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Academic year: 2022

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L

a normativa europea dell’ultimo decennio si è trovata costretta ad affrontare situazioni difficili legate a emergenze sanitarie come la TSE, le varie influenze e situazioni completamente nuove come la pubblica- zione del Pacchetto d’igiene.

Dal 2004 a oggi molto è stato fatto per comprendere i cambiamenti.

I piccoli mattatoi hanno corso per adeguarsi ai grandi intraprendendo un cam- mino astioso che ha lasciato molte vittime in campo, il benessere animale ha fatto la parte da leone, la mutazione più gravosa è stata l’istituzione del Decreto legislativo 194.

Nasce da una costola del Regolamento 882, ma a differenza di questo non riconosce una diversificazione tariffaria per le aziende a bassa capacità pro- duttiva e nemmeno tiene alcun conto dei fattori di rischio, né prevede benefit economici commisurati in base ai livelli di conformità traducibili in riduzioni delle tasse. Niente sgravi, solo aggravi fiscali per gli operatori del settore, sia che richiedano il nostro intervento, sia che non lo richiedano, come per i con- trolli rafforzati o quelli voluti dall’Uvac, una sovrattassa preliminare del 20%

da rivedere se l’importo versato non riesce a coprire i costi del Servizio, l’ag- giunta delle spese “correlate” che sono quelle amministrative, multe per chi non assolve al pagamento entro 60 giorni.

In un’infinita tabella, che associa capra e cavoli, si spazia dagli alimenti vege- tali agli stabilimenti che lavorano prodotti d’origine animale, senza alcuna indulgenza per l’industria delle carni che paga di più, perché paga anche per gli altri settori della catena alimentare, né per i piccoli produttori che sub- iscono tasse con importi superiori ai costi sostenuti per i controlli.

Il conteggio dell’imposta deve essere pagato in anticipo calcolando gli impor- ti sui quantitativi dell’anno precedente e, per i nuovi impianti, sul calcolo della stima prevista del lavoro che si intende svolgere (in bocca al lupo!).

Dopo aver gettato questa bomba, che mette in difficoltà sia chi deve riscuote- re, sia le piccole e medie imprese, costrette a pagare tasse simili alle ditte mul- tinazionali, il Governo delegato a legiferare sulle modalità di finanziamento tace, il Ministero elabora indicazioni applicative complesse e poco indicative, le Aziende sanitarie sono lasciate sole a far fronte alla situazione.

L’esclusione dal decreto di stabilimenti non riconosciuti a livello comunitario, presuppone, secondo questa logica tariffaria, la loro esenzione da qualsiasi controllo, perché non recuperabile il costo del servizio.

In un mercato che deve essere facile e felice per volontà comunitaria le pic- cole imprese vengono spazzate via e a noi viene imposto l’ingrato compito di fare il lavoro sporco: quello degli implacabili esattori.

È un peccato parlare di tutela dell’economia marginale e dei metodi tradizio- nali con un Decreto che chiede tasse a chiunque varchi la linea del commer- cio

(«... Alt, chi siete? Cosa portate? Sì, ma quanti siete?...un fiorino!... »).

È un peccato che in 11 Paesi della Comunità europea le entrate vengano incor- porate nel bilancio generale dello Stato e non destinate all’Autorità compe- tente come risorsa per i controlli ufficiali.

È un peccato che a sostituire lo stereotipo di “ spaghetti pasta e mandolino”

sia il Big Italy nel Paese del bel canto e della buona cucina.

Il peccato è un atto contrario alla ragione. Non resta che chiedere venia.

Peccato veniale

Pensieri critici di

Caterina Pennesi

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