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CAPITOLO 2

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 2

CRONOLOGIA DELL’ERUZIONE EFFUSIVA 2002-2003

2.1. Attività vulcanica precedente l’eruzione effusiva

Sin da maggio 2002 il vulcano fu caratterizzato da un’intensa attività esplosiva. In novembre rilievi termici evidenziarono la presenza di magma molto alto nel condotto ed in prossimità dell'orlo dei crateri. Questo causò una piccola tracimazione lavica dall'orlo settentrionale del Cratere 2 (la bocca centrale), e la colata, lunga poche decine di metri, si riversò nella parte alta della Sciara del Fuoco, fermandosi subito per raffreddamento. Questa attività fu accompagnata anche da una maggiore frequenza di eventi sismici associati alle esplosioni, che facevano ritenere imminente un’eruzione effusiva con emissione di lava verso la Sciara del Fuoco, come avvenuto ripetutamente nel passato, l’ultima volta nel 1985.

L'attività esplosiva subì un decremento nel periodo dal 7 al 10 di dicembre, per aumentare nuovamente nei giorni successivi. L'aumento di attività fu registrato principalmente al Cratere 1 (cratere di NE della terrazza craterica), ma esplosioni intense e meno frequenti furono registrate anche ai Crateri 2 (centrale) e 3 (cratere di SO). L'altezza dei getti di lava dal Cratere 1 raggiungeva i 200 m sopra l'orlo del cratere, ed evidenziava la presenza di magma in prossimità dell'orlo craterico. Questa attività culminò con la fuoriuscita di un flusso lavico alle 18.30 del 28 dicembre prima dal bordo nord-orientale del Cratere 1 e

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successivamente da bocche aperte alla base del Cratere 1.

2.2. L’eruzione effusiva

Dicembre 2002

L’attività effusiva ebbe inizio il 28 dicembre alle ore 18.30 con la formazione di una valanga di materiale caldo, che scese nel settore nord-orientale della Sciara del Fuoco raggiungendo la costa alla “Spiaggia dei Gabbiani”. Poco dopo furono prodotte due colate laviche che in trenta minuti circa raggiunsero il mare. Una colata scorreva velocemente vicino al Filo del Fuoco (bordo nordorientale della Sciara del Fuoco), l’altra, più larga, scorreva più lentamente all’interno della Sciara del Fuoco. La colata che scorreva vicino al Filo del Fuoco era stata o inizialmente alimentata dal Cratere 1. Alle 20.00 dello stesso giorno l’effusione lavica si era arrestata e 40 minuti più tardi l’attività effusiva riprese da quota 550m. L'emissione lavica fu accompagnata da un'abbondante ricaduta di cenere sull'abitato di Stromboli e da un aumento del livello del tremore sismico.

Nella mattina del 29 dicembre fu possibile rilevare la presenza di tre flussi lavici che si erano propagati il giorno precedente sul fianco settentrionale del vulcano, lontano dalle zone abitate. Le colate si erano espanse nel settore orientale della Sciara del Fuoco ed avevano raggiunto il mare, allungando la linea di costa di parecchi metri. La larghezza complessiva delle tre colate era di circa 300 m in corrispondenza della costa, ed i flussi si restringevano notevolmente nella parte alta. I rilievi con la telecamera termica mostrarono temperature massime della superficie dei flussi di circa 200°C, indicando che i flussi lavici, almeno nella

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porzione visibile, erano inattivi ed in raffreddamento. Alle 16.30 ci fu un’esplosione a circa metà Sciara, lungo la stessa frattura formatasi il giorno precedente e da cui si formò una nuova colata, più viscosa, che avanzava lentamente lungo il percorso della precedente, alle ore 22.00 non aveva ancora raggiunto il mare.

