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Giardino ,Luogo,Composizione

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Academic year: 2021

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راگدرک منا

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LUOGO, GIARDINO, COMPOSIZIONE

ANLISI COMPARATA DEI GIARDINI NELL'ASIA OCCIDENTALE E CENTRALE FRA 1600 – 1900 d.C.

TESI DI DOTTORATO DI RICERCA IN ARCHITETTURA

CURRICULUM: PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA Ciclo XXVIII

Università degli studi di Firenze

Dottorando: Mostafa Movahedinina

Tutor: Prof.Arch. Francesco Collotti Co-tutor: Prof.Arch. Giovanni Fraziano Co-tutor: Dott.ssa. Elena Lucini

Coordinatore del Curriculum: Prof. Ulisse Tramonti A.A :2012-2016

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Ringraziamenti

Desidero ringraziare innanzitutto il Prof. Arch. Francesco Collotti per avermi dato la possibilità di fare questa esperienza e per avermi guidato e consigliato al meglio, con precisione e preparazione.

Un ringraziamento anche al Prof. Giovanni Fraziano per avermi messo a disposizione la sua esperienza con consigli e osservazioni.

Molti ringraziamenti alla Dott.sa Elena Luciani che ha seguito costantemente l’evolversi della ricerca. Grazie a tutto il Collegio Docenti per i contributi, i consigli e la pazienza dimostrata nelle interminabili riunioni collegiali.

Vorrei ringraziare inoltre gli amici e colleghi per il supporto e per aver reso questi anni un'esperienza costruttiva e appassionante.

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رايشوه رظن در زبس ناتخدر گبر

راگدرک تفرعم تسا يرتفد شقرو هر

To the eye of a discerning man,

Every leaf upon a growing tree is a book imparting knowledge of our Creator.

SAADI (1148-1292)

Ai miei ed ai miei fratelli A Zohreh

(6)

INDICE

P

PARTE I INQUADRAMENTO 1.1 TEMA E OBBIETTIVI 10 1.2 PROFONDA CONOSCENZA 11

1.3 MATERIALI E RIFERIMENTI DI BASE 12

1.4 PUNTO DI VISTA DELL'ABITANTE LOCALE 13

1.5 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO DELLA RICERCA 14

1.6 INQUADRAMENTO METODOLOGICO DELLO STUDIO 16

PARTE II GIARDINO, LUOGO 2.1

GIARDINO E LETTURA DEL LUOGO 20

2.1.2 Appartenenza ad un luogo 20

2.1.2 Rapporto con il luogo in senso psichico 25

2.2 CITTÀ DEI GIARDINI 30

2.3 IL GIARDINO E IL RUOLO DEL CLIMA 35

PARTE III ANALISI TEORICA DEI GIARDINI 3.1 LA QUESTIONE DI TIPO (ARCHETIPO FORSE?) 40

3.2 RILETTURA E INTERPRETAZIONE DEI RIFERIMENTI ICONOGRAFICI 44

3.2.1 Tendenza a un carattere unitario (Siaq) 44

3.2.2 Pensiero trascendente 46

3.2.3 Il Termine di Progettazione (Tarhandazi) 48

3.3 LA DOCUMENTAZIONE DEI PRIMI RIFERIMENTI DEL GIARDINO 49

3.4 CORANO, SIMBOLO, GIARDINO ISLAMICO 52

3.4.1 Descrizione del giardino in Corano 53

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Parte IV

ANALISI COMPOSITIVA E COMPARATA DEI GIARDINI

4.1 IL CONCETTO DI QUADRIPARTIZIONE 62

4.1.1 Origine 62

4.1.2 Tipo concreto 67

4.1.3 Andamento storico 79

4.2 LA BASE GEOMETRICA DEI GIARDINI 71

4.2.1 "Il diagramma di Petruccioli" 71

4.2.2 Terreno pianeggiante 73

4.2.3 Terreno pendente 80

4.3 PADIGLIONE CENTRALE 91

4.3.1 La sua posizione rispetto al giardino 91

4.3.2 La Figura del padiglione centrale 95

4.4 ELEMENTI COMPOSITIVI 105

4.4.1 Il recinto Murario 107

4.4.2 Acqua 110

4.4.2.1 Come l’acqua viene condotta al giardino 110

4.4.2.2 L'aspetto estetico e l'aspetto funzionale dell'acqua 114

4.4.3 Albero 125

4.4.3.1 Albero e simbolismo 125

4.4.3.2 Ombreggiamento 127

4.4.3.2 Frutteto 132

PARTE V GIARDINO E PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA 138

5.1 PRINCIPI 139

5.2 CODICI COMPOSITIVI 140

PARTE VI BIBLIOGRAFIA 6.1 Fonte delle illustrazioni 150

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PARTE I

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1.1 TEMA E OBIETTIVI

L’Asia occidentale e centrale, dato il suo clima, richiede la creazione di spazi verdi e freschi; tali spazi, nella storia di questa zona, vengono costruiti come giardini. Tali giardini hanno caratteri e stili architettonici talmente notevoli da meritare uno studio storico dettagliato. Il tema della ricerca si basa sull’analisi approfondita dei giardini nell’Asia occidentale e centrale nell’arco di tre secoli: tra il 1600 e il 1900 d.C. Necessariamente la ricerca estende il suo campo di interesse anche ai periodi precedenti, laddove vengono gettati i presupposti di una cultura specifica e radicata.

Obiettivo generale della ricerca è l’individuazione di una “teoria per una pratica”, cioè trovare i codici compositivi per fare un giardino. Fare un giardino significa essere in grado di controllare un processo che richiede padronanza sulla teoria e la composizione dei giardini nella zona in esame, significa quindi esercitare una disciplina che richiede specifiche competenze tecniche e pratiche, conoscenze teoriche e conoscenze compositive.

Per raggiungere tale obiettivo si è partiti dallo studio approfondito dei singoli giardini e dalla lettura dei loro luoghi. Nella prima parte si parla dei problemi esistenti nel percorso di studio e del metodo di ricerca.

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1.2 PROFONDA CONOSCENZA

La totale conoscenza degli sfondi storici di un progetto architettonico è irraggiungibile ma ci si può avvicinare raggiungendo una profonda conoscenza. Se l’obbiettivo è quello di giungere alla profonda conoscenza di un determinato oggetto di studio (ad esempio un giardino) bisogna innanzitutto sapere quali sono i problemi che ci fanno da ostacolo.

Vi sono fattori importanti da considerare così da poter avere approfondita conoscenza di un progetto architettonico. I fattori qui presi in esame possono essere sintetizzati secondo le seguenti voci:

1. oggetto di studio 2. ricercatore 3. osservatore

4. il creatore dell’oggetto da studiare 5. il contesto dell’oggetto da studiare

L’oggetto di studio non dice la stessa cosa a qualsiasi persona, specialmente se si tratta di un progetto architettonico che appartiene a un contesto culturale diverso. Il ricercatore parte da un’esperienza personale sull’architettura che rende la ricerca ancora più difficile se questa esperienza matura in un luogo di cultura diversa, trovare il modo di raccontare e far comprendere il proprio spazio mentale e approccio culturale è fondamentale per far comprendere il progetto. La diversità dell’osservatore, che parte per l’appunto da parametri culturali diversi fa si che la sola analisi di piante, sezioni, prospettive, non sia sufficiente alla comprensione del progetto che il ricercatore deve riuscire a rendere leggibile anche attraverso una grande quantità di informazioni di tipo storico e culturale.

Il creatore dell’oggetto è il nostro quarto problema: non abbiamo una conoscenza certa della sua mentalità e del suo ambiente culturale al momento della creazione del progetto, progetto che per altro si trasforma nell’arco della sua esistenza. La domanda fondamentale è questa: “come possiamo valutare e riconoscere un oggetto che sicuramente è stato modificato e come possiamo avvicinarci il più possibile allo spazio mentale del creatore del progetto?”

Il contesto in cui è nato un progetto è l’ultimo problema. Il contesto è determinato da un ambiente culturale il quale si trasforma gradualmente. Il progetto come noi siamo in grado di riconoscerlo si trasforma nel suo proprio contesto. Come possiamo quindi valutare i concetti contestuali di un progetto e valutarne i limiti geografici e culturali?

Dicendo tutto questo si può affermare che per riconoscere un giardino bisogna considerare tutti i limiti alla conoscenza e trovare una soluzione appropriata che tenga conto della pluralità dei punti di vista e delle prospettive della ricerca. La soluzione appropriata è il caso di studio.

