I bija mant a sono singoli suoni da ripetersi con a enzione nelle pratiche di meditazione. Lo scopo è ‘staccare’ la mente impedendole di fare pensieri autonomi perchè impeg ata nella recitazione dei bija mant a stessi; in questo modo la mente superiore (il nost o sè profondo) può osser$are i pensieri ed iniziare un lavoro di ascolto e di dis-identificazione dalla mente ordinaria.
Nella meditazione finale in savasana (la posizione del cadavere) la recitazione dei bija mant a associata alla visualizzazione dei colori nei punti che possiamo identificare come ‘chakras’ è un modo per ascoltare il lavoro fisico ed energetico fa o sul nost o cor*o nella pratica precedente e dovrebbe essere accompag ato dal respiro. Questo ascolto aiuta inolt e a ‘staccare’ anche il cor*o fisico, preparandoci alla pratica successiva del ‘body scan’ o ad alt e pratiche meditative, che sono sempre associate, in questa fase finale delle pratica, all’ascolto del cor*o. Il cor*o fisico deve essere sentito quasi come est aneo, un cor*o dor.iente che ascoltiamo nel suo riposo e nella sua pesantezza. E’ un lavoro utile anche perchè aiuta la dis-identificazione col cor*o, che viene sentito come un mezzo che ‘usiamo ed abitiamo’ e che ci contiene ma che allo stesso tempo è alt o dal nost o sè più profondo. Durante la pratica possono ar ivare pensieri automatici creati dalla mente ordinaria, non dobbiamo opporci o cont astarli con forza, dobbiamo invece cercare di osser$arli come nuvole, che ar ivano e vanno, mosse dal vento della mente, lasciandoli andare. E’ questo il lavoro della meditazione finale, una propensione alla passività ed all’ascolto.
‘ Meditazione è quello che accade nello spazio 4a i pensieri ’ è la definizione della pratica che preferisco (cit Osho) .