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CAP. II

STUDI SU KENELM DIGBY

STUDI SU KENELM DIGBY

STUDI SU KENELM DIGBY

STUDI SU KENELM DIGBY

“ARCHETIPO” DEL VIRTUOSO

“ARCHETIPO” DEL VIRTUOSO

“ARCHETIPO” DEL VIRTUOSO

“ARCHETIPO” DEL VIRTUOSO

In questo secondo capitolo si offrono alcuni studi su sir Kenelm Digby, figura paradigmatica del suo tempo ed importante esponente della “virtuosità”. La prima parte del lavoro mira a porre in risalto le esperienze formative che concorrono a formare le inclinazioni e gli interessi culturali di questo singolare erudito. La seconda parte di questo studio propone un tentativo di interpretazione della sua attività come processo di definizione ed autorappresentazione (spesso affatto inconsapevole) quale “campione” della tipologia intellettuale del virtuoso. Attraverso le molteplici attività condotte dal Digby tra gli anni Venti del Seicento e la morte (1665), in queste pagine si intende soprattutto rintracciare un percorso identitario che porta alla progressiva definizione degli interessi e delle peculiarità che contraddistinguono il virtuoso, sottolineandone lo scaturire dalla convergenza di numerose tradizioni e l’eclettismo nei metodi e nelle procedure adottate nel corso delle sue ricerche.

1. Early Years

Da un oroscopo1 redatto dallo stesso Sir Kenelm sappiamo che nacque l’11 luglio del

1603 “tra le cinque e le sei del mattino”, a Gothurst (ora Gayhurst) una dimora signorile nel nord del Buckinghamshire. I Digby erano una antica famiglia di gentiluomini di campagna2 associati al villaggio di Dry Stoke nel Rutlandshire e

pervenuta ad un relativo benessere mediate il servizio dei pari, l’esercizio delle magistrature locali e non ultimo, una fortunata politica matrimoniale. Attraverso tale

1

Contenuto in Bodleian Library, Ms. Ashmole 174, ch. 77-79. Il codice consta di una raccolta di oroscopi raccolti da Richard Napier (1559-1634), che ne fu anche il primo possessore. L’autografo qui contenuto consente di determinare con esattezza la nascita di Sir Kenelm, problema che a dispetto della testimonianza offerta dalle Brief Lives di John Aubrey (cfr. ed. a cura di Oliver Lawson Dick, London, Secker and Warburg,1950, pp. 97-99) aveva alimentato dubbi e una ampia

querelle tra gli studiosi fino all’inizio del secolo scorso. Sulla storia del problema della natalità di

Sir Kenelm cfr. R.T. Petersson, Sir Kenelm Digby. The ornament of England. 1603-1665, London, Jonathan Cape, 1956, pp. 15 e 328.

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Probabilmente si fregiavano del titolo di esquire (scudiero- il grado più basso della nobiltà inglese) a causa del relativo agio cui la famiglia era pervenuta attraverso il possesso fondiario e il servizio presso i conti locali. L’antenato più remoto della famiglia di cui si hanno notizie certe risale alla metà del Quattrocento circa. Si tratta di un Everard Digby (nome alquanto ricorrente nella genealogia di questa famiglia) che ricoprì la carica di sceriffo del Rutlandshire, schierandosi con i Lancaster al tempo della guerra delle due Rose e morendo in battaglia a Towton nel 1461. In un albero genealogico della famiglia (probabilmente uno dei numerosi falsi di epoca elisabettiana prodotto per “ingentilire” ulteriormente le origini di casati di nobiltà recente) si arriva addirittura indietro sino alla conquista normanna, quando un Digby avrebbe seguito il Conquistatore nella sua corsa al trono d’Inghilterra.

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strumento specialmente il bisnonno ed il padre erano riusciti infatti a fare fortuna3,

estendendo i loro possedimenti nel Leicestershire e nel Lincolnshire. Il padre, Everard, nonostante fosse considerato dai suoi contemporanei di epoca elisabettiana un modello di gentiluomo, ricevette la nomina a cavaliere “soltanto” il 23 Aprile 1603, quando si unì alla folla dei postulanti che si recarono presso il castello di Belvoir4 per accogliere e rendere omaggio al nuovo sovrano in viaggio verso Londra.

I genitori di Sir Kenelm erano tornati a professare la fede cattolica ad opera di John Gerard, un missionario gesuita impegnato nel tentativo di “riconciliazione” dell’Inghilterra con la chiesa di Roma attraverso la conversione delle aristocrazie. Fu così che Sir Everard, ormai convinto “papista” e scontento della politica del Re Stuart5 nei confronti dei suoi correligionari finì per essere coinvolto nella congiura

delle Polveri (5 Novembre 1605). L’esito fallimentare del complotto lo condusse alla prigionia nella Torre prima e all’appuntamento con il boia St. Paul Churchyard il 30 gennaio del 1606, lasciando moglie e due figli molto piccoli: Kenelm e John. L’appartenenza ad una famiglia di dissidenti religiosi ed il marchio di “traditore” lasciato dal padre sul nome della famiglia condizionarono non poco le esperienze formative del giovane Digby.

Per quanto non si conosca molto di ciò che riguarda i primissimi anni di vita del piccolo Kenelm6, sappiamo che sua madre continuò a praticare la fede cattolica7 e

3

La bisnonna di Sir Kenelm sembra essere stata un figlia di Sir Anthony Cope,ciambellano di Catherine Parr, sesta e ultima moglie di Enrico VIII. Cfr. la voce a lui dedicata nel Dictionary of

National Biography (d’ora in poi indicato come DNB), vol. IV, p.1090-1091), mentre la madre

(Mary Mushlo) portò in dote a Sir Everard numerose e ricche terre nel Buckinghamshire, oltre alla stessa residenza di Gayhurst dove i coniugi si erano trasferiti.

4 In quell’occasione sappiamo che Giacomo I creò ben quarantasei cavalieri, dando inizio a quella

prodigalità nelle nomine che finì per inflazionare i titoli nobiliari. In merito a questo argomento vedi L. Stone, La crisi dell’aristocrazia. L’Inghilterra da Elisabetta a Cromwell, trad. it. a cura di Aldo Serafini, Torino, Einaudi, 1972, p.81 e seg. Molto probabilmente Giacomo non conosceva buona parte dei postulanti a cui concesse la nomina prima di adempiere alla sua regale colazione.

5 Nonostante il condono delle ammende imposte ai “popish recusants” per l’assenza alle funzioni

religiose della Chiesa d’Inghilterra decretato per il 1605, rimaneva in vigore l’Act of Persuasion, un provvedimento elisabettiano per cui chi aderiva o si riconciliava con la chiesa di Roma veniva considerato reo di alto tradimento e sottoposto alle pene comminabili per questo tipo di reato.

6 I pochi eventi significativi segnalati da lui stesso in calce alla sua natività nel corso dei suoi primi

sedici anni di vita riguardano soprattutto la salute e le malattie che rischiarono di ucciderlo.Bodleian Library, Ms. Ashmole 174 ch.77-79, e riprodotta in E.W. Bligh, Sir Kenelm

Digby and his Venetia, London, Sampson Low Marston & Co. LTD, 1932, p.72

7 Cfr. (a cura di) Philip Caraman, [John Gerard] Autobiografia di un gesuita ai tempi di Elisabetta,

trad. It. di Romeo Rocco, Roma, Edizioni Paoline, 1963,, p. 233. Il nome di Mary Mushlo lady Digby compare nelle liste dei nobili che si recarono in pellegrinaggio presso il pozzo di Santa Winifred (presso Poole, nel Flintshire), uno dei luoghi di maggiore devozione per i recusants inglesi. Il pozzo di St. Winifred, (secondo la leggenda) era stato costruito su una sorgente nata nel luogo in cui era rotolata la testa di una giovane fanciulla gallese, decapitata da uno spasimante respinto dalla vergine intenzionata a preservare la propria castità. Il 3 Novembre, giorno della ricorrenza della martire nel calendario liturgico inglese, l’acqua del torrente sorto da questa falda

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che sin dai tempi della conversione dei Digby (1599 ca.) nella dimora di Gothurst era stata approntata una cappella che ospitava un sacerdote in qualità di cappellano di famiglia8. Per nascondere costui, in accordo con la pratica del tempo, i coniugi

devono anche aver fatto costruire dei nascondigli. La loro presenza nell’edificio trova conferma nella planimetria della casa come nella tradizione popolare, che aveva abbellito i fatti a monte della congiura delle polveri immaginando febbrili consessi dei cospiratori in queste stanze segrete dove erano stati nascosti addirittura i barili con cui compiere il regicidio9. La discussione con il “Bramino” contenuta nei suoi

Memoirs10, attorno ad argomenti quali provvidenza divina ed il libero arbitrio, come le continue allusioni ai Santi e alla vita ultraterrena presenti in un paio di epistole giovanili11 indirizzate probabilmente all’amata Venetia Stanley, sono solo alcuni tra gli

elementi in grado di cancellare ogni ombra di dubbio sulla sua educazione in seno alla

sembrava tingersi di rosso in memoria del sangue versato da Winifred, divenuta oggetto di

devozione da parte dei cattolici anche per alcune guarigioni miracolose avvenute in questo luogo. Alcune di queste sono ricordate anche da padre Gerard in Autobiografia, cit., p.79 e ss.gg. La notizia del pellegrinaggio di Lady Digby si trova in V. Gabrieli, Sir Kenelm Digby. Un inglese, op. cit., p. 14 n°2.

