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ICERCALodovico Domenichi (1515-1564)
Repertorio delle fonti e bibliografia degli studi e delle edizioni
Dottorando
A
LESSANDROT
EDESCOSupervisore
Chiar.mo Prof.
E
DOARDOR
OBERTOB
ARBIERISommario
Premessa...
7Capitolo I –Tavola Sinottica Bio-Bibliografica
Introduzione...
15
Nota sulla tipologia delle fonti inserite...
17
Nota sulle edizioni inserite... 21
Struttura delle schede ... 23
Legenda e Sigle ... 24
Schema biografico ... 25
Tavola Sinottica Bio-Bibliografica
... 30
Indice dei Contenuti della Tavola Sinottica ... 197Capitolo II – Bibliografia della bibliografia su Lodovico Domenichi
Indice ... 209
II.1. Le ragioni di un interesse ...
213II.2. Dal ’500 a oggi
... 214Nota sulle schede della bibliografia sul Domenichi ... 216
II.2.A
. Storie della letteratura, Bibliografie, Annali e Memorialistica ...
218II.2.B.
I primi studi del XIX secolo: Lodovico Domenichi eretico e plagiario ...
259II.2.C.
La prima metà del XX secolo: l’attenzione ai testi ...
269II.2.D.
La seconda metà del XX secolo: per una nuova biografia di Lodovico Domenichi ...
279II.2.E.
Studi contemporanei ...
286II.2.F.
Edizioni critiche e anastatiche ...
346Capitolo III – Lo scrittorio del Domenichi, analisi di due “casi editoriali”
III.1. Lodovico Domenichi, Giovanni Antonio Clario e la letteratura antiturchesca
... 353III.2. La fortuna editoriale della Riforma di Lodovico Domenichi all’Orlando Innamorato
... 372Capitolo IV – Bibliografia della produzione di Lodovico Domenichi
Nota introduttiva...
385
Struttura delle schede...
389
Sigle dei repertori bibliografici e dei cataloghi citati...
392
Schede bibliografiche
...
393 Indice dei Tipografi ...
663Tavola delle Abbreviazioni Bibliografiche (Bibliografia principale)
... 6677
Premessa
Ho capito innanzitutto che la bibliografia è lo strumento di informa-zione più importante ai fini della conoscenza. Mi sono reso conto che essa aiuta a superare quella chiusura sul piano geografico, e di conse-guenza sul piano culturale, che impedisce di vedere i problemi nel loro contesto generale, all’interno di relazioni – a volte sotterranee – e di
con-fronti che sono indispensabili per l’impostazione critica dello studio.
LUGI BALSAMO, A mo’ di congedo, «La Bibliofilia», CXIII, 2011, pp. 3-4
Il presente lavoro di tesi nasce dalla necessità di ordinare e rendere “strumento” la grande massa
di informazioni raccolte nel corso degli anni riguardo la vita e l’operato del poligrafo piacentino
Lodovico Domenichi (Piacenza 1515 – Pisa 1564). Informazioni che, come da titolo
dell’ela-borato, sono di varia natura: si va da quelle che possono essere considerate come minime
par-ticelle informative, le fonti – sotto forma di documenti d’archivio, lettere manoscritte, lettere a
stampa o nuncupatorie in edizioni antiche –, ai numerosi studi che sono stati realizzati sul
per-sonaggio di Lodovico Domenichi nel corso degli anni, fino a giungere alla grandissima mole di
testi su cui il Domenichi ha lavorato nel corso della sua attività, testi che si sono tradotti in
altrettante edizioni e riedizioni.
Figura complessa e poliedrica quella del Domenichi che con difficoltà si lascia
“imbri-gliare” dalla necessaria coerenza dettata dalla disciplina bibliografica; tale complessità è dettata
dal tipo di lavoro stesso svolto dal piacentino, sempre a cavallo tra produzione di opere proprie
(spesso dal carattere centonatorio), traduzione di testi della classicità, promozione di testi e
autori presso i tipografi con cui collaborava e curatela di opere altrui (o semplice correzione dei
testi delle bozze). Figura che certamente – anche se oggi non nota come quelle dei maggiori
autori o collaboratori editoriali di quegli anni – ha contribuito a lasciare un segno nella cultura
a cavallo della prima e seconda metà del Cinquecento e in parte anche in quella degli anni a
venire, in relazione alle sue versioni di testi latini e greci, di testi in lingua volgare e alle
fortu-natissime raccolte di rime e di lettere alle quali collaborò.
8
quello di occuparsi di tutto il lavoro redazionale, portando il testo dell’exemplar a una versione
pronta per la stampa; curare la scelta delle opere da pubblicare, degli apparati paratestuali e
degli indici, dei commenti, della lingua e della traduzione oltre che delle eventuali integrazioni
al testo.
Nato a Piacenza nel 1515, dopo una prima formazione classica di grammatica e di
reto-rica, si specializza negli studi di legge. I suoi interessi sono però altri: è attirato dal mondo delle
lettere e decide così di abbandonare ben presto l’attività giuridica per dedicarsi interamente alla
sua vocazione letteraria.
Lasciata quindi definitivamente la patria, si sposta nella città di Venezia dove la sua
passione per le lettere diventa un vero e proprio lavoro: inizia qui, infatti, la sua attività di
correttore e traduttore per Gabriele Giolito de’ Ferrari. Di questo periodo si conservano
nume-rose le epistole (come si potrà vedere nella Tavola Sinottica) che testimoniano l’amicizia stretta
con altri colleghi e con letterati affermati, così come i testi, contenuti nelle nuncupatorie, che
tracciano la fitta rete di rapporti che il Domenichi stava intessendo con diversi personaggi
illu-stri del tempo.
Il Domenichi si sposterà poi da Venezia, andando quindi a Firenze, dove tenterà di far
fiorire la piccola tipografia aperta dall’amico Doni. L’esperimento con il Doni non avrà però
successo e l’officina tipografica avviata da quest’ultimo chiuderà ben presto, sancendo anche
la rottura definitiva dell’amicizia tra i due sodali di un tempo. Dopo questa esperienza il
Do-menichi riuscirà però a entrare alle dipendenze dello stampatore ducale, Lorenzo Torrentino,
presso il quale lavorerà per vari anni; parallelamente andranno alle stampe vari testi da lui curati
anche presso i Giunti.
9
Ecco allora l’importanza di redigere una bibliografia esaustiva sul personaggio, con una
prospettiva tesa a dare allo stesso tempo il peso reale avuto nei suoi anni di vita. Ludovico
Domenichi fu, infatti, uno dei responsabili della diffusione della cultura in lingua volgare nel
XVI secolo e della conseguente fortuna dei diversi tipografi con cui collaborava; ciò grazie alla
sua attitudine nel capire le tendenze di gusto del pubblico e le richieste del mercato e grazie alle
sue conoscenze linguistiche e letterarie che gli permettevano di “maneggiare” la molteplice e
complessa mole di testi che potevano essere tradotti o riassemblati in compilazioni di grande
successo.
Una complessità quindi che si è cercato di gestire e rendere fruibile, a chi vorrà
occu-parsi ancora di questo personaggio, nei quattro capitoli di questo lavoro: tre grossi nuclei
bi-bliografici costituiscono il cuore della tesi, ai quali si aggiunge un quarto, di natura più
discor-siva, che indaga più da vicino due casi editoriali emblematici che illuminano un po’ tutti quelli
che dovevano essere gli aspetti che il Domenichi quotidianamente sperimentava nella sua vita
lavorativa.
Venendo quindi a considerare brevemente quale sia la struttura dell’elaborato di tesi,
nel Capitolo I (Tavola Sinottica Bio-Bibliografica), dopo l’introduzione alla stessa che ne
trac-cia in dettaglio la logica e descrive nei particolari come sono composte le varie schede (delle
fonti e delle edizioni), sono contenute appunto tutte le informazioni relative alle fonti (oltre
trecentocinquanta) che riguardano la vita del Domenichi – nella colonna di sinistra –, alle quali
sono affiancate – nella colonna di destra – le indicazioni di tutte le edizioni a cui il Domenichi
mise mano, a vario titolo, nel corso degli anni. Segue lo strumento dell’Indice dei Contenuti
della Tavola Sinottica che funziona un po’ come un indice dei nomi di persona e delle cose
notevoli in relazione alla Tavola Sinottica stessa, le cui fonti sono state, infatti, “etichettate”
con nomi di persona, luoghi e fatti significativi in relazione alla vita e all’operato del
Domeni-chi; queste etichette vengono appunto indicizzate nell’Indice dei Contenuti della Tavola
Sinot-tica che si rivela di fondamentale importanza per la consultazione della Tavola SinotSinot-tica stessa.
