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Capitolo 4

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Academic year: 2021

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Capitolo 4

Presentazione dei risultati

I risultati di questo lavoro sono presentati seguendo l’ordine del capitolo 2. I materiali studiati sono suddivisi in riferimento alla cultura.

Per ogni cultura è stato effettuato lo studio dei manufatti in base al sito di appartenenza, all’interno del quale i materiali sono stati ripartiti secondo la materia prima di fabbricazione.

Ogni oggetto è stato analizzato secondo l’ordine del catalogo ed è seguito dal numero di inventario, qualora l’oggetto non presenti tale numero si è riportata la sigla apposta successivamente al recupero che ne riferisce la provenienza stratigrafica.

Le materie prime utilizzate per la produzione degli oggetti ornamentali studiati in questo lavoro sono la materia dura animale (conchiglia, dente, osso) e la pietra. Le conchiglie sono state scelte in relazione alla loro forma, ai loro colori e probabilmente, in qualche caso, ad una simbologia specifica. Spesso le operazioni di façonnage che riscontriamo sulle valve si limitano ad una perforazione, unico elemento che permette l’associazione della conchiglia ad un determinato comportamento tecnologico.

Il riconoscimento delle tecniche di foratura, come già riferito nel capitolo precedente, è stato effettuato in base ai parametri del lavoro di d’Errico et al. (1993) e su una sperimentazione personale. Gli autori riportano i criteri grazie ai quali è possibile distinguere se il foro sia naturale o artificiale e quali tracce identificano le varie tecniche di perforazione intenzionale. Dalla lettura del lavoro e dal riscontro dell’attività di sperimentazione condotta in questo lavoro è emerso che si devono considerare ulteriori aspetti che complicano il riconoscimento delle tecniche di perforazione delle valve:

- come è stato dimostrato nella sperimentazione personale, le tracce di tecniche dovute alla regolarizzazione del foro possono eliminare tracce di tecniche utilizzate precedentemente;

- alcuni fori naturali (ad eccezione di quelli procurati dai predatori e del foro posizionato sull’umbone dei bivalvi di forma ellissoidale con parte di

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periostraco saltato vicino i margini dell’apertura) causati dal prolungato spiaggiamento della valva presentano sbrecciature e distacchi pressoché identici a quelli provocati da percussioni intenzionali;

- le operazioni di regolarizzazione, lo strofinamento del filo, una particolare sospensione possono eliminare in prossimità o sul foro stesso le tracce utili al riconoscimento della tecnica;

- potremmo non considerare alcune tecniche che i nostri antenati hanno utilizzato e quindi non riuscire a decifrare tracce che non sono state individuate e descritte nelle attività sperimentali.

Alla luce di queste osservazioni per alcuni esemplari non è possibile individuare con precisione la tecnica di perforazione, ma soltanto proporre delle ipotesi. Generalmente le conchiglie semplicemente perforate non hanno subito la serie di processi lavorativi riferibili ad un débitage. Al contrario, per i pendagli, i bracciali e le perline il débitage è sicuramente avvenuto anche se analizzando l’oggetto finito non è possibile individuarne le operazioni specifiche.

Si è indicato con il nome Cardium le valve che appartengono verosimilmente ai generi Acanthocardia sp. e Cerastoderma sp.; malgrado la supposizione che possano appartenere ai generi sopra indicati, sostanzialmente per una somiglianza morfologica del contorno, la limitatezza delle superfici e lo stato di conservazione talvolta non buono delle valve non ha permesso di risalire alle caratteristiche specifiche dei diversi generi.

Gli oggetti ornamentali fabbricati su canini di piccolo carnivoro presentano tutti il foro alla radice grazie al quale sono sospesi. Nel caso delle zanne di Sus perforate è sicura la loro funzione come pendaglio, mentre quelle lavorate e prive di foro potrebbero avere funzioni diverse.

In osso sono stati fabbricati pendagli ed in alcuni casi la frammentarietà del manufatto rende dubbia la funzione come oggetto ornamentale.

In pietra sono presenti dei piccoli ciottoli scelti per la loro forma particolare e sui quali la lavorazione si limita o ad una semplice perforazione o ad alcune incisioni di difficile interpretazione.

In pietra levigata sono presenti vaghi, frammenti di bracciale e un’ascia-pendaglio con abbozzo di foro, ed anche in questi casi non è possibile osservare le operazioni riferibili al débitage a cause delle successive lavorazioni.

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Ceramica Impressa

Colle Santo Stefano

Gli oggetti in conchiglia

Le conchiglie studiate appartengono alle classi Gasteropodi (Columbella rustica), Bivalvi (Cardium e Glycymeris sp.) e Scafopodi (Dentalium sp.).

I gasteropodi analizzati sono 7 ed appartengono tutti alla specie Columbella

rustica.

La Columbella rustica N 19 t. 5 (lunghezza 1,5 cm) presenta strie parallele che ricoprono interamente l’ultima spira riferibili ad abrasione. L’abrasione ha provocato il foro in opposizione all’apertura naturale. Il foro risulta di forma subcircolare e la conchiglia presenta una frattura vicino l’apertura naturale.

La Columbella rustica I 17 t. 8 (lunghezza 1,4 cm, alterata) presenta strie parallele che ricoprono interamente l’ultima spira riferibili ad abrasione. L’abrasione ha provocato due fori subcircolari in opposizione all’apertura naturale. Questo esemplare, come il precedente descritto, presenta una frattura vicino l’apertura naturale che ne ha ridotto l’ampiezza e lo spessore.

Le Columbella rustica N 20 t.11 (lunghezza 1,2 cm), SS 03 (lunghezza 1,3 cm) e I 17 t. 7 (lunghezza 1,4 cm, alterata dal fuoco) presentano un foro circolare con il margine regolare al livello dell’ultima spira in opposizione all’apertura naturale. Il foro, effettuato tramite percussione, in riferimento alla sua forma circolare molto precisa sembra regolarizzato per lo strofinamento del filo. L’esemplare N 20 t. 11 presenta l’ultima spira fratturata e l’apice asportato.

La Columbella rustica O 27 t. 4 (lunghezza 1,1 cm) presenta un grande foro subcircolare al livello dell’ultima spira in opposizione all’apertura naturale i cui margini sono molto sbrecciati. Il foro potrebbe essere stato causato da una forte percussione. La conchiglia ha l’apice fratturato.

La Columbella rustica R 26 t. 6 (lunghezza 1,3 cm alterata) presenta un foro circolare procurato con la percussione diretta al livello dell’ultima spira in opposizione all’apertura naturale ed un altro piccolo foro sulla columella. Su quest’ultimo non è facile stabilire se sia intenzionale o meno: esso presenta

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un’usura che lo circoscrive, visibile dal foro posizionato sull’ultima spira, che potrebbe indicare una pressione effettuata dall’apice (fratturato) con uno strumento sottile e appuntito. Tuttavia, viste le dimensioni del foro, che non arriva ad 1 mm di diametro, e lo spazio ridotto nel quale il perforatore sarebbe stato utilizzato, non è da escludere che l’apertura sia naturale.

Per la classe dei bivalvi si contano 21 frammenti di valva che non presentano tracce di lavorazione e 8 valve (frammentarie e intere) lavorate. Fra i 21 frammenti, 17 sono di Cardium (di cui due alterati dal fuoco), 2 di Glycymeris, 2 di genere non determinabile.