8 La scelta del confessore di famiglia cadde su padre John Percy, che rimase presso i Digby fino al

momento dell’arresto di Sir Everard (12 novembre 1605) e delle accurate perquisizioni compiute a casa sua nei giorni seguenti. John Percy (conosciuto anche come Fisher), fu un altro dei padri gesuiti in prima fila nell’impegno missionario di riconversione dell’Inghilterra: tra i suoi maggiori successi figurano la conversione del Duca di Buckingham e di sua madre. Godette di una certa fama per le controversie religiose che nel maggio 1622 lo videro contrapposto in una accesa polemica a distanza con lo stesso arcivescovo Laud. Cfr. J. Gillow, Biographycal Dictionary of the

English Catholics, cit. , vol. V, pp.261-64. Sebbene padre Percy fosse andato via da Gothurst

quando Sir Kenelm aveva solo due anni, è molto probabile che la vedova di Sir Everard non abbia smesso di ospitare o dare temporaneo rifugio ai sacerdoti cattolici. Fino ai giorni successivi alla congiura sappiamo che anche padre Henry Garnet, allora provinciale dei gesuiti dislocati in Inghilterra, era nascosto a Coughton, la residenza nel Warwickshire che il padre del Digby aveva affittato con la scusa delle sue cacce e nella quale confidava di radunare i nobili cattolici che dovevano dare il via all’insurrezione nelle campagne. Dai Records of the English Province of

Society of Jesus si evince addirittura che un altro membro della Compagnia, padre Michael Gray

(alias Jenison) sarebbe morto a Gothurst il 16 Novembre 1648

9 R.T. Petersson, Sir Kenelm Digby: the ornament of England, op. cit., p.24. A seguito di questa

prima informazione, l’autore riporta anche la voce che girava nelle campagne circostanti a Gothurst ancora alla fine degli anni trenta del secolo. Secondo la fola popolare lo stesso Sir Kenelm era sospettato di ammassare armi nelle segrete della casa per dare il via a uno degli allora tanto temuti popish plots. Le descrizioni della casa riportano tuttora l’esistenza di una stanzetta nascosta dietro una parete scorrevole: probabilmente questo “nascondiglio” era stato progettato e realizzato da “Little John”, l’attendente-carpentiere di padre Henry Garnet che morì arso con lui a Tyburn, il 3 maggio 1606.

10 Cfr. (a cura di) Vittorio Gabrieli, [K. Digby], Loose Fantasies, Roma, Edizioni di Storia e

Letteratura, 1968

11 La conversazione con il Bramino e l’incantesimo catartico da lui operato su Theagene per

purificarlo dalle sue afflizioni amorose occupa le pp. 74-87 delle Loose Fantasies, op. cit.. Le due lettere in questione sono invece trascritte in E. W. Bligh, Sir Kenelm Digby and his Venetia, op cit., p. 108-111. Il discorso pronunciato di fronte alla camera dei comuni nel 1642 è conservato in BL, Add. MSS. 41846, ch. 113-7. Non sappiamo se venne effettivamente pronunciato alla camera bassa, ma i fatti in questione dovrebbero risalire al 1641, e i Records of the House of Commons tacciono sull’episodio. Fatto sta che a un certo punto della sua difesa, Sir Kenelm pronuncia queste parole: “I must not deny Mr. Speaker but I am a Catholicke: my education from my infancy hath bin such”.

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chiesa Cattolica. Sir Kenelm stesso non avrà assolutamente problema ad ammetterlo perfino di fronte alla Camera dei Comuni, in un’apologia scritta di suo pugno per difendersi dall’accusa di aver tentato di convertire al cattolicesimo Thomas Pope, secondo conte di Downe.

Se è quindi lecito ipotizzare in un sacerdote cattolico il primo precettore da cui il Digby apprese a leggere e scrivere oltre ai primi rudimenti della grammatica e della lingua latina, le due esperienze formative principali sono legate a due personaggi ed una tradizione che meritano alcuni cenni.

2. Educazione secondaria: Richard Napier

A seguito delle riforme religiose di epoca Tudor si era sviluppato nel territorio inglese un sistema di scuole secondarie in cui i fanciulli dai sei ai dodici anni venivano inviati per fortificare le basi della loro formazione classica e l’abilità oratoria nella loro lingua madre. Data l’interdizione di Lady Digby dall’educazione dei suoi due figli12, non è improbabile che la tutela degli eredi sia passata nelle mani di alcuni gentiluomini locali, che avranno fatto di tutto per formare i due ragazzi secondo i dettami della chiesa anglicana. I sospettati di essere popish recusants in quegli anni erano costretti, pena il pagamento di salatissime ammende pecuniarie (20 sterline al mese), a frequentare perlomeno saltuariamente le funzioni domenicali della chiesa anglicana. È probabile quindi che il giovane Digby abbia assistito perlomeno saltuariamente a funzioni religiose anglicane presso la rectory di Great Linford, a sole tre miglia dalla natia Gothurst, e che presso quest’istituzione abbia formato la sua educazione secondaria.

12 L’interdizione dall’educazione dei figli era un provvedimento che, nel sistema giuridico di

allora, rendeva equipollente la condizione di costoro a quella degli orfani. Durante la minore età dei futuri gentiluomini era previsto il loro affidamento ad un tutore, il quale veniva designato dal tribunale delle Tutele, l’organismo incaricato di questo compito e allora presieduto dal giovane Robert Cecil. In questo almeno, quando il Kippis dice che At the time of his father’s unfortunate

death he was with his mother at Gothurst, being then but in the third year of his age. He seems to have been taken early out of her hands, since it is certain that he renounced the errors of Popery very young [al tempo della sfortunata morte del padre si trovava con la madre a Gothurst, non

avendo ancora compiuto tra anni. Sembra che sia stato tolto precocemente dalla tutela materne; da ciò è certo che rinunciò precocemente agli errori della fede cattolica] l’ipotesi da lui enunciata nella Biographia Britannica potrebbe essere in un certo qual modo vicina alla verità.

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Detentore del beneficio ecclesiastico in questione era da ormai molti anni13 Richard

Napier (1559-1634), un erudito che si era fatto una fama di medico e astrologo di vaglia. Entrato a far parte della Chiesa dInghilterra dopo aver inizialmente abbandonato gli studi universitari, Napier (o Mr. Sandy, come si faceva chiamare) si era ritirato in questa parrocchia di campagna dove rimase sino alla morte.

John Aubrey, pur appartenendo ad una generazione e ad un’epoca successiva, rappresenta una fonte molto utile ai fini della comprensione della figura e degli interessi che ruotano attorno a questo singolare personaggio. Oltre che a materiale “letterario” quali i Sermoni di Samuel Bolton14, il “Plutarco britannico” deve avere

avuto a disposizione un corpus di fonti decisamente eterogeneo per la redazione di questa sua breve biografia. Per sua stessa ammissione (“Mr. Ashmole tolds to me…”) i racconti di persone che lo conobbero più o meno direttamente costituiscono spunto e materiale con cui stilare le due pagine che costituiscono il ricordo del Napier. Tra i suoi informatori poteva facilmente figurare Edmund Wyld15, il suo

primo mecenate e patrono, che proprio dal Napier fu curato dai vermi mediante una prolungata terapia a base di mattutine pozioni a base di moscardino16,

somministratigli dagli 8 ai 14 anni.

