alle disposizioni anti-Covid, tutte le misure anti-contagio previste per permettere alle famiglie di assistere alla ce- lebrazione in sicurezza e serenità.

Dei 24 cresimandi solo18 l’hanno ricevu-

ta sabato 21 novembre, gli altri 6 la riceve- ranno il 20 dicembre.

I ragazzi anche se “nascosti” dalla ma- scherina erano visibilmente emozionati e felici di arrivare ad un traguardo: in realtà più che ad un traguardo dovremmo dire che sono giunti ad una nuova tappa del loro cammino di fede, da confermati nello Spirito Santo e testimoni di Gesù.

Noi catechiste insieme al nostro parroco ringraziamo il Signore che ci ha chiamato a camminare con loro in questi anni.

Abbiamo condiviso gioie e fatiche, i

loro piccoli e grandi interrogativi sulla vita

Domenica 15 novembre 2020

Festa del perdono

Q

uest’anno è arrivato un insidioso nemico, che si chiama coronavirus, e che ha scombussolato tutti i nostri piani, per cui, prima di Pasqua, non abbia- mo potuto celebrare questo momento, serio e gioioso nello stesso tempo.

Nonostante ciò domenica 15 novembre un gruppo numeroso di ragazzi di quarta ele-

Barbiero Mattia Bonandini Cristina Bugin Noemi Cosma Giulia Da Rin Valentino De Luca Michael De Marchi Amy Fasan Alessandro

Fassina Aurora

Gambalonga Valentina Marallato Aurora Michieletto Alberto Michieletto Giuseppe Pellegrino Lorenzo Pera Leandro Rebeschini Eros

Reinoso Juanita Soledad Rigo Matteo

Russo Francesca Scantamburlo Emma Sorato Susanna

Tombacco Ambra Linda Turin Giacomo

Zennaro Emma ci hanno messo spesso in discussione ma

i loro sorrisi e il loro entusiasmo ci hanno riempito il cuore.

Auguriamo a tutti questi ragazzi di “colo- rare” la loro vita e quella delle persone che incontreranno, con i colori della speranza, della pace, della gioia, dell’amore affinché siano sempre capaci di “volare” in alto.

Ecco alcune delle riflessioni dei neo- cresimati:

“mi sono avvicinata di più a Dio che è diventato per me un amico”

“durante il mio percorso per ricevere la Cresima ho fatto amicizia con Dio. Ho imparato a stare con Lui, divertendomi e acculturandomi maggiormente”

“la Cresima mi ha aiutato ad avvicinar- mi a Dio e a rafforzare il legame d’amicizia con Lui. Quando ho ricevuto l’ostia consa- crata il mio cuore si è colmato di energia po- sitiva e mi sono sentita più saggia e matura”

“ho sentito una forza indescrivibile che entrava dentro di me. Ora sono un vero testimone di Gesù”

“quando la mia fede è stata riconfer- mata il giorno della S. Cresima, mi sono sentita, forse per la prima volta, amata an- cora di più da Dio e da Gesù”

“il giorno della Cresima mi sono senti- to rinascere, il mio cuore è pieno di gioia da regalare agli altri”

“lo Spirito Santo mi ha resa più forte”.

mentare ha potuto celebrare il sacra- mento del Perdo- no. Non erano tutti a causa della pande-

mia. Per quelli che non avevano

potuto essere presenti c’è stata una celebra- zione riservata a loro sabato 12 dicembre.

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27 GIUGNO 2020: ORDINAZIONE DIACONALE DI MATTIA AGOSTINI 27 GIUGNO 2020: ORDINAZIONE DIACONALE DI MATTIA AGOSTINI

La meta è la felicità, la strada è il dono di sé

Il nuovo Messale in italiano Il nuovo Messale in italiano

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“N

on so che cosa Dio voglia rea- lizzare attraverso di me, ma non ho motivo di preoccuparmene”.

Sono le parole di santa Teresa Benedetta della Croce che hanno accompagnato i miei primi titubanti passi in seminario, nella Co- munità Teologica. E, a distanza di otto anni, posso dire che mi ritrovo in queste parole.

Sì, perché il Signore Gesù mi ha dimostrato la sua fedeltà, conducendomi un po’ alla volta verso questo “Eccomi” a Lui e alla Chiesa nell’ordinazione diaconale vissuta sabato 27 giugno. Nel tempio di San Nicolò a Treviso, assieme a Riccardo Marchiori, originario di Spinea, e a don Samuele Mo- ro, originario della parrocchia di Quinto di Treviso, abbiamo vissuto, io e Riccardo la grazia del diaconato e don Samuele quella del presbiterato, nella certezza che la no- stra vita è ogni giorno plasmata e guidata da questo dono dello Spirito Santo. Devo ammettere che nei giorni precedenti c’era una certa agitazione in me, ma poi quando sono entrato in chiesa sono stato abitato

da grande pace e gratitudine. Ci sono stati alcuni passaggi del rito dell’ordinazione che per me sono stati molto significativi e coinvolgenti. Ricordo soprattutto il gesto di prostrarmi a terra, perché mi ha richiamato la totale disponibilità con la quale mettermi a servizio di Cristo e della Chiesa. È bello anche che questo momento sia accompa- gnato dalla preghiera dei santi, perché mi ha fatto sentire in comunione anche con la Chiesa celeste. È come se mi fossi sentito dire: “Mattia, non sei da solo, preghiamo anche noi per te, non aver paura!”. Sono stato contento di vivere insieme l’ordinazio- ne presbiterale di don Samuele, con il quale ho trascorso questi anni di seminario... Il di Mattia Agostini

Le ordinazioni sono una grazia per la Chiesa, un momento di festa, ma anche un segno di speranza in questo periodo particolarmente faticoso per tutti.

Mattia Agostini ci consegna una sua riflessione nell’occasione di questo importante momento.

Signore in questo cammino mi ha donato anche compagni di strada preziosi!

Ma come vivere bene questo dono? Il vescovo Michele, nell’omelia, ci ha dato un suggerimento importante: “la meta è la feli- cità. La strada è il dono di sé. La meta è Dio.

