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RITI
D'UN TEMPO
E
RITI D'OGGI NEL MEZZOGIORNO
D'ITALIA
Nei
primi
giorni
dimaggio,
datempo
immemorabile
•••••• sotto le arcate settecenteschedel rifatto
tempio
di RobertoGuiscardo,
unabeIJa festa di
fiori,
con rito nuovo, rinverdiscevecchie memorie...
(pag. 4)
M
D
E A N
G
E
L I
S
DA
UNA
DEA
A
UN
APQSlQLQ
RITI
DJUN TEMPO E RITI D'OGGI NEL MEZZOGIORNO D'ITALIA
Dal Numero Uhico
la Festa del Libro dell' anuo V per
SALE'.RNO
Piem, Tip. Raffaello
Beraglia.
1927
....
D,L
venticinqne
secoli ormai Mi ri pet«questo
rito e siripeter:'L
sem preCosì anche
quest'anno,
111a m ite sera, (lillIaggio,
olezzarou» i fiori dal l':tlto delf 'untico ambone ai M:ttteo d'Aiello.... A ncheqllest'anllo,
eonnnem»rando
l'augurale
venuta dell+Aposbo
lu, i fiori olezza nti han rieorduti a nui sent.i nrent.i e leaspi
rasi 011 i delPoperoao
su h-rn i tu no Ili 1111 teru pn.(pag. 11)
i
U
Nihil est
ag1·icoltu.1'a melius,
HlIih l
dolcius,
nihil lurmine li,
bero
dignitts.
CICERONE
Scorre il
tempo
ed accumula secoli sul suocammino;
muorePuomo e lascia ossa e memorie sul
mondo;
senza posa. Ma ne l'uno nè l'altro finiscono: ilprimo
sirinnova,
il secondo ritorna inquelli
che lo segnono, con lospirito
evoluto daltempo,
Ogni giorno
si affaccia all'oriente il sole sullt umanìtà,
perpetuandola.
E crea le candide albe e imeriggi gloriosi
diluce,
i dorativesperi
e le nottitranquille, riportando
le vecchie ore'l'innovate ad
ogni giornata,
e lestagioni
ali'anno,
e nuovi esseri al mondo. Eringiovanisce
sempre la vita che invecchia dicontinuo,
per Puouio che cessa di
vivere,
per la terra che siagghiaccia
sotto le nevi.Al vecchio cauuto che muore segue il bimbo roseo dai riccioli
(Poro,
epoi
ilgiovine gaio,
l'adulto buono c'cattivo,
il candidovecchio,
sereno obeffardo:
epoi
l'uomo da capo, dal bimbo alvecchio.
Alla terra che s'ammanta della
gelida
e funebreveste,
ritoruu inprimavera,
gioconda,
epoi
lamagnifica,
estate,
e ilplacido
autuuno:
ineterno,
mentre Pnmau ità corre sull'immensaspi
ra le\
nell'infiuito
universo,
trascinata dal sole.Ad
ogni
primavera
le rondini tornano allagloria,
delcielo,
fiori e le messi ai
campi
festosi,
e le frn t taagli
alberi dalla chioma vennsta. Adogni pvimavera
il mondo sirinnova,
el'uomo,
che uella dura
vigilia
hntrepidato,
aspettando
l'apparir
della gemma sul l':11110111u10, dopo
losqual
Iido inverno apre Pnnimoe
alle consuete speranze,
grato
ringrazia
I'Dnnipoeseute
delpremio,
così
oggi,
così nelpassato;
da, che ilsole,
con i nstancubi le opera,conduce il mondo nello
spazio
senza.
fine e senzaprincipio.
Ma d'onde
questo
soleattinge
tanta forza per COSl mirabile f"l,tica' D'onde I'Jneenutib.ìle tuoco f D'ondel'illestingnibile
luce4
Meraviglioso mistero,
intorno alquale
l'umanità si affannò sempreinvano, questa
forza suprema, racchiusa tutta nell'immensa manodi
Dio, piegò
in tutti itempi
l'uomoall'ossequio,
alvoto,
allaprece!..
Essaperpetua
ilmondo;
essa accende nelpensiero
la fiam mella cherischiara,
innanziall'oggi,
la vita d'altritempi.
