Emigrazione lombarda
Una storia da
riscoprire
Un
convegno
-
Una
rete
-
Un
progetto
Villa Annoni,
Cuggiono
I3-t4
novembre 2015
Atti
Ecoistituto
della
Valle
del
Ticino
Il
Convegno è stato organizzato dall'Ecoistituto della Valle del Ticino OnlusIn collaborazione con Comune di Cuggiono
Dipartimento di Studi Storici, Università degli Studi di Milano
Dipartimento di Storia Modema e Contemporanea, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Società Umanitaria di Milano
Museo Storico Civico di Cuggiono
Con il patrocinio
di
Presidenza Camera dei Deputati Coordinamento Sindaci
Alto
MilaneseImmigration History Research Center, Minneapolis University Italian Club St. Louis, Missouri
Consolato Generale Repubblica Argentina in Milano
Casa Italia Chicago,
lllinois
Con il sostegno di
Fondazione Primo Candiani Onlus, Robecchetto con Induno
LAM,
Marcallo con Casone CSB, Marcallo con Casone Centro Sh.rdi Marcora, Inveruno LOGOS, CuggionoAtti
a curadi
Oreste Magni, Ernesto R Milani, Donatella Tronelli
Redazione
Marco Mascazzini, Marinella Fontolan Il
più
vivo ringraziamento va ai Relatoriper
il prezioso, imprescindibile contributo all' iniziativa.
[Jn ringraziamento particolare a Paolo Cattaneo per la consueta disponibilitò.
In copertina
Rudolph Edward Torrini, The ltalian Immigrants,1972
Bronzo su base di argilla
St. Louis, Missouri
ru
ECOiStitUtO
auu"r"u"
detf'icino
via san www'ecoistitutoticino Rocco 48,20012 cuggiono Mlorg info @ ecoistitutoticino.o rg' 'la:'. ::1 r: r ': .:.. :.:: : t:
Voci di emigranti
dal
Basso
Mantovano:
dal
diario di
Giuseppe
Negri
e
dalle lettere alla
<<Gazzetta
di
Mantova»
Intervento di
Renzo
Rabboni
Il
recentissimolibro di Enrico Deaglio,
Storiavera
eterribile
traSicilia e
Americail
lerio,
2015),
hariportato d'attuatità
i
risvolti più
drammatici
della
GrandeErnigaz{
italiana
inAmerica,
in particolare nel suddegli
StatiUniti,
dovegli
italiani
giunsero-{
grandipiantagioni
del cotone-
a soddisfare la famedi
manodopera creatasi dopo lah.t{
zionedegli
schiavineri.
I
I
contadini
italiani
furono richiamati in
queste terredall'abile
propagandaimbastiul
grandi proprietari
terrieri in
combutta con
gli
agenti dell'emigrazione,
equi
finironofl
rovare
condizioni
durissimedi
lavoro
edi
vita, circondati
dal disprezzo dellapopolaz{
bianca e
protestante
I
L'analfabetismo
pressoché totale, ledifficoltà
postedall'inglese favorirono
unosfi{
mento ailimiti
della schiavitu, accompagnato da angherie che giungevanofino
allaten{
pratica
dellinciaggio:
comenel
caso dei cinquesiciliani
raccontato daDeaglio.
La cui{
ritoria
indagine
suquei
fatti tragici
andrebbe però estesa ancheai
molti altri
italiani.
hl
bardi, veneti
emarchigiani, che arrivarono nella regione del Delta, ingannati, allo
{
modo,
da promessefasulle
e dacontratti
capestrofirmati prima della
partenza, nellaf
completa ignoranza suiluoghi
e lecondizioni
di
lavoro.
I
Di
questecondizioni, di vita
edi
lavoro, dei
nostri
emigranti
sappiamo anco.ap{
Sono vicende che hanno lasciato tracce solopallide nella storiografia
enella
letterature-l
buona parte per
l'ostacolo
frappostodalle scritture
ufficiali,
una vera intercapedineca{
tra la realtà ei
suoiresoconti.
I
Mi
riferisco
alle narrazioni"in
presadiretta" dell'esodo migratorio,
apartire
daqu{
che forsetutti
conosciamo,di
Edmondo DeAmicis
(Sull'Oceano,
1899), a quelle diF{
nando Fontana,uno scrittore scapigliato
che mando una seriedi
corrispondenze da{
York nel
1881 (editein
volume
nel
1884, sono stateripubblicate di
recente a cura diCl
seppe Iannaccone:New York,Salemo Editrice,
Roma 2006); allericostruzioni,
ancora-{
gli
storici
di professione, che hanno ignorato a lungoil
fenomeno, anche per la"rimoz.
--nazionalistica
voluta dal
fascismo;
ai
documenti
della
chiesacattolica, che
nell'er
zione considerava soprattutto
il
pericolo
di
smarrire la fedetradizionalel.
I Ben nota è la lettera di Giuseppe Sarto (poi Pio X), del
l6
agosto I 887, nella veste di vesco\ -:
Mantova, a 305 parrocchianidi
Castelbelforte(MN)
in partenza peril
Brasile, in cui diceva.:.
le
altre cose: «Io come padre delle anime devo pur lamentare lapartenza di tanti miei figh :'-: luoghi, dove troveranno assai di rado e con grande difficoltà quei soccorsi religiosi, che coll'a: - .di
Dio
qui ancora non mancano. Lasciare la chiesa, dove fummofatti
cristiani,dove
abbia ,PARTENZE
Solo oggi cominciamo
a vedere oltrequesto
filtro
grazie al recupero della
voce
-.:eita dei
protagonisti, consegnata alle
memorie
e aidiari, alle
lettere,oltre che
alle:-:lrieste dei procuratori federali degli
Stati
Uniti,
che
indagaronosui
casi dipeonage,
:,:rrrari
alXIV
emendamentodella
Costituzione americana.Si tratta
di
un recupero che può richiamare, per certi aspetti, quello operato dalManzoni
-:'.
