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Dai confini del mondo

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Academic year: 2022

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La rivista dell’A zione Cattolica di V erona

Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma2, NE/VR

Dai confini

del mondo #1| aprile 2013

(2)

S

e avete aperto “Pagine di AC” dopo aver sfogliato un giornale o visto un po’ di te-

levisione probabilmente non siete dell’u- more migliore. Problemi di ogni tipo: economi- ci, politici, sociali, finanziari, nazionali, europei, globali. Problemi che ci vengono proposti con analisi ed informazioni nelle quali facciamo fatica a capire cosa sia vero, falso, nascosto o distorto. Certo è che in tutto questo l’uomo, l’unica cosa che davvero conta, è in sofferenza.

Tante persone sono in vera sofferenza.

Le difficoltà del lavoro, del denaro, delle rela- zioni, del “vivere”, sono concrete e drammati- camente reali.

La mancanza di prospettiva è ovunque palpabi- le. In quale direzione andare? Quale meta por- si? In che modo raggiungerla? Quale modello di uomo e di società darsi?

Si tratta di domande nelle quali è facile per- dersi: discussioni infinite, ragionamenti incon- cludenti, contrapposizioni accademiche. Pro- viamo invece a toglierci di dosso tutto questo.

Proviamo a tenere solo l’essenziale: Dio, l’Uo- mo, il Mondo. Di fronte alla realtà quotidiana così semplificata e di fronte alla sofferenza dell’uomo e del mondo noi cristiani abbiamo responsabilità precise. Il mondo raccontato dai giornali non sembra avere né prospettiva, né meta, né modello. Ciò che non ha il mondo è invece nelle nostre mani e nei nostri cuori.

Noi abbiamo gli strumenti, quelli che ci dona lo Spirito, per proporre a questo mondo incerto:

prospettive, mete, modelli. Si tratta, però, di strumenti che non funzionano in automatico.

Li dobbiamo conoscere, sviluppare ed utilizza- re concretamente. L’uso degli strumenti deve essere volontario e richiede impegno e dispo- nibilità: è il “nostro lavoro”. Quello che il Signo- re, scegliendoci, ci ha affidato. Un lavoro che va fatto “fuori”: nella vita quotidiana, in prima persona, giorno per giorno. Non solo nelle no- stre Parrocchie. Il “mondo” è quello delle no- stre strade, di Verona e di tutti i nostri paesi.

La scelta di impegnarci insieme attraverso l’A- zione Cattolica ci deve, poi, aiutare a fare an- cora meglio questo “nostro lavoro”. Dobbiamo aiutare noi stessi e gli altri Cristiani ad utilizzare quegli strumenti per vivere ed interpretare la vita di tutti i giorni alla luce del Vangelo. Nelle piccole cose come nei grandi temi, affrontan-

03

di Roberto Marrella Presidente dell’Azione Cattolica di Verona

PRENDI

NOTA appuntamenti diocesani... da non perdere!

> aprile

20_Assemblea diocesana modifica Atto Normativo – Sede AC Verona

>maggio

03_Presentazione Campi Estivi ACR e GVSS – Sede AC Verona 10_ Celebrazione Mariana Adulti – Seminario Maggiore - Vr 26_Carrefour diocesano 2013 – Lugagnano

> giugno

28>30_ Week-End per Giovani Adulti e Famiglie – San Giovanni in Loffa

> giugno>agosto

Campi Scuola ACR e GVSS – San Giovanni in Loffa

> agosto/settembre

30>1_ Week-End per Adulti – San Giovanni in Loffa

doli tutti, senza alcuna paura.

In questo modo potremo seguire una delle pri- me indicazioni del nostro Papa Francesco: “La Chiesa è chiamata ad uscire da se stessa e ad andare verso le periferie, non solo quelle ge- ografiche ma anche quelle esistenziali: quelle del mistero del peccato, del dolore, dell’ingiu- stizia, quelle dell’ignoranza e dell’assenza di fede, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria”.

Possiamo essere felici ed orgogliosi per questa avventura che il Signore ci ha affidato e consen- tito di vivere.

“Non cediamo mai al pessimismo, a quell’a- marezza che il diavolo ci offre ogni giorno” ci raccomanda ancora il Papa.

Noi stessi, le nostre associazioni, l’Azione Cat- tolica nel suo complesso, pur nei nostri limiti, siamo costruttori di vita buona, di bene. Di questo dobbiamo essere consapevoli e felici.

Trovare difficoltà sul nostro cammino non deve scoraggiarci. Non possiamo certo pensare che ci vengano aperte porte e strade facili. Gesù ce ne ha dato l’esempio.

È giusto essere consapevoli e umilmente fieri di questo bene che stiamo facendo. Pensiamo all’attività educativa attenta e perseverante che si fa nelle nostre associazioni affinché ogni per- sona (piccola e grande) possa liberamente rea- lizzare se stesso. Pensiamo allo sviluppo delle relazioni sincere tra le persone. Pensiamo alla continua ricerca della Comunione. Questi sono doni preziosi che da sempre sappiamo dare alla nostra Chiesa ed alla nostra Società.

Nessuno scoraggiamento quindi, piuttosto un rinnovato, continuo e gioioso impegno.

Vi penso sorridenti!

EDIT ORIALE

Comunicaci le tue iniziative parrocchiali

e noi le segnaleremo a

tutti!

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SOMMARIO

05

Autorizz. del Tribunale di Verona n.228 del 13/05/96

P.tta S.Pietro Incarnario, 3 37121 Verona

Tel. 045/8004925 Fax 045/8004319 segreteria@acverona.it www.acverona.it

Anno XXXIII - n.1 aprile 2013 Rivista dell’Azione Cattolica di Verona

Redazione:

Roberto Marrella, Margherita Frigo Sorbini, Claudio Bolcato, Caterina Grottola, Matilde Tessari, Paola Paiola, Francesco Fiorini, Davide Merlini, Marco Vincenzi.

Direttore Responsabile:

Don Bruno Fasani Grafica ed Impaginazione:

Cristian De Frenza, Francesco Giacopuzzi.

Stampa:

Tipolito L.Baschera s.a.s.

Montorio (Vr) Tiratura:

2.500 copie

#1 |aprile 2013

04 #1|aprile2013

«Fratelli e sorelle buonasera. Voi sapete che il dovere del Conclave è di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo. Ma siamo qui... Vi ringrazio dell’accoglienza, alla comunità diocesana di Roma, al suo Vescovo, grazie. E prima di tutto vorrei fare una preghiera per il nostro Vescovo emerito Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca».

Riuniti davanti a Gesù Eucarestia 12 Come essere Cristiani-Credibili? 14

C’era una volta 16

Joyfull: perchè la vostra gioia sia piena 17 Take care: ai giovani di AC sta a cuore la sessualità 18

Nuovi gruppi adulti: Vallese e Terranegra 20 La nota pastorale “Post Aquileia2” 21 Una bella tradizione da valorizzare 22

Tempo d’Estate 2013 23

Il Punto 3

Qui si legge! 4

Felici e credenti 6

Venuto dalla fine del mondo 8

Un altro passo per divenire l’associazione che vogliamo! 10

ASSOCIAZIONE

RAGAZZI GIOVANI

ADULTI

6

12 18 22

CONSIGLI PER UNA LETTURA...ASSOCIATIVA

QUI SI LEGGE!

SPE CIALE SOCI SCRIT

TORI

Uno studio sull’esperienza mistica della Beata Angela, con l’intenzione di farne emergere le intuizioni e le possibili acquisizioni teologiche riguardanti la Trinità. Attraverso la via che è Cristo, Angela accede a un’ulteriore contemplazione divina: l’essere in mezzo alla Trinità, in particolare relazione alla persona del Padre, quale Origine della Trinità.

La Trinità nell’itinerario mistico di Angela da Foligno

autore: Ghelfi Giacomo autore: Città Nuova Collana Teologia Prezzo: n.d.

Pagine: n.d.

Anno: 2012

Benvenuti a Villainquieta

autore: Perlini Paolo autore: EdiGiò collana I Castori Prezzo: n.d.

