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Allegato
1
AIFA,
Cap.
2
pag.
45
 Ricerca
e
Sviluppo


La ricerca sanitaria è considerata come progresso scientifico-tecnologico oltre che come investimento per l'incremento della salute dei cittadini e dell'aspettativa di vita, va cioè a garanzia di una sanità di alto livello: non vi è l'assistenza ottima se non viene fatta un'ottima ricerca.

L'attività di ricerca del ministero della salute è materia concorrente fra stato e regione, (dalla modifica del Titolo V cost.) e pur nella sua autonomia gestionale, è allargata a tutto il sistema nazionale.

Il programma di ricerca sanitaria triennale (PRS - ex art 12b d. Lgs 229/99) definisce le strategie di ricerca e di allocazione delle risorse dedicate ed assicura le sinergie fra la ricerca pubblica e quella privata, nonché tra la ricerca nazionale, europea ed extra europea. Si sta avviando verso la ricerca delle terapie mirate: all'identificazione dell'espressione genetica del paziente, alla classificazione della malattia, all'individuazione delle alterazioni anatomo-funzionali, alla medicina rigenerativa (cellule staminali), all'uso delle grandi apparecchiature per modificare la patologia (tomoterapia, adroterapia). Per alcune di queste l'impegno però è così sostenuto che possono essere previsti solo in centri nazionali, e purtroppo: la spesa italiana destinata alla ricerca è la più bassa in Europa, rispetto al PIL nazionale; ed anche se la produttività scientifica dei ricercatori, misurata attraverso il numero degli articoli scientifici e dei brevetti procapite è alta, è la "fuga dei cervelli" soprattutto verso gli USA, che riduce il potenziale nazionale. L'Italia investe risorse per formarle ed il paese estero ne beneficia. La strada da percorrere quindi è quella di un nuovo patto in Italia, dove lo stato, le regioni, l'università e le imprese, lavorino insieme per potenziare le condizioni necessarie alla crescita degli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S).

L'uso dell'Information and communication technology (ICT) è al centro di numerose iniziative base per il nuovo sistema informativo sanitario (NSIS), che a livello regionale e locale si focalizzano come:

- alimentazione del NSIS (fonte informativa con base dei dati di riferimento nazionale), con la tempestività adeguata al monitoraggio efficiente dei fenomeni sanitari;

- identificazione del cittadino e rilevazione delle informazioni sanitarie individuali, mediante l'adozione delle tessere sanitarie, usate anche per il monitoraggio della spesa sanitaria;

- disponibilità della storia clinica del paziente, mediante i sistemi di Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), col fine di raccogliere e di rendere disponibili ai diversi soggetti, per la prese d'incarico del paziente, e per la governance del sistema, informazioni socio-sanitarie e dati clinici associati alla sua storia clinica e generati dai diversi attori del sistema sanitario;

- accesso al sevizio sanitario attraverso il sistema di Centro Unico Prenotazione (CUP) che favorisce l'accesso alle prestazioni sul totale territorio nazionale, dando maggiore scelta al cittadino e diminuendo i tempi medi di attesa;

- i servizi di telemedicina;

- l'innovazione nelle cure primarie attraverso la connessione in rete dei medici del SSN, la trasmissione telematica dei certificati di malattia, la gestione digitale del ciclo di vita della ricetta;

- la dematerializzazione della documentazione sanitaria dal percorso diagnostico-terapeutico, ai diversi setting assistenziali.

Nella promozione agli investimenti in R&S, al fine di migliorare gli standard di cura, troviamo anche il settore farmaceutico, essendo un ambito produttivo ad alto tasso di innovazione.

La tutela della salute è sì un diritto per il cittadino, ma anche un fattore di sviluppo industriale e sociale del paese, quindi risulta fondamentale una nuova prospettiva nello sviluppo dei farmaci, che si ponga come obiettivo l'identificazione dei target molecolari sempre più specifici e selettivi, per

(2)

rendere disponibili ipotesi personalizzate che ottimizzino l'uso delle risorse dei farmaci, sia in termini di risultato che di sicurezza. Ciò è utile per la tutela della salute, ma anche per ottenere un'efficiente allocazione delle risorse sanitarie a garanzia dell'equità nell'accesso ai farmaci innovativi e della sostenibilità economica e sociale dell'assistenza sanitaria.

Gli obiettivi strategici del R&S sono quelli di ricercare l'unitarietà dell'assistenza farmaceutica che è garantita dal Prontuario Farmaceutico Nazionale (PFN), il quale definisce l'accessibilità ai medicinali di fascia A e H su tutto il territorio nazionale, garantendo la disponibilità ai cittadini, nell'ambito dei LEA, dei farmaci innovativi, dei farmaci per le malattie rare e di tutti i farmaci essenziali per il trattamento delle patologie gravi, acute e croniche.

Per evitare il crearsi di differenze strutturali e organizzative dell'assistenza farmaceutica a livello delle diverse regioni, necessitano azioni di monitoraggio, di coordinamento e d'indirizzo. E' l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) che si occupa di ciò, essendo un organo tecnico-istiuzionale indipendente dal ministero, perché con finalità tecniche, è deputato a contribuire in questo ambito, coadiuvando le diverse realtà regionali su tutto ciò che riguarda l'assistenza farmaceutica.

Dati
Mercato
Farmaceutico
2008


Per rilevare l'importanza dei compiti dell’AIFA, basta valutare il mercato farmaceutico, infatti nel 2008 questo mercato, comprensivo della prescrizione territoriale e di quella erogata dalle strutture pubbliche (ASL, Azienda ospedaliera, Policlinico universitario), è stato pari a 24,4 miliardi di €, di cui il 75% rimborsato dal SSN. In media per ogni cittadino italiano, la spesa per i farmaci è stata di circa 410€ con un periodo di trattamento di 537 gg. I farmaci più usati sono quelli del sistema cardiovascolare (oltre i 5 miliardi di € con una copertura del 93% circa della spesa da parte del SSN), seguiti da quelli gastrointestinali, dai farmaci del sistema nervoso centrale, dagli antimicotici e dagli antineoplastici (con la copertura del 99,2% della spesa da parte del SSN).

I cittadini con più di 65 anni, assorbono circa il 60% della spesa ed il 25% degli utilizzatori in questa fascia d'età assumono mediamente in un anno, più di 10 molecole diverse1. Quindi è fondamentale pervenire: ad una corretta valutazione dell'innovatività di un prodotto, ad una valorizzazione dei benefici da esso apportati al singolo paziente, nonché al sistema per ricercare l'utilizzo più efficiente della risorsa farmaco e della razionalizzazione del suo consumo (l'appropriatezza prescrittiva, l'acquisto centralizzato, la gestione del magazzino, l'aumento della distribuzione diretta, la promozione dei farmaci equivalenti, l'incentivazione all'introduzione dei farmaci innovativi).

L'
affaire
“stamina”


Il
caso
stamina
ha
inizio
nel
2011,
quando
la
regione
Lombardia
propone
di
compiere
presso
 l'ospedale
di
Brescia,
in
un
laboratorio
con
caratteristiche
compatibili
per
il
trapianto
di
 cellule
staminali
emopoietiche,
ma
non
adeguato
alla
qualità
farmaceutica,
il
trattamento
con
 terapia
cellulare
compassionevole
prodotta
da
Stamina.


Viene
quindi
sottoscritto
l'accordo
dal
presidente
della
Stamina
Foundation
Onlus,
Prof.


Davide
Vannoni
(laurea
in
lettere,
cattedra
di
psicologia
della
comunicazione
all'università
di
 Udine
ed
una
folgorazione
per
le
neuroscienze)
ed
il
direttore
generale
dell'AO
Speciali
Civili
 di
Brescia,
dr.
Cornelio
Coppini.
A
cui
segue
l'avvio
al
trattamento
di
12
pazienti
affetti
da
 gravi
malattie
del
sistema
nervoso.


Le
cellule
staminali,
sono
dotate
di
caratteristiche
funzionali
uniche,
che
le
distinguono
da
 tutte
le
altre
cellule
degli
organismi
animali
pluricellulari:
sono
altamente
immature,
capaci
di
 







1Fonte
Osservatorio
OSMED


(3)

autorinnovarsi
e
di
diversificarsi
dando
origine
ai
numerosi
tipi
di
cellule
specializzate
che
 costituiscono
i
diversi
tessuti
dell'organismo
(cellule
epiteliali,
cerebrali,
muscolari
o
del
 sangue).
Ad
oggi
queste
cellule
vengono
utilizzate
con
efficacia
per
la
ricostruzione
del
 midollo
osseo,
soprattutto
nei
pazienti
oncologici
e
sono
in
corso
di
sperimentazione
sul
loro
 utilizzo
per
la
ricostruzione
del
muscolo
cardiaco,
p.
es.
protocolli
di
terapia
genica
per


trattare
rare
malattie
genetiche.
Non
esiste
invece
alcuna
prova
che
confermi
la
capacità
delle
 cellule
staminali
di
curare
processi
neurodegenerativi
(malattie
del
sistema
nervoso).


Perché
l'intervento
possa
essere
definito
efficace,
deve
essere
in
grado
di
ottenere
il
risultato
 per
il
quale
è
stato
effettuato;
quindi
nel
sevizio
sanitario
ciò
è
valutato
sulla
base
del
rapporto
 beneficio/utilità
che
l'individuo
ottiene
dall'offerta
del
servizio,
trattamento.