I Cardium S.S. 03, O 18 t. 10, M 25 1a 256, in tutti i casi con valva fratturata, presentano il foro (in tutti i casi non integro) sopra l’umbone. Il foro è localizzato all’interno di una zona appiattita attraversata da strie parallele tipiche dell’abrasione, tecnica con cui è stato effettuato.

I Glycymeris sp. perforati sono quattro, dei quali soltanto uno è integro. Gli esemplari S.S. 03 e M 18 t. 16 (integro, lunghezza 2,6 cm) presentano il foro sull’umbone. I fori sono localizzati all’interno di una zona piatta attraversata da strie parallele che attestano l’utilizzo dell’abrasione. Il Glycymeris sp. P 22 t. 4 presenta una perforazione leggermente decentrata sopra l’umbone, il foro presenta forma e sezione irregolare ed il contorno e la zona che lo circoscrive sbrecciati. Tali tracce sembrano attestare la percussione diretta puntuale a partire dalla faccia concava.

Il Glycymeris sp. AD 20 t. c, con solo una parte di foro intatta che non rende chiara l’eventuale tecnica utilizzata per effettuarlo, presenta delle strie leggere e disordinate sul dorso della valva.

Il Glycymeris sp. S.S. 98 t. 11 completamente privo di umbone e cerniera presenta su entrambe le facce vicino le crenulature delle strie leggere longitudinali probabilmente riferibili ad un particolare uso o sospensione dell’oggetto.

Il numero complessivo dei Dentalium sp. è di 12 unità. Risulta difficile stabilire per queste conchiglie se abbiano subito un’abrasione o una frattura al fine di accorciarle, infatti il piccolo spessore dei margini alle estremità impedisce sia di osservare la presenza di strie riferibili alla tecnica abrasiva, sia di rilevare se la frattura è intenzionale o naturale.

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Caso particolare sono due Dentalium sp. P 18 t. 8 rinvenuti incastrati l’uno dentro l’altro, di cui quello esterno è spezzato e sbrecciato verso l’apertura posteriore mentre quello interno è spezzato e potrebbe aver causato per strofinamento la semi rottura dell’apertura anteriore del Dentalium sp. che lo contiene. Il prolungato inserimento di un Dentalium sp. in un altro Dentalium sp. determina una superficie lucida e “ocrée” (Taborin 1993), nel nostro caso presente negli esemplari L 21 t. 7 (2) e V 20 t. 3.

In conchiglia sono state prodotte tre perle (due provenienti da X 21 t. 2 ed una da AD 18 t. F) discoidi a sezione rettangolare sottile con bordi rettilinei.

Le perle provenienti da X 21 t. 2 hanno larghezza di 0,55 cm e 0,65 cm e stesso spessore di 0,15 cm.

La perla AD 18 t. F (larghezza 0,6 cm, spessore 0,2 cm) presenta su una faccia le crenulature (leggermente visibili in seguito alle operazioni di façonnage) della valva da cui è stata ricavata, verosimilmente un Cardium.

Gli oggetti in dente

I denti perforati sono otto:

- due canini inferiori destri di Felis silvestris; - due canini superiori sinistri di Martes sp.; - quattro canini indeterminabili di Sus.

Il canino M 18 t. 5 di Felis silvestris presenta un foro biconico sulla radice di 0,35 cm di diametro ed è lungo 2,1 cm. Il foro ottenuto tramite tecnica rotativa a partire da entrambe le facce non presenta al suo interno le tipiche strie concentriche rimosse da successive regolarizzazioni o dallo strofinamento del filo. Il dente è stato raschiato con strumento litico sulla zona apicale per diminuirne lo spessore. Il canino L 17 t. 8 di Felis silvestris è lungo 2 cm e presenta un foro conico sulla radice con diametro di 0,4 cm che occupa quasi interamente la larghezza complessiva del dente; non sono osservabili tracce di preparazione alla perforazione, che è stata eseguita con tecnica rotativa, a partire da una sola faccia, come indicano le tipiche strie concentriche all’interno del foro.

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Il canino N 25 1 a 106 di Martes sp. presenta un foro cilindrico sulla radice di 0,25 cm di diametro ed è lungo 2,2 cm, è stato abraso su tutta la radice, come dimostrano le tipiche strie parallele, tranne che sull’apice. La tecnica utilizzata per la perforazione è quella rotativa a partire dalle due facce; la successiva regolarizzazione del foro e/o lo strofinamento del filo hanno eliminato le tipiche strie concentriche.

Il canino I 24 t. 19 di Martes sp. presenta un foro biconico sulla radice di 0,2 cm di diametro ed è lungo 2,1 cm; l’abrasione, come dimostrano le tipiche strie parallele, ricopre tutta la radice su una faccia, mentre sull’altra interessa soltanto la zona apicale e mesiale. La tecnica utilizzata per la perforazione è quella rotativa eseguita da entrambe le facce anche se non si notano le tipiche strie concentriche all’interno del foro eliminate dalla successiva regolarizzazione e/o dallo strofinamento del filo.

Il pendaglio curvo a sezione sottile in zanna di Sus N 24 1 (lunghezza 4,2 cm, larghezza 0,9 cm, spessore massimo 0,4 cm) mostra strie parallele riferibili ad abrasione su entrambe le facce e sul margine concavo del dente. Per l’esecuzione del foro conico (0,4 cm di diametro) è stata eseguita una scanalatura di preparazione e successivamente è stata praticata la tecnica rotativa a partire dalla faccia posteriore del pendaglio. Il pendaglio è stato interamente levigato.

Il pendaglio curvo a sezione sottile in zanna di Sus L 24-N 24 1 a (lunghezza 4 cm, larghezza 1.9 cm, spessore massimo 0,3 cm, alterato) presenta strie leggere e parallele riferibili ad abrasione e strie più profonde e larghe delle precedenti riferibili alla raschiatura su entrambe le facce. Il foro biconico (0,4 cm di diametro) eseguito con tecnica rotativa, di cui si osservano le strie concentriche, è stato effettuato a partire da entrambe le facce. Il pendaglio è stato interamente levigato.

Il frammento di pendaglio a sezione sottile in zanna di Sus L 19 t. 9 presenta strie parallele riferibili ad abrasione su tutta la faccia anteriore e nella zona tra il foro ed il margine prossimale sulla faccia posteriore. Il foro cilindrico (0,3 cm di diametro) è stato effettuato con tecnica rotativa, le cui strie concentriche sono state eliminate dalle successive operazioni di regolarizzazione e/o dallo strofinamento del filo. La faccia anteriore presenta sul margine destro una serie di brevi linee incise trasversali parallele profonde intervallate da piccole incisioni più

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superficiali che sembrano appartenere alla struttura del dente, all’interno di esse si nota una colorazione rossastra probabilmente causata dalla presenza di ocra (Boschian, comunicazione personale).

Il frammento di pendaglio dritto U 18 t. 1a (alterato dal fuoco) presenta strie parallele tipiche dell’abrasione su entrambe le facce. Il foro è cilindrico (0,5 cm di diametro) ed è stato effettuato con tecnica rotativa le cui strie concentriche sono state eliminate dalle successive operazioni di regolarizzazione e/o dal prolungato contatto con il filo. Il frammento è levigato.

Sette manufatti in zanna di Sus non presentano fori.