* * *
Nei
primi giorni
dimaggio,
datempo
immemorabile,
sisvolge
nella cattedrale di Salerno unsimpatico
ritooriginale;
sotto le arcate settecentesche del rifattotempio
di RobertoGuiscardo,
unabella festa di
fiori,
con rito llUOVO, ri nverdìsce vecchie, memorie. I fiori olezzauti , riunitd introfei,
raccolgono
i fedeli intorno avenerate
reliquie,
e i fedeli aqueste s'inchinano, aspettando
benessere.
Alcuni
ritengono poterai quasi
italianizzare il nome dialettale diquesti trofei,
e loalterano,
chiama_ndoli
Hcolombi".
Meglio
è invece lasciar loro il nome che hanno: i colom bi
appartengono
al'
regnoanimale,
i trofei che nelmaggio
vanno
altempio
di Salerno provengono e sono sempreprovenuti
dal regnovegeta.l
e.Il
rito,
interessante per chi vi si sofferma allasuperficie,
diventaìntereesannissimo quando
lo si considera a fondo.* :!: *
Salerno,
cittàantichissima,
assaiprobabilmente
fondatadagli
Etruschi,
che nel VII secolo a. C. si erano incuneatifr _Ht Col lIia,
greca diNapoli
e laMagna Grecia,
sul territorio esteso"dal
Vesuvio al fiume Sel e, fluente al mare ad occidente della città diPesto,
dovette essere attaccatissimaagli
Dei -del.I' EraPag,ann,.
Ce lo at testano la memoria deiterupl
i dedicati aPriapo,
aBacco,
a Pomonae a Giunone
Lucina,
leepigrafi,
e i numerosi avanzi classici diquesti templ
i,
disseminati per la vecchiacittà,
fra chiese antichee cantonate di edifici
medioevali,
trasformati erifatti.,
Sul
passaggio
dei Salernitani dalPaganesimo
al Cristianesimo edabbiamo
qualche
notizia.Fortunato,
CaioAntea,
tre fratelli',
nobiliSalernitani,
subirono il martirio allospirar
del terzo secolo per condanna del Proconsole diPuglia
Leonsio,Sono,
venerati dalla cittadinanza:questa
nelsei?ento
dedicò loro tre busti dialtrettanti ne. fecero fondel'e in bronzo nello stesso secolo
argento;
alcuni Maestri della Scuola Medica famosa" e nella
cattedrale,
sotto le volte dell'absidemaggiore
della basilicainferiore,
affrescatecon le istorie di
questi
martiri,
si conserva ancora ilcippo
dinna colonna marmorea scanuel
lata.,
sulquale
la tradizione vuole r5
compaguato
daun'aquila, perchè
si racconta chequesti
nobilissimi volatili avessero difesi icorpi
deiSanti, esposti
all'insulto delle bestierapaci
,dopo
il martirio.Recenti
scavi,
posero in luce lucerne fittili del terzosecolo,
pagane e
cristiane, queste
ulti
e
col segno simbolico del delfinosulla
fiocina,
che fu uno deisegni
convenzionali usati dai seguaci della nuova.fede,
quando
non -era 101' concesso diseguir
que ta al la lnce del sole.Da.
queste
lucerne rileviamo seus'nlbroche,
più
di mi lleciuquecent'unni
or SOIlO, vivevano a SalernoPagani
e Cristianiinsieme,
questi
ancoranascosti,
come da pertutto,
dietro isegni
del couvenaional iemo simbolico. Inquell'epoca
remota anche inquesta
città la nuova fede si cominciava a sostituire alla vecchia: il metteva le sue radici invisibili nel terreno delC.ristiauesimo
.
Pagauesimo,
fragli
ostinatiseguaci
diquest'ultimo,
iquali
lasciarono
impronte
nella vita dei secoli avvenire.* * *
Vige
aSalerno,
COllie ho detto pocofa,
un'antichissima usanza.Nel
pomeriggio
delcinque
maggio
diogni
anno tùtti i Parroci della città. si recano allacattedrale,
per rendereomaggio
al Pre snle in formasolenne,
portando
ciascuno un gran trofeo difiori;
untempo questi
trofei eranosegniti
dalpopolo'
cheapparteneva
adogni singola parrocchia.