Nel
2012
l'AIFA,
insieme
ai
NAS,
accerta
che
all'ospedale
di
Brescia
sono
effettuate
le
terapie
a
 base
di
staminali
mesenchimali,
preparate
secondo
il
metodo
della
Stamina
Foundation,
in
un
 laboratorio
non
autorizzato
alla
produzione
di
tale
tipologia
di
medicinali.
Quindi
emana
 l'ordinanza
nr.
01/2012
con
cui
dispone
il
divieto,
in
via
cautelare,
di
effettuare:
prelievi,
 trasporti,
manipolazioni,
colture,
stoccaggio
e
somministrazione
ai
pazienti
di
cellule
umane,
 in
relazione
alla
convenzione
sottoscritta
tra
gli
ospedali
di
Brescia
e
la
fondazione.


A
questa
ispezione,
ne
sussegue
una
seconda,
richiesta
dal
ministro
Balduzzi
(in
carica
fino
al
 2013)
a
cui
hanno
partecipato
i
rappresentanti
del:
Ministero
della
salute,
NAS,
AIFA,
ISS,
 CNT2,
regione
Lombardia
e
degli
ospedali
stessi
di
Brescia,
da
dove
emergono
gravi
lacune
sul
 rispetto
dei
requisiti
di
qualità
e
sicurezza
che
la
legge
prevede
per
la
tutela
dei
pazienti.
Le
 analisi
mostrano
caratteristiche
cellulari
non
idonee
e
comunque
diverse
rispetto
a
quelle
 dichiarate.
Ma
gli
ospedali
di
Brescia
ed
alcuni
genitori
dei
pazienti
impugnano
l'ordinanza
 AIFA
al
TAR
di
Brescia,
il
quale
respinge
la
domanda
di
sospensione
cautelare
dei
trattamenti
 col
metodo
stamina.
Così,
pur
in
assenza
di
protocolli,
di
follow
up
e
non
attenendosi


all'ordinanza
dell'AIFA,
viene
promossa
la
trasfusione
di
un
insieme
non
definito
di
cellule
 staminali
mesenchimali,
potenzialmente
inquinate
dal
terreno
di
coltura,
senza
le
elementari
 garanzie,
non
solo
di
benefici,
ma
addirittura
di
assenza
di
effetti
avversi.


Nel
2013
il
dcr.
l.
Balduzzi
nr.
24/12
stabilisce
che
i
pazienti
che
hanno
iniziato
la
cura
 potranno
proseguirla,
come
sperimentazione,
per
18
mesi,
prevedendone
un
monitoraggio
 clinico
ed
una
valutazione
degli
esiti
del
suo
impiego.
Il
parlamento
approva,
ma
ciò
provoca
 due
criticità:


‐
con
l'Unione
Europea
che
considera
tali
preparati
come
farmaci
e
quindi
sottoposti
al
 rispetto
di
una
normativa
più
stringente
di
quella
richiesta
al
caso;










2Art.
8
L.
del
01/03/99
n.91
ha
istituito,
presso
l’Istituto
Superiore
di
Sanità,
il
Centro
Nazionale
per
i
Trapianti
(CNT),
che
è
 composto
dai
membri
nominati
con
decreto
del
Ministero
della
Sanità:
il
Presidente
dell’ISS,
il
Direttore
Generale
ed
un
 rappresentante
per
ciascuno
dei
centri
regionali
o
interregionali
per
i
trapianti.
Svolge
funzioni
di:



cura,
attraverso
il
sistema
informativo
dei
trapianti
(art.
7)
la
tenuta
delle
liste
delle
persone
in
attesa
di
trapianto;



definisce
i
parametri
tecnici
ed
i
criteri
per
l’inserimento
dei
dati
relativi
alle
persone
in
attesa
di
trapianto;



definisce
le
linee
guida
rivolte
ai
centri
regionali
o
interregionali
per
i
trapianti
allo
scopo
di
uniformare
l’attività
di
 trapianto
sul
territorio
nazionale;



verifica
l’applicazione
dei
criteri
e
dei
parametri
definiti
sopra
e
delle
linee
guida;


procede
all’assegnazione
degli
organi
per
i
casi
relativi
alle
urgenze,
per
i
programmi
definiti
a
livello
nazionale
e
 per
i
tipi
di
trapianto
con
bacino
di
utenza
nazionale;


definisce
i
criteri
omogenei
per
lo
svolgimento
dei
controlli
di
qualità
sui
laboratori
di
immunologia
coinvolti
nelle
 attività
di
trapianto;


individua
il
fabbisogno
nazionale
di
trapianti
e
stabilisce
la
soglia
minima
annuale
di
attività
per
ogni
struttura
per
i
 trapianti
ed
i
criteri
per
una
sua
equilibrata
distribuzione
territoriale;



definisce
i
parametri
per
la
verifica
di
qualità
e
di
risultato
delle
strutture
per
i
trapianti;


svolge
le
funzioni
attribuite
ai
centri
regionali
e
interregionali
per
i
tipi
di
trapianto
con
il
bacino
di
utenza
 nazionale;


promuove
e
coordina
i
rapporti
con
le
istituzioni
estere
di
settore
al
fine
di
facilitare
lo
scambio
di
organi.


(4)

‐
con
l'avvio
di
una
sperimentazione
clinica
anomala
rispetto
a
quelle
in
atto
sul
tema
presso
 la
comunità
scientifica3
(a
cui
partecipa
l'AIFA,
il
Centro
Nazionale
Trapianti
(CNT)
ed
è
 coordinata
dall'ISS).


Purtroppo
il
rigore
scientifico
che
è
necessario
per
l'interesse
dei
pazienti,
si
scontra
con
 l'emotività
che
caratterizza
i
problemi
di
salute
delle
persone.
Di
fronte
a
patologie
gravi
quali
 le
neoplasie
o
le
malattie
degenerative
del
sistema
nervoso,
si
scatenano
reazioni
emotive
per
 cui
i
pazienti
si
dichiarano
disposti
a
tutto,
pur
di
poter
accedere
a
nuove
cure,
anche
se
non
 sufficientemente
studiate.


Ne
segue
una
riunione
presso
il
ministero
della
Salute
(ministro
Lorenzin)
con
l'ISS,
l'AIFA,
 nella
quale
si
ha
la
proposta
della
composizione
del:



‐Comitato
scientifico
(CS)
che
dovrà
indicare
le
patologie
da
includere
nella
sperimentazione
 ed
i
relativi
protocolli;



‐Comitato
indipendente
per
la
valutazione
della
sicurezza.


E
una
successiva
riunione
con:
l'ISS,
l'AIFA,
il
CNT,
con
i
rappresentanti
di
Stamina


Foundation,
nella
quale
si
stabilisce
che
Stamina
predisporrà
una
versione
dettagliata
del
 metodo
di
preparazione
del
prodotto
di
terapia
cellulare4.


La
valutazione
del
metodo
è
affidata
al
CS
della
sperimentazione
(successivamente
nominato
 dal
ministro
della
salute)
ed
i
biologi
di
Stamina
assisteranno
alla
preparazione
del
prodotto
 di
terapia
cellulare
che
avverrà
secondo
le
norme
e
in
Cell
Factories
autorizzate
dall'AIFA.


Ma
alla
riunione
che
il
CS
terrà,
per
la
valutazione
del
metodo,
viene
espressa
all'unanimità
 parere
negativo.
Quindi
ne
segue,
con
riunione
del
CS
presso
il
ministero
della
Salute,
la
firma
 della
presa
d'atto
sull'impossibilità
del
proseguimento
della
sperimentazione.


I
motivi
della
bocciatura
al
trattamento
ideato
da
Vannoni:


‐
Vannoni
aveva
dichiarato
che
la
chiave
del
trattamento
stava
nella
capacità
delle
cellule
 staminali
mesenchimali
(ovvero
del
Midollo
osseo)
di
differenziarsi
verso
la
linea
neurale,
 diventando
così
in
grado
di
curare
le
malattie
neurodegenerative
(dall'atrofia
muscolare
 spinale
(SMA),
alla
leucodistrofia
metacromatica..),
invece
non
si
ha
la
differenziazione
in
 senso
neurale
delle
cellule;










3La
sperimentazione
clinica
dei
nuovi
farmaci


Per
poter
mettere
in
commercio
un
nuovo
farmaco
bisogna
dimostrarne
la
sua
efficacia
e
sicurezza,
e
quindi
lo
sviluppo
di
 nuove

molecole
deve
seguire
un
protocollo
sperimentale
definito,
per
poter
stabilire
con
la
massima
chiarezza
possibile
il
 rischio/beneficio
delle
terapie
(la
fase
di
sperimentazione
nell’uomo
di
una
molecola
dura
dai
10‐12
anni).


E’
lo
studio
finalizzato
a
testare,
sui
soggetti
umani,
un
trattamento
ed
a
valutarne,
attraverso
una
rigorosa
metodologia
 scientifica,
i
suoi
effetti
clinici
in
termini
di
sicurezza
ed
efficacia,
per
una
patologia
per
la
quale
non
esiste
una
cura
adeguata,
 o
se
si
ritenga
che
il
nuovo
trattamento
possa
essere
migliore
rispetto
a
quello
in
uso.


