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COME SALVARE LA WHIRPOOL DI NAPOLI di Paolo Maddalena

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Academic year: 2022

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COME SALVARE LA WHIRPOOL DI NAPOLI di Paolo Maddalena

La Whirlpool ha chiuso i battenti, mettendo sul lastrico, tra i suoi lavoratori e quelli dell’indotto, 1400 famiglie.

Essa ha dunque, ai sensi dell’articolo 42, comma 2, della Costituzione, violato il dovere inderogabile di perseguire la funzione sociale della proprietà, perdendo ogni diritto dominicale. Infatti detta disposizione costituzionale così recita:

“La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge (cioè dalla Repubblica, dal Popolo), che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti, allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”.

Il che significa che il mancato perseguimento della funzione

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s o c i a l e , c i o è d e l l a c o n d i z i o n e e s s e n z i a l e p e r i l riconoscimento e la garanzia della proprietà privata, ha fatto venir meno quest’ultima e nessun diritto può più vantare la Whirlpool nei confronti del Popolo sovrano.

Con questo atteggiamento la Whirlpool ha fatto venir meno anche tutti gli atti, le concessioni, i contratti ecc., che sono stati da essa stipulati con soggetti italiani pubblici e privati.

Infatti il primo e secondo comma dell’articolo 41 Cost.

pongono una norma imperativa la cui violazione implica la dichiarazione di annullamento da parte del giudice, ai sensi dell’articolo 1418 del codice civile.

Detta norma costituzionale imperativa così recita:

“L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana“.

La Whirlpool ha agito contro l’utilità sociale e contro la sicurezza, la libertà e la dignità umana dei lavoratori napoletani. Dunque tutti gli atti con rilevanza giuridica da essa posti in essere sono da impugnare da parte dei lavoratori, considerati sia come singoli, sia come parte del Popolo italiano (art. 2 Cost.), davanti al giudice ordinario per farne dichiarare la nullità.

In base alla Costituzione, quindi, la via da seguire è la seguente: i lavoratori si devono costituire come “comunità di lavoratori” (secondo quanto dispone l’articolo 43 Cost.) attraverso la costituzione di una società mutualistica e devono adire il tribunale di Napoli per chiedere detta dichiarazione di nullità.

D’altro canto essi devono presentare, con atto notificato per ufficiale giudiziario, al Presidente del Consiglio dei Ministri in carica, la richiesta di far intervenire, per i

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prestiti necessari alla messa in funzione della fabbrica, la banca del Medio Credito Centrale (il cui capitale è al 100%

del Ministero dell’Economia), la quale, in virtù della Legge n.191 del 2009, può erogare crediti alle piccole e medie imprese del Mezzogiorno.

Ci auguriamo che anche in questo caso il problema possa essere risolto in termini di osservanza dei principi e dei diritti fondamentali della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

* Fonte: Micromega

PER LA RINASCITA DELL’ITALIA,

ATTRAVERSO L’ECONOMIA REALE E

L’OSSERVANZA DELLA

COSTITUZIONE di G. Paragone,

T. Alterio, M. Pasquinelli,

M. Scardovelli, P. Maddalena

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“Nulla impedirà a l s o l e d i sorgere ancora, n e m m e n o l a notte più buia”

L’emergenza sanitaria finirà, quella economico-sociale che bussa alle porte sarà invece davvero devastante. L’epidemia ha infatti colpito una società già profondamente indebolita da decenni di scellerate politiche predatorie. La pretesa neoliberista di averci privato della sovranità nazionale, consegnandola all’Europa e ai mercati, ha indebolito le nostre difese immunitarie.

Anni di austerità in nome del rispetto dei vincoli europei hanno devastato il tessuto economico produttivo dell’Italia, spolpato la sanità pubblica, distrutto lo stato sociale. Tutto questo ha spalancato le porte alla finanza internazionale e alle multinazionali che hanno acquistato a buon mercato gran parte delle nostre ricchezze e del nostro patrimonio pubblico.

E’ arrivato il momento di dire basta al sistema neoliberista e a questa Unione Europea.

