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PRIMO CAPITOLO TRASFORMAZIONI POLITICHE ED ECONOMICHE DELLA CINA. 1.1 IL PARTITO SOTTO IL “DOMINIO” DI MAO

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PRIMO CAPITOLO

TRASFORMAZIONI POLITICHE ED ECONOMICHE DELLA

CINA.

1.1 IL PARTITO SOTTO IL “DOMINIO” DI MAO

Mao Zedong, in opposizione alla tradizionale visione marxista-leninista, riteneva che fossero i contadini la forza della rivoluzione e non la classe operaia urbana. Questo era anche dovuto alla realtà che Mao si trovava di fronte: in Cina non vi era un'ampia classe operaia organizzata ma al contrario esisteva una vasta classe di contadini dai quali la rivoluzione sarebbe dovuta partire.

Fin dal 1949, anno in cui il PCC prese il potere, sconfiggendo i nazionalisti del Kuomintang, Mao intraprese una politica di collettivizzazione delle campagne. I proprietari terrieri vennero espropriati delle terre a beneficio dei contadini e fu intrapresa un'industrializzazione che doveva contribuire a creare moderne infrastrutture. Questa politica produsse un aumento del PIL dal 4% al 9% annuo con un effettivo miglioramento della qualità della vita. Venne portata avanti sino al 1958, anno in cui Mao decise di avviare la politica del “grande balzo in avanti”. Questo progetto si poneva in netta contrapposizione con l'industrializzazione pesante promossa dall'Unione Sovietica: il “grande balzo in avanti” prevedeva la modernizzazione di tutti i settori produttivi della Cina. Uno degli obiettivi più ambiziosi puntava a portare il paese ai livelli della Gran Bretagna in 15 anni1. Gli agricoltori furono organizzati in “comuni popolari”, alle quali furono affidati non solo compiti di organizzazione e coordinazione del lavoro agricolo, ma anche

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responsabilità a livello amministrativo nei villaggi: raccogliere tasse, promuovere l'industria e il commercio, occuparsi delle politiche sociali e sanitarie, dello sviluppo dell'educazione e presiedere la gestione della milizia popolare2. Furono formate circa 24 mila “comuni popolari” alle quali aderirono circa il 99% delle famiglie3. La comune si articolava su tre livelli di proprietà: la comune stessa, la brigata e la squadra. Ogni forma di proprietà privata fu abolita. La nuova economia centralizzata prevedeva che ad ogni comune fosse assegnata una quota di produzione: una parte veniva raccolta dalla Stato, mentre il resto sarebbe servito a sostenere i membri della comune. Le brigate ricevevano gli incarichi di lavoro ed ogni membro veniva pagato in punti-lavoro che poteva usare nei negozi della comune4.

L'idea di Mao prevedeva l'autosufficienza della comune: ognuna avrebbe avuto il proprio apparato sanitario ed educativo, una propria produzione agricola diversificata dalle altre ed una propria industria. La politica del “grande balzo in avanti” promuoveva parallelamente e congiuntamente metodi di produzione tradizionale su piccola scala e metodi moderni su larga scala5. I risultati più evidenti di questa strategia furono le cosiddette “fornaci di cortile”, che producevano una grande quantità di acciaio di bassa qualità e di difficile utilizzo e la creazione di piccoli generatori elettrici e impianti per fertilizzanti chimici. Spesso gli impianti su piccola scala costruiti in quegli anni servirono come base per il decollo industriale negli anni ottanta6.

Sebbene fosse illogico chiedere alle comune di produrre beni senza disporre in

2 Samarani G., La Cina del Novecento, Piccola Biblioteca Enaudi, Torino, 2008, pag. 226. 3 Ibidem.

4 Benson L., La Cina dal 1949 a oggi, op. cit., pag. 56. 5 Samarani G., La Cina del Novecento, op. cit., 2008, pag. 225. 6 Ivi, pag. 226.

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loco delle materie prime, il governo centrale invitò le comuni a diventare autosufficienti producendo ciò di cui avevano necessità. La produzione di ferro e acciaio impegnò milioni di contadini cinesi, che raccolsero qualsiasi oggetto metallico con l'intenzione di fonderlo. Le fornaci autocostruite erano rudimentali ed inefficienti, assorbivano innumerevoli ore di lavoro poiché dovevano essere sorvegliante costantemente7. I quadri, impreparati sui principi base dell'agricoltura, svilupparono nuovi sistemi di semina e, richiedevano quote di produzione esageratamente alte per compiacere i propri superiori. Lo Stato riscosse le percentuali di raccolto basandosi sui dati gonfiati dei funzionari delle comuni, ma la quantità effettiva fu più bassa, perciò l'esazione statale risultò troppo onerosa.

Nel 1959, mentre la Cina ai ritrovava in piena crisi alimentare, si aprirono a Lushan i lavori dell'VIII Plenum del Comitato Centrale per valutare la difficile situazione. L'unica critica venne mossa da Peng Dehuai8, generale dell'esercito di liberazione, nella lettera indirizzata a Mao e presentata all'assemblea essa evidenziava le preoccupazioni circa la difficile situazione rurale. Il tono della lettera era leggero, vi erano insinuazioni su probabili errori collegiali nella direzione politica. Era chiara la critica al “grande balzo in avanti” ed alcuni accenni rimandavano a responsabilità dirette da parte di Mao9. Furono pochi i dirigenti che si schierarono con Peng. La grande maggioranza non osava opporsi a Mao, che riaffermò la correttezza della linea politica generale adottata. La rabbia di Mao si scatenò pubblicamente. Egli chiese che Peng venisse allontanato, bloccando sul nascere ogni possibile critica10. Le decisioni

7 Benson L., La Cina dal 1949 a oggi, op. cit., 2011, pag. 57.

8 Peng Dehuai (24 Ottobre 1889 – 29 Novembre 1974) famoso leader militare arrivò a ricoprire il ruolo di Capo dell'Esercito.

9 Samarani G., La Cina del Novecento, op. cit.,pag. 229. 10 Benson L., La Cina dal 1949 a oggi, op. cit., pag. 58.

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assunte a Lushan ebbero rapide ed importanti ripercussioni gerarchiche: Lin Biao11 sostituì Peng Dehaui al vertice della Difesa, Luo Ruiqing12 divenne il nuovo capo di stato maggiore dell'EPL13 e ad Hua Guofeng14 furono affidati importanti compiti di responsabilità politica nella provincia dello Hunan. Mao lasciò la carica di Capo di Stato, una carica politica piuttosto formale e Liu Shaoqi15, da lungo tempo visto come il suo successore, assunse la carica di Presidente.

Nell'estate del 1959 continuarono i falsi resoconti sugli abbondanti raccolti, il risultato fu che la crisi divenne sempre più profonda, le colture andarono perdute e lo stesso problema si ripresentò negli anni 1960 e 196116.

Il riaggiustamento economico ebbe inizio nel gennaio del 1961 con la IX sessione plenaria del Comitato Centrale. Proseguì nel 1962 alla “Conferenza dei Settemila”, durante la quale Liu Shaoqi contraddisse Mao, dichiarando che il disastro economico di quegli anni era dovuto ad errori umani e non solo a catastrofi ambientali. Il problema più urgente era la ripresa della produzione agricola e furono perciò adottate una serie di misure. L'ordine di priorità nell'ambito dello sviluppo economico fu cambiato: l'agricoltura divenne l'obiettivo primario, seguita dall'industria leggera e da quella pesante. Veniva rigettata la strategia del “grande balzo in avanti”, ma al tempo

11 Lin Biao, meglio noto in Italia come Lin Piao (5 Dicembre 1907 – 13 Settembre 1971) rivoluzionario, politico e scrittore cinese. Fu leader militare, successore di Peng Dehuai alla guida dell'Esercito. La sua carriera all'interno del PCC lo portò ad essere dichiarato il successore di Mao, ma accusato di tradimento morirà in un incidente aereo.

12 Luo Ruiqing (31 Maggio 1906 – 3 Agosto 1978) politico e generale cinese. Fu posto da Mao a capo del Ministero di Pubblica Sicurezza. Si deve a Luo l'unificazione dei vari corpi di polizia esistenti. Nel 1950 propose ed ottene la fondazione di una Polizia Armata del Popolo, sul modello della milizia MVD sovietica. 13 Esercito di Liberazione Nazionale.

14 Hua Guofeng (16 Febbraio 1921 – 20 Agosto 2008) dopo la morte di Mao deteneva un ampio potere, la sua egemonia terminerà nel 1981 quando la fazione riformista di Deng Xioping prenderà il potere all'interno del Partito.

15 Liu Shaoqi (24 Novembre 1898 – 12 Novembre 1969) comunista fin dall'adolescenza appoggiò la

candidatura di Mao alla guida del PCC nel 1935. Fu il secondo Presidente della Repubblica Popolare Cinese. Nel 1967 venne accusato di autoritarismo e burocratismo fu destituito da ogni carica e incarcerato.

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stesso, si respingeva l'idea di ritornare ad un modello di sviluppo sovietico.