Promessisposi,
oltre chenella
sua Appendice storica,La storia
dellacolonna
idame.
-:-: fa
tutt'uno
col
romanzo.
Avvertito della
lezione
della
grandestoriografia
francese.-=: tClaude)
Fauriel
e dei(Hippolyte)
Taine,Manzoni
dimostrava come, accantoall'inter-:::razione degli storici
di professione(«gl'illustri
Campioni
che in talArringo
fanno messe-
Palme e d'Allori»), checoi
loro inchiostri «rapivano solo
leimprese
di
Principi e
Po-'.:rati»,
si
potesseguardare
a
quelle
stessevicende
ancheda un'angolazione
diversa.:
-:Lla delle «genti
meccaniche, e di piccol affare». Qualcosadi
simile accade
oracon
la::.ande Emigrazione,
di
simile ma anche di diverso, dal momento chegli
storicihamo
presr-r.
,:lersi
-
ma senza filtri, senzaintromissioni
orielaborazioni
-
della voce dei protagonisti:,s:ri-analfabeti,
o analfabetitout-court, braccianti e
contadini,artigiani, mrserabili e
dera--
,:ies,
picari
di
ogni
sorta; magaricolportori, vale
adire i predicatori
ei missionari
di-:e
riformata
che andavanoin
giro
a diffonderela
Bibbia.
Come
nel
caso,per fare
un--.o
nome,
di
Vincent Van
Gogh,
figlio di
unpastore
protestante,che ha narrato
nelle.:ere al
fratello Theo
la
sua
esperienzadi
missionario
pressoi
minatori del
Borinage,: -:_eli stessi da
lui
ritratti
nelle sueprime
tele.Intendo
mantenermi,nel
mio
intervento,
nell'ambito
del proselitismo
riformato,
epiù
:ié:ramente
di
quello
valdese, chein
alcune zonedella
BassaLombardia
hauna
stretta- -
:nessione
col
fenomeno dell'emigrazione.
Su questa connessione
ha
indagatosoprattutto
Marco
Fincardi,
i
cui
studi
mostrano-::te
il
movimento
del
Risveglio,
l'opera
di
apostolato promossadalla Tavola
Valdese:-:ii
anni postunitari
abbiaagito
in
profondità nelle
zonein
questione.Nei
primi
anni del-::ro
d'Italia,
dunque,molti
giovani intellettuali
protestantifurono spinti
a daretestimo---,-:ru
di
fedein
terreno
cattolico.
La
predicazioneriformata
si
diffuse, in
particolare,-:-so la
linea
del
Po,
in
particolare sulla
riva
destra,da Brescello
eGuastalla
fino
alla
:
-:ra
estremadella Lombardia,
al
seguito soprattuttodei
grandilavori
di bonifica,
sban--.::rento e arginatura che
qui furono fatti,
in particolarenegli
annidal
1901 al 1907. lnsieme!.:numerosamanovalanza,richiamatadall'offertadi
lavoro, arrivarono
anchemolti
predi--.:-.ri
evangelici, che vi radicarono unafitta
retedi
congregazioni valdesi, ancora og-eiesi-,:
=
a tel.
-:sre del Signore, abbiamo sentito la divina parola, per andare in paesi, dove ct verranno meno
:
-:sti
cari conforti, e sarà gran mercè, se qualche volta l'anno si potrà incontrare un Sacerdote,i::rstere alla Messa
[...]
oh è impossibile a questo pensiero non sentire nell'animoil dolore, la
..:rà,
la compassione!». 11 discorso, comunque, sull'atteggiamento della Chiesa cattolica verso:nigrazione è molto più complesso, perché, ad esempio, contro lo strapotere delle compagnie
:. rrasporto
e degli agenti si adoperarono anche istituzioni religiose, come la Congregazione dei -,,ssionari di San Carlo, fondata nel 1888 da monsignor Giovanni Scalabrini.: alr., in
proposito, GIoRGto SprNt, Movimenti evangelicinell'ltalia
contemporanea, «Rivista r:-.rica italiana»,LXXX (1968), n. 3,
pp. 463-498; LUIGI SANTINLIl
missionario valdese nellajxsamantoyana, negli anni
1882-1914, «Bollettino della Società di studi valdesi», CIX(di-::rbre
1991),n. 169, pp.
41-60;Mnnco
FNcARDI, Dela
crise du conformisme religieux au-
\:
\_r :-:-_-:
-,-:ì
.
.-.:
; ----
:-_i-Si
tratta
di
un'evangelizzazione fondata su un'organizzazione mobile,
sconosciuta alclero
cattolico e sovvenuta finanziariamente dai
confratelli
statunitensi,inglesi,
scozzesi. svizzerì e tedeschi, chefornivanoimezzi
concui costruire
gli
edifici
di
culto e
dotarli
di
arredi,
istituire
scuole,diurne per
bambini e
serali peradulti,
opiù
spessodomenicali.
con corsi tenuti dai
pastori,
dalle
loro mogli e
-
quandole contribuzioni
1o rendevanopossibile-anchedainsegnantidiplomati.Tutto
questoportò, tra
il
1864e
il
1905,a
mol-teplici
conversioni
al
protestantesimo,soprattutto
in
ambienti
popolari,
di
braccianti,
ar-tigiani,
piccoli
commercianti, truciolai
(i
lavoratori
della pagliadi
legnodi pioppo).