La strada è Dio. Perché il fondamento di tutto è Dio”. E proprio a Dio, a Cristo Gesù

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domenica 29 novembre, prima domenica di Avvento, è entrato in vigore l’ultima edizione del Messale Romano

tradotto in lingua ita- liana. Le novità del Messale riguarda- no principalmente la nuova traduzione e alcune aggiunte e ag- giornamenti.

La nuova traduzio- ne è il segno, sempre costante nella storia dei libri liturgici, che la Chiesa procede nel proprio cammino di fedeltà a Cristo suo Signore cercando di adattare i libri che gui- dano le celebrazioni nel tempo presente.

Le piccole e grandi novità in esso con- tenute saranno oc- casione propizia per il rinnovamento della celebrazione Eucari-

amante della vita, va tutta la gratitudine e la fiducia per averci affidato questa missione di annunciarlo a tutti, di essere segno del Suo amore e della Sua vicinanza.

Un grazie di cuore va anche a voi, comunità di Massanzago, per la cura e l’affetto con cui mi avete accompagnato in

questi anni! ■

stica nella nostra parrocchia.

Ecco le principali novità e aggior- namenti:

FOTO DA PIERO

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VIVERE IL TEMPO CHE CI È DATO DI VIVERE UN RAGAZZO NORMALE MODELLO DI SANTITÀ

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mozionante, partecipata e soprattutto condivisa. Così si è svolta sabato 10 ottobre ad Assisi la cerimonia di beati- ficazione di Carlo Acutis, il ragazzo milanese morto il 12 ottobre 2006, a 15 anni. Circa tre- mila persone sono accorse ad Assisi da molte

parti del mondo. La fama di santità di Carlo, infatti, nel breve tempo trascorso dalla sua prematura scomparsa causata da una leu- cemia fulminante, è arrivata ai quattro angoli della terra. Come ha raccontato nell’omelia il cardinale Agostino Vallini, che ha presieduto la celebrazione, Carlo era un ragazzo spon- taneo, semplice, amava la natura, appassio- nato di informatica, da autodidatta costruiva programmi per trasmettere e annunciare il Vangelo, come ha ricordato anche il Santo Padre nell’esortazione apostolica post-sino- dale indirizzata ai giovani, «Christus vivit». Fin da bambino sentiva il bisogno della fede e aveva lo sguardo fisso su Gesù.

Diceva spesso che l’Eucaristia era la sua

«autostrada per il Cielo», frase tra le sue più conosciute. Non è frequente vedere a una cerimonia di beatificazione i genitori e i fra- telli di un beato, ed è toccante il momento in cui i genitori Andrea e Antonia portano in processione la reliquia del cuore di Carlo, posta accanto all’altare durante la celebra- zione. Carlo, già acclamato da alcuni come

«il santo protettore di internet», voleva at- trarre quante più persone a Gesù Eucaristia e per questo aveva anche ideato la mostra sui miracoli eucaristici che ha fatto il giro del mondo. Il miracolo decisivo per la sua beatificazione è accaduto in Brasile, nello Stato del Mato Grosso do Sul dove un bambino di 4 anni affetto da una gravissi- ma malformazione, il pancreas biforcuto, e in fin di vita, si è visto guarito nel giro di pochi giorni dopo essere entrato in contat- to con alcune reliquie di Carlo.

La storia di questo ragazzo dei giorni nostri ha fatto rapidamente il giro del mon- do. Carlo si abbandonò alla Provvidenza durante la fulminante leucemia, desideroso di andare dritto in Paradiso senza passare per il Purgatorio. Questo desiderava e que- sto chiese a Dio, offrendo le sue sofferenze per il Papa e per la Chiesa, quando capì che la sua salute era molto compromessa.

È bello vedere la sua immagine sorridente, viva e rassicurante nella basilica superiore di San Francesco: il quindicenne e il Pove- rello, due amici di Dio legati dall’amore per ogni creatura, e desiderosi di «essere uniti a Dio», che era il programma di vita dichia- rato di Carlo. La Chiesa ora lo ha ascritto tra i beati, e la sua memoria liturgica è stata fissata il 12 ottobre, giorno della sua nasci-

ta al cielo. ■

Carlo Acutis proclamato beato

di Mariangela Musolino

Dall

Dall’’ACR un invito alla speranza ACR un invito alla speranza

Q

uando è iniziato il percorso di Azione Cattolica, ad ottobre 2019, nessuno si sarebbe aspettato un anno così particolare e insolito. Anche l’AC, infatti, si è dovuta fermare a febbraio per affrontare la pandemia che ci ha colpito e che ha messo in ginocchio il mondo intero.

Inizialmente abbiamo vissuto questo stop degli incontri con i bambini e ragazzi con timore, spaventati dagli avvenimenti che ci circondavano e con senso di im- potenza per non poter dare un contributo valido ed efficace per svoltare la pagina negativa in cui ci siamo ritrovati.

Le notizie che ci giungevano non da- vano la speranza di un cambiamento in positivo, e allora siamo stati noi, con i ragazzi a decidere di portare un po’ di luce nella quotidianità. Abbiamo ripreso a vederci in videochiamata, a sentirci per telefono, abbiamo partecipato a momen- ti di preghiera sia di collaborazione che diocesane in occasione della Pasqua.

Siamo onesti, gli incontri forse perdono la loro efficacia se non fatti in presenza, di- ventano molto più difficili e perdono della spontaneità che sempre lì caratterizzavano, ma è stato comunque divertente e confor- tante per tutti potersi rivedere e risentire e forse questo non ha fatto perdere quello che sono i valori dell’AC: la comunione, la spiritualità, la corresponsabilità associativa.

Con l’arrivo dell’estate, poi, abbiamo po- tuto ripensare ancora una volta il percorso.

In mancanze di vere e proprie attività estive, abbiamo pensato di riproporre momenti tipici dei campiscuola in oratorio. Insieme ai giovanissimi e giovani siamo riusciti a or- ganizzare delle serate di convivialità, gioco, collaborazione, divertimento senza dover rinunciare alla sicurezza di tutti. Sono state serate semplici, le abbiamo volute semplici, che ricalcassero quei momenti a cui tutti noi, educatori e giovanissimi, teniamo tanto.