Liu Shaoqi e Deng Xiaoping, che ai tempi era Segretario Generale del Partito, si impegnarono da quel momento a migliorare l'economia del paese con politiche meno radicali. Sarà proprio il contrasto tra Mao e Shaoqi la principale causa della “rivoluzione culturale” del 1966. Le strade dei due grandi leader Mao e Deng si intrecciarono e si scontrarono dagli anni '50 sino alla morte di Mao.

Deng Xiaoping si può a tutti gli effetti ritenere il pioniere della riforma economica cinese e l'artefice del “socialismo con caratteristiche cinesi”. Tale “teoria” mirava a giustificare una transizione da un'economia pianificata ad un'economia aperta al mercato, ma sotto la supervisione dello Stato. Sotto la sua direzione la Cina divenne una delle economie con la crescita più rapida senza che il Partito perdesse il controllo dello Stato.

Il suo ruolo all'interno del Partito conobbe momenti positivi e tanti altri negativi dovuti soprattutto alle sue contrapposizioni con Mao. Inizialmente fu proprio quest'ultimo a investirlo di ruoli di governo rilevanti. Egli acquistò così sempre più prestigio e quando nel Partito crebbe il disincanto nei confronti della politica del “grande balzo in avanti”, Deng e Liu cercarono di adottare una linea più concreta in netto contrasto con quella più radicale tenuta da Mao. Questi sempre più conscio del prestigio che Deng e Liu stavano acquisendo, lanciò la politica della “Rivoluzione culturale”17, durante la quale Deng perse consensi e fu costretto a ritirarsi da tutte le cariche.

17 Rivoluzione Culturale abbreviazione di Grande Rivoluzione Culturale Popolare. Fu un movimento lanciato nel 1966 dallo stesso Mao, era volta a frenare l'ondata controriformista promossa nel partito principalmente da Deng Xioping. La Rivoluzione Culturale era fondata sulla mobilitazione dei giovani, universitari e non, contro le strutture del partito stesso. Le basi teoriche erano il pensiero di Mao sulle “contraddizioni in seno al popolo e al Partito”, i giovani formarono gruppi chiamati le “guardie rosse” che portavano avanti i dictat della rivoluzione

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Nel 1969 si aprì il IX Congresso del PCC, i cui lavori si inserirono in un periodo estremamente difficile per il Partito stesso. La rivoluzione culturale aveva creato dei gravi sconvolgimenti interni: larga parte delle organizzazioni del partito non erano state ancora del tutto ricostruite, molti delegati furono scelti in accordo a criteri poco chiari, oltre il 50% dei membri del comitato centrale risultavano epurati e la maggior parte dei presenti proveniva dalle organizzazioni di massa, dai comitati rivoluzionari e soprattutto dalle forze armate18. Lin Biao durante il Congresso esaltò il successo della politica della “rivoluzione culturale” e, a seguito della destituzione di Liu Shaoqi da ogni incarico, con l'accusa di essere il colpevole del fatto che la Cina avesse imboccato la via capitalista, egli stesso si trovò a ricoprire un ruolo estremamente rilevante all'interno del Partito. L'esercito di liberazione nazionale fu posto sotto il suo comando rendendolo secondo solo a Mao. Proprio durante il IX Congresso, venne deciso di modificare la Costituzione per far sì che Liu Biao fosse indicato espressamente come il successore di Mao. Tra il 1969 e il 1971 l'enfasi fu posta sulla riorganizzazione del Partito e dello Stato, al fine di ridurre il ruolo politico e dominante che le forze armate avevano acquisito con la “rivoluzione culturale” e garantire un più solido controllo diretto delle stesse da parte di Mao. Entrambi i compiti risultarono molto complessi: la ricostruzione del Partito fu completata solo nell'estate del 1971 e quella dello Stato incontrò molte resistenze ed obiezioni19. In particolare la proposta avanzata da Mao nella primavera del 1970 di rivedere, durante la IV Assemblea Nazionale Popolare, la Costituzione e abolire la carica di Presidente della Repubblica, fu osteggiata su vari punti da Biao. Risulterà essenziale, per portare avanti il processo di ricostruzione, la

18 Samarani G., La Cina del Novecento, op. cit., pag. 267. 19 Ivi pag. 270.

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stretta collaborazione fra Mao e Zhou Enlai20; due leader che seppur divisi su varie questioni ritenevano prioritario consolidare e stabilizzare la situazione. Qualsiasi progresso nel processo di ricostruzione richiedeva che la corrente più radicale all'interno della “rivoluzione culturale”, di cui Chen Boda21 era il massimo esponente, venisse indebolita. Doveva essere spezzata l'alleanza che si era venuta a creare tra Boda e Biao in modo da rendere più semplice il compito di ridurre l'influenza dell'Esercito Popolare di Liberazione. Questa alleanza era nata per il bisogno di Biao di aumentare il numero dei suoi alleati per consolidare la sua posizione e difendere il ruolo centrale dell'esercito nel futuro assetto politico e di potere. Durante la seconda sessione plenaria del Comitato centrale nel 1970, Mao enfatizzò l'importanza dell'unità e il pericolo dell'emergere del fazionalismo22. Lin Biao nel suo intervento lodò Mao e sostenne con forza l'importanza di una sua elezione a Presidente della Repubblica. La sua strategia era chiara, cercava di dimostrare la sua assoluta devozione a Mao per riuscire a raggiungere i propri fini. Il 31 Agosto Mao fece circolare un documento23 nel quale poneva le premesse per la condanna, che fu adottata dalla sessione plenaria, nei confronti di Chen Boda, questo indebolì fortemente il consenso intorno a Biao. Nel 1970-1971 un forte movimento di critica venne sviluppato nei confronti di Boda, con l'obiettivo di screditare Lin Biao. Fu in questo contesto che secondo le fonti ufficiali cinesi, fu programmato da parte di Biao e da alcuni settori delle forze armate, il “Piano 571” che prevedeva l'assunzione del potere e l'assassinio di Mao. Il piano fallì ed i

20 Zhou Enlai (5 Marzo 1898 – 8 Gennaio 1976) fu un importante dirigente del Partito Comunista Cinese arrivando a ricoprire il ruolo di Capo del Governo della Repubblica Popolare Cinese.

21 Chen Boda (1904 – 1989) membro del PCC e segretario di Mao, ricoprì un ruolo di spicco durante la rivoluzione culturale. Nel 1966 venne posto a capo del “Cultural Revolution Group”, un organo istituito per supervisionare e dirigere il corso della Rivoluzione Culturale, questo divenne l'organo politico più importante arrivando a superare il Comitato Permanente del Politburo.

22 Ivi, pag. 271.

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cospiratori furono costretti alla fuga. Tuttavia l'aereo che trasportava Biao e la famiglia si schiantò in territorio mongolo24. Tale ricostruzione è stata messa in dubbio da più parti, numerosi misteri permangono sulla sua fine e la teoria di un colpo di stato organizzato da Biao e da settori dell'EPL incontra forti perplessità25. Le conseguenze del “caso Biao” furono enormi e vennero arrestati tutti i maggiori alleati di Biao che si trovavano al vertice delle forze armate.

Il periodo tra il 1971 e il 1976 si caratterizzò per la graduale riduzione del ruolo dell'EPL e per il rinnovato contrasto tra i tre gruppi più influenti all'interno del partito: il primo era costituito da coloro che erano stati protagonisti attivi della”rivoluzione culturale” in particolare Jiang Qing26 e i suoi collaboratori; il secondo era rappresentato da coloro che non avevano avuto un ruolo centrale nella “rivoluzione culturale”, ma ne avevano comunque beneficiato aumentando il loro potere e la loro influenza, tra questi Hua Guofeng; il terzo gruppo composto da coloro che potremmo definire dei sopravvissuti alla “rivoluzione culturale” come per esempio Zhou Enlai. Dopo il 1971 molti dirigenti poterono tornare all'attività politica, tra le personalità di maggior rilievo che ambivano a rientrare troviamo Deng Xiaoping27. Deng rimasto inizialmente agli arresti nella capitale per poi essere trasferito a lavoro in fabbrica nella provincia del Jiangxi, riuscì a rientrare a Pechino soltanto nel 1973.

Questi anni furono dominati da una grande incertezza. A livello politico si cercava infatti di combinare assieme strategie e ambizioni tra loro difficilmente conciliabili: da una parte il desiderio di mantenere e rinnovare alcune conquiste ottenute con la

24 Samarani G., La Cina del Novecento, op. cit., pag. 272. 25 Ibidem.

26 Jiang Qing (14 marzo 1914 – 14 marzo 1991) pseudonimo con cui era conosciuta Li Shumeng, ultima moglie di Mao. Fu dirigente del PCC acquisendo ampio potere durante la Rivoluzione Culturale. Nel 1976 venne arrestata e incarcerata, accusata insieme alla Banda dei Quattro di essere responsabile delle efferatezze compiute durante la Rivoluzione Culturale.