Nella cattedrale'I'Arcivesoovo,'
svolte le funzi oni e rioevntol'omaggio,
chiude la cer+monì»,
portando
i Il'procesaioue
per iltempio
lareldquìa
del braccio dell'Apostolo
S.Matteo,
racchiusa in una tecud'argento
del la fine delduecento,
che ha la forma di unamano
benedicente.Queste
cerimon ia èaccompagnata.
da altre funzioni che sisvolgono
nella mutti nn de'Ilo stessogiorno
ed inquella
delgiorno
successivo.Nella, matti no del
cinque maggio,
c lebrutosi un rito solenne nella basilica i nferirue,
siprocede
all' estrusione della "Manna"
dalla tomba dell'
Evaugel
ista cheriposa
nelsotterraneo,'
sotto \I'ultnre
bifronte,
ove il Santo èrappresentato
da, unadoppia
statua di bronzo del
priucipio
delseicento,
fatta dal Nnccarlno.::;ntt'o l')tlt:tre
scelllle,.
tino alsepolcro,
nn tubo nelqrìale
passalUI secchiel lo .lì
argento;
inquesto
siraccoglie
nnliquido
profu-
l.mato color del
l'umbra,
ilquale
v ieu 'tratto su dal Sacerdote ..
L'abbondanza. uel ln Manna è ri tenutn dai fedeli come promessa di
un ottimo ed abbondante
raccolto,
l'assellZla come indizio'di
carestiae di sventuì'e.'
,
Al 'mattino
poi
del seimagg-io,
nella basilicasuperiore
si altro funzioni. Tutt!6
quelli
della-città nelgiorno precedente,
si recano alla cattedralesenza
trofei,·
per rendere lo stessoomaggio.
Anche inqueatu
circostanza
l'Arcivescovor
finite lefunzioni,
chi iule la ceri moniu conla
processione
della reliqnia,
uscen o
però
daltempio
e recandosi fino allaporta
principale
dell'atrio,
detta" dei leoni n'Qnivi
untempo,
il Rabbinodegli
Ebrei residenti a Salerno aveval'obbligo
di farsi trovare in
ginocchio,
affìuchè l'Àrcivescovogli leggesse,
sul capochino,
il .Vangelo.
Aigiorni
nostri manca il Rabbi no;ma la cerimonie si
ripete,
perenne ricordo.Di tutte le cerimonie descritte caratteristico è senza dubbio
il rito dei trofei di fiori
portati
LI Dn01l10 dai Parroci della città.Questi
trofei sono chiamati " eol nmhri" , e "festa dei co
Iinnbri " la cerimonia, nella
quale
prendono
parte.
Poi chèqueste,
si
svolge
allavigilia
dell'anniversario della trasluz.ioue del corpodell'Evangelista
dalla. Lucania a Salerno, può
sembrare'che
essaabbia avuta
origine
daquesta
ci rcostauza..Pare invece che Pavvenimento della. traslaz ioue abbia
potuto
semplicemente
spostar
la edanticiparla
dal la data allaquale
dovevasvolgersi
in antico. Vi è chi ritiene .risal irquesta ai.
Longobardi;
ma leorigini bisogna
ricercarle in epocapiù
remota: la stessaparola
"colùuibri " lo dice.
Acl altri
sembra,
come hoaccennato,
cherisalga
al secoloX,
epoca
della traslaaionedegli
avanzi de 11 ,Evangelista
a Salerno.
;;L-Nel
954,
ilIongobardo
principe
Gisulfo trasferìquesti
vansi,
avendoliGiovanni,
VescovoPestano,
sottratt! al.lacupidigia
delgiovine
Attanasioche,
per visione delta madrePelagia,
neaveva rinvenuto il
sepolcro
in Lucania.Bernardo,
y cscovo (liSalerno,
con altriVescovi;
p'rinci
pi
ed Abbati , an,M:t ri levurl i ,e i cittadini
festosi,
congrandi
trofei dipalme
e (litiori,
si recarono ad incontrarli in
lnngo
corteo,
per moltemiglia
fuori del lemura della città. La
porta
diquesta,
forse allora detta" del PAngelo"
, trasferitapoi
ì-.iù
adoriente,
erifatta
ancorapiù
tardida Carlo III di Borbone nel
700,
per laquale
entraronoquegli
avanzi,
ancoraoggi
ha alla sommità una'grande
statna ruarrnoreadell?