Siamo rimasti meravigliati di come, nono- stante il tempo passato senza un vero e pro- prio contatto, una volta ritrovati sembrava che i mesi di lockdown non ci fossero stati.

Ma ora l’inverno è arrivato.

Far parte dell’AC non vuol dire solo far parte di un gruppo, condividere esperienze, emozioni, preghiere, idee. Essere un giovane di AC vuol dire anche avere un ruolo nella so- cietà, vuol dire portare testimonianza del Si- gnore e del gruppo di cui si fa parte anche al di fuori delle stanze dell’oratorio, vuol dire com- portarsi con responsabilità civile e cristiana.

Tenendo questo a mente e ricavandoci mol- ti momenti di riflessione, abbiamo deciso di ricominciare le nostre attività. Non ce la sentiamo di trovarci in presenza, no- nostante le norme ce lo permettano, ma sicuramente stiamo lavorando molto per poter percorrere il nostro cammino nella miglior maniera possibile, cercando di con- tinuare a condividere nella fede l’amicizia e il sostegno reciproco, di cura e fraternità.

Come educatori, abbiamo anche deciso a cura degli educatori ACR

perché a vincere non siano i virus

della sfiducia, della paura, dell’oblio

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sapere e di saper fare passa inevitabilmen- te dalla relazione personale che il docente instaura con gli studenti... Una relazione che diventa “impersonale “ se mediata da un monitor;

5. La Didattica a Distanza, o Integrata, è una risposta ad uno stato di emergenza.

Non può essere considerata come il modo normale di fare e vivere la scuola;

6. Soprattutto nel lockdown di prima- vera, la parte migliore, al netto di qualche più o meno simpatico nullafacente, sono stati proprio gli studenti. In particolare i più grandi che hanno sentito fisicamente la mancanza e l’importanza della scuola;

7. I docenti, anche qua al netto di rispo- ste inadeguate e di qualche cialtroneria di troppo, hanno dato prova di responsabilità e di senso di autoaggiornamento, nel met- tersi in gioco con questa sfida;

8. La scuola è, oltre che un luogo di trasmissione di conoscenze, un luogo edu- cativo e di crescita comunitaria: togliere

VIVERE IL TEMPO CHE CI È DATO DI VIVERE

di sfruttare questo tempo di riflessione per rimetterci in gioco e ripensare la nostra for- mazione personale e come educatori. Una volta al mese, con la guida di Don Giovanni ci ricaviamo del tempo per noi, per il gruppo, per crescere.

Cosa vuol dire questo? Che forse per i prossimi mesi non ci vedrete in oratorio, ma l’AC non si ferma. In questo periodo è ritornata ad abitare in un altro luogo fertile, che spesso diamo per scontato: le famiglie di ogni ragazzo, giovanissimo, giovane ade-

rente. A presto! ■

Il Covid 19 raccontato dai ragazzi

S

i è tenuta venerdì 18 settembre, nel Parco degli Alberi Parlanti di Treviso la festa di premiazione dei vincitori del concorso “Racconto che ho vissuto... Covid 19”, indetto dal settimanale diocesano “La vita del popolo” di Treviso e dall’Ufficio dioce- sano per l’insegnamento della religione catto- lica. Quasi 200 i giovani scrittori presenti su 332 partecipanti al concorso, in rappresen- tanza di 130 scuole del territorio diocesano.

Molti anche gli insegnanti di religione che hanno diffuso il concorso tra i propri alunni e hanno voluto condividere fino in fondo con i loro studenti questa emozione.

Ad attendere i partecipanti, tutte le pro- cedure di sicurezza (misurazione della feb-

bre e sanificazione della mani).

Anche la scuola media di Massanzago con l’incoraggiamento dell’insegnante di religione ha partecipato a questo concorso piazzandosi in ottima posizione. Porceddu Michael di seconda media è arrivato alla fase finale.

Applausi per i vincitori e i finalisti di ogni classe, ma l’applauso più grande è stato indirizzato a tutti questi ragazzi che hanno voluto condividere questa esperienza della pandemia, le loro scoperte e le loro emozio- ni, belle e brutte. Il saluto finale è stato un

“arrivederci”, magari per un altro concorso che non sia, però, legato a nuove emergen-

ze sanitarie! ■

diversamente colorate, si sono dovuti pie- gare ancora alla DAD, o alla DID (Didattica Integrata a Distanza)... Evviva gli acronimi!

Speravamo e invece eccoci qua a fare i conti con l’insegnamento mediato da uno strumento.

E allora ecco alcune considerazioni, a mo di lista in 10 punti, che fa molto ten- denza:

1. È assolutamente vero che, come ri- cordava papa Francesco, siamo tutti sulla stessa barca; ma è il posto nella barca che non è lo stesso per tutti;

2. Con la DAD siamo entrati nelle case dei nostri studenti, spesso li abbiamo ascol- tati: e si è capito che un conto è abitare in una casa singola con giardino (magari ampio) un altro abitare in un appartamento in cinque, di cui tre studenti che devono

“conquistarsi” un computer, e uno spazio, per la lezione;

3. La connessione, indispensabile per la DAD, non ha la stessa efficacia e velocità per tutti. Come non ha la stessa velocità e

“campo” in tutti gli angoli dei nostri Comuni;

4. La trasmissione di conoscenze, di

La scuola ai tempi del lockdown

di Eugenio De Marchi

l’andare a scuola significa privare bambini e ragazzi dell’esperienza bella ed esaltan- te, a volte difficile e scontrosa, dell’essere gruppo classe;

9. Per le superiori, almeno le classi prime si sarebbero potute mantenere in presenza: per tutti gli studenti entrare alle superiori è un capovolgimento e spesso uno stravolgimento dei propri orizzonti con insegnanti, compagni, materie e ambienti nuovi e da esplorare. E la classe prima ce- menta legami e senso di appartenenza che a distanza rischiano di essere labili;

10. E infine, la DAD - o DID - ci ha per- messo anche di cogliere un senso di ironica geniale follia negli studenti che, soprattutto alla prima connessione di giornata catapul- tati dal letto al computer, si sono inventati stratagemmi e strategie per lavarsi il viso, abbandonare il pigiama, fare colazione, il tutto dando l’impressione di seguire la lezio- ne. Fosse una materia, l’arte di arrangiarsi sarebbe di questi studenti sarebbe da 10. ■

C

hi non ricorda le immagini potenti e drammatiche di papa Francesco, che prega per la salute del mondo in una piazza san Pietro vuota e piovosa?