La zanna M 23 1 a 95 lunga 3, 5 cm e fratturata all’estremità distale, presenta strie parallele riferibili ad abrasione sulla faccia anteriore (escluso lo smalto) e su tutta la faccia posteriore. Inoltre si osservano strie più profonde delle precedenti riferibili alla raschiatura sul margine concavo. La zanna è stata levigata.

Il frammento occlusale di zanna G 24 1 a presenta strie leggere e parallele e strie più profonde e disordinate delle precedenti sui margini riferibili rispettivamente all’abrasione ed alla raschiatura. La faccia anteriore conserva lo smalto e non è lavorata.

La zanna S.S. 88 lunga 7,5 cm, presenta strie profonde e disordinate riferibili alla raschiatura sulla faccia posteriore vicino al margine destro della zona basale del dente e su tutto il margine concavo del manufatto. Strie leggere e parallele riferibili all’abrasione interessano una zona limitata sul margine sinistro della faccia posteriore (zona basale del dente) e la parte mesiale della stessa faccia sullo smalto della zanna. La faccia anteriore non è lavorata.

Il frammento occlusale di zanna m 17 t. 7 presenta strie parallele riferibili ad abrasione sulla faccia priva di smalto. L’oggetto è stato levigato e la punta presenta una colorazione grigio scura-nera provocata dal surriscaldamento della materia.

La zanna N 21 t. 9 lunga 6,8 cm, presenta strie profonde riferibili alla raschiatura sulla faccia posteriore ed ha un leggero lustro sui margini e sulla punta.

Sul frammento di zanna N 20 t. 10 non si osservano tracce di lavorazione, ma su tutto il margine conservato si osservano sbrecciature ed un particolare lustro.

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La zanna R 24 t. 5 lunga 6,6 cm, presenta strie leggere e parallele riferibili ad abrasione e strie profonde e disordinate riferibili alla raschiatura sulla faccia posteriore e sui margini del dente.

Gli oggetti in osso

Il pendaglio a sezione sottile X 19 t. 9 a contorno rettangolare e spezzato ad una estremità, presenta strie profonde disordinate riferibili alla raschiatura su entrambe le facce. Tale operazione ha causato l’assottigliamento dell’oggetto nella sua parte distale. Presenta un foro cilindrico (0,4 cm di diametro) effettuato con tecnica rotativa al cui interno si osservano le tipiche strie concentriche. Il pendaglio è rotto ab antiquo nella parte distale.

Il frammento di pendaglio a sezione sottile a contorno rettangolare e spezzato ad un’estremità presenta alcune strie profonde riferibili alla raschiatura su entrambe le facce e presenta un foro biconico di 0,6 cm effettuato con tecnica rotativa di cui non sono visibili le strie concentriche per le successive operazioni di regolarizzazione. Il pendaglio è rotto ab antiquo nella parte distale.

Il manufatto N 25 144 (lunghezza 2,7 cm; larghezza 1,7 cm, spessore massimo 0,3 cm) è stato ricavato dalla lavorazione di un osso lungo. La sua forma è composta da una parte grosso modo rettangolare con angoli arrotondati, con al centro il foro, e da due appendici triangolari appuntite divergenti della stessa dimensione. Strie parallele riferibili ad abrasione interessano tutta la faccia posteriore e la punta destra della faccia anteriore. Strie profonde e disordinate riferibili alla raschiatura interessano entrambe le facce del manufatto. Le tracce di lavorazione sono meno visibili sulla faccia anteriore a causa della successiva levigatura. Sulla faccia anteriore si notano incisioni più profonde sulle punte del manufatto che consistono in serie di tacchette parallele traversali. Il foro biconico effettuato con tecnica rotativa a partire da entrambe le facce ha un diametro di 0,4 cm ed una distanza dal margine concavo e da quello dritto del pendaglio rispettivamente di 0,4 cm e 0,6 cm. Tra il foro ed il margine concavo è presente una scanalatura su entrambe le facce probabilmente funzionale al passaggio del filo.

La spatola frammentaria proveniente dal rimosso è stata levigata su tutta la faccia anteriore e su tutti i margini. La decorazione pirografata consiste in una banda distante dal margine convesso e dalla frattura rispettivamente 1 cm e 0,4 cm,

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campita da due triangoli pendenti con una fila di segmenti sottostanti; dai segmenti alla linea inferiore della banda è stato lasciato un risparmio di 0,2 cm. La perla AC 20 t. C discoide a sezione rettangolare sottile con bordi rettilinei ha una larghezza di 0,5 cm ed uno spessore di 0,2 cm. Non si osservano tracce riferibili alla sua lavorazione.

Gli oggetti in pietra levigata

In pietra levigata è presente un’accetta miniaturistica R 26 t. 4 (lunghezza 2,6 cm; larghezza massima 1,4 cm, spessore massimo 0,5 cm) con abbozzo di foro. Su tutta la superficie del manufatto sono osservabili strie leggere dovute probabilmente a lime abrasive durante le operazioni di rifinitura. Il foro non terminato è biconico con un diametro all’apertura di 0,6 cm, al cui interno e vicino al margine sono visibili le strie concentriche indicative della tecnica rotativa.

Grotta Continenza

Gli oggetti in conchiglia

Un frammento privo di umbone e cerniera di grande Glycymeris sp. C2 C5 t.2 privo di tracce di lavorazione.

Gli oggetti in dente

Un canino di carnivoro forato (privo di siglatura), probabilmente volpe, mal conservato e fratturato al livello della corona. Il diametro del foro biconico è 0,4 cm al cui interno si osserva qualche stria concentrica indicativa della tecnica rotativa.

Gli oggetti in osso

Un pendaglio a sezione sottile C1 78 R.S. (lunghezza 5,9 cm, larghezza 1 cm, spessore massimo 0,35 cm) appuntito ad un’estremità e recante un foro dall’altra. Il foro biconico misura 0,5 cm di diametro ed è stato effettuato con tecnica rotativa. Il pendaglio interamente levigato conserva su entrambe le facce strie riferibili alla raschiatura.

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Grotta dei Piccioni

Gli oggetti in conchiglia

La Monodonta turbinata P 22 (lunghezza 1,8 cm) non presenta tracce di lavorazione.

La Monodonta turbinata P.tr. 10 (lunghezza 1,8 cm) presenta una forte usura vicino l’apice che evidenzia la madreperla. Sull’ultima spira sono visibili strie parallele tipiche dell’abrasione circoscritte ad una zona ristretta, all’interno della quale si osserva la madreperla.

Gli oggetti in osso

Il probabile pendaglio a sezione sottile a contorno rettangolare 13084 ricavato da una costola e perciò leggermente incurvato (lunghezza 14,9 cm; larghezza 1, 6 cm; spessore massimo 0,3 cm) presenta presso un’estremità un foro biconico di diametro 0,5 cm al cui interno sono visibili le strie concentriche riferibili alla tecnica rotativa. L’altra estremità è rotta. Su entrambe le facce dell’oggetto si osservano tracce di raschiatura e abrasione attenuate dalla successiva levigatura.

Gli oggetti in pietra levigata

Il disco 13104 (diametro 5,3 cm; spessore massimo 1,3 cm) tratto da ciottolo piatto a contorno circolare presenta un grande foro biconico al centro del diametro di 1,3 cm. Le superfici sono lisciate e si osservano alcune strie molto leggere riferibili a questa operazione. Sui margini del disco compaiono due tacche posizionate una opposta all’altra pressoché nel punto in cui il diametro dell’oggetto raggiunge la sua massima misura.

