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Academic year: 2021

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CAPITOLO 5

Indagini geotecniche

5.1 Sopralluogo

Le aree potenzialmente soggette a frane in prossimità dell’abitato di Riparbella sono evidenziate nella carta geomorfologica (Fig. 5.1).

In particolare le frane potenziali sono classificate nel citato documento e indicate in rosa quelle attive e in viola quelle inattive.

Poiché il documento consultato è stato realizzato dalla Provincia di Pisa mettendo insieme dati e valutazioni di diversi professionisti, e presenta quindi un certo grado di eterogeneità, si è ritenuto essenziale effettuare un sopralluogo per verificare qualitativamente l’entità di tali frane.

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In Fig. 5.2 sono riportate le zone in cui è stato fatto il sopralluogo, seguito dalle relative fotografie che sono state fatte.

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Fig. 5.3 Fotografia dal punto di vista 1

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Fig. 5.5 Fotografia dal punto di vista 2

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Fig. 5.9 Fotografia dal punto di vista 3

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Fig. 5.13 Fotografia dal punto di vista 5

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Fig. 5.17 Fotografia dal punto di vista 6

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Fig. 5.19 Fotografia dal punto di vista 6

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L’abitato di Riparbella si sviluppa sulla sommità di un crinale, e presenta due versanti asimettrici. Quello occidentale è molto più ripido (23-35%), quello orientale ha un andamento più dolce. Entrambi i versanti presentano situazioni di dissesto.

Questi risultano più numerosi ma di dimensioni minori lungo il versante occidentale, causati in prevalenza dalla decisa acclività, mentre sono minori ma di dimensioni maggiori lungo il versante orientale.

Il versante orientale, al fine di una più razionale utilizzazione, sia urbana che agronomica, è stato modificato tramite una serie di gradonature (Fig. 5.16) con alzate di 3-4 metri e spianate molto più ampie, che hanno sicuramente influito nel conferire al terreno una maggiore stabilità.

Dal sopralluogo è stato possibile determinare che l’entità delle frane è modesta e che la metodologia adottata nella valutazione del perimetro delle frane è sicuramente cautelativa rispetto al perimetro effettivamente interessato dal potenziale dissesto.

Le presenza di zone in frana, data la modesta entità dei fenomeni, non pregiudica nessuna delle possibili soluzioni.

Tuttavia per potere quantificare gli interventi di stabilizzazione e le opere d’arte necessari, occorre disporre di indagini geotecniche mirate.

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5.2 Indagini geotecniche

Le indagini geotecniche presenti nel Piano Strutturale relative al tratto interessato dalla variante forniscono scarse informazioni. L’interpretazione che si ottiene dalla loro lettura ha solo un carattere orientativo, che non permette la previsione dei problemi da dover affrontare in sede di progetto.

Le indagini trovate sono le seguenti:

5.2.1 Stratigrafie (n°7)

Indicano l’andamento stratigrafico del terreno al variare della profondità. Le 7 stratigrafie a disposizione indicano una elevata presenza di frazioni sabbiose e argillose. In figura 5.21 é rappresentata una di queste stratigrafie.

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5.2.2 CPT, Prove Penetrometriche Statiche (n°4)

CPT, abbreviazione per Cone Penetration Test, consiste nell’infiggere a pressione nel terreno una punta conica misurando separatamente ma con continuità lo sforzo necessario per la penetrazione della punta e l’adesione terreno-acciaio di un manicotto posto al di sopra della punta.

I dati che rilascia la prova sono:

QC Resistenza alla punta

FS Resistenza unitaria di attrito laterale

Dall’indice delle resistenze o Friction Ratio, rapporto tra la resistenza all’avanzamento in punta e la resistenza laterale locale, è possibile, mediante correlazioni empiriche, risalire con una certa approssimazione alla natura dei terreni attraversati:

FR= QC / FS

Questo rapporto dipende dalla composizione granulometrica dei terreni stessi:

FR < 15 Argilla organica e torba

15 < FR < 20 Limo e/o argilla inorganica

(15)

FR > 60 Sabbie o sabbia più ghiaia

Possiamo affermare che i terreni granulari sono contraddistinti da valori generalmente più elevati e fortemente variabili di QC, mentre quelli coesivi da valori con andamento più continuo e comunque minori.

