19-10-13 RASSEGNA STAMPA
19-10-12 SASSOLI: «NO A TAGLI DI BILANCIO. MA IL NEGOZIATO SARÀ DURO»
TerraeVita
19-10-12 COLDIRETTI METTE IN MOSTRA I CIBI PIÙ PERICOLOSI CHE APPRODANO IN ITALIA
TerraeVita
19-10 12 DANIEL BERCOVICI CONFERMATO PRESIDENTE DI IFIF Mangimi&Alimenti
19-10-12 EFSA, APERTA UNA CONSULTAZIONE PUBBLICA SULLA CONTAMINAZIONE DA AFLATOSSINE
Mangimi&Alimenti
19-10-13 INTESA ENI-COLDIRETTI E BONIFICHE FERRARESI SUL PROGETTO AFRICA
Corriere della Sera
19-10-13 ENI, BONIFICHE FERRARESI E COLDIRETTI INSIEME PER AIUTARE L’AFRICA
Il Giornale
19-10-13 L’ETIOPIA DEL NOBEL, LOCOMOTIVA AFRICANA CHE PUNTA SULLO SPAZIO
Il Sole 24 Ore
19-10-13 DAZI, ECCO I PROBLEMI IRRISOLTI DELL’«ARMISTIZIO» USA-CINA Il Giornale
19-10-13 DAZI, PER TRUMP INTESA OTTIMA MA SULL’HI-TECH STRADA IN SALITA
Il Sole 24 Ore
19-10-13 «UN MILIONE DI FIRME PER SALVARE IL MADE IN ITALY DALLE LEGGI UE»
Libero
19-10-13 IL MIGLIOR CHEF DELLA PASTA È GIAPPONESE Libero
19-10-12
Sassoli: «No a tagli di bilancio. Ma il negoziato sarà duro»
Il presidente del Parlamento europeo David Sassoli lancia l'allarme: «L'agricoltura italiana rischia di perdere oltre 2,5 miliardi di euro»
Il presidente del Parlamento europeo David Sassoli arriva al Forum Coldiretti di Cernobbio combattivo ma con un messaggio preoccupante: «Dobbiamo lavorare molto per definire il nuovo bilancio comunitario. E per questo ci serve velocemente la piena operatività della nuova Commissione europea. Un bilancio che non può essere basato sui tagli ma che deve essere di crescita».
«Se ci si fissa alla quota dell'1,1% per ogni Paese non si può crescere - continua Sassoli - anzi il rischio di tagli si evidenzia. E per il settore agricolo i rischi aumentano sensibilmente».
Quanto si rischia di perdere
Sassoli quantifica le decurtazioni, nel caso non si riuscisse a intervenire. «In questo momento si sta prospettando un taglio dei pagamenti diretti del 3%. Una percentuale che consideriamo molto dura da sopportare per gli agricoltori. Nel concreto per l'Italia si tratta di passare da 25,9 a 24,9 miliardi negli aiuti Pac e da 10,5 a 8,9 miliardi sul fronte dello Sviluppo rurale: qualcosa come oltre 2,5 miliardi di euro in meno per l'agricoltura italiana».
Un'allenza per limitare i danni
«Questo non deve succedere - conclude Sassoli - ed è per questo che mi rivolgo a voi per creare un'alleanza in grado di incidere sulla formazione del nuovo bilancio che, ribadisco, deve essere più forte e non recessivo. Affronteremo un negoziato molto duro, ma possiamo intervenire anche proponendo condizionalità, che vadano nella direzione di sostenere l'agricoltura italiana»
19-10-12
Coldiretti mette in mostra i cibi più pericolosi che approdano in Italia
Analisi Coldiretti: in Italia uno scandalo alimentare al giorno. Quattro su cinque per colpa di cibi pericolosi importati dall'estero
Troppi cibi pericolosi arrivano in Italia e le conseguenze sono evidenti: nel 2019 nel nostro Paese è scoppiato più di un allarme alimentare al giorno, per un totale di ben 281 notifiche inviate all’Unione europea durante l’anno.
È quanto emerge da un'analisi della Coldiretti presentata al Forum Internazionale dell’agroalimentare a Cernobbio, in occasione della visita del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dove è stata apparecchiata la tavola dei cibi più pericolosi venduti in Italia nel 2019 sulla base delle elaborazioni del sistema di allerta Rapido (Rassf) relative ai primi nove mesi.
Vincenzo Gesmundo, la delegata nazionale giovani Coldiretti Veronica Barbati e il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini acclolgono il primo ministro Giuseppe Conte con la top ten dei prodotti più pericolosi venduti in Italia
Sul totale di 281 allarmi che si sono verificati 124 provenivano da altri Paesi dell’Unione europea (44%) e 108 da Paesi extracomunitari (39%). In altre parole – precisa la Coldiretti – oltre quattro prodotti su cinque più pericolosi per la sicurezza alimentare provengono dall’estero (83%).
Dalla Spagna i maggiori pericoli
I pericoli maggiori per l’Italia – continua la Coldiretti – sono infatti venuti dal pesce spagnolo, come tonno e pescespada, con alto contenuto di mercurio e dal pesce francese, sgombro in primis, per l’infestazione del parassita Anisakis, ma sul podio del rischio ci sono anche i materiali a contatto con gli alimenti (MOCA), per i quali si riscontra la cessione di sostanze molto pericolose per la salute del consumatore (cromo, nichel, manganese, formaldeide ecc.), in particolare per quelli importati dalla Cina.
Nella black list alimentare – precisa la Coldiretti – ci sono poi i pistacchi dalla Turchia e le arachidi dall’Egitto per l’elevato contenuto di aflatossine cancerogene, presenti anche nei pistacchi dagli Stati Uniti e la salmonella enterica nelle carni avicole polacche.
Anche la Cina non scherza
Sul podio dei Paesi da cui arrivano in Italia il maggior numero di prodotti rischiosi al primo posto emerge la Spagna con 54 notifiche, riguardanti principalmente la presenza di mercurio nel pesce, seguita dalla Cina con 28 segnalazioni, soprattutto per migrazione di metalli nei materiali a contatto con alimenti e dalla Turchia con 22 avvisi, maggiormente per aflatossine nella frutta in guscio.
E questo accade – sottolinea la Coldiretti - nonostante il fatto che la Cina e la Turchia rappresentano rispettivamente appena il 2% e l’1% del valore delle importazioni agroalimentari in Italia mentre la Spagna arriva circa al 10%
Italia con maggiori garanzie
Dai risultati sono evidenti le maggiori garanzie di sicurezza – evidenzia Coldiretti – dei prodotti nazionali mentre i pericoli vengono soprattutto dalle importazioni. Il motivo è spiegato dalla relazione della Corte dei Conti Europea del 15 gennaio scorso sui “pericoli chimici negli alimenti che consumiamo”, in cui si parla di tolleranze all’importazione e si chiede alla Commissione Europea di spiegare “quali misure intende adottare” per mantenere lo stesso livello di garanzia per gli alimenti importati rispetto a quelli prodotti nella Ue. Infatti, sugli alimenti importati è stata individuata una presenza irregolare di residui chimici piu’ che doppia rispetto a quelli Made in Italy con i pericoli che si
moltiplicano per gli ortaggi stranieri venduti in Italia che sono quasi cinque volte piu’ pericolosi di quelli nazionali, secondo l’ultimo report del ministero della Salute sul “Controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti" pubblicato in agosto 2019. Su circa 11.500 i campioni di alimenti (ortofrutta, cereali, olio, vino, baby food e altri prodotti) analizzati per verificare la presenza di residui di prodotti fitosanitari appena lo 0,9% dei campioni di origine nazionale – sottolinea la Coldiretti - è risultato irregolare ma la percentuale sale al 2% se si considerano solo gli alimenti di importazioni e tra questi il record negativo è fatto segnare dagli ortaggi dall’estero con il 5,9%.
