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G Austeritàsenza ine

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Internazionale 1139 | 5 febbraio 2016

Grecia

“ G

uarda, è così che

facciamo”. Con un gesto elegante tira fuori dalla cassa uno scontri- no di quattro euro per le bevande. I costi del pasto, più eleva- ti, non vengono registrati ma scritti su un foglietto di carta. “Se facciamo tutto in modo regolare, falliamo”, spiega il came- riere di un ristorante del centro di Atene che, nonostante l’abbondanza di addobbi natalizi, è praticamente deserto.

L’aumento dell’iva al 23 per cento sulla maggior parte dei beni di consumo e dei servizi è uno dei dolorosi provvedimenti che il governo greco è stato costretto a prendere per mettere in pratica le politiche di austerità imposte dall’Europa. Ma se- condo i greci sta avendo l’efetto opposto di quello voluto: porta solo a una maggiore evasione iscale, uno dei mali atavici del paese. In Grecia la distribuzione della pres- sione iscale è vissuta come una grave in- giustizia. “Sono sempre gli stessi a sofri- re”, dice Kyriakos Mikos, 61 anni, nella sala d’attesa di un piccolo e malandato ospeda- le pubblico del centro della capitale. “Che poi saremmo noi, quelli che pagano le tas- se”, gli dà ragione una signora. “E i pensio- nati”, aggiunge un’altra signora, che dal 2008 si è vista dimezzare la pensione. Mi- kos sintetizza con eicacia l’indignazione che aleggia nell’aria: “I pesci grossi riman-

gono intoccabili, mentre noi continuiamo a pagare per gli errori degli altri”.

Dopo quattro anni di crisi e di piani di salvataggio, i greci si sentono traditi. Nel referendum del 5 luglio 2015 si sono espres- si in massa contro le politiche di austerità, eppure nella seconda metà dell’anno han- no dovuto tirare ancora di più la cinghia.

“Prima o poi dovremo chiudere la nostra attività”, dice Yannis Garytalos, che insie- me alla moglie vende pantofole di pelle fatte a mano in un negozio nel centro di Atene. Quest’anno hanno fatturato poco più di 30mila euro. Nel 2014 gli incassi era- no stati di 84mila euro, mentre prima della crisi superavano abbondantemente i cen- tomila. “Nel 2014 abbiamo avuto un utile di seimila euro. E più della metà è andato in tasse”. Mentre i loro redditi colavano a picco, la pressione iscale è aumentata. La tassa sugli immobili introdotta all’inizio della crisi grava così tanto sulle loro inan- ze che oggi la coppia è costretta a rispar- miare su tutti i beni di prima necessità.

“Usiamo l’elettricità il meno possibile e ci riscaldiamo con la legna che raccogliamo noi stessi. Stamattina c’erano dieci gradi e mezzo in casa”, racconta Evina Gavifalou, moglie di Garytalos. Per risparmiare sui contributi per la pensione e l’assicurazione sanitaria, la proprietà del negozio è stata intestata unicamente alla donna, con il ri- sultato che oggi Garytalos non ha nessuna copertura previdenziale. “Se un giorno

mia moglie decidesse di separarsi, inirei per strada”, dice ridendo da dietro il ban- cone del suo negozietto traboccante di scarpe.

Nessuna prospettiva

Il 2015 passerà alla storia come l’anno della resa dei conti per l’Europa. Non solo la Gre- cia ha rischiato di inire in bancarotta e di uscire dall’euro, ma l’intera Unione ha va- cillato dalle fondamenta quando ha rischia- to di andare in frantumi uno dei suoi capi- saldi: la solidarietà. La diidenza reciproca tra i paesi membri aveva raggiunto livelli così elevati che ci sono voluti mesi prima che il governo di sinistra di Alexis Tsipras, entrato in carica nel gennaio del 2015, riu- scisse a concludere un accordo con i credi- tori internazionali. Dopo aver ottenuto a luglio un nuovo prestito di 86 miliardi di euro, necessario per evitare che il paese i- nisse in bancarotta, Tsipras ha indetto nuo- ve elezioni per avere l’appoggio dei cittadi- ni al suo doloroso programma di tagli. È stata una mossa rischiosa, ma il primo mi- nistro l’ha spuntata. Gli elettori avevano

Austerità senza ine

Carlijne Vos, De Volkskrant, Paesi Bassi Foto di Alkis Konstantinidis

Dopo un anno di governo di Syriza, e a sei mesi dal nuovo piano di aiuti, la Grecia è ancora in diicoltà. Le speranze di una ripresa sono sempre più deboli e i cittadini si sentono traditi

REUTERS/CoNTRASTo

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esaurito la iducia nei vecchi partiti rimasti al governo per anni: i socialisti del Pasok e i conservatori di Nea dimokratia, ritenuti responsabili del crollo finanziario, della corruzione e del clientelismo del paese.