Si
compone
di
4
fasi:


la
prima
è
finalizzata
a
valutare
la
tollerabilità
e
la
sicurezza
del
farmaco
ed
a
raccoglierne
indicazioni
per
il
 dosaggio;


con
la
seconda
è
indagata
l’attività
terapeutica
del
farmaco,
testando
il
farmaco
su
un
numero
maggiore
di
pazienti
 rispetto
alla
precedente
fase;


con
la
terza
il
farmaco
viene
somministrato
ad
un
numero
molto
più
ampio
di
soggetti,
per
confermare
la
sua
 efficacia
e
sicurezza
rispetto
al
trattamento
già
in
uso.
Superata
la
fase
si
ha
la
richiesta
dell’autorizzazione
 all’immissione
in
commercio
(AIC)
sottoponendo
il
dossier
all’autorità
competente
(AIFA);


con
la
quarta
fase
si
hanno
gli
studi
di
sorveglianza
sul
farmaco
in
commercio,
su
una
popolazione
ampia
di
pazienti,
 per
raccogliere
le
informazioni
aggiuntive
(efficacia,
eventi
avversi,
interazioni,
effetti
collaterali).


DM
15/07/97,
Recepimento
delle
linee
guida
dell’UE
di
buona
pratica
clinica
per
la
esecuzione
delle
sperimentazioni
cliniche
 dei
medicinali.
D.
lgs.
24/06/2003,
2001,
attuazione
della
direttiva
2001/20/CE
relativa
all’applicazione
della
buona
pratica
 clinica
nell’esecuzione
delle
sperimentazioni
cliniche
di
medicinali
per
uso
clinico.
D.
lgs.
06/11/07,
n.
200,
attuazione
della
 direttiva
2005/28/CE
recante
principi
e
linee
guida
dettagliate
per
la
buona
pratica
clinica
relativa
ai
medicinali
in
fase
di
 sperimentazione
a
uso
umano,
nonché
requisiti
per
l’autorizzazione
alla
fabbricazione
o
importazione
di
tali
medicinali.


Dichiarazione
di
Helsinki,
1964
(ultima
revisione,
Fortaleza,
Brazil,
october
2013).
Convenzione
sui
diritti
umani
e
la
 biomedicina/Convenzione
di
Oviedo
(L.
08/03/01,
n.
145).


4Descrizione
della
metodica
di
preparazione
sufficientemente
dettagliata
e
standardizzata,
da
consentirne
la
riproducibilità
 e
quindi
l’impiego
nell’ambito
della
sperimentazione
clinica.


(5)

‐
non
c'è
definizione
biologica
delle
cellule,
ovvero
non
esiste
uno
studio
sulla
loro
 differenziazione,
ciò
rende
non
riproducibile
il
trattamento,
e
la
riproducibilità
è
il
 fondamento
del
metodo
scientifico;


‐
il
trattamento
è
rischioso
perché
non
prevede
alcuna
distinzione
tra
le
cellule
prelevate
dal
 malato
e
quelle
da
un
altro
paziente,
violando
la
norma
che
impone
lo
screening
del
donatore;


‐
le
infusioni
ripetute
di
“stamina”
comportano
il
rischio
di
complicanze,
soprattutto
in
alcune
 patologie.


Per
gli
esperti
è
impossibile
affermare
che
è
un
metodo
sicuro5.


Qui
si
ha
un
fraintendimento
sul
significato
del
diritto
alla
salute
e
del
suo
riferimento
all'art.


32
della
Costituzione,
come:
qualità
per
fare
ottenere
cose
che,
il
soggetto
identifica,
e
non,
 relazioni
che
comportano
l'accesso
a
prestazioni
sanitarie
assistenziali
e
terapeutiche
 governate
da
regole
scientifiche
e
cliniche.
Oltre
ad
una
sottovalutazione
dei
costi
delle
 pseudo
sperimentazioni
e
di
comportamenti
legislativi
che
aprono
il
varco
a
proposte
 terapeutiche
non
valide
e
finanziariamente
insostenibili.


Il
rapporto
tra
il
diritto
alla
salute
e
le
risorse,
risulta
complesso
poiché
deve
essere
 interpretato
nei
termini
di
bilanciamento
tra
diritto
del
soggetto
e
quello
di
altri
soggetti
 attuali
e
futuri,
a
cui
le
risorse
sottratte
possono
essere
necessarie,
ed
evitando
una


sottrazione
di
risorse
per
interventi
non
necessari
o
potenzialmente
dannosi,
a
cui
seguono
 orientamenti
controversi
della
giurisprudenza6.


Il
rischio
collegato
al
dispensare
ovunque
stamina,
a
spese
del
SSN,
è
quello
che
il
SSN
sarà
nel
 mirino
dei
soggetti
che
proporranno
le
loro
pozioni,
meglio
confezionate,
ma
egualmente
 inutili,
cocktail
staminali
mesenchimali
somministrati
a
malati
per
molte
malattie,
senza
alcun
 metodo
razionale,
senza
alcuna
veduta
precisa,
senza
alcuna
base
scientifica
né
sperimentale,
 che
convinca
della
verità
che
si
propone7.


La
libertà
di
cura,
in
particolare
quando
i
costi
sono
a
carico
della
fiscalità
generale,
è
un
 diritto
delimitato
dalla
rispondenza
alle
regole
della
scienza,
cioè
alla
dimostrazione
di
 efficacia
e
di
non
dannosità.
Ponendone
gli
oneri
a
carico
del
servizio
sanitario,
deve
essere
 affrontato
il
problema
della
sostenibilità:
per
quanto
riguarda
l’impiego
rilevante
delle
risorse
 umane
e
strutturali,
che
richiede,
e
considerando
a
quante
innovazioni
vere
si
rinuncia
nel
 SSN,
a
quanto
personale
manca,
a
quante
sono
le
attrezzature
obsolete
e
non
rinnovate,
a
 quante
carenze
esistano8.


Nel
2014
il
ministro
Lorenzin
individua
i
soggetti
per
il
nuovo
Comitato
scientifico
che
si
 pronuncerà
sul
caso
stamina,
in
esecuzione
dell’ordinanza
del
TAR
Lazio
del
04/12/13.
Il
 presidente
è
garante
di
alto
livello
esperto
non
della
materia,
ma
riconosciuto


internazionalemte
per
la
qualità
scientifica,
accompagnato
da
due
esperti
stranieri
di
 staminali
e
da
due
esperti
italiani,
due
clinici
noti
in
campo
di
terapie
cellulari
(uno
di


interesse
metabolico
ed
uno
neurologico).
Sono
soggetti
che
non
hanno
preso
posizione,
che
 utilizzano
i
criteri
vigenti
nella
comunità
scientifica
per
identificare
la
qualità
della










5
“I
giudici
non
possono
decidere
sulla
base
del
diritto
alla
salute:
la
Corte
costituzionale
dice
che
il
diritto
alla
salute
si
 realizza
attraverso
i
trattamenti
medici
ed
oggi
la
medicina
è
scientificamente
fondata.
Quindi
anche
se
alcune
persone
si
 trovano
in
condizioni
di
salute
tristissime,
non
significa
che
possano
essere
autorizzate
spese
del
SSN
a
qualcosa
che
non
ha
 alcun
fondamento.
“
Commento
di
Amedeo
Santuosso,
giudice
della
Corte
d’appello
di
Milano).


6Dall’
articolo
di
Marco
Geddes
da
Filicaia
pubblicato
su
Toscana
Medica
n.
2
febbraio
2014,
che
ha
svolto
attività
di
ricerca
 in
ambito
oncologico,

come
epidemiologo,
collaborando
con
l’IARC,
è
stato
direttore
sanitario
dell’istituto
Nazionale
Tumori
 di
Genova
e
vice
presidente
del
Consiglio
Superiore
di
Sanità
(1997‐2003).
Assessore
alla
Sanità
e
servizi
sociali
del
comune
 di
Firenze
(1996‐2000),
è
stato
presidente
della
Conferenza
dei
sindaci
dell’area
fiorentina.
Direttore
Sanitario
P.C.
Firenze
 Centro
di
cui
fa
parte
l’ospedale
di
S.
Maria
Nuova,
fino
all’agosto
2012.


7Commento
della
senatrice
a
vita
Elena
Cattaneo,
Direttrice
del
Centro
di
ricerca
sulle
cellule
staminali
dell’università
di
 Milano.


8Commento
di
Antonio
Panti,
vicepresidente
CSR.


(6)

produzione,
e
sono
responsabili
attivi
di
centri
dedicati,
in
possesso
della
professionalità
 clinica
per
la
valutazione
delle
cartelle
cliniche.


Vannoni,
però
ritira
il
ricorso
al
Tar
del
Lazio
contro
le
valutazioni
del
Comitato
scientifico
del
 ministero
della
Salute
sulla
validità
delle
cure.
E
il
caso
Stamina
si
chiude
col
pubblico


ministero
R.
Guariniello,
che
dà
parere
positivo
alla
proposta
di
patteggiamento
di
un
anno
e
 dieci
mesi
formulata
dai
legali
di
Vannoni.


Non
c’è
alcuna
prova
che
il
metodo
funzioni
e
che
le
staminali
mesenchimali
possano
 diventare
neuroni;
non
hanno
mai
davvero
chiarito
come
ciò
possa
avvenire.
Nessuno
è
 guarito
grazie
a
Stamina.
I
progressi
straordinari
di
cui
la
scienza
è
capace,
anche
sulle
cellule
 staminali,
sono
figli
di
un
metodo
ben
consolidato:
l’autore
di
una
scoperta
spiega
che
cosa
ha
 fatto
ai
colleghi,
che
ripetono
l’esperimento
per
verificare
le
sue
affermazioni.
Tutto
ciò
che
 non
segue
questa
procedura
è
inattendibile.