L'Oltrepò
Mantovano
è
stato,come
si
diceva,
ancheterra
di
grandeemigrazione.
Il
bracciantato
awentizio
e
i
piccoli affittuari
e
proprietari
parcellari
eranostati rovinati
dalla
crisi
agrariadel
ventennio
1876-1896 ed eranoawezzi
già
a
esperienzedi
migra-zione temporanea, con
cui
integravanoi magri bilanci
familiari.
Costoro dunque, e insieme aloro,
gli
artigiani
ei
lavoratori
specializzati,colpiti
anch'essidalla crisi, risultarono
par-ticolarmente
sensibili
alle
speranzedi
rinnovamento, materiale
espirituale,
chesi
annun-ciavano inAmerica.
ln
tutto questole
comunità valdesi-
eccoil
punto
-
appoggiarono at-tivamentel'espatrio
versopaesi
di
fede
protestante: aiutavano a mantenereil
legame conl'Italia,
facevano circolare le lettereai
parenti,le
leggevano dalpulpito
durantela
funzione domenicale, econtrollavano
chealla
parte dellafamiglia
rimasta non mancasseil
sostegno economico.Anivarono,
dunque, una retedi
concretasolidarietà, molto più
viva
che nelle comunità cattoliche, che ebbe anch'essa la sua parte nelle conversioni che si son dette.Di
questointreccio di ragioni
economiche eragioni
di
fede si ha confermadal
diario
di
Giuseppe
N.-q.,,
un
emigrantedi
Felonica, all'estremo lembo meridionale della
Lombar-dia.
a1confine
col territorio
di
Ferrara da
una parte, edi
Modena
dall'altra (col
Venetosull'altra riva
del
Po).Negri
eraun
falegname, eun
valdese: era, anzi,uno
dei fondatori
della piccola comunità
valdeselocale, tuttora
viva.
S'imbarcò
a
Genova
il
13
aprile
del 1903 allavolta di New
York,
e rimasein America
-
traNew
York City
eNewburg
-
poco menodi
un anno,fino al
16febbraio
del
1904,
quando, dopo
un
periodo prolungato di
disoccupazione
(siamo
in
anni
di
crisi ricorrenti,
il
capitalismo americano era ancoraprivo
di regole), decise, non senza
rammarico,
di
rimpatriare.
Della
sua esperienzaamericanaha
lasciato
un
racconto,che
ho potuto
conosceregrazie
alla
generosadisponibilità
del
pro-nipote,
FaustoNegri,
il
quale ha anche acconsentitoalla
suapubblicazione:
in
un volume
da me
curato
nel
2009,
I
mantovani
al
Nuoyo
Mondo. Studi e memorie, numerounico di
«Postumia» (2013),
che ospita
ancheinterventi significativi
sull'emigrazione dallaBassa
MantovanadiMarco
Fincardi,
già
ricordato, e
dell'amico
EmestoR
Milani,
instancabile indagatore delle vicendemigratorie
lombarde.Nel
raccontodi Negri,
steso ad annidi
distanza,nel
193 8, quando ormai aveva 7I
anni,
in
un
tempodi bilanci
ormai
definitivi
(morirà
cinqueanni
dopo), I'esperienza americanasi
allarga aun
consuntivodell'intera vita:
cherisulta
segnata daquell'awentura
decisiva, da cuiil
narratore trae un insegnamentodi
tenacia da consegnarealla memoria dei
nipoti e
dei discendenti:
«ècon
un tirocinio
che
in
unpunto
o
nell'altro
si
trova la vera
fortuna
in
America, ma
bastaaver
saluteprima
d'ogni cosa>>.
lfX
siècle, «Archives de Sciences Sociales des Religions»», 1998, n. 102, pp. 5-27 (traduzione ita-liana in Studidi sloria
mantovana,a
evradi
C.Bezolll
eD.
FemAru, FondazioneBPA
di Poggio Rusco, Mantova 2000, pp. 73-95).PARTENZE
Ci
si puo chiedere perchéNegri
decidesse di intraprendereil
viaggio
in età non più verde(era nato
nel
1 867, e nel I 903 aveva 3 6 anni), aveva una qualche istruzione e unlavoro
(era falegnamecon una
suaofficina
edei dipendenti)
e,soprattutto,
aveva unafamiglia assai
numerosa,
di cui
erain
pratica
l'unico sostegno.
Una
famiglia
che contavanove membri,
cinque
frgli
(a
cui
se ne aggiungerannoaltri
due),
la moglie, la
madre euna sorella
nonsposata. Il
diario ci
dice chein quella
scelta giocarono unruolo
fondamentale le lettere: siaquelle
di
propaganda,che
si
potevano
leggere a stampa ed erano diffuse, come sappiamo.dagli agenti di
viaggio; e
ancorpiù
le lettere aiparenti, di
chi
era partito prima (nel caso
di
Negri,
un
suo
ex
dipendente). Si trattaya, però,
di
falsi,
sempre,che
descrivevanouna
speciedi
bengodi,
quandola
realtà era ben diversa (come 1o stessoNegri
non mancodi
scoprirein
seguito).Per
intanto, quello
chele
lettere prospettavano faceva intravedere inAmerica
unfuturo
rrigliore
per sé e peri
familiari.