Ma Elias Ashmole costituisce una fonte di livello decisamente superiore all’aneddotica. Nonostante non l’avesse mai conosciuto personalmente, l’astrologo- antiquario della Royal Society poteva dirsi a buon diritto ben informato sull’attività del canonico del Buckinghamshire. Thomas Napier donò proprio ad Ashmole le carte e i manoscritti dello zio. Probabilmente lo stesso Aubrey ebbe la possibilità di dargli un’occhiata, o di averne un resoconto dall’amico Ashmole. Nel testo si trova infatti questa curiosa informazione:

When a Patient, or Querant came to him, he presently went to his Closet to pray: it appears by his Papers, that he did converse with the angel Raphael, who gave him responses, and told to admiration the Recovery or Death of the Patient”17.

13 La nomina di Richard Napier a parroco di Great Linford risale al 12 Marzo 1589(90).

14 Samuel Bolton(1606-54): ecclesiastico. Divenne Master del Christ’s College di Cambridge nel

1645 e vice cancelliere dell’università nel 1651. Fu autore di numerose opere religiose e devozionali. Cfr. DNB, vol. II, p.795 (la voce è curata da A.B. Grosart).

15 Edmund Wyld (1614-1696): gentiluomo dalle ampie curiosità scientifiche, sedette nelle file del

Lungo Parlamento e fu un suo attivissimo partigiano durante la guerra Civile.

16

Composto contenente muschio e altre droghe somministrato altrimenti in forma di pasticca, che veniva fatta sciogliere in bocca per profumare l’alito.

17 [Quando un paziente, o un postulante si recavano da lui , si ritirava immediatamente nel suo

confessionale a pregare; si evince dalle sue carte, che ha conversato con l’Arcangelo Raffaele, che gli ha dato delle risposte, e ha raccontato ammirato il recupero o la morte del paziente] in J. Aubrey, Brief Lives, cit. , pp.217-218.

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A quanto pare, Mr. Sandy esercitava la professione medica secondo dettami ben diversi dall’ortodossia galenica: la sua prassi diagnostica sembra debitrice della pratica astrologica. Indicativo a questo proposito il suo apprendistato compiuto presso Simon Forman, medico e astrologo particolarmente benvisto in ambienti vicini alla corte. William Lilly scrive di lui che ad un certo punto “he broke down one day in the pulpit, and thenceforth ceased to preach keeping in his house some excellent scholar or other to officiate for him, with allowance of a good salary”. Nonostante questo rimase “a person of great abstinence, innocence, and piety; he spent every day two hours in family prayer…his knees were horny with frequent praying”18. Come ho già

detto, il documento autografo che attesta con la massima precisione l’esatta data di nascita di Kenelm Digby era contenuto in un codice appartenuto allo stesso Napier. Probabile quindi che sia stato questo eccentrico personaggio, convinto di mantenere frequenti contatti con l’arcangelo Raffaele, ad avere affascinato il futuro “Pico” con la sua vasta erudizione. Ben si adatterebbe ad un simile personaggio l’allusione a noi tuttora oscura contenuta nelle parole con cui Artesia descrive a Venetia/Stelliana il giovane Theagene:

[…] although the great strenght and well framing of his body make him apt for any corporal

exercises, yet he pleaseth himself most in the entertainments of the mind, so that having applied himself to the study of philosophy and other deepest sciences (wherein he hath a preceptor in the house with him, famous beyond all men now living, for solidness and generality of learning), he is grow already so eminent […]”19

La testimonianza, citata dal diario di William Lilly, apre alla discussione di problematiche molto interessanti nell’economia della formazione del giovane

18 [un giorno cadde dal pulpito, e da allora ha cessato predicare mantenedo qualche studioso

eccellente o altri nella sua casa a compiere l'ufficio di per lui, con la concessione di un buon salario.] Nonostante questo rimase [una persona di astinenza grande, innocenza, e pietà; trascorreva ogni giorno almeno due ore raccolto in preghiera - le sue ginocchia erano appuntite per il frequente pregare.]cit. in J. Aubrey, Brief Lives, cit., pp.217-219.

19

[Sebbene la grande forza e la bella conformazione del corpo lo rendessero adatto a qualsiasi tipo di esercizio fisico, tuttavia [Theagene] trovava maggiore piacere negli intrattenimenti della mente, così che, essendosi applicato allo studio della filosofia e delle altre scienze più profonde (campo in cui aveva un insegnante con sé presso la propria dimora, famoso presso tutti gli uomini viventi per la solidità e la varietà del [suo] sapere), è cresciuto così eminente, che (…)] in K. Digby,Loose

Fantasies, cit., p.32. Per quanto io stesso non ne sia del tutto convinto, data la levatura intellettuale

che poteva vantare un membro della Compagnia di Gesù ( la cui presenza a Gothurst è stata precedentemente ipotizzata) il Napier è sicuramente l’alternativa più probabile al sacerdote cattolico per la sua vicinanza alla residenza dei Digby –e in quanto medico della madre- per la facilità d’accesso alla casa.

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“magazzino di tutte le arti”. Nel 1632 Lilly si recò a fare visita al Napier per godere del piacere della sua conversazione: accolto nella biblioteca, qui i due si ritirarono per circa un’ora nel tentativo di invocare Michael, Gabriel e Uriel. Questi, nomi facilmente riconducibili alla tradizione ermetica di derivazione pichiana, ricordano molto da vicino le conversazioni angeliche del più grande dei magi rinascimentali: John Dee. Il nome precedente tornerà in questo lavoro come un’ossessione, dato il suo ruolo predominante nel Rinascimento inglese. Napier fu sicuramente imbevuto di questo tipo di conoscenze: le sue inclinazioni intellettuali lo avvicinavano notevolmente al profilo del magus di ascendenza pichiana consacrato da Cornelio Agrippa di Nettesheim nel De Occulta Philosophia. La convinzione della divisione dell’universo in tre sfere, come la tendenza a vedere nel numero una chiave interpretativa con cui decrittare l’armonia che governa le sfere celesti sembrano fare di lui una versione inglese del veneziano Francesco Giorgi. Questo assunto sembra essere confermato dalla conoscenza diretta che il Napier aveva della persona e dell’opera del più celebrato magus dell’età elisabettiana: John Dee. Mr. Sandy/Napier sembra infatti bene informato sulle condizioni precarie di John Dee nel corso dei suoi ultimi anni di vita. Julian Roberts e Andrew G. Watson, nel saggio storico che premettono alla loro edizione del catalogo della biblioteca del Dee, menzionano proprio una memoria del curato del Buckinghamshire in cui si ricorda come le ormai declinanti fortune del grande astrologo lo costringessero a vendere alcuni dei suoi preziosi libri per acquistare del cibo20. La nota presente nelle carte del Napier non è forse dimostrazione sufficiente a postulare la possibilità di una loro conoscenza diretta o addirittura una loro frequentazione? Allo stato attuale delle mie ricerche devo limitarmi ad enunciare anche questo come un sospetto, data la mia fruizione di un’edizione non integrale del diario di John Dee. Gli accenni sopra menzionati sull’attività intellettuale e religiosa del Napier lasciano infatti spazio a ipotesi quantomai interessanti in merito alla sua figura e alle sue convinzioni. Devozione religiosa, conoscenze astrologiche, dialogo con entità del mondo sovraceleste sembrano elementi perfettamente convergenti verso il ritratto di un perfetto

20 J. Roberts - A. G. Watson, John Dee’s Library Catalogue, London, The Bibliographical Society,

1990, p.57. La cosa sembra trovare conferma anche nei MSS. donati da Sir Kenelm alla Bodleian Library. Il MS Digby 232, chiaramente riconoscibile dalla rilegatura con le sue armi araldiche, viene ricordato nel diario di Dee come suo (riscontrabile dal simbolo ╞╡con cui contrassegnava i suoi MSS visibile a ch.1). Altri possessori di questo codice furono la “Vintners’ Company”(il cui stemma era stato inserito nel corso del XVI sec. e poi eraso) ed Edward Atkinson, che vi aveva vergato una nota di possesso (ch. 157v “Edward Atkenson his booke,1605”) nel 1606, due anni prima della morte del Dee.