Dopo aver percorso le fonti primarie si ordinano invece tutti gli studi che nel corso degli
anni si sono occupati del Domenichi: Capitolo II (Bibliografia della bibliografia su Lodovico
Domenichi); anche in questo caso, come già per il primo capitolo, precedono le schede una
10
Prima del nucleo finale, quello cioè della bibliografica della produzione testuale del
Domenichi, si trova un capitolo (Capitolo III: Lo scrittorio del Domenichi, analisi di due “casi
editoriali”) che, abbandonato in parte il tono e il metodo più propri della bibliografia, tenta di
ricostruire due momenti, due fasi della vita e del lavoro del Domenichi; situazioni che si sono
ritenute emblematiche rispetto alle varie attività svolte dal poligrafo. Si tratta quindi di quello
che era il suo intuito verso i testi di successo, intuito che andava forse di pari passo con una
spregiudicatezza che portava il Domenichi a scontrarsi con persone magari fino a quel momento
amiche: si sta parlando del già noto litigio con Giovanni Antonio Clario e della vicenda, a
que-sto con molta probabilità legata, della traduzione e della stampa del teque-sto del croato Bartolomeo
Georgijević, della Profezia dei Maomettani.
Il secondo caso parla invece di quello che doveva essere il lavoro del Domenichi in una
officina tipografica, qui messo in relazione con la pubblicazione della sua versione
dell’Inna-morato di Matteo Maria Boiardo. Pubblicazione che, anche solo dal punto di vista editoriale, si
discosta molto dalle versioni “concorrenti”, testimoniando forse, oltre certamente al ruolo
gio-cato da Girolamo Scoto, una presenza del Domenichi durante la tiratura del testo e una
atten-zione del medesimo alle varie fasi di stampa e a tutti i dettagli relativi ai vari elementi che
andavano a formare l’edizione.
Il Capitolo IV: Bibliografia della produzione di Lodovico Domenichi (col catalogo delle
lettere e delle rime) consiste nell’ordinamento e nella dettagliata analisi delle edizioni a cui il
Domenichi lavorò nel corso della sua vita, assumendo per i vari testi un ruolo differente: oltre
centotrenta testi per ben oltre duecentosessanta edizioni. In aggiunta alle edizioni si sono
rac-colte e ordinate anche tutte le lettere scritte dal Domenichi e tutti i suoi componimenti in versi
sparsi in varie raccolte del tempo. Anche questo capitolo è preceduto da una introduzione allo
stesso che dipana i vari nodi relativi alle scelte bibliografiche fatte nell’ordinare e nel produrre
le schede delle edizioni. Al termine del capitolo si è inoltre provveduto a redigere un Indice dei
Tipografi/editori (relativo appunto al capitolo stesso) di tutte le edizioni realizzate in vita.
Chiu-dono il lavoro due apparati che raccolgono – suddividendola per importanza – tutta la
biblio-grafia sul Domenichi e tutti i testi prodotti dal Domenichi contenuti nelle schede dei Capitoli I,
II, e IV. Il secondo apparato (Bibliografia secondaria sul Domenichi) raccoglie la bibliografia
secondaria (contenuta nel Capitolo II), mentre il primo, la Tavola delle abbreviazioni
biblio-grafiche, raccoglie la bibliografia principale, fungendo in parte anche da indice degli autori
11
Capitolo I
15
Introduzione
La tavola nasce dalla necessità rilevata, nel corso dell’allestimento della bibliografia di e su
Lodovico Domenichi, di disporre di una visione unitaria e cronologicamente ordinata della
mol-titudine di fonti inerenti alla vita del letterato piacentino, vita strettamente legata alla sua
va-stissima attività di traduttore, correttore e autore di testi. Non si è quindi optato per la scrittura
di una nuova biografia del Domenichi, cosa peraltro già fatta ripetute volte nel corso dei secoli
(come si vedrà nel Capitolo II di questo lavoro), sia perché non ci si è occupati del reperimento
di nuove fonti inerenti alla vita del letterato che avrebbero giustificato una riscrittura della sua
biografia, sia per evitare un ulteriore accumulo bibliografico su un argomento di cui molto si è
scritto in passato e in tempi recenti.
Si è invece scelto, coerentemente con il taglio di riordino bibliografico qui scelto, di
dare rilievo alle fonti, a oggi disseminate in una moltitudine di testi del XVI secolo e disperse
all’interno della vasta bibliografia di studi sul personaggio; questi, volendo estremizzare il
con-cetto di studio, inteso in senso moderno del termine, vanno da poco dopo la sua morte all’anno
2015, in cui si celebrano i cinquecento anni dalla nascita. Le fonti, ordinate in forma di singole
schede, sono di vario tipo e vengono fatte interagire tra loro nella tavola grazie alla lettura
trasversale che se ne può fare attraverso l’Indice dei contenuti della Tavola Sinottica. Queste
sono inoltre associate ai dati relativi alla produzione editoriale del letterato piacentino: schede
di edizioni e dati interni alle edizioni stesse.
La tavola vera e propria è preceduta da uno Schema biografico che aiuta a orientarsi
all’interno della più vasta mole di fonti (oltre trecento schede) che percorrono i cinquant’anni
di vita del Domenichi. Questo strumento, quasi una “bussola”, è diviso su due colonne e
scan-disce, anno per anno (dal 1541), gli spostamenti del Domenichi, legati a doppio filo a vicende
personali e lavorative cruciali per la sua vita. Nella colonna di sinistra, per ogni anno, oltre agli
estremi cronologici e di luogo (riportati anche nella Tavola Sinottica) è inserita una breve nota
descrittiva dei fatti salienti accaduti al Domenichi;
1mentre nella colonna di destra si segnalano,
per ogni anno, i rimandi alle schede delle fonti relative.
1 Nella colonna di sinistra vengono indicati anche i tempi di composizione dei vari Dialoghi, pubblicati dal
Do-menichi solo nel 1562 (DOMENICHI 1562), ma da lui composti lungo tutto l’arco di tutta la sua vita. La ricostruzione
16
La Tavola sinottica, sempre su due colonne, raccoglie, ordinandole cronologicamente
tutte le fonti (lettere, rime, testi, dediche e documenti ufficiali) e le edizioni su cui ha lavorato
il Domenichi che permettono, sia leggendo la tavola secondo l’ordine cronologico che le è
pro-prio, sia focalizzandosi su un argomento consultandola trasversalmente, di arrivare a intuire
(aprendo a nuovi possibili scenari di ricerca) chi fosse realmente Lodovico Domenichi e che
rapporti avesse con l’universo delle lettere e delle stampe.
2La densità di contatti, testimoniati
dagli scambi epistolari, e la mole imponente di testi, a cui il Domenichi mise mano, sono
signi-ficativi e rivelano un uomo che, nonostante i suoi limiti, riuscì a ritagliarsi un piccolo angolo di
fama nella complessa e multiforme macchina dell’editoria del XVI secolo.
Il tutto grazie alla sua capacità di intessere relazioni, ma soprattutto, vien da dire
consi-derando l’imponente mole di lavoro di cui il Domenichi si prendeva carico, attraverso un uso
oculato e intelligente del tempo: riusciva infatti a far convivere le necessità legate alle minuzie
del lavoro intellettuale sui testi ai ritmi veloci dell’attività editoriale. Tempo prezioso quindi,
da non sprecarsi in futilità, come sembra emerge dalle parole di una delle dediche contenute
nella sua raccolta di rime (D
OMENICHI1544), pubblicata ad appena un anno di distanza dalla
sua partenza da Piacenza.
Debbo ragionevolmente credere, confirmato dell’essempio suo, ch’ella giudichi in mio favore,
conoscendola dotata di tante varie scienzie che di poche più n’ha piena cognizione l’imbecillità
dell’intelletto umano. E certo si dee credere che V. S. in apprenderle v’abbia dispensato di quel
tempo ch’agli altri avanza per consumare inutilmente, sì come elle ha saputo adoprarlo con
molto utile ed onor suo.
32 Ogni anno è introdotto da un’intestazione che riporta gli estremi cronologici e di luogo già indicati nello Schema
biografico.
17
Nota sulla tipologia delle fonti inserite
Lettere
Non si vuole, in questa sede, avanzare la pretesa di proporre una raccolta esaustiva di tutte le lettere
edite (rilevando anche tutte le sedi in cui, ab antiquo, queste furono riproposte) o inedite del Domenichi.
La corrispondenza dell’uomo, infatti, come solo si può intuire dai riferimenti interni ad alcune missive,
deve essere stata molto densa e capillare. Molto sarà andato perduto e molto ancora probabilmente
ri-mane da portare alla luce, nei carteggi o negli archivi personali dei suoi vari corrispondenti noti a
esem-pio; il tutto senza considerare la fortuna riscossa dalle lettere del Domenichi, che vengono riprese a
distanza di anni in diverse raccolte epistolari.