Possiamo considerare-
eproprio
datato da Sermide, unco-nune
del Mantovano a due passi daFelonica
-
l'al,rriso
comparsosulla
«Gazzettadi
}lan-:ova»indata22-23marzo
lS88,nellasezioneCronaca,coltitolo
Emigrazione:
vi
sidipinge
:-Ln
clima
di
autentico entusiasmo efervore,
in
cui
tutti
volevano partire per
Ienotizie
che-
si dice-
portavanole
letteredall'America
(«avidamente
lette,
avidamente
ascoltate»),;he
davano
notizia
di
buone paghe,
di
lavoro non
gravoso,di vitto
buono,di rimesse
di
,discrete sommette
di
denaro», ecc.Si tratta
di
informazioni
fasulle, ma"tollerate"
(almenoinizialmente)
daigoverni,
spe-:ie
dei paesipiù
bisognosidi
braccia-
comequelli dell'America
latina-,
che se nevale-', ano per dissodare le zone
incolte
delf
interno.In Italia,
si avràin
seguito un accesodibat-:::o parlamentare, tra
chi
voleva che fosse 1o Stato a tutelaregli
espatri echi
era per lasciare:iena
libertà ai partenti,
e di conseguenzaalle
agenziedi
amrolamento,
che porterà aisti-.-ire,
nel
1901,il
Commissariato Generale perl'Emigrazione (C.G.E.)
e soprattutto, dopo'
Prima GuerraMondiale,
ad approvareil
TestoUnico (1919),
cheintrodurrà
forti
restri--oni
agli
espatri. In concomitanza, del resto, coni
limiti
imposti
in vari paesi per ostacolare.'
:fflusso
indiscriminato
di
immigrati.
Accanto
a queste lettere,c'erano
anchequelle
dei parenti edei
conoscenti, come detto,::e
nel casodi Negri venivano
da un suo ex dipendente, emigratoprima
di lui:
chefurono
::;isive
perconvincerlo
a smetterei
dubbi residui
(«Il
mio amico
dall'America mi scrisse
:-rora
e sempremi
scrisse[...]
eper la penultima volta
mi
disse chelui
guadagnava 14 -::-rdi alla settimana lavorando alle sedie. 14 scudi eranoquatrini
davero in quel tempo!...>r).La
realtà era però diversa; comenon
mancavanodi
denunciarealtre fonti,
menoascoi-:::.
soprattuttoin
queiprimi
tempi.
Si possono considerare due esempi,tratti ancora
dalla' -' zzzetta
di
Mantova».II primo articolo,
La
libertà
dellaemigrazione,pubblicato
il
l3
settembre 1887, è unap-:r--o al
governo, che-
vi
si dice-
eraal
corrente del modoin
cui
gli
agenti
facevano
gli
.-..lolamenti, oltre
che
delle truffe ai
danni
di
poveri
contadini ignoranti,
e al
corrente-,:--e
condizioni reali degli emigranti. Si
chiedeva per questol'istituzione di
un«ufficio
di
--::la.
di
direzione»,col fine
nondi
impedire
la'libertà" di
emigrare,
ma
di
dareall'emi-:,zione
«un indirizzo
[...]
illuminato
e prolvido,
e che abbiadi mira
ad un tempo eil
.-:asgio
individuale
e il vantaggiocollettivo».
I.
secondo,
è
la
trascrizione,
semprein
data 13
settembre 1887,
di
alcune Lettere
:;
Brqsile
di
un
contadino mantovano, Vincenzo
Draghi,
che descrive
(con
palpabili
,::-ratie
socialiste)
la
suacondizione
di
emigrato, in
un suoidioletto
di
grandeefficacia,
farcito
dei
tratti
caratteristici del parlato (l'assibilazione
di
affricate
epalatali:
grandesse,lassiarvi,lapalatalizzazionein ltalglla; l'esito
della semiconsonantein agnutti "aiuti";
gli
scempiamenti: venise,
inganatore,
ecc.;i
solecismiquali
I'uso delcftepolivalente,
o |e con-cordanze a senso;gl'ipercorrettismi:
verro,
mqllandrini, impallati,
ecc.):«Se
gli
altri
che sono venuti nelle Americhe hanno trovatole
grandesseio
fin'ora ho trovato della miseria, ma per adesso state al vostro posto hnché iovi
scrivero che venite o che rimanete allavostra patria, chenell'ltalia si
sta male main
riguardo all'infamia dell'emigrazionesi stameglio
nell'Italia
e cheio il
giomo 28 sol per aver proferto una paroladi
educazione non davigliacco mi hanno trattato da bestia e
il
cuoremi
palpitava non vedermi alle larghedi
poter sfogare la rabbia e I'ira che io teneva con quel mostro rivale.[...]
Dunquefratelli
rimanete per intanto quando avrò sperimentato terra e padroni allora sapro spiegarmi di meglio; ma affidate di me che sono un amico giusto e sincero che non saprò ingan-narvi, ma bensìvi
sapro esprimere tanto che se voi dovete venire non restarete ingannati.Vi
faranno conoscerei
cenni delle grandezze del Brasile ma non dategli retta che io fino a qui leho provate e le trovo tutte promesse vane, andando avanti
poi
saprete tutto più sperimentato e'
perché fino a qui sono un povero ragazzo sconosciuto dei nuovi terreni».ln
un altro
spezzonedi
lettera,
lo
stessoDraghi,
mentre
raccontadi
aver
perso unfiglio,
che non aveva retto «ai disagidel viaggio
edel nuovo clima»,
metteva chiaramentein
guardiai
suoi compaesani:«Vengo con queste due righe solo per
farvi
conoscerele
ricchessedel
Brazile:io
la prima ricchessa cheò
trovatto è statala
mortedi
unfiglio
che èAntonio.[...]
