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ISTITUTO STORICO TOSCANO DELLA RESISTENZA E DELL’ETÀ CONTEMPORANEA

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ISTITUTO STORICO TOSCANO DELLA RESISTENZA E DELL’ETÀ CONTEMPORANEA

PIERO CALAMANDREI

1895 - 1968

Storia. Piero Calamandrei nacque a Firenze il 21 aprile 1889 da una famiglia borghese in cui lo studio e la

pratica del diritto erano stati tramandati di padre in figlio per circa due secoli, fino a raggiungere con lui "il massimo splendore" (2). Il nonno materno, Giacomo Pimpinelli, era stato avvocato civilista, mentre quello paterno, Agostino Calamandrei, fu pretore di Montepulciano. Il padre, Rodolfo (n. 1857), dagli anni Ottanta fino alla morte, nel 1931, aveva esercitato l'avvocatura in Firenze nello studio di Borgo degli Albizi, che sarebbe divenuto poi quello di Piero. Rodolfo fu anche docente di diritto commerciale presso l'Università degli studi di Siena e autore di studi giuridici sulla cambiale, il fallimento, le società commerciali, tra i quali spicca la Teoria dell'azienda commerciale (1891) all'epoca anticipatrice delle moderne dottrine di quell'istituto. Tra gli anni Ottanta e Novanta dell'Ottocento, Rodolfo sviluppò un'intensa passione politica accostandosi al radicalismo di impronta mazziniana e in specie alle idee di Felice Cavallotti. Tra la fine del secolo e i primi anni del Novecento fu più volte consigliere comunale e provinciale a Siena e a Firenze e raggiunse l'apice della carriera politica nel 1909, quando fu eletto alla Camera dei deputati per il collegio fiorentino di Santa Croce, nelle liste repubblicane. Rodolfo fu anche autore di vari scritti politici, pubblicati a partire dalla metà degli anni Ottanta, su temi quali il confronto tra monarchia e repubblica, il collettivismo e le prospettive del radicalismo in Italia, illustrate tra l'altro nella Logica del radicalismo italiano (1895).

Rodolfo, infine, fu come poi Piero profondamente affascinato e attratto dalle campagne toscane (3).

Se molto è noto della figura del padre e del suo forte ascendente sulla formazione e il carattere di Piero, poche sono invece le informazioni disponibili per delineare quella della madre, Laudomia Pimpinelli (1863-1937). Nell'Inventario della casa di campagna, libro di ricordi scritto tra il 1939 e il 1940 (4), Piero riservò solo alcuni rapidi accenni alla figura materna e poi su di ella tornò in un testo dell'estate del 1944, intitolato

Niente di mio e scritto osservandone una fotografia giovane che egli teneva sullo scrittoio e il calco in gesso

della mano, approntato, come allora si usa, sul letto di morte. Così ricordava la madre, interrogandosi sul fluire della vita e delle generazioni:

Andava sessanta anni fa questa giovinetta bella dal volto ovale e dai capelli castani che io rivedo in questa

fotografia col busto attillato che allora usava, colle maniche lunghe terminanti sul polso in una piccola gala:

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sul polso di questa mano di gesso che io posso accarezzare ora qui accanto a me: questa mano, anche nel calco, è liscia e senza rughe, mano morbida e liscia di una fanciulla. Come è possibile, o madre, che questa mia mano, che ti carezza così vecchia, sia la mano del tuo bambino: e questa tua mano così liscia sia quella che carezzavi quando stavi per morire così macerata dagli anni e dalla malattia e la sentivi diventar fredda?

Io ti guardo, o fanciulla: e questa tenerezza che provo verso di te non è più quella di un figlio verso la madre, ma quella di un padre verso la figlia giovinetta. Tu mi somigli: il tuo viso allungato ha la stessa sagoma del mio [.] (5)

La figura del padre e le tradizioni familiari si coniugarono con le particolari inclinazioni del carattere di Piero. Sin da bambino egli mostrò curiosità e passione verso molte cose: lo studio diventava un gioco, i giochi occasione di apprendimento e di riflessione. Tra la fanciullezza e l'adolescenza iniziò a interessarsi alla raccolta e allo studio di erbe, fiori, farfalle, tuttora custodite nell'archivio fiorentino, si appassionò anche di decalcomanie e prese a collezionare francobolli. Soprattutto, espresse un precoce talento letterario che sviluppò in sintonia con l'ambiente dello scrittore Vamba (Luigi Bertelli) e del suo «Giornalino della Domenica», cenacolo di giovani accomunati dal mito della nazione e delle generazioni che la alimentano, tema destinato a restare assai caro a Calamandrei, seppure in forme assai rinnovate (6). Notevole anche fu il valore formativo degli anni trascorsi al fiorentino liceo Michelangelo, ove ebbe modo di scoprire i classici latini e greci, grazie a docenti fortemente motivati pure nel compito di educare i giovani alla vita civile. Di questa scuola, dei suoi insegnanti, Calamandrei serbò sempre memoria:

[Quegli insegnanti] non saranno stati, alcuni, grandi scienziati, ma erano tutti uomini di coscienza: ci insegnavano il greco e il latino, ma ci insegnavano, soprattutto, col loro esempio, a esser persone perbene.

[...] Erano uomini che credevano in ciò che facevano e che ci davano il meglio di loro per aiutarci a trovare dentro di noi il meglio di noi (7).

Dopo la licenza liceale, intraprese gli studi giuridici presso l'Università di Pisa, laureandosi nel 1912 sotto la guida di Carlo Lessona, con una tesi in diritto processuale civile. Dopodiché ottenne una borsa per studi di perfezionamento a Roma, presso la scuola di Giuseppe Chiovenda, eminente processualista e ispiratore dei suoi successivi studi giuridici. Nel 1915, vinto il concorso di diritto processuale civile, fu nominato professore straordinario all'Università di Messina.

In quello stesso 1915, tuttavia, Calamandrei partì per il fronte come volontario, animato da un interventismo di stampo democratico che affondava le radici nella sua cultura mazziniana e risorgimentale, ma che progressivamente si caricò di interrogativi sul senso del conflitto e del sacrificio che il paese era stato chiamato a sostenere. In fondo, scriveva nelle lettere inviate dal fronte alla fidanzata Ada Cocci, la sola giustificazione storica della guerra in corso era la lotta per porre fine a tutte le guerre.

Durante le operazioni belliche, Piero entrò in contatto con il mondo dei contadini divenuti soldati, uomini

che, a parer suo, mettevano a repentaglio le proprie vite pur ignorando in tutto o in parte le motivazioni di

tanta violenza. La causa della guerra, ebbe modo di annotare in una lettera ad Ada, "riusciamo appena ad

intenderla] noi, persone colte ed educate, ma certo sfugge alla mentalità di un contadino, estesa quanto è

esteso il suo campo" (8). Per Calamandrei, specie dopo essere entrato a far parte dell'Ufficio P

(Propaganda), la guerra fu occasione per scoprire le proprie capacità di educatore e di oratore: ancora ad

Ada, il 6 agosto 1917, raccontò che "in una piazzetta circondata di casette deserte e sforacchiate dalle

granate, parlai, in tenuta di combattimento (perfino avevo sulla testa l'elmo!), di Cesare Battisti, in presenza

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del generale, del colonnello e di molte centinaia di soldati" (9). Allo stesso tempo, la guerra ne mise alla prova le qualità di avvocato, in veste di difensore di soldati e ufficiali di fronte ai tribunali militari. Il periodo bellico, infine, fu anche quello in cui formò la propria famiglia: nel 1916 Piero sposò Ada (10) e nel 1917 nacque Franco, loro unico figlio.

Tornato dalla guerra, chiamato nel 1918 all'Università di Modena e nel 1920 a quella di Siena, Calamandrei riprese e concluse il trattato La cassazione civile (11), la sua opera giuridica di maggior impegno, ove propugnava attorno al riordino e all'unificazione della Corte di Cassazione un disegno di riforma del sistema giudiziario imperniato sul ruolo del giudice e su una distinzione tra procedura e merito, che ne accrescesse l'efficienza e dunque il rilievo civile. Ha scritto in proposito Mauro Cappelletti:

[.] se oggi noi in Italia abbiamo un'unica Corte Suprema di Cassazione in luogo delle varie Cassazioni regionali, ciò è dovuto in notevole parte a quella battaglia di Piero Calamandrei, iniziata sulle pagine del suo grande trattato e continuata poi, in vario modo, su libri, su giornali, su riviste, nella sua opera di parlamentare. [...] Difendere l'unicità della Cassazione significava, per Piero Calamandrei, difendere la certezza del diritto, attraverso la lotta contro gli sbandamenti della giurisprudenza priva di un centro di unificazione [...], significa sicurezza dell'individuo, chiarezza dei suoi doveri, ma anche dei suoi diritti verso lo Stato, fiducia nella serietà della funzione giurisdizionale e pertanto, di riflesso, fiducia dell'uomo nei suoi propri diritti e nelle sue azioni: in una parola, fiducia nella sua libertà (12).

L'esperienza della guerra lo sollecitava, infatti, a enfatizzare il ruolo del diritto nello stato costituzionale moderno, presidio di legalità e però anche strumento di equità, non insensibile, in prospettiva, alle esigenze delle classi popolari. La profondità della dottrina, dunque, si accompagnava ad un'attenzione crescente per la pratica: giuridica, nell'intraprendere anche l'avvocatura, e direttamente civile e politica, testimoniata da vari scritti, pur su temi giuridici, apparsi su riviste quali «Volontà» e la salveminiana «Unità» e animati da una presa di distanza sempre più marcata dalla montante involuzione autoritaria del mito patriottico e della memoria dell'esperienza bellica.