In quell’occasione il Papa ci ha ricordato con parole di grande intensità il nostro destino comune, da fratelli, usando l’im- magine conosciuta: nella tempesta siamo tutti nella stessa barca. E in questa barca c’è e ci deve essere la scuola che durante il lockdown di marzo-maggio, ha subito pesanti conseguenze, con gli studenti, dai più piccolo a quelli delle superiori, costretti alla famigerata DAD (Didattica A Distanza), davanti al monitor di un computer, tablet o smartphone. Speravamo davvero che le cose sarebbero andate meglio... Forse l’estate, che per la scuola ha sempre il sapore delle vacanze da libri e banchi e (so- prattutto) professori, ci aveva illuso che no, una nuova chiusura delle scuole non era più possibile. E Invece, di nuovo, gli istituti su- periori in blocco, e le medie in alcune zone

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E

questa volta è per sempre! Le suore Maestre di santa Dorotea figlie dei Sacri Cuori dopo 85 anni di signifi- cativa presenza a Massanzago, lasciano la parrocchia. E domenica 26 luglio, nella santa messa delle 10.30 presieduta da monsignor Giuseppe Rizzo, la comunità ha salutato le suore. E un momento che è si triste, perché la presenza delle suore, famigliarmente chiamate “Dorotee”, in pa- ese è stata importante e significativa, ma è soprattutto un tempo per ringraziare prima di tutto il Signore e per le suore per quanto hanno fatto in questi 85 anni sia in termini di educazione, accompagnamento, presenza e soprattutto testimonianza. Infatti non c’è praticamente nessuno che, nato a Massan- zago, non abbia aneddoti o ricordi della

DOMENICA 26 LUGLIO 2020 DOMENICA 26 LUGLIO 2020

Massanzago ringrazia e saluta le suore

di Eugenio De Marchi scuola dell’infanzia e nel nominare (senza andare proprio alle origini), suor Dolores, suor Marina, suor Nives, suor Federica e poi suor Rosaria, suor Tarcisia, suor Dani- la, solo per fare qualche nome di religiose passate per la nostra comunità, non vada con la memoria agli anni dell’infanzia e della scuola materna e non ne ricordi i volti.

Infatti le suore maestre di santa Dorotea arrivano a Massanzago il 18 settembre 1935 chiamate dall’allora parroco don Giovanni Dal Poz per gestire l’asilo infantile “Sa- vardo”, sorto grazie alla generosità della nobildonna Maria Savardo. E da subito la presenza delle Suore non si limita all’asilo, ma attivano anche corsi di doposcuola e momenti formativi per le ragazze del paese. Ma la loro storia è legata anche alla camiceria, un laboratorio che il parroco don Beniamino Fantinato in collaborazione con ditte esterne, aveva voluto per dare un lavoro alle ragazze del posto e che era

reso anche formati- vo per la presenza della suore. Scuola materna, laborato- rio, animazione li- turgica, presenza di testimonianza…

Le suore a Mas- sanzago sono sem- pre state un capo- saldo insostituibile e la loro testimonian- za ha fatto fiorire, anche molte voca- zioni religiose e ha contribuito a far cre- scere la devozione a

Suor Lucia, lasciato Massanzago a fine luglio 2020 per la chiusura della comunità, è stata mandata a Brendola (VI) in una casa di riposo per suore anziane. Ora invia una lettera di ringraziamento e di saluto a tutta la comunità parrocchiale.

“Quando nel luglio del 2019 abbiamo saputo dalla Madre provinciale che a fine luglio 2020 la comunità delle suore Doro- tee di Massanzago sarebbe stata chiusa, subito vedevo la data lontana, poi con il passare dei mesi cominciavo a rendermi conto della realtà. Con i miei pensieri riper- correvo i 29 anni trascorsi a Massanzago, i tanti bambini e genitori incontrati, le tante persone conosciute. A tutti devo un forte GRAZIE per avermi accettata in questa permanenza a Massanzago. Dopo questo ho cominciato a pensare a come spendere la mia vita rendendomi ancora utile. Mi è

sembrato che a Brendola poteva essere il posto giusto. Qui ci sono consorelle anziane e ammalate che hanno speso la loro vita a servizio degli altri. Perciò dare loro un sorriso, un saluto, un pic- colo gesto di attenzione mi è sembrata la cosa più bella. Non si può amare Dio se non si ama il fratello o la sorella che è vicino. Mi affido alla Madonna perché mi sostenga. Con questi sentimenti e assicurandovi che vi porto nel cuore, il Santo Natale sarà sempre nuovo e sempre più bello.Un forte abbraccio a

tutti Suor Lucia”

Il saluto di suor Lucia Il saluto di suor Lucia

santa Maria Bertilla Boscardin, che proprio a Massanzago ha operato uno dei miracoli che l’hanno portata agli onori degli altari.

Per cui era più che giustificato il rammarico del parroco don Luigi Pasinato e dell’in- tera comunità quando, il 28 agosto 1997 la comunità delle religiose lasciò il paese, lasciando la sola suor Lucia Molon alla dire- zione della Scuola Materna.

Ma il 2 febbraio 2012 grazie al tenace interessamento del parroco don GianPa- olo Bano le suore tornano a Massanzago, non più coinvolte direttamente nella Scuola Materna, ma nel servizio soprattutto dell’a- nimazione liturgica. Poi il primo settembre 2019, l’annuncio che la comunità sarà gra-

dualmente dismessa e così la superiora suor Olivetta e suora Anna salutano, la- sciando ancora per un anno suor Lucia e suor Adalisa.