Qui le
richesse ci sono, ma per quelli che ne ànno come anche nell'Italglia, ma peri
poveri ammigranti non c'è altro che miserie.[...]
Quelli che scrivevano bene avanti io venise via starebbero bene impallati;io, cari miei,
vi
dicoil
verro, e affidatevidi
me che non sono inganatore del prossimo, io vi dico soloil
vero e vi riccomandodi
non lassiarvi lusingare da nessuno, perché quello chevi
prome-tano non è verro. Da cento parti cercano d'inganarci quei mallandrini del Brasile, qui c'è altro chebossc<h>iedeserti,eun cibo da besstie, facioli e erba pesstata comegli
occhi danoi.[...]
Se qui per dissgrazia vi ammallate
vi
volgiano le spalle e non trovate nessuno che vi agnutti.[...]
Qui siette schiavi più che in Italglia».Se
torniamo
a Negri, anch'egli
ebbela
rivelazione dell'inganno
unavolta arrivato,
eproprio
dacolui
(FedericoBizzarcl)
chel'aveva indotto
a partire con le suelettere e,
dopoaverlo accolto
con freddezza,gli
dirà
chiaramente come stavano le cose:«Il
Sig. FedericolBizzant) ci
condusse a girare in tram per la cità di NewYotk,
ma eravamo così stanchi che l'abbiamo pregato a non farci veder altre cose perché ci davano piutosto fastidio.e allora ci condusse a casa sua e ci fece seder su ad un divanetto per farci riposare, e là era
il
sittc dove doveva venir a prenderciil
nostro amico di Newburg. Siamo stati seduti su quel divanettc assieme alla Sig,ra Ida (questa Sig.ra era la moglie di Federico) e ci siamo riposati per parecchi; ore, e nel mentre siamo là seduti sentiamo bussare all'uscio e la Sig.ra Ida va ad aprire: eraui
vecchioto vestito bene, era un agente delle Assicurazioni,
il
quale entrò e ci salutò, poi sivoltr-alla Sig.ra Ida e gli domandò se noi fossimo appena arrivati dall'Italia; la Sig.ra Ida fece un cem; affermativo, allora
il
vecchio si volse da altra parte e borbotoinlingualtaliana:
'E
nonposs-bastonarli".
A
noi due non ci sfuggì una sola parola di quel vecchio e sbigotiti come eravammo ;, impressiono,e
noi
due viaggiatori
ci
guardammoin
faccia
e
pianopiano
ci
dicemm; vedremo quando giungeràil
nostro amico a prendercidi
quale umoreci
apparirà.Infatti
nc: passòmezzoracheluiarrivoincasadel
Sig. Federico, che era stretto parente,e ci
doman:: dopo averci salutato con freddezza come avessimo fattoil
viaggio, e restò lì pochi minuti er:
c'invitò a seguirlo per andare alla stazione a prendere
il
treno per andare a casa sua.Arrivammo alla stazione e non c'era nessun movimento
[...] Montammosuadun
vagone.::
PARTENZE
eravamo soltanto
noi
tre
di
viaggiatorie aspettammo
che giungesse l'ora per partire. Par-timmo,estammo solo noi su quel vagone(in
allorai
vagoni degli StatiUniti
erano diversi dei nostri, avevano una panchina da una parte e un'altra dall'altra a tutta lunghezza, ma imbottitie
copertiin
veluto, una cosadi lusso
insomma! Là non c'eranoin
quei tempi la prima, la secondae la terza,
ma era soltanto una unica classe, dimoché il Presidente degli Stati Unitipoteva anche viaggiare assieme a dei contadini muniti di vanga o di zapa che andavano al lavoro e non si sentiva insultato
di
tale incontro). I1 mio compagnodi
viaggio si era ficatoin
un capodellapanchina e il nostro amico era nel mezzo, quando questo trasportandosi col sedere a guisa dei bambini si avvicina a me e mestamente mi disse:
'Ma
voi non vi aspettavo". Lo guardai in facciafisso come per farmi ripettere quelle parole e
lui
riprese: "Davverovoi
non vi aspettavo". Lo fissai ancora come in preda ad un brutto sognogli
dissi: "Ma tu a chi scrivevi, a iui o a mel". '5i
sì, ho capito, ma avete creduto a futto quel che
vi
ho scritto? Ho scritto così per tener allegre lemie sorelle!" ...».
Un
secondo aspettodi
grande interessedel diario
di Negri
siriferisce
al contesto laro-rativo.
Gli
immigrati
non
avevanoi
mezzì ele
capacità per raccogliereinformazioni
su11e;ondizioni
del lavoro
che
veniva loro offerto;
o
avere
indicazioni,
dai
lavoratori
piu
esperti,
sul lavoro
assegnato.Men
che meno, erano
in
grado
di
concordarela
paga.
di3\'ere
aiuto
o
assistenzaalcuna.
Qui
f
individualismo
tipico degli italiani non
fu
certod'aiuto,
mentre
meglio
ando
ai
gruppi
chesi
mosserocol
supporto
delle
comunità
reli-3iose, comequella
valdese, che garantivano almenocircuiti
già collaudati.