4Si considerano quindi (oltre a quelle conservate in forma
manoscritta, citate o pubblicate in vari studi, e conservate in gran parte a Firenze presso l’Archivio di
Stato nel ricchissimo fondo Mediceo del Principato) tutte le lettere (anche queste in gran parte segnalate
dalla vasta bibliografia pregressa), relative alla vicenda umana e lavorativa del Domenichi, contenute in
alcune delle principali raccolte di epistole, pubblicate a stampa nel XVI secolo. Raccolte, quelle qui
prese in considerazione, che, in parte, hanno avuto anche un qualche tipo di legame o rapporto con il
Domenichi e pubblicate, per la maggior parte, negli suoi anni giovanili (1542-1545). Anni cruciali per
il letterato piacentino, ma anche per tutta una serie di altri letterati che si iniziavano ad affacciare in
laguna, molti dei quali (quelli legati al Domenichi) piacentini.
5Nelle lettere considerate il Domenichi
compare come mittente, destinatario o anche solo semplicemente citato nella missiva. Si è consci del
relativo limite di questa tipologia di fonti, dovuto all’uso che ne veniva fatto nelle raccolte a stampa al
fine di delineare la propria figura e quella del circolo di amici e conoscenti: limiti di pura attendibilità
cronologica da un lato quindi e di credibilità informativa dall’altro. Tuttavia, da queste fonti, a patto di
tenere uno sguardo consapevole di questi limiti (con conseguente necessità richiesta, in certi casi, di
interpretare il dettato letterale), non si può prescindere: sono infatti, oltre alle edizioni stesse dei testi su
cui ha lavorato il Domenichi, una delle principali risorse da cui ricavare notizie sulla sua vita e sulla sua
attività.
6Le principali raccolte considerate sono:
7
A
RETINO1542
–
P
IETROA
RETINO, Del primo libro de le lettere. Editione seconda con giunta
de lettere XXXXIIII scrittegli da i primi spirti del mondo, Venezia, Francesco Marcolini,
[ago-sto] 1542;
8
*D
ONI1543
–
A
NTONF
RANCESCOD
ONI, Lettera di m. Antonfrancesco Doni fiorentino, con
sonetti d’alcuni gentili huomini piacentini in sua lode, a cura di L.
D
OMENICHI, Piacenza, a
4 Tra l’altro una edizione delle Lettere del Domenichi sta per veder la luce grazie alle cure di Enrico Garavelli e
Paolo Procaccioli e a questa si rimanda: Lettere di Lodovico Domenichi, a cura di ENRICO GARAVELLI e PAOLO
PROCACCIOLI, in corso di stampa.
5 Per reperire molti dei riferimenti a lettere del Domenichi in tali raccolte ci si è serviti dell’utile volume AXEL
ERDMANN,ALBERTO GOVI eFABRIZIO GOVI, Ars epistolica. Communication in Sixteenth Century Western Eu-rope: Epistolaries, Letter-Writing, Manuals and Model Letter Books, 1501-1600, Luzern, Gilhofer et Ranschburg, 2014, a cui si rimanda, di volta in volta, per la bibliografia e la descrizione della fisionomia delle varie raccolte prese in considerazione. Vastissima la bibliografia più generale sul tema delle raccolte di lettere, si rimanda quindi all’ampia bibliografia di riferimento raccolta in Ars epistolica 2014, pp. 747-767. Si veda anche Le carte messag-giere: retorica e modelli di comunicazione epistolare. Per un indice dei libri di lettere del Cinquecento, a cura di AMEDEO QUONDAM, Roma, Bulzoni, 1981, pp. 279-316.
6 Per il tema della valenza documentale delle fonti a stampa degli epistolari si veda DI FILIPPO BAREGGI 1988, pp.
157 e seguenti.
7 Si ordinano qui cronologicamente e si fa precedere, all’indicazione bibliografica completa, la forma abbreviata
della stessa (indicata anche nella Tavola delle Abbreviazioni Bibliografiche) a cui si rimanderà sempre nella tavola sinottica. Precedute da * tutte quelle edizioni per cui il riferimento a un intervento di curatela o correzione del Domenichi è solo ipotizzabile.
8 Per questa importante raccolta dell’Aretino, i cui libri saranno pubblicati a distanza di diversi anni, si rimanda
all’edizione complessiva curata da Paolo Procaccioli: ARETINO 1997-2002. In particolare, per questo secondo
18
istanza del s. Barbassoro principe dell’Accademia, per Giovanni Maria Simonetta cremonese,
1543;
9
*D
ONI1544b
–
A
NTONF
RANCESCOD
ONI, Lettere d’Antonfrancesco Doni. Primo libro, a cura
di L.
D
OMENICHI, Venezia, Girolamo Scoto, 1544;
10
Novo libro di lettere 1544 – *Novo libro di lettere scritte da i piu rari auttori et professori della
lingua volgare italiana, a cura di L
ODOVICOD
OLCEe L.
D
OMENICHI, Venezia, per Paolo
Ghe-rardo e Comin da Trino di Monferrato, 1544;
Nuovo libro di lettere 1545 –
Nuovo libro di lettere de i piu rari auttori della lingua volgare
italiana, di nuovo, et con nuova additione ristampato, a cura di G
IOVANNIA
NTONIOC
LARIOe
L.
D
OMENICHI, Venezia, a istanza di Paolo Gherardo per Comin da Trino di Monferrato, 1545;
11 A
RETINO1546
–
P
IETROA
RETINO, Il terzo libro de le lettere di messer Pietro Aretino, a cura di
L.
D
OMENICHI, Venezia, Gabriele Giolito de’ Ferrari, 1546;
12
A
RETINO1550
–
P
IETROA
RETINO, Il quarto libro de le lettere dedicate al magnanimo signor
Giovan Carlo Affaetati, Venezia, al segno del Pozzo per Bartolomeo Cesano, 1550;
P
ARABOSCO1547
–
G
IROLAMOP
ARABOSCO, Lettere amorose di m. Girolamo Parabosco, con
alcune altre di nuovo aggiunte alla fine, Venezia, Gabriele Giolito de’ Ferrari, 1547;
13
T
OLOMEI1547
–
C
LAUDIOT
OLOMEI, De le lettere di m. Claudio Tolomei lib. sette. Con una
breve dichiarazione in fine di tutto l’ordin de l’ortografia di questa opera, Venezia, Gabriele
Giolito de’ Ferrari, 1547;
14
*B
RUNETTO1548
–
O
RAZIOB
RUNETTO, Lettere di messer Horatio Brunetto, a cura di L
ODO-VICOD
OLCE, corrette
da L.
D
OMENICHI, [Venezia, Andrea Arrivabene], 1548;
15
Lettere scritte al signor Pietro Aretino 1551-1552 – Lettere scritte al signor Pietro Aretino, da
molti signori, comunità, donne di valore, poeti, et altri eccellentissimi spiriti divise in due libri,
Venezia, Francesco Marcolini, 1551 (ottobre)-1552 (luglio);
16
D
ONI1552c
–
A
NTONF
RANCESCOD
ONI, Tre libri di lettere del Doni. E i termini della lingua
toscana, Venezia, Francesco Marcolini, 1552;
179 Il Doni, a Piacenza, raccolse una serie di sonetti a lui inviati da amici e preceduti da una sua lunga lettera al
fratello.
10 Questo primo libro delle lettere del Doni fa un po’ il parallelo, come operazione editoriale di autopromozione,
a quello delle rime del Domenichi uscito sempre quell’anno a Venezia (DOMENICHI 1544). Il testo sarà riedito
l’anno successivo, sempre da Girolamo Scoto, mentre nel 1546 il Doni stesso, nella sua tipografia fiorentina ne stamperà una nuova edizione, seguita a un anno di distanza da un secondo libro, sempre stampato da lui a Firenze. La prima raccolta unitaria, contenente il primo, il secondo e il nuovo terzo libro sarà invece stampata nell’anno 1552 da Francesco Marcolini a Venezia (DONI 1552c); questa raccolta, come si vedrà, ribalta completamente
l’at-teggiamento del Doni nei confronti del Domenichi, che in questa prima edizione è molto presente, a testimonianza appunto della volontà di questi letterati emergenti di aiutarsi, richiamandosi l’un l’altro nelle prime prove a stampa dei loro testi.