Pagine: 100

Anno: 2012“Nel tardo pomeriggio di un caldo mattino, nel paese di Villainquieta si presenta un giovane di nome Johnny Dream. Ha un cappello calato sulla fronte, una borsa gonfia, un bastone da passeggio e una pistola automatica nascosta nel taschino. È un’arma che non userà mai perché la sua specialità è un’altra: cattura i sogni, intrappola gli incubi e poi li annega in un po’ d’acqua.

In un paese surreale e magico, popolato da personaggi che sembrano usciti da un fumetto o un film western, riuscirà Johnny Dream a sconfiggere gli inquietanti sogni che tormentano i suoi abitanti?”

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06 #1|aprile2013 07

FELICI E CREDENTI

“F

ate il possibile e l’impossibile per realizza- re la Comunione. Voi siete gente di Comu- nione, con i sacerdoti e con le altre aggre- gazioni: fate voi il primo, il secondo e l’ennesimo passo. L’AC sia nei vari ambienti rappresentata da persone affascinanti per grandezza e libertà inte- riori, irreprensibili nei comportamenti. Chiunque abbia la percezione di trovarsi innanzi a persone eccezionali: non trattate mai male nessuno!”.

Queste sono solo alcune delle belle parole che il nostro Vescovo Giuseppe ci ha rivolto sabato 1 di- cembre, in occasione della Veglia diocesana dell’A-

desione, tradizionale appuntamento unitario che quest’anno l’Azione Cattolica di Verona ha voluto celebrare nella splendida e suggestiva cornice della Basilica di San Zeno. Il luogo è stato scelto per ri- cordare e solennizzare le importanti ricorrenze che caratterizzano quest’anno pastorale: l’Anno della Fede, il 50° del Concilio Vaticano II, il 30° del Ca- techismo della Chiesa Cattolica e l’Anno Zenoniano in ricordo del 1650° anniversario dell’ordinazione episcopale del Vescovo Zeno. Un intreccio di ricor- renze che è riecheggiato nella struttura stessa della Veglia, incentrata su alcuni momenti particolar- mente intensi e suggestivi: la preghiera per la città di Claudio Bolcato

Vice presidente diocesano Settore Adulti

ASSOCIAZIONE

di Verona, testimonianza della nostra attenzione al territorio e alle persone che lo abitano, il dialogo (immaginario) con il Vescovo Zeno nel chiostro, a cui abbiamo raccontato la nostra esperienza di lai- ci di Azione Cattolica, e infine il momento dell’im- pegno verso Cristo, per l’edificazione della Chiesa, nella società e nel quotidiano, ispirati dalle parole del sermone del Vescovo Zeno sull’ “edificazione spirituale della casa di Dio” e le intense e accorate riflessioni del suo successore, il Vescovo Giuseppe.

Ripercorrendo i vari momenti della Veglia, il pen- siero non può non soffermarsi sulle difficili situa- zioni che ogni giorno appaiono ai nostri occhi: la fatica della crisi economica, il lavoro che manca o che diventa occasione di sfruttamento e di arric- chimento, la solitudine delle giovani generazioni, le situazioni di povertà crescente, la scarsa attenzione alle bellezze del nostro territorio. A ciò noi laici sia- mo chiamati a dare risposte concrete, con la consa- pevolezza che da soli abbiamo limiti insormontabi- li, ma che se sappiamo confidare in Dio possiamo trovare forza, conforto e illuminazione nella ricerca di nuove strade e vie da percorrere. Particolarmen- te suggestivo è stato il momento vissuto nel chio- stro della Basilica, luogo che nell’esperienza della Chiesa è permeato dal silenzio, dal dialogo e dalla confidenza. In questo clima i partecipanti alla Ve- glia hanno fatto un incontro molto particolare: il Vescovo Zeno, con cui un ragazzo, un giovane e un adulto hanno intessuto un dialogo nel quale passa- to e presente si sono mescolati, uniti da un sottile ma resistente filo, la Fede, che plasma e trasforma il cuore di ciascuno di noi e ci immette in un cammi- no che dura tutta la vita. La Veglia si è conclusa con

il momento dell’impegno: la chiamata di Dio è un invito importante, che esige una risposta personale e comunitaria e un contributo originale alla storia della salvezza. Un momento in cui ciascun parte- cipante è stato chiamato a manifestare gli impegni della vita cristiana e della partecipazione corre- sponsabile alla vita della Chiesa.

Non poteva però mancare anche l’aspetto convivia- le, della relazione e della festa, allestito nel chio- stro della Basilica e offerto come da tradizione dal Gruppo Alpini di San Giovanni Lupatoto, a base di cioccolata e vin brulè. Dovendo riassumere in po- che parole il senso della Veglia di preghiera, tra i tanti spunti mi vengono ottime le parole della can- zone conclusiva: “Ecco il nostro Sì, nuova luce che rischiara il giorno, è bellissimo regalare al mondo la Speranza… insegna a queste mani la fedeltà, a costruire la pace, una Casa Comune insieme a te…

Insegnaci ad accogliere Gesù, noi saremo Dimora, la più bella poesia dell’anima”.

Carrefour 2013 domenica 26 maggio

Lugagnano

Ti aspettiamo!

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09 08

ASSOCIAZIONE

#1|aprile2013

VENUTO DALLA FINE DEL MONDO

di Margherita Frigo Sorbini e Francesco Fiorini Commissione Diocesana Comunicazione

P

ochi eventi nella vita emozionano tanto quanto la “Fumata bianca” che annuncia l’elezione del Romano Pontefice, pochi ten- gono il fiato sospeso quanto l’attesa che questo si affacci alla Loggia delle benedizioni, svelando il segreto della sua identità. E quando il segreto è svelato, l’emozione giunge al top nell’udire le parole del nuovo Papa. Di questo primo discorso, poi, rimane indelebile una frase, che entra per sempre nella memoria collettiva. Così è stato per il “Se sbaglio mi corrigerete..” di Giovanni Paolo II, e “Un umile lavoratore della vigna del Signore”

di Benedetto XVI. Di Papa Francesco, le cui sor- prese sono state in effetti moltissime, le parole

“chiave” possono senz’altro essere quel suo ve- nire “quasi dalla fine del mondo”. Il Papa inten- deva ciò soprattutto in senso geografico, ma, a pensarci bene, il significato potrebbe essere ben più profondo. Quante volte, nella problematica situazione generale abbiamo avuto un senso di fine? Pensiamo al peso che, in questo particola- re momento, è stato dato a fantomatiche profe- zie relative proprio alla “fine del mondo” che da sempre accompagnano la storia dell’umanità, ul- tima in ordine di tempo la profezia dei Maya. Ed ecco che dalla fine del mondo ci viene un Padre, anzi, per noi di AC un “Bianco Padre”, che già con le sue primissime parole si è posto come “meta, luce e guida”, come cantava lo storico inno.

“Meta” perché il Papa è per tutti i cristiani un sommo punto di unione e di riferimento, ma va sottolineato che l’AC, fin dalla sua fondazione, è particolarmente legata al Papa dalla volontà di Mario Fani che la volle “in difesa del Papa”. Ecco quindi che lo stile del Pontefice diventa l’orizzon-

te al quale tendere come cristiani, ma ancor più come laici di Azione Cattolica, particolarmente attenti allo stile con il quale ci inseriamo nelle no- stre varie realtà quotidiane.

Il Pontefice è poi “luce”: luce perché, in un mo- mento di oscurità per la Chiesa, sottolineata da tutti nei giorni del Conclave e particolarmente dai media, sempre attenti a sottolineare gli scandali e le tensioni ecclesiali, ci esorta a non cedere al pessimismo, a custodire ed amare con tenerez- za tutto il creato, come il Santo di cui ha scelto il nome, che spinge la corresponsabilità a voler essere benedetto dai suoi fedeli prima di benedi- re, che entra familiarmente nel nostro quotidia- no augurandoci: Buona sera, Buon giorno, Buon pranzo, e si dimostra ben deciso nel rivolgersi in- nanzi tutto alle sofferenze dell’umanità.