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Conclusione: per fare uno studio approfondito di qualsiasi progetto il ricercatore deve essere sicuro di avere una conoscenza perfetta dell’oggetto in esame, deve avere una conoscenza adeguata della zona e/o del luogo in cui è inserito tale progetto, deve definire assolutamente da quale punto di vista o scuola di pensiero rappresenta il progetto, deve avere una buona conoscenza del pensiero degli osservatori a cui sta presentando il progetto e infine deve cercare di avvicinare al pensiero del creatore e al suo contesto culturale al momento della creazione del progetto. Tutto questo dice della difficoltà del percorso attraverso il quale vorremmo arrivare al raggiungimento del nostro obbiettivo.

1.3 MATERIALI E RIFERIMENTI DI BASE

Nell’Asia occidentale e centrale vivono molti popoli diversi in maggioranza mussulmani. Le tre principali religioni monoteiste, il Cristianesimo, l’Ebraismo e l’Islam sono sorte in quest’area. Evidentemente una parte dei riferimenti di base devono essere i testi sacri, in particolare della religione islamica in quanto tutta la zona ha una cultura direttamente derivata da questa religione. In questo caso cercheremo di trovare le frasi importanti nei testi sacri dei mussulmani, in particolare nel Corano. Il Corano contiene numerosi riferimenti a una vita precedente dell’uomo nell’Eden. Secondo l’escatologia islamica ogni essere umano, dopo la morte, entrerà nella tomba fino alla sua resurrezione fissata da Dio nel Giorno del Giudizio. In quel giorno si capirà chi può entrare nella Janna, nome che indica il paradiso.

In questa regione fiorirono diverse civiltà a partire da Summer (IV millennio a.C.). “Prima degli scavi archeologici condotti a partire dalla fine del XIX sec., di molti di quei popoli (Sumeri, Elamiti, Hurriti, Accadi, Amorrei, Assiri) si era persa ogni traccia”1. La storia del Vicino Oriente antico muove dalla rivoluzione neolitica, fase protostorica in cui l’uomo, come in altre parti del mondo, perfezionò progressivamente le più arcaiche tecnologie produttive. “L’inizio della storia viene tradizionalmente associato all’invenzione della scrittura (seconda metà del IV millennio a.C.), ma già durante la cosiddetta protostoria nel Vicino Oriente c’è la progressiva affermazione dei modelli urbano, templare e palatino."2 In sintesi il Vicino Oriente ha un ruolo

marcato nella storia della civiltà umana, rileviamo tra l’altro la civiltà Mesopotamica, la civiltà Jiroft e l’impero Achemenide, ragione per cui la seconda parte dei riferimenti di base e dei materiali della ricerca è costituito dalla cultura popolare e dalla civiltà della regione come ad esempio il materiale iconografico che può fare riferimento a personaggi o avvenimenti storici. Nell’ambito della ricerca storica l’iconografia si occupa delle immagini che possono rappresentare una fonte documentale per la ricostruzione di eventi storici specifici o usanze di determinate popolazioni; nel nostro caso possiamo utilizzare miniature e pitture, specialmente del periodo Moghul, e gli studi archeologici che grazie ai reperti ci forniscono documentazione relativa a dettagli architettonici, abbigliamento, monete, gioielli e oggetti di uso comune.

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Per i materiali di base si è usufruito anche della documentazione degli orientalisti che dopo lo studio delle lingue e delle religioni orientali si dedicarono anche allo studio della storia, dell’arte e del diritto. I pittori orientalisti, che spesso non avevano mai visitato l’Oriente, tendevano a ritrarre figure, ambienti e scene di vita del mondo arabo e mediorientale carichi di fascino e di esotico mistero inseguendo una tendenza romantica a credere l’oriente un mondo libero dalle convenzioni borghesi occidentali. I viaggiatori europei che avevano visitato il Medio Oriente e il Vicino Oriente, soprattutto in Persia e India, ci hanno lasciato uno studio scientifico della civiltà orientale soprattutto dai punti di vista storico, filologico/linguistico, antropologico, filosofico religioso. Anche dal punto di vista architettonico abbiamo materiale di studio tramandato attraverso disegni, schizzi, fotografie da alcuni viaggiatori tra cui citiamo: Xavier Pascal Coste architetto francese (1787/1879), Ernst Hoeltzer fotografo tedesco (1835/1911), e Pietro della Valle (1586-1652) viaggiatore tardorinascimentale e storico. Si assume qui come scenario di fondo e riferimento il lavoro estremamente esaustivo di Attilio Petruccioli sui giardini islamici pubblicato per i tipi di Brill (1997) nell’ambito degli studi sull’arte e sull’architettura islamica.

1.4 PUNTO DI VISTA DELL’ABITANTE LOCALE

La maggior parte dei testi scritti dagli accademici occidentali sull’antropologia di uno specifico territorio sono stati, dopo un certo periodo, gradualmente abbandonati dall’ambito universitario. Se ragionassimo su questi testi potremmo subito capire che studiare l’essere umano sotto diversi punti di vista: sociale, culturale, morfologico, psicoevolutivo, artistico-espressivo, filosofico-religioso ecc. è efficace solo se successivo allo studio approfondito della cultura dell’abitante locale. Il problema degli orientalisti è leggere il fenomeno oppure l’oggetto dal punto di vista occidentale. In questa ricerca si è cercato di riconoscere i giardini dal punto di vista dell’abitante locale perché è lui a creare il giardino coi suoi ragionamenti ed evidentemente i ragionamenti sono basati sulla cultura del luogo.

Si può costruire l’immagine del giardino dell’abitante locale in base alle descrizioni dei visitatori, in base alle indicazioni presenti nei trattati di agronomia relativamente alla scelta delle essenze e ai modi di disporle, alle informazioni contenute nelle cronache storiche, alle poesie scritte in occasione della loro fondazione e infine attraverso l’opera dei miniaturisti. Per avere una visione ampia sul concetto di giardino è anche necessario studiarlo da altri punti di vista specialmente quello relativo al concetto del luogo e del giardino di critici e studiosi occidentali.

Altro aspetto da mettere in luce è quello dell’approfondimento; esistono due percorsi possibili. Si può studiare un unico giardino e il suo luogo analizzando in dettaglio tutti i suoi aspetti culturali, storici, filosofici ecc. oppure si può fare una comparazione tra più giardini e luoghi con un approfondimento minore. Nei due anni di ricerca e analisi dei giardini abbiamo intrapreso entrambi i percorsi.

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1.5 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO DELLA RICERCA

La difficoltà ad inquadrare un’area precisa per lo studio deriva dalla ampia varietà culturale dell’Asia Occidentale e Centrale, parliamo infatti di una zona con nazioni e popolazioni molto diverse tra loro. Parlare del termine “giardino” è molto difficile soprattutto dal punto di vista del pensiero. In questa fase del capitolo cerchiamo di capire perché non possiamo definire con precisione il termine giardino e poi andiamo a inquadrare il più precisamente possibile la zona inerente alla ricerca di dottorato.

Il termine giardino nei paesi dell’Asia Occidentale e Centrale si traduce con la parola “bagh”, “significa letteralmente appezzamento di terra o lotto, nell’uso agricolo oggi bagh significa frutteto”3. oppure con la parola Janna che è una allegoria del giardino dell’Eden. La parola Janna significa letteralmente paradiso e viene spesso usata nel Corano.

Nella zona in esame si raccolgono popolazioni e nazioni diverse tra loro che spesso conservano tradizioni radicate in una cultura precedente all’Islam.È difficile trovare una definizione unanime del termine ‘giardino’: nei paesi islamici e in Nord Africa si usa il termine ‘giardino islamico’, in Iran si parla di ‘giardino persiano’ ma una parte degli accademici persiani parla di giardino islamico, in Afghanistan, Nord dell’India e nei paesi del centro Asia si parla di ‘giardino Moghul’ ma anche di giardino islamico e di giardino persiano.

Un’altra difficoltà nel definire la zona di studio è che dall’Asia centrale fino al Nord Africa e in alcuni paesi europei c’è una eredità islamica che comporta la necessità di mettere in relazione le caratteristiche del giardino con le trasformazioni subite nei vari paesi.

Per inquadrare la zona in modo più preciso si è scelto di limitarsi ai territori in cui la rappresentazione di un giardino è espressa dal termine bagh. Ne risultano Pakistan, Afghanistan, India del Nord specificamente Kashmir, Iran nella sua parte centrale desertica, Uzbekistan, Iraq e in particolare le seguenti città: Lahore, Kabul, Balkh, Kerman, Isfahan, Samarcanda, Kashmir, Srinagar, Punjab, Agra, Verinag . . . ecc.

Le caratteristiche dei giardini esaminati non sono necessariamente simili, l’obiettivo di questa ricerca è fare un’analisi compositiva e comparata tra di loro.