11 Per la vicenda editoriale di questa raccolta di lettere, e di quella precedente (Novo libro di lettere 1544) si
rimanda alla premessa contenuta nell’edizione anastatica delle due raccolte: Novo libro di lettere 1987, pp. IX-XCV. Tale raccolta, fondamentale per l’avvio e la fortuna di questo genere editoriale, è particolarmente significa-tiva per il Domenichi che probabilmente curerà, assieme a Giovanni Antonio Clario (suo amico in questi primi anni), la seconda edizione del testo (1545), in cui saranno inserite un gran numero di epistole dell’uno e dell’altro.
12 Per queste edizione si veda la scheda in Ars epistolica 2014, pp.12-20.
13 Terza edizione delle lettere amorose del Parabosco, la prima stampata nel 1545 sempre da Giolito, si veda Ars
epistolica 2014, pp. 404-405.
14 Editio princeps di una delle raccolte più fortunate del XVI secolo; si veda Ars epistolica 2014, pp. 489-494. 15 Si veda Ars epistolica 2014, pp. 99-102.
16 Si veda Ars epistolica 2014, pp. 21-30 e, per l’attribuzione al Doni della curatela di questa edizione, PAOLO
PROCACCIOLI, Un criptosegretario per il «secretario del mondo»: Doni e l’allestimento delle ‘Lettere scritte al
signor Pietro Aretino’, in Una soma di libri. L’edizione delle opere di Anton Francesco Doni. Atti del Seminario (Pisa, Palazzo Alla Giornata, 14 ottobre 2002), a cura di GIORGIO MASI,Firenze, L. S. Olschki, 2008, pp. 59-79.
19
G
IOVIO1560
–
P
AOLOG
IOVIO, Lettere volgari di mons. Paolo Giovio da Como vescovo di
No-cera raccolte per Lodovico Domenichi. Et nuovamente stampate con la tavola, a cura di L.
D
OMENICHI, Venezia, Giovanni Battista e Melchiorre Sessa, 1560;
18
*M
ARTELLI1546
–
N
ICCOLÒM
ARTELLI, Il primo libro delle lettere di Nicolo Martelli, a cura
di L.
D
OMENICHI, Firenze, a istanza dell’autore, per [Anton Francesco Doni], 17 giugno, 1546;
19
C
ONTILE1564
–
L
UCAC
ONTILE, Delle lettere di Luca Contile primo volume diviso in due libri,
2 voll., Pavia, presso Girolamo Bartoli a istanza di Gio. Battista Turlini libraio, 1564;
20
Della nuova scielta 1574 – Della nuova scielta di lettere di diversi nobilissimi huomini, et
ec-cel.mi ingegni, scritte in diverse materie, fatta da tutti i libri sin hora stampati, libro primo
[-quarto]. Con un discorso della commodità dello scrivere, di m. Bernardino Pino, 4 voll.,
Vene-zia, [Andrea Muschio per Aldo Manuzio il giovane], 1574.
21Rime
Un discorso a parte va fatto invece per le rime, qui considerate sia per il loro significato in quanto singoli
componimenti in versi, sia per quello che assumono una volta che entrano a far parte di grandi raccolte.
Si prendono in considerazione quelle realizzate dal Domenichi, quelle a lui indirizzate, quelle in cui a
lui si fa riferimento e quelle di suoi amici, da lui inserite nelle raccolte di rime che ha allestito. Anche
in questo caso il proposito non è quello di mettere in fila tutta la produzione lirica del Domenichi edita
e inedita (che tra l’altro, come si intuisce, anche in questo caso dalla sua corrispondenza, doveva
circo-lare in gran parte manoscritta). Sono infatti innumerevoli le raccolte di rime che, nel XVI secolo,
con-tengono componimenti del Domenichi; si considerano quindi (oltre ovviamente al suo canzoniere, D
O-MENICHI2004) quelle più significative: da un lato quelle in cui il Domenichi ha avuto in qualche modo
parte (curandone l’allestimento) e dall’altro alcune di quelle più importanti del XVI secolo. Una diversa
prospettiva assumono anche all’interno della struttura della tavola, che ha una fisionomia di tipo
crono-logico. Infatti, non potendo essere datate (se non al momento di inserimento nella raccolta), solo in rari
casi aiutano a ricostruire con precisione la scansione temporale degli eventi occorsi al Domenichi.
Con-siderate però da un altro punto di vista, esse assumono una funzione altrettanto importante, quella cioè
di fornire uno spaccato del dialogo attivo tra i diversi letterati che operavano nel fiorente universo delle
stampe, soprattutto a Venezia, a cavallo della metà del XVI secolo. Gran parte delle lettere analizzate,
infatti, sono legate alle raccolte di rime di quegli anni: moltissimi corrispondenti del Domenichi trovano
spazio nel suo corpus di rime (D
OMENICHI1544) e nel corpus di rime di autori diversi che curerà per il
Giolito (Rime diverse 1545; Rime diverse 1546). Detto questo allora, salvo casi particolari, i riferimenti
a componimenti in versi, non saranno inseriti nella tavola, ma bensì in nota, come rimando da altre fonti,
soprattutto lettere. Questo con l’intento di delineare quel circuito e quella rete sociale, fatti di amicizie,
richiami letterari e contatti, che questi intellettuali emergenti (giovani o meno giovani e legati, quelli in
contatto con il Domenichi nei suoi primi anni a Venezia, alla città di Piacenza) cercavano di costruire
attraverso i testi che davano alle stampe.
22Il tutto in un contesto – quello veneziano – che, seppur ricco
di opportunità, era caratterizzato anche da un’aspra concorrenza tra schieramenti differenti, spesso legati
a grandi e influenti personalità della cultura, come l’Aretino per esempio.
Le raccolte di rime considerate sono:
2318 Si veda Ars epistolica 2014, pp. 217-220. 19 Si veda Ars epistolica 2014, pp. 348-352. 20 Si veda Ars epistolica 2014, pp. 142-152.
21 Per questa celebre raccolta, concepita come una sorta di antologia di tutte le precedenti, si veda Ars epistolica,
pp. 292-303. Nel secondo libro, a testimonianza della fortuna dell’edizione del Nuovo libro di lettere 1545 e della fama del Domenichi, vengono inserite molte lettere del piacentino prese da tale edizione.
20
D
OMENICHI1544
–
L
ODOVICOD
OMENICHI, Rime di m. Lodovico Domenichi, Venezia, Gabriele
Giolito de’ Ferrari, 1544;
24
Rime diverse 1545 – Rime diverse di molti eccellentiss. auttori nuovamente raccolte. Libro
primo, a cura di G
IUSEPPEB
ETUSSIe L.
D
OMENICHI, Venezia, Gabriele Giolito de’ Ferrari,
1545;
Rime diverse 1546 – Rime diverse di molti eccellentiss. auttori nuovamente raccolte. Libro
primo con nuova additione ristampato, a cura di G
IUSEPPEB
ETUSSIe L.
D
OMENICHI, Venezia,
Gabriele Giolito de’ Ferrari, 1546;
Rime di diversi 1547 – Rime di diversi nobili huomini et eccellenti poeti nella lingua thoscana.
Libro secondo, Venezia, Gabriele Giolito de’ Ferrari, 1547;
De le Rime di diversi 1556 – De le Rime di diversi eccellentissimi autori nuovamente raccolte
libro primo, Lucca, [Busdraghi], 1556.
Testi e dediche
Il periodo trascorso dal Domenichi a Venezia si rivela fondamentale per i legami che gli permetterà di
allacciare e rafforzare con tutta una serie di personaggi, molti dei quali da lui già conosciuti a Piacenza.
A testimonianza di questa rete di amicizie tra letterati, operanti nel mondo dell’editoria veneziana in
questi anni (1544-45), proprio a Venezia vengono pubblicate una serie di opere nelle quali i vari autori
inseriscono delle parti testuali in cui gli amici (tra cui anche il Domenichi) o figurano come interlocutori
principali del discorso o vengono ricordati e citati.
25Oltre a questi passaggi testuali, si prendono inoltre
in considerazione anche tutti quei passi, contenuti in edizioni (del Domenichi e non) successive a questi
anni, in cui si trovano interessanti riferimenti alla vicenda biografica del personaggio.
Altra tipologia particolare di testo, contenuta all’interno di edizioni e che può essere considerata
come fonte a sé stante, è quella delle lettere di dedica: nuncupatorie in cui il Domenichi è dedicante,
dedicatario o in cui è solo citato. Queste rientrano a pieno titolo nella tavola sinottica, in quanto vanno
a illuminare tutta una serie di relazioni intrattenute dal Domenichi (in parte già evidenziate dalle lettere)
con varie figure di letterati e uomini di potere. Queste nuncupatorie rivelano, se si esula da quello che è
il motivo encomiastico, il pensiero del Domenichi in merito al suo lavoro e al suo ruolo in relazione alla
diffusione della cultura. Inoltre, le lettere di dedica premesse alle edizioni, essendo datate al mese e al
giorno, permettono di avere una idea dei ritmi lavorativi sui testi, in relazione poi alla stampa effettiva
degli stessi.