 


Allegato
2
PSN,
Cap.
2
pag.
48,
62
 


Dati
ISTAT
Distribuzione
popolazione
 


Secondo
l’ISTAT,
dati
del
2005,
in
Italia:


le
persone
con
disabilità

sono
pari
a
nr.
2.609.000
pari
al
4,8%
della
popolazione
con
oltre
6
 anni
di
età
che
vive
in
famiglia.


L’indice
di
vecchiaia
nel
2009
raggiunge
il
valore
di
144%,
contro
il
127%
del
2000,
con
forte
 variabilità
tra
le
regioni.


All’
01/01/10:
la
popolazione
residente
in
Italia
è
stata
stimata
pari
a
nr.
60.387.000
con
un
 maggior
contributo
all’incremento
demografico
dato
dalla
immigrazione.



L’analisi
degli
indicatori
strutturali
e
demografici,
conferma
il
processo
di
invecchiamento
 della
popolazione.



Nel
2009:


gli
ultra
64
anni
sono
il
20%
della
popolazione









i
bambini
sotto
i
14
anni
sono
il
14%
della
popolazione


Dall’indice
di
vecchiaia
(rapporto
anziani
sopra
i
64
anni/giovani
0‐14
anni)
si
desume
la
 problematica
del
rapporto
di
dipendenza
(rapporto
popolazione
età
non
attiva
0‐14
anni
e
 ultra
64
anni/popolazione
età
lavoratori
15‐64
anni),
infatti
la
popolazione
in
età
lavorativa
 dovrebbe
sostenere
economicamente
la
popolazione
in
età
non
attiva,
ma
questo
rapporto
 negli
ultimi
10
anni
è
passato
dal
48%
al
52%.


Cresce
il
peso
delle
persone
anziane:
dal
27
(ultra
64
anni
per
100
abitanti)
del
2000,
al
31
 (ultra
64
anni
per
100
abitanti)
del
2009.


In
conseguenza,
l’epidemiologia
che
descrive
la
salute
degli
italiani
è
dominata
dalle
patologie
 degli
anziani
(malattie
cardiovascolari,
tumori,
malattie
neurologiche..)
e
dalla
ridotta
natalità
 della
popolazione
italiana
(perciò
deve
essere
posta
particolare
attenzione
alla
fertilità,
alla
 procreazione
a
all’infanzia),
oltre
che
dalla
quota
di
immigrati
provenienti
da
aree
con
 caratteristiche
epidemiologiche
molto
differenti
dall’Italia
e
dall’aumento
delle
condizioni
 cronico‐degenerative
che
richiedono
assistenza
sanitari
per
il
resto
della
vita
del
paziente.


Il
progresso
della
medicina
assicura
la
sopravvivenza,
ma
raramente
la
completa
guarigione,
 da
malattie
in
precedenza
letali,
aumentando
la
consistenza
della
fascia
di
soggetti
che
 richiedono
cure
continue
e
complesse
per
periodi
di
lunga
durata,
se
non
per
il
resto
della
 vita.
Nel
nostro
SSN,
quindi,
il
tema
dell’assistenza
agli
anziani
ed
ai
disabili
non


autosufficienti
pesa
molto
di
più
che
in
altre
realtà,
a
causa
della
più
alta
percentuale
di
 anziani,
e
tende
ad
assorbire
sempre
più
risorse
per
i
servizi
socio‐sanitari.



 


(7)

Monitoraggio
Griglia
LEA
Regionale
2010
 


Dal
monitoraggio
2010,
con
riferimento
ai
LEA,
risulta
esserci
disomogeneità
tra
le
Regioni,
 sia
in
ambito
ospedaliero,
che
territoriale.



Il
Tasso
di
Ospedalizzazione
per
1000
abitanti
risulta:


‐ Regione
Piemonte
99,53


‐ Regione
Puglia
158,95


evidenza
una
discrepanza
di
circa
il
37%.


In
tutte
le
Regioni
che
hanno
sottoscritto
l’accordo
sul
Piano
di
Rientro
dai
disavanzi
sanitari,
 il
 livello
 di
 ospedalizzazione
 risulta
 troppo
 elevato,
 perché
 si
 tenta
 di
 risolvere
 con
 l’offerta
 ospedaliera,
 spesso
 inadeguata
 ed
 inappropriata,
 le
 carenze
 del
 territorio,
 dell’emergenza
 e
 della
medicina
primaria.


Indispensabile
è
quindi
valutare
la
sostenibilità
economica
dell’assistenza
sanitaria,
l’effettiva
 erogazione
dei
LEA
e
l’appropriatezza
delle
prestazioni.
Per
cui
necessitano
gli
strumenti
di
 misura
sopra
elencati.


Dalla
Griglia
LEA
2010
si
rileva
una
diminuzione
dei
ricoveri
ospedalieri
totali
ed
un
aumento
 dell’appropriatezza
dell’assistenza
ospedaliera
erogata
nelle
Regioni.
Si
ha
un
miglioramento
 nel
 tempo
 per
 la
 Liguria,
 che
 avendo
 assolto
 gli
 impegni
 previsti,
 risulta
 adempiente
 e
 con
 Lazio,
Sicilia,
e
Molise,
che
passano
da
una
situazione
critica
ad
un
livello
in
cui,
assolvendo
 alcuni
impegni
possono
diventare
adempienti.
Ciò
evidenzia
l’effetto
positivo
del
programma
 di
supporto
alle
Regioni
attraverso
i
Piani
di
rientro
in
3
regioni
su
6.


Un’importante
 variabilità
 del
 mantenimento
 dell’erogazione
 delle
 prestazioni
 comprese
 nei
 livelli
essenziali
di
assistenza,
sia
all’interno
della
stessa
Regione
che
tra
le
diverse
Regioni,
 per
 l’anno
 2011.
 Le
 note
 negative
 riguardano,
 soprattutto
 in
 alcune
 Regioni,
 l’elevata
 percentuale
 di
 parti
 cesarei,
 pressoché
 stabile
 nel
 tempo,
 la
 bassa
 e
 temporalmente
 stabile
 percentuale
 di
 pazienti
 con
 frattura
 del
 femore
 operati
 entro
 3
 gg.
 ed
 il
 mancato
 aumento
 dell’adesione
ai
programmi
di
screening.


Per
la
Toscana,
si
evidenzia
un
miglioramento
nel
tempo
per
la
prevenzione,
con
l’aumento
 delle
 vaccinazioni.
 Mentre
 l’assistenza
 distrettuale
 resta
 un
 punto
 critico,
 soprattutto
 in
 relazione
agli
anziani
trattati
in
ADI,
l’assistenza
domiciliare,
le
cure
intermedie
e
il
fine
vita.


Riguardo
 all’assistenza
 ospedaliera,
 invece
 si
 conferma
 al
 vertice
 degli
 standard,
 scende
 il
 rapporto
tra
ricoveri
ad
alto
rischio
di
in
appropriatezza
e
non
a
rischio
di
in
appropriatezza.


Aumenta
la
percentuale
di
DRG
chirurgici
ordinari
sul
tot
dei
ricoveri
ordinari,
si
conferma
la
 percentuale
 fra
 le
 più
 basse
 d’Italia
 dei
 parti
 cesare
 e
 in
 relazione
 all’emergenza,
 in
 media
 intercorrono
15
minuti
dalla
chiamata
all’arrivo
del
mezzo
di
soccorso.


Il
 tavolo
 Lea
 è
 il
 tavolo
 nazionale
 di
 confronto
 tra
 esperienze
 regionali
 diverse,
 differenti
 capacità
di
risposta
e
nelle
diverse
aree
le
diverse
Regioni
possono
insegnare
nuovi
approcci
 alle
modalità
di
cura.



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


(8)

Rango
 Punteggio

 2011
 Rango
 Punteggio
 2012
 Rango
 Punteggio
 2013
 1°
 Emilia


Romagna
 213
 1°
 Emilia


Romagna
 210
 1°
 Toscana
 214


2°
 Lombardia
 195
 2°
 Toscana
 193
 2°
 Emilia


Romagna
 204


3°
 Umbria
 184
 2°
 Veneto
 193
 3°
 Piemonte
 201


4°
 Veneto
 182
 4°
 Piemonte
 186
 4°
 Marche
 191


5°
 Piemonte
 170
 5°
 Lombardia
 184
 5°
 Veneto
 190


6°
 Toscana
 168
 6°
 Liguria
 176
 6°
 Liguria
 187


7°
 Basilicata
 167
 7°
 Umbria
 171
 6°
 Lombardia
 187


8°
 Liguria
 166
 8°
 Basilicata
 169
 8°
 Umbria
 179


9°
 Marche
 161
 9°
 Lazio
 167
 9°
 Sicilia
 165


10°
 Lazio
 152
 10°
 Marche
 165
 10°
 Abruzzo
 152


11°
 Sicilia
 147
 11°
 Sicilia
 157
 10°
 Lazio
 152


12°
 Abruzzo
 145
 12°
 Molise
 146
 12°
 Basilicata
 146


13°
 Molise
 142
 13°
 Abruzzo
 145
 13°
 Molise
 140


14°
 Calabria
 128
 13°
 Puglia
 140
 14°
 Calabria
 135


15°
 Puglia
 123
 15°
 Calabria
 133
 15°
 Puglia
 134


16°
 Campania
 101
 16°
 Campania
 117
 16°
 Campania
 127


FIG.
1

Risultati
Griglia
Lea
 



 


Allegato
3
Giunta
Regionale,
Cap.
3
pag.
86
 


Struttura
operativa
Giunta
Regionale
 


La
 Struttura
 Operativa
 della
 Giunta
 Regionale
 è
 disciplinata
 dalla
 L.
 R.
 08/01/09
 n.
 1
 Testo
 Unico
 in
 Materia
 di
 Organizzazione
 ed
 Ordinamento
 del
 Personale,
 che
 individua
 tra
 le
 strutture
 di
 massima
 dimensione
 a
 supporto
 degli
 organi
 di
 governo
 della
 regione:
 le
 Direzioni
Generali.



