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Capitolo 3 STRATEGIE DI SVILUPPO E PROGRAMMAZIONE URBANA

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Capitolo 3

STRATEGIE DI SVILUPPO E PROGRAMMAZIONE URBANA

 

Abstract: Dalle riflessioni conclusive effettuate nel capitolo precedente, emerge con chiarezza come la dimensione strategica delle operazioni di recupero e trasformazione dei fronti d’acqua all’interno dell’ambito urbano sia strettamente connessa alla capacità di saper governare e portare a sintesi tutti gli elementi che a diversa scala in essi confluiscono. Partendo quindi dal riconoscimento della natura complessa dei waterfront, questa parte del lavoro si prefigge di costituire un quadro di riferimento utile alla corretta programmazione degli interventi. Attraverso un’analisi sistematica delle relazione che in forma dinamica e variabile si vengono a creare all’interno del sistema waterfront (luogo, ambiente, paesaggio, territorio, costruito),l’obbiettivo è proprio quello di definire approcci e strategie sistematiche, interdisciplinari ed integrate che si basino su una corretta ponderazione di benefici economici, sociali, ed ambientali e che tengano conto delle esigenze di sostenibilità come punto di partenza per qualsiasi strategia di sviluppo ipotizzata.

3.1 Waterfront come entità complessa

Pianificatori, progettisti, amministrazioni, investitori guardano al waterfront come a una parte di territorio da recuperare, trasformare, progettare, relativamente a particolari usi ed a determinati fruitori.

Proprio in riferimento ai waterfront, troppo spesso sentiamo utilizzare parole come orlo, bordo, linea, come se il mero aspetto localizzativo potesse da solo definire la natura e la qualità di questi luoghi, dimenticandoci, invece, che in essi da sempre convivono intensi e delicati equilibri che dovrebbero piuttosto farci ragionare in termini di sistema ambientale, territoriale ed urbano.

Da un punto di vista ambientale, i waterfront fanno parte di ecosistemi caratterizzati da milioni di entità – specie viventi, composti chimici, forme e flussi di energia – che sono dinamicamente connessi tra loro a differenti scale.

Partendo da questa visione, risulta evidente come la programmazione di qualsiasi intervento finalizzato alla riqualificazione di queste aree deve partire dalla consapevolezza che i waterfront sono entità complesse, la cui dimensione supera i

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siti di appartenenza, coinvolgendo fiumi, porti, bacini, estuari e coste, andando ad incidere sull’ecosistema sia a monte che a valle1.

Allo stesso tempo, la duplice compresenza di ambiente naturale e di ambiente antropizzato rimanda alla necessità di operare scelte capaci di coniugare le esigenze di sviluppo, compatibilmente alla disponibilità di risorse, alla salvaguardia del patrimonio naturale e culturale, per garantire sia il rispetto dell’ambiente che il benessere delle comunità umane.

La sostenibilità ambientale, l'equità sociale ed il benessere economico, quindi, dovranno avere eguale peso nella costruzione delle politiche e nel governo delle trasformazioni che investono il territorio, per poter sviluppare nel presente e proiettare nel futuro le migliori condizioni di vivibilità collettiva.

Il concetto di sviluppo sostenibile, infatti, nasce proprio dal riconoscimento che lo sviluppo economico e sociale di un territorio e le politiche ambientali non possono essere affrontati separatamente e che è, invece, necessaria una strategia di sistema, nella quale le scelte di programmazione, progettazione, realizzazione e gestione di un intervento siano contestualmente basate su una corretta ponderazione di benefici economici, sociali, ed ambientali.

Come abbiamo osservato, le strategie di riqualificazione dei waterfront hanno effetto non solo sulla sostenibilità locale di un territorio, ma bensì possono incidere su ecosistemi ed economie che vanno ben al di là delle aree coinvolte dalle operazioni di trasformazione; in questo senso è importante sottolineare come il concetto di sostenibilità locale, riferito ad ambiti limitati nello spazio e nel tempo, debba necessariamente convergere con la ricerca di una sostenibilità globale, che prende il pianeta Terra come scala di riferimento. Proprio il comportamento egoistico di molte metropoli e paesi del mondo sviluppato, tanto esigenti in tema di risorse, quanto prodighi in rifiuti, hanno portato ad una crescente insostenibilità globale con effetti sul clima e sulla qualità della vita degli esseri umani2.

       1

McMillan G., Stark Schiffman E., Environmental issues in waterfront development, in Remaking the

Urban Waterfront, ULI, Washington 2004, p.65.

2

  Con il Libro Verde sull’Ambiente Urbano (1990), la Comunità Europea ha cercato per la prima volta di dare un senso complessivo alle azioni territoriali e urbane nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile globale, definendo il ‘sistema urbano’ come un tutto complesso e correlato la cui gestione non deve solo guardare alle condizioni di vita delle città, ma all’intero territorio; e ancora la relazione del gruppo esperti sull’ambiente urbano della Commissione Europea (1996) dal titolo “Città europee sostenibili”,

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La sfida è riuscire, quindi, a raggiungere un equilibrio tra le esigenze di crescita, sostenibilità ambientale ed equità sociale, come elemento fondamentale per il mantenimento di una convivenza pacifica e democratica tra gli esseri umani e come obbiettivo generale delle politiche di sviluppo delle città3.