In
altemativa,
-e
catenemigratorie, diciamo,
spontaneesi
reggevano
su rapporti
fiduciari incerti. Ad
:sempio,
quelli
che
si
stabilivano tra corregionali
o
compaesani; come a\r/enne aNegri,
:he poté contare su
un
gruppodi
soccorso"lombardo", ma
dopo
chel'ostruzionismo
del:3poreparto
-
un
toscano
dell'officina
in
cui
aveva
trovato lavoro 1o aveva
già:.iesso
in
difficolta. Perché
anchele nulle
o
distorte
informazioni
facevano partedi
una.:ategia
che avevalo
scopo,ai
primi
segnalidi
crisi,
di
salvarsi a vantaggio dellicenzia-::ento degli operai
più
inesperti:,<Assieme
al
capo andaigiir
in
un abbassamento e cominciaiil
lavoro che mi fu assegnato daquel capo [...] che
mi dimostrava
più diffidenza che fiducia. Si chiamava per cognome Perini,e
il nome suo non ricordo precisamente;
mi
pare fosse Pietro. In ogni modo o Pietro o Paolo èlo stesso per
il
caso che voglio narrare [...] Quando una persona o un operaio, per meglio dire. ènuovo non puo sapere dove
si
trova una cosae I'altra;
cosìio
mi
trovavo nel caso di doverspesso domandare, ma se potevo poco
mi
rivolgevo alui
perchémi
trattava con certa durezza;he non mi era simpaticaeche voleva dire:
"Venite
da me meno che potete".Ma
una volta^ìi
costretto a domandare aluidove
potevo trovare unatal
cosa;mi
rispose così malamente: ''\laledetti
Mantovani, sietetutti imbecilli".
lo
nonmi
meravigliai della risposta egli andai
"icino
e fissandolonegli occhigli
dissi: "Caro Perini,mi
dispiace tanto che abbiate letto tanto:
imparato niente. Scusate, non ho mai pensato di dovervi dire questo".Lui
mi rispose come chi :.rrnacia, e così si fece unpo'
di rumore.
Allora
il
padrone venne a basso con un giovane chesapeval'unael'altralinguaehavolutosaperecos'avessimo
noi
due da parlar forte.Il
giovane :nterpretesi
volsea
me e domandò a me cosa succedeva. Iogti
spiegaidi cosa
si trattava e -'riio
riporto al padrone,il
quale volgendosi verso lui 1o rimprovero con parole che noncom-:resr soltanto che
la
parola sciumecker, la quale significacalzolaioin
inglese. Lavorai colà a:cve dolari
alla settimana, era una paga piuttosto bassa ma io avrei pregato che avesse durato'ncora
[...]
Io
non sapendo I'inglese la maggior parte delle cose mi restavano ignote,special-:.ienle le politiche. Andavo alla scuola serale dopo che fui personalmente a New Jorck, ma era
-:a
Lnguamolto
difficile a impararsi
e specialmente con dei maestri che non sapevano una:::ola
italiana[
] \Ia
la lor.r razjenz3 era tanta e tanta ch'è imposibile a credere, e qualche:.-:f,5'lmparata.epar3\ll:.:-S:--..:-
S:r.3ssis3:-:Lrlalineua.eraunaltropaiOdi
manichi.-.- -. . --1--t^-- :.
tempo, e senza
ch'io
sapessi si preparava la nominadi
un nuovo Presidente3. Tale movimento era dannoso alla classe lavoratrice, dimocché a poco a poco anche in quel piccolo laboratorio simise in libertà
la
metà del personale e pianino pianino si miseroin
libertàaltri
operai [...] erauna cosa impressionantel
[...]
Il
capoPerini
vedendo chela
cosasi
faceva piuttosto seria (c'eravamo restati solamentenoi
duelà in
quel riparatorio) cominciò a nascondere dei lavori che volevano riparati, e così quel buon uomo anticipo la mia libertà».Possiamo considerare,
a
questoriguardo,
ancheil
casodei tanti marchigiani, emiliani
e
lombardi
finiti
nell'infemo
delle piantagioni
del Delta del
Mississippi,
tra
Arkansas eLouisiana. Sui quali abbiamo alcune
fonti
preziose, comeil
lavoro diPaulY
.
Canonici,
TheDelta ltalians
(2003), tradotto
anche
in
italiano
dal
Comune
di
Senigallia;
abbiamoi
verbali
delleindagini
del procuratore federale americano; e,per l'emigrazione dal
Manto-vano, vano ricordate le
indagini
di EmestoRMilani
(compresa quella entroil
volume da me curato).Tutto
hainizio nel
1895, quando un uomod'affari
di NewYork, Austin Corbin, impianta
una piantagione
nel Delta
(Sunnyside),nei
pressidi
Greenville, col progetto
di
farne
unacolonia
di famiglie
italiane,
acui
veniva offerto, per indurle
apartire, non solo
il
lavoro,
come
affittuari,
ma anche I'assistenza sanitaria, una casa, le scuoleper
i
bambini.
L'espe-rienza
di
Sunnyside ebbebreve
durata, magli italiani
si disperseroin
altre piantagioni di
questa immensa area:
i
piantatori si
resero contodella
capacità
di
resistenza
alla
fatica
degli italiani,
e dal
1898 cominciarono
aimportare
altra
manodoperaitaliana,
reclu-tando, dapprima, soprattutto
famiglie
marchigiane,poi
spostandosi anord,
arrivarono, nel 1904-1905, anche inLombardia,
a Sermide e nei paesicircostanti.