Primato del Made in Italy nella sicurezza
Se si evidenzia – continua la Coldiretti - il primato del Made in Italy nella sicurezza alimentare a livello internazionale ed europeo, dove la media delle irregolarità è del 2,5%, a preoccupare è la presenza sul territorio nazionale di alimenti d'importazione con elevati livelli di residui.
In questo contesto, in caso di allarme alimentare le maggiori preoccupazioni sono proprio determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio generando un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi e che spesso ha messo in difficoltà ingiustamente interi comparti economici, con la perdita di posti di lavoro.
Prandini: «Preoccupa anche il Mercosur»
«L’esperienza di questi anni dimostra l’importanza di un'informazione corretta con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine nazionale dei prodotti che va esteso a tutti gli alimenti» sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che «va anche tolto in Italia il segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero per consentire interventi mirati in situazioni di emergenza sanitaria che si ripetono sempre più frequentemente».
«Una preoccupazione viene anche per l’elevato numero di allarmi alimentari che riguardano Paesi come l’Argentina e il Brasile che fanno parte del gruppo dei Mercosur con i quali l’Unione Europea ha siglato accordi di libero scambio per agevolare proprio le importazioni di riso, agrumi e carne” conclude Prandini nel sottolineare che anche per queste ragioni l’Italia non deve ratificare l’accordo.
19-10-12
Daniel Bercovici confermato presidente di Ifif
L’Ifif, la Federazione internazionale dell’industria mangimistica, va avanti con Daniel Bercovici. La 32ma
assemblea generale dell’organizzazione, che rappresenta più dell’80% della produzione mondiale, ha confermato al suo vertice il presidente di Ajinomoto Animal Nutrition Europe. Per Bercovici si tratta del secondo mandato che scadrà nel 2021. I delegati hanno anche confermato Reinder Sijtsma alla carica di tesoriere.
La rielezione di Bercovici è un riconoscimento della sua leadership. Sotto la sua guida l’organizzazione ha condotto numerosi progetti strategici, rinsaldato i rapporti con gli stakeholder internazionali e attratto nuovi membri in tutto il mondo. Nel ringraziare l’assemblea il neoeletto presidente ha ricordato il contributo di tutti i membri per aver reso ancora più forte la voce dell’industria mangimistica, un “componente essenziale della catena alimentare che fornisce cibo sostenibile, sicuro, nutriente e disponibile per una popolazione mondiale in crescita”, ha sottolineato Bercovici.
L’impegno per i prossimi anni è continuare a muoversi sui tre pilastri che fondano l’azione di Ifif: la regolazione, per promuovere un quadro regolatorio equilibrato e l’innovazione; la sostenibilità, con l’adozione di standard basati su evidenze scientifiche per contribuire alla misurazione e alla gestione dell’impronta ambientale dell’industria mangimistica e del settore zootecnico; la formazione e la condivisione delle buone pratiche, con iniziative come il programma di e-learning sulla sicurezza dei mangimi.
Sempre sul fronte della sostenibilità, Ifif prosegue con la parntership nella Fao Global Agenda per lo sviluppo
sostenibile della zootecnia, per stimolare l’utilizzo di tecnologie disponibili ma non ampiamente usate, e con Fefana per definire il ruolo delle specialità e degli ingredienti per la nutrizione animale nella riduzione dell’impatto ambientale della produzione zootecnica.
19-10-12
Efsa, aperta una consultazione pubblica sulla contaminazione da aflatossine
C’è tempo fino al 15 novembre per inviare all’Efsa, l’Autorità europea per la Sicurezza alimentare, i commenti al parere scientifico sui rischi da contaminazione da aflatossine. Nel documento gli esperti hanno concluso che il
consumo degli alimenti contaminati da queste sostanze chimiche, dalla frutta secca al mais, solleva preoccupazioni per la salute pubblica. Le aflatossine, infatti, sono in grado di danneggiare il Dna e di ridurre le difese immunitarie
dell’organismo e sono cancerogene. Particolare attenzione va posta agli effetti dei cambiamenti climatici: l’aumento delle temperature e dell’umidità favorisce infatti la proliferazione delle micotossine.
Sono due specie del fungo Aspergillus – che cresce per l’appunto in zone con climi caldi e umidi – a produrre le aflatossine. Queste sostanze chimiche tossiche, presenti in particolare in Europa meridionale, contaminano alimenti come arachidi e frutta a guscio, mais, riso, spezie, oli vegetali grezzi e semi di cacao. La contaminazione può avvenire durante la produzione ma anche dopo la raccolta con lo stoccaggio. La più diffusa e più pericolosa è l'aflatossina B1.
Uno dei suoi principali metaboliti nell’uomo e negli animali è l’aflatossina M1. I cereali e i prodotti a base di cereali, il latte e i prodotti a base di latte fermentato sono la fonte principale di esposizione a questa micotossina. Studi
epidemiologici redatti dal 2006 – ricorda l’Efsa – hanno dato più peso alla correlazione tra l’esposizione all’aflatossina B1 e il rischio di tumore al fegato, maggiore per chi è infetto dai virus dell’epatite B o C. Per tutti questi motivi la presenza di aflatossine dev’essere mantenuta il più bassa possibile per tutelare la salute degli animali e dei consumatori.
L’autorità è impegnata nell’attività di valutazione del rischio. Da ultimo ha prodotto questo parere scientifico in cui ha analizzato oltre 200 mila risultati analitici sulla presenza di aflatossine. Gli esperti si sono concentrati proprio sulla valutazione del rischio da aflatossina B1. Secondo gli esperti riuniti nel Contam, il panel sui contaminanti nella catena alimentare, l'esposizione alimentare della popolazione europea alle aflatossine è una questione rilevante per la salute pubblica. È necessario continuare a monitorarne la presenza per via del cambiamento climatico utilizzando metodi con maggiori livelli di sensibilità.
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13/10/2019
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38 ECONOMIA
Domenica 13 Ottobre 2019 Corriere della SeraPaese più giusto e competitivo». I provvedimenti sulla giustizia goccia a goccia non funzionano, ha osservato l’ambasciatore Giampie- ro Massolo, che ha proposto un fo- rum permanente su giustizia ed economia, che potrebbe essere ospitato dal Cnel. È evidente che nonostante siano stati fatti passi aventi per velocizzare i tempi, in Italia c’è un tema di risorse che servono per la giustizia, ha sottoli- neato Giovanni Le- gnini.
Legalità e Stato di diritto (rule of Law) sono fondamentali
— ha sottolineato Agostino Nuzzolo — per promuovere la crescita economica, lo sviluppo sostenibi- le, i diritti umani e l’accesso alla giustizia. «Il Rule of Law Index elaborato dalla World Bank — ha ricordato — misura la legalità di ogni singolo Stato. Si so- stiene che un aumento di 1% del- l’indice di legalità aumenterebbe del 2% circa il Pil pro capite». In quell’indice l’Italia è al 28esimo po- sto, la Francia al 17esimo, la Ger- mania al sesto, la Danimarca al pri- mo.