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“cabalista cristiano”21. L’accettazione presso di sé di un discepolo in odore di non

uniformità, assieme alla sua accesa devozione anche negli anni successivi all’abbandono del pulpito della sua rectory sembrano fare di lui uno dei seguaci e interpreti di quell’indirizzo di matrice evangelico- erasmiano che aveva attecchito nelle cerchie intellettuali influenzate dal pensiero neoplatonico diffusosi nell’Europa coeva. L’assunzione dell’abito religioso, oltre che un espediente per ovviare alle ristrettezze economiche, lo mise anche al riparo dall’attenzione della censura e delle reazioni più violente di quel periodo di attacco alla filosofia neoplatonica. Le già ricordate conversazioni angeliche lasciano credere che anche lui fosse tra gli studiosi che cercavano di rafforzare la magia naturale e celeste con gli influssi sacri della cabbala onde aggirare il dogmatismo religioso e pervenire alle verità celesti. Ma la vicinanza intellettuale dei due apre numerose questioni sull’incidenza educativa di una figura quale il parroco di Great Linford può aver esercitato su un giovane e dotato allievo come il Digby.

Per quanto io non sia in grado di proporre una datazione dell’oroscopo conservato nei codici della Bodleian, ritengo plausibile che questo sia stato tracciato da Digby negli anni dell’adolescenza22, sulla base dell’insegnamento del “magus” Napier/Sandy.

Le note autografe apposte in calce al suo oroscopo mostrano nel Digby una profonda conoscenza degli influssi esercitati dagli astri sulla personalità umana secondo la teoria esposta nel De Vita Coelitus Comparanda di Ficino. In linea con il pensiero neoplatonico rinascimentale sembra rifuggire il cieco determinismo astrologico, cercando piuttosto di interpretare le tappe salienti della sua vita trascorsa e le manifestazioni del suo carattere mediante la capacità di attrarre gli influssi positivi e negativi delle stelle che lo governavano. Nato sotto il segno del Cancro, sembra dare molta importanza all’opposizione astrale in sestile dei pianeti di Mercurio e Saturno, che rimandavano alla sua propensione alle arti come alla mutevolezza d’umore e a una certa inclinazione alla melanconia. Il plenilunio al momento della sua nascita e l’allineamento di Venere in Gemelli sembravano essere poi garanzia di fortuna con l’altro sesso. Nonostante che nel corso di queste riflessioni manchi una

21 Per questa definizione, come per approfondimenti sui contenuti ad essa legati cfr. F. A. Yates,

Cabbala e Occultismo nell’Inghilterra elisabettiana, Torino, Einaudi, 1982 e Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Bari, Laterza, 1969

22 Nelle chartae successive all’oroscopo ( Bodleian Library, Ashmole 174, ch.77) si trova un

elenco autografo delle disgrazie e delle cose notevoli accadute al Digby sino alla sua nomina a cavaliere (20/10/1623), che è l’ultimo degli eventi menzionati. Evidentemente l’oroscopo doveva essere stato tracciato in un periodo successivo a questo e precedente al 1625, probabile anno del suo matrimonio.

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rivalutazione aperta degli influssi dell’umore saturnino e della malinconia23, è curioso

riscontrare un’apprensione maggiore per l’opposizione di Giove e Marte, comunemente ritenuti pianeti nettamente più favorevoli rispetto al tradizionalmente negativo spirito saturnino. Resta comunque dato di fatto che il giovane Digby sembra pienamente padrone del bagaglio di nozioni astrologiche che afferiscono a quella tradizione filosofica “occulta” che molto probabilmente il Napier perseguiva. La sua familiarità con l’astrologia deve essere nata proprio in questo periodo di apprendistato, in cui non dovevano essere infrequenti le visite alla biblioteca del curato di Great Linford.

Oltre che come astrologo questo schivo quanto pio curato di campagna era conosciuto per le sue ampie conoscenze in medicina e per la sua ampia biblioteca. Napier fu infatti tra i pochi non laureati a poter esercitare legalmente la professione di cerusico nella regione, grazie alla licenza formale (autorizzazione) conferitagli il 20 Dicembre 1604 dall’arcidiacono di Buckingham Erasmus Webb24. Le sue capacità in

materia godevano di tale considerazione che tra i suoi clienti più illustri figurano Emanuel lord Scrope di Bolton (barone), il conte di Sunderland e la stessa Mary Mushlo lady Digby. Come del resto anche altrove, la parrocchia deve essere stata anche allora un centro capillarmente inserito nel territorio, in grado di fornire una cultura di base nelle principali discipline tra le fine arts. Data la generale lamentela che permea tutto il primo secolo delle Riforme in Inghilterra in merito alla scarsità della remunerazione derivante dai benefici ecclesiastici25, ritengo perlomeno strano che un misero canonico potesse permettersi con facilità di ampliare la propria biblioteca, di collezionare manoscritti e nel frattempo mantenere un vicario che predicasse in sua vece e amministrasse i sacramenti. Probabile quindi che il parroco di Great Linford praticasse anche la professione di insegnante, fornendo ai giovani della zona un’istruzione di base propedeutica al loro eventuale ingresso all’università,

23

Motivo molto diffuso nel pensiero astrologico del Rinascimento, immortalato anche dall’iconografia coeva –cfr. Ad es. Dőrer nella sua Melencolia I-. Sul tema in questione vd,. F. A. Yates, Cabbala e Occultismo nell’Inghilterra Elisabettiana, Torino, Einaudi, 1982, passim, ma specialmente al cap. VI, intitolato Dőrer e Agrippa.

24

Per il testo dell’autorizzazione vedi Bodleian Library, Ms. Ashmole 1293, ch.121. La notizia del conferimento della licenza è riscontrabile nella voce che il DNB dedica al Napier (vol. XIV, pp.71-73), curata da Sidney Lee.

25 Specialmente durante il regno di Elisabetta, le rendite ecclesiastiche vennero vessate dalle

autorità governative. La stessa regina tenne per lunghi periodi vacanti alcuni vescovati, in modo da poter alienare le loro rendite a favore di quella fitta rete clientelare che erano i suoi favoriti. Molti poi sono gli esempi di chiese e canoniche che andarono in rovina a causa della povertà generale che affliggeva i parroci delle campagne e, cosa ancora più frequente, della negligenza dei nobili a cui la tutela e il patronato di queste sedi era stato demandato (affidato). Per questo aspetto vedi L. Stone, La crisi dell’aristocrazia, cit., pag.543.

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impartendo ai più vivaci e curiosi tra i suoi discepoli anche i rudimenti delle scienze medico - matematiche quali l’astrologia, la medicina e la cosmografia. Quanto alla sua biblioteca, il nucleo era costituito da un ampio numero di trattati medici, di opere a carattere teologico, da scritti filosofici e testi afferenti alla letteratura dell’antichità classica, ma soprattutto da libri a carattere alchemico ed esoterico. Un ulteriore impulso all’aumento delle possessioni librarie di “Mr. Sandy” venne dalla donazione testamentaria delle opere possedute da Simon Forman26, suo maestro e protettore

sino al 1611. In gran parte di questi importanti testi miscellanei donati da Forman (lo stesso Anthony Wood, nelle sue Athenae Oxonienses, vol. II, p. 98 ne ricorda l’abitudine di mescolare nei suoi manoscritti in modo disordinato diari e testi scientifici) sono contenute annotazioni e trattati che molto possono suggerire sullo spettro di interessi e conoscenze che Napier era in grado di trasmettere al giovane Kenelm Digby. Assieme a testi classificabili sotto la definizione di curiosità scientifiche e componimenti a carattere mistico-religioso figurano anche opere di argomento chimico- medico di un certo interesse per la comprensione della mentalità “scientifica” coeva con cui venivano operate indagini sulla Natura e i fenomeni da essa prodotti.

La pratica astrologica di Forman e Napier sembra essere fortemente influenzata dal pensiero dell’Accademia Fiorentina: la loro ricerca di corrispondenze tra le disposizioni degli astri celesti e il microcosmo rappresentato dall’uomo27sembra

infatti avvicinarsi molto alla sensibilità e alla sensualità di stampo neoplatonico che caratterizzano la prima stagione produttiva del Digby scrittore. Per quanto abbia in mano solamente elementi indiziari per sostenere che tra le sue letture di allora avessero un posto di riguardo l’opera omnia di Pico (edita per la prima volta a Bologna nel 1493) e la traduzione ficiniana del Corpus Hermeticum, le analogie e gli argomenti che si prospettano negli argomenti e nello spirito con cui il Digby discuterà con il bramino sull’influenza delle stelle (e dell’influsso delle sue stelle cattive) nella vita di un uomo come nell’indirizzo delle sue ricerche sono molte per

26 Simon Forman (1552-1611), medico e astrologo convinto di possedere il dono della profezia

come, secondo una convinzione abbastanza diffusa nella clinica patologica del tempo, di poter prevenire e curare le malattie delle persone per mezzo dell’astrologia e delle Ephemerides (sull’argomento vedi il capitolo introduttivo di F. R. Johnson, Astronomical thought in

Reinassance England, Baltimore, Johns Hopkins Press, 1937, p. 1-15). Richard Napier, “who had

formerly been his scholar”, ne ricevette in eredità i manoscritti che Thomas, figlio di suo nipote donò ad Elias Ashmole. Per ulteriori informazioni sulla pittoresca figura di questo personaggio, a mezza via tra il magus e il ciarlatano, cfr. DNB, vol. VII, p.438-441.