Il
meccanismo
più
seguito era
quello
dell'ffidavil,
su
cui
siamo
informati per
via
delf
inchiesta
federalevoluta dal governo
americanoe
condottadal procuratore
generaleMary
Grace Quackenbosnel
1907.Dopo
chele
lamenteledei coloni
erano state raccoltedall'ambasciatore italiano
aWashington,
EdmondoMayor
Des Planches,che
costrinseil
governo
americano ainvestigare
sulle condizioni
degli immigrati.
L'ffidavit,
dunque,era
preparato
dagli
agenti
di
immigrazione
(spessoitaliani),
econsisteva
-
come noto
-
in un invito, un
atto
di
richiamo
da partedi
unemigrato,
chefungeva
da sponsor peraltri
connazionali(i
cui nomi
eranoforniti
daisubagenti
in
ltalia)
garantendone
l'ospitalità
o
il
sostegnoall'arrivo.
I
documenti erano
vidimati
dal
con-solato italiano
di
New
Orleans;
ma
quegli
inviti e
quegli
sponsor eranofasulli,
ei
firmatari
eranosemplici
prestanome (avolte
anche inconsapevoli), chenulla
sapevano dei connazionali percui
si spendevano.A
chi
accettavadi
partire,
gli
agenti,
attraversoi
produttori
di
cotone,anticipavano
il
costo del viaggio
via
nave, del treno
e
l'ammontare
in
denaro(com'era richiesto)
da mostrare alle autorità americane almomentodello
sbarco.Chi aderivaperò
non sapevanem-meno dov'era destinato, e, soprattutto,all'arrivo
trovava
condizioni di vita e
di
lavoro
du-rissime, ambienti malsani,
appezzamerrtiaffittati
a
caro prezzo.Ma ciò
che
erapiù
grave,si veniva
atrovare
in
unacondizione
di
veraschiavitù
(di peonage): era trattenuto,infatti,
conlaforzafinché
non avesse ripagatoi
debiti fatti al
momento del
viaggio; e
cercavadi
3 Si trattava delle elezioni del 1903, che portarono alla conferma di Theodore Roosevelt, già
suben-tratonellacarica-davicepresidente-nel
1901, dopo l'uccisione del presidenteWilliam
McKin-lev. Una volta eletto, Roosevelt decreto l'avvio di imponenti opere pubbliche per porre rimedio alladisoc cupazione.
PARTENZE
scappare,
veniva ripreso
e riportato indietro. Un trattamento euna condizione non
dissi-mile
daquelli
degli
schiavineri.
Questo racconterà
nel
1912Luigi
Villari,
1ostorico
ediplomatico,
chefu
viceconsolea New
Orleans
(nel
1906), e cometale
fu
adiretto contatto con la situazione
di
questaarea
(poi
consegnata
in
un libro
famoso,
edito
dai
Treves
di Milano: Gli Stati Uniti
d'
America
e l'Emigrazione italiana):
«Per importare
i
contadini ricorrevanoad
ogni
artifizio, perfino
agli atti
di
espatrio falsi, oppure in bianco, e che venivano inviati ai loro agenti nel Regno, per essereivi completati
coi nomidi
individui indotti
con illusorie promesse ad emigrare, e alle lettere con firma falsadi
coloni già in America, cui si facevano dire meraviglie delle condizioni e dei guadagni. Ingamati
e delusi, questi emigrati si recavano
in
America, dopodi
aver venduto ogni cosain
ltalia, conbiglietti prepagati che spesso credevano essere stati loro regalati; giunti sul posto trovavano le condizioni ben diverse da quelle che erano state
loro
descritte,i
guadagni incerti, e quel che era peggio avevanola dolorosa sorpresa
di
trovarsi fortemente indebitati.Non
avendo altre risorse dovevano indebitarsi ancora di più perle spese
d'impianto e peri
viveri
che dovevano comperare a credito al negozio padronale dove erano presiper
il
collo.
Ancheil
tratiamento personale era pessimo;i
managers o fattori, gentaglia della peggiore risma, ubbriaconi, brutalie
ignoranti, trattavanogli
Italiani
come bestie; quando qualche contadino, stancodi
questi maltrattamenti e angherie, voleva andarsene a cercaremiglior
fortuna, veniva arrestato e trat-tenuto a forza perché doveva dei denari al padrone.I
magistrati locali e lapolizia,sotto f
in-fluenza
dei
piantatori,
si
prestavanoa
questo
giuoco
e facevano arrestarei
fuggiaschi,sebbene così facendo violassero una legge federale». @p.260-261).
Dall'indagine
della Quackenbos diventaronopatenti
leillegalità,
ci
fi.rono
denuncenei
confronti
dei proprietari,
seguiteda
condanne,che contribuirono
abloccare
I'immigra-zione
dall'Italia
in queste
zone. Per dimostrare latruffa
da partedegli
agenti,il
procuratore(attingo
qui dall'indagine
di
Milani,
che
ha setacciatole
carted'imbarco
e ha messoin-sieme
i
nomi
di
almeno 350tra
sermidesi,felonichesi e
limitrofi
passatida
Ellis
Island
acavallo dei
duesecoli) allegò
unalettera
spedita aduno degli
affittuari di
Robinsonville,
Rizieri Furini, di
Sermide, che era giunto aNew
York
il
1 0 agosto I 906,"invitato"
da1com-paesano
Policarpo
Poletti (giunto
a
suavolta nell'offobre
1905).Furini
dichiarò
di
non
avere mai conosciuto Poletti,
il
quale, a suavolta,
depose davanti al consoleitaliano a
New
Orleans
che
non
conoscevané aveva
mai
scritto
al
Furini.
Non si
sarebbe,anzi, rnai
sognato
di
richiamare quella famiglia
in
una terra come quella, dove non esistevanoleggi
per
gli immigrati.
