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10. I RITI

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Academic year: 2021

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10. I RITI

“Nosso trabalho ritual consiste em ligar a corrente espiritual dos hinos como fonte de rivelaçao, auto-conhecimento e despertar o Eu Divino presente em todos os seres”

PREAMBOLI DOTTRINALI. Norme del Rituale contenute nello Statuto Nazionale del CEFLURIS

(Il nostro lavoro rituale consiste nell’unire la corrente spirituale degli inni che è fonte di rivelazione, auto-conoscenza e risvegliare così l’Io Divino presente in tutti gli esseri) I riti del Santo Daime sono chiamati “trabalhos” (letteralmente:lavori) e la loro organizzazione e preparazione occupa gran parte del tempo e delle attività quotidiane.

I riti daimisti sono caratterizzati da un ordine e una disciplina piuttosto rigidi e fanno sì che l’adepto impari a lavorare con il corpo e con la mente.

L’ordine è espresso nell’organizzazione militare del rito, che include l’obbligo della farda (uniforme), oltre che l’uso dell’appellativo “soldati del Santo Daime e della Regina della Foresta” per indicare la comunità del culto, alla quale il dirigente si rivolge come a un battaglione il cui “Maestro” ha il titolo di “Generale Juramida”.

Alcuni riti sono considerati “pesanti” ed altri più “leggeri”. Un altro tipo di suddivisione vuole che la prima parte del rito sia più “pesante” in funzione della carica di energie negative o disordinate che devono essere trasformate attraverso il rituale stesso in energie armoniose e positive. Può succedere che qualche adepto (chiamato irmão: fratello) non riesca a liberarsi delle energie negative che circolano nel rito, trattenendole e accusando sintomi di malessere che si manifestano sia in lui sia in coloro che gli stanno vicino. È necessario, infatti,

“apprendere a lavorare con il Daime” attraverso una molteplicità di tecniche incentrate

sull’uso del corpo: il fardamento, la concentrazione, la coordinazione dei movimenti tra le

persone che danzano, il canto degli inni e la cadenza delle maracas. Apprendere a lavorare

con gli effetti fisici della bevanda significa sia accettare il suo odore e sapore, sia dominare le

sensazioni che può provocare: sonnolenza, tachicardia, affanno del respiro, vomito, diarrea.

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I lavori spirituali sono quindi arti dell’uso del corpo e permettono l’adattamento del neofito al sistema.

Avendo appreso i principi di base dello sciamanismo ayahuasqueiro, Irineu lo adattò

stabilendo un insieme di movimenti definiti (i passi delle danze), capaci di controllare la realtà sotto uno stato alterato di coscienza, dirigendo il controllo cosciente sopra l’emozione e l’incoscienza.

Le tecniche corporali sono suddivise in relazione ai sessi ma variano anche con le età.

Queste tecniche corporali daimiste sono applicate anche al corpo vegetale per trasformarlo in

“corpo divino” ossia in “vero Daime”.

Le prime due tecniche corporali che vengono apprese nel sistema daimista sono il prendere il Daime e il prestare attenzione agli inni. Esse sono apprese fin dall’infanzia. Al momento della nascita ai bambini viene somministrato un cucchiaino di Daime, non esiste infatti un limite di età per la partecipazione ai rituali e anche i bambini vi prendono parte.

Altra tecnica corporale essenziale è la concentrazione durante il ballo, per riuscire a prestare la giusta attenzione al movimento o alla postura.

Esistono poi le tecniche corporali che precedono la cerimonia: lavarsi, astenersi dai rapporti sessuali, mangiare cibi leggeri e non bere alcolici.

Durante i rituali i membri fardati hanno l’obbligo di comporre la “corrente”: rimanere nel lavoro cantando, ballando e prestando attenzione ossia, partecipando attivamente al rito.

Per il non fardato questa partecipazione è facoltativa, egli deve tuttavia rimanere nello spazio del tempio relativo al suo sesso, rispettare i fiscali, non incrociare le braccia o le gambe e mantenersi nello spazio rituale (tempio o luogo all’aperto) fino al termine della sessione (Couto, 2004: 397).

I rituali religiosi sono il mezzo di comunicazione della persona con l’Assoluto, con l’Astrale,

con Dio o qualsiasi altro nome abbia questa Realtà che trascende ciò che l’essere umano,

ordinariamente, non percepisce. (Silva Sà, 1996: 5).