Apostolo
con la iscrizione cnbitale "POSUERUNT ME'CUSTODEM,,;
per. vero miracoloquest'unica porta
che si erasal vata dal vandalismo
demolitore,
_ugg)
apiccone beffardo,
allospirar
del 'secolo scorso.(1)
Il SantoEvangel.ista
divenne subito il Patrono dellacin'à,
e, snlle tre fasce dell'arme antica diquesta,
fu allora messal'effigie
diLui,
come tuttora sivede;
lacattedrale,
intitolata fino aquel
tempo
a S. Mariaclegli
Angeli,
fn dedicata.7 di
quest' Apostolo,
sarebbepoi
discesa la costumanza dei così eletti «colùm bri 1>.Ora,
se le cerimonie rammeutauo inqualche
modo l'avveni mento della traslazione con la estrazione della Manna e con laprocesaìoue
dellareliquia,
d'altraparte
non vi ègiustificazione
dellospecial
nome « colùmbri '» colquale
sono chiamati i trofei di fiori:questi
avrebbero avuta altra denominazione se fossero stati istituiti con l'avveuimentoaccennato,
attesochè.all'epoca
nellaquale
questo
ebbeluogo,
laparola"
colùiubrì " aveva al trosignificato.
* :k :;.
Qualcuno
trova chequesta parola
equivalgu
a « Faios », che cvnnl si
originata
dallongobardo
Farae 1>, confondendogli
sten dardi chedistdnguevano
leregioni
della città con i trofei difiori,
e non vi è chi non vegga la
completa
assenza di nesso fr L l' nnuç l'altra
parola
.. La fonte ùiorigine
del la nostra invecebisogn»
.trovarla altrove
.--"
Come dal greco <.: theios » è discesa laparola
.' zio J) che nei documentidell'epoca longobarda
del X secolo è "thio »,così la.
parola
c colùmbro I> è discesa inqualche
modo dal greco.Salerno,
pur essendoparte
del territorioetrusco
fra il V esnvio eil
Sele,
tuttavia,
chiusa fra le cittàgreche
di Pesto e diNapoli,
in immediato contatto con sulla via de] traffìcostando
queste
eterrestre e marittimo fra le
medesime,
fu inprevalenza
greca. Vi è chi ritiene che colùmbro discenda dal « (;0rumbos
,, .
ma non èesatto.
Quest'ultima
parola
110n ha ilaigni
fìcato di·« colùmbro che discende invece in altro modo dal greco.
c "
greco
I>
Ancora
oggi
in Terra di lavoro e i n Basilicata il vocabolo« colùmbri indica i così detti 4' fiori di fico h che sono <lei
fichi.
grossi
eprimati
cci,
digratissimo
sapore.Anche
in italiano laparola,
alterataperò
in "colombi
!',
unita afichi,
indica qne sta fruttaprimaticcia:
vedi vocabolarioZingarelli,
a voce H Ftco".
Ancora
oggi
in Calabria e inprovincia
di Avellino con H colummeri
",
nonpronunziando
l'emuta,
si indicanogli
stessi fichie
sappiamo
pure che nel.Uantìchisaimo dialettonapoletano,
per lomeno
all'epoca angioina,
con la stessaparola
H colùmmeri "si indicava
questa
stessa frutta. E' facile vedere come da "colnui meri "
sia disoeso H
colùmbri ":
sparita
infatti l'e .mnta , alla,seconda labiale 1It si è sostituita l'altra labiale
b;
per comodità dipronunzia.
In greco
poi,
ad indicare il ficomaturo,
sì aveva laparola,
" H " :L
coluthron" mentre
l'aggettivo
proinos
equivaleva
, H II
8
dicavano ne
più
Jlè meno che "il fico maturoprimaticcio".