Nel 1924 fu chiamato nella costituenda Facoltà giuridica dell'ateneo fiorentino, titolare della cattedra di

diritto processuale civile che avrebbe tenuto fino al 1956, anno della sua morte. A Firenze, investita dalla

crescente aggressività fascista peraltro già vissuta personalmente con la mortale aggressione subita nel 1921

da Nicola Cocci, zio della moglie Ada Calamandrei si ritrovò per solidarietà morale e civile, prima ancora

che per scelta di milizia politica (13), a fianco di Gaetano Salvemini, dei fratelli Rosselli, di Ernesto Rossi, di

Piero Jahier e degli altri intellettuali fondatori del fiorentino Circolo di cultura, che in Borgo SS. Apostoli

resistette a promuovere il confronto di idee finché non fu devastato dai fascisti e chiuso dall'autorità

prefettizia alla fine del 1924. Il sodalizio si rafforzò l'anno successivo quando Calamandrei partecipò alla

redazione e diffusione del giornale clandestino «Non Mollare», prima rilevante espressione di un

antifascismo costretto a farsi militante (14), e difese pubblicamente lo stesso Salvemini all'università e in

tribunale. Ancora, Calamandrei, già aderente all'Unione nazionale amendoliana e all'Italia libera, firmò nel

1925 il "Manifesto degli intellettuali antifascisti", promosso da Benedetto Croce, a testimoniare in un clima

ormai fortemente oppressivo le proprie convinzioni liberaldemocratiche. Poi, quando gli spazi si chiusero

definitivamente, prevalse la vocazione all'insegnamento, considerato un "posto di combattimento" morale e

culturale. Questo fu, tra l'altro, il motivo che lo indusse, seppur con particolare pena e mai sopito

rincrescimento, a subire l'obbligo dell'obbrobrioso giuramento di fedeltà imposto dal regime ai docenti

universitari nel 1931.

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Negli anni del fascismo l'affermarsi del suo magistero negli studi processualcivilistici, espresso da una vasta produzione scientifica maturata nel confronto con l'insegnamento di Giuseppe Chiovenda (con il quale e assieme a Francesco Carnelutti nel 1924 fondò la «Rivista di diritto processuale civile» (15)), lo rese autorevole protagonista del dibattito attorno alla riforma del processo civile. Soprattutto nella seconda metà degli anni Trenta e in polemica con la scuola di Carnelutti e le suggestioni provenienti dalla Germania nazista, Calamandrei perorava il rafforzamento del potere del giudice e l'affermazione del primato dell'autorità della legge, a tutela dunque dei diritti dei privati contro la discrezionalità o l'arbitrio del giudicante o dell'amministrazione. Respingendo sostanzialmente le dottrine del "diritto libero", di fatto strumento dei regimi autoritari, egli si fece portatore di una prospettiva storicistico-politica e antidogmatica, fedele al principio di legalità quale essenziale strumento di tutela dei diritti soggettivi e, per questa via, della stessa costruzione dello stato. È stato difatti scritto che Calamandrei si collocava nel solco di un liberalismo

"sorretto da forte senso dello stato" (16). Convinto che proprio la certezza del diritto fosse il necessario fondamento della morale del giurista (secondo quanto affermò nell'elogio dei giudici, 1935) (17), accolse perciò con sorpresa, ma anche con impegno e convinzione, l'invito del ministro della Giustizia Dino Grandi a far parte della commissione per la riforma del processo civile: così, assieme a Carnelutti e Redenti, ebbe un ruolo di primo piano nella redazione del nuovo codice di procedura civile del 1940 e della relativa

Relazione di accompagnamento. Muovendosi su un piano di adesione tecnica e in sostanza di pragmatismo

difensivo, Calamandrei contribuì ad attenuare l'iniziale impostazione autoritaria e fortemente pubblicistica del nuovo codice, nel contesto di una redazione che, rinunciando ad un approccio sistematico, procedette per mediazioni e compromessi tecnici finendo col temperare i nuovi poteri del giudice con il tradizionale protagonismo delle parti (18).

Il rapporto col ministro Grandi, quand'anche venato di una certa ingenua fiducia nelle capacità dell'uomo, né valse a mutare il giudizio sul regime, né dissipò i sentimenti di solitudine e di disagio maturati nel corso degli anni Trenta. Quei sentimenti che per un verso alimentarono in Calamandrei la ricerca e riscoperta di contro alla retorica imperiale delle proprie radici nelle terre e nei paesi dell'Italia centrale, oggetto di gite e riflessioni coltivate in una ristretta cerchia di amicizie e sodalizi intellettuali di cultura liberale, tra i quali spicca la figura dello scrittore e critico letterario Pietro Pancrazi (19). Per l'altro, quei sentimenti, e quelle amicizie, rinvigorirono la passione per la letteratura, espressa anche, intrecciando la cultura del giurista, il gusto della scrittura e la curiosità dello storico, nei primi di quelli che poi sarebbero divenuti gli Scritti

celliniani (20) e nel già ricordato Inventario della casa di campagna, in realtà riflessione sullo scorrere della vita e

delle generazioni maturata nel primo anno di guerra. È il tema su cui Calamandrei tornò sempre a interrogarsi, allora cercando risposte anche nella letteratura, che come rivela il confronto difficile e talora aspro con il figlio Franco, specchio di un più vasto disagio nel rapporto con le generazioni più giovani egli giudicava anzitutto in chiave morale, ispirata da quei valori mazziniani che rinvigoriti dall'esperienza del primo conflitto mondiale vedeva poi dispersi dal fascismo e ignorati tanto dai giovani cresciuti sotto il regime quanto, appunto, dalla letteratura moderna, la cui qualità tecnica pure non gli sfuggiva (21).

Fu però nelle pagine del Diario (22) che quel crescente disagio si tradusse in considerazioni più intime, eppure esplicitamente politiche, sulla tragedia incombente, sull'oppressione esercitata dal regime, sullo smarrimento circa le prospettive future e anzitutto, di nuovo, i rapporti tra le generazioni. Non casualmente, il diario fu avviato nella primavera del 1939, la stessa stagione in cui Calamandrei prese a frequentare assiduamente la casa di Poveromo, in Versilia, espressione reale e metaforica del suo bisogno di prendere distanza dal mondo per riflettere in libertà interiore e, in seguito, però anche per intessere rapporti profondi di amicizia e di dialogo intellettuale (23).

Disagio e incertezze di prospettive però non significavano attenuazione del giudizio sul regime, che anzi la

guerra andò rafforzando criticamente. E pur con senso di impotenza, il gesto di non iscriversi al partito

fascista, rifiutando gli inviti ricevuti al momento dell'entrata in guerra, volle essere segno di ribadita e

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pubblica estraneità. A cui seguì il privato confronto e l'implicita solidarietà, con alcuni giovani e taluni suoi allievi inseriti nel movimento liberalsocialista (Leone Ginzburg, Enzo Enriques Agnoletti, Tristano Codignola, Carlo Furno, Paolo Barile) e vittime della repressione giudiziaria. D'altra parte il suo orientamento avverso al regime era ben noto alle autorità di polizia e fu denunciato anche pubblicamente da taluni fascisti, al punto che nel maggio del 1943 Calamandrei, per non doverlo smentire, si dichiarò disposto a dimettersi dall'insegnamento universitario (24).

Alla caduta del regime, Calamandrei, da tempo vicino al Partito d'azione (25), ne condivise lo scetticismo nei confronti della monarchia e del nuovo governo, pur accettando la nomina a Rettore dell'ateneo fiorentino. Dopo l'8 settembre dovette però lasciare la città, perché assai conosciuto, e rifugiarsi infine a Colcello, piccolo borgo umbro, ove rimase fino alla primavera successiva, appartato spettatore del conflitto non senza peraltro avvertire il rimorso per esservisi in qualche modo sottratto e del movimento di Resistenza, a lungo percepito come lontano (26). Eppure fu quella una nuova occasione di riflessione sulla storia presente e di prospezione del futuro, nella quale il timore di un dopoguerra dominato dal comunismo si intrecciò con un'ulteriore riconsiderazione del dilemma drammatico in lui ricorrente tra primato dei valori e primato del principio di legalità. Ora, rileggendo Beccaria, quel dilemma gli parve risolversi nel necessario fondamento della legalità sul presupposto della partecipazione democratica al processo di elaborazione normativa e sui più generali principi di libertà e di giustizia che debbono sovraintendere all'ordinamento civile e a quello giuridico (27).

Nel corso del 1944, insomma, ancora una volta la forza degli eventi sospinse assieme la riflessione giuridica e la passione civile, accesa d'entusiasmo nella scoperta di quel moto di Resistenza che, smentendo il suo scetticismo, le nuove generazioni e con loro il figlio Franco (28), membro dei Gap romani avevano generosamente alimentato. Di quel moto, del protagonismo popolare che lo aveva sorretto, aprendo un nuovo corso della vita civile e politica della nazione, del suo valore eminentemente etico, Calamandrei sarebbe stato da allora, e nel decennio successivo fino alla morte, oratore e interprete (29).

Rientrato a Firenze nell'agosto 1944, riassunto l'ufficio di rettore, che mantenne fino all'ottobre del 1947, e ripreso l'insegnamento, si dedicò anche, con rinnovata passione, alla vita politica, intesa come progetto culturale. Ne scaturì, nei primi mesi del 1945, la rivista «Il Ponte», inizialmente frutto della convergenza di più vocazioni ideali, ma presto e per il resto della sua vita decisamente improntata dallo spirito e dalla mano di Calamandrei, dalla sua concezione della politica come vita morale (30).

Dalla primavera del 1945, tuttavia, i tempi si fecero ancor più cogenti e costrinsero Calamandrei ad un impegno più diretto, chiamandolo a farsi protagonista di quel disegno costituente che egli peraltro aveva già tratteggiato nei mesi precedenti come condizione obbligata per la rinascita civile e politica del paese.