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“rivoluzione culturale”, come le organizzazioni di massa e la lotta alla centralità delle forze produttive; dall'altro lato la volontà di combinare difesa e sviluppo del socialismo ed egemonia del partito con una forte enfasi sullo sviluppo e sulla modernizzazione economica28. L'influenza politica di Zhou Enlai e dei settori moderati fu rafforzata tra il 1973 e il 1975 dalla nomina di Deng Xiaoping a membro dell'Ufficio Politico, membro della Commissione Militare del Cc e a Capo di Stato Maggiore, membro del Comitato Permanente dell'Ufficio Politico, Vicepresidente del Cc e Vice Primo Ministro. La grande ascesa di Deng e di altri funzionari di orientamento moderato fu voluta da Mao che si rendeva conto della necessità di fornire una guida autorevole ed esperta al governo, considerando che la salute di Zhou Enlai stava peggiorando, e dalla volontà di garantire una guida politica forte e largamente accettata dalla forze armate per assicurare l'unità di intenti tra partito ed esercito.

I gruppi radicali capeggiati da Jiang Qing, che aveva formato insieme a Zhang Chunqiao, Yao Wenyuan e Wang Hongwen, la cosiddetta “Banda dei Quattro”, puntavano al controllo dei mezzi di informazione, di propaganda e all'influenza in campo ideologico, al fine di sostenere la validità di alcune conquiste ottenute nella “rivoluzione culturale”. Essi promuovevano l'idea di “rivoluzioni continue” all'interno del sistema socialista, contrastando la riabilitazione dei quadri allontananti durante la “rivoluzione culturale” e ponendo le basi per un loro ruolo dominante nell'assetto politico post-Mao29. La politica economica sostenuta della “Banda dei Quattro” era totalmente opposta a quella di Zhou Enlai e di Deng Xiaoping. Il socialismo non era

28 Ibidem. 29 Ivi, pag. 276.

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concepito come uno sviluppo armonico e pacifico, ma come un periodo in cui le contraddizioni persistevano e in cui doveva essere mantenuta la centralità della lotta di classe. La “Banda dei Quattro” era consapevole che per realizzare i propri obiettivi Mao era indispensabile, ma riuscì a trarre forza anche da altri due fattori: la rapida ascesa di Wang Hongwen30 e gli incidenti di piazza Tian'anmen del 1976.

Il partito si preparava a celebrare il suo X Congresso, e le esperienze passate avevano insegnato a Mao ad essere prudente nel designare il proprio unico successore: Shaqi e Biao avevano dimostrato l'inaffidabilità della scelta compiuta. Questa convinzione, probabilmente, fu alla base dei suoi sforzi per evitare che il X Congresso definisse un nuovo potenziale successore, premendo, anzi, affinché si formasse un gruppo dirigente differenziato dal quale nel corso degli anni sarebbe sorto il nuovo leader31.

Il Congresso sancì tali sforzi dando vita ad un instabile e precario equilibrio politico: accanto a Mao vi erano ben cinque Vicepresidenti ( Zhou Enlai, Ye Jianying, Kang Sheng, Wang Hongwen, Jiang Qing). L'Ufficio Politico rifletteva il relativo equilibrio tra le forze radicali e quelle moderate32. La scelta del Primo Vicepresidente cadde su Wang Hongwen. Mao auspicava quindi l'ascesa al potere di una figura nuova nel panorama politico cinese, questi era infatti un giovane operaio emerso nel corso della “rivoluzione culturale”, ma che non aveva avuto nulla a che fare con gli atti più radicali e violenti che si erano verificati durante la stessa.

Il secondo fattore, che favorì l'ascesa al potere della “Banda dei Quattro”, furono gli scontri in Piazza Tian'annmen nell'aprile del 1976 durante il festival Qing Min con

30 Wang Hongwen (1935 – 1992) politico cinese partecipò attivamente alla Rivoluzione Culturale. Nel 1973 divenne Vice-Presidente del PCC e mantenne il suo ruolo fino al 1976. nel 1981 venne arrestato e fu condannato al carcere a vita per aver fatto parte della Banda dei Quattro.

31 Samarani G., La Cina del Novecento, op. cit., pag. 277. 32 Ivi, pag. 278.

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quale si volevano commemorare gli antenati. L'idea del partito era di trasformare tale occasione in un momento rivoluzionario, dove al centro dell'attenzione sarebbe stata la commemorazione dei martiri e degli eroi della rivoluzione. Ghirlande e corone furono poste numerose presso il monumento degli eroi da parte di delegazioni di cittadini. Spesso queste erano arricchite da scritte che avevano un chiaro tono di critica nei confronti della situazione del paese. Durante una riunione dell'Ufficio Politico, alla quale non parteciparono numerosi membri ostili a Qing, fu deciso di intervenire rapidamente ed in modo radicale: si sostenne che le manifestazioni popolari erano state orchestrate da Deng Xioping per attaccare lo stesso Mao. I reparti della polizia furono inviati in Piazza Tian'anmen con l'ordine di sgombrare ogni cosa, ma la resistenza dei cittadini portò a scontri e ad arresti. Tra il 6 e il 7 Aprile una riunione straordinaria dell'Ufficio Politico sancì che Deng Xioping aveva orchestrato un vero e proprio complotto controrivoluzionario. Privo della protezione di Zhou Enlai, morto l'8 Gennaio del 1976. Egli subì una nuova epurazione e fu rimosso da tutte le cariche. Su richiesta dello stesso Mao, venne deciso che Hua Guofeng divenisse Primo Vicepresidente del Comitato Centrale e Primo Ministro33. La scelta inaspettata di Guofeng come successore deve essere imputata a tre fattori: in primo luogo, la rimozione di Deng Xioping; secondo, la delusione accumulata negli ultimi due anni nei confronti di Wang Hongwen e del suo legame di subordinazione verso Qing; terzo, il fatto che Hua fosse legato sia alla “rivoluzione culturale” come semplice beneficiario, ma anche personalmente a Mao, giocò un ruolo importante il fatto che avesse svolto un ottimo lavoro nella provincia dello Hunan34.

33 Ivi, pag. 280. 34 Ibidem.

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Con la morte di Mao nel settembre del 1976, Hua Guofeng divenne il nuovo Presidente del Comitato Centrale del PCC. Forte della sua posizione fece arrestare la “Banda dei Quattro” e dichiarò finita la rivoluzione culturale, nel luglio del 1977 la terza sessione plenaria del X Comitato Centrale consentì a Deng Xioping di riprendere il proprio ruolo politico.

Nel frattempo, il 17 Gennaio del 1975 era stata riunita la IV Assemblea Nazionale del Popolo che approvò una nuova Costituzione35. Nel Art. 136 la Repubblica Popolare Cinese viene definita come “uno stato socialista di dittatura del proletariato fondato sull'alleanza di operai e contadini”37. Ormai la socializzazione dell'economia era stata portata a compimento, anche se veniva lasciato un piccolo spazio per l'iniziativa privata (art.5).

La Costituzione del 1975 rafforzava ancora di più il ruolo del Partito; veniva ridotto il numero degli articoli, da 106 a 30, e dal testo si evinceva chiaramente la dipendenza dello Stato dal Partito. Tutti gli organi venivano posti sotto la direzione del Partito, e, a questo proposito, possiamo ricordare l'articolo 16 nel quale l'Assemblea Nazionale Popolare pur chiamata “organo supremo del potere statale”38 viene definita dal medesimo articolo come organo “posto sotto la direzione del Partito Comunista Cinese”39. Ad essa venne affidata, (art. 17), la nomina del Primo Ministro e dei membri del governo ma su proposta del Comitato Centrale del Partito40.

Nell'articolo 2 della Costituzione del 1975 si sanciva il ruolo guida del Partito, “il

35 La precedente costituzione risaliva al 1954 ed era stata votata durante la sessione della prima Assemblea Nazionale del Popolo.

36 Nella costituzione del 1954 nel Primo Articolo la repubblica veniva definita come uno “stato di democrazia popolare” termine che venne usato per definire quegli stati dove ancora non si era arrivato all'eliminazione della proprietà privata, nonostante si trattasse di paesi con indirizzo politico socialista.

37 E. Collotti Pishel, Cina oggi. Dalla vittoria di Mao a Piazza Tian'anmen, edizioni Laterza, 1991 pag. 29. 38 Ivi, pag. 30

39 Ibidem. 40 Ibidem.

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Partito Comunista è il nucleo guida dell'intero popolo Cinese. La classe operaia esercita la sua direzione sullo Stato attraverso la sua avanguardia, il Partito Comunista Cinese. Il marxismo-leninismo-pensiero di Mao costituisce la base teorica dello Stato”41.

In questi anni il Partito era in continua trasformazione, il 18 agosto del 1977 si riunì l'XI Congresso del Partito che approvò un nuovo Statuto, che rendeva chiara la svolta del Partito verso un nuovo e diverso sviluppo economico senza diminuire la sua autorità sullo Stato.