Egli
è chiaroquindi
che dalla fusione diqueste
dueparole
in"
coluproinon ",
con. l'elisione dell'ultimaparte,
dellaprima,
dovette discendere il nostrovocabolo',
ilquale indicò,
come in dicatuttora,
il ficoprimaticcio.
Ed è maipossibile
che esso poteva essere
applicato
ai trofei dei fìori se indicava una cosa di versa' Nonpuò
dubitarsi invece che il vocabolo"colùmbro",
applicato
aquesti
trofeioggi,
sia'passato
adiudicarl i per ilfatto
che
questi
inorigine
dovevano essercostituiti,
non dafiori,'
Diada frutta
primatìccia,
nellaquale
predomina
Ìl fico per' dimen sione e sapore. Per laparola
« coluthron ,. vedi Vocabolario Miiller.* * >.-:
la natura stessa
trofei,
l'epoca
dell'anno in cui si tienel'att lale
rito,
il 'riM stesso dell'estrazione dellà Manna che è di '.'abbondanteL'origine
greca dellaparola,
degli
origiuar
ipromessa
raccolta,
ci fanno senz'altro intuire chequesto
rito' debba avereorigine
antichissima,
istituito perpropiaiarai
'il'favore
degl
iDei , co u offerta diprimizie.
E come nel rito del sacrifìzio della Messa ilCristiauèl:lill1o
sostituìÙ
pane ed: il vino alle iuuocentì 'vittime che il sacerdote pagauo sgozzavasull'ara,
così dovettesostituire,
alle frutta pr
imatdccç
'dei columbri, i fioridegl
i attuali trofei.Ai
giorni
nostri'molti,'
uou'spiega-ndosi
ilsignificato
'dellapurolà coluuibri,
hanno ritenuto che fosse' unaparola
dialettalecorrtspoudeute'
Itcolombi,
ed è cnrioso chequalche
volta in nuodi
questi
trofei si siaaggiuuta
ai fiori una,C'OPIlÌCL
'di colombiinnocenti;
i n . ece laparola
dialettale che da noicorrispoude
a colombi è
"palulUmi
".é
quelli
che feceroquesta
cosa 'avessero'saputo
che laparola
indicava ifichi,
avrebberoaggiunti
questi'
111 timi aifiori,
e DOU icolombi,
e sarernmò tornati-coeìSP?lltaneH
iueute all'autico.non che
Il
Ciistianesimo,
conqnistando
l'umanità,
impedì
l'uomosnppl
icnsse l'Eterno'per
'leaspirazioni
dr cosebuone:
lllà,non ammise cbe 'la
'gratitudine:
siesprimesse 'verso
l'Altissimocon doni materiali.
Quindi
'è che 'la festàpropizdatrioe!
clelht
gl'n, zia eli 'nn buon'raccolto,'
bome
rito 'di cendente daun'aspirazf
ouelecita" sorta
all'epoca
"pagana,
dovette' trasferì'rsi anche nella fede èr i sbiana:questa
però
modifìcò l'a sostanza dei' trrofèi ,soetdtnendo,
-alla iuuteriulitè, della
frutta,
la'idealità
dei fio li , e dell'antico non ruuaséfLltì'?
'che il nome.Venute
p-oi
le 'reliquie
dell'Apostolo
aSalerno, poiché
questo
avveuimeuto fn per i Salernitani
angurio
di benessere è di pro, l'n la, a coi n
speri
tà festa'anticipata
dipochi giorni
perportarla
è
idere con; 'avvenimento atesso.. La stessa
parola
)Ianu:.t ",dice
9 abbastanza per farci
comprendere
che illiquido proveniente
dalla· tomba dell'Apostolo
viene inteso come annunzio del favore concesso, e che il rito
attuale,
oltre al commemorare l'avvenimento dellatraslazione,
ha anche lo scopo di invocare dal favore divinola
grazia
di un abbondante raccolto.* :I: :;,
Nello studio dal titolo "
Un
tempio
ed un' ara"pub
blicato al fascicoloIII,
AnnoV,
dell' ArchivioStorico,
mi occupai
dei frammenti di untempio
antichissimo. Nel secolo XII opoco
dopo,
la mano dell'uomo si servì diquesti
frammenti per sosteneredegli
archiogivi,
nellaorganica
struttura di ungrande
salone
terraneo,
,tuttora
inpiedi,
a .latodell'androne.