Le cronache raccontano che quando le suore sono arrivate nel 1935 le campane hanno a lungo suonato a festa; e hanno suonato a distesa per il loro ritorno. Ora quel suono non sarà allegro e squillante, ma non può essere neppure triste perché più che il dispiacere della partenza della suore, è più forte il senso di affetto e gratitudine per quanto hanno seminato in 85 anni, per il loro servizio e soprattutto per la loro testi- monianza di donne consacrate, esperte di

umanità. ■

FOTO DA PIERO

FOTO DA PIERO

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missione come cuoca a Tezze di Arzignano, a Strà di Caldiero, a Prova di San Bonifacio, a Vicenza e infine a Treviso. Nel 1977 è stata trasferita a Vicenza, Casa “S. Bertilla”, oggi infermeria delle suore, dove ha svolto la sua missione di portinaia fino al 2017, aprendo soprattutto la porta del suo cuore a quanti bussavano per visitare le suore ammalate o comunque sofferenti. E lei accoglieva sempre tutti con sorriso, benevolenza e disponibilità.

Nel 2017 vi rimane come ammalata fino al 1° novembre 2020, giorno in cui il Signo- re l’ha chiamata a sé per annoverarla nella comunione dei santi.

TORNATE ALLA CASA DEL PADRE TORNATE ALLA CASA DEL PADRE

Testimoni generose di Cristo Testimoni generose di Cristo

D

i recente ci hanno lasciato e sono ritornate alla casa del Padre tre suore dorotee originarie del nostro paese e conosciute da molti di noi.

Vogliamo ricordarle ripercorrendo la loro vita per restare in comunione con loro e continuare ad attingere all’esempio e alla testimonianza che ci hanno lasciato.

Nata a Marostica (VI) da Luigi e Disse- gna Giovanna il 29 aprile 1922, ma ha vissuto a lungo con la sua famiglia a Mas- sanzago. È entrata nell’Istituo delle suore dorotee nel 1940.

Muore il 14 luglio 2019 a Brendola (Vicenza).

Svolse la sua missione soprattutto in opere educative. Dopo la professione fu a Montebello, poi nella scuola materna di San Pietro in Cariano e a Montemagré. Ri- coprì il ruolo di superiora, a Costalunga, a Santa Bona di Treviso, a Stigliano, a Istra- na e a Vicenza. Completò la sua missione a Genova e a Brendola nella casa natale di Santa Bertilla. Nel 2009, aumentando gli acciacchi dovuti all’età, fu accolta nella vicina comunità di “accoglienza”.

Sua caratteristica era vivere di fede. La sua vocazione nacque da uno sguardo po- sato sul quello di Gesù, del quadro del sacro Cuore che pareva le dicesse: guarda quanto ti ho amata. E sentì il desiderio di rispondere a quell’amore. Così seguì l’esempio di altre due sorelle già consacrate al Signore (Suor Pia Carla e suor Fidelis Costa).

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Affabile, rispettosa e cordiale, trasmet- teva ovunque pace e serenità: i suoi passi erano segnati dalla carità che faceva con tanta semplicità, portando ovunque il suo vivo senso di responsabilità e la sua fede profonda. Una suora testimonia di lei:

“Chissà quanta gioia avrà provato nell’in- contro col suo Signore”.

Nata a Massan- zago da Ferdinando e Benfatto Marianna il 6 novembre 1919, entrò dalle suore Do- rotee nel 1946

Muore a Vicenza l’11 giugno 2020.

Svolse la sua missione di “cuoca”

in varie comunità: nell’ospedale di Vicenza e Cittadella, poi nelle case di Pederobba, Lancenigo di Treviso, Lonigo, Marola, Ro- ma, Vicenza, in servizio presso la Basilica di Monte Berico e infine a Longara.

Per l’età avanzata e glì acciacchi, nel 2012 fu trasferita a Cittadella nella casa di riposo per suore anziane, e nel 2014 fu accolta nell’infermeria delle suore dorotee a Vicenza.

Sua caratteristica era la semplicità e la tranquillità. Come lei stessa affermava:

“nella semplicità di un servizio di cucina, ho sempre trovato il Signore quale centro della mia vita e da Lui ho attinto ogni gior- no ciò che era necessario per compiere le sua volontà”. Perciò mite e umile, ovun- que l’obbedienza la chiamava, svolse il suo servizio, con buon senso e saggezza, in silenziosa laboriosità, con tanto amore e generosità, accogliendo tutti e donan- dosi con responsabilità e dedizione a tutti, soprattutto ai più bisognosi.

Nasce a Mas- sanzago il 24 mag- gio 1935 da Ferdi- nando e Campi- gotto Maria ed entra dalle suore dorotee nel 1952.

Muore a Vicenza il 1° novembre 2020.

Ha svolto la sua

Novello Marcella suor Camillina

Gumiero Giuseppina suor Scolastica Costa Maria Lorenza

suor Pasqualina

Giubilei Giubilei di matrimonio di matrimonio

Il grazie a Dio

per il dono della fedeltà

Scattolin Angelo e Scattolin Maria 55°

Bortolato Lionello e Bernardi Concetta 45°

Forlin Gianni e De Marchi Donatella 40°

Bortolato Renzo e Boesso Oriana 40°

Carpin Claudio e Tonello Giannina 40°

Michieletto Primo e Bottagello Marina 40°

Agostini Marino e Dussin Franca 35°

Griggio Luigino e Scattolin Achillina 35°

Bustreo Claudio e Brion Mariangela 35°

Barea Giovanni e Barco Paola 30°

Michieletto Pierluigi e Griffoni Cristina 30°

Iodice Pasquale e Stevanato Francesca 30°

Giacomelli Federico e Pemaro Sabrina 25°

Pilotto Andrea e Cuogo Elisabetta 25°

Marino Carlo e Bertato Sabina 25°

Ciotti Daniele e Perin Lucia Maria 25°

Brucato Calogero e Cagnin Luisa 25°

Novello Cristian e Petrin Monica 20°

De Palma Angelo e Zacchelo Elisa 15°

Pastrello Alberto e Riondato Valentina 10°

DOMENICA 29 NOVEMBRE 2020

L’attenzione con la quale la festa è stata preparata spiritualmente te- stimonia la volontà di trasformare un evento privato all’interno della coppia e della famiglia in una straordinaria occasione di esperienza comunitaria.