Il
 coordinamento
 tra
 le
 Direzioni
 Generali
 è
 assicurato
 dal
 Comitato
 Tecnico
 di
 Direzione
 (CTD),
costituito
dai
direttori
generali
di
tutte
le
Direzioni
Generali,
quale
organo
consultivo
 del
 presidente
 della
 Giunta
 e
 della
 Giunta
 Regionale
 stessa,
 che
 garantisce
 la
 rispondenza
 complessiva
 delle
 attività
 delle
 strutture
 operative
 agli
 obiettivi
 della
 Giunta,
 nonché
 la
 coerenza
delle
scelte
organizzative.


All’interno
 delle
 Direzioni
 Generali,
 sono
 costituite
 le
 Aree
 di
 Coordinamento
 e
 Settori
 con
 responsabilità
 dirigenziale.
 L’individuazione
 sia
 delle
 Direzioni
 Generali
 che
 delle
 Aree
 di
 Coordinamento,
è
determinata
con
deliberazione
delle
Giunta
Regionale
n.
602
del
14/06/10.


A
livello
della
Presidenza
si
ha
la
Direzione
Generale
della
Presidenza
con
il
settore
Tutela
dei
 consumatori
e
utenti.


La
Direzione
Generale
dei
Diritti
di
Cittadinanza
e
Coesione
Sociale,
è
la
Direzione
Generale
 competente
in
materia
di
sanità.
L’articolazione
organizzativa
è
stata
definita
con
decreto
del
 Direttore
Generale
n.
602
14/06/10.


All’interno
 della
 Direzione
 Generale
 è
 costituita
 l’Area
 di
 Coordinamento
 Sistema
 Socio‐

Sanitario
 Regionale,
 che
 assicura,
 in
 coerenza
 con
 gli
 obiettivi
 e
 le
 strategie
 della
 Direzione
 Generale,
 l’unitarietà
 di
 azione
 del
 SSR,
 nonché
 di
 governo
 delle
 politiche
 regionali
 per
 la
 salute,
 integrazione
 socio‐sanitaria
 e
 non
 autosufficienza,
 sicurezza
 sul
 lavoro
 ed
 igiene


(9)

pubblica,
svolgendo
inoltre
le
funzioni
di:
indirizzo,
coordinamento,
e
verifica
dell’attività
dei
 settori
costituiti
al
proprio
interno9.


Tra
 tali
 settori,
 il
 settore
 Servizi
 di
 Prevenzione
 in
 Sanità
 Pubblica
 e
 Veterinaria
 (SPSPV),
 svolge
l’attività
di
controllo
in
materia
di
sicurezza
alimentare,
di
salute
e
di
profilassi
delle
 malattie
infettive,
salute
ambientale
e
prevenzione
negli
ambienti
di
vita,
sanità
animale
e
le
 funzioni
 trasversali
 dei
 dipartimenti
 di
 prevenzione
 delle
 ASL,
 assicura
 cioè
 il
 raccordo
 funzionale
 per
 quanto
 riguarda
 gli
 atti
 di
 indirizzo
 e
 di
 coordinamento
 della
 rete
 delle
 strutture
 ASL
 che
 operano
 nell’area
 della
 prevenzione
 (Dipartimenti
 di
 Prevenzione)
 ed
 il
 rapporto
con
gli
enti
strumentali
e
gli
organismi
istituzionali.
Il
Settore
programma
anche
le
 attività
di
controllo
da
svolgersi
sul
territorio,
sulla
base
delle
norme
vigenti
nelle
materie
di
 competenza
e
degli
indirizzi
del
Ministero
della
Salute.


La
Direzione
Generale
della
Competitività
del
Sistema
Regionale
e
Sviluppo
delle
Competenze,
 è
 competente
 in
 materia
 di
 agricoltura
 e
 si
 occupa
 di:
 industria,
 artigianato,
 innovazione
 tecnologica,
 turismo,
 commercio,
 formazione
 ed
 orientamento
 al
 lavoro,
 educazione,
 istruzione
e
promozione,
internazionalizzazione
del
sistema
economico.


La
Direzione
Generale
delle
Politiche
Territoriali
e
Ambientali
per
la
Mobilità,
è
competente
in
 materia
 ambientale
 e
 si
 occupa
 di:
 Pianificazione
 Territoriale
 e
 paesaggio,
 energia
 e
 tutela
 dall’inquinamento,
 prevenzione
 dal
 rischio
 idraulico
 e
 idrogeologico,
 riduzione
 del
 rischio
 sismico,
mobilità
ed
infrastrutture.



 


Allegato
4
PSR,
Cap.
3
pag.
91,
94,
98
 
Studi
socio‐economici
residenti
in
Toscana
 


Dallo
 Studio
 Longitudinale
 Toscana
 (SLTO)
 1981‐05
 sui
 residenti
 dei
 Comuni
 di
 Firenze‐

Livorno‐Prato,
è
risultato
che
in
Toscana
le
disuguaglianze
socio‐economiche,
si
riflettono
in
 una
 sovramortalità
 precoce,
 maggiormente
 a
 carico
 degli
 uomini
 e
 relativamente
 a
 cause
 specifiche
 legate
 alla
 professione
 ed
 alle
 abitudini
 di
 vita.
 Mentre
 in
 relazione
 al
 servizio
 di
 Ricovero
 Ospedaliero,
 il
 bisogno
 di
 assistenza
 attenua
 le
 differenze
 tra
 i
 cittadini
 e
 le
 opportunità
sono
le
medesime
per
tutti
ma
la
letteratura
epidemiologica
mostra
che
le
classi
 sociali
 più
 alte
 utilizzano
 maggiormente
 l’assistenza
 extra
 ospedaliera
 ed
 i
 Day‐Hopital,
 sia
 specialistica
che
di
medicina
generale,
mentre
le
classi
sociali
più
svantaggiate
non
riescono
a
 sfruttare
adeguatamente
le
soluzioni
alternative
al
ricovero
ordinario.


In
 Toscana
 l’impatto
 delle
 disuguaglianze
 determinato
 dai
 fattori
 economici
 attribuibile
 al
 differente
livello
di
istruzione,
è
stimato
a
70‐110
decessi
per
100.000
persone
all’anno.


Da
 uno
 studio
 dell’Agenzia
 Regionale
 Sanità
 (ARS)
 sui
 comportamenti
 e
 gli
 stili
 di
 vita10,
 emerge
che
i
fumatori
si
collocano
nelle
fasce
basse
e
medio‐basse,
per
il
livello
di
istruzione
e










9L.
R.
n.
84/15
istituisce
presso
la
Direzione
Regionale
competente
in
materia
di
Diritto
alla
Salute:


‐
la
Commissione
di
Valutazione
delle
Tecnologie
e
degli
Investimenti
Sanitari,
al
fine
della
valutazione
della
reale
efficacia
 delle
tecnologie,
dell’efficienza
dei
benefici
clinici
e
organizzativi.
E’
la
Giunta
che
con
specifico
atto
definisce
le
modalità
di
 funzionamento
della
commissione;


‐
il
Comitato
regionale
di
Coordinamento
delle
programmazioni
di
Area
Vasta,
composto
dal
Direttore
della
Direzione
 Regionale
competente
in
materia
di
diritto
alla
salute
e
dai
Direttori
per
la
programmazione
di
Area
Vasta,
che
svolge
le
 funzioni
di
coordinamento
e
monitoraggio
delle
attività
dei
Direttori
per
la
programmazione
di
Area
Vasta.


10L’OMS
stima
che
oltre
il
70%
della
Mortalità
sia
ascrivibile
ai
comportamenti
ed
agli
stili
di
vita
errati.


(10)

di
classe
sociale11.
Mentre
il
37,10%
dei
bevitori
a
rischio,
appartiene
alla
classe
sociale
bassa
 ed
il
26,10%
a
quella
medio‐bassa12.


Uno
studio
Canadese,
riportato
sull’Arpat
News
n.
247
del
28/12/11,
dice
che
a
costruire
la
 salute
ed
il
benessere,
contribuiscono:


‐ per
il
15‐25%
i
servizi
socio‐sanitari,


‐ per
il
10‐20%
la
genetica,


‐ per
il
50‐60%
l’ambiente,
la
cultura,
l’economia.