Francesca Basso
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DAL NOSTRO INVIATO
CERNOBBIO
Eni, Bf-Bonifiche Ferra- resi e Coldiretti hanno firmato un accordo di cooperazione per l’av- vio di «Progetto Africa», che punta a promuovere lo sviluppo delle economie locali attraverso l’appli- cazione di tecniche agricole soste- nibili. L’intesa è stata
sottoscritta ieri a Cer- nobbio, durante il Forum internaziona- le dell’agroalimenta- r e p r o m o s s o d a Coldiretti.
«Abbiamo costituito una partnership in- novativa, un modello di cooperazione che può contribuire a creare nei Paesi in via di sviluppo, e in par- ticolare in Africa, competenze e occu-
pazione nell’agricoltura e alimen- tazione», ha detto Claudio Descal- zi, amministratore delegato di Eni.
«Non saremo consulenti ma allea- ti», ha sottolineato Federico Vec- chioni, che guida Bf. «Si parte in Ghana, dove andremo con Eni il 21 ottobre e dove, con forme di parte- nariato, cominceremo la costru- zione di infrastrutture e poli for- mativi». In questo modo «dimo- striamo che l’Italia sa fare l’Italia», ha detto Ettore Prandini, presiden-
te di Coldiretti, «non possiamo fermarci a fotografare gli sbarchi, dobbiamo progettare sul medio- lungo periodo per dare risposte importanti». Il programma, parte con le risorse dei soggetti parte- cipanti ma, per potersi sviluppa- re, richiederà un impegno stima- bile in 3 miliardi. Perciò si guarda all’Europa.
«È un progetto importante», ha detto il premier Giuseppe Conte,
«che nasce da iniziative private, non sotto l’egida di parte pubbli- ca o politica, ma è strategico e ha rilievo politico. Dobbiamo perse- guire un nuovo modello di coo- perazione. L’Italia deve essere leader in questo e superare i mo- delli neocolonialisti, che non so- no solo del secolo scorso. Dob- biamo invece lavorare a una par- tenariato alla pari. Noi ci presen- tiamo con le carte in regola per dialogare con l’Africa, per dare idee chiare e prospettive di lavo- ro. Questo è il modo migliore per prevenire flussi migratori che po- trebbero essere destabilizzanti nel lungo periodo». Rivolto in sa- la al presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ha quindi aggiunto: «Porteremo il progetto in Europa. Dobbiamo costringere tutti i Paesi a conformarsi a que- sto modello di cooperazione».
Sergio Bocconi
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Giustizia e crescita sono lega- te. Partiamo da un caso. Enel ha rinunciato a realizzare un im- pianto per la produzione di ener- gia rinnovabile al Sud perché do- po i primi passi mossi nel 2002 con il progetto, le autorizzazioni ottenute nel 2009 e le vittorie al Tar e al Consiglio di Stato, è an- cora pendente un processo pe- nale. L’esempio di un uso «di- storto» dello strumento giudi- ziario è stato raccontato da Giu- lio Fazio, General counsel (direttore Affari legali e societa- ri) di Enel, in una tavola rotonda di «Giustizia&Crescita: the young hope», la tre giorni orga- nizzata a Napoli dal movimento
«Fino a prova contraria». Ieri la giornata si è conclusa con un dialogo con il ministro per gli Af- fari europei Enzo Amendola.
Al panel «Giustizia e investi- menti: priorità e obiettivi» han- no partecipato anche l’ex vice- presidente del Consiglio supe- riore della magistratura Giovan- ni Legnini, il General counsel (direttore della Funzione legal and tax) di Tim Agostino Nuzzo- lo e il presidente di Fincantieri Giampiero Massolo. Il movimen- to «Fino a prova contraria» pro- muove una riforma complessiva del sistema giudiziario, parten- do dall’assunto che «una giusti- zia equa ed efficiente rende un
MADE IN ITALY
Partnership
IntesaEni-Coldiretti eBonificheFerraresi sulprogettoAfrica
Il convegno di Napoli
Giustiziaeeconomia,
«Gliinvestimenti?
Conregolechiare»
3
miliardi è la somma per sviluppare il progetto di sviluppo
Alla guida
Ettore Prandini, 47 anni, da novembre del 2018 è presidente di Coldiretti
7,7
anni
La durata dei procedimenti giudiziari in Italia
Ministro
Vincenzo Amendola, 45 anni, ricopre la carica di ministro per gli Affari europei
Il fondo di venture capital
Kressel’hubperinnovare
«PiùideeconHenkelX,
piattaformaopendisaperi»
«A d un certo punto molti smettono di chiedersi il perché delle cose». E’ la pietra tom- bale per ogni ispirazione. Per ogni crescita individuale e aziendale. Se tramonta la mo- tivazione termina anche la
«libertà di apprendere», co- me la definisce Rahmyn Kress, a capo del fondo di ven- ture capital di Henkel X, sedu- to su 150 milioni che la multi- nazionale tedesca della chi- mica leader negli adesivi e nei prodotti per la casa ha deciso di costruire con una serie di partner affidandogli la regia dell’innovazione dei modelli organizzativi e lo scouting di idee potenzialmente disrupti- ve da individuare sul mercato. Kress è un motivatore. Una vi- ta in Accenture, ha guidato la trasformazione digitale della Universal. Tra i suoi riferi- menti ovviamente Steve Jobs e la tensione verso il domani. Preoccuparsi del passato ha poco senso. «Occorre inven- tare il futuro». Per farlo, per- dersi tra i meandri del già sperimentato applicando gli stessi protocolli di sempre, si- gnifica archiviare l’ambizione di migliorarsi. Kress ha indi- viduato nell’università Bocco- ni e nella trevigiana H-Farm due attori nazionali per indi- viduare progetti di innovazio- ne. Kress teorizza, ormai co- me diversi addetti ai lavori, l’epilogo dell’integrazione tra digitale e fisico. Non ha senso affidare ad un’unità digitale la trasformazione di un’azienda.
Perché tutto è ormai digitale, è il ragionamento. La più grande sfida del presente è la riconversione delle compe- tenze del personale. «Serve una piattaforma costante e aperta di trasmissione dei sa- peri in modo che avvenga una circolazione di idee e di cono- scenze in maniera trasversale, soprattutto dal basso verso l’alto». Un approccio down- top che per la verità in Europa sembra essere un proposito. Le organizzazioni complesse,
come tutte le grandi realtà corporate, abbracciano un modello verticistico dell’in- novazione. In cui è soltanto la strategia dell’amministratore delegato e della prima linea di manager ad indirizzare il cambiamento. Kress invita a rovesciare la prospettiva. So- no spesso gli operativi, ad avere il termometro delle mi- gliorie che dovrebbero essere adottate.
Raramente vengono presi in considerazione. Invece ser- ve un’open source dei model- li. In cui ognuno arricchisce il software di sviluppo di un’azienda apportando un pezzetto.
Fabio Savelli
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Rahmyn Kress, guida il fondo di innovazione Henkel X
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Domenica 13 ottobre 2019 il Giornale
DOMANI LA PAROLA TORNA ALLE BORSE
Dazi, ecco i problemi irrisolti dell’«armistizio» Usa-Cina
Preoccupa l’assenza di un documento ufficiale, resta aperto il caso Huawei e mancano i paletti sulle valute
IL CASO
di Rodolfo Parietti Milano
U n lampo di luce capace di abbagliare i mercati, ma non in grado di ri- schiarare le molte, forse trop- pe, zone d’ombra che ancora gravano sui rapporti tra Stati Uniti e Cina. Più che un accor- do vero e proprio, una rimodu- lazione del concetto di tregua.