Consapevoli che, soprattutto in questi tempi difficili e “precari”, è necessario testimoniare la validità e fattibilità di un

“impegno per sempre” davanti a Dio e alla comunità cui apparteniamo. Ecco i partecipanti:

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SCUOLA DELL’INFANZIA SAVARDO SCUOLA DELL’INFANZIA SAVARDO

L’

anno scolastico attuale è stato un anno molto particolare, segnato dall’arrivo di questa malattia che ha coinvolto tutto il mondo. In particolare, i bambini hanno vissuto la chiusura delle scuole da marzo a giugno: un lungo pe- riodo che, se da un lato ha permesso di riscoprire il valore della famiglia, del tempo lento, del risveglio della natura dopo la pau- sa invernale, dall’altro lato ha tolto qualsiasi forma di incontro con l’altro, di socializza- zione, di gioco condiviso.

Durante il mese di luglio abbiamo avuto la possibilità di aprire la scuola per i centri estivi e, per i bambini che hanno parteci- pato, è stata un’occasione per ritrovare alcuni dei propri amici e conoscerne di nuovi, riabbracciare le maestre e giocare

Coordinatrice e insegnanti

Ri-partiamo se ci ri-ascoltiamo

insieme dopo tanto tempo. Abbiamo potuto rincontrare anche i bambini dell’ultimo anno di Scuola dell’Infanzia che avevano perso il passaggio, quel ponte che solitamente si costruisce insieme per il viaggio verso la Scuola Primaria. Con loro abbiamo co- struito il filo dell’amicizia, un filo che è stato tagliato durante il periodo di assenza da scuola, ma che poi è stato ricucito e che ci legherà per sempre.

Poi è arrivato il tanto atteso settembre, con l’ambientamento dei bambini nuovi iscritti e con il ritorno dei bambini medi e grandi. Per chi aveva già frequentato la scuola, sicuramente ha trovato un ambiente diverso da prima, con spazi divisi, amicizie nuove e, per alcuni, insegnanti nuove. Ma l’entusiasmo di ritornare ha superato tutte le titubanze iniziali e i bambini si sono adattati subito alle nuove circostanze. Siamo riusciti a fare la festa per i nonni, la festa dell’Ange-

lo Custode e di San Martino, il tutto in modalità a distanza, ma con lo stesso entusiasmo e con la stessa gioia di ogni anno. I bambini han- no preparato tantissime sorprese da portare a casa.

Per quanto riguarda la program- mazione IRC (Insegnamento della Religione Cattolica), quest’anno ci sembrava doveroso porre l’attenzio- ne sull’ascolto: tutti, adulti e bambi- ni, avevamo bisogno di raccontare il senso dello smarrimento vissuto.

Improvvisamente, l’ascolto è quel- lo che ci ha resi prossimi. Questo senso corporeo dell’ascolto doveva essere riscoperto: il mio corpo si fa

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ascolto, che non è solo ascolto dell’altro, ma anche ascolto di come la natura riparte con noi che abbiamo imparato ad ascoltarla diversamente nel silenzio che abbiamo vis- suto: ecco che abbiamo inserito esperienze pratiche come la vendemmia, la scoperta delle pannocchie, la semina del frumento, osservazioni della natura che cambia.

Dopo averci ascoltato e dopo averci guardato, il nostro cuore è diventato spazio largo, profondo dove accogliere i racconti degli altri. Ed ecco che qui abbiamo in- serito il racconto della Parola di Dio: la Parabola del Seminatore. Lo scorso anno non abbiamo potuto terminare il viaggio dell’Arca di Noè, ma abbiamo voluto par- tire dalla costruzione di un mondo che era stato distrutto. La Parabola del Seminatore ci accompagnerà durante tutto l’anno sco- lastico: seminare per ri-costruire. Per la preparazione al Santo Natale partiamo pro- prio da Gesù come piccolo seme che non si stanca mai di scendere dentro ciascuno, di nascere, di essere presente lì dove c’è bisogno di lui, della sua vita. Il desiderio di Gesù di abitare nel nostro cuore, come il desiderio dei genitori di far spazio nella loro vita alla loro nascita. Anche i genitori verranno coinvolti in questo percorso, per- ché crediamo nell’importanza dei valori condivisi.

Nella seconda parte dell’anno ci sof- fermeremo sui doni ricevuti da Dio, che in noi ha seminato e che ogni giorno continua a seminare: è importante es- sere un terreno che fruttifica, perché Dio ci vuole felici, capaci di tirare fuori il meglio di noi. A noi il compito di svilupparli, mettendoli a disposi- zione degli altri, ma questo dipende da noi: per questo ci dona sempre

semi, mai frutti. ■

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Cronache dai paesi di missione in tempo di Covid

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a Vita del Popolo del 18 ottobre 2020 ci ha riportato la situazione dei missio- nari della nostra diocesi

Dal Brasile Nel periodo di pandemia abbiamo sospeso tutte le attività pastorali e ci siamo concentrati nell’azione caritativa.

Abbiamo cercato di “alimentare” ponti fra le varie realtà missionarie in modo di servire

meglio le persone che il Signore ci ha affidato.

Dal Paraguay Di fatto il paese è com- pletamente bloccato. Ciò che più è andato in crisi non è la fede, ma un certo modo di essere chiesa, perché tutto gira attorno alla liturgia e alla catechesi. Per fortuna, grazie a Dio, non si è bloccata la solidarietà.

Dall’Ecuador La pandemia ha messo

GRUPPO MISSIONARIO

GRUPPO MISSIONARIO

email: gmlaformica@libero.it - internet: www.gmlaformica.com

a nudo realtà che spesso rimangono oc- culte. Abbiamo visto il valore di coordinare maggiormente il lavoro della parrocchia con altre istituzioni e organismi.

Dal Perù Nonostante le misure di sicu- rezza, il virus si è diffuso molto e gli ospedali sono collassati. La pandemia si è diffusa inesorabilmente anche perché molti poveri che vivono in strada e i disoccupati si sono diretti verso le grandi città o all’interno del paese. Ci siamo attivati offrendo aiuti ali- mentari e sanitari.