1.2 LA LUNGA “ERA” DI DENG XIAOPING

I cinque anni dopo la morte di Mao e l'arresto della “Banda dei Quattro” nel 1976 vengono definiti “il maoismo senza Mao”, Hua Guofeng ne fu il principale rappresentante fino al giugno del 198142. Furono anni caratterizzati dal tentativo di mantenere una serie di caratteristiche dell'esperienza maoista pur cercando di introdurre alcune innovazioni e dal ritorno sulla scena politica di Deng Xioping, nonostante i tentativi di Hua di contrastarlo, portando avanti le idee e i programmi che già dal 1975 avevano costituito l'ossatura centrale delle “quattro modernizzazioni”.

L'XI Congresso del Partito nel 1977 segnò la conferma al potere di Hua Goufeng, che ricopriva il ruolo di Presidente del Cc, di Primo Ministro e Presidente della Commissione Militare; tuttavia nel dicembre del 1978, la terza sessione plenaria dell'XI Comitato Centrale consolidò la posizione di Deng Xioping e sanzionò

41 Ivi, pag. 31

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ufficialmente la centralità dello sviluppo e della modernizzazione economica nell'ambito della strategia nazionale43. Nel 1980 Zhao Ziyang sostituì Hua Guofeng nella carica di Primo Ministro e durante la sesta sessione plenaria dell'XI Comitato Centrale, nel 1981, Hu Yaobang44 divenne presidente del Comitato Centrale, segnando così la fine del ruolo di Guofeng all'interno del Partito e il consolidamento di un nuovo gruppo dirigente intorno a Deng Xioping, che assunse la direzione della Commissione Militare.

Mentre Hua Guofeng era al potere aveva avviato una strategia economica basata su ambiziosi piani di sviluppo e nel 1978 venne presentato all'Assemblea Nazionale Popolare il piano decennale 1976-1985 con obiettivi ottimistici che seguivano almeno parzialmente il Piano in dodici anni presentato da Mao negli anni '50. La priorità era data allo sviluppo dell'industria pesante, mantenendo una forte attenzione alla produzione cerealicola. Numerosi progetti industriali non riuscirono ad essere completati sia a causa di errori di pianificazione, sia per le scarse risorse tecnologiche e la carenza nell'approvvigionamento dell'energia elettrica45.

Hua cercò di arginare i mutamenti ideali e sociali di cui già si scorgevano le prime anticipazioni, in modo tradizionale, riproponendo il ruolo del Partito quale veicolo della mobilitazione di massa per raggiungere gli obiettivi economici e politici. Fu proprio durante la sesta sessione plenaria del Cc che venne sancita la fine della politica di Hua Guofeng con l'approvazione, di quella che viene conosciuta come la “Risoluzione su alcune questioni storiche relative al Partito dalla fondazione della

43 Ivi, pag. 282.

44 Hua Yaobang (20 Novembre 1915 – 15 Aprile 1989) politico cinese nel 1981 divenne Presidente del PCC. Un anno dopo abolì tale posizione ricostituendo la carica di Segretario Generale ricoprendola per primo. Nel 1987 fu costretto a rinunciare al suo incarico accusato di aver compiuto errori e inesattezze. Venne riabilitato dal Presidente Hu Jintao.

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Repubblica Popolare”. I lavori che portarono alla stesura di questa risoluzione erano cominciati nel 1979 ed era stata costituita un'apposita commissione. Deng, indicando le linee guida alla quale la commissione doveva attenersi, sottolineò tre punti:

1. “affermare il ruolo storico di Mao Zedong e sostenere e sviluppare il pensiero di Mao Zedong;

2. tracciare un'onesta analisi degli eventi principali negli ultimi trent'anni dividendo quelli corretti da quelli erronei. Tale analisi dovrà comprendere un'equa valutazione di meriti e demeriti, di apporti positivi e negativi da parte dei compagni dirigenti;

3. delineare una ricostruzione sommaria degli eventi passati”46.

La risoluzione, infatti, affermava la grandezza storica di Mao e indicava che i suoi meriti erano maggiori rispetto ai suoi demeriti, sottolineava, però, che le grandi sofferenze che il Partito ed il Paese avevano subito durante la “rivoluzione culturale” erano dovute ad errori di Mao.

Il 5 marzo del 1978 la I sessione della V Assemblea Nazionale ratificava una nuova Costituzione47, nella quale veniva ribadita la supremazia del Partito sullo Stato, come già affermato nell'articolo 1 e 2 del testo del 1975.

Con la Costituzione del '78 si cercò di limitare il ruolo onnipotente del Partito. Il Primo Ministro veniva ancora nominato su indicazione del Comitato Centrale, così come il Presidente del Comitato Centrale rimaneva il comandante delle forze armate, mentre l'Assemblea Nazionale del Popolo non sarebbe stata più sotto il controllo del Partito stesso. Cambiamenti erano apportati anche per quel che riguardava il Comitato

46 Ivi, pag. 283.

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Permanente dell'Assemblea Nazionale, all'interno della quale spiccava la figura del Presidente, regolata dall'articolo 26, che assumeva compiti presidenziali specie sul piano internazionale.

Quando Deng Xioping salì al potere si trovò ad affrontare dei gravi problemi: il governo aveva un deficit di 6,5 miliardi di yuan, 20 milioni di cinesi erano disoccupati, circa 100 milioni erano malnutriti, l'esercito era arretrato, le conoscenze tecnologiche e scientifiche erano ormai superate. Le decisioni del partito erano messe in dubbio sia dai membri del PCC sia da un'ampia parte della popolazione civile48. Deng si rese conto che si dovevano trovare nuovi metodi per affrontare i problemi del Paese e che senza progresso economico il PCC non avrebbe avuto nessun futuro; puntò quindi sulle “quattro modernizzazioni”: doveva essere rinnovata l'agricoltura, l'industria, la difesa militare nazionale e la tecnologia scientifica.

Deng Xiaoping era fermamente convinto che la crescita economica dovesse essere sostenuta dalla riforma politica. Egli riteneva che per attuare una riforma politica capace di sostenere una riforma economica efficace dovessero essere seguiti “quattro principi cardinali”49: “adesione alla via socialista, dittatura del proletariato, direzione esercitata dal Partito, marxismo-leninismo-pensiero di Mao”50. Per attuare questa riforma politica vennero adottate alcune leggi tra le quali possiamo ricordare la legge elettorale, una legge sull'organizzazione dei tribunali, una sulle imprese miste, un nuovo codice penale. Sulla scia di queste riforme venne adottata dall'Assemblea Nazionale una nuova Costituzione il 4 dicembre 1982. Lo Statuto del PCC del 1982, come i precedenti, rimarcava l'attenzione sul ruolo del Partito come guida della

48 Benson L., La Cina dal 1949 a oggi, op. cit., pag. 77.

49 E. Collotti Pishel, Cina oggi. Dalla vittoria di Mao a Piazza Tian'anmen, op. cit., pag. 32. 50 Ibidem.

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modernizzazione economica: “Il Partito Comunista Cinese è alla guida del popolo nel promuovere la democrazia socialista, nel perfezionare il sistema giuridico socialista e nel consolidare la dittatura democratica del proletariato”51. Si precisa che la guida del Partito deve essere “principalmente politica, ideologica e organizzativa”52, si dichiarava inoltre: “il Partito deve svolgere la sua attività entro i limiti permessi dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato”53

Dalla Costituzione e dallo Statuto del Partito del 1982 emergeva una separazione fra Partito e Stato. L'articolo 2, presente sia nella Costituzione del 1975 che in quella del 1978, circa la supremazia del Partito sullo Stato, non era presente in quella dell'82, nella quale vennero omessi anche gli articoli che rendevano l'Assemblea Nazionale completamente dipendente dal Partito così come quello che regolava la nomina del Primo Ministro.

Hu Yaobang, alleato di Deng Xiaoping, salì al potere nel 1981, rimpiazzando Hua Guofeng e divenendo così il Presidente del Partito Comunista Cinese; un anno dopo tale carica venne abolita e sostituita con la carica di Segretario Generale.

L'epoca delle riforme continuava ad infondere nuova linfa all'economia, molti osservatori ritenevano che la liberalizzazione economica del governo avrebbe dovuto portare ad una maggior libertà personale e ad un sistema politico più democratico e più aperto; gli studenti e gli intellettuali mettevano sullo stesso piano la riforma economica e quella politica. La generazione più giovane accolse positivamente le riforme avviate da Deng, le aspettative aumentarono sfociando in una richiesta pubblica di maggiori cambiamenti, riguardanti la democratizzazione: chiedevano rapidi progressi che

51 Ivi, pag. 33. 52 Ibidem. 53 Ibidem.

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dovevano condurre ad una maggior libertà politica54. A dicembre del 1978 cominciarono a circolare poster dove si criticava lo stesso Deng, ma nonostante questa provocazione non fu preso nessun provvedimento per porre un freno alle proteste; con l'avvio del “movimento per la democrazia” si era dato inizio ad un nuovo periodo. Wei Jingsheng che fu uno degli esponenti più in vista, faceva appello a Deng perché fosse messa in atto una “quinta modernizzazione” cioè, la democrazia, affinché venisse riformata anche la stessa forma di governo. Nel 1979 Wei fu arrestato e condannato con un processo farsa a quindici anni di prigione. Nel 1980 il governo cominciò ad indagare ed arrestare i più attivi all'interno del movimento, ma gli sforzi per mettere a tacere le critiche furono vani. Nonostante i rischi gli intellettuali continuarono ad esprimere la propria opinione. Il governo, nel 1986, nel tentativo di allontanare gli studenti da queste idee sovversive, annunciò nuove regole per i laureati, imponendo loro due anni di lavoro obbligatorio prima che potessero dedicarsi alla professione da loro scelta. Gli studenti videro in questa politica un mezzo per limitare le critiche che venivano portate avanti dalla popolazione istruita; la rabbia nei confronti delle nuove regole, lo scontento per i bassi stipendi e le condizioni di vita precarie fecero crescere l'insoddisfazione55.