27 Tra gli opuscoli più curiosi prodotti da Forman e rimasti inediti figurano i due incentrati

rispettivamente sulla diagnosi astrologica delle malattie e – cosa che avrebbe certamente suscitato l’interesse di Carl Gustav Jung-sull’interpretazione astrologica dei sogni.

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essere trascurate28. Chimica e medicina generale, alchimia, patologia e teologia

rappresenteranno infatti in modo indiscutibile alcuni dei settori trainanti verso cui il giovane magus, allora ai primi passi sul cammino del sapere, indirizzerà i suoi sforzi durante tutto il corso della sua vita. Per questo motivo ritengo che l’impronta fornita dal Napier e dalla frequentazione della sua biblioteca –entrambi tuttora poco conosciuti e indagati- non debbano essere trascurati in futuri studi sul “magazzino di tutte le arti”. L’importanza dei volumi a carattere esoterico posseduti dal canonico può essere testimoniata dal fatto che molti di questi andarono a popolare gli scaffali di William Lilly -il noto astrologo del Protettorato- e dell’antiquario Elias Ashmole, che li inserì assieme ad un ritratto del canonico nelle collezioni che impreziosivano il suo museo. William Lilly, che lo conobbe e andò a fargli visita durante i suoi ultimi anni di vita, parla della biblioteca a Gret Linford “as excellently furnished with very choice of books”.

I punti di contatto tra il giovane e il canonico vengono poi confermati dalla sopravvivenza di una lettera, integralmente riportata da Bligh, scritta alla vigilia della partenza per il suo Grand Tour:

To my very loving friend Mr. Sandie Parson of Great Linford at his house there, in Buckinghamshire

With a packet with speed These

Good Mr. Sandie,

Once again before my going I have resolved to salute you with a few lines, and to let you know that I have now dispatched all my businnesses and am to begin my journey tomorrow. I have sent you a manuscript of elections of divers good authors which I wish may be of good use to you, if not I pray you let it lie safe in your trunke till my returne, where I would it were of the propriety of leven, to draw more to it; but I hope Sir the affection I bear you will find acceptance in your opinion, and my desire of deserving of you be a sufficient motive for you to repose confidence in me. The news here is little, only that the match with Spain goethe well on, and the voluntaries for Bohemia are now putt off for a moneth, so that I think that businesse will come to nothing. The Prince tilted on friday in great pompe, the king went in state conducted by the Lord Maior on Sunday to Paules church, where the bishop of London made a sermon to exhort him and the people to repaire that church that is much out of order. This Sir, is all I heare, and I am now forced to leave in hast, recommending myself to your prayers, and I pray you Sir during my absence retaine some memorie of your

Faithfull and loving servant

Ken. Digby

London, in great hast this 30…of march 1620

[Buon Mr. Sandie,

di nuovo prima della mia partenza ho deciso di salutarvi con poche righe, e per farvi sapere che ho sbrigato tutti i miei affari e domani inizierò il mio viaggio. Vi mando un manoscritto contenente una selezione di diversi buoni autori, che mi auguro vi sia utile, altrimenti vi prego di tenerlo salvo

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nel vostro armadio fino al mio ritorno, dove vorrei che vi fosse di vantaggio, il massimo possibile; ma spero (anche) Signore che l’affetto che vi porto trovi accettazione nella vostra considerazione, e che il mio desiderio di servirvi sia per voi sufficiente motivo per riporre fiducia in me. Le nuove da qui sono poche, solamente che le trattative con la Spagna vanno avanti bene, e che <l’invio di> volontari per la Boemia è stato adesso differito di un mese, cosicché credo che questo affare non porterà a niente. Il Principe è giunto venerdì in pompa magna, il re domenica è stato in visita ufficiale alla chiesa di S. Paolo accompagnato dal Lord Major, dove il vescovo di Londra ha tenuto un sermone per esortare lui e il popolo a riparare questa chiesa che è molto in disgrazia. Questo, Signore, è tutto quello che ho sentito, e adesso sono costretto a salutarvi velocemente, rimettendomi alle vostre preghiere, e pregandovi –durante la mia assenza- di mantenere viva la memoria del vostro

fedele e affezionato servo Kenelm Digby

Londra, in grande fretta, li 30 Marzo 1620.] 29

Nonostante la successiva lontananza da Gothurst, che si protrarrà per i tre anni del Grand Tour, l’affetto che l’allora diciassettenne Kenelm mostra per il parroco di Great Linford deve aver fatto sì che i due si mantenessero a lungo in contatto (probabilmente fino al 1634, anno in cui Napier morì). Interessati forse in maniera prioritaria all’opera del più celebre omonimo, a cui si deve l’invenzione dei logaritmi, non si è a mio parere tenuto abbastanza conto dell’importanza di uno studio su questa singolare figura di cabalista cristiano, certamente riconducibile al Digby nel corso della sua prima stagione di studioso. Ma se i contenuti dell’apprendistato di un ancora giovanissimo Digby alla corte del canonico del Buckinghamshire permangono tuttora mera ipotesi, molto più conosciuti sono invece gli anni che il nostro trascorse a contatto con Oxford e la cultura delle università inglesi coeve.

3. Esperienze formative: Thomas Allen ed il triennio oxoniense

Il nome di Kenelm Digby “son and heir of Sir Everard, of Dry Stoke, Rutland, Knt.” viene iscritto nel registro matricolare dell’università di Oxford nel 161830. Nonostante

la sua adesione alla confessione romana, essendo ancora quindicenne, non poteva per legge sottoporsi ai giuramenti di fedeltà e conformità, né tantomeno alla sottoscrizione dei trentanove articoli che dal 1571 garantivano l’adesione alla chiesa

29 Cfr E. W. Bligh, Kenelm Digby and his Venetia, London, Sampson Marston &c., 1932, p.86.

L’originale è conservato in Bodleyan Library, Ashmole MSS. 240, ch. 131.

30L’iscrizione del Digby nei registri matricolari di Oxford è contenuta in (a cura di) J. FOSTER,

Alumni Oxonienses: the members of the University of Oxford, 1500-1714: Their Parentage, Birthplace,and year of birth,with a record of their degrees. Being the Matriculation Register of the University, Alphabetically arranged, revised, and annotated, 4 vv., Nendeln/Liechtenstein, 1968,

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anglicana, conditio sine qua non per l’ingresso nell’università come al servizio della corona. A garanzia ulteriore delle sue possibilità di soggiorno a Oxford contribuiva la generale simpatia nei confronti dei recusant offerta dalla Gloucester Hall, che storicamente era stato centro di accoglienza degli ecclesiastici delle grandi abbazie benedettine del sud dell’Inghilterra, e specialmente a seguito della riforma religiosa aveva tenuto la porta aperta a cattolici e criptocattolici31. L’ammissione di un

“papista” come il Digby (addirittura come Fellow- Commoner32) in seno a

quest’istituzione non deve quindi suscitare scandalo. A monte di questa possibilità offerta ai recusant che entravano a Gloucester, stava anche la scelta degli organi direttivi di una politica improntata all’irenismo religioso, che ben assecondava il bisogno di ricercare finanziamenti in grado di mantenere alto il livello dell’attività didattica33. Le Hall erano infatti eredi dirette dello spirito con cui il movimento

universitario, aperto inizialmente a strati molto più ampi della società, aveva avuto la sua genesi. Libere comunità fornite di alcuni privilegi e della facoltà di

31 ”In the early years of Elizabeth Gloucester Hall became, more than any other, a resort of Oxford

men who adhered to the old faith...It was a refuge for Catholics that Gloucester Hall was so well filled in 1572”. Così C.E. MALLET descriveva Gloucester nella sua A History of University of