 


Le
fasi
del
modello
per
definire
il
Percorso
Salute
 


‐ si
parte
dalla
Fase
della
Promozione
alla
Salute,
al
Benessere
ed
ai
Diritti
dei
Cittadini,
 definendo
 le
 Azioni
 sui
 determinanti
 di
 salute
 detti
 “Non
 Sanitari”
 (Ambiente,
 Status
 Sociale,
Cultura),
proposte
destinate
a
fornire
alle
persone,
tutti
gli
strumenti
possibili
 per
 fare
 ogni
 giorno
 le
 scelte
 giuste
 per
 la
 propria
 salute.
 E
 Ci
 si
 basa
 sul
 processo
 iniziato
nella
precedente
programmazione,
con
la
definizione
dei
diritti
di
cittadinanza
 sociale
 e
 la
 successiva
 configurazione
 dei
 livelli
 di
 servizio
 omogenei
 su
 tutto
 il
 territorio
Toscano;


‐ la
fase
successiva,
tratta
il
Rischio
della
perdita
della
salute
e
l’emersione
del
disagio
 sociale,
tratta
i
fattori
che
comportano
il
Rischio
per
la
persona
di
perdere
la
salute,
che
 creano
 disagi,
 disturbi,
 senza
 la
 percezione
 del
 problema
 da
 parte
 del
 cittadino,
 che
 quindi
 non
 richiede
 i
 servizi.
 Con
 interventi
 mirati
 proattivi,
 ovvero
 il
 sistema
 non
 aspetta
 ma
 cerca,
 si
 può
 far
 recuperare
 la
 salute,
 individuando
 le
 strategie
 comunicative
 mirate
 alle
 caratteristiche
 specifiche
 degli
 individui
 da
 raggiungere
 (i
 cluster
di
popolazione)
per
coinvolgerli
nel
cambiamento
della
vita
e
si
fanno
le
scelte
 politiche
volte
a
ridurre
la
disequità
legata
ai
fattori
socio‐economico‐culturali;



‐ nella
 fase
 sul
 Prendersi
 Cura,
 si
 trattano
 i
 problemi
 che
 gli
 interenti
 precedenti
 non
 hanno
risolto,
o
che
sono
nati
dall’evoluzione
delle
cose.
Ora
le
strategie
integrate
di
 risposta
 diventano
 fondamentali
 per
 intervenire
 il
 prima
 possibile,
 con
 il
 maggior
 risultato,
con
le
azioni
coordinate
tra
i
diversi
attori.
I
problemi
come:
la
malattia,
lo
 sfratto,
il
licenziamento,
sono
così
complessi
ed
intersecati,
che
solo
un
approccio
multi
 professionale
 e
 multi
 sistemico
 può
 garantire
 una
 risposta
 efficace.
 Devono
 essere
 identificati
e
quantificati
sistematicamente
i
bisogni
e
quindi
decidere
le
risorse
umane
 e
tecnologiche,
gli
attori
e
l’assetto
organizzativo
da
usare,
per
divenire
lo
strumento
 nella
pianificazione
delle
attività
in
una
logica
di
processo
e
di
percorso,
per
offrire
agli
 utenti
le
risposte
concrete.



I
contenuti
per
definire
le
Linee
Strategiche
 


‐ le
 azioni
 che
 considerano
 l’Evoluzione:
 in
 quanto
 il
 piano
 prende
 l’avvio
 dai
 risultati
 precedenti,
 che
 sono
 confrontati
 col
 nuovo
 panorama
 dei
 bisogni
 e
 riallineati,
 individuando
 i
 necessari
 cambiamenti
 nell’offerta
 dei
 servizi.
 Attraverso
 la
 revisione
 degli
 snodi
 strutturali
 ed
 organizzativi
 delle
 funzioni
 dei
 presidi
 ospedalieri
 e
 







11Secondo
l’indagine
ISTAT
Multiscopo
2009,
in
Toscana
la
proporzione
di
fumatori
è
maggiore
della
Media
Nazionale,
ma
il
 consumo
Medio
di
sigarette
è
il
più
basso,
comunque
la
quota
dei
fumatori
è
diminuita
passando
dal
35%
nel
1980
al
24,4%


nel
2009.


12Secondo
l’indagine
ISTAT
Multiscopo
2009,
in
linea
con
il
dato
Nazionale,
in
Toscana,
l’84%
degli
uomini
ed
il
62,9%
delle
 donne,
hanno
consumato
almeno
una
bevanda
alcolica.
Si
beve
ai
pasti,
ma
tra
gli
adolescenti
sta
aumentando
il
consumo
di
 grandi
quantità
di
alcool
concentrate
nel
fine
settimana.


(11)

territoriali
 e
 del
 ruolo
 dei
 professionisti,
 si
 cerca
 di
 garantire
 l’attività
 ed
 i
 percorsi
 clinico
assistenziali
efficaci
per
la
qualità
e
la
sicurezza
dei
servizi;


‐ l’aspetto
 sociale
 toscano
 evidenzia
 l’incapacità
 di
 raggiungere
 tutti
 coloro
 che
 manifestano
un
bisogno:
la
risposta
sono
le
azioni
che
rispettino
il
principio
di
Equità,
 da
realizzare
attraverso
le
strategie
comunicative
ed
informative
rispondenti
ai
diversi
 cluster
della
popolazione.
Le
scelte
politiche
ed
organizzative
necessarie
per
affrontare
 il
 problema
 delle
 disuguaglianze
 legate
 ai
 fattori
 individuali,
 strutturali
 ed
 organizzativi
 del
 sistema
 ed
 alle
 dinamiche
 sociali.
 Alla
 domanda
 inespressa
 del
 bisogno
 di
 salute,
 è
 necessario
 rispondere
 con
 i
 servizi
 riorganizzati
 sul
 principio
 dell’iniziativa,
più
che
dell’attesa,
in
un
contesto
di
lavoro
multidisciplinare
capace
di
 incidere
sulla
variabilità
geografica
dei
processi
di
erogazione
dei
servizi;


‐ la
ricerca
dell’Interazione
a
tutti
i
livelli
è
necessaria
per
rispondere
alla
complessità
 crescente
dei
bisogni,
per
trovare
nuove
modalità
di
risposte,
che
vedano
gli
operatori
 non
 solo
 come
 realizzatori
 di
 prestazioni
 isolate,
 ma
 all’interno
 di
 team
 multidisciplinari,
 in
 contesti
 organizzativi
 socio‐sanitari,
 attraverso
 una
 programmazione
condivisa,
per
potenziare
il
ruolo
di
ciascuno
all’interno
dei
contesti
 organizzativi
più
ricchi
ed
in
grado
di
garantire
una
reale
Presa
in
Carico;


‐ con
 la
 ricerca
 della
 Prossimità
 (adeguata
 comprensione
 del
 bisogno)
 e
 dell’Orientamento
nel
percorso
più
idoneo
alle
specificità
della
persona,
il
piano
vuole
 migliorare
 la
 “percezione”
 delle
 persone,
 e
 quindi
 la
 tutela
 della
 loro
 salute
 che
 si
 realizza
quando
il
sistema
viene
sentito
vicino
al
bisogno.
Vicinanza
fisica,
cioè
servizi
 facilmente
 raggiungibili,
 ma
 soprattutto
 quando
 ai
 servizi
 viene
 avviato
 un
 percorso
 semplice,
chiaro
nei
suoi
passaggi,
teso
ad
eliminare
appesantimenti
burocratici
spesso
 onerosi
per
il
cittadino.
E
ciò
si
ottiene
se
sono
presenti
operatori
capaci
di
ascoltare
le
 persone,
orientandole
e
coinvolgendole
nelle
loro
storie
di
salute
e
di
malattia;


‐ è
 necessario
 ricostruire
 i
 diritti
 delle
 persone
 attraverso
 una
 Solidarietà
 profonda,
 diffusa,
non
volontaristica,
tradotta
in
valore
civico
e
di
vita.
In
quanto,
pur
rispettando
 le
peculiarità
e
le
differenze
degli
individui,
è
necessario
intervenire
su
altri
fattori
che
 esulano
dalle
scelte
individuali
e
che
determinano
la
salute
delle
persone:
tutto
ciò
che
 è
 contenuto
 all’interno
 di
 una
 comunità
 civile
 ed
 in
 un
 contesto
 politico
 organizzato.


Nel
 quale
 tutelare
 ogni
 persona
 che
 ne
 faccia
 parte,
 utilizzando
 le
 risorse
 presenti,
 mirando
 agli
 obiettivi
 comuni,
 affrontando
 le
 problematiche
 di
 genere,
 o
 di
 generazione,
costruendo
una
rete
di
Protezione
Sociale;


‐ il
 Sistema
 socio‐sanitario
 Toscano,
 seguendo
 queste
 direttrici
 imposta
 la
 sua
 rotta,
 valorizzando
 i
 risultati
 ottenuti
 attraverso
 un
 Monitoraggio
 attento
 e
 capace
 di
 intervenire
 con
 azioni
 innovative
 e
 migliorative,
 associate
 al
 Controllo
 dell’efficacia
 della
 spesa
 e
 dell’efficienza
 del
 sistema,
 essenziale
 per
 la
 Sostenibilità
 del
 sistema.