I parametri geotecnici calcolabili per terreni incoerenti attraverso correlazioni dirette con la resistenza alla punta sono i seguenti:

5 Angolo di attrito 6 Densità relativa

7 Modulo di deformazione o di Young 8 Modulo edometrico

9 Modulo dinamico di taglio 10 Coesione non drenata

In figura 5.22 è riportata una prova CPT effettuata nella zona interessata dal nostro studio. Questa conferma in linea di massima il carotaggio di cui sopra, con una resistenza in punta pressoché costante ed un indice delle resistenze tipica dei terreni argillo-sabbiosi.

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5.2.3 DP, Prove Penetremetriche Dinamiche (n°6)

Consiste nell’infiggere verticalmente nel terreno una punta conica metallica posta all’estremità di un’asta di acciaio. L’infissione avviene tramite battitura, facendo cadere da un’altezza costante un maglio di dato peso. Vengono contati i colpi necessari per la penetrazione di ciascun tratto di lunghezza stabilita. La resistenza del terreno è inversamente proporzionale alla penetrazione di ciascun colpo, e direttamente proporzionale al numero di colpi (NDP) per una data penetrazione.

In figura 5.23 sono riportate due prove DP presenti nel Piano Strutturale della zona di nostro interesse. Il grafico indica che fino ad una profondità di circa 7 metri il terreno ha una buona lavorabilità. Andando piùo in profondità il numero crescente di colpi indica una proporzionale crescita della resistenza del terreno che quindi risulta meno lavorabile.

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5.3 Rilievo geomeccanico

5.3.1 Rilievo delle discontinuità

L’ISRM (International Society for Rock Mechanics) definisce

discontinuità un'interruzione nella continuità della roccia intatta. Nel termine non

vi è nessun accenno al meccanismo genetico della frattura, che può essere sia di natura primaria (stratificazione, piani di strutture sedimentarie, ecc.) che secondaria (discontinuità tettoniche, di alterazione, di raffreddamento, ecc.).

Di seguito vengono descritti i parametri scelti nelle raccomandazioni ISRM per studiare le discontinuità e le masse rocciose:

5.3.1.1 Orientazione

Lo strumento utilizzato per la misurazione dell’orientazione è la bussola. La discontinuità è assimilata ad un piano, e questo viene individuato nello spazio tramite due angoli: Immersione (dip direction), angolo misurato in senso orario rispetto al Nord che può variare da 0° a 360°, e Inclinazione (dip), inclinazione del piano rispetto all’orizzontale che può variare da 0° a 90°.

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5.3.1.1.1 Rappresentazione grafica delle giaciture

Le giaciture delle discontinuità richiedono per la loro visualizzazione diagrammi particolari, che forniscano un’indicazione precisa del loro orientamento nello spazio ed i rapporti spaziali fra piano e piano. Le giaciture vengono normalmente visualizzate attraverso proiezioni sferiche, equatoriali o polari.

La discontinuità, identificata come piano, interseca una sfera di riferimento. L’intersezione piano-sfera è rappresentata dal “grande cerchio”, del quale viene considerata la porzione sull’emisfero meridionale. Il polo del piano è individuato dalla intersezione della perpendicolare al piano in esame con l’emisfero meridionale della sfera di riferimento. Il grande cerchio ed il polo definiscono univocamente nello spazio la discontinuità. La rappresentazione bidimensionale del piano e del polo si ottiene proiettando il grande cerchio ed il polo su un piano equatoriale o polare di riferimento.

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La proiezione equatoriale, rappresentata in figura 5.26, è quella più utilizzata.

Fig. 5.26 – Proiezione equatoriale equiarea, nota anche come reticolo di Schmidt

5.3.1.1.2 Diagramma di isodensità

A questo punto è necessario rappresentare graficamente tutte le giaciture misurate. Per motivi di chiarezza ogni piano viene rappresentato sul reticolo stereografico attraverso il suo polo. Si ottiene così una distribuzione di punti che hanno l’aspetto di nubi di densità alle quali corrispondono le principali famiglie di discontinuità.  Dalla distribuzione sul reticolo dei poli, è possibile riconoscere una serie di famiglie di discontinuità. Per raggiungere

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questo scopo si tracciano i diagrammi di isodensità, luogo dei centri di aree unitarie che contengono ugual numero di poli.

Il metodo utilizzato per ricercare la distribuzione della densità dei poli è quello messo a punto da Denness che ha suddiviso la sfera di riferimento in 100 celle elementari. Proiettata sul diagramma di Schmidth, una cella generica, assume un contorno curvilineo conservando l’area, che contiene un certo numero di poli. Per la costruzione del reticolo, Denness suddivide il cerchio secondo un certo numero di anelli (7 per il reticolo di tipo A e 6 per il reticolo di tipo B), ciascun anello conterrà un certo numero di celle di numero crescente dal centro verso l’esterno del diagramma.