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Figura 1,5,1 Il mondo islamico

Figura 1,5,2, Mappa di Iran orientale, Asia centrale e del nord di India 15th-16th

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1.6 INQUADRAMENTO METODOLOGICO DELLO STUDIO

La ricerca segue un percorso che si snoda su quattro specifici piani di indagine tra loro strettamente integrati e interrelati:

1. lettura dei luoghi 2. analisi teorica 3. analisi comparata 4. analisi compositiva

Nella prima fase della ricerca il luogo è al centro della riflessione ed è visto come un sito con una precisa identità, sempre riconoscibile, con caratteri che possono essere eterni o mutevoli. Qualsiasi atteggiamento assunto dal progetto non può trovare le proprie ragioni se non attraverso una profonda conoscenza della cultura del luogo ed è proprio attraverso di essa che siamo in grado di selezionare gli ambienti qualitativi del luogo e gli elementi generativi di nuovo senso del luogo

Nella seconda fase dell’analisi, che è la fase più importante dello studio, si cerca di capire i testi, le fonti antiche, le cronache storiche, gli appunti degli studiosi sul termine giardino, le poesie scritte al tempo della fondazione, leggere i tappeti per estrarne i simboli e capirne il significato. In questo modo ci si può avvicinare a cogliere l’immagine del giardino per l’abitante del tempo. Nella terza fase dell’analisi si affronta la comparazione dei giardini dell’area in esame, al fine di valutare quali siano le variazioni degli elementi compositive e delle geometrie, e inoltre come il contesto abbia influenzato cambiamenti e adattamenti. Il tutto nella convinzione che il nostro lavoro di architetti oscilli tra la generalità di tipi ricorrenti e la specificità delle condizioni espresse dai luoghi 4. All’analisi segue una specifica disamina sugli elementi compositivi.

Nella quarta fase dell’analisi si procede a una lettura di ogni singolo giardino, prendendo in esame le diverse componenti che ne sono elemento fondamentale: le geometrie sottese al disegno, i materiali da costruzione, le tecniche costruttive, il rapporto del giardino con il luogo e con il contesto (a raffronto con altri giardini tra quelli considerati).

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Note:

1. Mario Liverani, 2009, Antico Oriente: storia, società, economia, Laterza, Roma Bari, ISBN 978-88-420-9041-0. pagine,5

2. Mario Liverani, 2009, Antico Oriente: storia, società, economia, Laterza, Roma Bari, ISBN 978-88-420-9041-0. pagine,15

3. Petruccioli Attilio ,1994, Il giardino Islamico (Architettura, natura, Paesaggio), Electa, Milano, pagine 41

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PARTE II

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2.1 GIARDINO E LETTURA DEL LUOGO

2.1.1 Appartenenza ad un luogo

“Nei tempi passati la sopravvivenza dipendeva da un buon rapporto con il luogo in senso fisico e psichico”1

La rappresentazione degli edifici e la loro appartenenza a un luogo devono includere qualità che possano stabilire un dialogo significativo con la situazione esistente. La presenza di alcuni edifici ci trasmette qualcosa di segreto circa la loro natura, semplicemente sembra che appartengano al luogo, seppure non gli prestiamo particolare attenzione sembra impossibile immaginare il luogo in cui sorgono senza di loro. Se un’opera architettonica ci parla soltanto di orientamenti, tendenze contemporanee, invenzioni e sofisticate visioni, senza risuonare alle vibrazioni del luogo, quest’opera non è ancorata al sito, non ne partecipa e quindi non ha quella gravità specifica del terreno su cui si erige.

Il tòpos è una parola greca che indica una caratteristica o una proprietà di una determinata cosa o di uno specifico argomento. Letteralmente può significare anche “luogo”. “Nella filosofia Aristotelica tòpos include il duplice significato di esistenza ed essenza: da un lato è evidente l’aspetto fisico per cui un luogo è tale in quanto esiste fisicamente e quindi è materico e misurabile; dall’altro è altrettanto evidente che l’uomo attribuisce un senso, un significato, per appunto una essenza a tale luogo”2. Non necessariamente i luoghi devono essere

architettonicamente significativi o qualitativamente rilevanti; i luoghi, nella nostra accezione sono definiti tali perché vi avvengono molteplici relazioni sociali. Tendiamo quindi a valutare il buon funzionamento di un luogo proprio in base al numero e alla qualità delle relazioni sociali che vi si determinano e non necessariamente, o non sempre, per le sue qualità spaziali e architettoniche.

Dicendo questo vorremmo capire perché i veri giardini della nostra zona sembrano realmente appartenere al loro luogo.

“Nel mondo classico la scelta del luogo per una costruzione singola come per una città, aveva una funzione preminente, il sito era governato dal Genius Loci, dalla divinità locale, una divinità appunto di tipo intermedio che sovraintendeva a quanto si svolgeva in quello stesso luogo”.3. Nel nostro caso i giardini sembrano saldamente ancorati al terreno, danno l’impressione di essere una parte essenziale del loro contesto. Si tratta di giardini che col tempo si sono naturalmente strutturati come parte della forma e della storia del luogo. I giardini avevano un buon rapporto col luogo, venivano eretti partendo dall’aspetto fisico (esistenza) per essere eletti a luogo Perfetto, giusto ed essere integrati con il tessuto urbano. Figura 2.1.1

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Figura 2.1.1 Giardino Dolat Abad a Yazd, è stato integrato con il tessuto urbano

Ci sono molte pitture e miniature che indicano la localizzazione giusta da scegliere e il miglior posto per costruire un giardino. La posizione giusta era determinata dalla rete di irrigazione. Masudi nel suo libro sul Giardino Shazdeh indica le reti di irrigazione che scendono dalle montagne di Jupar e Sekonj e irrigano la città di Mahan. Fino a pochi anni fa la città di Mahan aveva tutte le caratteristiche di una città lineare. Circa l’uso dell’acqua, Masudi sostiene che in ordine alla realizzazione in forma lineare del Mahan, sia la distribuzione delle funzioni sia il più generale posizionamento del giardino sono elementi fondamentali.

La comparazione con altre città ci fa comprendere come la loro forma lineare corrisponde con il sistema di irrigazione. Nelle città desertiche, la mancanza di acqua rende questa caratteristica ancora più evidente. Nel deserto, dove l’acqua è preziosa, conservarla è fondamentale; evaporazione, cedimento dell’acqua e uso irregolare creavano problemi al popolo per cui bisognava sempre essere attenti alla conservazione. Figura 2.1.2

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Figura 2.1.2 Giardino di Shazdeh e città lineare di Mahan

Su alcune pitture del XVII secolo ci sono i commenti o le poesie dell’autore che sottolineano l’importanza della localizzazione di un giardino in un luogo. Tali pitture risalgono all’epoca della fondazione. Nella pittura sottostante, che appartiene al periodo Timurride, in una parte della frase c’è scritto “è stato scelto proprio il posto giusto per fare il giardino”. Figura 2.1.3

Giardino della fedeltà Kabul-Afghanistan 1597 D.C

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Il miglior posto per fare un giardino era dettato anche dalla miglior vista sul paesaggio. I giardini creati su un pendio, attraverso due linee di cipressi, creavano una vista prospettica verso il paesaggio circostante. Nella figura 2.1.4 Masudi mostra la vista dei visitatori dalla terrazza del padiglione principale del giardino Shazde verso la bellissima montagna di fronte

Figura 2.1.4

Qui sotto si vede il paesaggio del Lago Dal in una miniatura di Oudh del XVIII secolo. Figura 2.1.5

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Giardino Nishat a Srinagar Nord India

Vista lineare lungo l’asse del giardino verso il lago Dal

Figura 2,1,6

Giardino Johan Noma Balkh - Afghanistan

Vista verso il tessuto urbano

Figura 2,1,7

Giardino Babur Kabul-Afghanistan Vista verso il paesaggio verde circostante

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2.1.2 Rapporto con il luogo in senso psichico

Come abbiamo visto nella filosofia aristotelica ‘essenza’ è il significato, il valore che l’uomo attribuisce a un luogo. In questo senso tendiamo ad associare il buon funzionamento di un luogo al numero e alla qualità delle relazioni sociali che si determinano in quel dato luogo. Nelle città dell’Asia centrale ed occidentale il giardino determina il fulcro della vita sociale che permette all’individuo partecipazione ed appartenenza.