Il giorno 30 dicembre fu rilevata l'esistenza di una frattura eruttiva con andamento EW apertasi 100m più in basso della bocca effusiva dalla quale era stata emessa la colata emessa il giorno 28. Nella tarda mattina si verificò un crollo all’interno della Sciara del Fuoco, che sollevò un'onda di maremoto. Come evidenziato dalla traccia sismica rilevata alle stazioni permanenti di Stromboli il corpo franoso si era distaccato in 2 fasi ravvicinate occorse alle 13:15 e 13:22 (volumi subaerei stimati : 600.000 m3 e 5.000.000 m3 rispettivamente). Il crollo

produsse una nube di polvere che si espanse dalla zona centrale della Sciara del Fuoco e si distribuì, a causa del vento, verso SE. Alla base della nube di polvere ed ai suoi lati fu a tratti possibile riconoscere la presenza di colate attive. Il crollo fu probabilmente causato dall'elevata acclività del substrato, dal carico aggiuntivo causato dalla messa in posto delle nuove colate, e dalla già ben nota marcata instabilità della zona.

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Il giorno successivo fu possibile notare la presenza di due profonde incisioni parallele alle massima pendenza della Sciara. Una colata di lava ben alimentata percorreva il fondo di una delle depressioni formando un delta lavico in mare.

Fig.1.3: Situazione al 31 dicembre: a) in arancione le colate in raffreddamento, in azzurro le depressioni formate in seguito alla frana del 30 dicembre, in rosso la colata attiva (INGV-CT).; b) la colata attiva presente il 31 dicembre in una delle due depressioni.

Gennaio 2003

La mattina del 4 gennaio, all'interno del canalone principale formatosi dopo la frana del 30 dicembre 2002, erano presenti due colate laviche parallele. La prima colata partiva da una bocca ubicata a circa 600m di quota e non raggiungeva la base del vulcano. La seconda colata, invece, fuoriusciva da una bocca situata a circa 550 m di quota, formando, dopo poche decine di m, due sottili colate che, unendosi verso il basso, raggiungevano il mare.

Il 6 gennaio l’effusione lavica avveniva da due bocche, ubicate alle quote di 500 e 300 m sul livello del mare. I due flussi scorrevano paralleli per il primo tratto, per riunirsi prima di raggiungere la base del vulcano. Nei giorni seguenti, il flusso principale continuò ad essere quello alimentato da quota 500, che scorreva

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nella depressione lasciata dalla frana del 30 dicembre.

La bocca a quota 600m., attiva per poche ore, la notte tra il 7 e l’8 e tra il 13 e 14 gennaio, tornò ad esserlo il 23, formando due colate nella zona pianeggiante alla base NE del Cratere 1. Il flusso si arrestò alle 17.30 dello stesso giorno; contemporaneamente si aprì un’altra bocca effusiva più in basso, lungo la frattura da cui fuoriusciva il flusso lavico principale.

Fig.1.4: Bocche effusive attive il 23 gennaio a quota 600m.

Il 24 gennaio si evidenziò una variazione nella posizione delle bocche effusive attive e nella portata del flusso emesso: il flusso lavico principale divenne quello alimentato da una serie di bocche a quota 550m., aperte durante la notte a causa di uno sfondamento dell’area di emissione, probabilmente dovuto ad un aumento della portata. Fu osservata infatti una nicchia di distacco intorno alla bocca di quota 600m, non più attiva. La colata principale, in espansione lungo la Sciara, si muoveva ad est di quella originata dalla bocca a quota 500. Lo spostamento verso il basso delle bocche attive indicava un lieve abbassamento del livello del

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magma nel condotto, confermato anche dai rilievi termici che evidenziarono temperature leggermente più basse all'interno dei crateri sommitali rispetto ai giorni precedenti.

Il 28 gennaio riprese l’attività effusiva a quota 600m: quattro flussi diretti verso NE si riunivano nel pianoro alla base del Cratere 1 formando un piccolo campo lavico, il quinto si espandeva verso nord nella parte alta della Sciara.

Fig.1.5: a)Quattro bocche effusive attive il 28 gennaio a quota 600m. b) Particolare di una bocca effusiva di quota 600m

Dal 29 al 31 lungo la Sciara del Fuoco, tra la quota di circa 550 e 500 m sul livello del mare, i rilievi con la telecamera termica consentirono di rilevare cinque bocche effusive, i cui flussi ricoprirono il campo lavico dei giorni precedenti.