Questo è, nella sostanza, quan- to pattuito venerdì tra Wa-
shington e Pechino nell’incon- tro fra Donald Trump e il vice- premier cinese, Liu He. Quasi un’attitudine gattopardesca con cui i due rivali mostrano di aver cambiato tutto anche se poco e nulla è cambiato.
L’assenza della firma di en- trambi su un documento uffi- ciale ne è già un indizio.
«Siamo arrivati alla fase uno di un accordo sostanzioso», ha assicurato Trump. Ma in realtà si tratta per ora di un piccolo step a rischio di prossi- mi inciampi che annullerebbe- ro la possibilità di trovare dav- vero un big deal. Alcune fonti raccontano che l’accordo po- trebbe essere messo nero su bianco al vertice Apec di San- tiago il mese prossimo. Ma tre settimane sono un tempo lun- go, durante il quale si può pas- sare dai sorrisi buoni per i foto- grafi a un rinnovato, e magari più energico, braccio di ferro.
Mesi di conflitto e di conti- nue ritorsioni da ambo le parti dovrebbero almeno aver inse-
gnato che la prudenza, in que- sti casi, è d’obbligo.
Oltre a essere scritto sull’ac- qua, l’armistizio porta inoltre a galla alcuni punti oscuri. Se, a meno di una rottura clamo-
rosa, non scatteranno martedì prossimo i 250 miliardi di dazi sulle merci cinesi importate negli Usa, e se l’America incas- sa dalla Cina acquisti di pro- dotti agricoli per 40-50 miliar-
di che serviranno a Trump per recuperare consensi nell’area rurale del Paese, l’accordo sul- le valute è una cornice senza quadro. La Casa Bianca, dopo aver accusato Pechino di ma-
nipolare lo yuan, vuole la cer- tezza che l’arma della svaluta- zione competitiva non verrà più usata. Dalle scarne infor- mazioni rilasciate, risulta chia- ro come debbano ancora esse-
re trovati i criteri applicativi con cui impedire oscillazioni artificiali e non desiderate (da Washington) del renminbi. E altrettanto si può dire per quanto riguarda il trasferimen- to forzato di tecnologie: inseri- to nella «fase uno», il dossier potrebbe scivolare nella «fase due». Il nodo va infatti a tocca- re uno dei mattoni su cui la Cina ha costruito le proprie fortune, ovvero l’obbligo per le imprese straniere che sbar- cano sul suo territorio di met- tere a disposizione le loro pro- prietà intellettuali. Il fatto stes- so che da un’intesa solo di fac- ciata sia comunque rimasta esclusa Huawei, considerata dagli Usa una minaccia per la sicurezza nazionale e perciò
impossibilitata a far affari con le corporation americane, di- mostra quanto la distanza fra i due Paesi resti siderale su alcu- ni aspetti cruciali.
Ciò detto, rompere in modo brutale non conveniva a nessu- no. Non alla Cina, la cui cresci- ta è scesa al 6,2% nel secondo trimestre; non all’America, do- ve la Fed è stata costretta a va- rare un nuovo round di quanti- tative easing da 60 miliardi al mese dopo aver reso quasi strutturale l’intervento sul mercato repo per la carenza di liquidità. Resta ora da vedere come reagiranno nei prossimi giorni i mercati e come Trump si comporterà con l’Europa.
Dopo la sentenza della Wto, The Donald ha in mano una carta che vale 7,5 miliardi di tariffe punitive. «La speranza - ha detto il presidente di Coldi- retti, Ettore Prandini - è che i dazi non siano mai applicati e per questo è «necessario apri- re subito la trattativa a livello comunitario e nazionale».
VOLKSWAGEN STUDIA LA QUOTAZIONE (E IMITA FCA CON FERRARI)
Opzione Borsa per la Lamborghini
La casa del Toro valutata 11 miliardi. Sul tavolo pure l’ipotesi vendita
Pierluigi Bonora
Quotazione o vendita per Automobi- li Lamborghini, gioiello italiano del gruppo Volkswagen? A rilanciare le due possibilità è l’agenzia Bloomberg. E sot- to osservazione, ora, finiscono anche le altre società non core della galassia, co- me del resto aveva già fatto intendere l’ad Herbert Diess (nella foto) parlando dei piani futuri del colosso tedesco. Ne- gli anni passati, sotto l’egida di Ferdi- nand Piëch, scomparso da poco, Volk- swagen si era lanciata in uno shopping sfrenato con le acquisizioni delle azien- de italiane Automobili Lamborghini, Ducati e Italdesign (ai tempi Giugiaro), nonché di Bentley e Bugatti. Con un sogno, per Piëch, non realizzato: quello di includere, nel già ricchissimo portafo-
glio, anche Alfa Romeo.
Ma ora, al di là della morte dell’ex numero uno, i tempi sono cambiati, co- me in continua evoluzione è il mondo dell’auto e la mobilità nel suo comples- so. Gli investimenti sono per lo più di- rottati su elettrificazione delle gamme, connettività, guida autonoma e servizi.
E il gruppo di Wolfsburg, per portare a termine i suoi programmi (con un oc- chio alle sorprese ancora in agguato in tema di Dieselgate), ha bisogno di sem- pre maggiori risorse.
Da qui la possibile quotazione di Lamborghini, società al cui vertice sie- de Stefano Domenicali, attraverso un processo che ne prevederebbe lo scor- poro, come è avvenuto per Ferrari quan- do è approdata in Borsa. Ora il Cavalli- no rampante vale circa 30 miliardi di dollari. Un’operazione del genere, che potrebbe concludersi nel giro di un an- no, cade nel momento migliore che la Casa di Sant’Agata Bolognese sta viven- do, grazie soprattutto all’arrivo del suo Supersuv Urus: +96% le vendite nel pri-
mo semestre, con 4.533 super- car consegnate nel mondo, il doppio rispetto allo stes- so periodo del 2018 e ol- tre la soglia dell’intero 2017. Più della metà di queste vendite dipende proprio da Urus, che ha sfiorato quota 2.700 unità da gennaio a fine giugno.
Ma Lamborghini guarda anche all’elettrificazione e, al Salone di Fran- coforte di un mese fa, ha presentato la
sua prima ibrida, Sián FKP 37 da 819 cavalli, da produrre in soli 63 esempla- ri. Diess, dunque, che ha già portato in Borsa la divisione Traton (i camion di Man e Scania, con i bus), vuole concen- trare gli sforzi del gruppo soprat- tutto su Vw, Audi e Porsche.
Per questo ha stretto un’al- leanza di condivisione con Ford e ha annuncia- to 70 modelli a zero emis- sioni entro il 2028.
E se Lamborghinivenis- se ceduta? Il suo valore at- tuale è pari a 11 miliardi.
Gli acquirenti non manche- rebbero, in particolare tra i colossi asiatici. I sindacati, però, cominciano a preoccuparsi.