Questo
 è
 un
 principio
 politico
 forte
 ed
 irrinunciabile
 che
 necessita
 di
 un
 governo
 fermo,
realizzato
attraverso
la
collaborazione
e
la
Responsabilità
diffusa
di
tutti
i
suoi
 protagonisti:
 dalle
 istituzioni
 con
 scelte
 coraggiose,
 agli
 operatori
 con
 l’uso
 corretto
 delle
 risorse,
 sino
 ai
 cittadini
 con
 le
 loro
 scelte
 di
 stili
 di
 vita
 e
 col
 diritto/dovere
 di
 accedere
 al
 sistema
 come
 parte
 di
 una
 comunità
 attiva
 in
 un
 contesto
 politico
 organizzato.



 
 


Dati
Regione
Toscana:
Studio
Indagini
Strumentali
RM/TC
 



 


(12)


 
 


FIG.
1

Tasso
standardizzato
per
sesso
ed
età
di
prestazioni
diagnostiche
in
Italia
(2007)
 
 Fonte:
dati
SMP
(Sistema
di
monitoraggio
delle
prestazioni),
Ministero
della
salute
 


L’OMS
(Organizzazione
Mondiale
della
Sanità)
afferma
che
non
esiste
un
tasso
ottimale
delle
 prestazioni
diagnostiche,
ma
dovrebbe
essere
adattato
ai
bisogni
locali
e
determinato
da:


‐ il
tipo
e
la
dimensione
degli
ospedali;


‐ il
numero
ed
il
tipo
di
pazienti
considerando
l’incidenza
di
particolari
patologie;


‐ le
capacità
terapeutiche.


Secondo
 le
 Linee
 Guida
 Europee
 per
 la
 Diagnostica
 per
 immagini,
 le
 cause
 di
 abuso
 del
 servizio
possono
essere:
gli
esami
ripetuti,
gli
esami
effettuati
nonostante
non
abbiano
alcuna
 ricaduta
 sul
 livello
 e
 l’accuratezza
 dell’assistenza
 del
 paziente,
 le
 diagnosi
 precoci
 o
 quelle
 sbagliate.


La
Variabilità
tra
le
Regioni
differisce
molto
tra
le
aree
geografiche
e
può
dipendere
dai
fattori
 quali:
 la
 presenza
 degli
 immigrati,
 la
 disponibilità
 delle
 tecnologie
 diagnostiche
 all’avanguardia,
dai
fattori
socio‐economici
(educazione
e
reddito),
o
dal
numero
dei
radiologi
 presenti
sul
territorio13.


Altri
 fattori
 che
 influenzano
 la
 variabilità
 sono:
 la
 discrezionalità
 medica,
 l’incidenza
 di
 particolari
 patologie,
 le
 preferenze
 degli
 utenti
 e
 l’esito
 del
 perseguimento
 di
 particolari
 procedure
diagnostiche14.


Per
 ridurre
 questo
 ricorso
 ingiustificato
 alla
 Diagnostica,
 necessitano
 programmi
 regionali
 specifici,
 di
 Area
 Vasta
 ed
 Aziendali,
 per
 il
 monitoraggio
 sistematico
 dell’adeguatezza
 dei
 profili
 prescrittivi
 ai
 criteri
 concordati
 per
 le
 diverse
 tipologie
 di
 indagine,
 associati
 a
 campagne
di
informazione
del
cittadino
sul
rischio
ed
i
danni
degli
esami
inappropriatamente
 richiesti.



 


Dai
 dati
 2008‐09
 della
 Regione
 Toscana
 sui
 Tassi
 delle
 Prestazioni
 Tac/Rmn,
 risulta
 che
 in
 questa
 regione,
 come
 in
 Emilia
 Romagna,
 per
 ogni
 cittadino
 si
 ha
 la
 probabilità
 doppia
 rispetto
agli
altri
cittadini
della
Nazione,
di
effettuare
una
prestazione
diagnostica15.


La
Regione
Toscana
ritiene
probabile
che
i
Tassi
di
Utilizzo
di
queste
prestazioni,
più
elevati
 delle
 medie
 regionali,
 identifichino
 aree
 ad
 elevato
 rischio
 di
 in
 appropriatezza16
 (abuso
 o
 







13Lysdahl
K.B.,
Borretzen
I.
(2007),
Geographical
variation
in
radiological
services:
nationwide
survey,
BMC
Health
Services
 Research,
pp.
9‐155.


14Wennberg
E.J.
(2010),
Tracking
medicine,
University
Press,
Oxford.


15Nuti
S.,
Barsanti
S.
(a
cura
di)
(2010),
Il
sistema
di
valutazione
della
performance
della
sanità
toscana,
report
2009
Società
 della
Salute/Zone
distretto,
Edizioni
ETS,
Pisa.


REGIONE
 Tasso
standard
per
1000
abitanti


Friuli
Venezia
Giulia
 461,53


Provincia
autonoma
di
Trento
 559,83


Veneto
 673,60


Piemonte
 689,41


Marche
 697,28


Lombardia
 714,51


Liguria
 867,61


Toscana
 877,15


Emilia
Romagna
 926,04


REGIONE
 Tasso
standard
per
1000
abitanti


(13)

vuoto
d’offerta).
Col
rischio
di
uno
spreco
di
risorse
ed
un
allungamento
delle
liste
d’attesa,
 oltre
ad
un
eccessiva
esposizione
dei
cittadini
alle
radiazioni
ionizzanti,
nocive
alla
salute.


ZONA­DISTRETTO
 Tasso
std
TC
per
1000
ab.
 Tasso
std
RM
per
1000
ab.


Alta
Val
d’Elsa
 45,19
 74,19


Alta
Val
di
Cecina
 50,57
 121,77


Amiata
Grossetana
 50,39
 65,52


Amiata
Senese
 42,46
 95,53


Apuane
 53,09
 73,18


Aretina
 55,27
 90,99


Ba.
Val
di
Cecina
 59,84
 59,17


Casentino
 49,21
 76,10


Colline
dell’Albegna
 55,24
 37,18


Colline
Metallifere
 72,33
 58,06


Elba
 12,74
 35,61


Empolese
 48,93
 65,14


Fiorentina
N/O
 57,36
 55,15


Fiorentina
S/E
 51,58
 56,53


Firenze
 58,86
 58,12


Grossetana
 64,03
 72,57


Livornese
 64,91
 64,46


Lunigiana
 50,09
 54,27


Mugello
 41,16
 45,16


Piana
di
Lucca
 43,34
 55,49


Pisana
 52,57
 44,15


Pistoiese
 70,26
 58,00


Pratese
 71,59
 56,15


Senese
 42,55
 83,53


Toscana
 55,96
 60,32


Val
d’Era
 48,93
 53,03


Val
di
Chiana
Aretina
 41,15
 93,13


Val
di
Chiana
Senese
 45,73
 91,12


Val
di
Cornia
 78,42
 62,28


Val
di
Nievole
 90,60
 47,22


Val
Tiberina
 48,82
 48,21


Valdarno
 58,49
 81,76


Valdarno
Inferiore
 47,66
 56,88


Valle
del
Serchio
 36,51
 46,82


Versilia
 46,45
 59,74


FIG.
2
Tassi
di
prestazioni
RM
e
TC
per
1000
abitanti.
Livello
Zona‐Distretto,
Regione
Toscana
 anno
2009.
Fonte:
report
Regione
Toscana
2009










16Patel
M.
R.,
Spertus
J.
A.,
Brindis
R.
G.,
Hendel
R.C.,
Douglas
P.S.,
Peterson
E.D.,
Wolk
M.J.,
Allen
J.M.,
Raskin
I.E.,
(2005),
 Appropriateness
of
cardiovascular
imaging.
ACCF
proposed
method
for
evaluating
the
appropriateness
of
cardiovascular
 imaging,
Journal
of
the
American
college
of
cardiology,
46(8),
pp.
1606‐13.
Hanno
definito
come
Appropriato:
l’uso
della
 diagnostica
per
immagini
che
fornisce
benefici
in
termini
di
informazione
sufficientemente
alti
da
compensare
le
 conseguenze
negative
causate
dall’esposizione
a
radiazioni
ionizzanti
o
assunzione
di
liquido
di
contrasto.


(14)

Nel
2009
è
stato
avviato
un
progetto
di
ricerca
che
ha
coinvolto
i
professionisti
delle
Aziende
 Sanitarie
 Toscane,
 esperti
 in
 diverse
 discipline
 ed
 operanti
 nelle
 unità
 di
 diagnostica,
 per
 spiegare
la
variabilità
delle
prestazioni:


‐ l’Ipotesi
 che
 la
 presenza
 degli
 erogatori
 privati
 influenzando
 l’Offerta,
 facesse
 aumentare
la
Domanda,
non
ha
avuto
riscontro.
All’aumentare
delle
percentuali
delle
 prestazioni
 Diagnostiche
 erogate
 dal
 Privato,
 si
 ha
 la
 diminuzione
 del
 Tasso
 delle
 prestazioni
di
Diagnostica;



 


AZIENDA
 EROGATORE
PUBBLICO
 EROGATORE
PRIVATO


Ex
Ausl
3
PT
 34,74
 21,24


Ex
Ausl
2
LU
 23,17
 35,51


Ex
Ausl
12
VI
 29,89
 30,07


Ex
Ausl
4
PO
 12,68
 50,01


Ex
Ausl
10
FI
 31,93
 31,36


Ex
Ausl
11
EM
 28,46
 35,05


Ex
Ausl
9
GR
 26,87
 39,16


Ex
Ausl
5
PI
 41,32
 26,78


Ex
Ausl
6
LI
 54,30
 14,23


Ex
Ausl
1
MC
 53,20
 20,27


Ex
Ausl
8
AR
 47,79
 39,23


Ex
Ausl
7
SI
 51,76
 37,58


Media
 36,34
 31,71


Mediana
 33,34
 33,20


FIG.
3

Tasso
di
prestazioni
di
RM
per
1000
abitanti
(anno
2008)
 


