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POESIE CLASSE 3°

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Academic year: 2021

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POESIE CLASSE 3°

ANAFORA

Distribuita la scheda sull’anafora riportata nella pagina seguente: sottolineare le ripetizioni.

Come esercizio scriviamo una poesia con l’anafora di C’ERA: nella lettura del libro di lettura c’era da disegnare un giardino di fantasia, da questo disegno ricavare una poesia dove i vari elementi del disegno sono riportati premettendo ad inizio verso “c’era”. Notare che qualcuno ha chiesto se la rima era

obbligatoria: non lo è, ma se uno ci riesce meglio, così come il ritmo da dare ad ogni verso.

Il distico iniziale e quello finale l’ho fatto io:

Il mio giardino è molto bello l’ho inventato con il pennello […]

C’era di tutto, c’era di troppo anche il salame con lo sciroppo

Sul quaderno un esercizio sull’anafora per descrivere qualcuno: La mia mamma

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L’ANÀFORA

In molte poesie c’è una ripetizione insistente all’inizio di un verso o di una strofa.

Questo “effetto speciale” si chiama anafora.

Vediamo l’anafora al lavoro in due poesie di Gianni Rodari (dove la ripetizione è anche dentro il verso). Colora le parole che danno luogo all’anafora

Filastrocca impertinente Filastrocca impertinente, chi sta zitto non dice niente;

chi sta fermo non cammina;

chi va lontano non s’avvicina;

chi si siede non sta ritto;

chi va storto non va dritto;

e chi non parte, in verità, in nessun posto arriverà.

Giovannino Perdigiorno Giovannino Perdigiorno

ha perso il tram di mezzogiorno, ha perso la voce, l'appetito,

ha perso la voglia di alzare un dito, ha perso il turno ha perso la quota, ha perso la testa (ma era vuota),

ha perso le staffe ha perso l'ombrello, ha perso la chiave del cancello

ha perso la voglia ha perso la via;

tutto è perduto fuorché l'allegria.

LA SIMILITUDINE

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La similitudine come forma di paragone/confronto.

Ho fatto io due fotocopie, una per la similitudine come paragone e l’altra per la similitudine in poesia (poesia di Rilke)

Messi gli accenti poetitici nella poesia di Rilke: il discorso sull’accento poetico andrà fatto riprendento la ritmica delle poesie fatte in classe prima per musica.

Una produzione poetica con similitudini: poesia sull’inverno

L’accento poetico : colora le sillabe sulla poesia di Rilke + riprendi le filastrocche fatte in classe prima per musica.

A memoria la poesia di Rilke

Fotocopia “cielo di notte” sulla similitudine: a partire da questa ognuno ha scritto una poesia sull’inverno (attenzione, alcuni paragonano l’inverno ad una sua caratteristica es. l’inverno è come il ghiaccio).

Chiedere sempre di una similitudine qual è il 1° termine di paraone, il 2° e il 3°

(che cosa unisce i primi due)

LA SIMILITUDINE

Spesso quando descriviamo una cosa facciamo il confronto con un’altra cosa che le somiglia, cioè sono due cose simili. Le due cose sono simili perché hanno qualcosa in comune.

Facciamo un esempio: voglio dire che Luigino è proprio un ragazzo buono e lo voglio paragonare al pane, perché anche il pane è buono. Dico:

“Luigino è buono, ma anche il pane è buono”; “Luigino è buono come il pane”.

Luigino (questo è il 1° termine) Il pane (questo è il 2° termine)

buono (questo è il 3° termine, quello che spiega il paragone)

Questo paragone tra due cose diverse ma simili si chiama SIMILITUDINE. Attenzione però,questa paragone è una similitudine solo se non vale al contrario:

non dici: “Questo pane è buono come Luigino”.

ESERCIZIO: sottolinea le similitudini tra questi paragoni:

Mario canta come un usignolo.

Mario è alto come Giorgio.

Maria è lenta come una lumaca.

Maria è brava come la sua compagna di banco.

Zorro è furbo come una volpe.

Ecco alcuni esempi di similitudine tratti dal parlare comune:

Marzia è precisa come un orologio Marcello è forte come un toro.

Lisa è coraggiosa come una leonessa.

Aurelio è veloce come un fulmine.

Luisa corre come una gazzella.

Mirko si muove come una pantera.

ESERCIZIO. Colora con colori diversi il 1° termine, il 2° termine, il 3° termine (quello che spiega la similitudine)

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Non c’è solo la parola “come” che lega i due termini della similitudine, si possono usare anche le espressioni “sembra”, “pare”, “tale e quale”, “è simile a”, assomiglia a” ecc.

