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Giappone

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Academic year: 2021

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Di Napoli, Valagussa – Prospettive GEOGRAFICHE

GIAPPONE

Superficie (in migliaia di km2) 373 Popolazione (in milioni di abitanti) 128

Densità (abitanti/km2) 343

Forma di governo Monarchia costituzionale

Capitale Tokyo

Lingua (ufficiale) Giapponese

Religione scintoista e buddista

Speranza di vita (maschi/femmine) 79/86

PIL/abitante (in $ USA) 38.559

Il Giappone (o Nippon, “Paese dove sorge il Sole”) è un arcipelago dell’Asia orientale formato da più di 3.000 isole, ma il 97% della sua superficie è costituito dalle quattro principali: Hokkaido, Honshu, Shikoku e Kyushu.

Il territorio è montuoso (per l’80%) e geologicamente instabile: si verificano molti sismi e si contano 260 vulcani dei quali sei ancora attivi. Tra questi il più famoso è il Fuji Yama (3.776 m), la vetta più alta del Paese, che si trova nella parte centrale dell’isola di Honshu e la cui ultima eruzione risale al 1792; la sua cima innevata è considerata sacra e richiama pellegrini fino dall’antichità.

La maggior parte dei frequenti fenomeni sismici avviene nei mari che bagnano l’arcipelago, proprio a cavallo tra la zolla asiatica e quella del Pacifico, dove i terremoti si trasformano in maremoti (tsunami), devastando le coste nipponiche.

Le poche pianure (18% del territorio) si trovano in prossimità del mare e sono molto fertili perché di origine vulcanica e irrigate da brevi fiumi che scendono dalle vicine montagne. La più grande è quella di Kanto, che si estende per oltre 32.000 km² sulla costa del Pacifico.

La cultura tradizionale giapponese si è formata fino al XIX secolo, quando il Paese si è aperto ai contatti con gli europei e gli americani. In precedenza le isole nipponiche erano governate da signori feudali che facevano capo a uno shogun (con poteri politici e militari) e a un imperatore (che rappresentava essenzialmente una guida religiosa). Grande importanza avevano i samurai, guerrieri fedeli ai governanti locali, che si dedicavano alla guerra, retti dai valori dell’onore e della lealtà e rispettosi di una rigida disciplina.

I giapponesi sono molto legati alle tradizioni, soprattutto agli aspetti formali e cerimoniali, che rappresentano la capacità dell’uomo di dominare l’istinto per vivere in armonia nella propria comunità. Per questo motivo

l’individuo deve tenere nella massima considerazione l’ordine sociale, le sue gerarchie e i doveri che ha nei confronti del gruppo. La dedizione allo studio e al proprio impiego sono una chiara espressione di questa volontà di impegnarsi per il progresso civile. Come conseguenza, in Giappone si lavora moltissimo, con ritmi stressanti e pochissime ferie. Le scuole sono severe e selettive, con numerose ore di lezione ed elevati obiettivi di apprendimento.

Il buddismo, giunto dalla Cina nel VI secolo d.C., è poi stato rielaborato in forme originali dalla scuola zen che attribuisce grande importanza alla concentrazione e alla meditazione. Da questa tradizione derivano molti dei costumi giapponesi tra i quali judo e ikebana (l’arte di disporre i fiori per creare giardini ornamentali, utilizzando anche sabbia, ghiaia e pietre), la cerimonia del tè, il teatro e la musica.

La religione nazionale in Giappone è però lo scintoismo, che venera il Sole, gli eventi naturali, gli eroi, gli antenati e, un tempo, anche l’imperatore. Solo nel 1946 l’imperatore Hiro Hito ha dichiarato di non avere attributi divini.

L’isolamento nipponico finì quando (nel 1853) le navi americane, guidate dal commodoro Perry, forzarono il governo ad aprire le frontiere ai contatti e ai commerci con gli altri Paesi.

Ne derivò una crisi politica interna, la caduta (nel 1867) del regime dello shogun e la restaurazione del potere imperiale. Il sovrano eliminò le strutture feudali e avviò una serie di riforme per modernizzare la società sul modello europeo. Fu creato un apparato militare efficiente e produttivo. La carenza di materie prime spinse i governanti dell’arcipelago a conquistare nuovi territori ricchi di risorse. Fu così che il Paese si trasformò in un vero e proprio impero, annettendo fino al 1945 quasi tutta la parte orientale dell’Asia, dalla penisola coreana all’Indonesia. L’espansionismo nipponico fu fermato dalle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945), che decretarono la sconfitta del Giappone nella Seconda Guerra Mondiale.

Dopo la guerra l’arcipelago subì l’occupazione statunitense che durò fino al 1951 e lo costrinse al disarmo. Nel frattempo, però, fu favorita la ripresa economica che fece del Giappone la seconda potenza industriale del mondo. Dall’America, oltre alle tecniche di produzione e ai capitali, arrivarono anche merci e costumi che cambiarono il modo di vivere della popolazione. La modernità si sovrappose alla tradizione, creando l’odierna società giapponese che coniuga le più recenti innovazioni tecnologiche con una cultura millenaria.