Quando il male è profondo la terapia non può che essere radicale. La recessione è già in corso, per sventare il pericolo che diventi catastrofica, per evitare che milioni di italiani siano gettati sul lastrico, occorrono misure drastiche, occorre avere una visione chiara e radicale che vada in una direzione opposta rispetto a quella fin qui imposta dall’Unione Europea e dalla nostra classe politica.

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Davanti all’emergenza chiediamo al governo di adottare un piano che metta in sicurezza il Paese e che ponga le basi per una rinascita dell’Italia basata sui principi della Costituzione repubblicana.

Tra i primi provvedimenti urgenti:

1) Sostenere chi è senza lavoro e senza reddito seguendo criteri di equità e semplificando le procedure di accesso agli aiuti.

2) Sospendere mutui, prestiti e tasse per i cittadini in difficoltà.

3) Concedere prestiti a fondo perduto per tutte le aziende, gli esercenti, gli agricoltori e gli artigiani affinché possano riprendere le loro attività.

Passata l’emergenza non si può e non si deve tornare allo status quo ante. Ma chiediamo di:

1) Tenere presente che lo Stato italiano ha mantenuto il potere di emettere “moneta di Stato a corso legale” (art.

117, comma 1, lett. e) Cost.); fatto che non c’è impedito, né dai Trattati né dallo Statuto della Bce); spendibili nel territorio italiano; ritenere che alla luce di quanto dispone la Convenzione di Vienna sui Trattati internazionali, nella situazione che si è creata, è possibile abrogare le ”leggi di ratifica” dei Trattati di Maastricht e di Lisbona, nonché dei Trattati relativi al WTO, al FMI e alla Banca mondiale degli investimenti;

2) Separare la banche commerciali dalle banche d’investimento.

Trasformare Cassa Depositi e Prestiti e MCC, da Spa in “Enti pubblici”, che devono servire a soddisfare i diritti fondamentali dei cittadini, mentre il fine delle Spa è di soddisfare gli interessi economici dei “soci”. Tenere presente che la Banca d’Italia, potendo creare denaro dal nulla, deve esercitare la funzione di prestatore di ultima istanza.

3) Abrogare le leggi che consentono la finanziarizzazione del mercato (cartolarizzazioni, derivati, ecc.);

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4 ) P o r r e i n e s s e r e t u t t e l e a t t i v i t à d i c a r a t t e r e amministrativo e contabile al fine di individuare quella parte del debito pubblico derivata dalla speculazione finanziaria, da dichiarare inesigibile, alla luce di quanto prevede la Costituzione in ordine ai diritti fondamentali del cittadino;

5) Bloccare tutte le privatizzazioni, le cartolarizzazioni e le svendite del patrimonio pubblico. Nazionalizzare, come prevede l’art.43 della Costituzione, i servizi pubblici essenziali (nazionali e locali), “le fonti di energia” (acqua, luce, gas, industrie strategiche, fonti di produzione della ricchezza nazionale, ecc.); e le situazioni di monopolio. Far rientrare tali beni nel concetto di “demanio pubblico”, e cioè di proprietà collettiva demaniale del popolo rendendoli inalienabili, inusucapibili e inespropriabili. Incrementare lo Stato sociale e l’intervento dello Stato nell’economia.

6) Agire sul piano giudiziario contro le devastazioni ambientali, i contratti capestro con privati faccendieri o multinazionali straniere, considerando i cittadini, singoli o associati (art. 118 Cost) come parti della comunità statale (art.2 Cost), titolari di eguali diritti fondamentali, c h i e d e n d o a i g i u d i c i d i f a r a n n u l l a r e l e l e g g i incostituzionali dalla Corte Costituzionale.

E’ giunto il tempo di far ricorso al diritto di Resistenza di cui parlava Dossetti, al “potere negativo del popolo”, il quale è titolare dell’ultima parola quando, come accade da tempo, la Costituzione viene violata. E’ tempo di uscire dalla gabbia di questa Unione europea e dell’euro senza alcun tentennamento o ambiguità. Essere un Paese sovrano non significa isolamento, ma, al contrario, significa essere un Paese libero capace di rapportarsi in modo paritario con gli altri Paesi. Essere sovrani significa liberarsi da una schiavitù per migliorare le nostre vite.