‐ l’Effetto
 Sostitutivo
 tra
 le
 tipologie
 di
 indagine,
 ovvero
 in
 alcuni
 territori
 per
 diagnosticare
 una
 patologia
 specifica,
 utilizzano
 in
 modo
 costante
 una
 tipologia
 di
 indagine
 diversa
 da
 quella
 adottata
 dalle
 altre
 zone
 in
 Toscana.
 Ciò
 solleverebbe
 gli
 interrogativi
sull’aderenza
da
parte
dei
medici
alle
Linee
Guida,
che
generalmente
non
 contemplano
la
perfetta
sostituibilità
tra
i
Percorsi
Diagnostico
Terapeutici.
Ma
questa
 ipotesi
non
è
stata
riscontrata,
non
c’è
la
sostituibilità;



 
 


Coppie


Analisi


TC
 Massiccio
 facciale


RM
 Massiccio
 facciale


RM
 colonna
 vertebrale


TC
 rachide
e
 speco
 vertebrale


TC
 del
 capo


RM
 encefalo
e
 tronco
 encefalico


TC
 addome
 superiore


RM
 addome
 superiore




1
 TC
MF
 
1,00
 
 
 




1
 RM
MF
 ‐0,18
 1,00
 
 
 




2
 RM
CV
 ‐0,11
 0,69
 1,00
 
 
 




2
 TC
RSV
 
0,13
 0,11
 0,25
 1,00
 
 
 
 




3
 TC
C
 
0,44
 0,13
 0,18
 0,36
 1,00
 
 
 




3
 RM
ET
 
0,05
 0,23
 0,21
 0,15
 0,14
 1,00
 
 




4
 TC
AS
 
0,43
 0,11
 0,30
 0,16
 0,20
 0,04
 1,00
 




4
 RM
AS
 
0,18
 0,56
 0,09
 0,09
 0,21
 0,07
 0,31
 1,00


FIG.
4

Matrice
di
correlazione
tra
prestazioni
potenzialmente
sostituibili


(15)


 
 
 


‐ la
 Variabilità
 risulta
 più
 accentuata
 per
 alcune
 particolari
 procedure
 diagnostiche.


Alcune
tipologie
di
indagine
registrano
una
più
alta
variabilità,
come
ad
esempio
la
RM
 Muscoloscheletrica
o
la
TC
del
Capo.
Per
questo
è
ragionevole
attendersi
un
più
elevato
 rischio
 di
 in
 appropriatezza,
 e
 per
 evitare
 ciò,
 deve
 essere
 maggiormente
 responsabilizzato
 il
 prescrittore
 sull’effettiva
 utilità
 diagnostica
 degli
 esami.
 A
 livello
 regionale,
il
valore
di
una
manovra
volta
a
diminuire
al
livello
mediano,
il
numero
degli
 esami
 effettuati
 dalle
 zone‐distretto,
 è
 stato
 stimato
 nel
 2009,
 a
 circa
 12
 milioni
 di
 Euro.
 Un’azione
 mirata
 a
 diminuire
 queste
 prestazioni
 ad
 elevato
 rischio
 di
 in
 appropriatezza,
 potrebbe
 permettere
 una
 riallocazione
 delle
 risorse,
 valorizzate
 a
 tariffa,
di
circa
5
milioni
di
Euro;



 
 


Tipologie
di
prestazioni
 Deviazione
standard
tra


ZONE
(anno
2009)


RM
muscolo
scheletrica
 7,07


RM
della
colonna
 6,95


TC
del
rachide
e
dello
speco
vertebrale
 5,02


TC
del
capo
 3,60


TC
dell’addome
completo,
senza
e
con
contrasto
 2,92
 TC
dell’addome
superiore,
senza
e
con
contrasto
 2,55


TC
del
torace,
senza
e
con
contrasto
 2,10


TC
del
torace
 2,01


TC
dell’arto
inferiore
 1,67


RM
dell’encefalo
e
del
tronco
encefalico
 1,60


RM
dell’encefalo
e
del
tronco
encefalico,
senza
e
con
contrasto
 1,56


TC
del
massiccio
facciale
 1,35


TC
del
capo,
senza
e
con
contrasto
 0,91


RM
della
colonna,
senza
e
con
contrasto
 0,72


TC
del
collo,
senza
e
con
contrasto
 0,63


RM
del
massiccio
facciale,
senza
e
con
contrasto
 0,49
 RM
muscolo
scheletrica,
senza
e
con
contrasto
 0,48
 Angio‐RM
del
distretto
vascolare
intracranico
 0,43
 RM
dell’addome
superiore,
senza
e
con
contrasto
 0,36


RM
del
massiccio
facciale
 0,34


FIG.

5
Variabilità
delle
venti
più
frequenti
prestazioni
erogate
in
Toscana
nell’anno
2009
 



 


‐ in
 relazione
 al
 Responsabile
 dell’Inappropriatezza,
 valutando
 cioè
 il
 soggetto
 da
 coinvolgere
 per
 poter
 governare
 i
 tassi
 delle
 prestazioni
 richieste,
 guardo
 il
 Medico
 Specialista
 ed
 il
 Medico
 di
 Medicina
 Generale.
 Per
 governare
 il
 fenomeno,
 si
 devono
 porre
 in
 essere,
 le
 azioni
 di
 sensibilizzazione
 nei
 confronti
 di
 questi
 medici
 e
 degli
 incontri
con
le
altre
figure
professionali.



(16)

Azienda
di


residenza
 Mmg/Pls
 Specialista
 Medico


universitario
 Guardia


medica
 Altro
 Senza


prescrittore
 101
 Ex
Ausl
Massa


Carrara
 


8900
 




2124
 





102
 







39
 




39
 





471
 102
 Ex
Ausl
Lucca
 


8722
 




2288
 





173
 





235
 


115
 





138
 103
 Ex
Ausl
Pistoia
 


6050
 




1609
 





175
 







16
 


254
 







2238
 104
 Ex
Ausl
Prato
 


6388
 




2268
 





116
 





3
 


272
 







1053
 105
 Ex
Ausl
Pisa
 
11273
 




1651
 







1463
 







38
 


750
 







1326
 106
 Ex
Ausl
Livorno
 
11698

 




3689
 





406
 







37
 


190
 







1049
 107
 Ex
Ausl
Siena
 


9480
 




2442
 





617
 







38
 


222
 







2106
 108
 Ex
Ausl
Arezzo
 
10730
 




3495
 





113
 







14
 


103
 





984
 109
 Ex
Ausl
Grosseto
 


6429
 




1128
 






92
 





235
 




33
 







1338
 110
 Ex
Ausl
Firenze
 
26348
 




6899
 







1000
 





101
 


124
 





161
 111
 Ex
Ausl
Empoli
 


6816
 




2813
 





242
 







23
 




10
 







1365
 112
 Ex
Ausl
Viareggio
 


5600
 




1711
 





140
 





5
 


106
 





107


FIG.
6
RM
–
Prestazioni
SSN
residenti
in
Toscana
per
tipologia
di
prescrittore
(anno
2009)


 Fonte:
Regione
Toscana


Il
Servizio
Sanitario
può
rafforzare
la
responsabilità
di
tutti
gli
operatori
nell’appropriato
 uso
 delle
 risorse
 così
 da
 ridurre
 le
 conseguenze
 negative
 causate
 dall’esposizione
 alle
 radiazioni,
 anche
 attraverso
 l’uso
 di
 Focus
 Group,
 di
 incontri
 e
 della
 condivisione
 dei
 risultati,
 oltre
 alle
 Linee
 Guida,
 avviando
 le
 riflessioni
 critiche
 sulla
 fase
 prescrittiva
 e
 sull’adozione
dei
protocolli
diagnostici
condivisi.



 


Allegato
5
Piani
di
Rientro,
Cap.4,
pag.


Risultati
Regionali
2010
Piani
di
Rientro

 Scostamenti in %

dei costi

programmati Lazio Abruzzo Molise Campania

Calabria


Sicilia
 Assistenza
Diretta 9,0 0,1 9,8 3,0 -5,9 -2,9 Personale 1,0 0,4 -0,8 4,8 -3,7 -1,9 Beni
e
servizi
 17,6 -3,9 19,8 -3,9 -0,3 -4,9 Altro
gestione
diretta
 0,3 15,0 50,7 20,4 -33,2 -2,6 Assistenza
Indiretta
 3,0 -2,1 -0,7 2,0 4,5 -0,3 Farmaceutica
 0,1 4,0 -11,6 -0,9 0,3 -1,6 Ospedaliera
 3,7 -17,1 -2,1 2,2 14,5 0,1 Specialistica
 5,9 7,6 7,1 6,2 3,1 -0,1 Altro
gestione
indiretta
 3,7 -1,8 5,8 1,9 5,0 0,6

Totale 6,4 -0,6 5,4 2,6 -2,3 -1,8 



FIG.

1
I
risultati
dei
Piani
di
Rientro
per
il
2010:
scostamenti
dei
costi
effettivi
rispetto
ai
 programmi.
Fonte:
elaborazioni
Farmafactoring
su
Documenti
regionali



 
 


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