ESERCIZIO: negli esempi sopra sostituisci “come” con un’altra espressione equivalente. Per esempio puoi dire “Luigino è talmente buono che sembra un pezzo di pane”

Le similitudini si usano per dare forza ad una descrizione e le troviamo spesso nelle poesie.

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LE SIMILITUDINI NELLA POESIA

Risveglio nel vento

Nel colmo della notte, a volte accade che si risvegli, come un bimbo, il vento.

Solo, pian piano, vien per il sentiero, penetra nel villaggio addormentato.

Striscia guardingo, sino alla fontana;

poi si sofferma, tacito, in ascolto.

Pallide stan tutte le case, intorno;

tutte le querce mute.

Rainer Maria Rilke Hai riconosciuto la similitudine in questa poesia? Scrivi.

In questa poesia la similitudine è nuova, nessuno l’aveva mai detta prima.

Spesso nelle poesie la similitudine si usa per dare un significato nuovo a qualcosa che conosci, ad esempio il vento.

ESERCIZIO: proviamo anche noi.

Questo prato d’estate è come … Il sole oggi sembra …

Albero senza foglie come …

Le mani della pattinatrice sembravano … La verifica di matematica era come …

Questa invece è una poesia intera, manca il 3° termine, devi capirlo da solo. Il poeta era soldato nella prima guerra mondiale e scrisse così:

Soldati – (bosco di Courton 1918) Si sta come

d’autunno sugli alberi

le foglie. ( Giuseppe Ungaretti)

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Una poesia per Natale: Il GATTO INVERNO DI RODARI Che è una bella poesia, un po’ trasognata . Ricordati di “mimare la similitudine” tra i due versi:

per forza, con quel gatto, (qui un gesto, come uno che si sbaglia) con l’inverno alla finestra

Il gatto inverno

Ai vetri della scuola stamattina l'inverno strofina

la sua schiena nuvolosa

come un vecchio gatto grigio:

con la nebbia fa i giochi di prestigio, le case fa sparire

e ricomparire;

con le zampe di neve imbianca il suolo e per coda ha un ghiacciolo...

Sì, signora maestra, mi sono un po' distratto:

ma per forza, con quel gatto, con l'inverno alla finestra che mi ruba i pensieri e se li porta in slitta per allegri sentieri.

Invano io li richiamo:

si saranno impigliati in qualche ramo spoglio;

o per dolce imbroglio, chiotti, chiotti, fingon d'esser merli e passerotti.

Gianni Rodari Filastrocche in cielo e in terra

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Ho fatto segnare gli accenti poetici e ho fatto rileggere così la poesia, ottenendo una lettura molto più fluida e musicale.

FILASTROCCA DI NATALE

Ritorna ogni anno, arriva puntuale con il suo sacco Babbo Natale;

nel vecchio sacco ogni anno trovi tesori vecchi e tesori nuovi.

C’è l’orsacchiotto giallo di stoffa che ballonzola con aria goffa;

c’è il cavalluccio di cartapesta che galoppa e scrolla la testa;

e in fondo al sacco tra noci e confetti, la bambolina che strizza gli occhietti.

Ma Babbo Natale sa che adesso anche ai giocattoli piace il progresso:

al giorno d’oggi le bambole han fretta\ , vanno in auto o in bicicletta.

Nel vecchio sacco pieno di doni ci sono ogni anno nuove invenzioni.

Io del progresso non mi lamento anzi, vi dico, ne sono contento.

Gianni Rodari Filastrocche per tutto l’anno

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ALLITTERAZIONE

L’allitterazione nella poesia di D’Annunzio “L’onda”. Colorare e scoprire.

L’ONOMATOPEA

Spiegata come un’imitazione di suoni, rumori o voci di animali con le parole.

Seguono alcune parole “onomatopeiche” : il verso della rana (gra!  gracidare) ecc.

Lettura della fontana malata (versione ridotta sulla scheda) per dire come il poeta abbia inventato parole per richiamare i suoni.

Faccio vedere come si possa scrivere una poesia a ricalco della fontana malata (il frigorifero raffreddato), facciamo una rapida carrellata di oggetti che

potrebbero essere adatti a fare una poesia con onomatopee: frullini, libri, televisori, lampadari ecc. Infine ognuno scrive la sua poesia su foglio forato.

Sul retro copiare “lasciatemi divertire” del medesimo Palazzeschi, che viene letto in maniera espressiva (si possono fare anche capriole e salti) e sarà da imparare a memoria.