Nel 1987 in un clima tanto complicato e ricco di tensioni il Partito si apprestava ad avviare i lavori del XIII Congresso. Durante quest'ultimo venne esposta la teoria sullo “stadio iniziale del socialismo”56,. Si poneva grande attenzione sull'importanza della comprensione della società cinese, poiché solo in questo modo sarebbe stato

54 Benson L., La Cina dal 1949 a oggi, op. cit., pag. 89. 55 Ivi, pag. 91.

56 “Lo stadio iniziale del socialismo” in accordo con il significato che viene dato a questo concetto, consisteva nel comprende che la Cina si trovava in una fase iniziale di socialismo che sarebbe durata ancora a lungo fino a che non avrebbe eguagliato i paesi sviluppati nell'industrializzazione e nella modernizzazione. Da un punto di vista ideologico questa teoria pone una soluzione all'annosa questione messa in evidenza dal marxismo ortodosso, ovvero per realizzare il socialismo bisogna prima attraversare una fase di sviluppo capitalista.

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possibile costruire il socialismo con caratteristiche cinesi. Il Congresso votò una linea che si basava su una strategia di sviluppo economico articolata su 3 fasi. La prima fase prevedeva il raddoppio del PIL, rispetto al 1980, per poter risolvere le problematiche legate ai beni di prima necessità. La seconda fase, invece, contemplava di quadruplicare il PIL del 1980 entro la fine del secolo. La terza fase doveva portare al compimento della modernizzazione del Paese, per far sì che il PIL pro capite eguagliasse quello dei Paesi con uno sviluppo di livello intermedio; tutto questo avrebbe comportato un netto miglioramento della qualità della vita delle persone.

Per riuscire a raggiungere questi obbiettivi il Partito optò per una linea volta all'accelerazione e all'approfondimento delle riforme che interessavano la pianificazione, gli investimenti, le merci e le materie prime, la finanza, il mercato estero e le banche. Tali riforme dovevano essere attuate in più fasi per far sì che si potesse progressivamente strutturare un nuovo sistema economico.

Il XIII Congresso comportò cambiamenti anche nelle cariche ricoperte all'interno del Partito, Deng Xiaoping, infatti, diventerà Capo della Commissione Centrale Militare del PCC. Hua Guofeng venne sostituito da Zhao Ziyang nel ruolo di Premier e nel 1981 da Hu Yaobang come Presidente del Partito. Zhao Ziyang divenne Segretario Generale del Comitato Centrale del PCC durante la I riunione plenaria del XII Comitato Centrale nel novembre del 1987. Come molti politici cinesi la sua carriera politica risulterà altalenante. Negli anni '50, era stato un membro rilevante del Partito nella provincia del Guandong, ed era riuscito a introdurre diverse riforme agricole. Nel 1965 era diventato Segretario Generale del Partito della stessa provincia. Nel gennaio del 1967, con l'inizio della “rivoluzione culturale”, era stato confinato nella Mongolia

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Interna, a causa dell'appoggio dato alle riforme portate avanti da Liu Shaoqi. Il confino era terminato soltanto nel 1971 quando Zhou Enlai, Primo Ministro ed esponente moderato del Partito, lo aveva richiamato a Pechino. Nel 1977 era diventato capo del Partito nella provincia di Shuan nella quale aveva avviato la riforma rurale. Con l'ascesa al potere di Deng Xiaoping, nel 1978, era diventato un membro dell'Ufficio politico ed in seguito era entrato a far parte del Comitato Permanente. Sostituì nel 1980 Hua Guofeng nel ruolo di Primo Ministro. Ebbe sicuramente un ruolo preminente nella riforma della Cina, il suo potere politico derivava direttamente da Deng che lo aveva voluto nel suo gruppo. Nel 1987 con l'esautorazione di Hu Yaobang, Ziyang divenne appunto Segretario del PCC.

La rabbia e l'insoddisfazione tra la popolazione civile non accennava a diminuire, continuarono le critiche e i discorsi tenuti dagli intellettuali.

Emersero dei disaccordi in seno al Partito, Hu Yaobang, Segretario del PCC, si oppose alle nuove regole e spinse affinché si cominciasse a discutere nuovamente di una “riforma politica”. Il sostegno agli studenti portò nel 1987 ad un suo allontanamento dalla carica che ricopriva e fu sostituito da Zhao Ziyang, che già dal 1980 ricopriva la carica di Primo Ministro, accentrando nelle sue mani le due più alte cariche dello Stato. La morte di Yaobang funse da catalizzatore per le imponenti manifestazioni del 1989 che portarono agli eventi del 4 Giugno dello stesso anno. Quello che era iniziato come un funerale, si trasformò ben presto in una serie di manifestazioni di massa che sfociarono con l'occupazione di Piazza Tian'anmen, davano voce al malcontento criticando alcune politiche del governo. Il Comitato centrale votò il 20 Maggio del 1989 l'imposizione della legge marziale, soltanto Ziyang, votò a sfavore di tale

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risoluzione. Questo atto comportò il suo allontanamento dal Partito, il 24 Maggio fu destituito dalla carica di Segretario Generale del Partito ed in seguito posto agli arresti domiciliari57, Deng riuscì a far eleggere al suo posto Jiang Zemin; questi era un tecnocrate poco conosciuto, Segretario del Partito di Shanghai. Gli studenti ignorarono l'annuncio e continuarono l'occupazione di Piazza Tian'anmen; il 4 Giugno le unità armate avanzarono sulla piazza per disperdere i manifestanti.

Dopo gli eventi di Piazza Tian'anmen Deng era stato stretto nella morsa del dibattito interno. La parte conservatrice aveva nuovamente ripreso potere all'interno del Partito, cercava di ostacolare il processo di riforma mettendo in guardia circa i rischi del cambiamento e portando a sostegno della propria tesi i disordini appena sedati. Deng, fortemente convinto dell'importanza di continuare sulla strada intrapresa, si trovava stretto tra due fuochi, non voleva restare schiacciato dall'ala conservatrice vanificando le riforme già attuate.

La scelta di Deng si indirizzò su Jiang Zemin. Questi infatti non era schierato troppo apertamente con nessuna delle due anime del Partito e non era nemmeno sgradito alla parte conservatrice. Con Zemin inizierà la seconda fase delle riforme58.

1.3 ZEMIN E LE NUOVE APERTURE DEL PARTITO.

Nell'ottobre del 1992 il PCC aprì i lavori del suo XIV Congresso nazionale dove Zemin venne confermato Segretario Generale.

Zemin presentò una relazione dal titolo “Accelerating the reform, the opening to the

57 Benson L., La Cina dal 1949 a oggi, op. cit., pag. 94.

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outside world end the drive for modernization, so as achieve greater successes in building socialism with Chinese characteristics”. Si riconobbe che erano stati raggiunti importanti risultati nelle riforme e nelle aperture verso la modernizzazione a partite dal 1978. Nel suo discorso Zemin, oltre a fare un'esposizione della teoria di Deng per la costruzione del socialismo con caratteristiche cinesi, espose quali sarebbero stati i prossimi passi della riforma e dello sviluppo economico-sociale negli anni '90.

Il famoso “viaggio del Sud” di Deng Xiaoping nel 1992 fu il segnale che la Cina avrebbe proseguito sulla nuova strada, allontanandosi da un'economia centralizzata per dirigersi sempre più verso un sistema basato sul mercato.59

Il regime di austerità e il forte rallentamento delle riforme economiche furono oggetto di critiche crescenti a partire dal 1990-91, Zemin creò il termine “Socialismo di mercato” che doveva essere il passo successivo rispetto alla teoria del socialismo con caratteristiche cinesi, portata avanti da Deng Xiaoping. In tal modo riuscì a dimostrare che le riforme stavano in realtà proseguendo.

Nel 1993 divenne Presidente della Repubblica Popolare Cinese, accentrando su di sé tutto il potere. Questo non fu un periodo semplice, vero è che le riforme di mercato avevano portato all'evoluzione economica della Cina, ma d'altro canto avevano creato povertà e disoccupazione.