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Essi permettono che il mondo cosmico-spirituale sia reso “visibile” e sia esperito

direttamente, infatti gli “hinari” ufficiali durano da otto a dieci ore, periodo nel quale l’Impero Juramida ha un’esistenza sociale e il canto degli inni esprime i valori culturali e spirituali che identificano questa dottrina, facendo rivivere intensamente, intenzionalmente e

emozionalmente la sua cosmologia mitica. I daimisti si dedicano ai lavori spirituali, per quanto ho potuto osservare, con una grande gioia che si trasmettono durante i riti attraverso sguardi fraterni e sorrisi amorevoli, e al termine abbracciandosi e ringraziandosi

reciprocamente.

Il canto degli inni favorisce la liberazione mentale attraverso l’attenta ripetizione del loro testo, costituendo un metodo di concentrazione e meditazione. È molto importante cantare con entusiasmo e vigore e i daimisti che ho conosciuto si esercitano cantando gli inni anche

durante le faccende della vita quotidiana.

Tutte le performance rituali hanno effetto strutturante e sono caratterizzate per la rigorosa disciplina, per la formalità e la stereotipicità. (Couto, 2004:402)

10.1) Feitio

La feitio è il processo di produzione del Daime e costituisce un rito di profonda rilevanza spirituale. Andare nella foresta necessita di una preparazione e assume un valore simbolico che va oltre a quello del semplice incontro tra vita urbana e rurale.

Inizialmente vengono chiesti il permesso e la protezione degli esseri spirituali che regnano nella foresta, che possano far sì che chi va a raccogliere abbia la giusta sensibilità e abilità per riuscire a trovare la foglia e la liana.

Il pensiero di chi raccoglie deve sempre essere rivolto al bene e all’attività che sta eseguendo, con costruttività e gioia. I requisiti igienici sono molto rigidi ed il silenzio e la concentrazione sia interiore che esteriore sono essenziali.

La prima uscita nella foresta, come membro di un gruppo di ricerca, costituisce una sorta di

rito di passaggio. Il cammino, infatti, è pieno di difficoltà e di prove fisiche e pratiche in

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quanto costituisce, per i molti giovani che hanno sempre vissuto nel contesto urbano, l’occasione di entrare in contatto con il cuore, con il luogo d’origine della loro credenza e permette loro di misurarsi con le paure degli animali e con un ambiente sconosciuto.

Durante la raccolta nella foresta viene cantato l’inno: “Flor de Jagube”

“Eu venho da floresta Com meu cantar de amor Eu canto com alegria Minha Mãe que me mandou

A minha Mãe que me mandou Trazer santas doutrinas Meus irmãos todos que vem Todos trazem estes ensinos

Todos trazem estes ensinos Para aqueles que merecer Não estando nesta linha Nunca é de conhecer

Estando nesta linha Deve ter amor Amar a Deus do céu

E a Virgem que nos mandou” (Gregorim, 1991:104)

Alla raccolta segue il processo di pulitura delle foglie nella “casinha do feitio”.

La pulitura a secco delle foglie spetta alle donne, semplicemente passando una mano sulla

foglia, gesto simbolico che rappresenta la separazione del bene dal male.

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La domenica inizia la battitura della liana, con l’ingestione di Daime e il canto dell’inno “Sol, Lua, Estrela” e “Devo Amar Aquela Luz”.

Sol, Lua, Estrela

A Terra, o Vento e o Mar È a Luz do Firmamento È só quem eu devo amar È só quem eu devo amar Trago sempre na lembrança È Deus que està no céu Aonde està minha esperança

A Virgem Mãe mandou Para mi esta lição

Me lembrar de Jesus Cristo E esquecer a ilusão

Trilhar este caminho Toda hora e todo dia O Divino està no céu

Jesus Filho de Maria (Gregorim, 1991:77)

La feitio non è solo la produzione del Daime. Insieme ad esso, attraverso la ritualità della cerimonia, delle sue simbologie e delle sue prescrizioni, si formano anche le doti spirituali:

amore, umiltà, onestà, lealtà, fermezza, obbedienza, resistenza.

Quando si chiudono i lavori della feitio, tutti si riuniscono intorno al dirigente per conversare

e condividere il grande pranzo che segue. La semplicità è strutturante per le relazioni sociali

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tra la comunità; i damisti infatti, si riconoscono in un rapporto tra uguali “tutti semplici e umili” e questo rafforza il sentimento di fratellanza che li unisce.

10.2) Bailado

Il Bailado è una cerimonia ufficiale[1] nel calendario delle festività daimiste e la sua caratteristica è che si tratta i un rito completamente ballato.