Norberg Schulz (1976) sostiene che l’architettura deve essere sensibile alle modalità con cui si inserisce in un determinato luogo e ai modi con cui trasforma tale luogo. Proprio il luogo è al centro della sua riflessione ed è visto come un sito con una precisa identità, sempre riconoscibile, con caratteri che possono essere eterni o mutevoli. Norberg Schulz assume come esempio una città apparentemente lontana da quelle che la tesi prende in esame, e tuttavia ci pare illuminante il suo approccio a condizioni di contesto simili a quelle che qui stiamo approfondendo. Lo studioso racconta che al primo incontro con Khartoum (capitale del Sudan) si resta colpiti dalla eccezionale qualità del luogo che descrive così: “l’espansione orizzontale della sterile regione desertica, lo snodarsi lento del grande Nilo ferace, il cielo immenso e il sole ardente concorrono a creare un ambiente di singolare vigore” 4. Diverse città in Medio e vicino Oriente hanno caratteristiche simili alla Khartoum descritta da Schulz, si basano cioè su principi di architettura locale, gli insediamenti e gli edifici pubblici sono compatibili con i caratteri eterni del luogo con cui la gente, attraverso le proprie relazioni e attività sociali, instaura rapporti amichevoli e significativi. In qualche modo si potrebbe parlare di una alleanza tra le persone e i luoghi. Con il luogo e mai contro di esso. Nei casi studio che portiamo in questo lavoro, il giardino ha avuto (e potrebbe ancora averlo) esattamente questo ruolo, ponendosi cioè come occasione e sito di attività sociali in cui la gente si sentisse “come a casa”. Si potrebbe affermare che non ci sia discontinuità nella percezione da parte delle persone tra la natura fisica dei luoghi e il proprio stato d'animo. Un pensiero sicuramente difficile, ma che ci consente di ipotizzare una singolare relazione tra l'aspetto fisico dei luoghi e la loro percezione (persino lo stato d'animo che possono indurci? Entriamo nel giardino e stiamo meglio?). A parlare la lingua dei filosofi verrebbe da dire di quella relazione tra struttura e funzione che Aristotele avrebbe definito tra esistenza ed essenza.

Non è obiettivo di questa ricerca indagare le regole dell'armonia e del bello relativo ai luoghi (che sarebbe una questione enorme e anche parecchio accademica), ma possiamo chiederci rispetto al giardino quali elementi possano contribuire a restituire quella particolarissima relazione tra la forma e la conformazione del luogo e i suoi visitatori. Cercheremo nell'ultima parte di questo lavoro di affrontare la questione compositiva del giardino e le sue possibili regole.

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Qui sotto si può elencare le attività sociali che si svolgeva nei giardini nella zona in esame:

 I giardini erano luogo di rappresentanza e di incontro (place of convergence).

I giardini erano i posti ideali per ospitare gli Importanti personaggi. Questi personaggi potevano essere le cifre del governo, i sindaci delle città mediorientale. I giardini ben progettati erano il luogo in cui l’élite della città si ritrovava per prendere le decisioni importanti e in cui si ricevevano le personalità in visita Figura 2.1.2.1

Figura 2.1.2.1, Pittura del 17 secolo, Giardino è un luogo di incontro

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 Il giardino era luogo di ritrovo per le feste tradizionali e religiose.

I giardini erano esattamente luoghi protetti in cui la gente stava in pace, come se fosse a casa sua, per festeggiare. Venivano festeggiate ricorrenze di ogni genere: Capodanno, fidanzamenti, feste di nozze, feste della circoncisione ecc. ecc. figura 2.1.2.2

Figura 2.1.2.2 sotto: Festa nel giardino Chehel sotun,

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 Alcuni giardini erano bagni pubblici

Fino a cinquanta anni fa la destinazione d’uso di alcuni giardini era a bagno pubblico. L’acqua pulita veniva portata dalla montagna attraverso il sistema della foggara e fatta passare attraverso il giardino destinato a bagno pubblico. Il più famoso giardino usato come bagno era Fin a Kashan, lungo le linee perimetrali sono ubicati i bagni ad uso pubblico tra questi il palazzo del grande bagno e la fontana degli uomini. Figura 2.1.2.3 ( Giardino Fin con i bagni pubblici)

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 Il giardino è un luogo popolare

Nelle zone in esame, durante il fine settimana, specialmente durante il periodo estivo, la gente cerca di uscire di casa per andare in luoghi più freschi. Di solito vengono ospitati nei giardini di proprietà dei parenti più stretti ma ci sono anche giardini pubblici. Tali giardini appartengono a tutti, il popolo trascorreva il tempo libero in questi giardini in cui poteva discutere, chiacchierare, passeggiare, scambiarsi notizie, leggere poesie ecc. ecc. Figura 2.1.2

Figura 2.1.2.5

Un panorama di Kabul-Afghanistan In un giardino di Babur

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2.2 CITTÀ DEI GIARDINI

Samarcanda è una delle più antiche città del mondo, ha prosperato per la sua posizione lungo la Via della seta, la maggiore via commerciale tra Cina ed Europa. Samarcanda fu la più ricca città dell’Asia Centrale e per la maggior parte della sua storia fece parte dell’Impero Persiano. A Samarcanda, città imperiale di Tamerlano (1370-1405), indagini archeologiche della metà del ‘900 hanno permesso di scoprire un carattere speciale delle città centroasiatiche e dell’Asia occidentale. Essa si può denominare ‘città dei giardini’. Le città sulla Via della seta come Samarcanda avevano molti giardini progettati. Michele Bernardini, in un articolo sui giardini di Samarcanda e Herat, sottolineando la sostanziale continuità col periodo di Tamerlano, così scrive: “Ampio è dunque il risalto dato in epoca timuride alle aree suburbane adibite a parchi e orti di Samarcanda e Herat. A Samarcanda esso riflette l’intero processo di urbanizzazione o più esattamente ne può essere una conseguenza. È noto lo sventramento del centro della città con il conseguente spostamento dei suoi abitanti in altre aree ed è probabile che accanto alle grandi tenute imperiali vi fossero insediamenti rurali abitati dalla popolazione che prima risiedeva a Samarcanda. In ogni caso tutte le periferie svolgono una funzione abitativa ed agricola e questo sia a Samarcanda, dove nel XV sec. risorge la precedente economia agricola, sia a Shar-i Sabz, città privata di Tamerlano, sia infine a Herat, dove la periferia era disseminata di bagh di grande valore economico dal punto di vista della produzione agricola che si affiancavano alle residenze aristocratiche e alle fondazioni religiose”.5

“Saggi più generali, relativi all’architettura timuride, hanno tutti sottolineato l’importanza del bagh come vero e proprio elemento architettonico da non considerare disgiunto dal resto dell’ampio programma costruttivo che caratterizzo la civiltà di Tamerlano e i suoi successori” .6Donald Wilber, orientalista americano, ha disegnato la città di Samarcanda nel periodo timuride. In questo disegno si percepisce il carattere delle città centroasiatiche. Figura 2.2.1

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Figura 2.2.1, Pianta della periferia di Samarcanda e dei suoi giardini in epoca timuride

Herat-Afghanistan D.wilber 1981 1. Giardino della città 2.Giardino Bianco 3. Giardino Jahan Ara 4. Giardino Mokhtar 5. Giardino Takht safar Figura 2.2.2

Pianta della periferia di Herat e dei suoi giardini in epoca timuride (D. Wilber)

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A proposito delle questioni relative all’identità si può osservare, condividendo un pensiero che Paolo Zermani ha ripreso nel testo ‘identità dell’architettura’, come in realtà non si crei e non si distrugga un’identità ma di fatto la si trasformi. In alcuni casi un potere forte ha determinato l’espansione delle città, facendo sì che i giardini, sia nelle zone centrali, sia in quelle più esterne siano aumentati, conseguentemente modificando il carattere delle stesse città e modificando l’identità dei luoghi. Alcune città come Lahore o Isfahan sono diventate città dei giardini. Figura 2.2.3

Figura 2.2.3 I giardini in città di Isfahan nel periodo Safavide (Ardalan, N and Bakhtiar, L)

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Barrud e Kokh hanno ridisegnato la città di Lahore nel 1867. in cui si vede la distribuzione di molti giardini recintati. Figura 2.2.5

Figura 2.2.5 Lahore 1867

Lago Dal - Srinagar - Kashmir Sono collocati 5 giardini famosi d'intorno di Lago Dal a Srinagar, e hanno dato un'identità a questo posto.

A- Giardino di chashma Shahi B- Fortezza Hari Parbat C- Lago Dal

D- Giardino Nasim E- Giardino Shalimar F- Giardino Nishat Figura 2.2.6

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IL GIARDINO GIOCA UN RUOLO CENTRALE NELLA FORMA E NELLA TRASFROMAZIONE DELL'IDENTITA' DELLA CITTÀ CENTROASIATICA E DI QUELLA MEDIORIENTALE.