dell'Episco
pio
di Salerno. Monconi digrandi
colonnescannellate,
di travettino
duro,
materiale usato anche per i notissimitempli
dellae
vicina
Pesto,
capitelli
dello. stessomateriale, portanti
l'effigie
di una bella -teeta femminile sui
quattro
fronti, eomigl
iantiaainria. un
tipo
dicapitel.li etruschi,
rinvenuti a Tuscania. nelLazio,
sono i resti di
questo
tempio
cheun'epigrafe quivi
presso indicaessere
appartenuti
alla casa diPomona,
dea deicampi
e dei frutteti.L'epigrafe,
dei buonitempi
romani,
racconta che un TitoTettieno
Felice,
acribalibrario,
concinquantamila
sesterzt largìti
, fece dorare il basamento dellastatua,
rifare il tetto e il pavimento di marmo, ornare l'edificio di novello intonaco o di
pitture. Dunque
iltempio
esistevaall'epoca
dell'epigrafe
chepuò
aggirarsi
intorno aquella
della venuta delMessia;
assai antica"come
già
dissi nello studio alquale
hoaccennato,
èl'origine
diquesto tempio.
Esso rimontaall'epoca greco-etrusca,
e la dea Pomona fin da
quel tempo
era venerata dai nostri avi a Salerno. Ancora. Nell'atrio della cattedrale esiste un'ara marruoreaf:.1tta dalla mano di un artefice greco. Ai lati di essa due basso rilievi
riproducono,
a sinistra la raccolta di uva e difrutta,
adestra una scena
bacchica;
il bassorilievo frontalerappresenta
ilritorno di
Proserpi
na allamadre,
chesignifica
il ritorno dellabuona
stagione
allaterra,
e la vitaagli
alberi e aicampi:
è l'ara antica innanzi allaquale
i Salernibani di untempo
invocavanoil favore del buon raccolto.
Infatti,
chi non vede il nesso fraquestara
e iltempio
della Dea deicampi
e dei frutteti , ricordatodall'epigrafe
eli Tito Tettieno Felice' Chi non vede in
questo tempio
ed inquest'ara
l'at_ taccainentodegli
antichi Salernitani alla vita deicnmpit
Chi nonvede
negli
attuali"colùmbri"
unadiscendenza, purificata
attra10
zie che i vecchi nostri recavano al
tempio
diPomona,
alprinci
pio
della buonastagione
* * *
Al
principio
della buonastagione
laCampania
Felice si ammanta della sua consueta veste
regale, meravigliosa,
faeciuatrice ,come sempre, da secoli e secoli. E il vi andante che si
aggira
perqueste'
contrade dove Salerno siculla,
circondata dal mirabilepaesaggio,
in fondo all'arco del suomagnifico golfo,
nonpuò
nonrìconoscervi un
lnogo
benedetto da mano suprema.non vi è di terreno dal non
Qui
palmo
quale
germogli ull
fascio di fiori o una salubre verzura, non vi è ramo d'albero che
non dia un
rofeo
di fruttasquisita,
non vi è .un ruscello chenon mormori una dolce canzone, non vi è una solitaria capanna
ove non tubi una bianca colomba l
Dall'opulento
Agro
'Nocerino all'immensa distesa dellapiana feconda,
presso laquale
fu l' irrequieta Picenzia,
e al terreno fin sotto leinsigni
rovine di Pesto,
dove la mano dell'uomo risana l'aria conl'impianto
di frut tetimodello,
predisponendo
il ritorno delle rose centifolie di untempo,
è tntto unparadiso
(li verde e dicolori;
intorno a Suler no, dove Macrobio racconta avere i 'I'essal ipiantate
le viti aminee fra Posidouia e
Marcina,
è tutta unagloria
di vita arborea!Dovunque
possaspaz.iar
losguardo
all'intorno non si vede cheopulenza
divegetazione rigogliosa,
fra messi di granoondeg
gianti
alsole,
come mare ceruleo, e casolaritranqnilli
ove lamassaia attende alle doinesticbe cure. E una
grande
visione diquadri potenti
avvince ed'affascina:
qua ilpio
bove solenne chemuove l'aratro ..