Grotta S. Angelo

Gli oggetti in osso

L’oggetto di forma cilindrica 14588 (lunghezza 4,5 cm, diametro massimo 0,8 cm) ricavato da diafisi e tagliato alle due estremità è stato interamente levigato. Le estremità appiattite sono state probabilmente abrase anche se non sono riconoscibili le strie tipiche di questa tecnica.

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L’imitazione di canino atrofico di cervo 13396 (lunghezza 1, 3 cm, larghezza al livello del foro 0,8 cm, diametro foro 0,4 cm) è rotto al livello del foro biconico, tuttavia all’interno di esso si osservano le strie concentriche tipiche della tecnica rotativa. L’oggetto è stato levigato sulla faccia anteriore, mentre la faccia posteriore conserva il tessuto spugnoso dell’osso.

Villaggio Rossi, Marcianese

Gli oggetti in conchiglia

Un Glycymeris sp. che non presenta alcuna traccia di lavorazione.

Il manufatto 208639 (lunghezza 6cm; larghezza 1,9 cm; spessore massimo 0,7 cm), fratturato ad entrambe le estremità e longitudinalmente fino a 2,5 cm dall’estremità distale, sembra essere ricavato dalla cerniera di un grande gasteropode. L’oggetto presenta tre profonde solcature che lo avvolgono per tutta la sua lunghezza. L’estremità prossimale presenta un dislivello regolare di circa un millimetro dovuto ad una recisione che riduce lo spessore dell’oggetto a circa un centimetro dalla frattura. All’interno della zona recisa si osservano due tacche incise trasversali parallele che potrebbero essere funzionali al passaggio di un filo.

Gli oggetti in osso

Il frammento di pendaglio 208643 quadrangolare a sezione sottile (lunghezza 6 cm; larghezza massima 2 cm; spessore massimo 0,6 cm) presenta un foro con diametro 0,5 cm biconico, al cui interno si osservano le strie concentriche riferibili alla tecnica rotativa. Il pendaglio si restringe sempre di più fino all’estremità prossimale. Si osservano su entrambe le facce tracce di abrasione e raschiatura, sulla faccia posteriore sono presenti quattro solchi che dal foro si estendono fino alla parte mesiale dell’oggetto. Il manufatto è stato interamente levigato.

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Capo d’Acqua

Gli oggetti in conchiglia

Il frammento di peristoma di Luria lurida lungo 6,8 cm non presenta alcuna traccia di lavorazione. Tra i dentelli della conchiglia vicino un’estremità si osservano tracce di materia organica (Boschian, comunicazione personale).

Cultura di Catignano

Catignano

Gli oggetti in conchiglia

Il frammento di bracciale in Spondylus gaederopus 44665 (lunghezza 4,2 cm) a sezione ellissoidale presenta le superfici interamente levigate. Le operazioni di rifinitura hanno eliminato le tracce riferibili alle tecniche di façonnage.

Gli oggetti in pietra levigata

Il frammento di vago in steatite 47037 (lunghezza 2,5 cm) fratturato longitudinalmente, aveva da integro una forma cilindrica cava. Sulla superficie cava si osservano strie parallele e longitudinali riferibili all’abrasione mentre sulla superficie convessa sono presenti strie più leggere e disordinate riferibili alla levigatura. Uno dei margini, rotto, è stato levigato dopo la frattura, forse per un ripristino. L’oggetto mostra le estremità levigate ed inoltre sono presenti tracce di ocra all’interno di due incisioni che sembrano formare un motivo a V rovesciata.

Il frammento di bracciale in steatite 51128 sembra appartenere al tipo A-B, ovvero ai bracciali a sezione triangolare. Non è possibile stabilire la morfologia della faccia interna, utile per determinare le varianti, in quanto non conservata. Su tutte le superfici del frammento si osservano strie più profonde longitudinali riferibili ad abrasione e strie più leggere non ordinate riferibili alla levigatura.

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Villa Badessa

Gli oggetti in conchiglia

Cinque Glycymeris sp. quattro forati all’umbone ed uno, l’esemplare 211455, senza alcuna traccia di lavorazione

I Glycymeris sp. 211451 (lunghezza 2,6 cm), 211452 (lunghezza 3,5 cm) presentano il foro sull’umbone ottenuto tramite abrasione come si può notare dalle strie parallele tipiche di questa tecnica in prossimità del foro. I due esemplari hanno i margini levigati.

Il Glycymeris sp. 211453 (lunghezza 3,9 cm) presenta il foro sull’umbone. All’interno del foro, a sezione conica, si osservano alcune strie concentriche riferibili alla tecnica rotativa. La conchiglia presenta i margini levigati.

Il Glycymeris sp. 211454 (lunghezza 3,9 cm) presenta il foro di forma sub circolare all’umbone. Si osservano leggere strie orientate casualmente sopra l’umbone. I margini del foro sono molto levigati e sembra che l’apertura sia dovuta al prolungato spiaggiamento della valva. I margini della valva sono sbrecciati.

Il frammento di bracciale in Spondylus gaederopus a sezione ellissoidale (lunghezza 4,5 cm) presenta le superfici molto alterate sulle quali non è possibile rilevare alcuna traccia di lavorazione.

Gli oggetti in pietra levigata

Il frammento di anellone in calcare 55296 appartiene al tipo 1 secondo la tipologia di Courtin e Gutherz, ovvero agli anelloni a sezione spessa, ovale o biconvessa, spesso asimmetrica, quasi tanto larga quanto alta. L’altezza del manufatto misura 2,4 cm mentre lo spessore 3,1 cm. Il rapporto tra le due misure è di 0,77, dunque inferiore a 1,5, come proposto per la collocazione all’interno del tipo 1. Il manufatto presenta numerose concrezioni che non permettono di osservare tracce di lavorazione.

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Grotta S. Angelo

Gli oggetti in conchiglia

Il frammento di Glycymeris sp. 11-12-13 non presenta alcuna traccia di lavorazione, mentre all’interno della valva si osservano residui di ocra.

Gli oggetti in dente

Un frammento di zanna di Sus 14587 presenta strie riferibili ad abrasione che ricoprono tutta la superficie di entrambe le facce. L’oggetto è stato interamente levigato e si assottiglia ad un’estremità.

Gli oggetti in pietra

Il piccolo ciottolo ovoidale I 12 (lunghezza 4 cm; larghezza 3,1) con abbozzo di foro su entrambe le facce non presenta alcuna traccia di lavorazione. All’interno del foro le concrezioni non permettono di osservare eventuali strie riferibili alla tecnica rotativa.

Il ciottolo 13398 (lunghezza 5,5 cm; larghezza 3,7 cm) presenta un restringimento naturale che determina due zone separate ovoidali ad erosione differenziata. Su una faccia della zona di maggiore superficie e all’apice della faccia dell’altra zona più piccola si osservano fasci di strie incise trasversali. Sul restringimento naturale è presente una colorazione rossastra che potrebbe essere ocra.

Cultura di Ripoli

Ripoli

Gli oggetti in conchiglia

Le conchiglie forate sono 5, tutte appartenenti alla classe dei Bivalvi: tre

Glycymeris sp. un Cardium ed un Arca noae. Inoltre sono presenti un frammento

di anello in Glycymeris sp. ed una valva dello stesso genere con grande apertura sul dorso.