Dal Ciad In questo angolo di Africa la vita è cambiata radicalmente con la pande- mia e così la modalità di essere chiesa. Ab- biamo celebrato solo in piccoli gruppi. Ora c’è il rischio che vengano trascurate altre epidemie come la malaria, l’AIDS e l’epatite, molto più diffuse da queste parti.

Dall’Europa Con il look down tutto si è fermato di colpo, ma si è creata una bella collaborazione tra le Caritas, le chiese di varie confessioni, le associazioni mussul- mane, laiche e i comuni. La sfida sarà riu- scire a continuare questa collaborazione nel rispondere ai bisogni delle persone. ■

La Comunità Missionaria di Villaregia, che con Carillo Volpato ha animato la Giornata Missionaria Mondiale di dome- nica 18 ottobre 2020, in collaborazione con l’associazione FOCSIV propone l’i- niziativa: Abbiamo riso per una cosa seria. È una campagna a favore dell’agri- coltura familiare in Italia e nel mondo co- me risposta alla fame e allo sfruttamento del lavoro, nonché come atto di tutela della biodiversità. Dalla vendita di riso in parrocchia si sono raccolti 425 euro.

CO.MI.VI.S. Onlus è una Ong nata

nel 2004 dalla Comunità di Villaregia con l’obiettivo di promuovere la crescita uma- na, culturale e sociale delle popolazioni del Sud del mondo, coinvolgendo le forze sociali ed ecclesiali locali per uno svilup- po integrale della persona e del territorio.

In Perù, Brasile, Messico, Burkina Fa- so, Costa d’Avorio, Mozambico ed Etio- pia realizza progetti rivolti alle fasce più emarginate della popolazione, che vivono in situazione di totale precarietà econo- mica e in assenza dei servizi essenziali.

È impegnata principalmente in ambito educativo, nel sostegno all’istruzione e nella formazione professionale dei giovani; inoltre realizza iniziative nel settore sanitario e per il recupero di minori carenti, la promozione della donna ed il microcredito. In Italia propone attivi- tà di formazione, informazione e di edu- cazione allo sviluppo e alla mondialità.

Sede legale: Via Borgo Rivoli 4, 45014 Porto Viro (Rovigo)

Tel. 0426 322608 - posta@comivis.org - www.comivis.org - facebook: @comivis

Sono almeno 260 milioni i cristiani perseguitati nel mondo. È la religione più perseguitata al mondo.

Nel 2019 2.983 cristiani sono stati uccisi per cause legate alla loro fede, così come oltre 9.400 chiese (ed edi- fici connessi) sono stati attaccati, de- moliti o chiusi. I rapimenti di cristiani sono stati 1.052 e sono state 5.294 le case e i negozi attaccati. Sconcer- tante poi il fenomeno delle violenze e degli abusi sessuali sistematici contro cristiani, donne e uomini. In tutto sono stati 8.537 i casi di abusi sessuali o stupri.

Nell’anno del Covid 19 il Gruppo Missionario “La Formica” non ha potuto realizzare alcuna iniziativa per aiutare i missionari. Eppure il bisogno nei paesi poveri e di missione è ancora maggiore perché la pandemia sta picchiando duro e i mezzi per fronteggiarla sono scarsi. Pure a livello di sensibilizzazione missionaria ogni possibilità è stata pre- clusa dal lockdown.

“La Formica” informa

Al termine di questo anno 2020 il Gruppo missionario “La Formica” ha de- ciso di chiudere ogni attività di aiuto e sensibilizzazione missionaria per il venir meno dei suoi componenti. Passata l’e- mergenza Covid e se ci saranno altre per- sone generose, disponibili e sensibili alla missionarietà, il gruppo missionario potrà riprendere. Eventuali offerte individuali saranno ugualmente inviate ai missionari.

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UN LIBRO SULLA VITA DI PADRE CESARE BANO

di Eugenio De Marchi

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a Comunità parrocchiale di Massanza- go ricorda con grande affetto la figura di Padre Cesare Bano, fratello dell’allo- ra parroco don Gianpaolo, missionario del Pime, che ha trascorso tra noi i suoi ultimi anni di vita, dal 2003 al 2008, attirandosi su- bito stima e simpatia per la grande umanità e l’arguzia, ma soprattutto per la sua storia personale di “patriarca missionario”.

E venerdì 23 ottobre scorso è stato presentato il libro su di lui dal titolo “In car-

cere per Cristo”, scritto dal nipote Stefano Zuanon, alla presenza anche del fratello don Gianpaolo Bano, che ripercorre, attraverso testimonianze, racconti, documenti e foto, le tappe salienti della vita di questo sacer- dote che ha saputo subire carcere e torture per Gesù Cristo.

Padre Cesare nasce a Loreggiola (Pa- dova) il 16 novembre 1918; fu consacrato sacerdote nella congregazione del Pime a 26 anni e nonostante il fortissimo desiderio di partire come missionario, solo due anni dopo, nel 1947, con altri otto confratelli potrà partire per la Cina in un viaggio per nave che dura due mesi. La destinazione di Padre Cesare è Xi’an, località resa cele- bre dall’esercito di soldati terracotta. Qui il compito è quello di annunciare Cristo, ma non solo: i missionari si dedicano anche all’assistenza socio-sanitaria e all’apertura di asili e orfanatrofi.

I missionari del Pime dapprima furono tollerati e poi apertamente perseguitati dal

Londrina 28 agosto 2003 Caro Cesare Bano

Pace e bene!

In mio nome in modo speciale e in nome di tutta la chiesa di Londrina desidero scriverle questa lettera di ringraziamento per il suo bello, fecondo e dedicato apostolato come parroco di Alvorada do Sul.

Quando nella bella Italia le domanderanno come è stato il suo lavoro in Brasile, dica che i Brasiliani ammirano molto la sua persona e la venerano come un quasi-martire nella chiesa e un benemerito missionario in terra brasiliana. Dica anche che noi Brasiliani desideriamo che tra i giovani sorgano altri Padre Cesare perché imitando il suo esempio possano continuare la missione di portare a tutti Cristo.