Infine è per tutti i cristiani una “guida”: ma non focalizziamoci solamente sul senso formale del termine, perché sin da subito tutti abbiamo intui- to che la forma è stata sostituita dalla sostanza. È innegabile che immediatamente Papa Francesco abbia fatto breccia nei cuori di tutti principalmen- te per la sua semplicità, e proprio nella testimo- nianza della semplicità sta il ruolo di guida, proprio come fu per Francesco d’Assisi. Ma attenzione: la nostra società ha dato un valore falso alla parola

“semplicità”, tanto che fatichiamo a riconoscerla ed abbiamo bisogno di persone che ci aiutino a discernere: semplice non significa “facile”. È forse facile per un mercante del 1200 lasciare tutto per vivere con nulla? È forse facile andare a contatto con lebbrosi e malati? È forse facile trovare il co- raggio di andare davanti al Papa per chiedere la legittimazione di una cosa che per tutti sembrava

fuori ad ogni logica? E tornando ad oggi, è forse facile chiedere a migliaia di persone di fare silen- zio per pregare, nella società del rumore? È forse facile spogliare il ruolo del Romano Pontefice da tutte quelle onorificenze da sempre attribuite, senza per questo sminuirne l’importanza? Anche questo, se ci pensiamo bene, sembra fuori da ogni logica. Ma Papa Francesco, forte del richia- mo al Poverello d’Assisi, ha voluto proprio esserci guida in questo: nel farci capire che dobbiamo ri- cercare la semplicità, che certamente non è faci- le, proprio perché spesso risulta essere fuori da ogni logica contemporanea.

Papa Francesco si è quindi immediatamente po- sto come meta, luce e guida: nell’omelia della Santa Messa celebrata nella Cappella Sistina con il Collegio Cardinalizio, ha esplicitato i tre cardini ai quali la Chiesa deve far riferimento: cammina- re, edificare e confessare Cristo Crocifisso. Ecco quindi che la meta, la luce e la guida perdono il loro valore se non sono rivolte a Cristo: il “Papa della semplicità”, come è stato da alcuni ribattez- zato, ha chiaramente affermato che “se non con- fessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventere- mo una O.N.G. pietosa, ma non la Chiesa Sposa di Cristo”. Possiamo però osservare che, per noi laici di Azione Cattolica non è una novità: da sempre

siamo invitati ad operare nei nostri ambienti quo- tidiani “perché sia formato Cristo in noi”, quindi l’invito di Papa Francesco suona come un forte incoraggiamento a continuare sulla nostra strada, non ad intraprenderne una totalmente nuova.

Una strada semplice, ma non per questo facile.

Che vogliamo di più? Sembra proprio che lo Spiri- to Santo abbia lavorato gran bene. Ma dobbiamo sottolineare che ha lavorato bene anche sei anni fa quando ha “rimandato” il cardinale Bergoglio ad un momento successivo, ed ha “eletto” Joseph Ratzinger. Dobbiamo infatti al Papa emerito tutta la nostra riconoscenza. Il suo breve pontificato ri- marrà una pietra miliare nella storia della Chiesa grazie a quelle gemme preziose che sono le tre encicliche “Deus caritas est”, “Spe salvi” e “Ca- ritas in veritate”. Tre documenti che “dovevano esistere” per fortificare la nostra fede e guidare il nostro cammino, e di cui siamo grati a Bene- detto XVI ed allo Spirito. Ora l’edificazione del- la Chiesa può proseguire con rinnovato ardore, perché possiamo costruire su una roccia. Grazie Benedetto, grazie Francesco: voi rendete l’Azione Cattolica più che mai orgogliosa di essere l’asso- ciazione laicale a più stretto contatto con i pastori della Chiesa.

(6)

10 #1|aprile2013 11

ASSOCIAZIONE

N

egli incontri svolti nell’ultima parte dello scorso anno e poi approfonditi a Festinsieme e negli incontri nelle zone sono stati eviden- ziati alcuni importanti temi di fondo della nostra associazione.

Il più importante di essi è certamente il “nuovo”

ruolo del Presidente parrocchiale che più di prima si assume la responsabilità del “padre di famiglia”

della propria associazione e, in questo particolare momento, quello di accompagnare l’associazione in questo momento di cambiamento.

I temi che poniamo alla vostra attenzione sono:

•la responsabilità verso i ragazzi dell’ACR

•l’attenzione al passaggio da ACR e Giovanissimi

•l’attenzione agli educatori

Dedichiamo a ciascuno di essi alcuni paragrafi dove per la loro definizione sono state messe a fattor comune tutte le osservazioni che ci sono state fat- te nei vari incontri che la Presidenza ha fatto nelle zone, ma che tuttavia, non sono certamente esau- stive di tutte le casistiche.

Attenzione all’ACR – responsabilità di tutta l’asso- ciazione

La nostra associazione si prende cura dell’educa- zione dei ragazzi attraverso l’impegno di tutta l’as- sociazione espresso attraverso l’ACR. La respon- sabilità dell’attività dell’ACR è quindi dell’intera associazione e, in ultimo, del Presidente. Il Presi- dente ed il Consiglio parrocchiale, secondo le ne- cessità, possono affidare questo incarico ad alcuni adulti dell’associazione in modo da sviluppare que- sti aspetti:

•Definire il piano delle attività con gli educatori dell’ACR;

•Definire “in parallelo” alle attività dei ragazzi le at- tività da svolgere con i genitori;

•Valutare e approvare i nuovi educatori ACR;

•Verificare con i responsabili dell’ACR l’attività svolta dagli animatori e curarne la formazione;

•Verificare che tutti i ragazzi che partecipano alle attività e gli educatori dell’ACR siano membri dell’associazione e che partecipino agli incontri di formazione diocesani.

Attenzione al passaggio da ACR e Giovanissimi Particolare cura e attenzione richiedono i vari pas- saggi di età che spesso coincidono, anche a livello di struttura associativa, ai passaggi di settore. Tra questi è nota la difficoltà del passaggio dei ragazzi della terza media (ACR) all’età dell’adolescenza e quindi al gruppo dei Giovanissimi.

I casi o le situazioni da considerare possono essere:

Ragazzi che partecipano al gruppo ACR fino alla fine della terza media

Non sono molte le parrocchie che hanno un gruppo numeroso di ragazzi delle medie e, in particolare, di terza media. Probabilmente la proposta va meglio calibrata per i preadolescenti, pensando eventual- mente ad un cammino specifico pre o post Cresima per i ragazzi di 13-14anni.

Disponibilità degli educatori per seguire il gruppo dei giovanissimi

Nei gruppi parrocchiali non è sempre evidente la continuità tra fasce d’età e settori; se gli educatori dei ragazzi e dei giovanissimi sono abituati a tro- varsi e lavorare insieme, sarà più facile favorire il passaggio non solo degli educatori tra un gruppo (ACR) e l’altro (ACG), ma anche dei ragazzi stessi, che si vedono accompagnati dallo stesso educa- tore da un’età all’altra mostrando concretamente ai ragazzi il senso della continuità che caratterizza l’associazione.

Inoltre si è notato, negli ultimi anni, un calo di gio-

vani che si rendono disponibili nel servizio educati- vo, e non solo nell’associazione. Diventa, dunque, urgente educare i più giovani al servizio, abituarli a prendersi cura dei più piccoli, senza però incaricarli direttamente della gestione autonoma dei gruppi.

Gruppi adolescenti e/o giovanissimi

Le situazioni nelle parrocchie sono diverse:

•è presente il solo gruppo di AC per i ragazzi, ma non per gli adolescenti, che seguono il gruppo ado- lescenti (CPAG);

•coesistono il gruppo adolescenti (CPAG) a cui par- tecipano tutti, e il gruppo giovanissimi (ACG), a cui partecipano in pochi.

La proposta parrocchiale dovrebbe, quindi, tener conto delle diverse tipologie di gruppi e offrire atti- vità adeguate.

