• Non ci sono risultati.

RECENSIONI 547

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "RECENSIONI 547"

Copied!
2
0
0

Testo completo

(1)

547

PAOLOGAJO(2008) – Agricoltura e foreste nel tempo. In «La Valle d’Aosta e l’Europa» (a cura di Sergio Noto).

Firenze, Leo S. Olschki Editore, 863 pagine (con nume- razione continua fra I e II tomo); vastissima bibliografia.

È comparso recentemente, in una elegante veste editoriale in cofanetto che esemplarmente non smentisce il nome dell’Editore, il volume «La Valle d’Aosta e l’Europa» diviso in due tomi per motivi di praticità e maneggevolezza trattandosi di una opera abbastanza corposa.

Il volume, stampato con il patrocinio del Consiglio Regionale della Valle d’Aosta, nasce – come è detto nell’introduzione –

“con l’intento di raccogliere le fila di alcuni aspetti significativi della cultura valdostana cercando di porli in rapporto con l’e- sperienza europea e creando spunti di riflessione sulle dina- miche relative allo sviluppo culturale, economico e civile delle popolazioni”.

Tra gli oltre venti contributi di vario genere che compon- gono il volume, non poteva mancare uno scritto sull’agricoltura e le foreste o, meglio, trattandosi della Val d’Aosta e delle sue montagne, su quell’ambiente trinomiale, che noi forestali amiamo chiamare agro-silvo-pastorale.

È quanto ha scritto Paolo Gajo, già docente di economia e politica montana e forestale all’Università di Firenze, che, riprendendo un suo vecchio studio sull’economia della Valle d’Aosta, lo rielabora e lo sintetizza in una forma originale, più semplice, scorrevole ed interessante, mostrandoci tra l’altro quale è stata l’evoluzione (e l’involuzione) dell’uso del suolo nella Regione.

Lo scritto di Gajo è diviso in tre parti: il territorio, i sopras- suoli forestali, le attività agricole e pastorali. Scorrendo le pagine della prima parte, scopriamo che nella Vallée che si sviluppa dal Monte Bianco con andamento ovest est, si determinano due versanti uno esposto a nord chiamato localmente envers e l’altro esposto a sud detto adret i quali, oltre alla flora e alla fauna, con- dizionano gli insediamenti umani (hameaux) sul territorio. Sul envers i villaggi non salgono oltre i 1700 metri di quota, mentre nel adret si trovano insediamenti permanenti oltre i 1900 metri.

Tra i due versanti principali scorre la Dora Baltea in un piano, che i valdostani chiamano plaine, dove si concentra quasi tutta l’economia moderna, agricola e non agricola, della Valle d’Aosta.

Envers e adret determinano anche la tipologia della vege- tazione su i due versanti, segnati particolarmente dalla perma- nenza della neve che è l’elemento condizionante la vita di tutta la Valle. Su alcuni versanti a sud (adret) si arriva ad avere una vegetazione steppica persino con la presenza dell’assenzio.

Anche i boschi risentono della duplice esposizione. Infatti sulle pendici del envers sono radicati i boschi tipicamente alpini costituiti dal larice, primo tra le conifere , quindi dall’abete rosso poi dal pino cembro e dal pino montano. A quote meno elevate troviamo l’abete bianco ed il faggio. Sul adret in ambiente xero- filo ed eliofilo, troviamo fra le conifere il pino silvestre e fra le

latifoglie la betulla che popola sparsamente le quote più elevate mentre la roverella colonizza i terreni abbandonati che un tempo furono vigne e seminativi. Il castagno rappresenta peraltro l’87%

di tutte le latifoglie anche se ridotto a semplice ceduo.

Come in altre regioni italiane, anche nella Valle d’Aosta i boschi, a partire dalla metà del Cinquecento, subirono il forte impatto dell’uomo e delle sue industrie. Particolarmente funeste nella Valle furono quelle siderurgiche per le quali basta ricor- dare il nome di Cogne. Trascorreranno trecentottanta anni prima di arrivare ai primi piani di assestamento dei boschi comunali e consortili che metteranno finalmente un freno e regole pre- cise all’ecatombe forestale valdostana.