26Le edizioni prese in considerazione sono:
27
B
ETUSSI1543
–
G
IUSEPPEB
ETUSSI, Dialogo amoroso di messer Giuseppe Betussi, Venezia, al
segno del Pozzo [Andrea Arrivabene], 1543;
B
ETUSSI1544
–
G
IUSEPPEB
ETUSSI, Il Raverta, dialogo di messer Giuseppe Betussi, nel quale
si ragiona d’amore, et degli effetti suoi, Venezia, Gabriele Giolito de’ Ferrari, 1544;
D
ONI1554a – A
NTONF
RANCESCOD
ONI, Dialogo della musica di m. Antonfrancesco Doni
fio-rentino, Venezia, Girolamo Scoto, 1544;
D
OMENICHI1548
-
L.
D
OMENICHI, Facetie et motti arguti di alcuni eccellentissimi ingegni, et
nobilissimi signori, Firenze, [Lorenzo Torrentino], 1548
28
D
ONI1550
–
A
NTONF
RANCESCOD
ONI, La Libraria del Doni Fiorentino, Venezia, Gabriele
Giolito de’ Ferrari, 1550;
24 Per avere una idea della fortuna delle rime del Domenichi in altre raccolte del XVI secolo si rimanda a D
OME-NICHI 2004, pp. 224-228.
25 DOMENICHI 2004, pp. 240 e 247.
26 L’edizione critia e commentata delle dediche del Domenichi è tra l’altro in preparazione per le cure di Franco
Tomasi.
27 Si ordinano cronologicamente. Non si includono in questo elenco tutte le edizioni su cui lavora il Domenichi,
già ordinate nella colonna di destra della tavola e di cui si vanno a considerare le dediche.
21
D
ONI1551
–
A
NTONF
RANCESCOD
ONI, La Seconda Libraria, Venezia, Marcolini, 1551;
D
ONI1551-1552
–
A
NTONF
RANCESCOD
ONI, La Zucca del Doni + Cicalamenti, Le baie, Le
chiachiere + Fiori della zucca del Doni + Foglie della zucca del Doni +
Frutti della zucca del
Doni, Venezia, Francesco Marcolini, 1551-1552;
D
ONI1552a
–
A
NTONF
RANCESCOD
ONI, I marmi del Doni, academico peregrino, Venezia,
Francesco Marcolini, 1552;
D
ONI1552b
–
A
NTOF
RANCESCOD
ONI, Pistolotti amorosi del Doni, con alcune altre lettere
d’amore di diversi autori, ingegni mirabili et nobilissimi, Venezia, Gabriele Giolito de’ Ferrari
e fratelli, 1552;
D
ONI1552-1553 – A
NTONF
RANCESCOD
ONI, I mondi del Doni. Libro primo + Inferni del Doni
academico pellegrino. Libro secondo de’ mondi, Venezia, Francesco Marcolini, 1552-1553;
D
ONI1556
–
A
NTONF
RANCESCOD
ONI, Teremoto del Doni fiorentino […] Libro primo, Roma
(i.e. falso), Conomelo (i.e. falso), 1556 (1 marzo);
D
OMENICHI1562
-
L.
D
OMENICHI, Dialoghi di m. Lodovico Domenichi; cioè, d’amore, della
vera nobiltà, de’ rimedi d’amore, dell’imprese, dell’amor fraterno, della corte, della fortuna,
et della stampa, Venezia, Gabriele Giolito de’ Ferrari, 1562.
Documenti archivistici
I documenti ufficiali (emessi appunto da un determinato Ufficio del tempo e conservati negli archivi)
qui raccolti non sono frutto di nuovi scavi (compito che esula dal proposito di questo lavoro). Si
trove-ranno quindi tutti quelli (relativi a pagamenti, sentenze, privilegi, ecc…) già segnalati o pubblicati nei
vari studi sul Domenichi, qui messi nuovamente in fila così che possano dialogare con le altre fonti.
Nota sulle edizioni inserite
Le edizioni, inserite nella colonna di destra della tavola sinottica, sono tutte le editiones principes di
testi scritti, curati, tradotti, o in qualche modo pubblicati per un interessamento del Domenichi.
29Il
cri-terio che si è adottatao per ordinare le schede sintetiche delle edizioni è legato alla natura stessa della
Tavola sinottica che vuol tentare di ricostruire l’operato del Domenichi nel corso degli anni, anche
gra-zie alla lettetura “orizzontale” che di questa si può fare, avendo legato le fonti – nel caso specifico le
dediche – alle relative edizioni.
30Il criterio di ordinamento delle edizioni è quindi, all’interno del
ma-croscopico “contentitore” dell’anno, l’indicazione della data specifica a cui sono datate le dediche delle
edizioni stesse: alle dediche della colonna di sinistra vengono quindi affiancate, nella colonna di destra
le edizioni relative.
31Non tutte le dediche delle edizioni su cui ha lavorato il Domenichi rientrano però
nella colonna sinistra della tavola sinottica (infatti alcune dediche non sono state scritte da lui e non
forniscono neppure informazioni sulla sua figura); tuttavia anche per queste edizioni, le cui dediche
appunto non sono incluse nella colonna di sinistra, si è adottato l’ordinametno secono la data delle
29 Queste schede bibliografiche, in formato sintetico, costituiscono di fatto lo scheletro della bibliografia di
Lodo-vico Domenichi, scheletro che trova il suo corpo nel Capitolo IV del presente lavoro dove si troveranno le schede delle editiones principes in forma estesa, a cui seguono, sempre in forma estesa, le schede delle riedizioni (quelle in cui il Domenichi intervenne, ma anche quelle in cui non ebbe alcun ruolo) lui vivente (si segnalano solo in nota le riedizioni successive alla morte); registrati inoltre tutti quei testi del Domenichi (lettere e rime) in raccolte au-tonome.
30 La datazione delle dediche potrebbe essere ricondotta, con le dovute cautele, al periodo in cui il Domenichi
aveva terminato il suo lavoro su un determinato testo, che era quindi così pronto per andare in stampa (in seguito magari al reperimento di un sostegno economico da parte di qualche mecenate o finanziatore).
31 Si segnala con un espediente grafico (una freccia nera tra quadre inclusa in una barra grigia che, dalla scheda
22
cupatorie, disponedole nella colonna di destra tenendo conto della cronologia delle altre fonti della
co-lonna di sinistra.
32Si segnano con “*” tutte quelle edizioni per cui l’intervento di curatela o correzione
del Domenichi è solo ipotizzabile. Oltre alle editiones principes si segnalano anche tutte quelle riedizioni
in cui il Domenichi fu realmente coinvolto, aggiornando o modificando il suo precedente lavoro.
Rien-trano nella tavola sinottica anche tutti quei testi del Domenichi, ben pochi in verità, di cui si conserva
solamente la redazione manoscritta;
33si considerano anche quei rari testi, di cui si ha notizia da diverse
fonti, ma a oggi non pervenuti, indicati con “[n.p.]”. Non si segnalano invece le riedizioni in cui il
Domenichi non modificò il testo o non fu neppure coinvolto nel progetto di riedizioni, questo perché,
benché siano testimoni della fortuna del suo operato, non si rivelano significative – in questa tavola
sinottica – in relazione ai tempi e alla mole del lavoro del Domenichi.
32 In caso di edizioni senza dedica o con dedica non datata, il criterio di ordinamento secondario che si segue è, in
primis, quello di una eventuale data al mese, o al mese e al giorno, indicata al colophon dell’edizione. In caso invece di edizioni prive di dedica (o con dedica non datata) e con la sola indicazione dell’anno al colophon, si è scelto di raggrupparle in un box a inizio di ogni anno, Edizioni/Riedizioni non databili al mese o al giorno, ordi-nandole alfabeticamente per intestazione. Sempre all’inizio di ogni anno si trova, quando necessario, il box Edi-zioni con dediche datate all’anno precedente, in cui si segnalano i rimandi a ediEdi-zioni stampate nell’anno in cui è inserito il box, ma la cui scheda si trova affiancata alla relativa dedica, datata appuno, all’anno precedente.
33 L’edizione critica e commentata delle traduzioni del Domenichi delle Vite di S. Brigida e S. Caterina di Svezia
23
S
TRUTTURA DELLE SCHEDELe schede delle fonti, ordinate cronologicamente e numerate progressivamente in numeri
ro-mani,
34si aprono con un’Area dell’Intestazione: una o più etichette (tra quadre) che ne specificano i
contenuti principali:
35persone, luoghi, testi o edizioni citate, così da poter ripercorrere, trasversalmente
negli anni, un determinato contatto, testo o edizione o uno spostamento significativo del Domenichi,
attraverso l’Indice dei contenuti della Tavola Sinottica.