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Il Glycymeris sp. 21669 (lunghezza 3,6 cm) presenta il foro sull’umbone. La zona in prossimità del foro non mostra strie riferibili ad abrasione ma risulta appiattita. Si può ipotizzare comunque che la tecnica utilizzata per l’ottenimento del foro sia l’abrasione. La valva ha i margini levigati.

Il Glycymeris sp. 21676 (lunghezza 3,5 cm) presenta il foro sull’umbone. Il foro ha una forma subcircolare, i margini sono sbrecciati e attraversati da una fessura. La tecnica utilizzata è la percussione diretta puntuale. La valva ha i margini levigati e riporta delle sbrecciature successive alla levigatura.

Il Glycymeris sp. 21670 (lunghezza 4,9 cm) è fratturato sull’umbone e presenta una grande apertura (diametro 1,9 cm) sul dorso della valva creata tramite abrasione. Intorno all’apertura si osservano infatti le strie tipiche della tecnica abrasiva.

Il Cardium 21675 (lunghezza 3,2 cm) presenta il foro sull’umbone. Per questo esemplare è verosimile che le operazioni di regolarizzazione del foro, sicuramente effettuate in quanto la sua forma è pressoché una circonferenza precisa, abbiano eliminato le tracce riferibili ad una probabile abrasione preventiva o ad eventuali altre tecniche utilizzate per la foratura del supporto. La valva ha il margine fratturato.

L’Arca noae 21677 (lunghezza 4,9 cm) presenta il foro sopra l’umbone effettuato con tecnica abrasiva come dimostrano le tipiche strie parallele riferibili a questa tecnica in prossimità dell’apertura. I margini della conchiglia sono levigati.

Il frammento di anello in Glycymeris sp. 21671 a sezione subcircolare conserva su un margine la cerniera della conchiglia, mentre il margine opposto e quello esterno sono stati appiattiti mediante abrasione e successivamente levigati. La conchiglia è stata assottigliata anche dall’interno come dimostra una zona del margine interno abrasa. L’anello, conservato in buona parte, aveva probabilmente un diametro di circa 4 cm..

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Il canino di lupo 21667 (lunghezza 3,4 cm) presenta un’apertura irregolare su una faccia della radice. Entrambe le facce della radice sono occupate da strie parallele riferibili ad abrasione, tecnica che ha causato la foratura parziale del dente.

Gli oggetti in osso

Il pendaglio a sezione sottile 21666 è fratturato all’estremità distale, lungo un margine e in corrispondenza del foro. Le superfici conservate del manufatto suggeriscono che l’oggetto possedesse in origine una forma rettangolare. Sulla faccia anteriore si osservano alcune strie parallele longitudinali riferibili ad abrasione tra il foro e l’estremità distale, mentre alcune strie trasversali parallele sono incise tra il foro e l’estremità prossimale. La faccia posteriore conserva la spugnosa dell’osso.

Il pendaglio curvo a sezione sottile 21664 (lunghezza 5,1 cm; larghezza 0,9 cm; spessore massimo 0,3 cm) presenta un foro biconico di diametro 0,3 cm al cui interno si osservano le strie concentriche riferibili alla tecnica rotativa. Sia la faccia anteriore che quella posteriore conservano strie riferibili alla raschiatura ed all’abrasione. Il pendaglio è stato interamente levigato.

Gli oggetti in pietra levigata

Il frammento di anellone in calcare 21679 appartiene al tipo 1 secondo la tipologia di Courtin e Gutherz, ovvero agli anelloni a sezione spessa, ovale o biconvessa, spesso asimmetrica, quasi tanto larga quanto alta. L’altezza del manufatto misura 2,1 cm mentre lo spessore 2,9 cm. Il rapporto tra le due misure è di 0,72, dunque inferiore a 1,5, come proposto per la collocazione all’interno del tipo 1. All’interno del foro si osservano alcune tracce di martellinatura probabilmente eseguite per l’allargamento del foro.

Grotta S. Angelo

Gli oggetti in conchiglia

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Il Glycymeris sp. 8B (lunghezza 3,3 cm) presenta il foro all’umbone. Il contorno del foro di forma sub circolare, le fessure sui bordi ed i margini sbrecciati suggeriscono l’utilizzo della percussione diretta puntuale come tecnica utilizzata per la foratura. I margini della valva sono levigati.

Il Glycymeris sp. ABD A14 (lunghezza 3,9cm) presenta il foro all’umbone. La zona che circoscrive il foro, a contorno subcircolare, è molto danneggiata pertanto risulta difficile individuare la tecnica utilizzata per la foratura. I margini della valva sono levigati.

Il frammento di bracciale in Triton nodiferum 9 bc conserva un margine curvo e appiattito sul quale si osservano le strie leggere riferibili alla levigatura. Un altro margine, in buona parte fratturato, conserva una zona appiattita e levigata. Il terzo margine è fratturato. Sulla faccia interna del frammento si osservano tracce di ocra.

Il frammento di Triton nodiferum ABD 9b presenta un margine appiattito e levigato. Un altro margine coincide con il margine in parte levigato del frammento sopradescritto ed è parzialmente arrotondato.

Il frammento pressoché rettangolare di Triton nodiferum 14592 (lunghezza 5,5 cm; larghezza 2,1 cm) presenta le estremità fratturate, un margine tagliato ed uno che coincide con l’apertura naturale della conchiglia. All’estremità prossimale decentrato verso il margine naturale sorge un foro conico. Il frammento è molto concrezionato ed impedisce di osservare altre tracce di lavorazione.

Gli oggetti in dente

La zanna di Sus 13392 fratturata all’estremità prossimale (lunghezza 11,3 cm; larghezza 1,7 cm; spessore 0,4) è tagliata longitudinalmente. Il dente presenta strie longitudinali riferibili alla raschiatura e all’abrasione sulla faccia posteriore e strie riferibili ad abrasione sulla faccia anteriore. La zanna è interamente levigata e sulla faccia anteriore si osserva un particolare lustro.

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Il frammento di vago cilindrico in calcare 133395 presenta un foro conico con diametro massimo che misura 1 cm. L’oggetto è fratturato ed all’interno del foro si osservano le strie concentriche riferibili alla tecnica rotativa. Le superfici esterne sono levigate.

Grotta dei Piccioni

Gli oggetti in conchiglia

Il simbolo (*) che contrassegna alcuni Glycymeris sp. indica, come già accennato nel capitolo 2, la dubbia provenienza stratigrafica degli esemplari.

Le conchiglie analizzate sono 21 Glycymeris sp. forati all’umbone, due

Glycymeris sp. non forati, un Cardium fratturato ed una Monodonta turbinata non

forato. Inoltre si contano 8 frammenti di Glycymeris sp. ed un frammento di conchiglia non determinabile.

Le valve di Glycymeris sp. PI F2* e Tr.m.n. 4* misurano rispettivamente 4,4 cm e 3,5 cm e non presentano alcuna traccia di lavorazione.

Il Glycymeris sp. 20854* (lunghezza 4,1 cm) è alterato dal fuoco e presenta il foro all’umbone. Il foro presenta i margini sbrecciati lungo i quali si osserva un breve tratto appiattito. Si può ipotizzare o che il foro sia stato effettuato tramite percussione diretta puntuale o che sia stato procurato dal prolungato spiaggiamento della valva.