Da “LASCIATEMI DIVERTIRE”

Tri tri tri, fru fru fru, uhi uhi uhi, ihu ihu ihu.

Il poeta si diverte, pazzamente, smisuratamente.

Non lo state a insolentire, lasciatelo divertire

poveretto,

queste piccole corbellerie sono il suo diletto.

Cucù rurù, rurù cucù, cuccuccurucù!

Aldo Palazzeschi

Da “L’ONDA”

Palpita, sale,

si gonfia, s'incurva, s'alluma, propende.

Il dorso ampio splende come cristallo;

la cima leggera s'arruffa

come criniera nivea di cavallo.

Il vento la scavezza.

L'onda si spezza, precipita nel cavo del solco sonora;

spumeggia, biancheggia, s'infiora, odora,

S'allunga,

rotola, galoppa;

intoppa

in altra cui il vento diè tempra diversa;

l'avversa,

l'assalta, la sormonta, vi si mesce, s'accresce.

Di spruzzi, di sprazzi, di fiocchi, d'iridi ferve nella risacca;

par che di crisopazzi scintilli

Da “LA FONTANA MALATA”

Clof, clop, cloch, cloffete,

cloppete, clocchette, chchch...

E' giu',

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nel cortile, la povera fontana malata;

che spasimo!

sentirla tossire.

Tossisce, tossisce, un poco si tace....

di nuovo.

tossisce.

Clof, clop, cloch, cloffete,

cloppete, chchch....

Aldo Palazzeschi

e di berilli viridi a sacca.

O sua favella!

Sciacqua, sciaborda,

scroscia, schiocca, schianta, romba, ride, canta,

accorda, discorda, tutte accoglie e fonde le dissonanze acute nelle sue volute profonde,

Gabriele D’Annunzio

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FESTA DEL LAVORO Per la Festa del Lavoro la poesia di Rodari Storia universale.

Storia universale

In principio la Terra era tutta sbagliata, renderla più abitabile fu una bella faticata.

Per passare i fiumi non c'erano ponti.

Non c'erano sentieri per salire sui monti.

(queste strofe no) Ti volevi sedere? Neanche l'ombra di un panchetto.

Cascavi dal sonno? Non esisteva il letto.

Per non pungersi i piedi, né scarpe né stivali.

Se ci vedevi poco non trovavi gli occhiali.

Per fare una partita non c'erano palloni:

mancava la pentola e il fuoco per cuocere i maccheroni, anzi a guardare bene mancava anche la pasta.

Non c'era nulla di niente. Zero via zero, e basta.

C'erano solo gli uomini, con due braccia per lavorare, e agli errori piu grossi si poté rimediare.

Da correggere, però, ne restano ancora tanti:

rimboccatevi le maniche, c'è lavoro per tutti quanti.

Tratto da “Favole al telefono” di Gianni Rodari e messo il testo “in forma di poesia”

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La poesia di Emily Dickinson da imparare a memoria e come esercizio di scrittura a ricalco; un terzo della classe riesce a cogliere bene lo stile: frasi nominali, elementi attinenti al soggetto che viene detto solo alla fine; la restante parte scrive una descrizione.

Un sepalo, un petalo e una spina

Un sepalo, un petalo e una spina In un comune mattino d'estate;

Un fiasco di rugiada, un'ape o due, Una brezza,

Un frullo in mezzo agli alberi;

Ed io sono una rosa!

Emily Dickinson

A sepal, petal, and a thorn

Upon a common summer’s morn, A flash of dew, a bee or two, A breeze

A caper in the trees, And I ’m a rose!

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Per storia ho dato da leggere la poesia I bu di Tonino Guerra (come se la fine dei buoi stesse a significare la fine di un tipo di vita iniziata con il neolitico)

Una poesia di Tonino Guerra del 1972 nel dialetto di Santarcangelo di Romagna.

I bu

Andè a di acsè mi bu ch' i vaga véa, che quèl chi à fat i à fat,

che adèss u s'èra préima se tratòur.

E' pianz e' cór ma tótt, ènca mu mè, avdài ch'i à lavurè dal mièri d'an e adès i à d'andè véa a tèsta basa dri ma la córda lònga de mazèl.

I buoi

Andate a dir così ai buoi che vadano via che quel che han fatto han fatto, che adesso si ara prima col trattore.

Piange il cuore a tutti, anche a me

a pensare che hanno lavorato per migliaia d'anni e adesso devono andare via a testa bassa dietro la corda lunga del macello.

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