Nel Settembre del 1997 si tenne il XV Congresso Nazionale del PCC. Questo Congresso avviava i suoi lavori in un periodo decisivo per le riforme della Cina e per le sue spinte verso la modernizzazione. Il Partito era riuscito a mobilitare la popolazione civile, il paese aveva unito le forze per far sì che fosse possibile la costruzione del socialismo con caratteristiche cinesi.

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La relazione di Zemin si intitolava “Hold High the great banner of Deng Xiaoping theory for an all-round advancement of the cause of building socialism with Chinese characteristics into the 21st century.”.

L'assemblea congressuale approvò una risoluzione dove si evidenziava che i prossimi dieci anni sarebbero stati essenziali per l'impulso alla modernizzazione. Gli sforzi avrebbero dovuto condurre ad un cambiamento essenziale del sistema economico e delle sue modalità di crescita, al consolidamento di una forte economia socialista di mercato, mantenendo uno sviluppo sostenibile, gettando le basi per far sì che la Cina raggiungesse una buona modernizzazione entro la metà del secolo successivo60. Tutto questo doveva essere attuato seguendo la così detta politica dei 4 Principi Cardine61: modificare la struttura politica facendo crescere i campi di applicazione della democrazia socialista, apportare migliorie al sistema legale rendendo la Cina un paese socialista governato dalla legge, per rendere sempre più forte l'ideologia e l'etica, far sì che la scienza, la tecnologia e l'istruzione fossero sempre delle priorità; con questi auspici si chiudeva il XV congresso.

Nel corso di quel Congresso la teoria di Deng Xiaoping venne ufficialmente inserita nello Statuto del Partito elevandola ad “ideologia guida”; la seconda sessione della IX Assemblea Nazionale del Popolo nel Marzo del 1999 inserì tale teoria anche nel preambolo della Costituzione .

Con la scomparsa di Deng Xiaoping, il 19 Febbraio del 1997, la sua eredità ideologica venne usata per rafforzare il ruolo di leader di Zemin.

La teoria di Deng, al contrario di quella di Zemin, non poteva essere definita una

60 International Department Central Committee of CPC The Fifteenth National Congress http://www.idcpc.org.cn/english/cpcbrief/15nc.htm

61 I “4 Principi Cardine” secondo Deng corrispondevano: alla via socialista, alla dittatura del proletariato, alla direzione del Partito, all'adesione al marxismo-leninismo-pensiero di Mao.

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dottrina organica, ma un insieme di enunciati ideologici che servivano a giustificare riforme e scelte economiche che sembravano contrarie al marxismo più ortodosso. Fu Zemin che trasformò questo insieme di enunciati in una teoria solida ed organica; questo fu sicuramente l'artificio politico che gli permise di crearsi una stabile legittimazione. Quando propose la propria dottrina essa apparve inserita in un progetto di continuazione della politica di Deng Xiaoping.

La dottrina elaborata da Zemin prendeva il nome di “triplice rappresentatività”. Tale teoria si sviluppò in tre fasi. Nel febbraio del 2000 iniziò la prima fase, Zemin rese pubblica per la prima volta la teoria delle “tre rappresentanze” durante un viaggio nel Guandong, che venne subito associato dalla stampa al “discorso del Sud” di Deng. La seconda fase prese avvio nel maggio dello stesso anno; durante un altro viaggio di Zemin venne infatti avviata una grande campagna di propaganda per diffondere la teoria delle “ tre rappresentanze”. Durante l'estate, sempre nel 2000, comincerà la terza ed ultima fase; anche in questo caso in occasione di un viaggio nelle provincie del Nord-Ovest, venne intrapresa una nuova capillare campagna di propaganda. Possiamo spiegare questa teoria delle “tre rappresentanze” con le parole stesse di Zemin: “il Partito Comunista deve rappresentare le forze di avanguardia della produzione, la cultura più avanzata e i più ampi interessi delle masse, incoraggiando la partecipazione popolare a partire da tutti i livelli della società per trasformare la Cina in un moderno stato socialista”62.

Durante i festeggiamenti per gli 80 anni della nascita del PCC, il 1 Luglio 2001, Zemin, durante il suo discorso, asserì che il Partito avrebbe dovuto accogliere tra i suoi

62 China Daily, Party magazine: Private Entrepreneurs will not Constitute New Class 07/12/2002 http://app1.chinadaily.com.cn/highlights/party16/news/712.htm

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iscritti anche gli “imprenditori privati”63. Tale proposta sollevò l'accesa critica di una parte significativa del Partito; questa opposizione sfociò nella stesura di una lettera indirizzata al Cc, detta “lettera dei quattordici”, firmata appunto, da 14 membri anziani del Partito. “La proposta che i capitalisti che personificano il Capitale, siano accettati nel Partito, ha immediatamente causato enorme confusione tra i membri del Partito [...] Su una così importante questione di principio che riguarda... Il destino stesso del Partito e dello Stato il Compagno Jiang Zemin ha proclamato in gran fretta [...] una posizione che non era stata considerata e adottata dal Congresso del Partito [...] Questo è un tentativo smaccato di manipolare le opinioni dei membri del Partito [...] Noi, un gruppo di vecchi membri del Partito, abbiamo il dovere di dichiarare chiaramente la nostra posizione e di proporla al Comitato Centrale, esercitando i nostri diritti in conformità con lo Statuto Basico del Partito. Dichiariamo solennemente che ci opponiamo con fermezza e senza riserve alla proposta che i proprietari di aziende private siano ammessi come membri del Partito. Crediamo che la posizione del compagno Jiang Zemin su questa questione sia completamente sbagliata, per le seguenti ragioni: primo, contraddice la teoria marxista del Partito proletario [...] Il Compagno Jiang Zemin tenta di offuscare la natura sfruttatrice dei proprietari di aziende private mischiandoli insieme con i vari segmenti della classe operaia, con il pretesto di “approfondire” la comprensione della teoria del valore. Questo non è affatto un “rinnovamento creativo” del marxismo, ma piuttosto una chiara negazione dei suoi principi fondamentali […]. Secondo, (la proposta) contraddice i programmi del nostro Partito e il suo Statuto basico […]. Terzo, il Compagno Jiang ha agito in violazione

63 Per “imprenditori” si intendono i dirigenti di imprese a capitale misto, ovvero imprese pubbliche con capitale azionario aperto anche ai privati.

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della disciplina di Partito […], Quarto ha agito contro la volontà del Partito e dello stato [...] (i proprietari di aziende private) [...] possono candidarsi a diventare membri di altri partiti democratici [...] possono essere scelti come membri del Comitato Politico Consultivo del Popolo Cinese o come deputati del Congresso del Popolo Cinese, che rientrano nell'ambito del lavoro del Fronte Unito. Se denigriamo il nostro Partito al livello delle organizzazioni del Fronte Unito, indeboliamo non solo il Partito ma anche il Fronte Unito”64.

Zemin non poteva non tenere in considerazione l'opposizione presente in una parte del Cc, per questo elaborò ulteriormente la sua teoria durante un discorso alla Scuola Quadri del Partito nel maggio del 2001. La Cina nella visione di Zemin, era “entrata in una nuova era di sviluppo nella costruzione di una società del benessere [...] per costruire il socialismo con caratteristiche cinesi [...] Per il sistema economico socialista è fondamentale avere come nucleo la proprietà pubblica, sviluppandola insieme a varie altre forme di proprietà.. Il PCC è arrivato a questo sistema dopo un lungo periodo di costruzione del socialismo, e vi rimarrà fedele [...] La promozione di politiche socialiste democratiche è un importante obiettivo del cammino della Cina verso la modernizzazione socialista [...] mentre continua ad aderire ai Quattro Principi Cardinali [...] la Cina non copierà mai il sistema politico occidentale [...]”65. Fu un discorso ricco di rimandi al socialismo che puntava sull'importanza di “sviluppare creativamente il marxismo”66; Zemin poneva la sua teoria in una linea di continuità, e non di rottura, della politica del Partito. Tale dibattito si concluse con un compromesso

64 Letter of Fourteen (English Translation), in Monthly Review 2002, May, 21, http://monthlyreview.org/commentary/letter-of-the-fourteen

65 Alberto Gabriele, Verso il XVI Congresso del Partito Comunista Cinese, su l'Ernesto 4/2002 del 01/07/2002, http://www.marx21.it/rivista/5051-verso-il-xvi-congresso-del-partito-comunista-cinese.html

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tra le tendenze critiche di sinistra e l'ala che appoggiava il Segretario.