Il suo
unico pensiero eraquello
di potersene andarvia
da quel luogo al piùpresto.
Allo
stessomodo,
la
Quackenbos raccolsealtre
testimonianzedirette.
Ad
esempio,di
Isaia
Predieri,
di
Sermide:«Sono arrivato
a
Longwood con mogliee
figli
conbiglietti
prepagati da Tirelli fl'agente di viaggiol,il costo
dei quali è stato fissato a $150.Alla
fine del secondo annoi
miei debiti erano aumentati a $400.I
miei due bambini sono mortidi
febbri. Me ne sono andato da Longwood a marzo del 1907 da Antonio Biondini vicino a Greenville. Un paio di giorni dopo sono apparsidue
poliziotti
chemi hanno arrestato
e portatoin manette
alla stazionedi
poliziadi
Green-ville.
Fui riportato a Longwoode
quindi adErwin
da un giudicedi pace che mi
accusò didebito dandomi la possibilita
di
scegliere trail pagamento di $400, la colonia penale o
il
ritomoal lavoro dellapiantagione, onde pagare
il debito.
Biondini era venuto con me ed aveva offerto unacauzioneincontantidi $100 che però
fu rifiutata.Il
giudice ripeté la proposta. ImpauritoPARTENZE
ln
manieramolto simile
era accaduto a PietroVincenzi, altro
sermidese:«Sono arrivato da Sermide con altre
5
famiglie. Sono stato trattenuto adEllis
Islandin
una detentionroom.
Ad,un
certo puntomi
hanno chiamato perdirmi
cheil
mio
parente LuigiDardanimi
aveva mandato 100dollari.
Mai
sentito questo Dardani, mami
portaronoin
unufficio e
mi
diedero40
dollari.
Ho
scopertodopo che
meli
avevano messiin
conto.A
Rosedale sono stato accolto dall'interprete
Nick
Curcio. Non riuscivo a sopportarele
condi-zioni della piantagione. Amarzo del 1907 ho deciso di andarmene assieme a Giuseppe Rampani,suo fratello
Cesare, Fortunato Capitanie
mio
figlio
Antonio. Partiti da Rosedalealle
11 disera, ci siamo incamminati lungo
la
ferroviafino
a raggiungere Round Lake alle 8di
mattina del giomo seguente. Abbiamo compratoi
biglietti per
Memphise
siamosaliti
in
treno.A
questo punto due uomini armati di pistola
ci
hanno intimatodi
ritornare.Ci
hanno perquisitoe portati in un negozio di frutta e verdura
a
Gunnisondove
ci
hanno tenutotutta
la
notte, guardatia
vista da un
poliziotto. Riportati
a Rosedaleci
hanno rimessoin
prigione al freddo e senza cibo assieme adaltri
afroamericani. Ci costrinsero poi a firmare un documento doveci
impegnavamo a restare nella piantagionefino
al mesedi
luglio
e riacquistarepoi
la libertà. Firmai la promessa in quanto non c'erano alternative, ma dopo 40 giomi sono riuscito afuggire».
Mentre Argia
Moi
(giunta
I'll
ottobre
1905),
sermidese,alfine riuscì
ad
andarsene coni figli:
«Sono la moglie di Giuseppe Moi, Siamo venuti a Rosedale su suggerimento dell'agente Tirelli con un
ffidavit
firmato da Umberto Bertoncinidi
cui non abbiamo mai sentito parlare.In l8
mesi non abbiamo fatto alcun miglioramento. Siamo stati malati di febbri.Mio
marito è stato a letto per due mesi.Mio figlio
Ugo di 2 anni è morto, come pureil
figlio
e la hglia di Serio Guidorzi. \"isto cheil
nostro debito aumentavadi
giornoin
giorno, abbiamo decisodi
andare via. Sono partita per prima coni
hgli
lasciando mio marito afinire
il
raccolto. Mentre stavo seduta nella canozza del treno coni
miei
figli,
il
manager, I'interprete della piantagione Mascagnie
unpoliziotto
mi
hanno ordinatodi
scendere.Mi
sonorifiutata
e
allora
hanno minacciato di arrestarmi. Decisi alloradi
obbedire.Mio
hglio è stato letteralmente buttato fuori dalla vettura. Sono ritornata, ma decisa ad aflrontare il carcere piuttosto che tomare a Rosedale e qualche tempo dopo sono riuscita a scappare via».Ovunque
ci
si volga,
i
documenti
ci
dicono
di
tribolazioni indicibili,
di
cui
è giusto avere conoscenza, recuperando-
avrebbe dettoManzoni, dagli
«anni giàfatti
cadaveri»-le
vicende
di
quanti partirono
epatirono,
anchetalora
si
arresero, ma sempre rimanendo tenacemente attaccatlal loro
sogno americano.Renzo
Rabboni
è docentedi Letteratura
ltaliana all'Università di
Udine.Ha
interessiper
la
letteratura
popolare, dall'antica
dei
cantori del
Tre-Quattrocento,
a quella
moderna,dei motivi leggendari
nelfolclore
slavo
efriulano
edelle
memoriedella
GrandeEmigra-zione.
Ha curato,
inproposito, la raccolta I mantovani
alNuovo Mondo.
Studi e memorie(«Postumia», Mantova, 20/3, 2009),
in cui
hapubblicato le
memorie qmericane
di
Giu-seppe
l{egri
(pp. 95-123).Del
diario
diNegri
si è occupato coninterventi
inrivista
«(Studiemigrazione»,