Decisamente avverso al referendum istituzionale, perché convinto assertore delle responsabilità della monarchia nell'avvento del fascismo e nella catastrofe dell'8 settembre e più ampiamente nella delegittimazione dell'ordine costituzionale, egli riteneva che solo la pienezza dei poteri costituenti potesse consentire tanto il ripristino dei diritti di libertà, ora più chiaramente intesi anche come garanzia di sviluppo sociale, quanto l'affermazione dei diritti sociali, che ora gli appariva palesando una significativa evoluzione del suo pensiero condizione per il radicamento degli stessi diritti di libertà dopo l'esperienza del fascismo.

Nominato alla Consulta nazionale e poi eletto all'Assemblea costituente per il Partito d'azione, Calamandrei fu membro della Commissione dei settantacinque, incaricata di redigere la bozza del testo costituzionale.

Di quel testo, furono soprattutto le parti riguardanti l'ordinamento giudiziario a portare più direttamente la

sua impronta (indipendenza e autogoverno della magistratura), ma lucido e coerente fu il suo impegno, in

larga misura inascoltato, anche a favore della laicità dello stato, delle autonomie locali, della preminenza del

ruolo del governo rispetto ad una forma di governo "parlamentare", della necessaria regolamentazione dei

partiti politici, in una prospettiva che accompagnata dalla richiesta di attribuzione dei pieni poteri legislativi

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alla Costituente intendeva porre l'esperienza e lo spirito del governo dei Comitati di liberazione nazionale a base della rifondazione istituzionale del paese e di una politica di improcrastinabili riforme sociali (31).

Quell'urgenza di rinnovamento, per sancire e completare la "rivoluzione girata al rallentatore" (32) che egli riteneva si fosse avviata nel 1943-45, animò anche i suoi interventi da deputato (eletto per la lista di Unità socialista, poi confluita nel Partito socialdemocratico) nella prima legislatura repubblicana, in polemica con la persistenza della legislazione fascista e pre-fascista e l'inerzia governativa sul terreno delle riforme sociali.

Denunciando, insomma, come gli enunciati programmatici della Costituzione sempre più rischiassero di farsi alibi per la sua mancata attuazione (33).

Così pure attraverso le pagine del «Ponte» la rivista divenuta limpida espressione di una generazione di intellettuali che il fascismo aveva costretto a politicizzarsi e che ora per rinascere, nel senso proprio del termine, dopo esser stata sommersa dal regime, era chiamata a costruire un'Italia "nuova" (34) per un intero decennio Calamandrei si dedicò strenuamente a forgiare un lessico politico capace di inoltrare sulla strada della cittadinanza repubblicana e del patriottismo costituzionale quei ceti medi che restavano l'ossatura sociale e politica del paese.

È in questo orizzonte che egli fu uomo politico volutamente e necessariamente "idealista", perché convinto e intransigente assertore dei valori di libertà e giustizia, da radicare nell'ordinamento repubblicano come nella quotidianità del vivere civile e dell'azione politica, nell'Italia della ricostruzione e della Guerra fredda, del consolidarsi del centrismo e dell'incerto consolidarsi della democrazia repubblicana.

In Parlamento, in occasione di cerimonie e incontri pubblici, nelle pagine de «Il Ponte» e in innumerevoli altri scritti, Calamandrei non si stancò di esortare a quello che riteneva il primo e più urgente dovere, la ricostruzione materiale e morale della Patria, che solo dallo spirito della Resistenza e dall'applicazione della Costituzione avrebbe tratto spinta ideale e saldo fondamento. Certo, ricorrenti erano le note di pessimismo, sugli esiti dell'epurazione, per le persistenti continuità con il regime, per l'arenarsi dello slancio rinnovatore e il mancato inveramento del dettato costituzionale a fronte del permanere di normative di stampo autoritario, per i privilegi confessionali, per l'avanzare di quella sfiducia e delusione che egli in voluto contrappasso definì "desistenza". E tuttavia, restò al fondo fiducioso, giacché "C'è ancora tanta strada da fare, ma un po' di strada s'è fatta: e indietro non si torna" (35).

Impegnato cantore in specie nelle note Epigrafi e in numerose pubbliche commemorazioni (36) del valore civile che la memoria dei martiri della Resistenza avrebbe dovuto assumere nell'Italia che rinasceva dopo il fascismo, da quell'impulso morale Calamandrei fu anche spinto ad avversare l'adesione alla Nato, per coerenza con il rifiuto costituzionale del ricorso alla guerra e con la sua adesione alla causa del federalismo europeo, e ad impegnarsi in prima persona come giurista ed avvocato nella tutela dei diritti umani e civili, delle vittime del fascismo, degli ex-partigiani, dei lavoratori e dei cittadini. Fu, tra l'altro, patrono di parte civile nel processo per l'uccisione dei fratelli Rosselli e protagonista della difesa in quello intentato a Danilo Dolci, intellettuale pacifista promotore di manifestazioni di protesta non violenta nelle più povere campagne siciliane, così come in quello che vide i giornalisti Renzo Renzi e Guido Aristarco imputati di vilipendio alla forze armate per aver pubblicato una sceneggiatura critica dell'occupazione militare italiana della Grecia nella seconda guerra mondiale.

Né si ritrasse dal diretto impegno politico, che nei primi anni Cinquanta alimentò la denuncia

dell'imperante spirito di crociata indotto dalla Guerra fredda, che si traduceva in mortificazione della vita

parlamentare e in colpevole inerzia del legislatore, rispetto all'urgenza di attuare gli istituti a cominciare

dalla Corte costituzionale e le norme programmatiche enunciate nella Costituzione. Coerente con il rilievo

determinante, costituzionale e politico, da lui attribuito alla dialettica tra maggioranza e opposizione (37),

Calamandrei prese le distanze dalla proposta di introdurre nella legge elettorale un premio di maggioranza

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(la cosiddetta "legge truffa"), abbandonò i socialdemocratici e, dopo aver fondato il raggruppamento di Autonomia socialista, nel 1953 diede vita assieme a Ferruccio Parri, alla formazione di Unità popolare, che, pur non riuscendo a conquistare alcun seggio parlamentare, raccolse i voti sufficienti a non far scattare il premio di maggioranza.

In quegli anni intensissimi, riuscì comunque a mantenere accesa la sua vivacità e curiosità intellettuale tra l'altro viaggiando in Europa e anche in Cina e letteraria, affidata anche alla collaborazione con la rivista

«Belfagor», e a consolidare la sua autorevolezza professionale (dal 1946 fino alla morte presiedette il Consiglio nazionale forense) e accademica, attestata dalla sterminata mole dei suoi scritti e studi (38), oltreché dall'ammissione all'Accademia dei Lincei (dal 1947), dalla direzione dell'Istituto di diritto processuale comparato dell'ateneo fiorentino e della «Rivista di diritto processuale» (proseguimento della

«Rivista di diritto processuale civile» da lui fondata e diretta con Chiovenda e Carnelutti), oltreché del

Commentario sistematico della Costituzione italiana (Firenze, 1950).

Morì, per gli esiti improvvisamente aggravatisi di un intervento chirurgico, a Firenze il 27 settembre 1956, all'età di 67 anni.

Storia archivistica. La documentazione confluita nell'Archivio Piero Calamandrei fu versata all'istituto storico

della Resistenza in Toscana da Ada Cocci, vedova di Piero, in pochi anni a partire dal 1960, assieme ad altro materiale bibliografico.

La carte depositate a Firenze costituiscono il nucleo più consistente del vasto corpus documentario lasciato da Piero Calamandrei o a lui relativo e si compongono di una larga serie di scritti e documenti di carattere culturale, giuridico e politico in massima parte prodotti nella stagione del suo massimo impegno pubblico, gli anni compresi tra la fine del conflitto mondiale e la morte, e di gran parte del suo carteggio di lavoro, a partire dagli anni del primo conflitto mondiale (1).

Il materiale, in parte danneggiato dall'alluvione che colpì Firenze il 4 novembre 1966, allagando anche la sede dell'istituto ubicata all'epoca al piano terreno del Palazzo Medici Riccardi in via Cavour, fu riordinato da Maria Vigni Piani, già segretaria dello stesso Calamandrei, anche grazie ad un finanziamento erogato dal Consiglio nazionale delle ricerche. Il riordino e questa prima, non del tutto completa, inventariazione furono conclusi nel corso del 1969 e ne risultò una suddivisione della documentazione in 21 filze, create secondo un ordine approssimativamente tematico, non privo di qualche incongruenza, e verosimilmente ripreso dalla precedente disposizione del materiale, così come conservato da Calamandrei o, per lui, dalla stessa Vigni (2).

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(1) Per una descrizione degli altri fondi archivistici che raccolgono documentazione di Piero Calamandrei e dei sui familiari v.

in questo stesso volume E. Capannelli, Le carte di Piero Calamandrei. Una rete di archivi, e F. Cenni, L'archivio Calamandrei di Montepulciano: struttura del fondo e tipologie documentarie, in Ead. (a cura di), Un caleidoscopio di carte.

Gli archivi Calamandrei di Firenze, Montepulciano, Trento e Roma, Firenze, Il Ponte, 2010.