Il centro diocesano si rende disponibile e suggeri- sce alle parrocchie alcuni atteggiamenti e attenzioni:

•curare il gruppo di terza media, dandogli attenzio- ni particolari;

•verso la fine dell’anno (dopo Pasqua) proporre ai ragazzi di terza media di unirsi agli incontri del gruppo giovanissimi;

•trovare durante l’anno dei momenti di incontro, confronto, formazione tra educatori dei ragazzi ed educatori dei giovanissimi e/o animatori degli ado-

lescenti per sentire e rendere visibile la continuità;

•chiarire tra assistente, animatori adolescenti ed educatori giovanissimi le attività, gli obiettivi, le modalità dei gruppi, in modo da diversificare le due proposte;

Attenzione ai giovani che svolgono il servizio di educatori

Gli Educatori dell’ACR/Giovanissimi sono in primo luogo dei giovani che stanno compiendo il loro cammino in Azione Cattolica, ma anche nella pro- pria vita personale. L’attenzione dell’associazione nei loro confronti è quindi rivolta, in primo luogo, alla loro formazione personale.

La loro partecipazione al gruppo dei giovani è im- portante e fondamentale e costituisce una pre- messa indispensabile per svolgere l’attività come educatori. Da tale partecipazione nasce l’impegno verso i ragazzi così come potrebbe rivolgersi ad al- tre forme di attività e servizio.

La Presidenza si rendere disponibile per ogni chia- rimento e con la stessa disponibilità attende ogni valutazione che dovesse pervenire dalle parroc- chie, ogni osservazione e contributo in modo da far crescere la consapevolezza e migliorare la vita ed azione associativa. Buon Servizio a tutti!

UN ALTRO PASSO PER

DIVENIRE L’ASSOCIAZIONE CHE VOGLIAMO!

La Presidenza diocesana

D

al momento della notizia dell’inaugurazione di S.

Giovanni in Loffa all’AC Band di Verona, nata ormai da un paio di anni, è giunta la proposta di scrivere un inno per l’occasione. Con molto entusiasmo abbiamo ac- colto questa offerta, prendendola come sfida per metterci in gioco in qualcosa di nuovo.

Pensando alla casa di S. Giovanni vengono alla mente pa- recchie immagini che vanno oltre le semplici mura di un edificio: essa è un punto di incontro, una scatola piena di ricordi, un luogo dove molte persone sono cresciute spe-

rimentando il servizio verso gli altri; è segnata dall’entusiasmo di tutti i giovani che sono passati di lì. Rac- chiudere tutto ciò nelle poche righe di una canzone diventava un’impresa non molto semplice.

Per scrivere questo inno abbiamo scelto quindi di partire dalla Parola di Dio, un punto fermo che ci avreb- be aiutato sicuramente. In particolare, la parabola della casa sulla roccia, narrata in Matteo 7, 21-27, sem- brava perfetta per raccontare la storia di S.Giovanni in Loffa. Così, leggendo questo vangelo, è nato il testo.

San Giovanni in Loffa è come la casa che dobbiamo cercare di costruire in noi: non sulla sabbia, ma sulla roccia, o più semplicemente su Dio, per poter resistere al vento e alle tempeste che ci possono ostacolare.

La canzone parla di ogni giovane cristiano che intraprende il suo cammino di ricerca. Non sempre la strada è facile, ma guardandosi intorno scopre che ci sono molte altre persone al suo fianco, tutte con lo sguardo rivolto alle montagne, verso l’alto. Si rende conto dell’opportunità di poter costruire la propria vita, im- menso dono di Dio, passo dopo passo. La nostra canzone è cresciuta proprio così: “un mattone dopo l’al- tro”, grazie alla volontà di mettersi in gioco di ciascun di noi. “Radici nella Roccia” racconta la nostra storia, nel sentirsi note in sintonia con Dio, la storia di S.Giovanni in Loffa, come modello di accoglienza, ed infine la storia dell’azione cattolica, poiché nasce da un’esperienza di condivisione e crescita insieme agli altri.

di Paolo Venturelli Componente AC Band

RADICI NELLA ROCCIA, NOTE DI UNA STORIA

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12 #1|aprile2013 13

RA GAZZI

RIUNITI DAVANTI

A GESÙ EUCARESTIA

di Alessandra Allegrini

Vice Responsabile diocesana ACR

I

l mercoledì delle Ceneri, 13 febbraio 2013, ha aperto le porte alla Quaresima. Questo mo- mento “forte” dell’anno liturgico non è fine a se stesso, ma si rivela necessario per preparare il nostro cuore al tempo ancora più forte della Pasqua. I giovani e gli educatori di Azione Catto- lica hanno vissuto questo cammino verso la Pa- squa dedicando più spazio al rapporto con Dio e vivendolo più intensamente attraverso la pre- ghiera. Quando Gesù insegna a pregare il Padre

Nostro, ci presenta un “modello” di preghiera tutto al plurale. Gesù è attento alle nostre ne- cessità personali ma ci avverte, dunque, che è preferibile rivolgersi a Dio con i fratelli. Il grup- po ha una forza particolare, infatti “dove sono due o tre riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro” (Mt 18, 20). Ed ecco, quindi, l’occasione perfetta. Un percorso di quattro incontri, pro- posto dai Centri Diocesani ACR e Giovani, ci ha aiutato a mettere in pratica questo buon propo-

sito di formazione spirituale sia personale che comunitaria. Gli incontri di preghiera hanno avuto luogo mercoledì 20 e 27 febbraio e 13 e 20 marzo in quattro parrocchie della nostra Dio- cesi di Verona, rispettivamente Boschi Sant’An- na, Sommacampagna, S. Lucia e Pastrengo. Ci siamo inginocchiati davanti a Gesù Eucarestia e abbiamo messo ai suoi piedi le nostre fragili- tà, le difficoltà, i sassi che ostacolano il nostro cammino e che a volte ci fanno inciampare, ma anche le speranze, i buoni propositi, il nostro essere persone e giovani cristiani. Per rendere più facile un’analisi in prima persona, ci siamo affiancati ad alcuni personaggi della Bibbia che hanno condiviso parte della loro esistenza con Gesù. Ci siamo fatti compagni di strada di Ni- codemo, di Bartimeo, di Pietro e dei discepoli

di Emmaus e abbiamo accolto Gesù come ami- co vivo e vero oggi tra noi. Un sacchettino di semi è stato il segno che ciascuno ha portato a casa come simbolo di una crescita personale da coltivare perché possa portare frutto. Questa esperienza itinerante ci ha anche dato la pos- sibilità di avvicinarci a realtà parrocchiali diver- se, curando con esse la preparazione dei singoli appuntamenti. Abbiamo instaurato nuove re- lazioni e avuto modo di curare il rapporto con le persone, anche grazie alla condivisione di un momento di festa al termine di ciascun incon- tro. L’intero percorso si è rivelato un’occasione per far respirare la vita diocesana dell’associa- zione a casa propria, nelle nostre realtà, nel no- stro quotidiano.

Guardando attraverso il vetro, ingannata dal bagliore del cielo, la mia vista crede di vedere il mare.

Ma ignora cosa c’è dietro,

non riesce a togliere il pesante velo che impedisce alla mente di poter volare.

Chissà dov’è caduto il mio mondo, forse in qualche lontano pianeta tormentato da qualche spirito fecondo, circondato da polvere di luminosa cometa.

Ma il mondo è grigio, la vita è pura speranza in questa lunga lista dove l’inchiostro si è sbiadito.

E la mente chiede aiuto perché l’orizzonte è rapito e il mio cuore indica una vuota stanza.

E qui sono io il pittore.

Un pennello, del colore e creerò il mio mondo.

E nascono illusioni, fantasie celate dal cuore che mi spingono a divorare ogni secondo.

Ricoloro queste pieghe ammaccate, nate da vecchi traumi passati perché insoddisfatto sono del mare e della sua falsa felicità,

padre di mille antichi tesori.

Stanza

Quarto posto alla 17° Edizione Premio di Poesia “Poeti dell’Adda” - Melegnano (Milano),

Febbraio 2013

E vivo la felicità dipinta nelle pareti colorate,

sorrido ai sogni, rinnego problemi dalla mente ripudiati.

Ma il difficile è girarsi e la falsa stanza lasciare prima che la porta che mi divide dalla realtà si chiuda all’improvviso, lasciandomi fuori.