Dopodomani, 15 ottobre, scadrà il termine per la presentazione delle offerte vincolanti per il salvataggio di Alitalia. Secondo gli ultimi rumor circolati, è possibile che si formalizzi una nuova richiesta di proroga. A decidere saranno, formalmente, i
commissari straordinari, ma il governo avrà l’ultima parola. Tra oggi e domani il premier Giuseppe Conte potrebbe sentire l’ad delle Fs, Gianfranco Battisti e i vertici di Atlantia per essere aggiornato sul dossier. Sempre il 15 ottobre, Atlantia ha riaggiornato il proprio cda. Al termine della riunione il gruppo esprimerà una posizione sia sull’adesione definitiva alla cordata e, di conseguenza, sull’eventuale disponibilità a proseguire la trattativa in caso di proroga.
La manifestazione informale di interesse inviata dalla tedesca Lufthansa ha complicato ulteriormente la situazione
Economia
Eni, Bonifiche Ferraresi e Coldiretti hanno siglato un accordo di coopera- zione - il «Progetto Africa» - che punta a sostenere iniziative congiunte di svi- luppo sostenibile nei Paesi africani: si spazia dall’agricoltura alla forestazio- ne. È «un progetto che abbiamo finan- ziato e che ha bisogno di almeno 2 o 3
miliardi di investimenti per coprire tut- ta la popolazione», ha detto ieri l’ad Eni, Claudio Descalzi, rimarcando co- me in questo modo si favorirà un forte sviluppo non solo economico ma an- che sociale dell’area.
Sulla stessa linea il governo. Il pre- mier Giuseppe Conte, infatti, ha pro-
messo «impegno» per una solida
«sponsorizzazione» del progetto. Che mira a far compiere un passo avanti nell’economia circolare a favore so- prattutto di Paesi colpiti dalla povertà.
Potenzialmente, interesserà 7 milioni di persone, di cui 1 milione in manie- ra diretta e il resto attraverso l’indotto.
Accordo di cooperazione
Eni, Bonifiche Ferraresi e Coldiretti insieme per aiutare l’Africa
TENSIONE SOMMERSA
Trump: «È la fase uno di un accordo sostanzioso»
Forse tra un mese la firma
DOPO LA MOSSA DI LUFTHANSA
Offerte per Alitalia, un’altra proroga è dietro l’angolo
+6,2%
La crescita del Pil cinese nel secondo trimestre 2019. Il dato, pur elevato, segna un rallentamento GLI ANALISTI
Da capire come Pechino gestirà la sua moneta e la proprietà intellettuale
40-50
In miliardi di dollari il valore dei prodotti agricoli statunitensi che la Cina si è impegnata ad acquistare
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Il Sole 24 Ore Domenica 13 Ottobre 2019 11
La storia Mondo
Il Paese cresce di oltre il 7% annuo e grazie ai finanziamenti cinesi lancerà a dicembre il primo satellite I suoi parchi industriali attirano investimenti esteri ma debiti e inflazione sono fonte di preoccupazione
L’Etiopia del Nobel, locomotiva africana che punta sullo spazio
Roberto Bongiorni
I
l lancio è imminente, già in dicem- bre. Il luogo da cui sarà messo in or- bita il primo satellite etiope sarà pe- rò la Cina. Non è un caso se questo sofisticato apparecchio di telerile- vamento multispettrale, noto come ETRSS-1, sia stato relizzato in collabo- razione con il colosso asiatico. In Etio- pia tutto, o quasi, parla cinese. D’altron- de dal 2006 al 2015 Pechino ha conces- so prestiti per oltre 13 miliardi di dollari, aggiudicandosi la costruzione di stra- de, ferrovie, parchi industriali. «Il satel- lite fornirà tutti i dati necessari sui cam- biamenti climatici e sui fenomeni me- teorologici che saranno utilizzati per gli obiettivi principali del Paese in agricol- tura, silvicoltura e iniziative di prote- zione delle risorse naturali» ha det- to,visibilmente soddisfatta, la neo pre- sidente etiope Sahle-Work Zewde. Una donna, come peraltro la metà dei mini- stri che compongono l’ultimo Governo.Se nel 2000 qualcuno avesse ipotiz- zato un programma spaziale etiope da lì a meno di 20 anni, lo avrebbero preso per pazzo. Perché il secondo Paese più popoloso dell’Africa ancora nel 2002 era uno degli Stati più poveri al mondo, flagellato da siccità a carestie, con poche vie di comunicazione. Oggi al posto del- le strade in terra battuta, ci sono auto- strade, nuove ferrovie, ponti e grandi dighe. Lo skyline della capitale Addis Abeba si arricchisce ogni anno di gratta- cieli in vetro. Nelle zone franche si par-
lano decine di lingue straniere.
La metamorfosi dell’Etiopia è il pa- radigma della rinascita africana. Ed in questo profondo cambiamento sociale, politico ma anche, e soprattutto, eco- nomico, il giovane premier, Abiy Ah- med Ali, insignito venerdì del premio Nobel per la pace, è uno dei protagoni- sti assoluti. Il suo programma di rifor- me - una sorta di perestroika africana - sta accelerando. Il piano per l’economia è tanto ambizioso quanto chiaro; tra- sformare un Paese dominato e soffoca- to da un’economia di Stato in un mer- cato libero e competitivo alimentato dal settore privato. Solo così potrà con-
tinuare quella formidabile crescita eco- nomica che negli ultimi 15 anni ha fatto registrare al Pil un incremento medio annuo del 10 per cento. Certo, si po- trebbe obiettare che si partiva da valori davvero bassi. Ma se le stime per il futu- ro sono corrette, da qui al 2030 questa dinamica economia crescerà ancora del 7% annuo. Per il Fondo monetario internazionale l’economia etiope cre- scerà quest’anno del 7,7% ed il prossi- mo del 7,5. Incrementi che fano appari- re del tutto anemica non solo la crescita dell’Eurozona (+1,3% nel 2019 e +1,6%
nel 2020) ma in parte anche quella mondiale (+3,2% e +3,5%).
È proprio da questo Paese, un cata- lizzatore di investimenti internazionali, che passa il rilancio economico del Con- tinente. Certo le difficoltà non manca- no. La conquista della stabilità politica, a cui ha giovato moltissimo l’accordo di pace con l’Eritrea voluto dal premier Abiy nel 2018, è senz’altro un punto di forza. Ma la spinta riformatrice del gio- vane premier, se non gestita con ocula- tezza, rischia di avere un effetto oppo- sto. In questo Paese di 105 milioni, dove vivono 80 etnie e centinaia di tribù, i ri- gurgiti secessionistici sono dietro l’an- golo. L’articolo 39 della Costituzione etiope concede infatti il diritto di seces- sione a tutti gli Stati regionali della fede- razione etiope. Abolita la censura, una valanga di nuovi giornali e radio ha in- vaso il Paese. Alcuni dei quali stanno ca- valcando le tensioni etniche. In uno Sta- to dove sono presenti ancora diverse
milizie armate, qualcuno ha paragona- to il Paese a una polveriera.