Figura 2.2.7

La vista verso lago Dal Giardino Nishat, Srinagar

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2.3 IL GIARDINO E IL RUOLO DEL CLIMA

Il clima dell’Asia è vario sia per la sua grande estensione che per la grande diversità morfologica che la caratterizza: diversa esposizione ai mari e conseguentemente diversa continentalità, depressioni e alte catene montuose ecc. Figura 2.3.1. Le regioni interne presentano climi tipici dei deserti di media latitudine o delle zone semidesertiche con inverni rigidi e estati caldo-torride, la piovosità media annua è inferiore a 230 ml. Le regioni a clima arido che attraversano per intero l’Asia, a partire dalla Mongolia fino alla penisola Arabica rappresentano un po’ il cuore dell’Asia, un ‘cuore morto’ però (dead heart dicono alcuni geografi), popolato da nomadi. Nella zona da studiare solo i giardini nella parte Nord dell’India, specialmente intorno al lago Dal, hanno in clima diverso. Questa zona è piovosa e i giardini sono attraversati da fiumi che scorrono sempre, nel resto dell’Asia centrale c’è sempre mancanza di acqua.

Figura 2.3.1 Carta climatica dell'Asia

Il clima aveva un ruolo fondamentale nella costruzione dei giardini. La maggior parte dei giardini della zona di studio, costruiti in area desertica. Alcuni di essi erano come oasi. “le oasi permettono la sosta e il rifornimento indispensabile alle carovane durante la traversata del deserto, sono il luogo di scambio delle merci provenienti da paesi lontani e costituiscono la casa del coltivatore” 7. Nell’area desertica per proteggersi dai raggi del sole bisogna coprirsi

completamente lasciando liberi solo occhi e bocca. Il deserto porta con sé delle caratteristiche che contribuiscono alla formazione di una specifica architettura. Abitare in una zona desertica, col cielo privo di nubi e la rilevante intensità dei raggi del sole diventa fattibile innanzitutto con la chiusura di un’area mediante una recinzione o un muro. Tradizionalmente le mura erano fatte di fango e mattoni seccati al sole, tradizione tuttora in uso che conferisce a vaste zone desertiche un carattere uniforme. Schulz così descrive Khartoum: “Le case sono fatte di fango e mattoni e la loro forma prismatica, totalmente chiusa, delinea una risposta ben precisa alla sfida del deserto”8 Figura 2.3.2

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Figura 2.3.2 Il recinto di giardino di Shazdeh

Proteggersi dagli intensi raggi del sole e dai venti sabbiosi e la necessità di avere ambienti freschi e luoghi di sosta, sono le ragioni che spingono gli architetti a fare giardini in Asia occidentale e centrale. Per raggiungere questi obiettivi bisogna innanzitutto delimitare un’area con una recinzione muraria che ci permette di avere un ambiente riparato dai venti sabbiosi, in seguito gli alberi, soprattutto cipressi, proteggeranno dai raggi del sole e l’acqua con le fontane consentirà di avere un ambiente fresco e delizioso. A Lahore e nel Kashmir, nella parte nord dell’India il clima, grazie alle montagne circostanti è diverso: l’acqua è abbondante. In questo tipo di giardini l’acqua ricopre un ruolo estetico notevole. Figura 2.3.4. Il giardino pensile nel lago Amber in Rajastan

Una casa di fango con la forma prismatica Totalmente chiusa

Punjab/Pakistan

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Note:

1. Norberg-Schulz.Christian,1979, Genius Loci, Electa, Milano-Italia, pagine 18

2. Rovetta, Germano,2013, Articolo: Luogo, Genius Loci, Città, Non Luogo, Battito Architettura, pagine 2 3. Rovetta, Germano,2013, Articolo: Luogo, Genius Loci, Città, Non Luogo, Battito Architettura, pagine 2 4. Norberg-Schulz.Christian,1979, Genius Loci, Electa, Milano-Italia, pagine 113

5. Zangheri L., Lorenzi B., Rahmati N., 2006, Il giardino islamico, Olschki, Firenze, pagine 237 6. Zangheri L., Lorenzi B., Rahmati N., 2006, Il giardino islamico, Olschki, Firenze, pagine 237 7. Zangheri L., Lorenzi B., Rahmati N., 2006, Il giardino islamico, Olschki, Firenze, pagine 68 8. Norberg-Schulz.Christian,1979, Genius Loci, Electa, Milano-Italia, pagine 116

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PARTE III

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3.1 LA QUESTIONE DEL TIPO (ARCHETIPO, FORSE?)

Se il termine tipo "significa etimologicamente impronta lasciata sopra un oggetto dopo averlo premuto, segno impresso, impronta, conio."1

Addentrandoci ulteriormente nella questione, che per gli architetti – come noto – assume un significato fondativo e capace di promettere forma, possiamo affermare che esiste una dialettica continua tra modello e tipo. Ma mentre il modello per il nostro lavoro appare statico e da riprodurre tal quale è, il tipo al contrario sembra maggiormente essere capace di suggerirci forma. Il termine archetipo, a sua volta, viene usato, attualmente, per indicare, in ambito filosofico, la forma preesistente e primitiva di un pensiero. La parola "archetipo" significa "immagine originaria". L'archetipo è inoltre utilizzato in filologia per indicare la copia non conservata di un manoscritto (l'originale) alla quale risale tutta la tradizione (le copie del manoscritto originale).Potrebbe essere interessante approfondire come nelle odierne società del cosiddetto "vicino oriente" (termine generico che usiamo qui per definire un ambito culturale e, in parte, geografico che, visto - da oriente – per me potrebbe significare: dove parlavano la stessa lingua) in contrasto con l'attuale crisi di identità, oppure – nel corso del '900 - in contrapposizione con il movimento moderno, l'Uomo per dare una identità pura alle sue opere culturali, cerca di trovare un collegamento con una immagine originaria, un archetipo, appunto?

Talvolta l'individuazione di questo archetipo deriva da un atteggiamento di nazionalismo radicale difficilmente condivisibile, che rende estremamente difficile l'individuazione di un percorso preciso fra il prodotto culturale e l'archetipo. Non è qui però il luogo per approfondire tale questione. Ci preme piuttosto approfondire il termine di "Calco semantico" che è questione ben più elevata che non unicamente la ripetizione di un archetipo assunto acriticamente. È la nozione di calco semantico in grado di produrre forma? Potremmo parlare di Calco semantico, a dire dell’idea concettuale che procede dall’archetipo. “Il calco è un procedimento di formazione delle parole che si basa su termini esistenti in un'altra lingua. Esso consiste nel coniare nuovi termini riprendendo le strutture della lingua di provenienza.”2 La creazione di

una parola può semplicemente consistere nel dare un significato nuovo ad un termine già esistente. Ad esempio è formato il termine salvare per indicare la memorizzazione digitale; il termine è ricalcato sull'inglese to save, che prevede anche quest’accezione. (figura 3.1.1). Quando noi leggiamo articoli oppure i testi scritti dagli accademici sui giardini costruiti nella zona in esame, vediamo quasi sempre questo percorso per fare la loro ricerca; ciò partire da un archetipo per poter poi dire: un giardino è stato trasformato riprendendo le strutture del giardino in provenienza. Le ricerche baste sul termine del giardino "Islamico" ricostruiscono un'immagine di Janna (Janna, o Ǧanna (Arabo, ةّنج) è il nome che indica il Paradiso). Janna è la descrizione del paradiso Islamico nel Corano. Il Paradiso islamico assume una connotazione descrittiva e materialistica in base a quanto scritto nel Corano. Ad esempio:

«S'assomiglia il Giardino promesso ai timorati di Dio a qualcosa sotto la quale scorrono i fiumi, e i suoi frutti saranno perenni, e la sua ombra. Questa sarà la Dimora Finale di quelli che temono Iddio, ma la Dimora Finale degli empi è il Fuoco »3

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Quindi secondo autore descrizione di Janna nel Corano può essere il Tipo per "i giardini islamici". Gli accademici persiani usano il termine del "giardino persiano". Il termine del

"Giardino persiano" comprende i giardini in varie province persiane , che esemplificano la

varietà di tipologie del giardino persiano, che si sono evolute per adattarsi alle diverse condizioni climatiche, pur mantenendo le loro caratteristiche che hanno radici fin dai tempi di Ciro il Grande, nel VI secolo a.C. Secondo gli accademici il giardino Pasargarde è il Tipo persiano? Il Tipo è rinvenuto attraverso Stronach. (Figura 3.1.2). David Stronach è un archeologo scozzese che si occupa di medio oriente, intorno agli anni sessanta scavò il sito di Pasargade. Attraverso un rilievo archeologico ha ricostruito il sito in cui si trovavano gli edifici e i giardini; la struttura aveva una composizione bilanciata che comprendeva quattro edifici e due giardini. L’entrata principale e il palazzo pubblico erano disposti in asse coi due giardini. La descrizione del giardino Pasargade si trova in alcune poesie persiane e secondo gli studiosi dei giardini persiani potrebbe rappresentare il Tipo (archetipo Forse?) da cui sono derivati altri giardini con caratteristiche simili. Attualmente sono disponibili alcuni documenti relativi ad esso a cui fare riferimento. Qui sotto si vede la pianta del rilievo fatto da Stronach.