Oxford, London, 1924, II,294. Cito questa frase come le altre del Mallet da A. G. Watson, Thomas Allen of Oxford and his manuscripts, in (a cura di) M.B.Parkes e A. G. Watson, Medieval scribes, manuscripts and libraries. Essays presented to N.R. Ker, London, Scholar Press, 1978, pp.288

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Se la vita di un esponente della nobiltà in un’istituzione quale l’università del tempo era sicuramente costellata di privilegi, a seguito delle numerose riforme degli statuti dei College e degli Studia operate nel lungo periodo delle monarchie Tudor e dei primi Stuart questa posizione era stata rafforzata da una serie di nuove istituzioni e disposizioni. Da sempre numi tutelari del conservatorismo sociale, le due più antiche università del regno avevano cercato di vietare prima l’ingresso dei non nobili al loro interno, poi di istituire delle nuove condizioni di privilegio per gli esponenti dell’aristocrazia. Dal 1591 a Oxford i figli maggiori degli squires e tutti (cadetti e non) i rampolli delle famiglie con dignità di cavaliere o superiore potevano conseguire il titolo di B.A. (= Bachelor of Arts) in tre anni al posto dei canonici quattro. Ma soprattutto, per mantenere intatto il senso della gerarchia all’interno della società anche in questo aspetto della vita sociale, si aggiunse un nuovo status alla condizione dello studente: quello del Fellow- Commoner. Costui, in cambio del pagamento di una retta molto elevata, era svincolato da molte delle categoriche restrizioni che caratterizzavano la vita degli studenti, veniva preservato dalle pene corporali più severe e poteva addirittura prendere i pasti assieme ai professori. Nata a Cambridge alla metà del Cinquecento, quest’istituzione fu trapiantata anche a Oxford nei primi decenni del secolo successivo. Le prime testimonianze della sua istituzione si hanno all’Oriel College (fine Cinquecento), seguito ben presto da Lincoln (1606), Balliol(1610), St. John (prima del 1613). Si veda per questo L. STONE,

La crisi dell’aristocrazia. L’Inghilterra da Elisabetta a Cromwell,Torino, Einaudi, 1972, p.33 e

segg. J. FOSTER, Alumni Oxonienses, cit., passim.

33 Lo spaccato sociale offerto da un’indagine statistica sulle immatricolazioni a Gloucester nelle

prime decadi del Seicento ci mostra come una parte preponderante degli iscritti avesse un’estrazione relativamente modesta. Più del 60% degli immatricolati provenivano dai ceti meno abbienti e ricoprivano spesso i gradi inferiori della gerarchia studentesca, mantenendosi come servitori, attendenti e copisti dei più danarosi o integrando le loro rette universitarie con la prestazione di servizi quali le corvées. L’Aula Gloucesteriensis era poi una delle istituzioni universitarie oxoniensi meno frequentate dalla nobiltà e dalla gentry di rango superiore (meno del 3% degli iscritti, a differenza di College molto più “signorili” -quali ad esempio il Balliol College- che superavano anche la soglia del 5%). Per maggiori informazioni vedi S. Porter, University and

Society, in (a cura di) N. Tyacke, Seventheeth Century – Oxford, vol. IV della History of University of Oxford, Oxford, Clarendon Press, 1997, p.25-103, passim.

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autogovernarsi, rimasero strutture che ospitavano soprattutto i figli della gentry o della nobiltà titolata di rango inferiore. Prive di patroni influenti e di dotazioni finanziarie cospicue, escluse dai benefici economici che le riforme giuridico statutarie che investirono l’università dalla seconda metà del Cinquecento avevano garantito ai College34, erano generalmente più duttili anche dal punto di vista didattico. Il particolarismo della Gloucester Hall non fu legato solamente al suo essere una tana di papisti: la sua relativa autonomia le permetteva di mantenere un indirizzo didattico leggermente divergente dal misoneismo che caratterizzava molti altri College di Oxford e Cambridge35.

Il personaggio a cui il Digby fu più vicino in questi anni fu sicuramente Thomas Allen, una delle figure di spicco della Aula Glochesteriensis del suo tempo. Allen, che fu il suo tutore nei tre anni che il nostro trascorse ad Oxford, era nato a Uttoxeter (Staffordshire)il 21 Dicembre del 154036. Promettente studente, si laureò presso il Trinity College di Cambridge nel 1563 e ne divenne due anni dopo Fellow. Nonostante molti dei suoi biografi (John Aubrey ed Anthony Wood su tutti) si limitino a definirlo uno studioso “poco incline alla maturazione dei voti sacerdotali” per ottenerne benefici alla carriera, la scelta che lo condusse alla Glochester Hall intorno al 1570 non doveva essere imputata alla mancanza di ambizioni. Gli studi più recenti condotti attorno a questa figura suggeriscono piuttosto altre ipotesi: Andrew G. Watson e Michael Foster37 hanno recentemente proposto a giustificazione del suo

34 Con l’istituzione dell’hedge against inflation (conosciuto anche come form of index linking),

vero e proprio calmiere sui prezzi d’acquisto -e di vendita dei grani prodotti sulle terre del College- a dispetto della continua lievitazione dei prezzi causata dall’inflazione, venivano favorite allo stesso tempo una drastica riduzione delle spese di mantenimento e un aumento delle entrate delle fondazioni collegiali. Con un’altra disposizione statutaria un terzo delle proprietà fondiarie dei College venivano tutelate da eventuali alienazioni con la garanzia della copertura finanziaria della Corona. Le basi di mantenimento dei patrimoni fondiari da cui attingevano le loro entrate “fisse” erano così definitivamente gettate, avallandone le possibilità di autosufficienza economico-creditizia, nonché la possibilità di operare una selezione degli ospiti/iscritti.

35 Su Gloucester “nest of papists” rimando ancora una volta all’utile articolo di M. Foster,

“Thomas Allen (1540-1632), Gloucester Hall and the survival of Catholicism in postreformation Oxford”, in Oxoniensia , XLVI (1981), p.113-118. Sull’indirizzo didattico di Gloucester Hall, per quanto non abbia potuto accedere a documenti quali i registri dei programmi delle lezioni tenutevi tra il 1615 e il 1625, ritengo significativo che sia stata l’istituzione che ospitò la prima cattedra di storia fondata nel Regno.

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A differenza della natività riportata nella voce dedicata ad Allen da C. H.Coote nel Dictionary of

National Biography (cfr. DNB, vol. I, pp. 312-313), che sposta l’evento al 1542, si evince dalla

nota di possesso autografa in uno dei suoi manoscritti che la nascita va retrodatata al 1540.

37 Cfr. A. G. Watson, “Thomas Allen of Oxford and his manuscripts”, in (a cura di) M.B.Parkes e

A. G. Watson, Medieval scribes, manuscripts and libraries.Essays presented to N.R. Ker, London, Scholar Press, 1978, pp.279-314 . Si tratta del primo contributo in cui venga esposta in modo coerente l’ipotesi di un’adesione di Thomas Allen alla confessione romana, o per lo meno di una sua simpatia nei confronti del cattolicesimo. La questione è stata approfondita negli stessi anni da Michael John Foster nel suo articolo Thomas Allen (1540-1632), Gloucester Hall and the survival

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trasferimento presso l’Aula Glochesteriensis (dove insegnò per più di 60 anni) proprio la sua adesione alla fede cattolica. Nonostante gli stessi propugnatori di questa teoria tendano a definirlo un cattolico indirizzato alla moderazione e alla convivenza delle confessioni cristiane, è assolutamente probabile che anche il prof. Allen abbia abbandonato Trinity sotto la pressione delle restrizioni imposte dalla politica e dalla legislazione in materia religiosa, che allontanarono dall’università numerosi recusant38.

Ma oltre ad un probabile correligionario del Digby, costui rappresenta innanzitutto uno dei pochi matematici di vaglia che l’Università di Oxford abbia annoverato tra la seconda metà del Cinquecento e l’istituzione delle cattedre saviliane di geometria e astronomia(1619). Thomas Allen rappresenta proprio uno degli esempi più significativi della dicotomia precedentemente enunciata tra l’insegnamento e l’attività “extrascolastica”.

Molti dei suoi contemporanei lo accostavano significativamente alla figura di Ruggero Bacone, probabilmente a seguito dei suoi spiccati interessi in campo scientifico legati alla filosofia sperimentale, come per la sua dissidenza nei confronti della religione allora in auge nel Paese, che lo costringeva ad una vita lontana dalle luci della ribalta.