Anche sul fronte economico non ci sono soltanto luci. Le ombre si chiama- no debito pubblico, inflazione, disoccu- pazione, le difficoltà per le imprese straniere di reperire valuta pregiata, un sistema bancario non sempre all’altez- za. Ad alimentare la crescita sono stati soprattutto i grandi progetti infrastrut- turali governativi. Il Paese si è costante-
mente indebitato, soprattutto con la Ci- na, ed ora il debito rappresenta un pro- blema ingombrante e non sostenibile sul lungo periodo. Eppure, al di là delle criticità, per le imprese straniere desi- derose di investire il gioco sembra vale- re la candela. Pochi Paesi sembrano es- sere così attraenti. Il costo del lavoro è ancora decisamente basso, il mercato interno ampio (il 70% della popolazione ha peraltro meno di 30 anni), la dispo-
nibilità di fonti idriche e di fonti energe- tiche nazionali (idroelettriche) è ab- bondante. Per l’Italia c’è il vantaggio di collegamenti aerei diretti e la presenza di una comunità ben inserita. I settori in cui le aziende italiane, puntando sul lo- ro know how e sulla qualità, potrebbero eccellere, sono numerosi: si va dal- l’agroalimentare, alle costruzioni e al manifatturiero, passando per l’energia, le costruzioni, fino al trattamento dei rifiuti. L’Etiopia ambisce peraltro a di- venire un polo di riferimento per l’in- dustria tessile e conciaria su scala glo- bale. Molto dunque. I vantaggi fiscali per le aziende straniere e le agevolazio- ni sulla politica dei dazi sono un altro punto di forza. Eppure, il nostro inter- scambio commerciale resta al di sotto delle reali potenzialità e sta segnando un calo dal 2016. Nel 2018 ammontava a 291 milioni di euro, con un saldo com- merciale in deciso attivo.
La nuova Etiopia appare dunque la locomotiva della rinascita dell’Africa.
Ne condivide le potenzialità ma anche le vulnerabilità. Il suo incremento de- mografico potrebbe rappresentare un punto di forza, o di debolezza. Nel 1992, gli etiopi erano 50milioni, oggi, secon- do la Banca mondiale, sono raddop- piati a 105 milioni. Nel 2050 saranno quasi 200 milioni. Per assorbire una tale mole di forza lavoro che si riverse- rà ogni anno sul mercato, occorreran- no consistenti aumenti del Pil e inve- stimenti stranieri. Ma,al contempo, l’ascesa della classe media offrirà un grande serbatoio di consumatori. Se- condo le proiezioni, le persone che vi- vranno in estrema povertà (la soglia è calcolata in 1,9 dollari al giorno) crolle- ranno dal 22% del 2018 a meno del 3%
nel 2030. Nel 2000 erano il 44 per cen- to. Nessun Paese in Africa è stato al- trettanto efficiente.
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LA STORIA
Mercati emergenti
Industria.
Il tessile è uno dei settori più sviluppati del manifatturiero etiope. Le metà dell’export del comparto va negli Stati Uniti
AFP
ABIY AHMED ALI Il primo ministro dell’Etiopia, 43 anni, ha ricevuto il premio Nobel per la Pace 2019 PREMIO NOBEL
L’accordo di pace Il premier dell’Etiopia, un ex militare, in carica dal 2018, in poco tempo ha impresso una svolta alla politica del Paese. L’anno scorso ha firmato uno storico accordo di pace con la vicina Eritrea mettendo fine a tensioni che duravano da vent’anni
A pagina 26 I meriti del riformatore Ahmed Ali: dall’intesa per la pace alle riforme per la democrazia
Le persone che vivono in estrema povertà crolleranno nel 2030 dal 22%
al 3%
Classe media in ascesa
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Domenica 13 ottobre 2019 il Giornale
DOMANI LA PAROLA TORNA ALLE BORSE
Dazi, ecco i problemi irrisolti dell’«armistizio» Usa-Cina
Preoccupa l’assenza di un documento ufficiale, resta aperto il caso Huawei e mancano i paletti sulle valute
IL CASO
di Rodolfo Parietti Milano
U
n lampo di luce capace di abbagliare i mercati, ma non in grado di ri- schiarare le molte, forse trop- pe, zone d’ombra che ancora gravano sui rapporti tra Stati Uniti e Cina. Più che un accor- do vero e proprio, una rimodu- lazione del concetto di tregua.Questo è, nella sostanza, quan- to pattuito venerdì tra Wa-
shington e Pechino nell’incon- tro fra Donald Trump e il vice- premier cinese, Liu He. Quasi un’attitudine gattopardesca con cui i due rivali mostrano di aver cambiato tutto anche se poco e nulla è cambiato.
L’assenza della firma di en- trambi su un documento uffi- ciale ne è già un indizio.
«Siamo arrivati alla fase uno di un accordo sostanzioso», ha assicurato Trump. Ma in realtà si tratta per ora di un piccolo step a rischio di prossi- mi inciampi che annullerebbe- ro la possibilità di trovare dav- vero un big deal. Alcune fonti raccontano che l’accordo po- trebbe essere messo nero su bianco al vertice Apec di San- tiago il mese prossimo. Ma tre settimane sono un tempo lun- go, durante il quale si può pas- sare dai sorrisi buoni per i foto- grafi a un rinnovato, e magari più energico, braccio di ferro.
Mesi di conflitto e di conti- nue ritorsioni da ambo le parti dovrebbero almeno aver inse-
gnato che la prudenza, in que- sti casi, è d’obbligo.
Oltre a essere scritto sull’ac- qua, l’armistizio porta inoltre a galla alcuni punti oscuri. Se, a meno di una rottura clamo-
rosa, non scatteranno martedì prossimo i 250 miliardi di dazi sulle merci cinesi importate negli Usa, e se l’America incas- sa dalla Cina acquisti di pro- dotti agricoli per 40-50 miliar-
di che serviranno a Trump per recuperare consensi nell’area rurale del Paese, l’accordo sul- le valute è una cornice senza quadro. La Casa Bianca, dopo aver accusato Pechino di ma-
nipolare lo yuan, vuole la cer- tezza che l’arma della svaluta- zione competitiva non verrà più usata. Dalle scarne infor- mazioni rilasciate, risulta chia- ro come debbano ancora esse-
re trovati i criteri applicativi con cui impedire oscillazioni artificiali e non desiderate (da Washington) del renminbi. E altrettanto si può dire per quanto riguarda il trasferimen- to forzato di tecnologie: inseri- to nella «fase uno», il dossier potrebbe scivolare nella «fase due». Il nodo va infatti a tocca- re uno dei mattoni su cui la Cina ha costruito le proprie fortune, ovvero l’obbligo per le imprese straniere che sbar- cano sul suo territorio di met- tere a disposizione le loro pro- prietà intellettuali. Il fatto stes- so che da un’intesa solo di fac- ciata sia comunque rimasta esclusa Huawei, considerata dagli Usa una minaccia per la sicurezza nazionale e perciò
impossibilitata a far affari con le corporation americane, di- mostra quanto la distanza fra i due Paesi resti siderale su alcu- ni aspetti cruciali.
Ciò detto, rompere in modo brutale non conveniva a nessu- no. Non alla Cina, la cui cresci- ta è scesa al 6,2% nel secondo trimestre; non all’America, do- ve la Fed è stata costretta a va- rare un nuovo round di quanti- tative easing da 60 miliardi al mese dopo aver reso quasi strutturale l’intervento sul mercato repo per la carenza di liquidità. Resta ora da vedere come reagiranno nei prossimi giorni i mercati e come Trump si comporterà con l’Europa.
Dopo la sentenza della Wto, The Donald ha in mano una carta che vale 7,5 miliardi di tariffe punitive. «La speranza - ha detto il presidente di Coldi- retti, Ettore Prandini - è che i dazi non siano mai applicati e per questo è «necessario apri- re subito la trattativa a livello comunitario e nazionale».