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Di Napoli, Valagussa – Prospettive GEOGRAFICHE

Il Giappone è oggi uno degli Stati più ricchi del mondo. La sua popolazione lavora soprattutto nel settore terziario (circa il 70%), ma molti sono ancora impiegati nel secondario (25%). Nel primario, l’agricoltura non soddisfa le esigenze alimentari (nonostante la buona produzione di riso e di altri cereali), mentre la pesca dà ottimi risultati. L’industria giapponese è oggi la seconda al mondo (dopo gli Stati Uniti) e primeggia nelle produzioni automobilistiche e cantieristiche. La forza economica del Paese si basa essenzialmente su un’attenta localizzazione delle fasi produttive. In patria si svolgono principalmente le attività di ricerca scientifica nelle quali il governo investe tantissimo e che fanno del Giappone uno dei maggiori innovatori della tecnologia mondiale.

Negli altri Paesi dell’Asia orientale i nipponici hanno invece installato le filiali delle proprie imprese, per sfruttare la manodopera locale a basso costo e la maggiore disponibilità di materie prime, soprattutto quelle minerarie ed energetiche che scarseggiano nell’arcipelago. Anche i capitali giapponesi sono oggi impegnati all’estero,

utilizzati per acquistare azioni di multinazionali straniere e per controllare i mercati di tutto il pianeta. Tokyo ha, così, continuato la sua espansione imperialistica, sostituendo la forza militare con quella finanziaria.

A questa capacità di “muoversi” negli altri Stati si aggiunge una situazione interna particolarmente favorevole alle imprese: la cultura giapponese (molto vicina al confucianesimo) impone il rispetto dell’autorità e ciò ha limitato fortemente le contestazioni sul posto di lavoro. I nipponici sono, infatti, disciplinati, obbedienti ai superiori e scrupolosi nell’esecuzione dei propri compiti.

La conflittualità sindacale è praticamente inesistente. Il sistema industriale e commerciale dell’arcipelago è dominato dalle keiretsu, gruppi di grandi imprese che comprendono anche banche, società finanziarie e assicurazioni e monopolizzano determinati settori produttivi. Lo Stato ha investito ingenti capitali per creare le infrastrutture necessarie alla crescita economica del Paese: ha realizzato un’efficiente rete di trasporti interni, istituito scuole per formare i tecnici e la classe dirigente e creato centri di ricerca scientifica tra i più moderni e attrezzati del mondo.

Ha inoltre realizzato piani di sviluppo, negoziato accordi commerciali con gli altri Paesi e concesso finanziamenti ed esenzioni fiscali a molte imprese. In questo modo ha partecipato attivamente allo sviluppo di alcune delle maggiori multinazionali mondiali, contribuendo a formare la grande potenza economica che è oggi il Giappone.

La borsa di Tokyo è, infatti, una delle più importanti e lo yen, la moneta nipponica, è tra le più solide.

L’arcipelago (128 milioni di abitanti, 342 per km²) è densamente popolato e quattro quinti dei giapponesi risiedono in città. L’isola di Honshu, soprattutto, è costellata da numerose metropoli (Tokyo, Yokohama, Nagoya, Kyoto, Osaka e Kobe) che hanno costituito la megalopoli di Tokaido (“la strada del Mare Orientale”) con 70 milioni di residenti (più della metà dei nipponici).

La rete urbana gravita intorno a Tokyo, centro d’importanza internazionale e capitale politica, economica e culturale.

Il Giappone è etnicamente omogeneo. Nell’isola di Hokkaido, però, vive la minoranza Ainu, una popolazione organizzata in tribù e dedita prevalentemente alla pesca. Il governo sta cercando di proteggere i pochi superstiti di questa etnia che un tempo abitava l’intero arcipelago e che oggi sta scomparendo.

I nipponici, in generale, vivono molto a lungo e vantano la più alta aspettativa: 78 anni per gli uomini e 85 per le donne. Questi dati, sommati a una scarsa natalità, fanno dei giapponesi un popolo “vecchio”, con un’età media molto elevata.

Bibliografia

• Caroli Rosa e Gatti Francesco, Storia del Giappone, Laterza, Roma-Bari, 2006

• De Palma Daniela, l Giappone contempo aneo, Carocci, Roma, 2008 I r

• Eva Fabrizio, Cina e Giappone. Due modelli per il futuro dell’Asia, UTET, Torino, 2000

• Henshall Kenneth G., Storia del Giappone, Mondadori, Milano, 2005

• Maraini Fosco, Ore giapponesi, Corbaccio, Milano, 2005

• Takeshita Toshiaki, Il Giappone e la sua civiltà: profilo storico, CLUEB, Bologna, 2005

Filmografia

• Fleischer Richard e Fukasaku Kinji (regia di), Tora! Tora! Tora!, Giappone e USA, 1970

• Huston John (regia di), Il barbaro e la geisha, USA, 1958

• Kitano Takeshi (regia di), Dolls, Giappone, 2002

• Kurosawa Akira (regia di), I sette samurai, Giappone, 1954

• Kurosawa Akira (regia di), La sfida del samurai, Giappone, 1961

• Kurosawa Akira (regia di), Anatomia di un rapimento, Giappone, 1963

• Kurosawa Akira (regia di), Kagemusha, Giappone, 1980

• Kurosawa Akira (regia di), Madadayo – Il compleanno, Giappone, 1993

• Marshall Rob (regia di), Memorie di una geisha, USA, 2005

• Sokurov Aleksandr (regia di), Il Sole, Francia, Italia, Russia e Svizzera, 2005

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Di Napoli, Valagussa – Prospettive GEOGRAFICHE

• Zwick Edward (regia di), L’ultimo samurai, Giappone, Nuova Zelanda e USA, 2003

Siti interessanti

• www.giappo.it/

• www.giapponegiappone.it/

• it.wikipedia.org/wiki/Giappone

• www.smcubo.com/giappone.htm

• www.giappone.com/

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