36A seguire, sempre nell’Area dell’Intestazione
,si fornisce il dato cronologico relativo alla fonte e, in caso di lettere a esempio, quello del luogo, del
mittente e del destinatario della fonte (sempre sottolineati se Domenichi). Scendendo ancora
nell’inte-stazione della scheda, viene indicato, tra quadre e con una sigla (per il cui scioglimento si veda la
Le-genda qui sotto), il tipo di fonte, seguito dalla sua sede di reperimento originaria a cui, eventualmente,
si fanno seguire (tra tonde), le sedi in cui questa è stata segnalata o pubblicata. In caso di dediche viene
indicato con una freccia, inclusa in una barra grigia (si veda la Legenda qui sotto), il rimando alla relativa
edizione affiancata nella colonna di destra. Per le lettere si specifica qui, una volta per tutte, come il dato
del luogo di destinazione sia sempre, nei casi in cui è segnalato, desunto (non lo si segnala quindi tra
quadre). Dopo l’Area dell’Intestazione, si trova il Corpo della fonte, costituito da una sinossi degli
ar-gomenti più significativi e, in caso, dalla trascrizione di alcune parti di questa.
Le schede delle edizioni (editiones principes), riportano i dati essenziali (per le schede estese si
vedrà il Capitolo IV): intestazione in forma abbreviata come da Tavola delle Abbreviazioni
Bibliografi-che, autore, titolo e dati di edizione (normalizzati, autore e dati di edizione, all’uso moderno).
37Il titolo,
viene invece trascritto integralmente, secondo i criteri specificati nel paragrafo successivo. Le schede
delle edizioni le cui dediche sono già riportate nella colonna di sinistra, sono composte quindi solo da
questi dati (come già prescisato l’intera schedina è su sfondo grigio). Le schede delle edizioni le cui
dediche non rientrano invece nella colonna di sinistra, ma in cui si trovano però delle indicazioni più
precise della data, riportano anche le stesse dediche (usate per la collocazione cronologica all’interno
dell’anno), indicandone il dedicante e il dedicatario, la data e il luogo di invio. Per le schede delle
riedi-zioni su cui il Domenichi tornò a lavorare, dopo i dati di autore, titolo ed edizione, si indica tra parentesi
quadre, in forma abbreviata, quale sia l’editio princpes del testo nella prima versione curata, tradotta o
scritta dal Domenichi.
38In merito ai criteri seguiti nelle trascrizioni: in caso di fonti manoscritte si è replicata la
trascri-zione fatta dalla sede più aggiornata in cui questa è pubblicata; in caso invece di testi a stampa dei secoli
XVI o XVII, a fronte di una trascrizione fedele all’originale, si sono normalizzate u e v, la punteggiatura
è stata ricondotta all’uso moderno e si sono sciolte, senza segnalarle, le poche abbreviazioni.
34 Le fonti con indicato solo l’anno, qualora non si possa ipotizzare un ordinamento, si trovano in testa allo stesso. 35 Le etichette dei contentui sono ordinate secondo l’ordine di comparsa dei contenuti stessi nelle fonti.
36 Si segnalano, in relazione alle edizioni, solo i riferimenti impliciti alle stesse (corrispondenza dove si parla di
un’edizione che deve andare a stampa a esempio). Le fonti [D] (dediche) non sono quindi etichettate secondo l’edizione in cui la dedica è contenuta, visto che il riferimento è esplicitato nell’Area dell’Intestazione. Le etichette relative alle edizioni sono inoltre espresse secondo la forma abbreviata (Autore anno), come da Tavola delle Ab-breviazioni Bibliografiche. In relazione alle persone invece, si etichettano le fonti segnalando tutti i destinatari, mittenti, dedicatari o dedicanti a cui il Domenichi si rivolge o che dimostrano, anche implicitamente (solo citati a esempio), di essere in contatto con lui o di conoscerlo. Si etichettano, in riferimento alle città, solo quelle fonti dove si possono rilevare dei passaggi chiave per la carriera lavorativa del Domenichi, strettamente legata ai suoi spostamenti.
37 Non si segnala la cifra araba identificativa delle editiones principes per non generare confusione, visto che qui
l’ordinamento è completamente differente rispetto a quello che si trova in Capitolo IV; per risalire quindi alla cifra araba identificativa dell’edizione si rimanda, partendo dalla forma abbreviata indicata nell’intestazione delle sche-dine, alla Tavola delle Abbreviaizioni Bibliografiche, e da lì, una volta individuata la cifra corrispondente, al Ca-pitolo IV, per le schede complete delle edizioni.
38 Le riedizioni non hanno una intestazione indipendente abbreviata (Autore anno) in quanto non rientrano nella
24
L
EGENDAS
IGLE[D] dedica ASF = Archivio di Stato di Firenze
ASP = Archivio di Stato di Piacenza ASPA = Archivio di Stato di Parma
AsVe = Archivio di Stato di Venezia BCP = Biblioteca Comunale di Piacenza
BNCF = Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze BPPA = Biblioteca Palatina di Parma
DBI = Dizionario Biografico degli italiani, Roma, Isti-tuto della Enciclopedia italiana
MNP = Matricola degli Ascritti al Collegio dei Notai e Causidici di Piacenza
[L] lettera [R] rime [T] testi
[U] doc. d’archivio emesso da un ufficio aut. autografo
→ segnalato o solo in parte pubblicato = pubblicato in
25
S
CHEMA BIOGRAFICOXV sec. Piacenza
Origine della famiglia Domenichi.
nº fonti: 8 I-VIII 1515-1541
Piacenza – Pavia – Padova
Nascita nel 1515 di Lodovico Domenichi, suoi studi in legge a Pavia e a Padova.
nº fonti: 5 IX-XIII 1541
Venezia – Padova
Emergono fin da subito i suoi interessi per le lettere: spinto dal desiderio di lasciare il mondo delle leggi, farà visita a Pietro Aretino a Venezia. Rientrato da Venezia soggiornerà a Padova presso lo Stagnino. In quest’anno primi contatti con Niccolò Franco.
nº fonti: 5 XIV-XVIII 1542
Piacenza
Rientro a Piacenza, intensi scambi epistolari e frequentazione di diversi letterati (Accademia degli Ortolani).
nº fonti: 8 XIX-XXVI 1543
Piacenza – Mantova
Sempre a Piacenza intensifica i suoi interessi letterari e inizia a progettare la sua partenza: pas-serà da Mantova prima di trasferirsi definitivamente a Venezia.
nº fonti: 19 XXVII-XLV 1544
Venezia
Il Domenichi, grazie all’appoggio dell’Aretino, si trasferisce a Venezia. Varie ipotesi sono state fatte riguardo alle ragioni della sua partenza. Il Doni nella Zucca (DONI 1551-1552, p. 39) dice
che a Venezia entrerà a servizio di Jean de Montluc, ambasciatore di Francia presso la Serenis-sima: “perché scrivesse tutti i fatti che faceva il re, e che avessino del grande”.39 Altre ipotesi
della partenza, quasi tutte però propugnate dal Doni che divenne, dopo il 1547, suo acerrimo nemico (poco credibili quindi), sono: cause morali, legate o alla frequentazione dell’Accademia degli Ortolani, o al rapporto con una monaca o all’accusa di sodomia (DONI 1552c, p. 25, DONI
1552-1553,II, p. 165); litigio con il padre; vertenze legate a problemi economici; pericolose posizioni politiche anti imperiali. Gli studi più recenti, tuttavia, hanno individuato nella par-tenza del Domenichi da Piacenza, più che una causa esterna, un desiderio di “spiacentinizzarsi”, per potersi dedicare pienamente alla sua passione per le lettere in un contesto, quello veneziano, che esercitava sicuramente una forte attrattiva sul giovane. Una volta a Venezia, non si scorderà delle amicizie piacentine e continuerà a intrattenere rapporti con i sodali di un tempo (inviando loro le sue prove letterarie date alle stampe). Inizierà a fare anche nuove conoscenze, dalle quali traspare tutto un interesse del Domenichi per le questioni religiose e che lo vede in parte vicino alle posizioni riformate. In quest’anno è ormai diventato una sorta di collaboratore free-lance di vari tipografi in laguna, soprattutto, come si può vedere dalle sue edizioni, di Gabriele Giolito de’ Ferrari.
nº fonti: 29 XLVI-LXXIV
26 1545
Venezia – Padova
Continua la sua attività in laguna, iniziando però a guardarsi attorno per muoversi verso Firenze (a causa di invidie e per la poca soddisfazione che doveva sentire per il mancato raggiungimento della fama sperata). Forse una tappa a Padova, dove sempre manterrà i rapporti che aveva al-lacciato durante gli studi.