Alla vigilia del Congresso l'orientamento preminente di Zemin era stato ben delineato all'interno di un articolo nel quale si dichiarava che la discussione riguardante l'iscrizione degli imprenditori al Partito risaliva già al 1999. La controversia sull'iscrizione degli “imprenditori” al Partito venne presentata da Zemin come un arricchimento dal punto di vista sociale, nel rispetto delle specifiche diversità. La teoria della “triplice rappresentatività” si presentava secondo Zemin, come “(un) contributo fedele e creativo al marxismo, in un contesto internazionale contrassegnato dalla decisione cinese di perseguire, in forme peculiari, la costruzione del socialismo, dopo il crollo nell'ex-URSS e nell'Europa dell'est.”67

Nella sua relazione introduttiva Zemin, ancora una volta, difese l'importanza di tale teoria ricollegandosi alla passata esperienza ideologica: “compito principale del Congresso è tenere alta la bandiera della teoria di Deng Xiaoping, ed attuare nell'insieme il concetto importante della “triplice rappresentatività” [...] bisogna che il Partito faccia in modo di rimanere sempre l'avanguardia della classe operaia cinese, del popolo cinese e della nazione cinese […], di rappresentare sempre la tendenza allo sviluppo delle forze produttive cinesi avanzate, l'orientamento della cultura Cinese avanzata, e gli interessi fondamentali della maggioranza della popolazione Cinese. […] Dobbiamo integrare nel Partito anche gli elementi avanzati dei ceti non operai, contadini o intellettuali che ne accettino il programma e lo Statuto, che intendano lavorare per portarne avanti consapevolmente la linea ed il programma, e, dopo un lungo periodo di candidatura, risultino possedere i requisiti per diventare membri del

67 Theuret P., XVI Congresso del Partito Comunista Cinese, su l'Ernesto 06/2002 del 01/11/2002, http://www.marx21.it/rivista/5010-xvi-congresso-del-partito-comunista-cinese.html

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Partito. Potremo così potenziare l'influenza e la capacità di attrazione del Partito sulla società”68.

Con la teorizzazione di questo pensiero, Zemin rendeva esplicita l'esigenza per il PCC di trovare una nuova identità per adeguarsi ai cambiamenti che avvenivano nella società e per ampliare la propria base.

1.4 HU JINTAO INNOVAZIONE E TRADIZIONE

Nel Novembre del 2002 si aprirono i lavori del XVI Congresso del PCC. La linea del Partito era incentrata sul perseguimento della linea di Deng Xiaoping integrata dalla teoria di Zemin. Questo Congresso passerà alla storia per aver rinnovato tutta la classe dirigente in modo controllato ed ordinato aprendo le porte del potere alla “quarta generazione”. Il timone del Partito e della Cina passò così nelle mani di Hu Jintao e la generazione degli ultrasettantenni abbandonò ufficialmente la scena. Il vecchio segretario del Partito uscì sicuramente vincitore dal congresso; dopo 13 anni di potere, lasciò tutti gli incarichi ricoprendo solo il ruolo di Presidente della Commissione Militare Centrale. Più importante fu l'adozione da parte del Cc, nello Statuto del Partito, della sua dottrina delle “tre rappresentanze” facendo sì che Zemin fosse elevato a teorico del comunismo.

Come già detto il XVI Congresso portò al potere la “quarta generazione” diretta da Hu Jintao. Hu fu designato come delfino da Xiaoping, ma rimase nell'ombra fino all'uscita di scena di Zemin. Hu entrò molto giovane nel Cc del Partito, ricoprendo

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diversi incarichi in diverse provincie interne molto povere. Nel 1984 venne nominato Segretario del Partito nella provincia di Guizhoi; nel 1988 ricoprì il medesimo incarico nella regione autonoma del Tibet. Nel 1990 venne nominato Primo Segretario del Distretto militare del Partito Comunista in Tibet. Fu lo stesso Deng Xiaoping che nel 1992, lo richiamò a Pechino dove entrò a far parte del Politburo. Nel 1999 diventerà Vice Presidente della Repubblica Popolare Cinese e, con il concludersi del XVI Congresso, come già ricordato, diventerà il Segretario Generale del Partito; nel marzo del 2003 verrà eletto Presidente della Repubblica Popolare Cinese.

Quando Hu Jintao prese il potere, l'economia della Cina stava registrando una crescita impetuosa che aveva creato squilibri e tensioni sociali. Hu e il primo Ministro Wen Jiabao cercarono di ridurre le diseguaglianze puntando ad un benessere più generalizzato. Il modello socialista venne rilanciato dal Plenum del Partito nel 2004 ed Hu Jintao dichiarò che la democrazia liberista occidentale non era adatta per lo Stato cinese, solo il perseguimento del socialismo con caratteristiche cinesi avrebbe potuto condurre il paese verso la prosperità assicurando il benessere ai cittadini.

Nell'Ottobre del 2007 il Partito Comunista Cinese inaugurò i lavori del suo XVII congresso, da cui emergeva una direzione collegiale che evitò fratture interne ed un rafforzamento delle posizioni di Hu Jintao. La linea dello sviluppo accelerato, anche pagando alti costi sociali, rimase minoritaria all'interno del dibattito; il Segretario sottolineava, invece, come il “concetto di sviluppo” dovesse essere colmato di elementi qualitativi, ponendo l'attenzione al riequilibro dell'equità sociale, alla compatibilità ambientale e all'innovazione della teoria marxista.

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socialismo con caratteristiche cinesi, usando come guida la teoria di Deng Xiaoping, il pensiero della “triplice rappresentanza” di Zemin e la “visione scientifica per lo sviluppo”, teoria proposta da Hu Jintao. Queste erano le linee guida da seguire affinché si potessero portare avanti le riforme e le aperture che avrebbero generato una maggior armonia sociale ed una società più prospera. Il contributo teorico di Hu Jintao la “concezione scientifica dello sviluppo”, si deve intendere come una “concezione socialista dello sviluppo”, che deve essere non solo quantitativo ma anche qualitativo. Come lo stesso Hu sosteneva nel suo rapporto introduttivo “la crescita economica è stata pagata troppo cara in termini di risorse, squilibri e compatibilità ambientali [...] il trend del divario crescente nella distribuzione del reddito non è stato ancora adeguatamente rovesciato, abbiamo ancora un numero rilevante di persone povere o a basso reddito sia nelle città che nelle campagne, ed è diventato sempre più difficile conciliare gli interessi di tutte le parti sociali [...] la concezione di uno sviluppo scientifico, nella sua essenza, pone al centro gli interessi della grande maggioranza del popolo, per uno sviluppo equilibrato e sostenibile [...] in modo energico la costruzione di una società socialista armoniosa, [...] (considerando che) [...] l'armonia, l'equità sociale, la giustizia, devono essere peculiarità essenziali del socialismo”69. Per “scientifico” si intende quindi, uno “sviluppo armonizzato e onnicomprensivo, programmato con rigore, metodo e sistematicità”70, non più una crescita priva di controllo come nei primi anni delle riforme, una crescita che aveva causato disparità sociali e sproporzioni rilevanti in diversi ambiti.

69 Sorini S., Note sul XVII Congresso del Partito Comunista Cinese, su l'Ernesto del 25/10/2007, http://www.marx21.it/rivista/16512-note-sul-17-congresso-del-partito-comunista-cinese.html

70 Miranda M., Mediazione e visione scientifica : Hu Jintao al XVII Congresso del PCC, su Mondo Cinese n. 133, ottobre - dicembre 2007,

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La teoria di Hu Jintao era una chiara presa di distanza dal modello di sviluppo che la vecchia generazione dei dirigenti aveva sostenuto e portato avanti negli anni precedenti, un modello nel quale il fulcro centrale delle riforme era l'aumento del PIL a discapito delle disparità sociali che si venivano a creare. Hu Jintao proponeva la possibilità di una crescita più equilibrata, supportata da un sistema di garanzie sociali che avrebbero dovuto portare alla drastica diminuzione degli squilibri regionali.

Nella teoria di Hu Jintao si teneva in considerazione anche la problematica ambientale che si traduceva in una politica di sviluppo sostenibile. La teoria non fu presentata per la prima volta durante il Congresso, ma fece la sua apparizione in un documento ufficiale detto “risoluzioni” del III Plenum del XVI Cc71, nell'Ottobre del 2003. Nel Marzo del 2004 durante la II seconda sessione della X Assemblea Nazionale del Popolo, il documento, di cui sopra, venne usato come base teorica per un discorso di Wen Jiabao72; grazie a questo la teoria di Hu si inseriva a pieno titolo nel programma politico del Partito. Il XVII Congresso fu, per Hu Jintao, quello della consacrazione; dopo solo 5 anni, in cui aveva detenuto il potere, il suo contributo teorico veniva inserito nello Statuto del PCC, la sua dottrina politica dello “sviluppo scientifico” veniva accostata a quella degli altri padri del comunismo Mao, Deng e Zemin. Proprio alle dottrine dei suoi predecessori, Hu Jintao, riallacciò la sua teoria in modo da conferirgli un'indubbia legittimità politica “nello Statuto emendato si dice che la visione di sviluppo scientifico è una teoria scientifica che sta al passo con i tempi e che è in linea con il pensiero di Mao Zedong, la teoria di Deng Xiaoping e l'importante pensiero delle Tre rappresentatività”73. Il Congresso sancì anche la rielezione di Hu

71 Ibidem. 72 Ibidem. 73 Ibidem.

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Jintao nel ruolo di Segretario Generale del PCC consolidando così in maniera indiscutibile il suo potere. Nonostante ciò, il suo successo venne offuscato dalla designazione di Xi Jinping come “Jiebanren”, ovvero come erede designato, il futuro successore di Hu Jintao. La Nomina di Xi Jinping fu chiaramente un compromesso tra le varie anime del Partito, Hu Jintao avrebbe, infatti, preferito che la scelta ricadesse su Li Keqiang, visti gli stretti rapporti che li legavano. La posizione politica di Xi Jinping era molto forte e, essendo il figlio di un veterano della lunga marcia, faceva parte del così detto “Taizidang”74;questo gli assicurò l'appoggio di una parte rilevante del Partito che, unito ad una carriera politica priva di ombre, lo rese sicuramente il candidato accettabile da tutte le anime del Partito. Il mancato successo “autocratico” di Hu Jintao deve essere contestualizzato con il cambiamento che lo scontro politico ha avuto in Cina, “non più un gioco a somma zero”75 dove chi vince prende tutto imponendo la sua linea. La capacità più importante di Hu Jintao fu proprio la sua attitudine alla mediazione che gli consentì di raggiungere compromessi per mantenere gli equilibri interni, permettendo il rafforzamento del Partito.