Il reticolo di tipo A è adatto per analisi nelle quali i poli si concentrano in prossimità della circonferenza esterna (famiglie subverticali), mentre il diagramma di tipo B è adatto per superfici inclinate o suborizzontali.

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5.3.1.2 Spaziatura (S)

Distanza tra discontinuità contigue appartenenti alla stessa famiglia. La sua misura viene eseguita nella direzione perpendicolare ai piani di discontinuità. Normalmente ci si riferisce alla spaziatura media o modale. Insieme ai valori di persistenza e orientazione, la spaziatura determina la forma e le dimensioni dei blocchi in cui si divide l’ammasso roccioso. La misura d eseguita ortogonalmente alla discontinuità, viene corretta tenendo conto dell’angolo δ tra le discontinuità e la linea di campionamento S = d sin δ

Fig. 5.28 – Spaziatura delle discontinuità dell’ammasso roccioso. Definizione bidimensionale della spaziatura normale (Xn) della spaziatura totale (Xt) e della spaziatura del set (Xd)

Di seguito nella tabella 5.1 è riportata la classificazione ISRM in base alla spaziatura:

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\Tab. 5.1 – Classificazione ISRM in base alla spaziatura

5.3.1.3 Continuità o Persistenza

La persistenza è la lunghezza della discontinuità osservata in un affioramento.

Fig. 5.29 – Concetto di persistenza di una discontinuità

Il grado di persistenza può dare una misura grossolana dell’estensione e della profondità della discontinuità.

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5.3.1.4 Rugosità

Con il termine rugosità vengono identificate le asperità sulle pareti dei giunti delle discontinuità. La rugosità e il suo andamento morfologico contribuiscono alla resistenza di taglio. Viene descritta a due livelli, un’ondulazione a grande o media scala, metrica e decimetrica, e una scabrezza in senso stretto visibile in scala millimetrica. Le misure dei profili di rugosità vengono effettuate con il pettine di Barton, o profilometro, che posto sulla superficie di discontinuità registra l’andamento della scabrezza.

Fig. 5.30 – Pettine di Barton

Ad ogni profilo viene assegnato, per confronto con una tabella standard, un valore di scabrezza (Joint Roughness Coefficient o JRC), indispensabile per la determinazione della resistenza a taglio del giunto.

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Fig. 5.31 – Profili di scabrezza e relativi valori di JR (ISRM, 1978)

5.3.1.5 Resistenza delle pareti

Resistenza a compressione della roccia costituente le pareti delle discontinuità. Tale valore è influenzato dal grado di freschezza e di alterazione della roccia. La resistenza a compressione è un parametro importante per la valutazione della resistenza al taglio. Le misure nel rilievo di campagna vengono eseguite con il martello di Schmidt o con lo sclerometro per calcestruzzi, facendo una serie di misurazioni sia sui giunti sani che alterati.

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Fig. 5.32 – Strumento digitale basato sul martello di Schmidt

5.3.1.6 Apertura

Distanza tra i lembi affacciati di una discontinuità in cui lo spazio interposto è riempito di aria o acqua. Le piccole aperture vengono misurate con il calibro, quelle grandi con il regolo graduato in mm. Tale valore può dare utili informazioni riguardo lo stato tensionale del dominio roccioso al quale appartengono.

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Di seguito riportiamo la classificazione delle rocce in base all’apertura proposta dalle raccomandazioni ISRM:

Tab. 5.2 – Classificazione ISRM in base all’apertura

5.3.1.7 Riempimento

Materiale di varia natura interposto tra due superfici di discontinuità. Tali materiali, ad esempio sabbia limi argilla breccia più o meno fine, sono meno resistenti della roccia e influenzano il comportamento del giunto nei riguardi del movimento reciproco delle pareti di discontinuità

(29)

Tab.5.3 – Discontinuità senza riempimento

Tab. 5.4 – Discontinuità con riempimento

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5.3.1.8 Filtrazione

Flusso d’acqua e abbondante umidità visibile nelle singole discontinuità o nella massa rocciosa nel suo insieme. Le raccomandazioni ISRM descrivono come stimare la filtrazione per discontinuità senza riempimento, discontinuità con riempimento e massa rocciosa.