nº fonti: 40 LXXV-CXIV 1546
Venezia – Firenze
Si prepara a partire per Firenze dove arriverà a marzo di quell’anno. Compone il Dialogo dei rimedi d’amore (che vedrà la luce solo nel 1562 nell’edizione complessiva dei suoi dialoghi, DOMENICHI 1562) e collabora, come correttore di bozze, presso la tipografia, da poco aperta in
città, dall’amico Doni. Inizia inoltre a cercare di ingraziarsi Cosimo I, senza per ora ottenere di entrare a corte al suo servizio.
nº fonti: 16 CXV-CXXX 1547
Firenze
Il Domenichi continua la sua collaborazione con il Doni; prima del 24 febbraio 1547 dovette compone il Dialogo della stampa (pubblicato in DOMENICHI 1562).
nº fonti: 15 CXXXI-CXLV 1548
Firenze – Roma
Il Doni fallisce nella sua attività tipografica e il Domenichi, grazie al volere di Cosimo, entrerà come collaboratore stabile del tipografo ducale Lorenzo Torrentino.40 Tuttavia questo
“tradi-mento” del Domenichi porterà a una violenta rottura con il Doni, a seguito della quale, forse il 13 febbraio, il Domenichi scapperà a Roma, dove soggiornerà presso lo stampatore Giordano Ziletti; qui rimarrà poche settimane, per poi rientrare a Firenze. A Roma compone il Dialogo della vera nobiltà (pubblicato in DOMENICHI 1562) lì ambientato.
nº fonti: 21 CXLVI-CLXVI 1549
Firenze
Il Domenichi prosegue la sua attività presso il Torrentino.
nº fonti: 22 CLXVII-CLXXXVIII 1550
Firenze
Il Domenichi prosegue la sua attività presso il Torrentino.
nº fonti: 12 CLXXXIX-CC 1551
Firenze
Il Domenichi pubblica la traduzione di un testo di Calvino, la Nicodemiana (CALVINO 1552) e,
a seguito delle delazioni di Pietro Manelfi (15 ottobre 1551), viene incarcerato preventiva-mente, assieme a molti altri, in attesa di giudizio.41 A seguito delle delazioni, Cosimo nominò
una terna di commissari per l’inquisizione che dovevano occuparsi del caso; a stretto contatto
40 Sul Torrentino, oltre all’indispensabile Moreni 1819, si veda anche: FRANS PTSLITS, Laurentius Torrentinus. Drukker
van Cosimo hertog van Florence 1500-1563, Gemert, Uitgave van Heemkunderkring De Kommanderij Gemert in samen-werking met Drukerij Vos, 1995.
41 Per la vicenda delle delazioni si vedano soprattutto: CESARE CANTÙ, Gli eretici d’Italia. Discorsi storici, Torino,
Unione Tipografico-Editrice, 1886, II, pp. 421, 434-435; CARLO GINZBURG, I costituti di Don Piero Manelfi,
Firenze-Chicago, Sansoni-The Newberry Library, [1970], pp. 25-26; SALVATORE CAPONETTO, Aonio Paleario (1503-1570) e la
Riforma protestante in Toscana, Torino, Claudiana, 1979, p. 86; DI FILIPPO BAREGGI 1988, pp. 210-211; SALVATORE
CAPONETTO, La Riforma protestante nell’Italia del Cinquecento, Torino, Claudiana, 1992, pp. 353-353 e GARAVELLI
27
con Cosimo operava inoltre Girolamo Muzzarelli, maestro del Sacro Palazzo, che coordinava tutta l’operazione. Numerose testimonianze coeve attestano le conseguenze scaturite dalle de-lazioni; le descrizioni, seppur generiche, riportano vari particolari che si ritrovano e vengono confermati dalle fonti che riportano le vicende della pena inflitta al Domenichi:
lettera del 26 dicembre 1551 di Nicolò Da Ponte (ambasciatore veneziano a Roma) ai Dieci, in cui si evince come Cosimo avesse fatto prigionieri tutti quelli accusati da queste delazioni (→ GARAVELLI 2004, pp. 48-49 testo e nota 63);
lettera del Cardinale Di Gynes a Carlo V, da Roma il 5 gennaio 1552: “En Florencia dizen que el Duca ha hecho prender en sus tierras querenta personas in un dia” (→ GARAVELLI 2004, p. 49 nota 63);
lettera del Duca al Muzzarelli (24 gennaio 1552) che sancisce il fatto che si sarebbero occupati della cosa di comune accordo: “Ho ricevuto la S.ra v.ra del 22 del p.ato et inteso quanto mi scrivete sopra l’esecutione che havete trovata fatta in Fiorenza con-tra quegli infectati d’heresia, che tanto più me ne satisfò quanto io veggo la cosa non esser seguita punto differente di q.to negozio […]” (→ GARAVELLI 2004, p. 49 nota
63);
cronaca di un cronista coevo: “Apresso, addì 6 dicembre 1551 si scoperse nella terra una setta d’huomini i quali, sotto spetie di santità, fingevano interpretare le sante scripture. […] onde tornando agl’orecchi di Sua Eccelentia, ne fece segretamente pi-gliare un numero di trentacinque et così, per infino addì 22 di gennaio, ne era andati alle Stinche quindici et gl’altri più grassi stavano in prigione con gran paura et erono esaminati […] et altri erano con gran sospetto d’eresia in carcere et s’aspettava che sua Eccellentia facesse una funata per la volta delle galee, altro de questo non si intese, seguendo di loro altro ne darò avviso” (→ GARAVELLI 2004, pp. 51-52 testo e
nota 79 dove è riportato il testo di un altro cronista con una redazione leggermente differente). La cronaca precedente procede narrando come questi furono dichiarati eretici e descrivendo la pena che fu così inflitta: “Apresso, addì 4 di febraio 1552 si dichiararon eretici i prigioni sopradetti et questo fu per la disputa di huomini eccel-lenti, talché dichiarato un simil difetto, ne fu del tutto informato sua Eccellentia, onde quello ordinò che una parte di loro più perfidi et manco nobili di sangue, che a questo non parse che, sendo tutti imbrattati d’una pece, non fussero tutti alla medesima pena condennati et qui a molti parve che la giustizia mancassi. Così fu detta quantità mi-nuale mandata per la terra con una veste nera, con un bavaglio giallo dipintovi una croce rossa et una torcia in mano; così fatto la cerca, ne furono remenati al duomo dove era un vescovo parato, et indi a sua piedi arrivati, si messono tutti in ginocchioni. Et rizzandosi, lesse loro sopra un evangelio et poi fece a tutti il segno della croce in fronte; poi ritornato a sedere, lesse alquanto delle pistole di San Paulo al quale fecior reverenza. Di poi rizzati, erano menati a coppia a un monte di stipa dove erano tutti i loro libri et così tutti vi abbassorno dette torce et in quelli attaccato il fuoco, ne furono rimenati alle Stinche et questi furono ventidue; gl’altri, una parte ne furno rimandati per havere solamente praticato con loro, et gl’altri, nobili di ricchezza et ancora si stavano in carcere; si pensava che la borsa havesse solamente a patrie et altro di loro non s’intende” (→ GARAVELLI 2004, pp. 52-53 testo e nota 80);
altra cronaca, che differisce in quanto sostiene che la processione con il bavaglio fu il 6 di febbraio, e distingue tra 16 uomini con bavaglio e 6 senza bavaglio, ma con torce bianche (questi senza bavaglio, dopo l’autodafé e dopo otto giorni alle Stinche furono liberati sotto pagamento di 10 scudi e 1 di spese; gli altri furono condannati o alle Stinche o alla galera per dieci anni, ma, pagando, la pena era ridotta a un solo anno). Riferisce inoltre come “lo stampatore che istampò detti libri andò in sur un asimo e dipoi in galera”, e fornisce inoltre un dettaglio in più circa il rogo dei libri: “suvietti que’ libri isquadernati che avevano questi eretici e da loro vi fichavano drento al fuocho”. (
→ G
ARAVELLI2004,
pp. 53-54)nº fonti: 13 CCI-CCXII 1552
Firenze – Pisa
Condannato in via definitiva, il Domenichi viene trasferito nella fortezza di Pisa. Rientrerà ben presto a Firenze dove, dalle Stinche, passerà a un soggiorno presso il Convento di S. Maria Novella, da cui continuerà la sua attività di traduttore per il Torrentino.