Dobbiamo essere la scintilla capace di risvegliare gli italiani sopiti, impauriti e senza speranze e, per questo,

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abbiamo tutti un compito grande: liberarci da questo senso di impossibilità, di impotenza, dalla prigione interiore in cui siamo finiti, per tornare ad essere un Paese grande come eravamo.

È questo il tempo di rinascere!

E’ giunto il tempo di costruire un partito che attui la Costituzione e ci liberi dalla gabbia europea!

Ce la faremo uniti!

Firmatari:

Gianluligi Paragone, Tiziana Alterio, Moreno Pasquinelli, Mauro Scardovelli, Paolo Maddalena

PAOLO MADDALENA: LA MIA PROPOSTA

La gravissima crisi economica in arrivo avrà conseguenze decisive al livello mondiale e sta già t e r r e m o t a n d o

l’Unione europea. I falchi ordoliberisti s i r i f i u t a n o d i a c c e t t a r e l a p r o p o s t a d i c o n d i v i d e r e i l

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debito avanzata dai paesi del Sud, tra cui quello italiano.

Eviterà l’Unione europea lo sconquasso? Mai come ora è stato evidente che il nostro Paese non ha scampo se non esce dalla gabbia dell’Unione europea. In questo contesto giunge la proposta di Mario Draghi.

Draghi è colui che, assieme a Trichet, il 5 agosto 2011 chiese tagli draconiani (sic!!) alla spesa pubblica, spianando la strada a Mario Monti. Lo stesso oggi sostiene che “siccome siamo in guerra, solo col debito pubblico si può evitare che la recessione si trasformi in una grande depressione”.

«Grande è il disordine sotto il cielo, la situazione è eccellente»

* * *

1) Revisionare il nostro debito pubblico e dichiarare inesigibile il debito da speculazione (così il debito si ridurrebbe a meno del 60 % del PIL);

2 ) B l o c c a r e t u t t e l e p r i v a t i z z a z i o n i , l e cartolarizzazioni e le svendite;

3) Abrogare le leggi che consentono la finanziarizzazione del mercato (cartolarizzazioni, derivati, ecc.);

4) Chiedere l’annullamento per via giudiziaria delle cartolarizzazioni e svendite di tutti gli immobili pubblici (specie degli Ospedali storici e dei beni delle IPAB), dimostrando che tali cartolarizzazioni e svendite violano la

“funzione sociale” (cioè l’interesse pubblico del Popolo) della “proprietà pubblica” e sono contro “l’utilità pubblica, la sicurezza, la libertà e la dignità umana” (artt. 41 e 42 della Costituzione). Si tratta di “norme “precettive e imperative”, che consentono di “annullare senza limiti di tempo” le cartolarizzazioni e le svendite in questione, ai sensi dell’art. 1418 del codice civile;

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5) Ricostituire, con provvedimenti legislativi e Atti giudiziari, il “patrimonio pubblico” ceduto ai privati, dichiarandolo “Inalienabile, inusucapibile e inespropriabile”;

6) Precisare che la “proprietà collettiva demaniale del P o p o l o ” ( c i o è i l “ d e m a n i o ” , c h e è p e r l ’ a p p u n t o ,

“inalienabile, inusucapibile e inespropriabile”, poiché è in

“proprietà pubblica” di tutti i cittadini) comprende, non solo il cd. “demanio naturale” previsto dal codice civile, ma anche, e soprattutto, “i servizi pubblici essenziali”

(nazionali e locali), “le fonti di energia” (acqua, luce, gas, industrie strategiche, fonti di produzione della ricchezza nazionale, ecc.) e le “situazioni di Monopolio”, tutte categorie previste dall’art. 43 della Costituzione, il quale precisa, tra l’altro, che tali “fonti di produzione della ricchezza” devono essere “in mano pubblica” o di “Comunità di lavoratori o di utenti”;