Le festività ballate sono quelle del calendario cristiano ma anche gli anniversari di nascita e morte di Mestre Irineu, gli anniversari del Padrino Sebastiano e di Madrina Rita.

Il ballo ricorda l’ondeggiamento del mare e i ritmi sono quelli del valzer, della mazurca e della marcia.

Gli uomini e le donne, posti gli uni di fronte alle altre, in file separate a seconda dell’età e degli anni di militanza nella dottrina, formano un quadrilatero intorno all’altare. Ballano spostandosi verso destra e verso sinistra. Nello stesso tempo cantano l’hinario scelto per il rituale in questione, dal primo all’ultimo inno, accompagnati dal suono delle maracas (ma vengono suonati anche il violino, la fisarmonica, il flauto). (Cemin, 2004:365)

Alla terza preghiera inizia l’ingestione del sacramento con due file separate di uomini e di donne, dopodichè ognuno torna alla propria posizione nel salone.

Tutti i riti di “bailado” iniziano con gli stessi due “inni di apertura del rituale”(“sol lua

estrella” e “devo amar aquela luz”). Durante il canto di un inno, oppure tra un inno e l’altro, si sente spesso gridare il dirigente “Viva!”, per esaltare, ringraziare, e anche per trarre forza spirituale dal circolo di fedeli.

Circa a metà dell’hinario c’è una pausa di 30 minuti in cui gli uomini e le donne (CEFLURIS) si mescolano e parlano tra loro (nel CICLU restano separati).

Il rituale finisce con la recitazione di 3 Padre Nostro e 3 Ave Maria, seguiti dalla formula di chiusura del rituale pronunciata dal Dirigente.

10.3) Rituali di Concentrazione

I riti di concentrazione si realizzano il 15 e il 30 di ogni mese. Si aprono con l’ingestione di

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Daime e la lettura del Decreto di Servizio scritto dal “Mestre”.

La concentrazione è caratterizzata dall’immobilità: uomini e donne in file distinte una di fronte all’altra, si mantengono seduti, immobili, con gli occhi chiusi per circa un’ora e mezza.

Il dirigente può dare istruzioni per la concentrazione e consigli di ordine morale o religioso. Si cantano inni scelti dal dirigente a seconda della situazione della comunità: sofferenza,

disarmonia o ribellione.

Il rito si chiude con la recitazione di 3 Padre Nostro, 3 Ave Maria e 1 Salve Regina. (Cemin, 2004:367)

10.4) Messa

La messa si celebra la prima domenica di ogni mese e costituisce il rito dei morti. Secondo le Norme del Rituale si possono celebrare messe di fratelli o parenti nel giorno della morte, della sepoltura, nel settimo giorno successivo, dopo 30 giorni e negli anniversari della morte.

La messa ha inizio con una preghiera e il canto di 10 inni. Ogni inno è seguito da 3 Padre Nostro e 3 Ave Maria e da una piccola preghiera.

Prima di cantare l’ottavo inno: “O Meu Pai Eterno”, i quattro occupanti del tavolo (mesa) accendono le candele e si alzano in piedi. Alla fine dell’inno spengono le candele e nuovamente si siedono. Il rito termina con la recitazione di un Salve Regina. (Cemin, 2004:368)

Per questo tipo di celebrazione non si beve Daime e non si indossa la farda.

10.5) Fardamento

Mettersi la farda non è sinonimo di “essere iniziati”. L’iniziazione, nel Santo Daime, avviene durante i riti stessi tanto per i fardati quanto per i non fardati. È lo stesso Daime che si

incarica di comunicare le informazioni, di trasmettere la conoscenza.

Chi è fardato possiede una tessera con i suoi dati e la sua posizione all’interno della comunità:

nella tessera sono registrate avvertenze, sospensioni, pagamenti di mensilità e contributi.

Il fardamento implica il compimento di doveri ma anche determinati privilegi come la

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partecipazione a alcuni riti a cui i non fardati non possono partecipare. I fardati possono possedere, inoltre, con permesso del Padrino, una bottiglia contenente Daime, da essere utilizzato per la cura di problemi di salute o in momenti speciali. I medici fardati hanno il permesso di trattare i loro clienti con il Daime, se lo ritengono necessario.

I doveri principali di un fardato sono di collaborare nella preparazione del Daime e nella manutenzione della Chiesa; aiutare nella preparazione dei riti ed essere presenti a tutti gli

“hinari” ufficiali.