Il Glycymeris sp. To7* (lunghezza 3,3 cm) presenta il foro all’umbone in parte decalcificato. Il foro, di forma subcircolare, è localizzato all’interno di una zona piatta mal conservata. Si può ipotizzare che la tecnica utilizzata sia stata l’abrasione anche se la mal conservazione della zona intorno al foro lascia molti dubbi su quale tecnica sia stata effettivamente adoperata. La valva ha i margini sbrecciati.

Il Glycymeris sp. 20855* (lunghezza 4,1 cm) presenta il tipico foro all’umbone. Il foro è di forma subcircolare ed il suo contorno possiede spigoli vivi e sbrecciature sulla faccia convessa e dei distacchi sulla faccia concava. Intorno al foro si osservano delle cupole e delle fessure che arrivano fino al dorso della valva. Le

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tracce descritte dimostrano che la tecnica utilizzata per la foratura di questo esemplare è stata la percussione diretta puntuale. La valva è quasi completamente decalcificata ed ha i margini sbrecciati.

Il Glycymeris sp. Tr.m.n.p 4-8*(lunghezza 3,9 cm) presenta il foro all’umbone creato tramite tecnica abrasiva, come dimostra la zona piatta attraversata dalle tipiche strie parallele sulla quale il foro è localizzato.

Il Glycymeris sp. 20960* (lunghezza 3,9 cm) presenta il foro all’umbone ellissoidale e con i margini molto levigati. L’assenza di strie e sbrecciature in prossimità dell’apertura lascia supporre che si tratti di un esemplare con foro causato dal prolungato spiaggiamento della valva. All’esterno ed all’interno della valva si osservano tracce di ocra.

Il Glycymeris sp. To5* (lunghezza 3,7 cm) presenta il foro all’umbone di forma sub circolare molto sbrecciato e con cupole vicine al contorno. La tecnica utilizzata per l’apertura del foro è stata la percussione diretta puntuale.

Il Glycymeris sp. Tr.m.R.* (lunghezza 3,5 cm) presenta il foro all’umbone. Il foro è localizzato all’interno di una zona pressoché piatta e sopra di esso si osservano delle leggere strie parallele riferibili ad abrasione. Nonostante la decalcificazione ricopra parzialmente il foro, si può ipotizzare che la tecnica utilizzata per l’apertura sia l’abrasione.

Il Glycymeris sp. P16 (lunghezza 3,2) presenta il foro all’umbone con i margini sbrecciati e con spigoli vivi. Il margine del foro, sulla faccia concava della valva, presenta delle sbrecciature. Non si osservano né cupole né fessure sul contorno del foro pertanto o è stato effettuato tramite percussione diretta puntuale o è stato prodotto dal prolungato spiaggiamento della valva. La valva presenta i margini levigati.

Il Glycymeris sp. PRR (lunghezza 3cm) presenta il foro all’umbone. Il foro ha una forma subcircolare e leggere sbrecciature sul contorno. Sopra l’umbone si osservano strie disordinate ed una cupola. Si può ipotizzare che la foratura sia stata effettuata tramite percussione diretta puntuale in riferimento alle lievi sbrecciature ed alla cupola, mentre le strie potrebbero riferirsi più ad una

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particolare sospensione del manufatto che ad un’abrasione utile allo scopo della perforazione.

Il Glycymeris sp. PI F3* (lunghezza 3,5 cm) presenta il foro all’umbone. Il foro è localizzato all’interno di una zona piatta disturbata dalla decalcificazione. Tra il foro e la cerniera della valva si osservano delle strie riferibili ad abrasione, pertanto è verosimile che la tecnica utilizzata per la foratura sia quella abrasiva. Il Glycymeris sp. Tr.m.n. 3* (lunghezza 3,4 cm) è alterato dal fuoco e presenta il foro all’umbone di forma sub circolare con i margini sbrecciati e attraversati in un punto da una fessura. Le tracce suggeriscono che la tecnica utilizzata per l’ottenimento del foro è la percussione diretta puntuale. La valva presenta i margini sbrecciati.

Il Glycymeris sp. PI 16 (lunghezza 4 cm) presenta il foro sull’umbone localizzato al centro di una zona appiattita attraversata da leggere strie parallele che dimostrano l’utilizzo dell’abrasione come tecnica di foratura. La valva ha i margini levigati.

Il Glycymeris sp. PI F1* (fratturato) presenta il foro all’umbone. Il foro presenta i margini molto sbrecciati e attraversati da fessure. Vicino al margine superiore del foro si osserva una piccola cupola. Le tracce osservate sono tipiche della percussione diretta puntuale, tecnica utilizzata per l’ottenimento del foro. La valva ha i margini levigati.

Il Glycymeris sp. TO 7* (lunghezza 4,3 cm) presenta il foro all’umbone i cui margini sono in parte sbrecciati ed in parte con spigoli vivi. Osservando la valva dalla faccia concava si nota che il contorno visibile del foro è completamente sbrecciato. Si può ipotizzare o che la tecnica utilizzata per creare l’apertura sia la percussione diretta puntuale o che si tratti di un foro prodotto dal prolungato spiaggiamento della valva. La valva presenta i margini leggermente sbrecciati. Il Glycymeris sp. N.3.* (lunghezza 4,1 cm) presenta il foro all’umbone localizzato al centro di una zona appiattita. La valva che è completamente levigata e particolarmente lucida non presenta in corrispondenza del foro alcuna stria identificativa dell’abrasione, tecnica con la quale si ipotizza sia stata effettuata l’apertura. Sul corpo della valva sono invece visibili leggere strie orientate

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casualmente di varia lunghezza e profondità che potrebbero essere collegate ad un particolare utilizzo o sospensione di questo esemplare molto levigato e lucido. L’esemplare conserva una colorazione più gialla rispetto alle altre valve.

Il Glycymeris sp. 20853* (lunghezza 2,7 cm) presenta il foro all’umbone di forma irregolare e sbrecciato. Non si osserva nessuna fessura o cupola vicino ai margini, pertanto il foro potrebbe essere stato effettuato tramite percussione diretta puntuale o essere stato prodotto dal prolungato spiaggiamento della valva. La valva presenta i margini levigati.

Il Glycymeris sp. 25807* (lunghezza 2,3 cm) presenta il foro all’umbone creato tramite tecnica abrasiva. Il foro si trova all’interno di una zona appiattita attraversata dalle tipiche strie parallele riferibili all’abrasione.

Il Glycymeris sp. P.T.S. 4* (lunghezza 2,6 cm) presenta il foro all’umbone con i margini sbrecciati. La cerniera presenta una grande sbrecciatura che interessa parzialmente il margine inferiore del foro. Risulta difficile stabilire la tecnica di perforazione, tuttavia si può avanzare due ipotesi per esclusione: la prima è che le sbrecciature siano dovute ad una percussione diretta, mentre la seconda è che le sbrecciature siano dovute ad una fase di regolarizzazione del foro con uno strumento appuntito e che tale operazione abbia eliminato le tracce di una precedente tecnica. La valva presenta i margini levigati.

Il Glycymeris sp. Tr.Ton. 1* (lunghezza 2,1 cm) presenta il foro all’umbone. Questo esemplare mostra le stesse caratteristiche dell’esemplare precedente, pertanto valgono le stesse due ipotesi per esclusione: la prima è che le sbrecciature siano dovute ad una percussione diretta, mentre la seconda è che le sbrecciature siano dovute ad una fase di regolarizzazione del foro con uno strumento appuntito e che tale operazione abbia eliminato le tracce di una precedente tecnica. La valva presenta i margini molto levigati.