7) Ritrasformare la Banca d’Italia e la Cassa Depositi e Prestiti, in “Enti pubblici”, che devono servire a soddisfare i diritti fondamentali dei cittadini, e non SPA, il cui fine è quello di perseguire gli interessi economici dei “soci”;

8) Riprenderci la “sovranità monetaria”, o nel senso di emettere “biglietti di Stato a corso legale” spendibili nel territorio italiano, o uscendo dalla “zona euro”, emanando delle leggi, che abroghino le ”leggi di ratifica” dei Trattati di Maastricht e di Lisbona, nonché i Trattati relativi al WTO, al FMI e alla Banca mondiale degli investimenti;

9) Dare una interpretazione costituzionalmente orientata della “proprietà privata”, di cui all’art. 832 del codice civile, alla luce delle norme precettive e imperative di cui agli articoli 42 e 41 della Costituzione, le quali sanciscono la “funzione sociale” della proprietà e la “utilità sociale”

che devono perseguire le relative negoziazioni, come prevede il disegno di legge Senatrice Paola Nugnes e altri, già depositata in Senato e la proposta di legge dell’On. Stefano

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Fassina, già depositata alla Camera;

10) Includere i cd. “beni comuni” nella “proprietà collettiva demaniale” del popolo, rendendoli inalienabili, inusucapibili e inespropriabili e diretti soltanto alla soddisfazione dei diritti fondamentali di ogni cittadino come altresì prevedono il disegno di legge e la proposta di legge poco sopra ricordate.

Con questi provvedimenti ci porremmo sulla buona strada per battere l’attuale “sistema economico predatorio neoliberista”

e ricostituire il “sistema economico produttivo keynesiano”, che ci consentì, nei primi trenta anni del dopo guerra, di diventare la quinta potenza economica del mondo.

Un caro abbraccio. Paolo Maddalena

A MALI ESTREMI, ESTREMI RIMEDI di Paolo Maddalena*

La tragedia globale del virus Covid-19 avanza in tutto il mondo. I dati di ieri ci dicono che in Italia i decessi sono 1809 e il totale dei contagi sfiora i 25 mila.

Due sono i problemi gravissimi che dobbiamo risolvere: colmare il più velocemente possibile le inefficienze del sistema sanitario, che, da governi che non hanno capito il senso delle loro azioni, è stato in gran parte privatizzato, tagliando

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solo negli ultimi 10 anni ben 40 mila posti letto negli ospedali.

È urgente ricostituire i posti letto perduti, acquistare i ventilatori e tutto ciò che occorre per la terapia intensiva, aumentare il personale ospedaliero (medici, infermieri, tecnici ecc.). E si noti che in questi anni ben 8 mila medici andati via non sono stati sostituiti. Occorre, inoltre, tener conto della situazione di bisogno in cui versano le persone contagiate e soprattutto le famiglie delle persone decedute alle quali occorre far sentire lo spirito di solidarietà di tutti gli italiani

Altro problema è quello di fronteggiare i disastrosi effetti economici prodotti dalla diffusione del corona virus.

S o t t o q u e s t o s e c o n d o a s p e t t o e m e r g e c o n e s t r e m a e inconfutabile chiarezza che la pandemia del Covid-19 ha dimostrato che causa unica del disagio economico italiano consiste nel fatto che l’Italia è stata costretta, dai trattati europei, a far parte di sistema economico predatorio neoliberista che avvantaggia i paesi ricchi e riduce in miseria i paesi più poveri.

La prova di ciò sta nel fatto che la Germania, che ha conquistato il primato economico in Europa attraverso violazioni continue di obblighi internazionali (non ha pagato i debiti di guerra, ha fatto pagare a noi il contributo per l’unificazione tedesca, ha nascosto i debiti dei Lander nella banca pubblica KfW, facendo emergere un debito pubblico inferiore a quello reale, ha violato per 5 anni i limiti di Maastricht, non ha mai denunciato il suo surplus commerciale e così via dicendo, senza mai essere ripresa dalla Commissione europea) è oggi il paese europeo che più agevolmente supera gli effetti disastrosi provocati all’economia dalla diffusione del corona virus.