Per tutto il mese i crateri produssero un degassamento abbondante e continuo, mentre non furono rilevati fenomeni esplosivi, assenti dal tardo pomeriggio del 28 dicembre 2002. Venne osservata inoltre nella zona sommitale una depressione allungata in direzione NE-SO che attraversava la terrazza craterica, dove non si

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rilevarono anomalie termiche significative, confermando che livello del magma permaneva molto basso nel condotto vulcanico.

Febbraio 2003

La bocca a quota 600m rimase attiva fino al pomeriggio del 2 febbraio. L’emissione lavica proseguì a quota 500m. da una sola bocca effusiva: la colata lavica si ramificava in almeno tre bracci, due di quali, sovrapponendosi alla porzione orientale del campo lavico, apparivano abbastanza continui fino a quota 200 m s.l.m. dove si brecciavano formando blocchi che rotolavano fino al mare; il terzo braccio era alimentato da una bocca effimera posta intorno a quota 270 m s.l.m. La lingua più avanzata raggiungeva il mare e formava una modesta colonna di vapore. In questo periodo si manifestò sia a quota 500m. che a 600m. un’intensa attività fumarolica e furono rilevate anomalie termiche progressivamente più intense in corrispondenza delle due bocche e nell'area compresa tra quota 550 e 600 m a nord della bocca di quota 600 m..

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La bocca a quota 500m e le bocche effimere connesse, presenti tra 200 e 300m, rimasero attive fino al 15 febbraio. L’emissione lavica riprese due giorni più tardi da quota 580m probabilmente da una bocca effimera alimentata da quella a quota 600m.. La colata prodotta era divisa in due flussi, uno diretto verso NW, poco alimentato e che si fermò il giorno seguente, l’altro diretto verso NNW, che scorreva in un canale della larghezza di circa 2 metri ad una velocità media di circa 10 cm al secondo. Nei giorni successivi si aprirono altre bocche effimere (fino a 5 il 21 febbraio) complicando il sistema effusivo; da queste nascevano flussi lavici con direzioni variabili tra nord ed ovest. Il campo lavico risultava inoltre fortemente fratturato; la fratturazione aveva un andamento arcuato compatibile con un movimento del versante verso WNW.

Fig.1.7: a) Canale lavico attivo (20 febbraio); b) skylight (20 febbraio).

Nella zona sommitale del vulcano furono rilevate: • anomalie termiche nei crateri 1 e 3,

• presenza di attività esplosiva ai crateri, registrata dalla stazione sismica e sottolineata da emissioni di cenere e boati;

• una serie di fratture, nella parte meridionale esterna del cratere 3, interessate talvolta da attività fumarolica (a 450m)

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• numerose frane con relative nicchie di distacco alla base del cratere 1, con progressivo arretramento del versante settentrionale dello stesso, determinando un generale aumento della sua instabilità e ampliando verso monte la depressione principale formatasi in seguito alla frana del 30 dicembre. Nella porzione orientale della Sciara, tra quota 500 e 300 m s.l.m., immediatamente a ovest della colata eruttata il 28-12-2002, furono osservate delle gradonature generalmente sviluppate in direzione perpendicolare alla massima pendenza.

Marzo 2003

Per tutto il mese le bocche effusive presenti nel pianoro a quota 600 rimasero attive dando origine a colate che scorrevano principalmente in direzione NW e NNW i cui fronti brecciandosi producevano blocchi che finivano in mare. A quote minori (tra 450m. e 600m.) furono rilevate numerose bocche effimere che col tempo arretrarono progressivamente verso SE. Dal 27 marzo i flussi rimasero confinati all’interno del campo lavico e i fronti lavici attivi non oltrepassavano quota 500m.

La situazione ai crateri fu la seguente:

• dal 5 all’8 marzo dal cratere 3 si verificarono emissioni di cenere inizialmente litica, dovuta a crolli intracraterici, poi prevalentemente iuvenile; queste emissioni furono accompagnate da boati e crolli associati, registrati dalle stazioni sismiche. Altre emissioni, al cratere 3, di cenere litica rosa avvennero il 23, 24, 25 marzo, l’ultima delle quali provocata da una forte esplosione che

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