Gianluigi Viviani

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14 #1|aprile2013 15

RA GAZZI

T

i credo… Ci credo! Questo il titolo del seminario di studio ACR organizzato dalla presidenza na- zionale a Padova lo scorso 9 e 10 febbraio. Un incontro di formazione che ha toccato diversi temi importanti come cosa significhi essere Testimone – Catechista – Educatore e di conseguenza Cristiano- Credibile, assieme ad altri argomenti interessanti per noi educatori di AC, che riconducono al tema principale dell’educare alla Fede e alla vita Cristiana.

Anche noi del Centro Diocesano di ACR abbiamo vo- luto esserci ed abbiamo accolto con piacere la possi-

bilità di partecipare a questa due giorni di formazio- ne, approfittando anche della vicinanza dell’evento.

La giornata del sabato ha visto il succedersi di due relatori: il dott. Triani, docente all’università cattolica di Piacenza, che ha trattato il tema dell’educare alla fede e don Erio Castellucci, docente di teologia, che ha parlato della figura del “catechista-educatore”.

Già da questa prima giornata di dialogo e confronto gli spunti emersi sono stati molti. Il vedere l’educato- re non solo come colui che si adopera per “tirare fuo- ri” e che quindi agisce per favorire la crescita umana

COME ESSERE

CRISTIANI-CREDIBILI?

di Emanuele Lovato Centro diocesano ACR

delle persone, ma anche come colui che svolge il ruolo importante di catechista e testimone: il primo che porta ad una crescita di fede nella persona e il secondo che si pone come individuo disposto a dare la propria vita per qualcosa di veramente importan- te. L’educatore è un discepolo che è stato “chiama- to” e che ha risposto a questa chiamata mettendosi al servizio, ed è proprio per questo che parliamo di vocazione. Partiremo con il piede giusto in tutte le nostre attività solo se come educatori ci sentiamo chiamati, altrimenti la convinzione di poter far leva solo sulle nostre forze e capacità può portare a stan- carci subito e abbandonare l’impresa. Il Testimone- Catechista-Educatore non è perfetto e quindi non ha la presunzione di essere già arrivato, non è già giunto alla meta ad aspettare gli altri ma cammina in cor- data assieme agli altri. Gli capiterà spesso di cadere certo, ma ogni volta si rialza e continua.

I lavori del sabato si concludono con i vespri e una cena tutti assieme in centro città. La serata continua poi con la visita della Basilica di Sant’Antonio di Pa- dova, per l’occasione aperta in orario serale solo per noi. Opportunità davvero unica questa, per visitare un luogo carico di bellezza, cultura e spiritualità che ci permette di riflettere sulla vita straordinaria di un santo delle nostre zone.

La domenica inizia con la celebrazione della S. Messa

tutti assieme nella chiesa del seminario e successiva- mente si procede con una tavola rotonda dal tema

“Credenti e Credibili”. I tre relatori che si alternano (Prof.ssa Palazzini, Don G. Bezze e P. Reineri) toccano diversi aspetti dell’essere educatore credibile e of- frono spunti sul tema elencando caratteristiche pe- culiari che non possono mancare nelle relazioni con gli altri: accoglienza, ascolto, rispetto, amore, gratu- ità e reciprocità. Su tutti però affiora la necessità di ricevere prima di dare, di un sentirsi amati prima di amare, che deriva dalla consapevolezza che Dio ci ama per primi e ce ne da’ prova ogni giorno. Quando l’educatore si sintonizza con Lui e instaura una rela- zione intima, allora sarà in grado di ottenere quella maturità cristiana per portare il lieto annunzio agli altri e far loro giungere all’accoglienza libera e ma- tura della proposta cristiana. “Ti credo… Ci credo!”

racchiude in sé tutti gli spunti che la partecipazione a questo seminario di studio ci ha suscitato e, oltre alla possibilità di passare un weekend in una città diversa dalla nostra,ci ha permesso di vivere una dimensio- ne di AC di più ampio “respiro”. Dimensione che esce dai confini parrocchiali e anche diocesani per risco- prire il carattere nazionale dell’Associazione, fatta di giovani educatori/educatrici che in ogni regione d’I- talia si adoperano per svolgere lo splendido servizio educativo per i ragazzi.

CAMPISCUOLA ACR E GIOVANISSIMI

Durante i campiscuola la casa è completamente ge- stita da personale volontario sia per il servizio della cucina sia per la pulizia degli ambienti della casa.

SERVIZIO CUCINA

Per questo servizio, possono aiutarci non solo tut- ti coloro che hanno una certa esperienza nel set- tore della cucina, ma anche amici e simpatizzanti con qualche abilità culinaria, tutti disponibili a tra- scorrere con noi una settimana tra le pentole e i fornelli!

Chi desiderasse mettersi a disposizione, può farlo anche non avendo grandi esperienze di cucina, è sufficiente coinvolgere nel gruppo anche una sola persona con un minimo di dimestichezza.

SERVIZIO AIUTO PULIZIA

Invitiamo ragazzi e ragazze, Giovani di AC e non solo, che siano disponibili per qualche lavoretto

“dietro le quinte” come preparazione della sala da pranzo, lavaggio stoviglie, pulizia giornaliera degli ambienti della casa. Possono svolgere questo ser- vizio i ragazzi nati nel 1996 o precedentemente.

PER MAGGIORI INFORMAZIONI IN MERITO ALLA DISPONIBILITÀ AL SERVIZIO DA SVOLGERE, INVITIAMO CHIUNQUE SIA INTERESSATO A CONTATTARE LA SEGRETERIA DI AC.

DATE:

• 23 giugno-27 giugno (campo 6-8 anni)

• 01-07 luglio (campo 12-13 anni)

• 08-14 luglio (campo 9-11 anni)

• 15-21 luglio (campo III media)

• 22-28 luglio (campo 17enni)

• 29 luglio-04 agosto (campo 15-16 anni)

• 05-11 agosto (campo Campo Base)

• 12-18 agosto (campo 9-11 anni)

• 19-25 agosto (campo 12-13 anni)

• 25-29 agosto (campo 6-8 anni)

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C’ERA UNA VOLTA...

Il Campo Base cambia e si evolve adattandosi ai bisogni dei giovani in ricerca

di Centro Diocesano Giovani

C

’era un volta il Campo Base, mitico campo scuola al quale tanti di noi hanno parteci- pato, mitico campo scuola che tanti di noi hanno vissuto e che ancora, anche dopo tanti anni e tante esperienze, viene ricordato dai più come una delle tappe fondamentali del cammino formativo.

C’era una volta, perché ora non c’è più, o meglio, non è più quello che conoscevamo. Cambiano le generazioni, cambiano i ragazzi, cambia il mondo attorno a noi, ma c’è qualcosa che non è cambia- to, ed è proprio quel qualcosa che ci caratterizza come giovani di AC, come giovani cattolici, come giovani cristiani; quel qualcosa che a volte diamo per scontato, ma che va riscoperto e riconquista- to.Ecco allora che il Campo Base cambia, si evolve e si adatta ai bisogni di quei giovani che sono alla ricerca di quale sia questo qualcosa, che cercano

di capirsi di più, di capire di più l’altro, di capire di più Dio.

In un contesto in cui la vita cristiana si svolge spesso nella solitudine, c’è bisogno di incontri e di dialoghi in cui si impari a vivere da cristiani at- traverso un’esperienza formativa appositamente articolata.

Si arriva a compiere diciotto anni, e a fianco a noi ci sono stati famigliari, compagni di scuola, ami- ci che ci hanno guidato e influenzato, ma arriva però il momento delle scelte, il momento di fer- marsi a capire chi siamo come individui, è il mo- mento di fare un po’ il punto della situazione, il momento di capire che persone vogliamo essere e come fare per diventarle. Ma non è semplice.

Come fare? Da dove partire?

Arriva dunque la proposta di questo nuovo Cam- po Base, un nuovo punto di partenza che è pen- siero, emozione, relazione, impegno. Tutto da as- sumere, da considerare, da convertire, da portare dentro il proprio cammino di fede. Accompagnati dall’equipe diocesana, da un gruppo di giovani con esperienze di vita diverse e personali, perso- ne che sono sempre in cammino, e che per prime si interrogano sul posto che hanno nel mondo.