(2) Si vedano in particolare Nuove accessioni, Isrt, «Atti e studi», n. 3, dicembre 1961, p. 67; Relazione del

direttore Carlo Francovich (28 gennaio 1968), «La Resistenza in Toscana. Atti e studi dell'istituto Storico della

Resistenza in Toscana», n. 7, [dicembre 1968], p. 93; Fondo Piero Calamandrei, ivi, n. 8, [1970], pp. 117-123,

che contiene un indice sommario di 21 filze (ora denominate buste) e la menzione di altro materiale, in

prevalenza corrispondenza, ancora da ordinarsi in 5-6 buste, oltreché la menzione del finanziamento del

Consiglio erroneamente denominato "Centro" nazionale delle ricerche. La Vigni avviò anche la redazione

di una sorta di indice tematico della documentazione dell'archivio, utilizzando due rubriche ad anelli e

composte di pagine distinte per lettera alfabetica, tuttora conservate presso l'Istituto. Il riordino delle carte

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era già iniziato nella casa di Marina di Poveromo, stando a A. Galante Garrone, Introduzione, cit., p. LVI, che pure sottolinea come la preparazione dei due tomi delle Lettere 1915-1956, cit., fu occasione per arricchire o integrare l'epistolario, che peraltro nel tempo è stato oggetto di quella e altre pubblicazioni.

Modalità di acquisizione. A partire dal 1960 Ada Calamandrei donò all'istituto storico della Resistenza in

Toscana una parte cospicua delle carte di carattere politico, professionale, letterario e personale di suo marito Piero.

Contenuto. L'archivio consta di quarantanove buste, ciascuna delle quali contiene in media quattro-sei

fascicoli, con estremi tra due e nove. Le sei serie, costituite per quanto possibile in base a criteri di analogia dei contenuti documentari, sono di diversa entità e omogeneità interna.

La Prima serie (Politica, diritto, cultura) si compone di otto buste che conservano documentazione relativamente eterogenea e suddivisa in fascicoli tematici, ove sono stati raccolti scritti autografi, testi di interventi, materiali preparatori e di lavoro relativi a questioni diverse, pur sostanzialmente comprese nel campo di tensione tra riflessione scientifica e intervento politico-culturale sui temi al centro degli interessi di Calamandrei: le questioni costituzionali, nei loro risvolti di merito e nella loro applicazione, sovente anche nell'ambito di alcuni procedimenti giudiziari di grande eco nell'opinione pubblica (tra i quali quelli dei casi Giovanni Amendola, Renzi e Aristarco, Danilo Dolci), nei quali fu coinvolto professionalmente, così come il dibattito attorno alla storia e alla memoria della guerra, dell'antifascismo e della Resistenza, le questioni della scuola, la vita culturale del paese, gli ordinamenti giudiziari e forensi e altro ancora.

La Seconda serie (L'uomo politico) è costituita da due buste che raccolgono la documentazione più strettamente attinente la sua attività di esponente di partito e parlamentare, cui si aggiungono materiali relativi al Trentino e alla denunzia subita nel 1943 per l'ostilità al regime.

Nella Terza serie (Studi e interventi tematici) sono raccolte otto buste, all'interno delle quali era stata posta documentazione più omogenea, rispettivamente dedicata alla Assemblea costituente e alla riflessione sulla Carta costituzionale (una busta), all'attività connessa al viaggio in Cina del 1955 (due buste), al federalismo europeo (due buste), alle commemorazioni per la morte di Calamandrei (una busta) e ai suoi scritti politici editi (due buste).

La Quarta serie è costituita dalle dieci buste del Carteggio, delle quali le prime due raccolgono le minute delle lettere scritte da Calamandrei a destinatari diversi, suddivise cronologicamente, la successiva conserva alcuni carteggi con destinatari ritenuti di rilievo o su argomenti specifici e le altre sette raccolgono invece la corrispondenza ricevuta da Calamandrei, disposta alfabeticamente per mittente.

La Quinta serie comprende due buste di Materiali diversi, vale a dire brevi testi e disegni di Calamandrei bambino, fotografie di varia provenienza e soggetto, e l'erbario da lui raccolto nel 1904.

Nella Sesta e ultima serie, intitolata Materiale a stampa, sono confluite quindici buste contenenti i ritagli di stampa approntati da "L'Eco della stampa" in relazione alla figura di Piero Calamandrei per il periodo compreso tra il settembre 1950 e il dicembre 1983, e le quattro buste della cosiddetta Miscellanea, che conservano giornali, riviste ed estratti di stampa ove furono pubblicati scritti di Piero Calamandrei. Dei testi raccolti nella Miscellanea, ordinati secondo un criterio approssimativamente cronologico, è disponibile una schedatura cartacea. Nel presente inventario non è descritto il materiale conservato nella serie Materiale

a stampa.

Il fondo ha una consistenza di buste 49

(9)

Ordinamento e struttura. L'inventariazione, cui si è di recente proceduto e di cui qui si dà conto, ha tenuto

massimamente conto dell'ordinamento dato negli anni Sessanta, per rispettare la genesi e la storia dell'archivio. Su questa base, dunque, si è anzitutto provveduto a completare, con criteri analoghi, l'inventariazione della corrispondenza, a suo tempo lasciata in sospeso dalla Vigni. In secondo luogo, si è proceduto alla descrizione analitica di ogni singola unità documentale, indicando sommariamente tipologia e contenuto del documento, o riportandone il titolo quando esistente, la data topica e quella cronica e, in caso di corrispondenza, il mittente e il destinatario, nella misura in cui queste informazioni sono presenti o deducibili dal documento.

Inoltre, al fine di restituire una più organica visione dell'insieme della documentazione e delle sue diverse componenti, si è provveduto a riordinare la successione delle buste, suddividendole all'interno di sei serie, mentre si è lasciato inalterato l'ordinamento dei fascicoli all'interno di ciascuna busta con l'eccezione dei tre fascicoli ora raccolti nella busta 29, creata appositamente, in quanto risultavano collocati per probabili motivi di opportunità pratica in buste dai contenuti altrimenti eterogenei. Per lo stesso motivo, si è introdotta una titolazione per le buste (che ne erano prive), mentre è stata mantenuta la titolazione dei fascicoli e sottofascicoli già esistente, fatti salvi minimi interventi formali o correzioni materiali laddove necessari, o altrimenti si è proceduto a riformulare la titolazione quando l'originale appariva monco o conteneva aggiunte o varianti, pur rispettando il criterio di restituirne per quanto possibile il senso. Infine, si è di conseguenza proceduto a rinumerare le buste, in coerenza con il nuovo ordinamento, e i fascicoli e sottofascicoli, per adottare criteri uniformi e ovviare ad alcuni raddoppi della numerazione precedente.

Strumenti archivistici. Archivio Piero Calamandrei, inventario a cura di Michela Nicastro, note introduttive di

Emilio Capannelli e di Simone Neri Serneri e Michela Nicastro, Edizioni Polistampa, 2012 (Istituto storico della Resistenza in Toscana, Gli archivi, 2).

I. POLITICA, DIRITTO, CULTURA, 1912 - 1956

1. Scritti e interventi tra politica e diritto, 1923 - 1956

Busta 1

1 1. Errori giudiziari

1948 - 1954

1 1.4: P. C. a Arturo Carlo Jemolo, Paolo Rossi, Mario Bracci, Giuliano Vassalli, Franco Venturi, Leo Valiani, Carlo Galante Garrone, Giuseppe Bettiol, Ignazio Silone, s.l., s.d..

Contiene la richiesta di un'opinione per «Il Ponte» sul fenomeno della "confessione autoinfamatoria degli imputati" (4 copie).

datt. c. 1

1 1.1. Scritti di P. C., 1951 - 1953

1 - Relazione sulla pena di morte, Roma, 11 gen. 1951, ms., cc. 14 2 - "Conferenza sulla polizia", s.l., s.d., ms., cc. 10

3 - "La polizia a caccia del colpevole", s.l., s.d., ms., cc. 2

4 - Mozione presentata dal gruppo parlamentare del Partito socialista democratico italiano relativa ai rapporti tra magistratura e polizia, s.l., [1952 - 1953], ms., cc. 5

(10)

5 - Relazione del gruppo parlamentare del PSDI concernente i rapporti tra magistratura e polizia, s.l., [1952 - 1953], ms. e datt., cc. 8

6 - "Relazione Calamandrei", s.l., s.d., datt., cc. 30 7 - Relazione [non di P. C.], s.l., s.d., datt., cc. 23

8 - "L'attualità dura tre giorni", relazione, s.l., s.d., ms., cc. 7, e appunti, s.l., s.d., ms., cc. 3 9 - "Errore giudiziario e errore sanitario. Mantenere la parola data", s.l., s.d., ms., cc. 9

1 1.2. Inchieste su errori giudiziari, 1953 - 1954

1 - Relazione di Francesco Bartolini, s.l., s.d., datt., cc. 4 2 - Lelio Basso a P. C.