Amante della vita ritirata, viene tuttavia ricordato da Aubrey anche per la bonarietà del suo carattere e l’ampia cerchia delle sue amicizie39, che lo mettevano in contatto

con molti dei più vivaci esponenti della politica e della cultura inglese del suo tempo. La possibilità offerta dalla posizione di Fellow-Commoner del Digby di prendere i pasti assieme al suo Tutor e di frequentare i suoi alloggi, costituisce quindi anche un’importante opportunità mondana per entrare in contatto con molti tra coloro che diverranno con gli anni alcuni dei suoi migliori amici e degli interlocutori che avranno un’influenza decisiva nella sua carriera come nella sua attività intellettuale.

Questa singolare figura di sapiente rinascimentale coltivava infatti interessi nei più disparati campi del sapere, tanto da meritare fama di uomo “eminente ed acuto” anche al di fuori del mondo accademico. Tra i suoi primi estimatori e protettori deve

38 “Bishop Horne’s Visitations (of Trinity) in 1561 and 1566 must have severely tried those who

clung to the old faith […]and there were several resignations or ejections in these years that followed. Some went to Douai or to Rome. Some withdrew to Gloucester Hall…”. Da C. E. Mallet, op. cit., II,161 riportata nel saggio di A. G. Watson, p.288. La comunicazione del prof. Watson informa poi del rinvenimento negli archivi dell’università oxoniense (Oxford University Archives, Visitationes aularum, N.E.P./Supra45, fol.78 e 81-9) di documenti in grado di attestare in modo più netto il nonconformismo di molti dei seniors di Gloucester –tra cui T. Allen- a causa della loro assenza ai sermoni e la mancanza di assunzione dei sacramenti.

39 Mr.Allen was a very cheerfull, facetious man, and every body loves his company, and every

Howse on their “Gaudie-dayes” were wont to invite him. [Mr. Allen era un uomo molto allegro,

faceto, e ognuno amava la sua compagnia, e ogni casa nei suoi giorni di festa era solita invitarlo] in J. AUBREY, Brief Lives, cit., p. 5

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esserci stato sicuramente Robert Dudley (conte di Leicester nonché potente favorito della regina Elisabetta e cancelliere dell’università oxoniense tra il 1564 e il 1585), che lo consultava spesso per la sua perizia nello stilare natività e a detta di numerosi testimoni40 gli offrì addirittura la nomina a vescovo. Il suo valore doveva comunque

essere precocemente conosciuto negli ambienti vicini alla corte, se nel 1572 la stessa Regina si recò personalmente a fargli visita per ottenere un responso su quello che fu considerato uno degli avvenimenti più straordinari del tempo: l’apparizione in cielo della nuova stella che per sedici mesi rimase visibile ad occhio nudo (si trattava di una supernova apparsa nella costellazione di Cassiopea. Il fenomeno suscitò accese discussioni tra gli studiosi di tutta Europa).

La fama di matematico di cui godeva non doveva comunque essere legata principalmente alla scienza del calcolo: nonostante dalle note di Brian Twyne si deduca una sua attenzione nell’insegnare la numerazione araba41 –che non aveva ancora preso piede nell’uso comune in Inghilterra per compiere nemmeno le operazioni aritmetiche più semplici- le sue competenze principali vanno ricercate in altre branche del sapere scientifico. In un tempo in cui l’astronomo e l’astrologo venivano accomunati (oltre che nell’accusa praticare la stregoneria), nel novero delle cosiddette scienze matematiche venivano incluse non soltanto l’algebra e la geometria, ma anche l’astronomia, l’astrologia, la musica, l’ottica e la cosmografia. L’opera maggiore cui Thomas Allen attese sembra essere stato infatti un commentario dei primi tre libri della Quadripartita Constructio, l’opera astrologica di Tolomeo42. Ai testi del cosmografo alessandrino risalivano la maggior parte delle idee

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La notizia compare sia nelle Brief Lives di Aubrey che nelle Athenae Oxonienses di Wood. I due Fellows della Royal Society, oltre ad essere legati da una amicizia duratura che gli permise di fruire l’un l’altro del materiale documentario a loro disposizione, dovevano mutuare la sicurezza dell’informazione riportata dal contenuto dell’orazione funebre in onore di Thomas Allen pronunciata da William Burton. Cfr. W. Burton and G. Bathurst, In Thomae Alleni exequiarum

iustis orationes binae, London, 1632.

41 Cfr. Bodleian Library MS. C.C.C. 254. In questo manoscritto sono conservati gli appunti

matematici di Brian Twyne, che del prof. Allen fu uno dei migliori allievi. Esso contiene a ch.21 un compendio sui numeri arabi in cui vengono spiegati il loro uso e la loro lettura in parallelo ai numeri romani. Il sistema posizionale arabo viene infatti paragonato sinotticamente al sistema additivo- sottrattivo della numerazione romana attraverso l’esempio del valore di numeri come 1,11,111 con gli equivalenti I, XI,CXI. In calce sono riportate indicazioni generali quali “[…]every

place multiplieth other by ten; that is to say, every figure in the first place betokeneth himself, no more; in the second place, it betokeneth ten times himself; in the third place, an hundred times himself; in the fourth place a thousand times himself[…]”

42 Cfr. Per questo A. Wood, Athenae oxonienses, cit., 2nd book, p. 544. A questo punto dell’opera

l’autore, fornendo alcuni cenni sull’attività intellettuale di Thomas Allen, afferma di avere visto questi due titoli: “Claudii Ptolomeii Pelusiensis, de Astrorum Judiciis, aut ut vulgo vocant, Quadripartitae Constructionis; liber secundus. Cum Expositione Thomas Alleyn, Angli- Oxoniensis”. Di quest’opera viene riportato l’incipit, che recita “Hactenus quidem praecurrimus ea quorum cognitione”, &. Altro titolo legato al nome del matematico oxoniense è “Claudii Ptolomeii de Astrorum Judiciis, libri 3, cum expositione Thomas Alleyn, &. Entrambi i testi sembrano essere

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cosmologiche che avevano costituito la base del pensiero astronomico medievale. Ma nonostante Tolomeo fosse citato da molti studiosi con una certa disinvoltura come la massima autorità di tutti i tempi in materia cosmologica, pochi erano tuttavia coloro che nell’Occidente cristiano avevano letto e compreso in toto i sei libri della sua monumentale Syntaxis43, riuscendo a dominare i complessi (e raffinati) calcoli

matematici con cui venivano misurate le posizioni astrali sulla volta celeste pubblicate in appendice nelle Effemeridi. Tra i meriti della sua attività deve essere annoverata la capacità di affrontare la disciplina astronomica su basi matematiche nettamente più solide rispetto a quelle necessarie per affrontare un’altra opera fondamentale della cosmologia antica usata nell’insegnamento collegiale quale il De Caelo di Aristotele correlato dal commento di Simplicio. Secondo il significato coevo del termine, Thomas Allen sembra quindi meritare a pieno titolo l’etichetta di matematico già solo per la sua – allora rara- capacità di leggere tout court l’opera del cosmografo alessandrino, manifestando una chiara comprensione del complesso modello di epicicli ed eccentrici in cui aveva racchiuso il moto degli astri. La sua attenzione per la Quadripartita Constructio rappresenta comunque un’indicazione chiara delle sue preferenze all’interno del corpus tolemaico: la decisione di stendere un compendio all’opera astrologica dell’alessandrino lascia presupporre la propensione verso aspetti divergenti dal filone principale delle scienze astronomiche. Mi risulta difficile infatti credere che si adoperasse alla sintesi di un nuovo modello cosmologico. Sappiamo invece che condusse accurate ricerche volte a perfezionare strumenti ottici e di misurazione –di cui sembra aver posseduto una ragguardevole collezione- che andavano sicuramente oltre all’esigenza di rilevazioni accurate legate al bisogno per i calcoli legati all’astrologia giudiziaria. Nel 1576 George Clifford44, dopo aver

finiti nella biblioteca di William Lilly (il noto astrologo del Protettorato e poi futuro membro della

Royal Society), ma alcune copie vennero eseguite per conto di Robert Cotton (che li annesse alla sua preziosa biblioteca), Thomas Aylesbury (che ricopriva l’incarico di Master of the Requests), e soprattutto Banfi Hunnyades, matematico e astrologo ungherese che sembra aver insegnato durante gli anni trenta al Gresham College. Quest’ultimo donò la sua copia a Lilly, che la cedette a sua volta ad Elias Ashmole, tornando così a Oxford. Degli autografi si è persa invece ogni traccia.