5.4 Le classificazioni dell’ammasso roccioso

Nelle fasi preliminari della progettazione di un’opera ingegneristica, che sia legata alla stabilità di un versante o alla stabilità di opere in sotterraneo, difficilmente si possono avere informazioni dettagliate sulle caratteristiche di deformabilità e resistenza dell’ammasso roccioso. Risulta quindi importante avere un metodo empirico che, facendo ricorso all’esperienza di altri, permetta di conoscere le caratteristiche dell’ammasso roccioso. Di seguito si descrivono i metodi piu utilizzati, che sono:

- Rock mass rating (RMR, Bieniawski) - Sistema Q (Barton)

5.4.1 Rock mass rating (RMR, Bieniawski)

E’ stato sviluppato a partire dall’inizio degli anni 70 per gallerie in rocce competenti fratture. Si basa sul rilievo, in campagna o in laboratorio, di sei parametri:

A1 – resistenza a compressione uni assiale

A2 – Rock Quality Designation Index (indice RDQ) A3 – spaziatura delle discontinuità

A4 – condizioni delle discontinuità A5 – condizioni idrauliche

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Da questi parametri si ricava l’RMR: RMR asciutto = RMRa = A1 +A2 + A3 + A4 RMR di base = RMRb = A1 +A2 + A3 + A4 + A5

RMR corretto = RMRc = (A1 +A2 + A3 + A4+ A5) + A6

5.4.1.1 Individuazione dei parametri che definiscono l’RMR

I valori di questi parametri vengono trovati seguendo le indicazioni dlelle seguenti tabelle:

A1 – Resistenza della roccia intatta

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A2 – Indice RQD

A3 – Spaziatura delle discontinuità

A4 – Condizione delle discontinuità

Per valutare correttamente A4 viene fatta la somma di piu parametri numerici, attribuibili alla persistenza del giunto, all’apertura del giunto, alla sua rugosità, al grado di alterazione delle pareti e al materiale di riempimento:

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Le linee guida per assegnare tali valori sono: V1 – persistenza del giunto

V2 – apertura del giunto

V3 – rugosità del giunto

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V5 – riempimento delle discontinuità

A5 – condizioni idrauliche

Viene derivato dalle condizioni idrauliche riferite a un fronte di 10 m.

A6 – orientamento delle discontinuità

Si applica un coefficiente di correzione A6 a seconda che si tratti di gallerie o di fondazioni:

5.4.1.2 Valore di RMR e parametri caratteristici dell’ammasso

Una volta calcolato l’RMRc si identificano 5 classi di ammasso roccioso con le rispettive caratteristiche di qualità della roccia:

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Dal valore di RMRb si derivano i parametri caratteristici dell’ammasso, che secondo Bieniawski assumono i valori:

coesione c (kPa) = 5 RMRb

angolo di attrito φ = 0,5 RMRb + 5

modulo di deformazione E(GPa) = 2 RMRb -100

Il modulo di deformazione così ricavato è da ritenersi utilizzabile per valori di RMRb superiori a 50. Per valori inferiori si utilizza la relazione proposta da Serafim e Pereira (1983):

E = 10 (RMRc – 10)/40

5.4.2 Sistema Q (Barton)

La classificazione di Barton è stata sviluppata dal Norwegian Geotechnical Institute nel 1974 per applicazioni in campo sotterraneo. Negli ultimi anni la sua applicazione è stata estesa a diversi campi di ingegneria delle rocce, e nel 2002 lo stesso Barton ha proceduto ad una revisione completa del sistema. Il valore di Q viene calcolato dalla:

Q RDQ  Jr  Jw Jn  Ja  SRF Con:

RDQ (Rock Quality Designation), che tiene conto della suddivisione della massa

rocciosa

Jn (Joint Set Number), che dipende dal numero di famiglie di giunti nell’ammasso Jr (Joint Roughness Number), che dipende dalla rugosità della famiglia piu

(36)

Jw (Joint Water Number), che dipende dalle condizioni metereologi che

SRF (Stress Reduction Factor), che è funzione dello stato tensionale in rocce

massive o dal disturbo tettonico

5.4.2.1 Parametri della classificazione di Barton

Parametro RDQ:

Prende il suo valore nominale, se risulta minore di 10 viene assunto pari a 10.

Parametro Jn:

Nel caso di gallerie: Se la galleria è in zona di imbocco il valore Jn va raddoppiato. Se è in zona di intersezione di due gallerie, Jn va trplicato.