- Milano, 11 dic. 1953, datt., cc. 3 - Roma, 12 dic. 1953, datt., c. 1

3 - Achille Battaglia a P. C., Roma, 5 gen. [1954], datt., c. 1. Allegato: Achille Battaglia, "Errori giudiziari e risarcimento dei danni", art. per «Il Ponte», s.l., [dic. 1953 - gen. 1954], datt., cc. 12

4 - Ernesto Battaglini a P. C., Roma, 9 nov. 1953, datt., c. 1. Allegato: Art. di Ernesto Battaglini per «Il Ponte», s.l., [1953], datt., cc. 4

5 - Francesco Carnelutti a P. C., s.l., s.d., datt., cc. 5

6 - Giorgio Ferretti, "Il Settembrini, il caso Egidi e l'on. Scelba", s.l., s.d., datt., cc. 3 7 - Marcello Finzi, "Appello contro la pena di morte", s.l., s.d., datt., cc. 2

8 - Fausto Gullo a P. C., Roma, 25 ott. 1953, ms., c. 1. Allegato: Nota di Fausto Gullo per P. C., s.l., [1953], datt., cc. 6

9 - Arturo Carlo Jemolo a P. C., Roma, 9 gen. 1953, datt., cc. 2 10 - Levio Levi a P. C., Firenze, 25 ott. 1953, datt., cc. 5

11 - Domenico Riccardo Peretti Griva a P. C., Torino, 22 ott. 1953, datt., cc. 2 12 - Giovanni Persico a P. C., Roma, 21 ott. 1953, datt., cc. 5

13 - Ferruccio Pacher a P. C., Milano, 14 feb. 1954, datt., c. 1. Allegati: I - Heinrich Scheer a Ferruccio Pacher, Vienna, 28 dic. 1953, datt., cc. 2 (in tedesco); II - "Indennità per carcere preventivo e per condanna ingiusta"

(legge tratta dal Codice austriaco), datt., c. 1 (contiene trad. in italiano dell'all. I) 14 - Nicola Terzaghi a P. C., s.l., s.d., ms., cc. 8

15 - Umberto Terracini a P. C., s.l., s.d., datt., cc. 2

1 1.3. Sentenze penali, difese, processi verbali, mozioni, 1948 - 1953

1 - Sentenza di rinvio a giudizio emessa dalla Corte di assise di Brescia nel processo contro Luigi Zuccotti e Anna Vivenzi, Brescia, 30 dic. 1948, datt., cc. 53 (con annotazioni di P.C.)

2 - Achille Battaglia a P.C., Roma, [13 feb. 1953], ms., c. 1. Allegati: I - Sentenza emessa dalla Pretura di Guastalla contro Celestino Caleffi, Guastalla (Re), 12 gen. 1951, datt., cc. 7; II - Celestino Caleffi alla Commissione di disciplina per i dipendenti degli enti locali presso il Tribunale civile e penale di Reggio Emilia, Gualtieri (Re), 11 ott. 1952, datt., cc. 3

3 - Sentenza emessa dalla Sezione terza penale della Corte suprema di cassazione sul ricorso proposto dal procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Siracusa contro Franco Sommani, Roma, 7 mag. 1953, datt., cc. 6

4 - Sentenza emessa dalla Sezione terza penale della Corte suprema di cassazione sul ricorso proposto da Adriano Luijdjens contro la sentenza del 7 maggio 1952 della Corte di appello di Roma, Roma, 11 lug. 1953, datt., cc. 9

5 - Sentenza emessa dalla Corte di assise di Brescia nel processo contro Angelo Piazzi ed altri, Brescia, 1 giu.

1951, datt., cc. 51

6 - Procedimento penale davanti al Tribunale civile e penale di Torino contro Pietro Sgarra, Antonio Sanfet e Salvatore Picciolo

- Sentenza di rinvio a giudizio pronunciata dal giudice istruttore Giuseppe Provera, Torino, 18 lug. 1951, datt., cc. 35

- Sentenza, Torino, 27 mar. 1953, datt., cc. 12

(11)

7 - Alessandro Ceriani a P. C., Milano, 23 giu. 1953, ms., c. 1. Allegato: Sentenza emessa dalla Pretura di Milano contro Luigi Galbai, Ugo Merlini e Pier Luigi Audisio, Milano, 5 mag. 1953, datt., cc. 2

8 - Procedimento penale davanti al Tribunale di Mantova contro Ugo Lanza ed altri, Mantova, 1948 - 49, datt., cc. 59. Allegato: Verbale di dibattimento a carico di Ugo Lanza e Giovanni Mantovani, presso la Corte di assise di Mantova, Mantova, 5 dic. 1949, datt., cc. 9

9 - Procedimento penale davanti al Tribunale civile e penale di Torino contro Tarquinio Maiorino e Giovanni Battista Rosa

- Processo verbale di dibattimento, Torino, 12 feb. 1951, datt., cc. 16 (manca c. 3), (contiene la sentenza) - Ernesto Maiorino e Mario Paggi, "Motivi aggiunti per Maiorino Tarquinio e Rosa Giovanni Battista appellanti avverso la sentenza di condanna", Torino, apr. 1951, datt., cc. 10

- Corte di appello di Torino, "Motivi a sostegno dell'appello proposto dal P. M. avverso la sentenza del 12 feb.

1951", Torino, 26 apr. 1951, datt., cc. 6

10 - Mozione presentata dal gruppo parlamentare del PSDI relativa ai rapporti tra magistratura e polizia, s.l., s.d., datt., cc. 4

1 1.5. Risoluzioni, mozioni e proposte per l'incontro fra magistrati, professori universitari e avvocati promosso dal Centro italiano di studi giuridici, Milano, 11 - 12 giu. 1955, 1955

1 - "Risoluzione votata nell'incontro fra magistrati, professori universitari e avvocati", ms., cc. 2 (bozza con correzioni di P. C.)

2 - "Risoluzione conclusiva dell'incontro fra i magistrati, professori universitari e avvocati", datt., cc. 5 (bozza con correzioni di P. C.)

3 - "Risoluzione conclusiva dell'incontro fra i magistrati, professori universitari e avvocati", datt., cc. 5 (bozza con correzioni [non di P. C.])

4 - Mozione a firma di Pietro Pascalino e Corrado Gentile, Milano, datt., cc. 2

5 - Proposte di giudici istruttori del Tribunale di Milano, a firma di Adolfo Beria di Argentine, Nicola Bernardini, Alberto Buggè, Antonio De Falco, Antonio Donati, Francesco Falletti, Ettore Fortuna, Vittorio Morfino e Uberto Scarpelli, datt., cc. 4

6 - Arturo Orvieto, "Informazioni", nota sull'istituto del giudice istruttore, datt., c. 1

1 1.6. Documenti vari, 1952 - 1954

1 - "Adesioni pervenute fino al 16 set. per l'appello contro la pena di morte", s.l., s.d., datt. e ms., cc. 2.

Allegato: Anita Mondolfo a P. C., bigl., s.l., [6 nov. 1953]

2 - P. C., "L'assicurazione obbligatoria contro gli errori giudiziari", s.l., s.d., pp. 1051 - 1059 (bozze di stampa) 3 - Atti parlamentari, Senato della Repubblica, Disegni di legge e relazioni, 1948 - 1952, n. 2134, modifiche di alcune disposizioni del Codice di procedura penale, seduta del 25 gen. 1952

4 - Atti parlamentari, Senato della Repubblica, Disegni di legge e relazioni, 1953 - 1954, n. 80, "Norme per la riparazione degli errori giudiziari, in attuazione dell'art. 24, ultimo comma, della Costituzione della Repubblica italiana", seduta del 10 apr. 1954

5 - "Dopo il processo Egidi. Ceppi, sale, fruste, supplizi per ottenere la confessione", annotazione, s.l., s.d., datt., c. 1

1 1.7. Corrispondenza, 1952 - 1954

1 - Associazione culturale Massa, a firma di Antonio Canizza, a P. C., Massa, 28 gen. 1954, datt., c. 1 2 - Achille Battaglia a P. C., Roma, 19 ott. 1953, datt., c. 1

3 - Sergio Battilani a P. C., Imola (Bo), 26 gen. 1952, ms., cc. 2 4 - Girolamo Bellavista a P. C., Palermo, 28 lug. 1953, datt., c. 1 5 - Alessandro Brenda a P. C., Genova, 10 lug. 1953, ms., c. 1 6 - Mario Castelli

- a Corrado Tumiati, Brescia, 24 apr. 1952, datt., c. 1. Allegato: Giuseppe Quaglia a Mario Castelli, Brescia, 23 apr. 1952, datt., cc. 3

- a P. C., Brescia, 14 mag. 1952, ms., c. 1

(12)

7 - ... De Benedetti a P. C., teleg., Torino, 21 set. 1953

8 - Luigi Dogliani alla direzione della rivista «Il Ponte», Genova, 19 apr. 1952, datt., c. 1 9 - Luigi De Nicola a P. C., Napoli, 10 lug. 1953, ms., c. 1

10 - Umberto Terracini a P. C.

- Roma, 26 ago. 1953, datt., c. 1 - bigl., Roma, 19 ott. 1953, ms.

11 - Alberto Giuganino a P. C., Roma, [1952], datt., c. 1 12 - Crescenzio Guarino a P. C.

- bigl. da visita, Napoli, 21 gen. 1952, datt.

- bigl. da visita, Napoli, s.d., ms.

- Napoli, 29 gen. 1952, datt., cc. 2

13 - Cesare Guastalla alla direzione della rivista «Il Ponte», Milano, 10 ago. 1953, datt., c. 1 14 - Raffaello Leo a P. C., Venezia, 2 feb. 1952, datt., c. 1

15 - Livio Livi a P. C., Firenze, 25 ott. 1953, ms., c. 1

16 - Adriano Olivetti a P. C., Ivrea (To), 28 ago. 1953, datt., c. 1 17 - Giovanni Persico a P. C., Roma, 6 ott. 1953, datt., c. 1

18 - [illeg.] (Associazione italiana per la libertà della cultura) a P. C, teleg., Firenze, 28 lug. 1953 19 - Tomaso Smith a P. C.

- Roma, 16 apr. 1954, datt., c. 1 - Roma, 17 apr. 1954, datt., c. 1

20 - Ferdinando Targetti a P. C., Roma, 28 ott. 1953, datt., c. 1 21 - Giorgio Peyrot a P. C., Torre Pellice (To), 19 ago. 1953, datt., c. 1 22 - Giuliano Vassalli a P. C.