aprendo
il solcoprofondo
per la nuovacoltura,
colà, sull'aia,
la trebbia, ri mnneratr ice'fra
montagne
di covoni fatti di 01'0 dalsole;
da uu lato la folla delle mietitrici dal grecoprofilo
i nna.leu al cielogl'inni
dell'eternagiovinezza,
dall'altro l'instancabile Homo, in mezzo' al campo,profila
la, suafigura
massiccia,
sul ciel di cobalto. come un eroe di bronzo.« Nulla v'ha
dell'agricoltura.
dipiù
buono,
nulla dipiù
dolce,
nulla,
per l'nomolibero, dI
più degno»
scrisse ilgrande
romanodi
Arpino. Egli
lo aveva sentitonell'anima,
iunausi alle campagnesuperbe
della-suaCampania:
auchegli
antichi seuti rouo il grande inno dell' eterna
giovanezza dei
canipio
E
quei
coloni cheportarono
dall' Ellacle luminosa suquesta
terra
beuedebta,
l'nlivo e lavite,
il grano e la frutta clel melograno' e del
fico,
lasciarono nei" columbri "di
Salerno,
l'impronta
magnifica
delPop=ru
loro e la memoria del' ritosolenne,
II
* *
e
Da
venticinqne
secoli ormai siripete
questo
rito siripeterà
ancora per tutti i secoli dei
secoli,
mentre iltempo
scorre ed accumulavestigia
sul suocammino,
e l'uomo muore lasciandoossa e memorie sul mondo. Ma nè l'nno nè l'altro finisce: il tem po si rinnova ad
ogni
anno, e l'uomo ritornerà inquelli
che lo seguono, nella vita eterna
dell'universo,
con lospirito
evoluto daltempo.
E ilpio
bove tornerà coll'aratro benefico allaterra,
e le mietitrici ricanteranno l'inno dellagiovanezza,
e I'InstancabtteHomo
profilerà
sempre la suafigura massiccia,
in mezzo al campo, sullo sfondo delcielo,
come un eroe di bronzo.Così anche
quest'anno,
-alla mite sera dimaggio,
olezzaronoi fiori dall'alto dell'antico ambone di Matteo
d'Aiello,
e lapie
cola ara marmorea, sulla
quale
Proserpìna
segna il ritorno del lubuona
atagione
che rìunovel la lagiovanezza
deicampi,
dalluogo
ove fu
tollerata,
neltempio
della nuovafede,
avrà vista passarela
gloria,
djquesti
tìort,
ricordando l'offerta del leprimizie
del P epoca, remota L ... Anche
questo
anno, couimemoraudoI'uugnrale
venuta dell'
Apostolo,
i fiori olezzauti han ricordati a noi i senti menti e leaspirazioni dell'operoso
salernitauo di untempo.
Salerno,
8maggio
1927.(I) In quel tempo Salerno doveva avere ad oriente tre porte: la Potta Rotése esistente
"
fin dall'epoca romana, dalla quale usciva l'antica Via Aquilia, oggi Via Tasso e Giov.
d'Avossa; la Porta Elina sotto S. Benedetto che si apriva verso la Fiera Vecchia; e la
Porta, forse detta dell'Angelo, lasciata aperta nella cinta di Grimoaldo dell' VIII secolo, in
corrispondenza della Via Carraria, attuale Via Flavio Gioia e già Vicolo dei Caciocavalli.
Quest'ultima che doveva restare più ad occidente. a piè della Via Ruggi, fu sostituita dalla
Portanova ali'epoca dei Normanni e spostata alla fine del 500 nel sito attuale. Fu poi rifatta nelle forme barocche nel 1752 da Carlo III di Borbone.
P'aichè i resti dell'Evangelista vennero da Pesto essi dovettero seguire la via che certa
mente doveva venir dalla piana, corrispondente su per giù ali' attuale provinciale delle Calabrie, e non l'altra che seguendo il fianco delle colline entrava in Salerno per la Porta Elina. Perciò quei resti dovettero entrare per la porta che si apriva fra la via della piana e la via
Carraria, e per questa ragione forse l'attuale Portanova ha la statua marmorea di S. Matteo alla sommità.