43

Il testo dell’opera tolemaica era conosciuto soprattutto grazie alla traduzione latina mutuata dalla versione araba operata da Al-Farabi. Il lemma “Almagesto” con cui noi conosciamo l’opera tolemaica deriva non a caso da un’abbreviazione del titolo arabo.

44 George Clifford, III Conte di Cumberland(1558-1605), incarna pienamente il modello del tipico

cortigiano-avventuriero prodotto dall’età elisabettiana (vedi il famoso dipinto eseguito da Nicholas Hilliard che lo ritrae nei panni di “campione” della Regina –con il guanto regale a guisa di piuma sul cappello- conservato presso il National Marittime Museum di Greenwich). Erede di un patrimonio dissestato, investì molto sulle opportunità offerte dalla guerra di corsa contro la Spagna. Comandante di una nave che prese parte alla sconfitta dell’Armada, armò a sue spese tra il 1586 e il 1598 ben dieci spedizioni corsare verso i mari del sud, prendendo parte a quattro di esse.

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conseguito il suo M. A. a Cambridge, la abbandonò alla volta di Oxford per studiarvi geografia e -soprattutto- per consultare proprio Thomas Allen e studiare sotto la sua egida “ancient maps and divers papers”. Come lui, tutti coloro che erano interessati allo studio dell’astronomia, della matematica, della geografia, trovavano nello schivo accademico oxoniense un fermo punto di riferimento. Sotto l’egida di quello che è stato spesso liquidato con la sbrigativa etichetta di “a full Elizabethan” si formarono infatti alcuni dei personaggi più significativi di Quel periodo. Alla sua scuola giunsero matematici “puri” che intendevano perfezionarsi (Hariot, e indirettamente quindi anche Ralegh45), ma anche appassionati, curiosi e avventurieri che dettero importanti

contributi alla poesia (John Davies46), alla ricerca antiquaria e alla costituzione di biblioteche (Richard James), alle esplorazioni oceaniche e alla privateering elisabettiana (vd il già menzionato conte di Cumberland). Ma il problema dell’influenza formativa esercitata da Thomas Allen nel corso della sua pluridecennale carriera non è legato solamente alla notorietà dei personaggi che istruì47, quanto

piuttosto alla diffusione del programma intellettuale che accomuna tutti costoro, cui ognuno dette il proprio contributo.

Quelli che potrebbero sembrare incontri legati alla coincidenza, costituiscono infatti una fitta ragnatela di scambi culturali e di rapporti mondani, che vanno collocati accuratamente nell’ottica del cammino formativo (particolare) del Digby e (più in generale) di tutto un settore molto importante dell’aristocrazia inglese: quello che animò in massima parte l’indirizzo politico, culturale, religioso del regno elisabettiano e gli inizi di quello giacobita. L’attività intellettuale e gli interessi di Thomas Allen, come in parte dello stesso sir Kenelm, per poter essere lette e comprese tout court, vanno a mio parere ricondotte nel solco della tradizione rinascimentale elisabettiana, di cui sono pienamente partecipi e cui fornirono stimoli e contributi finora sottovalutati da gran parte degli studiosi. Compito programmatico di questa seconda parte del mio studio è dimostrare quanto questo legame sia profondo e quanto sia rilevante il debito formativo con la cultura di quel periodo -spesso considerato

Nonostante alcune prede sostanziose e l’aperto favore della Regina, morì lasciando numerosi

debiti. Cfr. la voce del DNB (a cura di John Knox Laughton), vol. IV, pp. 515-17.

45

La notizia che Thomas Hariot, uno dei più brillanti astronomi e matematici di tutta l’età elisabettiana sia stato suo allievo ,compare in M. H. Curtis, Oxford and Cambridge in transition

1558-1642. An Essay on Changing Relations between the English Universities and English Society, Oxford, Clrendon Press, 1959, p.236. Ralegh fu suo compagno di studi presso l’Oriel

College, e da lui fu istruito nelle scienze della matematica e della navigazione.

46 Autore del poema allegorico Orchestra. Cfr. infra, cap. II, n.24

47 Tra gli altri allievi di Thomas Allen figurano nelle Athenae Oxonienses di Sir Anthony Wood

(cfr. vol. II dell’ed. Bliss,London, 1815, p.544) Brian Twyne,Thomas Hegge, Thomas e Richard James, Thomas Burton, e -appunto- Kenelm Digby. Tutti costoro“became eminent in mathematics and antiquities”

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frettolosamente chiuso con la morte della Regina Vergine- contratto da un personaggio nato nello stesso anno della morte di Elisabetta. Thomas Allen rappresenta infatti, nell’economia di questa mia ferma convinzione, un trait d’union, una importantissima cerniera tra la vita intellettuale della monarchia Tudor e quella dei primi Stuart. Nonostante a questa figura così singolare non sia stato ancora dedicato uno studio approfondito, il plauso tributatogli dagli studiosi che si sono imbattuti in lui e nella sua promozione del sapere scientifico resta pressoché unanime.48 Tuttavia non è stato ancora messo in sufficiente risalto, né tantomeno è

stato studiato in modo approfondito, il contributo fondamentale da lui apportato alla formazione e alla collaborazione fra due generazioni delle più brillanti figure dell’ Inghilterra coeva. Per comprendere fino in fondo la portata di un simile incontro nel cammino formativo di un giovane gentiluomo (per quanto cronologicamente collocabile nell’età giacobita), ritengo necessaria un’analisi dei suoi contatti e dei rapporti che aveva con alcuni degli ambienti più importanti dell’Inghilterra coeva. Amico intimo di John Dee49, ne condivideva in modo singolare gli interessi come

probabilmente le opinioni. I punti di incontro e le “coincidenze” che li vedono entrambi protagonisti sono troppi per poter essere trascurati. Non è da ritenere casuale che Jan Laski (influente aristocratico polacco) durante la sua visita in

48

Se già M. H. Curtis (Oxford and Camridge in transition, op. cit. , passim) lo addita quale esempio “principale” della vivacità intellettuale legata alle scoperte scientifiche nell’ambito universitario oxoniense, e su cui fonda numerose delle sue teorie legate alla capacità delle università inglesi di recepire i frutti della “rivoluzione scientifica”, altri studiosi anche in aperto disaccordo con le sue posizioni concordano sostanzialmente sul valore e la capacità del matematico oxoniense. Su tutti basti l’autorevole parere espresso da Christopher Hill nelle sue

Origini Intellettuali della Rivoluzione Inglese (cfr. in appendice quando confuta proprio le teorie

del prof. Curtis in una postilla sulle università). La storiografia moderna sembra infatti aver ribaltato il giudizio sostanzialmente negativo espresso su Allen dal Bligh (primo biografo “moderno” del Digby) quando sentenzia: “Here, very curiously, the formative thought was retrospective, if not retrograde, for Allen was born in 1542, a full Elizabethan, and was now very old when the lad of fifteen came toi learn at his feet. It is far more difficult to appraise the thought of a sixteenth century scholar like Allen than that of a man of Caroline age.[…] In a sense Kenelm Digby learnt too well of Thomas Allen. Eager for the new science, one of its first introducers into this country, yet Digby never quite left off being a potterer. He was eternally conversing with the shades of Dee and Allen, and Napier[…]” ( in E. W. Bligh, Sir Kenelm Digby and his Venetia, cit., p. 78-80).

49 John Dee (1527-1608). Matematico, antiquario e astrologo gallese, laureatosi a Cambridge

presso il St. John’s College. Dopo studi a Lovanio e Parigi (1548-50) trascorse gran parte della vita in Inghilterra. Accusato durante il regno di “Bloody Mary” di pratiche magiche contro la regina, fu messo sotto custodia del vescovo di Londra come sospetto di eresia: da allora l’etichetta di stregone non lo abbandonerà più. Caduto in disgrazia dopo la scomparsa di Elisabetta, si spense in estrema povertà nel 1608. Per approfondimenti biografici su J. Dee si veda la corposa voce che Thompson Cooper gli dedica nel DNB, vol. V, pp. 720-29.L’amicizia tra i due è testimoniata sia da Aubrey (Brief Lives, op. cit. p. 5) che da Anthony Wood (cfr. Historia et antiquitates

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