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I giardini Moghul sono i giardini realizzati dagli imperatori Moghul secondo i canoni dell’architettura islamica: il risultato tradisce importanti influenze da giardini persiani. Il fondatore dell’impero moghul, Babur, descrisse il charbagh come la propria tipologia di giardino preferita. “secondo tale disposizione il giardino, quadrilatero, è diviso in quattro parti da camminamenti pedonali o corsi d’acqua”4. Il Bagh-e Wafa (giardino della fedeltà) è stato il

primo giardino di Babur e si trattava di uno char-Bagh. Babur nel 1508- 1509 nelle sue memorie scrive: “avevo costruito un giardino charbagh chiamato Bagh-i-wafa su un’altura a sud della fortezza Adianapur. Si affacciava sul fiume che scorre tra la fortezza e il giardino. Produceva molte arance, limoni e melograni” 5.I resti del giardino sopravvivono accanto al del fiume

Kabul Nimla ma il sito non può essere identificato con certezza. Il poco che si sa del disegno del giardino deriva dalle memorie di Babur: “arance, cedri e melograni crescono in abbondanza . . . avevo portato e piantato piantaggini, sono venute molto bene. L’anno prima avevo portato la canna da zucchero e anche questa era venuta bene. il giardino si trova in alto, con l’acqua a portata di mano e un clima invernale mite. Oltre la collinetta su cui sono i quattro orti, un corso d’acqua scorre costantemente e al centro di esso c’è un mulino. Sul lato sud-ovest vi è una vasca di dieci per dieci intorno al quale ci sono aranci e alcuni melograni, il tutto circondato da un prato di trifoglio. Questa è la parte migliore del giardino, che offre lo spettacolo più bello quando le arance assumono colore”6. Figura 3.3. Il giardino di Babur è stato

costruito nel 1528 D.C. subito dopo la costruzione del giardino della fedeltà. Gli architetti dei giardini di questa zona guardano con riverenza a questi due esempi che secondo noi potrebbero essere considerati i modelli archetipici per i giardini centroasiatici. In ogni caso questi due giardini sono modelli misti non identificabili con una identità pura. Di questi giardini abbiamo documentazione sia iconica sia scritta (es. Baburnama). Figura 3.1.3

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È forse qui necessario fare qualche considerazione relativa al modo di guardare e di capire i simboli. La differenza che potrebbe essere utile evidenziare, rispetto a un modo corrente occidentale, è che spesso si cerca di imparare, descrivere, misurare, classificare, mentre un punto di vista più localizzato nell’ambito della nostra ricerca, potrebbe invece farci

sottolineare maggiormente termini legati al capire, sentire, percepire.

Nella costruzione del giardino, e più in generale nella percezione dello spazio o – ancora più in generale, se si vuole, nell’approccio al sapere - si potrebbe sostenere che un punto di vista che parte dalle proprie emozioni e dalla propria percezione del luogo è più efficace nella comprensione della costruzione del giardino. Ed è quello che questo lavoro intende indagare. È – tra gli altri - Ernst Cassirer a introdurci all’approccio che apparentemente oggi rende la questione di difficile comprensione? Secondo il filosofo tedesco non vi è alcuna soluzione di continuità reale che separi il pensiero primitivo, mitico e il moderno pensiero razionale, anzi, tale separazione sarebbe un’illusione della civiltà contemporanea che ha contribuito al ritorno del pensiero mitico e ha favorito l’affermarsi dei miti politici moderni. La questione riguarda il persistere dell’importanza del mito nella società contemporanea, anche se non sempre siamo ancora capaci di riconoscerlo.

“Il XX secolo ha sviluppato una tecnica del pensiero mitico senza precedenti nella storia passata; da allora in poi i miti sono stati fabbricati nello stesso modo che le mitragliatrici e gli aeroplani”7

Ciò che da simili considerazioni potremmo ritenere utile a illuminare una parte del percorso di ricerca qui proposto, riguarda il fatto che una costruzione moderna del mito sarebbe assimilabile a una ricerca di archetipo collettivo.

UNA CONOSCENZA ARCHETIPICA GOVERNA IL PROCESSO DI CREAZIONE DI UN GIARDINO

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3.2 RILETTURA E INTERPRETAZIONE DEI RIFERIMENTI ICONOGRAFICI

Scopo principale di questa parte della ricerca è capire ed interpretare alcuni dipinti antichi ed estrarre il loro significato. Come si può capire, interpretare, recepire? “Crediamo ci siano tre importanti modi che nel caso specifico possiamo utilizzare per finalizzare alla nostra ricerca l’esame di alcune pitture: la tecnica, senza la quale non ci può essere un modo di interpretare corretto, la forma, senza la quale il contenuto resta scomposto e il contenuto, cioè il racconto che l’immagine svolge. Quando esistono questi tre basilari punti di riferimento si può dire che la pittura ha una sua completezza. Non soltanto questi tre punti basilari arrivano a caratterizzare la pittura in sé stessa, a renderla intellegibile al fruitore concorrono almeno altre tre componenti: l’intenzione dell’autore, l’intenzione dell’opera e l’intenzione dell’osservatore stesso. ”8.Ai fini

della presente ricerca le tre componenti esterne sono di fondamentale importanza, in particolar modo l’intenzione sottesa all’opera. La ricerca ha l’ambizione di estrarre, dall’analisi delle componenti della pittura, i codici compositivi coi quali poter ridisegnare un giardino storico mediorientale. Le pitture esaminate sono state eseguite tra il 1600 e il 1900.specialmente nel periodo Moghul a Kabul, nella città di Herat e nel Nord dell’India; consideriamo anche le miniature persiane e le miniature di argomento religioso. Di seguito cercheremo di rileggerle e di interpretarle.

3.2.1 TENDENZA A UN CARATTERE UNITARIO (Siaq)

Nella poesia la lingua ha una doppia funzione di vettore: di significato e di suono. La poesia è l’arte di usare, per trasmettere un messaggio, il significato semantico delle parole insieme al suono e al ritmo che queste imprimono alla frase. La poesia ha quindi in sé alcune qualità della musica e riesce a trasmettere concetti e stati d’animo in maniera più evocativa e potente di quanto riesca a fare la prosa. In questo caso possiamo dire che nella poesia persiana si usa un termine che ha lo stesso ruolo, siaq è un termine che si usa per indicare la tendenza ad un pensiero unitario sia per quanto riguarda il significato semantico delle parole sia per quanto riguarda suono e ritmo delle frasi nella poesia. Nelle pitture presenti nel Baburnama è spesso pronunciata da parte del visitatore del giardino la parola siaq, per esempio: “Con quale siaq hai fatto questo giardino?” oppure “Che siaq e stile buono! "analogamente il termine siaq è vicino al significato del “carattere” in architettura. Quando questo termine si usa con la parola sabk (stile) significa: “tende a uno carattere unitario”. Figura 3.2.1, Quindi si può sintetizzare così:

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Figura 3.2.1.1

Il Giardino Islamico,1700 A.D Circa

In questa pittura si vede il proprietario del giardino mentre sovraintende alla costruzione del giardino stesso. Si vede anche un canale d’acqua che scende dalla montagna e attraversa il giardino. Sulla pittura c’è scritto: “Ho detto con quale Siaq è stato costruito questo canale? È un canale perfetto”

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3.2.2 PENSIERO TRASCENDENTE

Un giardino non si costruisce per caso. L'architetto costruttore del giardino è un iniziato, un

profondo conoscitore, un Maestro che mediante una trasmissione orale insegna agli allievi il

rituale dell'Arte e la propria scienza. Il giardino non è costruito casualmente. In tutte le pitture si vedono i proprietari oppure gli iniziati che stanno supervisionando la costruzione del giardino. Dietro a un giardino c’era sempre un’idea. Si vede anche Memar, la persona che gestisce i lavoratori e realizza il giardino con profonda competenza." Una nota miniatura nel baburnama mostra il re Babur che supervisiona l'impianto di un giardino: mentre si provvede a mettere a filo il canale dell'acqua, Babur si rivolge all'architetto che tiene in mano una tavola con il progetto"9