- Roma, 10 mar. 1952, datt., c. 1 - teleg., Genova, 14 mar. 1952 - Genova, 5 apr. 1952, datt., c. 1 - Roma, 11 apr. 1952, datt., c. 1

23 - Renato Vecchione a P. C., Torino, 5 set. 1953, datt., c. 1

1 1.8. Periodici e opuscoli concernenti la pena di morte, il rapporto tra magistratura e polizia, gli errori giudiziari, 1948 - 1954

1 1.8.1. Pena di morte

1 - Il caso Rosenberg. Istanza di grazia di Ethel Rosenberg al presidente degli Stati Uniti, a cura dell'Associazione italiana giuristi democratici, Roma, Tipografia Anzaloni, 1953, pp. 32

2 - «Libertà della cultura. Bollettino dell'Associazione italiana per la libertà della cultura», Roma, n. 13, ago.

1953, in evidenza l'art. Contro la pena di morte. Appello per una campagna internazionale 3 - «New Statesman and Nation. The weekend review», Londra

- vol. XLV, n. 1143, 31 gen. 1953, pp. 109 - 136, in evidenza l'art. The case of Derek Bentley, pp. 109 - 111 - vol. XLV, n. 1144, 7 feb. 1953, pp. 137 - 164

4 - «La Nuova Stampa», Torino

- 7 mag. 1950, pp. 3 - 4, in evidenza l'art. Morire impiccati. Due relazioni inglesi sulla pena capitale - 30 gen. 1953, pp. 4, in evidenza l'art. La pena di morte

- 5 lug. 1953, pp. 3 - 4, in evidenza l'art. A chi spetta il diritto di condannare a morte?

5 - «Il Diritto. Organo giudiziario forense», Palermo

- a. VIII, n. 11 - 12, 1 - 15 giu. 1953, pp. 2, in evidenza l'art. I coniugi Rosenberg ancora tra la vita e la morte

- a. VIII, n. 17, 1 set. 1953, pp. 2, in evidenza l'art. Jolanda Bergamo

- a. IX, n. 3, 1 feb. 1953, pp. 2, in evidenza l'art. L'esecuzione capitale del giovane Bentley

6 - «Il Paese», Roma, 10 lug. 1953, pp. 3 - 4, in evidenza l'art. Benemerenze fasciste. La pena di morte 7 - «Corriere della Sera», Milano

(13)

- 25 set. 1953, pp. 5 - 6, in evidenza l'art. L'inchiesta sulla pena di morte in Inghilterra. Sarà mantenuta l'impiccagione ma si propongono modifiche al codice

- 6 febbraio ..., pp. 5 - 6, in evidenza l'art. La vicenda di Fortunato Santachiara. Un verdetto di non colpevolezza riabilita la memoria del giustiziato

8 - Ritaglio di giornale non identificabile, s.d., in evidenza l'art. L'Inghilterra abolirà la pena di morte?

1 1.8.2. Rapporto tra magistratura e polizia

1 - Atti parlamentari, Senato della Repubblica, Resoconto sommario, n. 748, seduta del 22 gen. 1952, pp.

11 - 12, in evidenza gli interventi di Giovanni Persico

2 - «La Nazione», Firenze, 20 gen. 1952, pp. 1 - 2, in evidenza l'art. Dopo il processo Egidi. Una riforma che si impone

3 - «Il Mattino d'Italia», Napoli

- 17 feb. 1952, pp. 1 - 2, in evidenza l'art. Magistratura e Polizia

- 15 feb. [1952], pp. 5 - 6, in evidenza l'art. Vivace dibattito alla Camera per le interpellanze sul caso Egidi - 21 feb. 1952, pp. 1 - 6, in evidenza l'art. Una conclusiva mozione della Camera: la magistratura è corresponsabile degli arbitri commessi dalla Polizia

4 - «Pasquino. Settimanale satirico umoristico del sabato», Torino, n. 5, 3 feb. in evidenza tre vignette satiriche di "Chey" relative agli abusi durante gli interrogatori di Polizia, dal titolo Anche in Francia...

5 - «Il Nuovo Corriere», Firenze

- 20 feb. 1952, pp. 1 - 2, in evidenza l'art. Il governo non accetta alcun impegno per un'inchiesta sul comportamento della polizia

- 21 feb. 1952, pp. 1 - 2, in evidenza l'art. Il governo costretto ad impegnarsi per un'inchiesta e una riforma dei metodi giudiziari

- 6 apr. 1952, pp. 1 - 2, in evidenza l'art. Sdegnate proteste in Francia contro i brutali metodi della polizia 6 - «La Nuova Stampa», Torino

- 22 nov. 1953, pp. 5 - 6, in evidenza l'art. Ultime vestigia della tortura. Fine delle manette?

- 24 nov. 1953, pp. 3 - 4, in evidenza l'art. Interrogare un accusato

7 - Ritaglio da giornale non identificabile, s.d., in evidenza l'art. Una lettera di Girolimoni al difensore di Lionello Egidi

1 1.8.3. Errori giudiziari

1 - «Giornale di Brescia», Brescia

- 21 dic. 1948, pp. 3 - 4, in evidenza l'art. La tragedia di Cascina Paule. Sul torbido sfondo del dramma la pallida ombra di un alibi

- 30 dic. 1948, pp. 5 - 6, in evidenza l'art. Sorprese al processo per l'assassinio di Gardone V. T. Per la moglie dell'ucciso l'Accusa chiede l'ergastolo

2 - «Brescia Notizie», Brescia

- 30 dic. 1948, pp. 1 - 2, in evidenza l'art. L'intricato omicidio di Gardone V. T. 'È lei che ha ucciso ', dice il P. G. additando la Vivenzi

- 31 dic. 1948, pp. 1 - 2, in evidenza l'art. Ha giurato di fronte al crocefisso di essere innocente. Assolta Anna Vivenzi per insufficienza di prove. Zuccotti condannato a tre anni per abusivo porto d armi

3 - «l'Unità», ed. dell'Italia settentrionale, 31 dic. 1948, pp. 1 - 2, in evidenza nella Cronaca di Brescia l'art.

Un nuovo colpo di scena: assolti entrambi gli imputati 4 - «La Nuova Stampa», Torino

- 7 lug. 1951, pp. 5 - 6, in evidenza l'art. Un problema giuridico delicato: le pratiche 'illecite e il dovere del medico

- 1 dic. 1953, pp. 5 - 6, in evidenza l'art. Giuristi a Congresso: voti e proposte per una giustizia migliore - 7 feb. 1954, pp. 5 - 6, in evidenza gli articoli L'accusatrice e Anna Maria Caglio per oltre sei ore è stata interrogata dal magistrato

5 - «Il Diritto. Organo giudiziario forense», Palermo, a. VIII, n. 15 - 16, 1 - 15 ago. pp. 1 - 2, in evidenza l'art. Corbisiero

6 - «Il Mondo», Roma

(14)

- a. V, n. 31, 4 ago. 1953, pp. 1 - 2, in evidenza l'art. La giustizia non paga di Gaetano Salvemini - a. V, n. 33, 18 ago. 1953, pp. 1 - 2, in evidenza l'art. La giustizia deve pagare di Achille Battaglia - [a. V, n. 37], 15 set. 1953, pp. 3 - 4, in evidenza l'art. Il giudice responsabile di Achille Battaglia 7 - «Il Nuovo Corriere», Firenze

- 29 ago. 1953, pp. 1 - 2, in evidenza l'art. Il carcere di Aosta

- 30 ago. 1953, pp. 1 - 2, in evidenza l'art. Il problema della polizia: primo passo da compiere - 1 set. 1953, pp. 1 - 2, in evidenza l'art. Il problema della polizia: la testimonianza di un cronista

- 4 set. 1953, pp. 1 - 2, in evidenza l'art. Il problema della polizia: non scherzare con la giustizia (intervista a Ferdinando Targetti)

- 13 feb. 1954, pp. 1 - 2, in evidenza l'art. Giochi di prestigio e sedute spiritiche al processo per il delitto del taxi 17

8 - «La Stampa», Torino, 4 dicembre 1953, pp. 1 - 2, in evidenza l'art. L'abuso della difesa 9 - «Corriere della Sera», Milano

- 26 set. 1953, pp. 5 - 6, in evidenza l'art. Parla Oatis, reduce dalle carceri cecoslovacche: si concluse a precipizio il processo prefabbricato

- 28 nov. 1953, pp. 5 - 6, in evidenza l'art. Il Convegno per la riforma della procedura penale. Si chiede che all'istruttoria intervenga l'avvocato difensore

10 - Ritaglio da giornale non identificabile, s.d., in evidenza l'art. Assolti dall'accusa di offese al Pontefice 11 - L'errore giudiziario, estratto da «Archivio Penale. Rivista trimestrale di diritto, procedura e legislazione penale, speciale e comparata», Napoli, gen. - feb.

fasc. I - II, pp. 8

12 - «Associazione Italiana Giuristi Democratici. Bollettino d'Informazione», a. III, n. 1 feb. 1954, pp. 6

1 2. Circolo di cultura

1923 - 1925 e docc. s.d.