(37)

Si riferisce alle caratteristiche a piccola e media scala. Se la spaziatura media della famiglia principale è superiore a 3m si aumenta Jr di 1. Per giunti piani, levigati, contenenti strie o lineazioni, se queste sono orientate nella direzione piu sfavorevole si utilizza 0,5.

Parametro Ja:

- Giunti sostanzialmente chiusi (apertura massima 1- 3mm) con pareti a contatto:

- Giunti mediamente aperti (< 5 mm)con riempimento che permette il contatto in caso di scorrimento:

Il valore da assegnare dipende dalla frazione argillosa rigonfiante e dalla possibilità che la stessa venga in contatto con l’acqua.

(38)

- Giunti aperti ( > 5 mm ) senza contatto tra le pareti di scorrimento:

*Valore da assegnare dipende dalla % della frazione argillosa rigonfiante e dalla possibilità che questa venga in contatto con l’acqua

Parametro Jw:

Se sono installati dispositivi di drenaggio Jw va portato a 1 o 0,66. Non si tiene conto di eventuali problemi legati alla presenza di ghiaccio. Per un ammasso lontano dall’influenza dello scavo e nel caso che RDQ/Jn sia sufficientemente basso (0,5 – 25) si possono assumere valori di Jw (1,0 – 0,66 – 0,5 – 0,33) in funzione delle altezze di ricoprimento (0 – 5 , 5 – 25 , 25 – 250 , > 250)

(39)

Parametro SRF:

Se le zone di debolezza o fatturazione non intersecano direttamente lo scavo. SRF va ridotto del 25-50%.

Ammasso competente con problematiche legate allo stato tensionale:

σc = resistenza a compressione della roccia

σθ = massima tensione tangenziale al contorno dello scavo σ1 = tensione principale agente maggiore

σ3 = tensione principale agente minore

Se il rapporto σ1 /σ3 è compreso tra 5 e 10, ridurre σc a 0,75 σc , se il rapporto è superiore a 10 ridurre σc a 0,5 σc.

Se la profondità della calotta dal piano di campagna è inferiore alla larghezza dello scavo, viene suggerito di utilizzare SRF=5.

(40)

Per una caratterizzazione dell’ammasso lontano dall’influenza dello scavo si possono assumere i valori di SRF (5 – 2,5 – 1,0 – 0,5) in funzione della altezze di ricoprimento (0 – 5 , 5 – 25 , 25 – 250 , > 250)

Le ultime 3 righe della tabella sono di solito applicate a rocce dure molto massive, con valori di RQD/Jn compresi tra 50 e 200

Ammasso spingente:

Ammasso rigonfiante:

L’indice Q così ricavato, variabile da 0,001 e 1000, è diviso in 9 intervalli a cui corrispondono altrettante classi di ammasso roccioso:

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E’ possibile attraverso i quozienti che entrano nella formula di Barton estrapolare due caratteristiche di resistenza dell’ammasso, una attiva (FC) che può essere considerata come approssimazione dell’angolo di attrito, e una coesiva (CC) che può essere interpretata come coesione dell’ammasso.

tan    

     

Il modulo di deformazione statico può essere determinato attraverso:

(42)

5.5 Galleria

.5.1 Premessa

della Alternativa 1 richiede alcune considerazioni per quanto guard

cavo in un ammasso roccioso induce sempre modifi

.5.2 Necessità di adottare i sostegni

ostegno di prima fase può essere fatto

.5.2.1 Metodo Q

Noti l’indice Q e la lunghezza equivalente, attraverso il grafico in figura

5

Lo studio

ri a il tratto in galleria. L’apertura di un

cazioni nel campo tensionale preesistente. E’ necessario quindi avere una prima indicazione sulla condizione di stabilità del cavo, che permetta di stabilire quali sostegni è necessario utilizzare. Attraverso le classificazioni RMR e Q è possibile in prima approssimazione determinare se c’è la necessità o meno di sostegni per la realizzazione della galleria, e poi stabilire che tipi di sostegni sono necessari.