Bisogna sapere come gli architetti (gli iniziati) partecipavano alla costruzione di un giardino: In Asia occidentale, specialmente i Persiani, al contrario dei cinesi in oriente e dei romani in occidente, non hanno lasciato nessuna mappa e nessuna impronta della loro creazione architettonica. Imparavano a conoscere l’architettura in modo diverso. Insegnavano le loro conoscenze architettoniche a un nuovo studente (l’apprendista del sapere iniziatico) solo se lo reputavano sufficientemente intelligente. Insegnavano cioè a un architetto giovane solo se erano sicuri che avrebbe mantenuto il segreto, in questo modo il sapere veniva trasmesso di generazione in generazione. Quando il giovane architetto imparava faticosamente i segreti della proporzione ottimale di larghezza, lunghezza e altezza incominciava a disegnare su un pezzo di terra. Bagnava un pezzo di suolo argilloso e incominciava ad impostare la sua idea architettonica. Non esistevano né scuola né lezioni, l’insegnamento, trasmesso dunque per via orale, era basato su due principi: passione e segretezza. Nella letteratura persiana si vede che l’insegnante/maestro non diceva a tutti ciò che aveva valore, ma solo ad alcuni. È questo il modo di porsi con rispetto e considerazione verso la scienza/arte. È per questa via che si tramanda con continuità la sapienza costruttiva del giardino. Mansur Falamaki dice:

UN PENSIERO TRASCENDENTE GUIDA LA VISIONE CRITICA E LA VALUTAZIONE DELLA STRUTTURA FISICA DEL GIARDINO

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Pittura Moghul Baburnama1597 A.D

L’ architetto consegna la pianta del giardino al proprietario (sembra il re Babar). Si vede il proprietario che sta supervisionando la costruzione del giardino mentre i maestri stanno lavorando. Figura 3.2.2.1

Costruzione di un giardino. 1600 A pittura ad Herat

Nella figura si vede l’architetto che spiega al proprietario la procedura di costruzione del giardino. Nella scritta l’architetto dice: Ho detto di fare la vasca dell’acqua in pietra 10 per 10. Ho detto di costruire il bordo della vasca con un Siaq (carattere) quadrato

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3.2.3 IL TERMINE DI PROGETTAZIONE

In alcune pitture di giardini, in particolare in quelle che riguardano la realizzazione dei giardini, nelle frasi scambiate tra i protagonisti, si trova il termine “tarhandazi” che significa letteralmente progettazione. (figura 3.2.3.2). Questo termine mette in luce l’importanza del progetto che probabilmente era astratto e schematico. "Le piante schematiche dei giardini riportati nel manoscritto del periodo Qajar “Mafatih al arzaq” di Yousef nuri Munshi esemplificano bene, nell’astrattezza del disegno, questo metodo progettuale: si limitano a tracciare i canali d’acqua, il luogo in cui erigere l’edificio di ingresso e il padiglione"10. Figura

3.2.3.1

Figura 3.2.3.1 disegno del giardino nel periodo Qajar 1800 circa Baburnama, Pittura Moghul

1597 A.D

Il re Babur sta entrando nel suo giardino. La scritta dice:” Si vede molto bene, è stato progettato un bellissimo giardino. Esso è orientato verso il sud”

Nella pittura è scritto il termine progettazione (tarhandazi), questo comporta che ci fosse un architetto e che un pensiero trascendente guidasse la visione critica e la valutazione della struttura fisica del giardino.

Come si vede nella pittura la geometria dei giardini dell’Asia centrale e occidentale non è necessariamente rettangolare, in questo caso sembra essere ottagonale. Si vede un recinto murario che determina il confine del giardino dal resto.

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3.3 LA DOCUMENTAZIONE DEI PRIMI RIFERIMENTI DEL GIARDINO

Il primo riferimento al giardino nella zona in esame è documentato nel libro Irshad al Zira.

Irshad al Zira, ‘Guida per l’Agricoltura’ è stato scritto da Quasim b. Yusuf Abu Nasri Harawi.

Si tratta di una immensa fonte di informazioni agricole e di un trattato di botanica farmacologica. Il libro si occupa di erbe aromatiche e farmaceutiche. Si suppone che il volume sia stato scritto nell’ultimo periodo del periodo Timuride, dunque è veritiera la singolare datazione 921/1515 che viene usualmente attribuita in letteratura. Il volume contiene una serie di capitoli dedicati alla scelta del terreno e al periodo ottimale di semina e coltivazione, scendendo poi nel dettaglio delle singole coltivazioni di cereali, uve, alberi in generale e fiori. Il volume attinge a una vastissima conoscenza, sia basata su esperienza diretta degli agricoltori consultati, sia radicata in fonti greco-islamiche comprendenti ampio riferimento di letteratura agricola in lingua araba e altre lingue orientali. Parte del manuale considera l’opinione dei dotti (ulama) e degli ufficiali di corte. Ciò che appare qui importante notare è che grazie alle varietà e specie di colture citate è possibile collocare geograficamente questo testo nella zona intorno ad Herat, cioè in quella parte attualmente collocabile tra Iran e Afghanistan. Nel manuale vengono indicate con precisione le misure e le distanze da rispettare nella composizione dei diversi elementi di un giardino. Tali proporzioni sono tipiche dei giardini nella parte occidentale dell’Asia centrale, in special modo tra Samarcanda ed Herat. L’architetto Canadese “Viktor Muskaluik” ha recentemente restituito sotto forma di disegni le descrizioni del manuale Irshad al Zira. Le sezioni sono tracciate utilizzando l’unità di misura Zaré, che era una delle unità di misura più comuni dell’antichità in questa parte del mondo che rimase in uso fino all’epoca medioevale per poi venire chiamato braccio. Ogni Zaré corrisponde alla misura di 104 cm.

Riportiamo qui di seguito tre sezioni del giardino in cui si vedono: 1) la distanza tra gli elementi compositivi

2) la tipologia degli alberi

3) la misura del percorso pedonale (passerella) e del canale dell’acqua 4) la tipologia delle erbe.

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Figura 3.3.1 (Sezione trasversale, rappresentazione di un canale d'acqua perimetrale e passerella con filari di albicocchi, basati su Irshad al zira).

Figura 3.3.2 (Sezione trasversale, la rappresentazione di terrazze poste sul lato del canale d'acqua principale, sulla base di Irshad al zira)

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"Nell’ottavo capitolo del volume Irshad al Zira si parla della composizione generale dello

charbagh timuride, questo termine significa letteralmente ‘quattro lotti’, nell’accezione comune

esso designa un giardino quadripartito da canali d’acqua"11. Secondo il modello ipotizzato da

Muskaluik e basato su Irshad el Zaira, si possono individuare gli elementi principali del giardino: il recinto, i filari di alberi affiancati al recinto murario, la geometria e la posizione del padiglione principale, la modalità di distribuzione degli alberi, dei fiori e dei trifogli. Nella planimetria si vede anche una terrazza su cui sono stati impostati il padiglione e la vasca principale del giardino.

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3.4 CORANO, SIMBOLO, GIARDINO ISLAMICO

"Ed è Lui che fa discendere acqua dal cielo con la quale Noi facciamo spuntare germogli d'ogni specie e da essi verde fogliame e da questo granelli agglomerati, e dalle spate delle palme grappoli bassi di datteri, e giardini di vigne, e olivi e melograni, simili e dissimili. Guardate il loro frutto quando nella sua stagione matura, ché certo in tutto questo v'han Segni per gente che crede" 12

Gran parte dei giardini dell’Asia occidentale e centrale, nonché i giardini situati in nord Africa, sono stati costruiti nel periodo islamico. “Per gli arabi preislamici la natura era ‘Locus Horridus’ poiché rappresentava il deserto, la negazione e l’assenza della vita che è data dall’acqua e dalla vegetazione. Al-sahra, il deserto, esprime in arabo un concetto negativo: è tra i nomi che i grammatici arabi hanno definito di difetto o di mancanza, un genere di termini coi quali si esprime anche la cecità o qualunque altro difetto di sensi dell’essere umano” 13.Il Corano, come

libro sacro dei mussulmani, descrive un paradiso, un paradiso in cui Adamo viveva con la divinità. “ne è stato cacciato per i suoi peccati, ma solo temporaneamente, vi ritornerà se adempie la volontà di Allah e vi godrà i piaceri dei sensi sintetizzati nel giardino”. “Il Corano da una descrizione minuziosa dei piaceri che provocheranno il piacere sublimato dei sensi”14.

Il Corano ha molti riferimenti al giardino che viene utilizzato come analogia terrena della vita in paradiso che è stata promessa ai credenti. Si potrebbe dire che la differenza fondamentale tra l’Islam e le altre religioni monoteiste è che i mussulmani, nel momento di prendere decisioni importanti cercano di ricondurre gli eventi al tempo di inizio dell’Islam, al tempo del profeta Maometto, in questo senso per i mussulmani il paradiso coranico (Janna) è un archetipo e per fare un giardino terrestre si cerca di costruire l’immagine del paradiso nel Corano. Petruccioli afferma che il giardino islamico è una metafora del paradiso poiché il suo obbiettivo estetico è il piacere dei sensi. Il paradiso Coranico è un archetipo per gli architetti mussulmani, Un archetipo estetico e morale e un riferimento intellettuale: il luogo creato da Allah per premiare i beati con i piaceri sublimati dei sensi.