VOLKSWAGEN STUDIA LA QUOTAZIONE (E IMITA FCA CON FERRARI)
Opzione Borsa per la Lamborghini
La casa del Toro valutata 11 miliardi. Sul tavolo pure l’ipotesi vendita
Pierluigi Bonora
Quotazione o vendita per Automobi- li Lamborghini, gioiello italiano del gruppo Volkswagen? A rilanciare le due possibilità è l’agenzia Bloomberg. E sot- to osservazione, ora, finiscono anche le altre società non core della galassia, co- me del resto aveva già fatto intendere l’ad Herbert Diess (nella foto) parlando dei piani futuri del colosso tedesco. Ne- gli anni passati, sotto l’egida di Ferdi- nand Piëch, scomparso da poco, Volk- swagen si era lanciata in uno shopping sfrenato con le acquisizioni delle azien- de italiane Automobili Lamborghini, Ducati e Italdesign (ai tempi Giugiaro), nonché di Bentley e Bugatti. Con un sogno, per Piëch, non realizzato: quello di includere, nel già ricchissimo portafo-
glio, anche Alfa Romeo.
Ma ora, al di là della morte dell’ex numero uno, i tempi sono cambiati, co- me in continua evoluzione è il mondo dell’auto e la mobilità nel suo comples- so. Gli investimenti sono per lo più di- rottati su elettrificazione delle gamme, connettività, guida autonoma e servizi.
E il gruppo di Wolfsburg, per portare a termine i suoi programmi (con un oc- chio alle sorprese ancora in agguato in tema di Dieselgate), ha bisogno di sem- pre maggiori risorse.
Da qui la possibile quotazione di Lamborghini, società al cui vertice sie- de Stefano Domenicali, attraverso un processo che ne prevederebbe lo scor- poro, come è avvenuto per Ferrari quan- do è approdata in Borsa. Ora il Cavalli- no rampante vale circa 30 miliardi di dollari. Un’operazione del genere, che potrebbe concludersi nel giro di un an- no, cade nel momento migliore che la Casa di Sant’Agata Bolognese sta viven- do, grazie soprattutto all’arrivo del suo Supersuv Urus: +96% le vendite nel pri-
mo semestre, con 4.533 super- car consegnate nel mondo, il doppio rispetto allo stes- so periodo del 2018 e ol- tre la soglia dell’intero 2017. Più della metà di queste vendite dipende proprio da Urus, che ha sfiorato quota 2.700 unità da gennaio a fine giugno.
Ma Lamborghini guarda anche all’elettrificazione e, al Salone di Fran- coforte di un mese fa, ha presentato la
sua prima ibrida, Sián FKP 37 da 819 cavalli, da produrre in soli 63 esempla- ri.Diess, dunque, che ha già portato in Borsa la divisione Traton (i camion di Man e Scania, con i bus), vuole concen- trare gli sforzi del gruppo soprat- tutto su Vw, Audi e Porsche.
Per questo ha stretto un’al- leanza di condivisione con Ford e ha annuncia- to 70 modelli a zero emis- sioni entro il 2028.
E se Lamborghinivenis- se ceduta? Il suo valore at- tuale è pari a 11 miliardi.
Gli acquirenti non manche- rebbero, in particolare tra i colossi asiatici. I sindacati, però, cominciano a preoccuparsi.
Dopodomani, 15 ottobre, scadrà il termine per la presentazione delle offerte vincolanti per il salvataggio di Alitalia. Secondo gli ultimi rumor circolati, è possibile che si formalizzi una nuova richiesta di proroga. A decidere saranno, formalmente, i commissari straordinari, ma il governo avrà l’ultima parola. Tra oggi e domani il premier Giuseppe Conte potrebbe sentire l’ad delle Fs, Gianfranco Battisti e i vertici di Atlantia per essere aggiornato sul dossier. Sempre il 15 ottobre, Atlantia ha riaggiornato il proprio cda. Al termine della riunione il gruppo esprimerà una posizione sia sull’adesione definitiva alla cordata e, di conseguenza, sull’eventuale disponibilità a proseguire la trattativa in caso di proroga.
La manifestazione informale di interesse inviata dalla tedesca Lufthansa ha complicato ulteriormente la situazione
Economia
Eni, Bonifiche Ferraresi e Coldiretti hanno siglato un accordo di coopera- zione - il «Progetto Africa» - che punta a sostenere iniziative congiunte di svi- luppo sostenibile nei Paesi africani: si spazia dall’agricoltura alla forestazio- ne. È «un progetto che abbiamo finan- ziato e che ha bisogno di almeno 2 o 3
miliardi di investimenti per coprire tut- ta la popolazione», ha detto ieri l’ad Eni, Claudio Descalzi, rimarcando co- me in questo modo si favorirà un forte sviluppo non solo economico ma an- che sociale dell’area.
Sulla stessa linea il governo. Il pre- mier Giuseppe Conte, infatti, ha pro-
messo «impegno» per una solida
«sponsorizzazione» del progetto. Che mira a far compiere un passo avanti nell’economia circolare a favore so- prattutto di Paesi colpiti dalla povertà.
Potenzialmente, interesserà 7 milioni di persone, di cui 1 milione in manie- ra diretta e il resto attraverso l’indotto.
Accordo di cooperazione
Eni, Bonifiche Ferraresi e Coldiretti insieme per aiutare l’Africa
TENSIONE SOMMERSA
Trump: «È la fase uno di un accordo sostanzioso»
Forse tra un mese la firma
DOPO LA MOSSA DI LUFTHANSA
Offerte per Alitalia, un’altra proroga è dietro l’angolo
+6,2%
La crescita del Pil cinese nel secondo trimestre 2019. Il dato, pur elevato, segna un rallentamento GLI ANALISTI
Da capire come Pechino gestirà la sua moneta e la proprietà intellettuale
40-50
In miliardi di dollari il valore dei prodotti agricoli statunitensi che la Cina si è impegnata ad acquistare
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Il Sole 24 Ore Domenica 13 Ottobre 2019 5
I fatti del giorno
Dazi, per Trump intesa ottima ma sull’hi-tech strada in salita
I nodi da sciogliere. Nell’accordo parziale mancano i capitoli aiuti di Stato cinesi e Huawei sui quali i negoziati vanno avanti. Ancora incerto anche il destino delle tariffe minacciate all’Unione europea
Riccardo Barlaam Dal nostro corrispondente NEW YORK
«È uno dei più importanti accordi per gli Stati Uniti. Ora dobbiamo fir- mare le carte. Ma abbiamo davvero raggiunto un grande risultato che porta enormi benefici ai nostri agri- coltori, alla tecnologia, all’industria bancaria e ai servizi finanziari». Can- ta vittoria Donald Trump dopo la stretta di mano con il vice premier cinese Liu He alla Casa Bianca che ha sancito il mini-accordo sulla trade war, dopo quindici mesi di ostilità tra Stati Uniti e Cina. Il presidente ha de- finito l’accordo «la fase uno», la- sciando intendere che i negoziati an- dranno avanti per cercare di risolve- re i tanti punti rimasti fuori in una seconda fase negoziale.
Più moderata la reazione cinese.
L’agenzia di stato Xinhua parla di
«progressi razionali e pragmatici».
La firma dell’accordo avverrà il 16-17 novembre in Cile quando Trump in- contrerà il presidente cinese Xi Jinping, a margine dell’Apec, il verti- ce di cooperazione economica dei 21 Paesi dell’Asia-Pacifico.