Essa infatti immette nel mercato, tramite la banca pubblica

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KfW, il cui capitale è per l’80% dello Stato federale e per il 20% dei Lander, almeno 550 miliardi di euro, aiutando così (a dispetto del divieto degli aiuti di Stato previsto dai trattati) le imprese tedesche di ogni tipo e risollevando la situazione economica di ciascun cittadino con l’immissione nel mercato di tanta liquidità.

Ben diversa è la situazione economica italiana, che, messa dal sistema economico predatorio neoliberista, con le spalle al muro, si trova a dover fronteggiare l’emergenza economica con lo sforamento dei limiti di Maastricht di 25 miliardi, naturalmente a debito e, disponendo aiuti alle imprese per circa 350 miliardi con la garanzia dello Stato, cioè di tutti i singoli cittadini italiani, che dovranno pagare con enormi sacrifici le spese ora indispensabili (mentre i tedeschi non pagheranno nulla perché i 550 miliardi emessi dalla KfW con interessi negativi saranno immediatamente comprati dal mercato generale).

In questa situazione di assoluta emergenza a noi non resta che assumere una posizione molto drastica che ci svincoli dai lacci con i quali è stata imbavagliata la nostra economia e lo facciamo in base alla forza che ci proviene dal fatto che al momento 20 mila persone (e i numeri aumentano costantemente) in soli 3 giorni, hanno sottoscritto la nostra petizione alle Camere per rifiutare la ratifica e l’approvazione del MES e nella quale sono stati già espressi iconcetti che di seguito riportiamo.

VAI ALLA PETIZIONE CONTRO IL MES: http://chng.it/wZvzDtGN

Si tratta di uscire dal sistema economico predatorio neoliberista per ricostituire in Italia un sistema economico p r o d u t t i v o d i s t a m p o k e y n e s i a n o , c h e p r e v e d a : nazionalizzazioni, intervento dello Stato nell’economia, distribuzione della ricchezza alla base della piramide sociale, investimenti pubblici nella sanità, nell’istruzione, nella ricerca e così via dicendo.

Si tratta in pratica di abrogare la ratifica dei trattati di

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Mahastrict e di Lisbona, nonché la ratifica avvenuta con legge 23 marzo 1947 numero 132 della partecipazione al Fondo monetario Internazionale e alla Banca Mondiale e infine l’abrogazione della ratifica del trattato di commercio Wto avvenuta con legge 29 dicembre 1994, numero 747.

In ultima analisi si tratta di riconquistare la sovranità monetaria che è essenziale per eliminare il debito pubblico con tutte le sue conseguenze. A questo proposito poi c’è da fare una attenta revisione di questo debito, il quale, in massima parte, è un debito ingiusto perché provocato da speculazioni finanziarie del mercato generale, riconoscendo solo quella parte dello stesso debito (davvero molto piccola) ricollegabile a debiti contratti per le spese pubbliche.

In questo nuovo quadro sarà possibile nazionalizzare l’intero patrimonio pubblico del popolo italiano che è stato dissipato con le privatizzazioni e svenduto a singoli faccendieri privati e fameliche multinazionali.

Tutto questo, nella situazione che stiamo vivendo, è imposto dalla nostra Costituzione e, particolarmente dagli articoli 1 (sovranità popolare), 2 (diritti inviolabili dell’uomo), 3 (eguaglianza economica e sociale), 41 (divieto di contratti contrari all’utilità pubblica), 42 (obbligo del proprietario di assicurare la funzione pubblica della proprietà), 43 (necessità di porre in mano pubblica i servizi pubblici essenziali e le fonti di energia).

Chiudiamo questo discorso ricordando che oggi si commemora l’assassinio di Aldo Moro, il quale fu ucciso perché voleva che l’Italia non entrasse nel sistema economico predatorio neoliberista.

Roma, 16 marzo 2020

*Il Professor Paolo Maddalena è Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”.