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3.4.1 Descrizione del giardino Nel Corano

In questa parte della ricerca vediamo come il Corano descrive il paradiso:

"Ai credenti e alle credenti, Allah ha promesso i Giardini in cui scorrono i ruscelli, dove rimarranno in perpetuo, e splendide dimore nei giardini dell'Eden; ma il compiacimento di Allah vale ancora di più: questa è l'immensa beatitudine." 15

"Dice Allah: “Ecco il Giorno in cui la verità sarà utile ai veridici: avranno i Giardini nei quali scorrono i ruscelli e vi rimarranno in perpetuo. Allah sarà soddisfatto di loro, ed essi di Lui. Questo è l'immenso successo!”"16

"Coloro invece che temono il loro Signore, avranno i Giardini dove scorrono i ruscelli e vi rimarranno per sempre, dono da parte di Allah. Ciò che è presso Allah, è quanto di meglio per i caritatevoli."17

"Coloro che invece hanno creduto e operato il bene, presto li faremo entrare nei Giardini dove scorrono i ruscelli e in cui rimarranno immortali in perpetuo, avranno spose purissime e li introdurremo nell'ombra che rinfresca."18

"Ecco coloro che avranno i Giardini dell'Eden, dove scorrono i ruscelli. Saranno ornati di bracciali d'oro e vestiranno verdi abiti di seta finissima e di broccato e staranno appoggiati su alti divani. Che eccellente ricompensa, che splendida dimora!"19

Il Corano è il più importante testo in comune tra le società mussulmane. Come abbiamo visto precedentemente il Corano afferma ripetutamente che il fedele sarà ammesso “ai sontuosi

giardini sotto i quali scorrono i fiumi”. Questo modello, che si incomincia a sviluppare nel

periodo islamico, vede passare sotto al padiglione centrale del giardino un canale d’acqua. Si vede ad esempio bene nel giardino Shalimar a Kashmir e nel giardino Fin a Kashan. Figura 2.4.2, Figura 3.4.3

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Figura 3.4.2 Giardino di Shalimar a Srinagar

Figura 3.4.3 Acqua passa sotto il giardino di Fin a Kashan

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Quattro fiumi:

Una Sura del Corano allude ai quattro fiumi del paradiso: “ci saranno fiumi di acqua incorruttibile, fiumi di latte il cui sapore non cambia mai, fiumi di vini: una gioia per coloro che bevono, fiumi di miele puro e limpido”20 Una sura del Corano fa riferimento a quattro esempi,

fatto che viene interpretato da alcuni come un richiamo allo schema quadripartito del charbagh. “Nei quattro giardini ci sono due fontane scorrenti e due fontane sorgive copiosissime”21. Ibn

Arabi è un interprete famoso del Corano e in una parte delle sue riflessioni scrive relativamente al modello del giardino Coranico tracciandone anche un modello che qui sotto vediamo

Figura 3.4.4. schema del giardino Islamico secondo Ibn Arabi

3.4.2 Corano e simbolismo religioso  Acqua

Ci sono molti riferimenti a fontane, acqua e clima temperato nelle descrizioni del paradiso nel Corano. Non si può immaginare un giardino islamico privo di acqua, “l’acqua ne è l’elemento essenziale più di qualsiasi architettura o della componente vegetale”22 In questa parte dello

studio parliamo della componente simbolica dell’acqua, nel capitolo successivo affronteremo il ruolo funzionale dell’acqua nei giardini medio orientali. “Il termine stesso ‘giardino islamico’ richiama alla mente l’immagine di lunghi canali d’acqua, piscine dalla forma geometrica e di eleganti fontane, fa pensare a aspre pianure semiaride dove gli impianti idrici alleviano la calura, la polvere e la stanchezza, evoca corsi d’acqua che formano cascate su terrazzamenti erbosi, dilettando i sensi”23. È facile ricordare che nei giardini islamici l’acqua assume un valore

religioso oltre che estetico. Nel giorno di giudizio, coloro che " hanno avuto fede e si sono

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Qui sotto viene scritto la descrizione dell'acqua nel Corano. Figura 3.4.5

Figura 3.4.5 La descrizione dell'acqua nel Corano

La pioggia, le fonti e i corsi d’acqua che alimentano i giardini sono innanzitutto segno della grazia di Allah. “E noi mandiamo dal cielo pioggia carica di benedizione, e noi produciamo con essa giardini e grani per il raccolto”25. “Giardini e frutteti indicano il potere e l’unità di Allah e

della sua creazione”26. Dicendo questo è immediatamente percepibile il valore religioso

dell’acqua che, congiuntamente al già sottolineato valore estetico, contribuisce a formare il concetto di giardino islamico. Nel capitolo successivo vedremo il valore irrigativo nei giardini persiani perché se ne percepisce l’importanza. Figura 3.4.6

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57

 Albero

Nella religione islamica gli alberi hanno significati e valori simbolici. "Ci sono frasi del profeta Maometto che sottolineano come la coltivazione di piante e alberi che producono cibo sia un’opera di carità"27.

In una sura del Corano Allah paragona una buona parola con un buon albero:

"Non hai visto a cosa Allah paragona la buona parola? Essa è come un buon albero, la cui radice è salda e i cui rami [sono] nel cielo, e continuamente dà frutti, col permesso di Allah. Allah propone metafore agli uomini, affinché riflettano." 28

Nella stessa Sura parla di una parola cattiva:

"La metafora della parola cattiva è invece quella di una mala pianta, sradicata dalla superficie della terra: non ha stabilità alcuna." 29

In alcuni Sura Dio indica gli alberi per ricordarci la sua potenza:

"Egli è Colui Che ha creato i cieli e la terra; e dal cielo ha fatto scendere per voi un'acqua, per mezzo della quale Noi abbiamo fatto germogliare giardini rigogliosi; i cui alberi voi non sapreste far germogliare. Vi è forse un'altra divinità assieme ad Allah? No, quella è gente che attribuisce eguali [ad Allah]." 30

Egli ci ricorda chi ha fatto crescere gli alberi:

"siete stati voi a far crescere l'albero [che lo alimenta] o siamo stati Noi?" 31

Nel Corano si parla di due tipi di alberi nel paradiso: quelli per l’ombreggiamento e quelli per l’alimentazione. Producono frutti freschi e pieni di acqua, questi due alberi si chiamano Sadr e Tuba.Poi ci sono gli alberi, sulla cui creazione Dio ha giurato, Per la cultura mussulmana questi due frutti oltre ad essere alimentari hanno valore religioso e santo:

"Per il fico e per l'olivo" 32

L’olivo ha per i mussulmani un enorme significato simbolico grazie alla sua menzione in quello che è conosciuto come ‘verso di luce’ del Corano: “Allah è la luce dei cieli e della terra. La Sua luce è come quella di una nicchia in cui si trova una lampada, la lampada è in un cristallo, il cristallo è come un astro brillante; il suo combustibile viene da un albero benedetto, un olivo né orientale, né occidentale, il cui olio sembra illuminare, senza neppure essere toccato dal fuoco. Luce su luce. Allah guida verso la Sua luce chi vuole Lui e propone agli uomini metafore. Allah è onnisciente." 33. Nella tabella si vedono le varie piante e i frutti del Corano, Figura 3.4.7

(58)

58

Significato simbolico Corano Albero

Alimentazione Venti volte nel Corano Datteri

Alimentazione, simbolico Undici volte nel Corano Uva Alimentazione, Simbolico Anam99-Anam

141-alrahman 68

Melograno Alimentazione, Simbolico Anam99-Anam141-Tin1,

Nur35-Abas39-Nahl11

Olivo

Alimentazione, Simbolico Tin 1 Fico

Alimentazione, Simbolico, ombreggiamento

Waqia 28 Sadr

Il profeta Maometto nei suoi detti sottolinea l’importanza di coltivare piante e alberi che producono il Frutto, questi alberi sono menzionati come paradisiaci. E per gli architetti e i giardinieri hanno carattere religioso. Su alcuni di essi Dio ha giurato nel Corano e quindi un architetto che vuole coltivarli in un giardino li coltiva con rispetto. Figura 3.4.8. possiamo sottolineare in questo modo:

L'ARCHITETTO E IL GIARDINIERE COLTIVANO CON RIVERENZA GLI ALBERI CHE IL CORANO DESCRIVE PER IL GIARDINO

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