1 2.1: Scritto di P. C. per il discorso tenuto in occasione della riapertura del Circolo di cultura, s.l., s.d..

ms. c. 1

1 2.2: Appunti di P. C. relativi alla riapertura del Circolo di cultura e altro, s.l., s.d..

ms. cc. 3

1 2.4: Sentenza della Corte di assise di Perugia nella causa in sede di rinvio della Corte suprema contro Santo Emanuele, Roberto Navale e Filippo Anfuso, s.d..

datt. cc. 14

1 2.3. Documenti relativi al Circolo di cultura, 1923 - 1925

1 - Volantino relativo al costituendo Circolo di cultura, a firma del Comitato promotore composto da P. C., Gino Frontali, Piero Jahier, Ludovico Limentani, Mario Marsili Libelli, Alfredo Niccoli, Carlo Rosselli, Ernesto Rossi, Arrigo Serpieri, Aldo Sorani, Firenze, feb. 1923, a stampa, pp. 2

2 - Statuto del Circolo di cultura, Firenze, s.d., a stampa, c. 1 (7 copie)

3 - Volantino relativo al circolo a firma del Comitato direttivo, composto da P. C., Enrico Finzi, Gino Frontali, Piero Jahier, Luigi Lenzi, Ludovico Limentani, Mario Marsili Libelli, Alfredo Niccoli, Carlo Rosselli, Ernesto Rossi, Arrigo Serpieri, Aldo Sorani, Renato Zavataro, Firenze, s.d., a stampa, pp. 2 (3 copie)

4 - Il Consiglio direttivo ai soci del Circolo di cultura, Firenze, ott. 1923, datt., c. 1 (2 copie)

5 - Agli studenti della Toscana, opuscolo a cura dell'Unione goliardica italiana per la libertà, Firenze, ott. 1924, a stampa, pp. 13

6 - Il Comitato direttivo ai soci del Circolo di cultura, Firenze, 14 nov. 1924, a stampa, cc. 2 (contiene convocazione di una riunione per discutere la relazione di Carlo Rosselli "Impressioni sulle ultime elezioni inglesi")

7 - Tommaso Ramorino ai soci del Circolo di cultura, Firenze, 3 dic. 1924, a stampa, cc. 2 (2 copie)

8 - Comunicazione ai soci del Circolo di cultura relativa alla convocazione di due riunioni e all'aumento della quota sociale, Firenze, 24 dic. 1924, a stampa, cc. 2

9 - Delibera della Prefettura di Firenze relativa allo scioglimento del Circolo di cultura, Firenze, 5 gen. 1925, datt., c. 1

(15)

10 - [P. C.] al questore di Firenze, Firenze, 12 gen. 1924 [leggi 1925], datt., cc. 2

11 - Ufficiale giudiziario del Tribunale di Firenze a P. C., atto di citazione alla parte lesa nella causa contro Odoardo Cagli, Firenze, 13 gen. 1925, c. 1

12 - Denuncia, da parte dell'amministrazione del demanio e delle tasse, di contratto verbale di affitto di fabbricati relativo ai locali occupati dal Circolo di cultura, Firenze, 1 nov. 1924, pp. 2 (rilasciato il 13 gen.

1925)

13 - Atto di notifica della Pretura di Firenze indirizzato a Vincenzo Howells (proprietario dello stabile sede dell'ex Circolo di cultura), Firenze, 17 gen. 1925, datt. e ms., cc. 2

14 - "Delitto e castigo" ovvero "La Patria è salva", con tutta la narrazione documentata della tenebrosa congiura di Borgo SS. Apostoli e di quello che fecero - tardi, ma a tempo - le competenti autorità, a stampa, s.l., s.d., pp. 11 (2 copie)

15 - Tommaso Ramorino a "Egregio professore", nota relativa alla situazione finanziaria del circolo, Firenze, 28 gen. 1925, ms., c. 1

16 - Comunicazione del Consiglio direttivo del "fu Circolo di cultura" ai soci, relativa alla situazione finanziaria dell'associazione, Firenze, 20 feb. 1925, a stampa, fasc. 1

17 - Verbale di assemblea del Consiglio direttivo dell'Ordine degli avvocati di Firenze, Firenze, 21 lug. 1925, datt., cc. 2

1 3. Carlo e Nello Rosselli

1945 - 1955

1 3.3: P. C., "Saluto alla famiglia Rosselli", s.l., [619 ].

ms. cc. 3

Scritto in occasione del ritorno a Firenze dall'America delle vedove e dei figli di Carlo e Nello Rosselli.

1 3.4: P. C., "9 giu. 1937: dieci anni...", commemorazione di Carlo e Nello Rosselli a dieci anni dalla loro uccisione, s.l., 1947.

ms. cc. 8

1 3.1. Processo dinanzi all'Alta corte di giustizia contro Mario Roatta, Filippo Anfuso ed altri, [1945]

- Arringa di parte civile pronunciata da P. C. dinanzi all'Alta corte di giustizia, s.l., [1945], ms., cc. 11 (con correzioni e annotazioni)

- Arringa di parte civile pronunciata da P. C. dinanzi all'Alta corte di giustizia, s.l., [1945], ms., cc. 28 (con correzioni)

- Arringa di parte civile pronunciata da P. C. dinanzi all'Alta corte di giustizia, s.l., [1945], datt., cc. 23

- P. C., "In memoria di Carlo e Nello Rosselli", arringa di parte civile pronunciata dinanzi all'Alta corte di giustizia, s.l., [1945], ms., cc. 36 (con correzioni per la pubblicazione)

1 3.2. Documenti e corrispondenza, 1945 - 1951 1 3.2.1. Documenti

1 - Rosselli Revient - Du Monte Pelato au col de Larche - Alpes Maritimes - Vallées de Coni (1944 - 1945), opuscolo, s.l., 1949, pp. 38 (pubblicato in occasione dell'inaugurazione del monumento a Carlo e Nello Rosselli a Bagnoles de l'Orne il 19 giu. 1949)

2 - P. C., La Coscienza Civile della Nuova Italia, a cura del Partito d'azione, «Quaderni dell'Italia libera», n.

7, s.l., pp. 16 (contiene il discorso tenuto da P.C. alla cerimonia per l'insediamento nell'Aula magna dell'Università degli studi di Firenze il 15 set. 1944)

3 - P. C., In memoria di Carlo e Nello Rosselli nel processo dinanzi l'Alta Corte contro Roatta e C., estratto da «Oratoria», Napoli, a. I, n. 2, set. 1945, pp. 17

4 - Manifesto del Comune di Firenze per il ritorno della salme di Carlo e Nello Rosselli, redatto da P. C., Firenze, [1951], datt., c. 1

5 - Manifesto del Comitato per il ritorno della salme di Carlo e Nello Rosselli, Firenze, [1951], datt., cc. 3 (pubblicato in «Il Nuovo Corriere», Firenze, 29 apr. 1951, e in «Il Ponte», mag. 1951)

(16)

6 - «L'Italia Libera. Organo del Partito d'azione», Roma, 30 gen. 1945, pp. 4, in evidenza a p. 3 alcuni articoli sotto il titolo Carlo e Nello Rosselli nel ricordo dei compagni di lotta

1 3.2.2. Corrispondenza

1 - Amelia Pincherle Rosselli a P. C.

- Firenze, 22 feb. 1947, ms., c. 1

- Forte dei Marmi (Lu), 1 giu. 1947, ms., c. 1 - s.l., 19 feb. 1951, ms., c. 1

- Firenze, 13 maggio 1951, ms., c. 1 - Firenze, 5 giu. 1951, ms., c. 1 - Firenze, 14 ott. [1951], ms., c. 1 2 - Maria Todesco Rosselli a P. C.

- s.l., 20 nov. 1944, datt., c. 1

- Sarchmont (New York), 6 lug. 1945, ms., c. 1 - s.l., 12 ott. ..., ms., c. 1

3 - Gaetano Salvemini a P. C.

- Sorrento (Na), 19 feb. 1951, ms., c. 1 - Sorrento, 20 feb. 1951, ms., c. 1

4 - Enrico [De Nicola?] a P. C., s.l., 4 giu. 1947, ms., c. 1

5 - Ernesta e Laura Battisti e altri a P. C., cart. post., Trento, 9 ott. 1947

1 3.5. Commemorazione a Siena e a Genova, 1955

1 - P. C., commemorazione tenuta a Siena il 25 apr. 1955 e a Genova il 5 mag., datt., ms. e a stampa, cc. 53 (con correzioni e integrazioni)

2 - Mario Bracci, "Per lo scoprimento d'una lapide a Carlo Rosselli nell'Università di Siena", commemorazione tenuta a Siena il 25 apr. 1955, datt., cc. 12

1 3.6. In memoria di Amelia Rosselli, 1955

1 - Luigi e Ida Einaudi a Maria Todesco: Rosselli, teleg., s.l., s.d., datt., c. 1 2 - La morte di Amelia Rosselli, ritaglio da «La Nazione», Firenze, [26 dic. 1955]

3 - Carlo Levi, Ricordo di Amelia Rosselli, madre esemplare, ritaglio da «La Nuova Stampa», Torino, [dic.

1955]

1 4. Processo per l'aggressione contro Giovanni Amendola

1947

1 4.2: Secondo Tipaldi al presidente della Corte di assise di Pistoia, Roma, 1947 mar. 31.

datt. cc. 3

Copia inviata a P. C.

1 4.3: Sentenza emessa dalla Corte di assise di Pistoia nella causa di procedimento penale contro Carlo Scorza e altri, Pistoia, [1947 mag. 23].

datt. cc. 42

1 4.1. Scritti per la difesa, s.d.

- Scritto di P. C. per l'arringa finale, s.l., s.d., ms., cc. 9 (incompleto) - Bozza di discorso di P. C. per l'arringa finale, s.l., s.d., ms., cc. 4

- "Mussolini indicò sempre ai suoi sicari gli avversari...", scritto relativo al processo Amendola, s.l., s.d., ms., cc. 6

1 5. Racconti sulla Resistenza

1954

(17)

e docc. s.d.

1 5.1: P. C. a "Cari amici", s.l., 719.

Contiene il giudizio per il concorso letterario "Per un racconto sulla Resistenza del Friuli Venezia Giulia"

promosso dal Comitato d'iniziativa degli scrittori friulani per il decennale della Resistenza di Udine.

ms. cc. 2

1 5.2. Il Comitato d'iniziativa degli scrittori friulani per il decennale della Resistenza a P. C., 1954

1 - Udine, 7 lug. 1954, datt., c. 1

2 - Udine, 15 lug. 1954, datt., c. 1

1 5.3. Racconti, s.d.