Per tutti allora un esercizio di discernimento del- la presenza di Dio e del suo agire. Un percorso esperienziale che coinvolge tutta la persona, con il suo vissuto, in un contesto di relazioni vive, che passa attraverso gesti e scelte. Un campo scuola che parte dalle persone, che si confrontano con una comunicazione vera, diversa da quella a cui i media ci stanno abituando, una comunicazione ricca, come la vita: di annuncio, di esempi, di ri- flessione sulla vita, sulla fede, sul mondo, su noi stessi; progetti concreti di missione, di servizio, di testimonianza…

Un esperienza nuova, un Campo Base diverso, una base, un punto di partenza, da provare, da vivere!

#1|aprile2013

GIO VANI

L

o scorso 17 febbraio gli educatori dei gruppi giovanissimi e diciassettenni si sono incontrati in sede di Azione Cattolica per trascorrere un pomeriggio insieme cogliendo l’opportunità di po- ter condividere le proprie esperienze associative alla guida dei gruppi.

Partendo dalle testimonianze dirette di alcuni gio- vani della nostra associazione, abbiamo ripercor- so le sensazioni, le difficoltà ma anche le soddi- sfazioni dell’essere stati dapprima degli animati, e poi degli educatori. Nonostante siano varie le esperienze che ciascuno ha vissuto, per età e real- tà differenti, molte delle riflessioni emerse aveva- no dei punti in comune.

Anzitutto l’importanza di essere testimoni cre- denti e credibili. I ragazzi che frequentano i nostri gruppi sono alla ricerca

di qualcuno che li sap- pia ispirare. Un edu- catore è chiamato a testimoniare la propria fede, con semplicità e naturalezza, senza so- vrastrutture, mostran-

do anche le proprie insicurezze, perché la fede non è mai matura in nessuno di noi, ma è sempre in cammino, è dinamica, è viva, e perciò reale. I giovanissimi cercano nel proprio educatore una guida anche spirituale, come possiamo essere credibili se mostriamo loro solo una fotografia photoshoppata del nostro credo? E proprio per- ché siamo in cammino, sappiamo anche quanta fatica a volte costi cercare la verità. Proprio per questo dobbiamo essere un po’ dei “motivatori”, dei coach, sostenendo i nostri giovani, accompa- gnandoli nelle gioie e nelle fatiche della scuola, della famiglia, delle amicizie, del servizio, della vita quindi, aiutandoli a vivere la propria fede nel- la continuità. La testimonianza anzitutto: vedere un educatore pregare, oltre che fare e parlare,

spinge il giovanissimo a pregare con entusiasmo e fiducia.

È proprio delicato il compito dell’educatore, che deve tenere insieme la dimensione formativa con quella del servizio, in modo bilanciato, senza esa- sperare l’una o l’altra. Si tratta di due aspetti com- plementari, entrambi necessari, che si sostengo- no a vicenda.

Abbiamo tante aspettative nei confronti dei no- stri ragazzi, forse più di quelle che loro hanno nei

nostri. Servire gratuita- mente vuol dire anche essere pronti a non ve- dere subito i frutti del proprio impegno, a non aspettarsi la ricompen- sa del risultato.

E ancora, quante volte i nostri giovani affrontano avversità che vanno oltre le nostre esperienze. E allora che fare? Cosa dire?

Esserci, questa è la risposta. Perché un educatore non esaurisce il proprio compito in quell’ora di at- tività settimanale, ma continua anche per strada, al bar, o su facebook. Educatori lo si è sempre, ac- caventiquattro. E non si esaurisce quando i nostri ragazzi diventano grandi. Continuano a seguirci, anche se a volte da distante, e continuiamo ad es- sere per loro esempio ed ispirazione. Perché il ser- vizio educativo non è preparare l’attività perfetta, che deve restare impressa, è anzitutto il dono di sé, e un dono non è a termine, ma resta, questo sì, impresso nelle nostre vite.

JOYFULL: PERCHE’ LA

VOSTRA GIOIA SIA PIENA

di Centro Diocesano Giovani

“Educatori lo si è sempre,

accaventiquattro. E non si

esaurisce quando i nostri

ragazzi diventano grandi.”

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GIO VANI

A

quasi un mese dall’ultimo appuntamento diocesano di formazione dei giovani di Azio- ne Cattolica, ci ritroviamo una sera a parlar- ne e a raccontarci come è stato. Prima di tutto è il caso di chiarire cosa sia la woodstock, dato che Luca Consolaro, che è la prima volta che ha partecipato a questo incontro confessa di non sapere esattamente cosa sia; interviene allora Domenico Pitingaro, che ha più esperienza, soprattutto a livello diocesano:

«la Woodstock, da quasi dieci anni, è l’appuntamen- to fisso che l’AC dedica alla formazione dei giovani, intesi come persone di Chiesa che sono chiamate ad essere testimoni del Vangelo nella società, non solo a parole, ma soprattutto con uno stile di vita esem- plare»; precisa Selena Quintarelli che «é un incontro di due giorni di formazione per educatori ACR, ACG e non solo, nel quale ci viene data l’opportunità di affrontare specifiche tematiche e di discutere tra noi

di Domenico Pitingaro, Letizia Tomelleri, Luca Consolaro, Selena Quintarelli, Virginia Mazzi

A

nche quest’anno Azione Cattolica, con il patrocino del Comune di Verona, propone ai giovanissimi della nostra diocesi l’esperienza del Festival dell’Arte. Il Festival dell’Arte 2013 si costituisce come un percorso, attraverso il quale adolescenti di gruppi parrocchiali e scuole superiori sono chiamati a realizzare delle produzioni artistiche di vario genere, dal cortometraggio, alla mostra fotografica, ad una azione di linguaggio del corpo o una canzone. L’opportunità è quella di tradurre e dare forma materiale a idee e pensieri che spesso non hanno accento, non si riescono a spiegare con il solo supporto della parola, non hanno risonanza se non tra pochi.

Le novità di quest’anno, che fanno del Festival un vero e proprio percorso, sono tre laboratori che voglio- no fornire ai ragazzi degli strumenti: pratici per la realizzazione dei loro elaborati e uno spunto di idee per meglio sviscerare il tema. Il tema si inserisce in un’ampia riflessione che riguarda la comunicazione, e vuole cercare di indagare su quale Terreno Comune avviene per i giovani la comunicazione, la relazione, l’incon- tro. Comunicare nella nostra vita significa corre al passo della contemporaneità e calarsi nella realtà di una società in continui mutamenti, il ragionamento vuole quindi toccare con concretezza gli angoli acuti della nostra vita, della quotidianità, i problemi, le fatiche e occasioni di crescita che giorno per giorno incontria- mo. Il percorso si concluderà il prossimo novembre, quando i ragazzi presenteranno i loro elaborati nella serata di premiazione al teatro Camploy.

L’invito alla partecipazione, assieme ai giovanissimi della Diocesi, è rivolto a tutti gli associati e amici, anche se non direttamente coinvolti nella realizzazione delle opere artistiche.

FESTIVAL DELL’ARTE 2013

di Caterina Grottola e Matilde Tessari Commissione Diocesana Comunicazione

TAKE CARE: AI GIOVANI DI AC STA A CUORE LA SESSUALITÀ

e con persone che portano la loro testimonianza»;

Letizia Tomelleri infine ne sottolinea lo stile: «provo- cazioni, lezioni frontali, occasioni di confronto, mo- menti di convivialità e anche di preghiera».

Ma, al di là del contesto, quello che più ci ha spinti a partecipare, suscitando la nostra curiosità, e quello che ci fa ancora parlare è senza dubbio il tema af- frontato, «attuale ed interessante» per Luca, «scot- tante» per Letizia, «un tema più che mai vicino alla vita» di Domenico e di tutti i giovani, che è stato per Selena «un’occasione di riflessione personale poi condivisa con altri coetanei»: il tema della sessualità.

Ci hanno aiutato a farlo una coppia di giovani sposi, Giorgia e Giuseppe Spimpolo, con il loro adorabile figlio Pietro, lei psicologa, lui professore di religione e ricercatore in filosofia», che svolgono servizio presso l’INER (Istituto per l’Educazione alla Sessualità e alla Fertilità).