5

Il progetto preliminare del s

attraverso l’utilizzo di grafici come quelli riportati di seguito:

5

5.35 è possibile determinare la condizione di stabilità del cavo. Il cavo può avere un collasso immediato (zona in alto a sinistra del grafico), può necessitare di un sostegno (zona colorata del grafico), oppure può autosostenersi senza l’aiuto di alcun sostegno (zona in basso a destra del grafico)

(43)

Fig. 5.35 – Condizioni di stabilità di na galleria dalla classificazione Q di Barton

valore della lunghezza equivalente è il valore della larghezza della g

anee e

enti, gallerie

ferroviarie minori, gallerie di

0 Gallerie stradali e ferroviarie principali

u

Il

alleria diviso un coefficiente noto come ESR (Excavation Support

Ratio), che è funzione della tipologia della galleria:

ƒ ESR = 3-5 Gallerie minerarie tempor ƒ ESR = 2,5 Pozzi verticali a sezione circolar ƒ ESR = 1,6 Gallerie minerarie perman

idroelettriche, cunicoli pilota ƒ ESR = 1,3 Gallerie stradali e

accesso ƒ ESR = 1,

(44)

5.5.2.2 Metodo RMR

cazione RMR è anche possibile stimare indicat

t = 1,19 e

0,178 RMR dove t è espresso in minuti.

ig. 5.36 – Condizioni di stabilità di una galleria dalla classificazione RMR di Bieniaw

Il tempo di auto sostentamento (stand-up time) può essere determ

autosostentamento. Dalla classifi

ivamente il tempo di auto sostentamento, cioè il tempo per cui la galleria è in grado di sostenersi senza sostegni, attraverso:

F

ski. In figura è riportato un esempio: per RMR=69 e diametro della galleria di 8 metri risulta un tempo di autosostenzamento della galleria di 276 giorni.

inato anche graficamente attraverso il grafico di figura 5.36. Noto il diametro della galleria e il valore di RMR si determina il tempo di

(45)

5.5.3 T

Q

Permette di differenziare i sostegni in calotta da quelli ai piedritti, i Q da impiegare.

mantenuto il suo valore, aumentato di 2,5 v

il seguente grafico

Fig. 5.37 – Tipi di sostegno di una galleria dalla classificazione Q di Barton

ipi di sostegni

5.5.3.1 Metodo

variando il valore d

Per la calotta viene mantenuto Q derivato dall’analisi. Per i piedritti, se Q < 0,1 viene

olte se 0,1 < Q < 10 , aumentato di 5 volte se Q > 10.

Con l’avvento dello spritz-beton che prevede l’armatura con fibre metalliche, la scelta dei mezzi più idonei viene fatto con

(46)

Si entra nel grafico con l’indice Q e la Larghezza o Altezza/ESR. Il unto trovato sarà all’interno di una zona, che è classificata secondo la numera

2 – Chiodatura locale in funzione della necessità 3 – Chiodatura sistematica

40 – 100 di spritz non armato

50 – 90 mm + chiodatura fibre metalliche e spessore 90 – 120 mm + chiodatura 150 mm + chiodatura

sante

5.5.3.2 Metodo RMR

In funzione del valore di RMR calcolato per l’ammasso roccioso si enti sostegni da utilizzare, riportati nel grafico e in tabella:

p

zione seguente:

1 – Sostegni non necessari

4 – Chiodatura sistematica con

5 – Spritz beton armato con fibre metalliche e spessore 6 - Spritz beton armato con

7 - Spritz beton armato con fibre metalliche e spessore 120 –

8 - Spritz beton armato con fibre metalliche e spessore > 150 mm + centinatura pe 9 – Anello chiuso in calcestruzzo

(47)

Fig. 5.38 – Tipi di sostegno di una galleria dalla classificazione RMR

CLASSE DI

ROCCIA SCELTA DEL SOSTEGNO

Bullonatura predominante Spritz-beton predominante Centine metalliche

I Di solito non necessita di sostegno

II Bullonatura a maglia da 1,5 a 2,0 m 50 mm in calotta Antieconomiche III Bullonatura a maglia da 1 a 1,5 m + 30 mm di spritz in calotta 100 mm in calotta e 50 mm alle reni; bullonatura dove

necessaria

Centile leggere ad interasse 1,5 - 2 m IV Bullonatura a maglia da 0,5 a 1,0 m + 30/50 mm di spritz in calotta 150 mm in calotta e 100 mm alle reni + chiodi a

maglia 1,5 m

Centine medie ad interasse 0,7 - 1,5 m + 50 mm di

spritz in calotta

V

Sconsigliata 200 mm in calotta e 150 mm alle ren; chiodi e

centine leggere

Centine pesanti doppie ad interasse 0,7 m + 75 mm di

spritz a presa rapida

Figura

Fig. 5.2 Punti di vista del sopralluogo a Riparbella
Fig. 5.3 Fotografia dal punto di vista 1
Fig. 5.6 Fotografia dal punto di vista 3
Fig. 5.10 Fotografia dal punto di vista 4
+7

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