Con ringraziamenti e preghiere

 Albano Cavallin

Lettera pervenuta a Padre Cesare Bano, quando era già ospite del fratello don Gianpaolo nella canonica di Massanzago, da monsignor Albano Cavallin vescovo di Londrina, nato in Brasile da genitori italiani originari di Ospedaletto di Istrana.

In carcere per Cristo In carcere per Cristo

Sol e di molte altre cappelle nel territorio;

ricorda anche la costruzione dell’oratorio, della canonica e dell’albergo dos peregri- nos, un albergo del pellegrino aperto per chiunque non avesse un tetto o fosse sor- preso dalla notte.

In occasione del 60° di ordinazione sa- cerdotale padre Cesare affermava, citando San Paolo, di “aver combattuto la giusta battagli e di aver conservato la fede”, ma anche di attendere con grande fiducia il suo turno per l’incontro definitivo con Nostro Signore.

Il ricavato del libro “In Carcere per Cri- sto” è devoluto alle missioni. ■ regime di Mao Tse Tung.

Anche Padre Cesare fu accusato di essere spia degli americani, di esse- re un nullafacente, e di propagare falsità e su- perstizione e quindi fu imprigionato, torturato e poi espulso. Tornato in Italia e ristabilitosi fisica- mente e moralmente nel 1955 ripartì, questa volta per il Brasile: per 10 anni nello stato di San Paolo e poi dal 1965 per più di quarant’anni ad Alvorada do Sol (Aurora del sud), diocesi di Londrina nello stato del Paranà.

In questa comunità Padre Cesare ha accom- pagnato nella via del- la fede molte famiglie, seguendoli di padre in figlio, ha anche contribu- ito alla costruzione della chiesa di Alvorada do

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dicembre 2020 dicembre 2020

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L’

oratorio dedicato a Don Gio- vanni Bosco della parrocchia di Massanzago finalmente cambia volto e si propone ancor più come luogo ospitale ed attra- ente per i ragazzi. Dopo settimane di lavoro, grazie all’impegno dei ra- gazzi e adulti volontari, siamo pron- ti a presentare all’intera comunità la nuova facciata dell’oratorio che da oggi sarà decorata da un murales dedicato allo stesso Don Bosco e

4 NOVEMBRE 2019: CERIMONIA COMMEMORATIVA 4 NOVEMBRE 2019: CERIMONIA COMMEMORATIVA

BENEDIZIONE DELLA GROTTA DEDICATA A MARIA BENEDIZIONE DELLA GROTTA DEDICATA A MARIA

L’Oratorio Don Bosco cambia volto L’Oratorio Don Bosco cambia volto La Madonna dalle braccia aperte

La Madonna dalle braccia aperte

D

omenica 31 maggio alle ore 18,30, Solennità di Pentecoste e memoria della Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta, in una suggestiva cerimonia, dopo la celebrazione dell’eucaristia parte- cipata da numerosi fedeli, presso l’Oratorio

“Don Bosco” è stata benedetta la grotta dove abbiamo posto una statua della Ma- donna.

Nel nostro Oratorio, punto di incontro di gioco, di catechismo e di formazione non solo per bambini, ragazzi, adolescenti e giovani, ma anche per adulti e famiglie mancava un luogo di riferimento visibile che attirasse lo sguardo per rivolgere una preghiera a Maria. Da molto tempo si pen- sava di ricavare un angolo ben preparato e visibile dove porre la statua della Madonna, trovata in una stanza dell’Oratorio.

Poco prima della chiusura, a causa della

pandemia, è stata costruita una grotta a lato sinistro dell’ingresso dell’edificio, con pietre grezze, in parte donate dalla ditta De Marchi Nereo, ad opera di Bosello Adriano, coadiuvato da Perin Giuliano, due pensio- nati molto bravi.

Nelle ultime settimane di maggio, si è proceduto per completare i lavori con una teca in metallo, opera della ditta Salvatore Russo e verniciata dalla ditta MC Color di Marconato Renato e Laura;

e la posa di alcune piante ornamentali

È stata la voglia, il desiderio di sentire la costante e benevola presenza di una mamma, a portare un gruppo di geni- tori a realizzare il progetto di avere una Madonnina a vegliare sul nostro oratorio dedicato a Don Bosco.

Ed è stata proprio lei, la “nostra Ma- donnina” a farsi trovare in una di quelle stanze poco frequentate dell’oratorio, nascosta lì in un angolino.

Consegnata a mani esperte, è stata restaurata e il 31 maggio 2020 collocata nella sua grotta durante la cerimonia ce- lebrata da don Germino

Tale opera è stata resa possibile gra-

Dalle mamme dell’Oratorio

zie alla collaborazione delle famiglie che con impegno e costanza hanno organiz- zato e partecipato a raccolte fondi, come le “Riffe di Natale e Pasqua” o il torneo di calcetto, grazie agli artigiani, alle aziende e ai collaboratori che con il donare il pro- prio tempo, hanno reso possibile questa opera.

Ora semplicemente passando davanti all’oratorio le si può dedicare un saluto o una preghiera…. la “Nostra Madonnina”

veglia su di noi, sui nostri ragazzi, sulle no- stre famiglie e su tutta la nostra comunità . Davanti a lei possiamo sentirci vera- mente un’unica famiglia

di don Germino Zamprogna

offerte da Malvestio Silvano.

Non avendo un nome specifico, potrem- mo chiamare la statua: “Madonna dalle braccia aperte” per accogliere chiunque entra o si avvicina all’Oratorio per ricevere una benedizione e una sicura consolazione.

Si ringrazia tutte le persone che hanno contribuito per l’ideazione, la progetta- zione e la raccolta di fondi per realizzare questo progetto e inoltre coloro che hanno pulito e abbellito il luogo dell’Oratorio per

la cerimonia. ■

alla sua missione: trasmettere ai giovani la gioia dell’incontro con Dio «La gioia è la più bella creatura uscita dalle mani di Dio dopo l’amore...».

Un volto nuovo per un ora- torio per tutti con tutti, per condividere il faticoso percor- so della crescita umana e cri-

stiana. ■

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