La cosa che più ha colpito Selena è che «la questione non era centrata sull’opinione della Chiesa in meri- to, ma poteva essere considerata totalmente laica:

hanno aperto una discussione sul valore dell’amore e del donarsi all’altro». Secondo Domenico ci vuo- le «coraggio ad affrontare un tema come questo», mentre Luca ha molto apprezzato la presenza di Giorgia e Giuseppe: «il

tema della sessualità non può che essere affrontato da una coppia proprio per- ché vivono in prima perso- na quello che vanno a rac- contare»; e che coppia! Ha ragione Letizia a dire che

«lo stile dei coniugi Spim- polo è sempre accattivan- te e coinvolgente», «sono riusciti ad essere chiari e rispettosi, sono stati pro- vocatori, suscitando dubbi,

domande e sicuramente interesse da parte di tutti».

Insieme alle «tante provocazioni e spunti di rifles- sione, che mi aiuteranno a capire in maniera ancora più completa cosa significa “amare veramente”» per Domenico, alla comprensione «dell’importanza di costruire un rapporto serio, che completi entrambi nella coppia e della differenza tra amore egoistico e amore altruistico» per Selena, ci siamo portati a casa il «desiderio di non fermarsi in superficie e la voglia di approfondire il tema, leggendo libri e articoli per

elaborare un’idea personale» per Letizia; infatti, come osserva Luca, non si può «dire di aver ricevuto un segno chiaro, però ogni esperienza come questa mette nei partecipanti un seme che può dar frutti anche inaspettati»: diamoci, dunque, il giusto tempo per farli maturare e saperli poi cogliere, anche insie- me. In conclusione dice Letizia, riprendendo il tito- lo dell’incontro: «”I care”,

“mi sta a cuore”: penso che per un tema così attuale e scottante come quello del- la sessualità, sia molto im- portante mettere in pratica quest’insegnamento di don Milani». Secondo Selena è fondamentale prendersi cura di se stessi: «dobbia- mo rispettarci, non lasciare sparsi in giro frammenti di noi altrimenti quando tro- veremo la persona a cui vor- remo donarci completamente non potremo farlo»;

ma è vero anche, come continua Domenico, «che il bene più prezioso di cui prendersi cura sia “l’altro”

nella sua completezza, perché è grazie all’altro che impari a conoscere e rispettare te stesso»; e, an- dando oltre con Luca: «il bene più prezioso sono le relazioni che ho con le persone che mi sono vicine, perché mi identificano o comunque dicono molto sul mio essere; c’è un proverbio che dice appunto:

“dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”».

18 #1|aprile2013

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20 21

di Claudio Bolcato

Vice presidente diocesano Settore Adulti

#1|aprile2013

ADUL TI

NUOVI GRUPPI ADULTI:

VALLESE E TERRANEGRA

N

egli ultimi mesi, nelle parrocchie di Vallese e di Terranegra, due gruppi di adulti hanno iniziato un percorso di avvicinamento all’A- zione Cattolica nonché di riscoperta e approfondi- mento della loro fede.

Si tratta di due gruppi profondamente diversi tra loro, per età dei partecipanti, percorsi di vita e di fede individuali e comunitari, impostazione me- todologica ed obiettivi: nel primo caso, a Vallese, si è consolidato un gruppo di adulti diversamente impegnati in parrocchia, chi nel Consiglio Pastora- le, chi nella corale, chi nell’animazione di giovani e adolescenti, chi nella carità.

Nel secondo caso, a Terranegra, si tratta per la maggior parte di un gruppo di genitori di bambini e ragazzi dell’ACR, che in contemporanea all’in- contro settimanale dei loro figli, si ritrovano per percorrere un tratto di cammino insieme e gettare le basi per un gruppo adulti di Azione Cattolica, cementato dalla comune appartenenza.

In entrambe le esperienze c’è però una comune convinzione di fondo: il valore della parrocchia, contesto in cui spendersi nel servizio pastorale e missionario, luogo in cui attingere l’essenziale della formazione, provando quotidianamente a costruire una comunità che sappia dialogare con tutti e non chiusa nelle proprie iniziative.

Questi due gruppi, pur nelle rispettive diversità, sono anche l’occasione per approfondire le moda- lità con cui possono nascere e consolidarsi gruppi e percorsi adulti significativi, che siano estrema- mente concreti nei contenuti e che aiutino a svi- luppare un metodo associativo efficace e coinvol- gente.

Provando a sintetizzare, ecco gli elementi su cui riflettere ed operare.

Il parroco: detto più sopra della parrocchia, fonda-

mentale in entrambe le esperienze si sta rivelando la spinta e la disponibilità dei parroci, che trovano anche il tempo di partecipare attivamente all’e- sperienza. E’ questo l’elemento essenziale per la buona riuscita di qualunque esperienza associati- va e formativa.

La relazione: su questo aspetto si cementa l’ap- partenenza al gruppo. In entrambe le esperienze c’è la consapevolezza dell’importanza della rela- zione, anche se diversi sono i livelli della stessa. Le dinamiche su cui si sta lavorando sono le relazione quotidiane, quelle che nascono tra genitori e figli, tra marito e moglie, tra colleghi di lavoro e tra le persone con cui si condivide un servizio in parroc- chia o nel sociale.

Le provocazioni del quotidiano: un elemento fon- damentale nella programmazione di un cammino formativo è la stretta relazione con il vissuto quo- tidiano, con quello che si sente, si vede e si ascolta durante la giornata. Entrambi i percorsi sono sta- ti pertanto arricchiti di provocazioni culturali che obbligano gli adulti a ripensarsi e ricollocarsi sia nei tempi che negli spazi.

La sfida educativa: coinvolge l’azione ecclesiale e sociale dei singoli e del gruppo, la formazione e l’autoformazione laicale e la consapevolezza del compito educativo dei genitori verso i loro figli.

La cura del gruppo: per ultima, in questa rasse- gna, ma non per questo meno importante delle altre. In entrambi i casi, fin da subito, si è lavo- rato sulla cura del gruppo, che diventa lo spazio in cui si sperimenta la dimensione comunitaria della fede: la fede cristiana è personale ma non individuale o soggettiva, il presupposto è che si è’

fedeli a Cristo solo se attivi come comunità e per- tanto come gruppo. Nel gruppo vengono pertanto valorizzati l’esperienza quotidiana di ciascuno, si

cerca, naturalmente in maniera non ossessiva, il coinvolgimento di ciascuno rispettando i tempi di maturazione personali. Anche il ruolo dell’anima- tore assume una valenza diversa: è il costruttore di legami tra i partecipanti, adulto tra adulti.

La fedeltà e la partecipazione agli incontri pro- grammati sembrano indicare che questa è la strada da percorrere. Negli adulti è prepotente la domanda di confronto, c’è voglia di capire e in- terpretare la complessa realtà quotidiana, per poi tornare alle proprie case ricaricati ma soprattutto

consapevoli che non si è soli, ma all’indomani, ri- trovando per strada i compagni di viaggio si ha un qualcosa in più da raccontarsi e condividere.

Queste esperienze vogliono in definitiva essere un esplicito invito ad altri adulti ad aggregarsi e partire. Il Centro Adulti diocesano è sempre di- sponibile a supportare nella fase iniziale i percorsi e i gruppi che lo richiedessero, con persone com- petenti e preparate ma soprattutto entusiaste di condividere un tratto di strada insieme ad altri adulti volenterosi.

LA NOTA PASTORALE “POST AQUILEIA 2”

di Nella Dal Ben

Incaricata adulti Triveneto

Come certamente sappiamo, nello scorso gennaio, il giorno dell’Epifania è uscita la Nota Pastorale post Aquileia 2. Grande è stato il lavoro di preparazione a questo convegno, lavoro fatto prima nelle dioce- si, poi a livello regionale.