Con i dati, esposti da Gajo in due tabelle che mostrano la ripartizione forestale per specie e per propreità, è praticamente impossibile dire quale sia stata la dinamica evolutiva della super- ficie forestale valdostana. Comunque, attraverso le annuali rile- vazioni ISTAT, possiamo constatare un aumento del bosco dal 1959 (66.000 ettari) al 1994 (78.000 ettari) frutto probabile sia di rimboschimenti naturali e non, di terreni di difficile accesso o in forte pendio abbandonati dall’agricoltura e dal pascolo ma anche conseguenza di un maggiore rigore e previdenza intro- dotti dai piani di assestamento.

Per quanto riguarda il territorio agro-pastorale, il nostro Autore ci informa, anche qui con una chiara tabella, che la super- ficie agricola utilizzata è andata riducendosi, dall’inizio degli anni Ottanta, perdendo dopo vent’anni circa il 30% della super- ficie iniziale. In particolare si sono contratti di oltre il 60% tutti i seminativi dai cereali alle colture ortive, mentre i vigneti non D.O.C. sono scomparsi anch’essi su circa il 30% della super- ficie che avevano all’inizio anni Ottanta. Viceversa la superficie del vigneto specializzato è aumentata di oltre 4 volte rispetto a quella degli anni Ottanta, riuscendo ad ottenere la denomina- zione D.O.C. per tutte le produzioni vinicole valdostane.

Analogamente i pascoli, a cui peraltro i valdostani hanno prodigato fin dal XVIII secolo e tuttora prodigano le massime cure, si sono ridotti anch’essi di circa il 30%. Infatti la fami- glia montanara si è completamente trasferita al piano con alle- vamenti stabulati ai quali hanno dato supporto molte superfici ridotte a prato nelle zone più basse e agevoli.

Infine una simpatica nota linguistica dovuta ai termini in lingua franco-provenzale inseriti dall’Autore nel suo scritto, dei quali abbiamo dato un saggio citando envers, adret, hameaux.

Ma altri termini sono presenti fra le attività agricole e pasto- rali come ad es. mayen (prati e pascoli presenti nella fascia boscosa), montagne (l’azienda dove si esercita il pascolo), tra- mails (tramuti di pascoli di diverse proprietà), vignerons (viti- coltori). Non si dimentichi che la Valle d’Aosta è stata ed è oggi per statuto una Regione bilingue con italiano e francese lingue ufficiali.

La monografia di Paolo Gajo, chiara e ben documentata, come del resto ci si aspettava da un esperto conoscitore sia della storia che dell’economia della Vallée, ben si inserisce nel volume tracciando un quadro sintetico ed esaustivo di una regione, che, se pur turisticamente arcinota, lo è forse un po’ meno nei suoi dettagli economici e sociali che l’Autore ha magistralmente trat- teggiato.

ANTONIOGABBRIELLI

RECENSIONI

RECENSIONI

(2)

548 Bianca

Riferimenti

Documenti correlati

Il trattamento e’ effettuato anche con mezzi informatici ed i dati sono conservati presso la sede di e-belf di Elisabetta Bersezio e c. s.a.s., che ha effettuato le misure minime di

laterali di detrito espandimenti laterali di roccia colamenti o flussi (flows) colata di terra colata di detrito flusso in roccia frane complesse (complex) combinazione di due o

Prenent en consideració les variables de manera individual a través de la lambda de Wilks (o estadístic "U") i les dife- rències de grup a través de "F" univariable

giocano come amici Ecco la neve che cosa fa, porta

zitta zitta lieve lieve lenta lenta bianca bianca sulla terra vien la neve;. mille bianche farfalline fanno

Fu così che la pecora più furba di tutte guardò la montagna e pensò che più in alto, nascosti dalle nuvole, potevano esserci verdi pascoli.. Così si diresse verso la cima del

Anelli Filippo Aprile Ignazio Bove Filippo Brissa Nazareno Bufano Gaetano Calabrese Nicola Caudo Giacomo Cerra Rosalbino Corcioni Eugenio Corti Fiorenzo Coviello Antonio

“Oltre a voler festeggiare i 40 anni della manifestazione nella città che l’ha ospitata per oltre 20 anni - dicono il Presidente UNIDI Mauro Matteuzzi ed il Presidente di