Il giorno dopo la mini-pace di- versi economisti e commentatori evidenziano che i passi avanti sono modesti e invitano i due governi a osare di più per porre fine alle politi- che di dazi e contro dazi che appe- santiscono le produzioni manifat- turiere dei due Paesi.
I dettagli dell’accordo non si co- noscono. Per ora si sanno i titoli. Il primo punto è la fine dell’escala- tion dei dazi: gli Stati Uniti martedì non aumenteranno i dazi al 30% su 250 miliardi di export cinese. Non dovrebbero farlo neanche il 15 di-
cembre sull’ultima tranche di export cinese non tassata, quei 160 miliardi dollari di telefonini, pc, ta- blet e videogiochi che colpirebbero indirettamente Apple e altre azien- de hi-tech Usa che producono in Ci- na. Mnuchin ha precisato che su questo punto l’ultima parola resta al presidente Trump.
La Cina in cambio ha avviato la li- beralizzazione dei servizi finanziari con una road map per eliminare i li- miti di proprietà da parte degli ope- ratori stranieri. Ha incrementato le importazioni di prodotti agricoli Usa con l’impegno ad acquistare più soia, grano e carne «per 40-50 miliardi»
dice Trump. E si è impegnata ad at- tuare delle linee guida per evitare la manipolazione dei cambi. Il presi- dente ieri in un tweet ha anche scrit-
to che i cinesi acquisteranno più ae- rei Boeing per 16-20 miliardi.
Nel mini accordo ci sarebbero an- che prime aperture da parte cinese sulla tutela della proprietà intellet- tuale non ben precisate. Resta fuori dalla “fase uno” il capitolo Huawei.
Nella mini-pace non è stato affronta- to neanche il tema degli aiuti del go- verno cinese alle aziende di Stato per creare competitor globali nella robo- tica, nelle auto elettriche - i cinesi so- no già i primi - e in altri settori ad alta tecnologia. Il Giornale del Popolo in un commento ha scritto che la Cina non rinuncerà mai ai suoi princìpi.
Resta aperto il capitolo europeo. Il 18 ottobre partiranno i 7,5 miliardi di dazi americani decisi dalla Wto nella vertenza Boeing-Airbus, che colpi- ranno una lista di prodotti europei lunga otto pagine che comprende ae- rei, vini francesi, formaggi italiani ma anche meccanica e meccatronica.
Altre tariffe potrebbero essere decise da Trump il 13 novembre contro auto e componentistica Ue:
un valore stimato di scambi di 100 miliardi di dollari. La nuova Com- missione di Ursula von der Leyen che si insedia il 1° novembre si tro- verà da subito la strada in salita per evitare l’escalation della trade war con gli Stati Uniti.
Sarà importante, in quest’ottica, anche vedere come andrà l’incon- tro che Sergio Mattarella avrà con Donald Trump mercoledì prossimo alla Casa Bianca, che cosa il presi- dente della Repubblica dirà al pre- sidente americano in nome di quel- l’alleanza euroatlantica che dal do- poguerra ha fatto grande l’Europa e che oggi l’America di Trump ri- mette in discussione.
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Pollice su.
Il presidente Usa Donald Trump e il vicepremier cinese Liu He nell’Ufficio Ovale
REUTERS
I NUMERI
30%
L’aumento annullato Gli Stati Uniti, grazie all’accordo parziale dell’altro ieri, non aumenteranno dal 25 al 30%i dazi su 250 miliardi di dollari di export cinese
30 milioni
L’impegno della Cina
Pechino si è impegnata, in cambio del congelamento delle tariffe, a comprare più soia americana, portando a 30 milioni di tonnellate gli acquisiti
LA GIORNATA
I cittadini chiedono etichette traspa- renti, che contengano l’indicazione del Paese d’origine, per i cibi. La peti- zione promossa in otto Paesi ha rag- giunto 1,1 milioni di firme, di cui quasi tutte (l’85%) in Italia tramite la promozione della Coldiretti.
Il messaggio è «Eat original! Un- mask your food» (Mangia originale, smaschera il tuo cibo). Le firme chiedono alla Ue di prevedere l’obbligo di in- dicare sull’etichetta il Pa- ese d’origine senza dero- ghe. Per gli alimenti tra- sformati, la petizione chiede l’etichettatura di origine sugli ingredienti principali se hanno un’origine differente ri- spetto al prodotto finale.
La petizione è stata presentata ieri al Forum Coldiretti di Cernob- bio al presidente del Consiglio, Giu- seppe Conte, che si è impegnato a portare questa richiesta al prossimo Consiglio europeo. Tra le adesioni istituzionali anche quella del presi- dente dell’Europarlamento, David Sassoli, e del ministro dell’Agricol- tura, Teresa Bellanova. La petizione è promossa da Coldiretti con la Fonda- zione Campagna Amica e con Slow Food, Univerde, i sindacati agricoli fran- cese Fnsea, spagnolo Upa e greco Gaia, i consuma- tori spagnoli Ocu, i polac- chi di Solidarnosc, gli sve- desi di Green Protein.
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La Germania, seguita dalla Francia, ha deciso di fermare le vendita di armi alla Turchia. Lo ha annuncia- to ieri il ministro degli Esteri tede- sco Heiko Maas. La misura, ha spiegato, intende colpire l’opera- zione militare avviata da Ankara nel Nord-Est della Siria. Nel 2018, la Germania ha venduto alla Tur- chia armi per un totale di 240 mi- lioni di euro che hanno rappresen- tato quasi un terzo di tutte le espor- tazioni di armi tedesche, che per valore ammonta- no a 770,8 milioni di eu- ro. Il blocco delle fornitu- re è stato già deciso an- che da Olanda, Norvegia e Finlandia. Quanto al- l’Italia, ieri il nostro mi- nistro degli Esteri Luigi Di Maio ha detto da Na-
poli:«Lunedì al consiglio Ue dei ministri degli Esteri chiederemo che tutta l’Ue blocchi la vendita di armi alla Turchia».
In Siria intanto procede l’offen- siva turca contro le forze curde, le Sdf, le Forze siriane democratiche guidate dai curdi, hanno messo in guardia i Paesi che hanno parteci- pato alla coalizione per combattere l’Isis: l’incursione turca ha ridato vigore allo Stato Islamico. Le Sdf hanno quindi chiesto agli Usa di chiudere ai turchi lo spazio aereo nel Nord della Siria. Del resto tra i combattenti arabo-siria- ni impiegati dall’esercito turco ci sono anche mili- ziani appartenenti alla galassia qaidista.
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Berlino. Heiko Maas, ministro degli Esteri
DAL FORUM COLDIRETTI DI CERNOBBIO
All’Europa 1 milione di firme per etichette col Paese di origine
L’OFFENSIVA DI ANKARA IN SIRIA
Turchia, Berlino e Parigi bloccano le vendite di armi
1,1
MILIONI DI FIRME RACCOLTE La Coldiretti e altre associazioni di 8 Paesi chiedono informazioni sulla provenienza degli ingredienti Cooperazione.Coldiretti (nella foto il segretario generale Vincenzo Gesmundo) con Eni e Bonifiche Ferraresi coopererà allo sviluppo sostenibile in Africa.
Gesmundo, dal Forum della Coldiretti di Cernobbio, ha definito l’ad di Eni, Claudio De Scalzi, «una delle più grandi e preziose competenze che ci invidiano in tutto il mondo»
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