1 - "La squadra di Gruente", datt., cc. 14 2 - "I benemeriti", datt., cc. 3

3 - "La stella nera", 1 - 17 apr. 1954, datt., cc. 6 4 - Senza titolo, datt., cc. 6

5 - "Gruppo Andrea", datt., cc. 20 6 - "Sfumature", datt., cc. 12

Per nessuno di questi racconti è riportato il nome dell'autore.

1 6. «Non Mollare»

1925 - 1954

1 6.1: [illeg.] a P. C., Bologna, 1954 lug. 31.

Contiene elenchi dei firmatari del Manifesto crociano, datt. cc. 4

su c. intest. della redazione de «L'Avvenire d'Italia»

1 6.2: Trascrizione di articoli da «Il Popolo d'Italia» relativi alle dimissioni di Gaetano Salvemini dall'Università degli studi di Firenze, s.d. - 1925 nov. 27.

ms. cc. 4

1 6.3. Corrispondenza, 1925 - 1954

1 - Paolo Barile a Leo Oggerino, Firenze, 21 mar. 1951, datt., c. 1 (2 copie)

2 - Biblioteca comunale di Firenze a Gaetano Pieraccini, Firenze, 25 ott. 1954, datt., c. 1 3 - Giorgio Della Pergola a P. C.

- Firenze, 10 sett. 1954, datt., c. 1 - Firenze, 28 sett. 1954, datt., cc. 2 4 - La Nuova Italia Editrice

- a P. C., bigl., Firenze, 22 sett. 1954, datt. (con annotazioni di P. C.) - a Maria Vigni, c/o «Il Ponte», bigl., Firenze, 2 lug. 1954, datt.

- a P. C., bigl., Firenze, 10 sett. 1954, datt.

- a P. C., bigl.. Firenze, 15 sett. 1954, datt.

5 - Leo Oggerino (Museo nazionale del Risorgimento italiano di Torino) a P. C.

- cart. post., Torino, 24 gen. 1951, ms.

- Torino, 12 mar. 1951, ms., c. 1 - Torino, 24 mar. 1951, ms., c. 1

6 - Nello Quilici, "Salvemini", lettera memoriale, s.l., 15 lug. 1925, datt., cc. 4 (pubblicata in N. Quilici, Giornale 1925 - 1934, Napoli, La Nuovissima, 1934)

7 - Silvio Ronchi a P. C.

- Firenze, 26 ago. 1954, datt., cc. 1 - Firenze, 26 ago. 1954, datt., cc. 1 8 - Ernesto Rossi a P. C.

- cart. post., Firenze, 2 sett. 1954 - s.l., 27 sett. 1954, ms., c. 1

(18)

- cart. post., Firenze, 29 sett. 1954 9 - Gaetano Salvemini a P. C.

- Parigi, 2 dic. 1925, datt., cc. 3 - Londra, 8 sett. 1950, ms., c. 1 - Berceto (Pr), 18 ago. 1954, ms., c. 1 - cart. post., Berna, 30 ago. 1954 - Berna, 2 sett. 1954, ms., cc. 3 - Firenze, 27 sett. 1954, ms., c. 1 - bigl., Firenze, 7 ott. 1954 - bigl., Firenze, 14 ott. 1954 - appunti, s.l., s.d., cc. 5

10 - Umberto Zanotti Bianco a P. C., Roma, 25 sett. 1954, datt. e ms., c. 1

1 7. Processo contro Adriano Luijdjens per disfattismo politico

1940 - 1953

1 7.1. Memorie difensive, 1952 - 1953

1 - Memoria defensionale pronunciata da P. C. davanti alla Corte suprema di cassazione, 1952, datt., cc. 18 2 - Memoria illustrativa di P. C., Roma, 29 giu. 1953, versione ms. e versione datt., cc. 60

3 - Annotazioni di P. C. per la difesa orale, s.l., s.d., ms., cc. 11 (incompleto)

1 7.2. Sentenze, 1942 - 1953

1 - Sentenza emessa dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato nel procedimento penale contro Axel Nyholm e Adriano Luijdjens, n. 18, 23 gen. 1942, datt., cc. 6 (copia rilasciata a Roma l'8 giu. 1951)

2 - Sentenza emessa dalla Corte di appello di Roma nella causa penale a carico di Adriano Luijdjens, n.

959/52, 7 mag. 1952, datt., cc. 5

3 - Sentenza emessa dalla Corte suprema di cassazione sul ricorso proposto da Adriano Luijdjens, n. 1477, 11 lug. 1953, datt., cc. 9

1 7.3. Verbali e Documenti, 1940 - 1953

1 - "Note Verbale" della Reale legazione dei Paesi Bassi, indirizzate al Ministero degli affari esteri, Roma - Roma, 13 giu. 1940, datt., c. 1 (in francese) (con annotazioni di P. C.)

- Roma, 13 giu. 1940, datt., c. 1 (in francese) - Roma, 15 feb. 1950, datt., c. 1 (in francese)

2 - "Nota Verbale" del Ministero degli affari esteri, indirizzata alla Reale legazione dei Paesi Bassi, s.l., 25 mar.

1950, datt., c. 1

3 - "Eco nella stampa del processo Luijdjens celebrato davanti la Quinta sezione della Corte d'appello di Roma il 7 mag. 1952", s.l., s.d., datt., cc. 2

4 - Dichiarazione della Reale legazione dei Paesi Bassi relativa all'attività di Adriano Luijdjens dal 10 mag. 1940 al 3 mar. 1941, Roma, 27 giu. 1953, datt., c. 1

1 7.4. Vari, s.d.

1 - Scritto contenente sentenze edite in varie pubblicazioni, s.l., s.d., datt., cc. 4 (con annotazioni e integrazioni non di P. C.])

2 - Appunti relativi alla questione dell'ammissibilità del ricorso per cassazione avverso le sentenze di rigetto, s.l., s.d., ms., cc. 3

3 - Appunti vari, s.l., s.d., ms., cc. 3

1 7.5. Corrispondenza, 1952 - 1953

1 - Giorgio Ferretti

(19)

- Giorgio Ferretti a P. C., Roma, 24 sett. 1952, datt., c. 1 - Giorgio Ferretti a P. C., Roma, 11 giu. 1952, datt., c. 1

- Giorgio Ferretti a P. C., Roma, 9 giu. 1952, datt. c. 1 (con integrazioni di Ferretti) - Giorgio Ferretti a P. C., Roma, 30 giu. 1953, datt., c. 1

- P. C. a Giorgio Ferretti, Firenze, 1 lug. 1953, datt., c. 1. Allegato: P. C. ad Adone Zoli, Firenze, 1 lug. 1953, datt., c. 1

- P. C. a Giorgio Ferretti, Firenze, 9 lug. 1953, datt., c. 1 2 - Adriano Luijdjens a P. C., teleg., Roma, 12 lug. 1953

Busta 2

2 1. Processo contro Renzo Renzi e Guido Aristarco per vilipendio alle forze armate

1953 - 1954

2 1.1. Sentenza: Sentenza del Tribunale militare territoriale di Milano nella causa contro Renzo Renzi e Guido Aristarco, Milano, 1953 ott. 9.

datt. cc. 55

2 1.2: Motivi di ricorso davanti al Tribunale supremo militare contro la sentenza del Tribunale militare territoriale di Milano del 9 ott. 1953, s.l., 1953 nov. 14.

datt. cc. 12

2 1.3. Scritto: Relazione di P. C. sulle proposte di riforma del Codice penale militare di pace, s.l., 1954 gen..

ms. cc. 5

2 1.4: Scritto di P. C. relativo ai problemi giuridici e politici legati al caso Renzi - Aristarco, s.l., s.d..

datt. cc. 6

2 1.5: Scritto di P. C. relativo al caso Renzi - Aristarco e alla libertà della cultura, s.l., s.d..

datt. cc. 7

2 1.6. Scritto: P. C., "Gli aspetti giuridico - costituzionali del processo", 1954 apr..

versione ms. e versione datt. cc. 74

Pubblicato in R. Renzi e G. Aristarco, Dall'Arcadia a Peschiera. Il processo s'agapò, con la collaborazione di P.

Calamandrei, Bari, Laterza, 1954) 2 1.8: [[illeg.] a P. C., s.l., 1954 apr. 14.

Contiene l'art. 2 della legge 23 dic. 1946, n. 478, Modificazione delle formule di giuramento.

datt. c. 1

2 1.10: «L'Eloquenza. Antologia critica cronaca», Roma, a. XLIII, n. 11 - 12, nov. - dic. 1953, pp. 649 - 784.

in evidenza l'art. «L'Armata s'agapò»: fiore del letamaio inglese. In difesa di Renzo Renzi. Arringa di Ettore Gallo, pp. 668 - 704

2 1.7. Scritti di P. C. per la difesa, s.d.

1 - "Il caso dei giornalisti Renzo Renzi e Guido Aristarco...", s.l., s.d., ms., cc. 4 (incompleto) 2 - "Non c'è dubbio che durante i lavori della Costituente...", s.l., s.d., ms.., cc. 5 (incompleto) 3 - "Non parlerò con la stessa spregiudicatezza di Salvemini...", s.l., s.d., ms., cc. 8 (incompleto)

2 1.9. Corrispondenza, 1953 - 1954

1 - Corrado Alvaro a P. C.

- Roma, 26 sett. 1953, datt., c. 1 - Roma, 17 ott. 1953, datt., c. 1 2 - Guido Aristarco a P. C.

- Milano, 13 gen. 1954, datt., cc. 2 - Milano, 10 feb. 1954, datt., c. 1 - Milano, 22 feb. 1954, datt., c. 1 - Milano, 27 feb. 1954, ms., c. 1 - teleg., Milano, 11 mar. 1954 - Milano, 12 mar. 1954, datt., c. 1

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