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Fonte: attuarelacostituzione.it

INCENDI: GLI EFFETTI NEFASTI DELLA LEGGE MADIA di Paolo Maddalena

[ 27 luglio 2017 ]

È senza dubbio «merito» del governo di Matteo Renzi e in special modo della legge Madia, la quale, tra tante

disposizioni contro la tutela ambientale, ha anche previsto la soppressione del Corpo forestale dello Stato, se gli incendi boschivi di questa estate hanno superato del 500 per cento gli incendi dell’estate scorsa. Detta legge, infatti, affida lo spegnimento degli incendi soltanto ai Vigili del fuoco, e non ai Carabinieri, anche se si tratta di Carabinieri ex

forestali, dotati di grande professionalità in materia, e passati in quest’Arma. È quanto si ricava dall’ordine emesso il 7 luglio dal Generale Comandante Antonio Ricciardi in

ordine alle «procedure operative per gli interventi in caso di incendi boschivi». Peraltro, gli ex forestali passati ai

Carabinieri sono 6.400, mentre soltanto 360 forestali, sono passati nei Vigili del fuoco abilitati allo spegnimento degli incendi (vedi l’articolo di Giampiero Calapà, pubblicato da il Fatto Quotidiano del 15 luglio 2017).

Si tratta, oramai di una serie infinita di danni che i nostri governanti arrecano al territorio e al Popolo italiano, con lo scopo evidente di favorire innominabili interessi economici particolari. È chiaro che, a questo punto, si pone

indilazionabile il problema della responsabilità, non solo politica, ma anche giuridica del Legislatore. E’ un problema

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difficile, poiché l’ordinamento italiano mantiene saldo il principio, della «immunità» del Legislatore e della prevalenza della «legge», la quale è soltanto annullabile dalla Corte costituzionale, per contrasto con la Costituzione, o in via principale ed entro un termine limitato da parte,

vicendevolmente, dello Stato e delle Regioni, o in via incidentale nel corso di un giudizio davanti al giudice ordinario o amministrativo.

Tuttavia, se la legge è inattaccabile e il Legislatore è irrimediabilmente «immune», forse, è dalla distinzione tra

«proposta» e «approvazione» della legge che occorre prendere le mosse, poiché a lume di logica giuridica, la « proposta» è cosa diversa dalla «approvazione», e, mentre la proposta, e più precisamente «l’iniziativa delle leggi», può essere fatta, oltre che da cinquantamila elettori, anche dal «governo», e cioè da un organo del potere esecutivo, nonché da «organi ed enti ai quali sia conferita da legge costituzionale» (art. 71 della Costituzione), si potrebbe cominciare a pensare, quanto meno, a una responsabilità giuridica dei «proponenti», e nella specie degli esponenti del potere esecutivo, che dispongono di una maggioranza in Parlamento, e sono in grado di incidere profondamente sulla approvazione di leggi che ledano,

arrecando gravissimi danni, i diritti fondamentali dei

cittadini. Se si pensa che coloro che dovrebbero perseguire il

«bene comune» della Nazione, producono invece danni irreversibili alla Collettività, favorendo, ad esempio,

multinazionali straniere senza scrupoli, appare evidente che per loro si possa e si debba parlare di responsabilità penale, civile e amministrativa, nonché, se del caso, di alto

tradimento. È tutto da studiare e da maturare, ma la

«razionalità» umana non può sopportare che, in un vero regime democratico, i «governati» siano irrimediabilmente danneggiati dai loro «governanti».p.p1 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;

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DOPO LA VITTORIA DEL NO: 22 GENNAIO ASSEMBLEA CON PAOLO MADDALENA

[ 19 gennaio ]

Si svolgerà domenica prossima a Roma l’assemblea nazionale

«ATTUARE LA COSTITUZIONE – UN DOVERE INDEROGABILE»,

organizzata dalla Confederazione Sovranità Popolare e co- promossa da diverse soggettività politico-sociali, tra le quali Programma 101.

Di seguito il programma dei lavori, che saranno aperti

dall’intervento di Paolo Maddalena, e il documento proposto come base della discussione.

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