Il Glycymeris sp. 20959* (lunghezza 3,5 cm) presenta il foro all’umbone di forma ellissoidale i cu margini sono in parte sbrecciati. La levigatura della parte inferiore del foro lascia supporre o che si tratti di una perforazione naturale dovuta al prolungato spiaggiamento della valva o che il prolungato strofinamento del filo abbia lisciato la parte di margine con cui è stato più a contatto.

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Il Glycymeris sp. R (lunghezza 3 cm) alterato dal fuoco, presenta il foro all’umbone. I margini del foro presentano spigoli vivi e sbrecciature. Sul contorno si osserva una fessura e vicino al margine superiore del foro si osserva una cupola. Tutte le tracce indicano che la tecnica utilizzata per la foratura è stata la percussione diretta puntuale. La valva presenta i margini sbrecciati.

Il Cardium fratturato P15 non presenta alcuna traccia di lavorazione ed è in parte alterato dal fuoco.

La Monodonta turbinata P15 (lunghezza 1,9 cm) non presenta alcuna traccia di lavorazione.

Gli oggetti in dente

Il canino di volpe 13192 è lungo 2,9 cm e presenta un foro biconico sulla radice che misura 0,3 cm di diametro. All’interno del foro si osservano alcune strie concentriche tipiche della tecnica rotativa. Il dente è completamente lucido.

Cultura di Ripoli: aspetti recenti

Fossacesia

Gli oggetti in conchiglia

Gli oggetti in conchiglia consistono in 19 Glycymeris sp. forati all’umbone, 7

Glycymeris sp. non forati, di cui 3 fratturati, due Glycymeris sp. fratturati

all’umbone, un Cardium forato all’umbone, una valva di Ostrea sp. fratturata in prossimità dell’umbone, sei frammenti di valva di bivalve non determinabili ed un

Murex brandaris con canale sifonale fratturato. Inoltre si contano quattro

frammenti di valva indeterminabile, tre frammenti di Glycymeris sp. ed un frammento di Cardium tutti privi di tracce di lavorazione.

Il Glycymeris sp. FC 3 XIII 7 (lunghezza 3,1 cm) presenta un piccolissimo foro all’umbone. Considerando che la zona subito sopra l’umbone è priva dello strato

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più esterno della conchiglia è verosimile che l’apertura sia dovuta al prolungato spiaggiamento della valva.

Il Glycymeris sp. F7 VI 1 non è integro e presenta il foro leggermente sopra l’umbone. Il foro è all’interno di una zona piatta dove si osservano le strie tipiche dell’abrasione. Affiancato ad un margine fratturato della valva si osserva un profondo solco provocato da uno strumento litico con vicino strie parallele riferibili ad abrasione, le quali a sua volta separano il primo solco da due solchi meno profondi entrambi effettuati con uno strumento litico. Un margine del foro presenta piccole sbrecciature che potrebbero attribuirsi allo strofinamento del filo. Il Glycymeris sp. F2 A1 (lunghezza 3,1 cm) presenta il foro all’umbone. Il foro è all’interno di una zona piatta dove si osservano le tipiche strie parallele dell’abrasione, tecnica con la quale è stata effettuata l’apertura. La valva presenta i margini levigati e con delle sbrecciature di origine successiva alla levigatura. La parte di margine opposta all’umbone è stato appiattita artificialmente come mostrano le strie parallele riferibili all’abrasione.

Il Glycymeris sp. F2B IV 4 non è integro e presenta il foro all’umbone. Osservando i margini del foro in parte sbrecciati ed in parte smussati è difficile stabilire se l’apertura sia stata effettuata tramite percussione diretta o se il foro sia stato prodotto dal prolungato spiaggiamento.

Il Glycymeris sp. FC 7 t. 3 (lunghezza 3,1 cm) presenta il foro all’umbone. La zona che circoscrive il foro, di forma sub circolare, risulta molto danneggiata e non permette di individuare l’eventuale tecnica di foratura. I margini della valva sono levigati e presentano in alcune zone strie disordinate che sembrano dovute all’intervento umano.

Il Glycymeris sp. F2 A1 non è integro e presenta il foro all’umbone. Il foro sorge all’interno di una zona piatta attraversata da strie parallele tipiche dell’abrasione, tecnica con la quale è stata effettuata l’apertura.

Il Glycymeris sp. F2 B III 3 (lunghezza 2,9 cm) presenta il foro all’umbone. La conchiglia presenta l’umbone molto danneggiato, pertanto non è possibile individuare le tracce dell’eventuale tecnica di foratura o se l’apertura sia stata prodotta dal prolungato spiaggiamento. La valva presenta i margini sbrecciati.

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Il Glycymeris sp. FC 2 t. 1 (lunghezza 3,2 cm) il foro all’umbone. Come nel caso precedente la conchiglia presenta l’umbone molto danneggiato, pertanto non è possibile individuare le tracce dell’eventuale tecnica di foratura o se l’apertura sia dovuta al prolungato spiaggiamento. La valva presenta i margini sbrecciati.

Il Glycymeris sp. F2 B1 (lunghezza 2,9 cm) presenta il foro all’umbone. Il foro presenta una forma ellissoidale ed i margini sono interessati da un’esfoliazione che consiste nella mancanza del periostraco estesa fino alla sommità dell’umbone. Queste caratteristiche sono tipiche di uno spiaggiamento prolungato della valva che ha procurato l’apertura dell’umbone. La valva presenta una parte del margine fratturata.

Il Glycymeris sp. F2 A1 (lunghezza 2,6 cm) presenta il foro all’umbone. Il foro presenta i margini leggermente sbrecciati e molto sottili, pertanto è difficile stabilire se l’apertura sia stata effettuata tramite percussione o se sia dovuta al prolungato spiaggiamento. I margini della valva sono molto levigati, causa per cui la conchiglia ha acquisito una forma romboidale.

Il Glycymeris sp. F2 Ar (lunghezza 4,1 cm) presenta il foro all’umbone con i margini sbrecciati. Il foro, di forma pressoché circolare, nonostante l’assenza di fessure o cupole potrebbe essere stato effettuato tramite percussione diretta puntuale oppure aver subito delle operazioni di regolarizzazione che hanno eliminato le tracce delle tecniche precedenti. I margini della valva sono sbrecciati ed alcune sbrecciature sono state levigate intenzionalmente come mostrano alcune strie disordinate.

Il Glycymeris sp. FC 7 III 1 non è integro e presenta il foro all’umbone. Il foro presenta i margini leggermente sbrecciati e sottili, dunque è difficile stabilire se l’apertura sia stata creata tramite percussione o sia il risultato del prolungato spiaggiamento della valva.

Il Glycymeris sp. F2 B II 3 (lunghezza 2,7 cm) presenta il foro all’umbone. All’interno del foro si osservano su un margine delle strie concentriche che testimoniano l’utilizzo della tecnica rotativa effettuata con l’aiuto di uno strumento appuntito per l’ottenimento del foro. I margini della valva sono sbrecciati.

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Il Glycymeris sp. FC F. QG t.1 (lunghezza 3 cm) presenta il foro all’umbone. Sui margini del foro, circolare a sezione conica, si osservano alcune strie concentriche che testimoniano l’utilizzo della tecnica rotativa, effettuata con l’aiuto di uno strumento appuntito, per l’ottenimento del foro. I margini della valva sono molto levigati, causa per cui la conchiglia ha acquisito una forma allungata.