1.5 LE TRASFORMAZIONI ECONOMICHE ED I PIANI

QUINQUENNALI

Come in tutti paesi socialisti, anche la Repubblica Popolare Cinese utilizzava lo strumento di politica economica tipico dei paesi con economia pianificata, ovvero, i Piani Quinquennali .

74 “Partito dei principi” del quale fanno parte i figli dei quadri di alto livello del Partito.

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I primi Piani Quinquennali, quelli che risalivano quindi al periodo maoista della RPC, vennero compilati seguendo lo stile dell'URSS, visto il legame che ancora univa questi due paesi.

La struttura dei Piani Quinquennali è molto complessa, le Commissioni Statali devono raccogliere le informazioni e fissare gli obiettivi da raggiungere, questi dati vengono poi inoltrati ai ministeri e alle agenzie locali che si occupano di compilare i piani di massima. Agli Organi Centrali dello Stato spetta invece il compito di controllo del bilanciamento del piano; questi devono effettuare le correzioni che permettono di mantenere l'equilibrio a livello nazionale tra domanda ed offerta dei beni. Viene utilizzato il sistema delle “bilance materiali” che eguaglia la domanda e l'offerta di beni tramite metodi amministrativi.

Spetta al Consiglio di Stato approvare il piano e trasmetterlo alle istituzioni competenti che si occupano di fissare gli obiettivi per le unità produttive che controllano; a queste vengono dati dei traguardi che solitamente riguardano il valore della produzione industriale ed il profitto che queste imprese devono raggiungere.

I Piani Quinquennali non sono statici, vengono frequentemente revisionati, sia per quello che riguarda gli obiettivi che le imprese devono raggiungere, sia per eventuali aiuti a sostegno di unità produttive in difficoltà.

La Cina riprende dall'URSS l'uso dei Piani Quinquennali ma, anche in questo caso, vi sono sostanziali differenze peculiari che distinguono i piani cinesi da quelli attuati in URSS e in tutta l'Europa dell'Est.

I piani cinesi si caratterizzano per essere molto meno dettagliati rispetto a quelli sovietici; possiamo attribuire questa scelta a diverse motivazioni. Sicuramente si deve

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considerare la minor fruibilità di tecniche sofisticate per la programmazione economica, ma è decisamente una scelta della leadership cinese investire di notevoli oneri i governi locali. Spesso infatti, gli organi centrali solo parzialmente si occupano dell'allocazione delle materie alle unità produttive, visto anche il gran numero di imprese industriali e di piccole e medie aziende; possiamo quindi notare come il sistema dei Piani Quinquennali cinesi risulti molto più decentralizzato rispetto a quelli sovietici.

L'altra grande differenza tra la programmazione economica sovietica e quella cinese è che quest'ultima raramente risulta statica e rigida, gli obiettivi vengono assegnati considerando l'effettiva capacità di produzione dell'impresa. Nei Piani Quinquennali l'organizzazione e la pianificazione sono generalmente gerarchiche ma le unità di produzione hanno la possibilità di discutere con le autorità centrali gli obiettivi per ottenere condizioni più favorevoli.

Cercheremo di delineare le politiche economiche che si sono susseguite dagli anni '50 fino ad oggi attraverso i Piani Quinquennali che hanno guidato l'economia cinese sin dal 1953.

1.6 DAL PRIMO PIANO QUINQUENNALE AL GRANDE

BALZO IN AVANTI

Nel 1949 la Cina era un paese povero ed estremamente arretrato. Il settore dell'industria era sotto il controllo del capitale straniero. L'industria pesante e quella metalmeccanica erano praticamente inesistenti, così come lo sviluppo di un efficiente

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sistema infrastrutturale.

I quattro quinti della popolazione erano dediti all'agricoltura76, che forniva la maggior parte del reddito nazionale; nonostante ciò non erano state sviluppate tecnologie moderne in questo campo e il sistema era sostanzialmente feudale nel quale il 10% della popolazione possedeva il 70% della terra77.

Pertanto considerando la situazione in cui si trovava il Paese, l'obiettivo strategico del Partito non poteva che essere il riassetto dell'economia nazionale; gli anni tra il 1949 e il 1952 vengono infatti ricordati, appunto, come il periodo della ricostruzione. In questi anni furono espropriate le banche, le ferrovie e le grandi industrie. Inoltre, nel 1950 fu attuata la riforma agraria fortemente voluta da Mao.

Tra il 1950 e il 1951 i grandi proprietari subirono l'espropriazione della propria terra la quale fu consegnata ai contadini, sino a quel momento nullatenenti. Si stima che furono assegnati poco più di 47 milioni di ettari di terreno a circa 300 milioni di contadini. Anche il canone di locazione che gravava sui contadini fu sospeso. Nel 1953, eccetto alcune regioni, la riforma agraria era stata completata. Non può essere considerata una riforma totalmente egualitaria poiché sussistevano ancora delle differenze tra gli stessi contadini, ad esempio i contadini più ricchi furono trattati con un occhio di riguardo78.

Tale riforma però aveva incrementato la produttività agricola e gettato le basi per lo sviluppo industriale. In questi anni la produzione artigianale ed industriale aumentò in maniera sostanziale passando da 14 a 34 mila milioni di yuan.

Tutto questo gettava solide basi per una ripresa economica che avrebbe preso forma

76 Wheelwright E. L. e McFarlane B., La via cinese al socialismo, economia e politica nella rivoluzione

culturale, serie politica 37 Einaudi 1974 pag. 25.

77 Ivi, pag. 26. 78 Ibidem pag. 28

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grazie ai Piani Quinquennali. Nel 1953 il I Piano Quinquennale (1953 - 1957), venne elaborato sotto la supervisione del Comitato Centrale presieduto da Zhou Enlai e da Chen Yun.

In questi anni il legame, anche ideologico, con l'URSS era ancora solido. Infatti il piano prevedeva la realizzazione di grandi e medie imprese: 694 erano quelle previste e di queste, 156 sarebbero state create proprio grazie all'aiuto economico dell'URSS. Tramite questi progetti l'industrializzazione socialista cinese avrebbe avuto una solida base per il suo decollo. Il piano prevedeva, anche lo sviluppo delle cooperative agricole, che avrebbero accelerato la trasformazione socialista dei settori dell'agricoltura e dell'artigianato79.

L'industria pesante ebbe un decisivo balzo in avanti. La produzione dell'acciaio raddoppiò rispetto ai 49 anni precedenti, raggiungendo le 16,56 milioni di tonnellate80. La produzione di carbone nel 1957 aumentò del 98% rispetto agli anni precedenti raggiungendo la produzione di 131 milioni di tonnellate81.

Il valore della produzione lorda, sia dell'industria che dell'agricoltura, passò dal 30% del 1949 al 56,5% del 1957. L'industria pesante raggiunse il 48,4%82.

Nonostante la riforma agraria degli anni precedenti, la produzione agricola, però non riuscì a mantenersi al passo con la produzione industriale. Questo era dovuto anche ad uno squilibrio nell'allocazione delle risorse. Nel I Piano Quinquennale l'agricoltura riceveva solo il 12,9% degli investimenti statali, mentre il 49% veniva diretto al settore industriale, di questo il 15% veniva indirizzato all'industria leggera mentre la maggior

79 Chinese Government's Official Web Portal, The 1st Five-Year Plan (1953-1957), 5 Aprile 2006,

http://english.gov.cn/2006-04/05/content_245703.htm 80 Ibidem.

81 Ibidem. 82 Ibidem.

Figura

Tabella 3.1: The Major Social and Economic Indicators in the 11 th  Five-Years Plan (E: Expected Indicators; C: Compulsory Indicators)
Tabella 3.2: Selected Targets of Eleventh Five-Years Plan.
Figura 3.1: Energy Consumption in China and Advanced Economy.
Tabella 3.3: GDP per Capita and Urban and Rural Income, 1990-2004.
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