Anche se sul piano politico la situazione si è stabilizzata, sono ancora molti i greci che non vedono la luce alla ine del tunnel.

Le turbolenze dei primi sei mesi del 2015 hanno danneggiato ulteriormente un’eco- nomia già in diicoltà: le restrizioni sui mo- vimenti di capitale introdotte a giugno han- no provocato un crollo dei consumi e sono costate all’economia greca circa 3,8 miliar- di di euro. Ancora oggi falliscono in media cinquanta aziende al giorno e migliaia di persone perdono il lavoro. Nessuno spende più: dal 2008 il reddito medio è diminuito del 40 per cento. “Manca la iducia in un futuro migliore”: così Thanos Dokos, diret- tore della Fondazione ellenica per la politi- ca estera ed europea (Eliamep), riassume l’atmosfera cupa che si respira nel paese.

“Neanche questo governo riesce a portare avanti le riforme necessarie, così è costretto a usare gli stessi strumenti dei precedenti:

tagli e imposte più pesanti per i cittadini co- muni. Ma in questo modo si distruggono anche i settori ancora in salute”.

Dakos è preoccupato soprattutto per i giovani che si afacciano al mondo del lavo- ro. “Hanno vissuto con la crisi per sette an- ni e non hanno nessuna prospettiva. La conseguenza è una fuga di cervelli”. Anche Giorgos Kavathas, direttore della confede- razione delle piccole e medie imprese (Ime Gsevee), non vede ragioni per essere otti- misti. “Il governo ha approvato nuovi tagli per sei miliardi di euro nel 2016. Ma non si sa da dove arriveranno questi soldi”.

Secondo un recente sondaggio dell’Ime Gsevee, oggi le piccole e medie imprese si trovano in una situazione altrettanto critica di quella vissuta nel 2012, il momento più grave della crisi. Praticamente tutte le aziende lottano con la mancanza di liquidi- tà e il calo di fatturato. Quasi la metà degli imprenditori teme di dover chiudere la pro- pria attività, mentre per un quarto il falli- mento è alle porte. Secondo Kavathas, sono proprio le piccole e medie imprese, sulle quali poggiano i tre quarti dell’economia

greca, a pagare per i problemi delle banche.

“Abbiamo avvertito più volte il governo: as- sicuratevi che una parte dei miliardi euro- pei arrivi all’economia reale. Ma non è suc- cesso. Le banche sono salve e i fondi per le imprese sono stati tagliati”.

Per necessità

In questa situazione la coppia di calzolai del centro di Atene può solo cercare di arran- giarsi. Evina Gavifalou, che ha 58 anni, an- drà in pensione quando ne avrà 67. “E nel frattempo dobbiamo vivere”, dice. Nel quartiere di Exarchia, Sotiris Dzara ha do- vuto reinventarsi una carriera a 41 anni.

Dopo aver perso il lavoro di cuoco ha messo in piedi una cooperativa insieme ad amici e familiari e ha aperto un negozio di prodotti alimentari artigianali. Ci invita orgoglioso ad assaggiare i suoi biscotti al miele fatti in casa. Produce anche marmellata, aceto e yogurt. Arrivare alla ine del mese è diici- le, ma dietro il lavoro c’è un ideale. “La crisi ci costringe a tornare alle basi: cos’è davve- ro importante? Da dove vengono i nostri prodotti? Dov’è la dimensione umana?”.

Anche sua sorella Anna e sua madre Konstantina hanno lasciato i loro impieghi per lavorare nella cooperativa. Non aveva- no molta esperienza con il sistema delle cooperative, che Syriza, il partito al gover- no, spera di stimolare nel quartiere. “All’ini- zio tutto è andato storto”, racconta Dzara.

“Acquistavamo prodotti alla rinfusa cre- 25 gennaio 2015 Il partito di sinistra Syriza, guidato da Alexis Tsipras, vince le elezioni promettendo di porre ine alle politiche di austerità. Si riaprono i negoziati con la troika di creditori internazionali (Commissione europea, Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea).

5 luglio In un referendum convocato da Syriza, i greci bocciano la bozza di accordo con la troika.

13 luglio Si raggiunge l’accordo sul terzo piano di aiuti, del valore di 86 miliardi euro. La concessione dei fondi è vincolata.

all’approvazione di una serie di riforme. Una parte dei deputati di Syriza vota contro il piano ed esce dal governo.

20 agosto Tsipars convoca elezioni anticipate per il 20 settembre.