28 1553
Firenze
La pena del Domenichi, con il conseguente soggiorno a S. Maria Novella, ha termine attorno a marzo e il Domenichi si prepara per lasciare la città. Durante il periodo in carcere si può inoltre ipotizzare che qualcuno avesse pensato di soppiantarlo come traduttore delle opere del Giovio presso il Torrentino, visto che l’amico Giovio era già morto. Gelli pubblica, infatti, presso il Torrentino la traduzione della Vita di Alfonso d’Este del Giovio nel 1553 (EDIT 16-ONLINE:
CNCE 21193).42
nº fonti: 5 CCXXXII-CCXXXVI 1554
Pescia
Dall’agosto 1553 al luglio 1554 non si hanno notizie del Domenichi (GARAVELLI 2004, pp.
67-68 nota 123). Da agosto 1554, dopo un soggiorno non verificato presso il quattordicenne Jacopo VI Appiano, signore di Piombino e vassallo di Cosimo, lo si ritrova a Pescia per seguire l’avvio di una stamperia del Torrentino in loco (collaborando anche con lo stampatore lucchese Vin-cenzo Busdraghi).
nº fonti: 6 CCXXXVII-CCXLII 1555
Ancona – Urbino – Città di Castello – Castiglion Fiorentino – Firenze
Il Domenichi, causa anche la guerra di Siena (1545-1555), si sposta in varie città e rientra a Firenze solo a fine anno (GARAVELLI 2011, p. 209).
nº fonti: 7 CCXLIII-CCXLIX 1556
Firenze
Rientrato a Firenze, riesce finalmente a entrare a corte, presso Cosimo I, stipendiato come sto-riografo per la redazione della Storia della Guerra di Siena (DOMENICHI 1557). Compone i due
dialoghi Dialogo della Corte e Dialogo de’ Rimedi d’amore (pubblicati in DOMENICHI 1562).
nº fonti: 16 CCL-CCLXV 1557
Firenze
Impiegato come storiografo alla corte di Cosimo I.
nº fonti: 7 CCLXVI-CCLXXII 1558
Piacenza – Modena – Milano – Firenze
Rientra a Piacenza per un breve periodo per seguire vicende di successione testamentaria a seguito della la morte del padre (dicembre 1557). Dopo un breve passaggio a Modena e a Mi-lano è di ritorno a Firenze a maggio
.
Compone il Dialogo dell’amore fraterno.nº fonti: 4 CCLXXIII-CCLXXVI 1559
Firenze
Prosegue la sua attività a servizio di Cosimo I, anche se non smetterà mai il suo lavoro di collaboratore editoriale, soprattutto presso l’amico Giolito e presso il tipografo lucchese Bu-sdraghi (conosciuto a Pescia nel 1554).
nº fonti: 7 CCLXXVII-CCLXXXIII 1560
Firenze
Continua la sua attività a servizio di Cosimo I.
29
nº fonti: 11 CCLXXXIV-CCXCIV 1561
Firenze – Roma
Il Domenichi vuole indirizzarsi a Roma (dove arriverà il 2 novembre) per alcuni suoi affari e forse anche per accompagnare il principe Francesco (BRAMANTI 2015, p. 34) e fare da
media-tore per alcune cause di Cosimo presso il Papa.
nº fonti: 6 CCXCV-CCC 1562
Roma – Firenze
Rientra da Roma nell’estate di quest’anno (GARAVELLI 2011, p. 222).
nº fonti: 11 CCCI-CCCXI 1563
Firenze
A seguito del soggiorno romano sembra avere perso credito presso Cosimo I, tanto che pare essergli stato tolto l’alloggio a corte.
nº fonti: 11 CCCXII-CCCXXII 1564
Firenze – Pisa
A questa altezza è ancora stipendiato dal duca come storiografo; tuttavia a febbraio si sposterà a Pisa dove sarà raggiunto dalla morte, causata probabilmente da un ictus celebrale.
nº fonti: 15 CCCXXIII-CCCXXXVII 1565-1566
Testimonianze successive alla sua morte.
30
Tavola Sinottica Bio-Bibliografica
F
ONTI
LETTERE
,
RIME,
TESTI,
DEDICHE E DOCUMENTI UFFICIALIE
DIZIONI
XV sec.
Piacenza
I
[Famiglia][1/33]
XVI sec. (metà)
[U]: ASP, Notarile, 29 aprile 1592, rog. Basilio Dordelli (→ FIORI 2002,p.
73 nota 2)
Origine della famiglia Domenichi: a metà Cinquecento si attestano
alcune persone col cognome Domenichi che vivono nella val Tidone,
a Castelnuovo di Borgonovo.
II
[Famiglia][2/33]
1448
[U]: ASP, Comparti, vol. 31 (→ DI FILIPPO BAREGGI 1988,pp. 43-44 nota
79)
La famiglia del Domenichi non era nobile, non compare infatti
nell’elenco di quelle che, nel 1448, dovevano pagare una somma per
“l’offerta di 6.000 ducati alla sorella del Duca di Milano”.
43III
[Famiglia][3/33]
1471
[U]: ASP, Provvigioni, vol. 53, anno 1471, p. 257 (→ FIORI 2002,p. 73 testo
e nota 2)
Il Consiglio Comunale di Piacenza attesta, su richiesta di Giovanni
Domenichi (nonno di Lodovico e artefice della fortuna della famiglia
Domenichi) e altri membri della famiglia, che i Domenichi erano, da
alcuni anni, cives et mercatores piacentini.
44IV
43 Non comparirà neppure in quelle che, tra il 1569-1571, dovettero corrispondere alla cittadinanza le tasse del sale e dei
cavalli.
44La famiglia fu suddivisa, sino alla seconda metà del Quattrocento, in due rami con stesso stemma araldico (FIORI,Le
31 [Famiglia][4/33]
1496 (23 dicembre)
[U]: BCP, MNP, Manoscritti Vitali, 237, nº 814, p. 22 rogata dal cancelliere del Collegio Lanfranco Nibbi; altre copie in Manoscritti Vitali, 153 e 314 (→ FIORI 2002,p. 74 testo e nota 5)
Gian Pietro Domenichi (padre di Lodovico Domenichi) viene ascritto
al Collegio dei Notai e Causidici di Piacenza, il 23 dicembre 1496.
45V
[Famiglia][5/33]
1496-1554
[U]: ASP, Notarile, 24 filze con atti rogati da Gian Pietro Domenichi (→ FIORI 2002,p. 74 testo e nota 8)
Testimonianza dell’intensa attività di notaio e causidico di Gian
Pie-tro Domenichi: oltre agli atti notarili, nelle filze si Pie-trovano anche
nu-merosi mandati di procura (era infatti anche causidico), rogati da altri
notai e più tardi dai suoi stessi figli Giovanni e Alessandro.
VI
[Famiglia][6/33]
1501-1513
[U]: ASP, Provvigioni, annate 1501-1513, f. 65v. (→DI FILIPPO BAREGGI
1988,pp. 44 note 81-83)
Gian Pietro Domenichi è presente come convocato dal Consiglio
Cit-tadino: verrà convocato spesso, dal 1513 in avanti, ma sarà
effettiva-mente presente solo 10 volte, nell’arco di 31 anni, alle sedute del
consiglio (ASP, Provvigioni, annate 1511-1542).
VII
[Famiglia][7/33] [Avalos, A.][1/1]
1526 (2 marzo) – da Piacenza
B
ARTOLOMEOF
ERRANTINOal V
ESCOVO DIC
ORTONA[L]: Lettere di diversi 1551, pp. 123-124 (→ GARAVELLI 2004, p. 36 nota
1)
45 Forse assunse tale carica anche con l’intento di distinguersi dai rami collaterali della famiglia, formaggiai e merciai (si
veda V.PANCOTTI, I paratici piacentini, Piacenza, 1929, II, pp. 75-76; III, pp. 74, 76, 104, 105; IV, p. 104). Gian Pietro
Domenichi era sposato con Apollonia Maffoni, come attesta la promessa di vendita di terre a Carpaneto, del 29 aprile del 1529, ad Apollonia Maffoni Domenichi. La famiglia Maffoni, che porterà in casa Domenichi anche consistenti possedi-menti terrieri, aveva la sua dimora tra le abitazioni di Anton Francesco Carasi, di Francesco Figlioddoni e di Gian Fran-cesco Sannasseri (parrocchia di Sant’Alessandro, inizio di via San Giovanni, attuale palazzo Fogliani, nº 7). Qui, nell’anno 1558, viveva assieme alla moglie Gian Pietro Domenichi (FIORI 2002, p. 75 testo e nota 9). Oltre alle terre di Carpeneto,
(le uniche che rimarranno in famiglia), i Domenichi possedevano (all’altezza del 28 giugno 1558) anche le terre di Passano e Corano, feudi delle più importanti famiglie piacentine (FIORI 2002, p. 75 nota 10). Queste terre (121 pertiche piacentine,