La visita di papa Benedetto XVI ha stimo- lato le chiese del Nord Est ad una rilettura del territorio in vista di una nuova con- versione per allargare i propri orizzonti . I giorni del Convegno poi sono stati vissuti con intensità e calore , pareva di essere nella chiesa degli inizi dove, insieme: apo-

stoli e discepoli/e componevano un puzzle per far partire la chiesa che Cristo aveva appena dato alla luce. E’ sempre bello lavorare insieme nei convegni e lo si fa con gioia, pare che ci si tolga la maschera del quotidiano, la veste del comando, per vivere una sola chiesa, tutti, sacerdoti, religiosi e laici sullo stesso piano di fronte al Creatore. Con questo stile ho vissuto: il sinodo diocesano, il convegno ecclesia- le di Verona ed il convegno di Aquileia 2. E’ come salire sul Monte Tabor per assaporare un momento di luce e di trasformazione, quando si scende però, pare che tutto ritorni come prima. Ci eravamo lasciati dicendo che nulla doveva andar perduto, che bisognava raccogliere tutte le note emerse e che le chiese dovevano restare unite all’insegna del convegno svolto ad Aquileia , la chiesa madre .

La Nota conclusiva però delude, certo vien da chiederci anche cosa ci si aspettasse da documenti che vorrebbero tirar le fila, però, leggendo i sette punti in essa esposti sorge un senso di delusione, l’impres- sione è quella di un’eco sbiadita di indicazioni ed attenzioni condivisibili ma generiche che già si trovano in altri documenti pastorali, molte sottolineature infatti sembrano ovvietà , pare che si venga a scoprire oggi che lo stile ecclesiale dovrebbe essere quello della comunione, il metodo quello dell’ascolto della vita e che il volto della chiesa quello dell’accoglienza, ma questo non è lo stile di chiesa ?

Vien anche da pensare che i punti su detti vengano riproposti perché abbiamo scoperto delle ombre, beh, in tal caso sarebbe stato opportuno mettere in luce le ombre, però di questo non si trova traccia.

Si fa riferimento a problemi esterni come crisi valoriali, crisi economica, disorientamento dei giovani.

Di tutto il resto non si parla, come per esempio del fallimento pastorale nella trasmissione della fede degli ultimi decenni. Forse si ha paura di far vedere le problematiche per allontanare e chiudere le porte all’evangelizzazione ? Certo, lucidità e lungimiranza sarebbero state utili.

L’esperienza fatta non deve restare solo patrimonio di chi l’ha vissuta ed i nodi emersi non possono essere ignorati . Come Azione Cattolica del Triveneto ci confronteremo con i vescovi per capire come muoverci e cosa si aspettano da noi, non so cosa se ne caverà ma almeno ci proviamo.

Il papa Francesco ci insegna ad aver speranza, beh questo è il momento giusto per prenderlo in parola.

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Casa di S. Zeno in Monte, dove era ancora vivo San Giovanni Calabria. Il “Monte” veniva raggiunto a piedi dai vari gruppi, che partivano dalle rispettive parrocchie, o almeno dalla base del colle. Questa prima intuizione si ripeté da allora ogni anno, an- che se oggi non più intesa come riparazione dei peccati altrui, ma piuttosto come fiduciosa invo- cazione per le necessità del mondo, della nostra città, delle situazioni particolari vicine e lontane.

In seguito all’unificazione fra AC maschile e fem- minile, anche gli uomini accolsero la tradizione, ed il giorno del “luni pignatar” venne, nel tempo, sostituito dal secondo mercoledì di quaresima. Lo spirito di penitenza, simboleggiato dalla salita a piedi di almeno un tratto di strada, la celebrazione eucaristica, presieduta dall’Assistente del Settore Adulti, e la preghiera comunitaria sono tuttora i cardini di questo incontro spirituale, e sono molti gli adulti di AC che vi partecipano con fedeltà, pro- venendo da tutta la provincia.

22 23

UNA BELLA TRADIZIONE DA VALORIZZARE

di Margherita Frigo Sorbini

Commissione Diocesana Comunicazione

ADUL TI

#1|aprile2013

N

on sempre comprendiamo la profonda bel- lezza del pregare insieme nella liturgia, ma quando riusciamo a coglierne il vero signifi- cato, ci sentiamo immersi in uno “stato di grazia”, di comunione con Dio e con i fratelli, che coinvol- ge non solo la mente ma anche il sentimento e le emozioni.

Questa esperienza intensa l’abbiamo vissuta mer- coledì 20 febbraio scorso, (e chi era presente lo può confermare) durante la Santa Messa della no- stra celebrazione di quaresima a S. Zeno in Monte.

E non si può certo dire che l’evento abbia il fascino della novità, visto che l’Azione Cattolica di Verona lo ripete puntualmente da più di mezzo secolo, ma, anno dopo anno, continua a dimostrare il suo valore. I motivi che hanno dato origine a questa tradizione quaresimale sono abbastanza noti fra gli adulti di AC, ma val la pena di ricordarli, perché sono assai particolari, e risalgono alla fine della seconda guerra mondiale. All’epoca, tra la popola- zione che usciva da quei cinque anni da incubo, si risvegliò una grande voglia di vivere e di divertirsi, e le “balere” cominciarono ad essere preferite agli oratori. Il carnevale, rimesso in voga anche a Vero- na, impazzava tra le vie del centro, non da tutti ben accolto, dati i segni ancora visibili delle macerie ed il ricordo di chi non c’era più. Le donne di Azione Cattolica, preoccupate per la morale pubblica, i possibili eccessi carnevaleschi e desiderose di sal- vare l’anima ai concittadini, decisero di dedicare il pomeriggio del “luni pignatar”, giorno tipico del carnevale veronese, ad una funzione penitenziale riparatrice, e scelsero come luogo appropriato la

TEMPO D’ESTATE 2013

C

ome ogni anno, il periodo giugno - settem- bre dell’Azione Cattolica di Verona è il tempo delle relazioni e degli incontri che traggono beneficio dai tempi più distesi, di momenti forma- tivi che puntano diritto ai contenuti, di proposte spirituali che si giovano di paesaggi suggestivi che aiutano a staccarsi dalla routine per aprirsi all’a- scolto. E finalmente, dopo alcuni anni di forzata pausa, il Settore Adulti torna a proporre attività formative per l’estate, inserendosi fra quelle tradi- zionalmente proposte dall’ACR e dal Settore Gio- vani e idealmente completandole.

È un circuito che si chiude, la catena educativa che tende a compiersi coinvolgendo tutta l’associazio- ne. È il rendere concreta l’attenzione alle famiglie, iniziata con le rinnovate modalità di adesione, è il coinvolgere e rendere protagonisti della propria formazione gli adulti di tutte le età e condizioni.

Ed è anche il ritorno nella Casa di San Giovanni in Loffa dopo la profonda ristrutturazione, che l’ha resa adatta anche alla frequentazione di famiglie e adulti. Tornare nel luogo voluto dagli adulti per l’educazione di bambini, ragazzi e giovani assume un profondo significato: è riappropriarsi del gran- de tema dell’educazione, assumendone la respon- sabilità in prima persona, consapevoli che oggi più che mai c’è profondo bisogno di riscoprire la pro- pria identità e missione. Le proposte di quest’an- no sono per due fine settimana molto diversi nei destinatari e nelle proposte. Per questo ci sembra importante che tutti gli adulti prendano in consi- derazione la possibilità di partecipare ad almeno uno dei momenti proposti.

Nei box della pagina troverete le proposte. A bre- ve sul sito diocesano tutti i dettagli e le modalità di partecipazione.

di Centro Diocesano Adulti

28 – 30 giugno 2013

“La Famiglia: Chiesa nella Chiesa”

Un week-end dedicato soprattutto alle fa- miglie (con i loro figli, grandi e piccini) e a chi si appresta a formare la propria, in cui si tratterà il tema della famiglia nella sua dimensione sacramentale, spirituale e mi- nisteriale.

Il giusto mix tra momenti formativi e spiri- tuali e il tempo della vacanza condiviso con i propri cari.

30 agosto – 1 settembre

“Azione Cattolica, Concilio e Società”

Nell’anno della Fede e del 50° del Concilio

Vaticano II, un week-end di riflessione per

fare il punto sull’identità di essere adul-

ti, chiamati ad assumere il cambiamento,

leggendo le sfide che investono la loro esi-

stenza nel momento presente, con la con-

sapevolezza che l’esperienza associativa è

ancora un luogo privilegiato in cui si ricom-

pone la vita dell’adulto di oggi.

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