20 settembre Syriza vince di nuovo le elezioni.

18 novembre Il parlamento approva un nuovo pacchetto di riforme richiesto dalla troika.

4 gennaio 2016 Il governo presenta la riforma delle pensioni, una delle più attese dai creditori. Nei giorni seguenti in tutto il paese ci

Da sapere

Dodici mesi con Tsipras

La manifestazione degli avvocati del 14 gennaio 2016 ad Atene

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dendo di riuscire a guadagnare. Ora cer- chiamo di essere più professionali”. Anna sta tentando di aprire un’attività per la pro- duzione di biscotti fatti a mano al Pireo con un gruppo di disoccupati, mentre Konstan- tina è responsabile della promozione. Ha rinunciato al lavoro di graphic designer per- ché non riusciva più a sostenere i costi men- sili della sua piccola impresa.

Flessibilità e nuove regole per aiutare le attività giovanili e i piccoli imprenditori:

era una delle promesse di Syriza. Ma per ora nulla è cambiato. “Tsipras è un bugiar- do”, dice Evina Gavifalou, che lo ha votato.

Thanos Dokos, dell’istituto Eliamep, lo considera invece soprattutto un incapace:

“Abbiamo perso molto tempo per l’instabi- lità politica dei primi sei mesi del 2015, so- prattutto a causa dell’assurda strategia ne- goziale dell’ex ministro delle inanze Yanis Varoufakis. Anche ora nei ruoli chiave vedo poche persone all’altezza, capaci di portare avanti le riforme. Il governo di Tsipras coc- cola il settore pubblico ma non ha nessuna attenzione per quello privato, mentre è pro- prio da quest’ultimo che deve ripartire la crescita”.

Secondo Giorgos Kavathas, della Ime Gsevee, il governo sta prendendo le misure sbagliate. “Le elevate imposte sul reddito

spingono le industrie, ormai in diicoltà, a spostarsi oltre conine, verso la Bulgaria, mentre l’aumento dell’iva è un duro colpo per il turismo nelle isole greche, che devo- no fare i conti con la concorrenza della più economica Turchia. Su quali settori deve puntare il paese? Per adesso non vedo nes- sun piano, nessuna strategia”. Kavathas è critico anche verso i creditori europei: la

“loro ossessione” per le politiche di auste- rità gli impedisce di vedere come stanno davvero le cose. “Perché si ostinano a pro- porre la stessa ricetta, se è già stato ampia- mente dimostrato che distrugge l’econo- mia?”.

La tassista Lia Anafpliotou è convinta che la Grecia avrebbe fatto meglio a dichia- rare bancarotta e uscire dall’euro. “Tornare alla dracma sarebbe stato terribile, è vero, ma le misure che stanno approvando oggi sono ancora peggiori. Lavoro quindici ore al giorno e a volte torno a casa con venti eu- ro. Come faccio a prendermi cura delle mie due iglie?”. Anafpliotou è preoccupata an- che per l’alusso di immigrati. “Nei negozi non lavorano più greci. Solo polacchi, alba- nesi e altri stranieri che si accontentano di paghe minime”.

A Bruxelles la preoccupazione per gli arrivi dei profughi dalla Siria può aver fatto

passare in secondo piano la crisi economica greca. Ma i greci vivono entrambe le crisi sulla loro pelle ogni giorno. Secondo Dokos

“sarebbe opportuno fare più di qualche con- siderazione sui costi straordinari e sul clima di insicurezza che nuoce agli investimenti”.

Una volta presi i provvedimenti richiesti, dice il direttore dell’istituto Eliamep, “da parte di Bruxelles ci aspettavamo una mag- giore lessibilità, che invece non c’è stata”.

Dokos fa l’esempio del ministero della dife- sa, che è stato costretto a rinunciare a un certo numero di appalti a causa del divieto di assumere nuovo personale. “Devono ca- pire che non esiste un modello economico valido per tutti i paesi”, aferma.

In Grecia i giovani sono consapevoli della situazione e provano a cambiare le cose. Alcuni puntano a creare imprese nel settore della tecnologia, altri tornano nelle campagne con idee innovative sull’agricol- tura. Il cretese Erotokritos Kimionis, 42 an- ni, ha aperto un negozio di tessuti molto particolare ad Atene in piena crisi. Ci rac- conta che va alla grande, non solo grazie alla sua ampia rete di contatti e alla sua ca- rismatica personalità, ma anche a causa della crisi. “Molte donne che prima faceva- no abiti o cuscini a casa, per hobby”, spiega Kimionis, “ora li fanno per venderli”. u gni

REUTERS/CONTRASTO

La sede della banca di Grecia durante lo sciopero generale del 12 novembre 2015

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