Il Glycymeris sp. F2 B II 4 (lunghezza 3,6 cm) presenta il foro all’umbone, a sezione conica e molto danneggiato sui margini. Risulta difficile individuare la tecnica utilizzata per effettuare il foro, nonostante ciò un’ipotesi valida in riferimento alla sezione conica dell’apertura è la tecnica rotativa. I margini della valva sono levigati e con alcune sbrecciature di origine successiva alla levigatura. Su alcune zone del margine levigato si osservano delle strie non ordinate che sembrano riferirsi ad una levigatura intenzionale.

Il Glycymeris sp. F5 1 sc. Cl (lunghezza 3,2 cm) presenta il foro all’umbone i cui margini risultano sottili ed in alcune parti sbrecciati. Le ipotesi sull’origine della foratura sono o che il foro sia stato effettuato tramite percussione diretta puntuale o che esso sia dovuto al prolungato spiaggiamento della valva. I margini della valva sono sbrecciati e presentano alcune tracce di pigmento rosso.

Il Glycymeris sp. Fc 7 Qx t.2 (lunghezza 3,8 cm) presenta il foro all’umbone. Il foro presenta una forma ellissoidale ed i margini sono interessati da un’esfoliazione che consiste nella mancanza del periostraco estesa fino alla sommità dell’umbone. Queste caratteristiche sono tipiche di uno spiaggiamento prolungato della valva che ha procurato l’apertura dell’umbone. Sul dorso della valva si osservano piccole tracce di pigmento rosso. I margini della valva sono sbrecciati.

Il Glycymeris sp. Fc 2 sup. (lunghezza 2,1 cm) presenta il foro all’umbone. Il foro, come nel caso precedente, risulta di forma ellissoidale con i margini esfoliati. In questo caso l’esfoliazione si estende fino al dorso della valva ed è molto più profonda del caso precedente. Probabilmente anche questo esemplare ha subito un prolungato spiaggiamento che ha provocato l’apertura dell’umbone. I margini della valva sono sbrecciati.

Un Glycymeris sp. privo di sigla (lunghezza 4,2 cm) presenta il foro all’umbone. Anche in questo caso il foro è ellissoidale con i margini esfoliati. L’esfoliazione si

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limita al contorno del foro ma è tipica di un prolungato spiaggiamento che potrebbe aver provocato l’apertura dell’umbone. I margini della valva sono sbrecciati.

I Glycymeris sp. Fc 7 t. 3 (lunghezza 3,2 cm) e Fc 4 XIV (lunghezza 2,5 cm) sono entrambi privi di umbone e di una parte di cerniera. I margini delle valve sono sbrecciati.

Sette Glycymeris sp. non presentano alcuna traccia di lavorazione. Gli esemplari F B t.3 e FC 3 XIII 7 risultano integri, gli esemplari F5 5 t.4, Fc. 7 Q 27 t. 2 e Fc. 2 t. 1 (b) presentano i margini della valva sbrecciati, mentre gli esemplari FC 3 IV 3 (integro e con i margini sbrecciati) e F5.1 sc.cl. (non integro) presentano tracce di pigmento rosso sul dorso della valva.

Il Cardium sp. F2B III 3 (lunghezza 2,3 cm) presenta il foro sopra l’umbone in parte fratturato al livello della cerniera. La parte di foro intatta è situata all’interno di una zona piatta in cui si osservano le tipiche strie dell’abrasione, tecnica con la quale è stata effettuata l’apertura. La valva presenta i margini sbrecciati.

L’Ostrea sp. Fc 7 t.4 (lunghezza 7,3 cm) è fratturata in prossimità dell’umbone. La valva non presenta alcuna traccia di lavorazione.

Il Murex brandaris Fc 9 t. 7 (lunghezza 4,3 cm) non presenta alcuna traccia di lavorazione ed ha il canale sifonale fratturato.

Gli oggetti in osso

Il frammento di forma irregolare F5 5 t. 4 ricavato da osso lungo conserva un foro conico vicino ad un margine. All’interno del foro si osservano le strie concentriche tipiche della tecnica rotativa. Su un margine della faccia anteriore si osserva qualche stria longitudinale riferibile alla raschiatura, mentre la faccia posteriore conserva il tessuto spugnoso dell’osso.

La falange di cervo F2 B III 4 (lunghezza 4,5 cm) presenta su tutte le superfici, ad eccezione delle articolazioni, strie parallele trasversali tipiche dell’abrasione. L’abrasione ha smussato i contorni della falange che ha assunto una forma più

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rotondeggiante rispetto a quella naturale. Ai lati dell’articolazione distale, una opposta all’altra, si osservano due cavità sbrecciate ed irregolari.

Gli oggetti in pietra levigata

Il frammento di anellone F1 sp. Arg. QI in roccia sub vulcanica appartiene al tipo A2 secondo la tipologia Tanda, ovvero agli anelloni caratterizzati da una sezione a triangolo isoscele con la faccia interna convessa. Secondo la tipologia di Courtin e Gutherz, il frammento appartiene al tipo 3 ovvero agli anelloni a sezione larga appiattita, triangolare. L’altezza del manufatto misura 1,5 cm mentre lo spessore 2,1 cm. Il rapporto tra le due misure è di 0,71, dunque inferiore a 1, come proposto per la collocazione all’interno del tipo 3. Sulla superficie del frammento non si osserva alcuna traccia relativa alle fasi di lavorazione.

Settefonti

Gli oggetti in conchiglia

Il Glycymeris sp. 38 (lunghezza 3,1 cm) presenta il foro all’umbone. Il foro, a sezione conica, presenta su un margine strie concentriche che testimoniano l’utilizzo della tecnica rotativa effettuata con l’aiuto di uno strumento appuntito per l’ottenimento dell’apertura. I margini della valva sono sbrecciati.

Il Glycymeris sp. 34 (lunghezza 3,3 cm) presenta il foro sopra l’umbone. Il foro è situato all’interno di una zona piatta dove si osservano le tipiche strie riferibili all’abrasione, tecnica con la quale è stato ottenuto il foro. I margini della valva sono sbrecciati.

Ripoli

Gli oggetti in conchiglia

Il frammento di piastrina in madreperla 21668 risulta molto danneggiato e difficilmente analizzabile per la sostanza collante che lo ricopre, tuttavia

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all’interno del foro biconico sono ben visibili le strie concentriche riferibili alla tecnica rotativa.

Gli oggetti in dente

La zanna di Sus 21663 rotta ad un’estremità, (lunghezza 6,9 cm; larghezza massima 1,6 cm) presenta un margine curvo ed uno sinuoso, entrambi levigati. Sulla faccia posteriore si osservano strie riferibili ad abrasione sui margini e vicino alle estremità.

Gli oggetti in osso

Il frammento di pendaglio a sezione sottile 21665 risulta fratturato all’estremità distale e presenta un incavo che separa il foro dal resto del corpo. Il foro biconico di diametro 0,7 cm è attraversato da un piccolo solco sul margine esterno superiore. Sulla faccia anteriore tra il foro e l’estremità distale si osservano le strie parallele riferibili ad abrasione. La faccia posteriore presenta due brevi solcature longitudinali che dipartono dal margine inferiore del foro e potrebbero essere riconducibili ad una fase preparatoria della foratura. La faccia anteriore è stata interamente levigata.

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