Il Padrino è responsabile della disciplina dei membri e anche delle eventuali punizioni, che generalmente consistono nella sospensione dai lavori spirituali. (Bolsanello, 1995: 94)

La consegna della stella, che viene appuntata sull’uniforme, completa il fardamento e costituisce l’atto che accoglie l’adepto nella dottrina.

Anche in Italia ci si può fardare, e anche se in Brasile questo avviene durante un hinario ufficiale, esiste una maggiore flessibilità.

10.6) Battesimo

Come nel rito cristiano, nel battesimo daimista è necessaria la presenza di un padrino e una madrina (nel caso di un bambino anche dei genitori).

Il dirigente mette nella bocca di chi si battezza un pizzico di sale, seguito da alcuni sorsi di Daime e versa sulla sua testa un po’ d’acqua pronunciando la formula del battesimo: “assim como Sao Joao batizou Jesus nas aguas do rio Jordao, eu te batizo para seres um cristiao[2]”.

Il battesimo cristiano è considerato valido, non occorre ripeterlo se non per uno specifico desiderio della persona. Avviene spesso, nei bambini, il doppio battesimo, nella chiesa cattolica e nella chiesa del Santo Daime.

10.7) Consegna dei lavori

Rituale che si celebra alla fine del rito di “bailado” dedicato ai Re Magi il 5 di Gennaio.

Questa data segna la chiusura dei riti dell’anno precedente.

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All’inizio c’è la “confessione” e alla fine la “consegna dell’anno” al Dirigente attraverso una particolare formula. (Cemin, 2004:370)

10.8) Confessione

E’ realizzata nei “bailado” dei Re Magi, di San Giovanni e di Nostra Signora della

Concezione (nel CICLU anche a Natale). La confessione avviene mentalmente, rivolgendosi direttamente agli esseri divini attraverso il canto dell’Hino da Confissão.

10.9) Anniversari di nascita e morte dei Dirigenti

Gli anniversari di nascita e morte dei dirigenti sono festeggiati con rituali di “bailado”ed è molto frequente che vengano festeggiati al termine dei riti del calendario ufficiale.

Al rito seguono lunghe felicitazioni, sono servite torte e succhi rinfrescanti.

Gli anniversari possono essere celebrati anche nella casa del festeggiato, con o senza Daime.

Allo stesso modo possono festeggiarsi in ambito domestico l’inaugurazione della casa oppure rituali specifici per i bambini, le donne, gli uomini, ragazzi e ragazze.

10.10) Rituali di Cura

I rituali di cura rappresentano momenti di drammatica concentrazione per contattare le forze

spirituali necessarie alla guarigione. In questa occasione un massimo di nove persone (scelte

dal Dirigente) si riuniscono nella casa del malato, che può anche essere assente. Se il malato è

presente anche egli beve il Daime con i prescelti per il rito. Segue la recitazione della formula

di apertura e la concentrazione volta alla creazione di una “corrente spirituale” (Monteiro da

Silva, 2004: 430) attraverso la quale si cerca la causa della sofferenza. Trovata l’origine della

malattia, avviene il “combattimento sciamanico” accompagnato da pensieri di supplica e

richieste perché la cura abbia successo. Il Dirigente è colui che apre la sessione e interviene,

per esempio, durante la manifestazione delle entità spiritiche. La medianità è pienamente

ammessa dal gruppo e in particolare la manifestazione, l’incorporazione dei “messaggeri di

cura” o “entità di luce”, è persino incoraggiata. Durante questa fase si cantano degli inni

(scelti sempre dal Dirigente). Il rito si chiude con 3 Padre Nostro, 3 Ave Maria e 1 Salve

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Regina.

In Italia questi riti non sono celebrati.

10.11) Rituale della Croce

E’ un rituale celebrato senza l’utilizzo di Daime. Le nove persone citate nel rito precedente tengono una candela accesa nella mano destra e una croce di legno nella mano sinistra.

Questo rito ha la funzione di esorcismo e mira a liberare la persona dagli spiriti malvagi, dai malefici e dalle ossessioni. Il rito deve iniziare di mercoledì, protraendosi per tre giorni consecutivi sempre allo stesso orario (in genere alle otto di sera)

[1]

Viene quindi indossata la farda bianca, mentre durante le cerimonie non ufficiali viene indossata quella azzurra.

[2]

“così come San Giovanni battezzò Gesù nelle acque del fiume Giordano, io ti battezzo perché tu

sia un cristiano”

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