La costruzione della sostenibilità globale nel rispetto delle identità locali, quindi, dovrà partire proprio dal basso, ovvero dalla scala urbana e territoriale, assumendo approcci e strategie sistematiche, interdisciplinari ed integrate che pongano la conoscenza al centro della programmazione degli interventi e che tengano conto di tutte gli elementi che confluiscono nel sistema waterfront. In questo senso, lo slogan ambientalista “pensare globalmente, agire localmente” esprime in forma sintetica la necessità di una presa di coscienza ed una assunzione di responsabilità da parte di tutte le comunità dell’importanza delle azioni individuali e che una corretta gestione del proprio territorio contribuisce non solo ad implementare le occasioni di crescita e benessere per le città, ma anche a mitigare gli effetti di quei fenomeni in atto, dovuti ai cambiamenti climatici e all’azione dell’uomo, che ad oggi diventano il punto di partenza per la programmazione di qualsiasi strategia di sviluppo ipotizzata.

3.2 Gli effetti dei cambiamenti climatici sulle aree costiere

I fenomeni provocati dai cambiamenti climatici globali in atto, dovuti sia ad eventi naturali che ad interventi di tipo antropico, avranno degli impatti notevoli sulle aree costiere - per la salute e la vita delle popolazioni che risiedono in queste zone, per le economie locali, ma anche sugli equilibri geo-politici planetari - e devono essere attentamente presi in considerazione, soprattutto quando si prevede di programmare interventi sui waterfront, che per la loro localizzazione strategica

       

sottolinea che “la sfida della sostenibilità urbana è risolvere sia i problemi sperimentati nella città che i

problemi causati da esse.”

 

3

 La Carta di Napoli (settembre 2000), sottolinea che la giustizia sociale e la giustizia ambientale si realizzano nelle città; che la loro realizzazione dipende dalla capacità di governance; che per migliorare la governance occorre applicare l’Agenda 21 Locale e l’Habitat Agenda con un approccio economico integrato che “leghi” l’economia di mercato con l’economia civile. Lo sviluppo delle reti di città sostenibili può rappresentare un nuovo processo di globalizzazione “dal basso”, fondato sul potenziamento delle autonomie locali. Questo vale, in particolare, per l’Europa, la cui “forza” è nelle radici/valori/tradizioni locali, che sono portatrici di specificità, di valori simbolici e culturali. In questo modo, anche le città più lontane possono partecipare ai nuovi processi di sviluppo, imparando dalle buone esperienze di altre, anche nel campo del lavoro.

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rappresentano aree ad alta vulnerabilità e quindi maggiormente esposte agli effetti previsti verificarsi nel futuro.

Le aree costiere, infatti, sono fra le più densamente popolate al mondo - attualmente, più di 200 milioni di persone vivono in 2 milioni di kmq di costa con un’altezza massima di 1 metro sopra il livello del mare - e sostengono numerosi ecosistemi da cui le comunità locali dipendono4.

Le coste rappresentano un ambiente importante anche per lo sviluppo delle principali attività socio-economiche umane; in prossimità delle coste, infatti, si svolgono la maggior parte delle attività turistiche ed importanti attività agricole. Lungo i litorali sono situate città ed insediamenti urbani rilevanti dal punto di vista storico, artistico e culturale; inoltre molte infrastrutture strategiche quali raffinerie di petrolio, centrali nucleari e industrie sono concentrate in queste zone.

Come già sottolineato precedentemente, oggi più che mai le città e le realtà locali si devono misurare con un sistema globale Terra per poter attuare politiche di sviluppo sostenibile che permettano di generare benefici a lungo termine sia all’interno dell’ambito urbano, che a scala territoriale.

Le valutazioni degli scenari di cambiamento climatico non sono allo stato attuale delle conoscenze abbastanza dettagliate da renderle sicuramente affidabili, essendo passibili a margini di errore che dipendono sia da modelli e metodi utilizzati per effettuare le previsioni, che dalle variabili di evoluzione dello sviluppo socio economico e delle emissioni antropiche dei gas serra. Tenendo conto delle incertezze, vengono di seguito riportati in dettaglio gli scenari di rischio futuri più probabili, in relazione ai principali fenomeni in atto ed ai prevedibili impatti che andrebbero ad interessare le aree costiere da un punto di vista ambientale, sociale ed economico:

ƒ innalzamento del livello del mare [fig.1]

Impatto generale:

- allagamenti di aree costiere, dovuti sia all’innalzamento dei livelli dei mari che alla combinazione dell’effetto di abbassamento del fondale marino e di sollevamento dovuto a movimenti tettonici

       4

Fondazione Toscana Sostenibile, Le relazioni tra i cambiamenti climatici ed il sistema socio- economico, Dicembre 2007, p.10.

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- erosione di aree costiere, sia delle spiagge basse e delle spiagge ottenute con opere di difesa idraulica delle coste o di zone bonificate

- cuneo salino nei fiumi

- intrusione salina nelle falde acquifere

- aumento dell’energia ondosa su coste particolarmente esposte e aumento in

intensità e frequenza delle inondazioni nelle aree deltizie

Impatti prevedibili:

- perdita permanente e temporanea di suolo

- salinizzazione delle falde costiere di acqua dolce con conseguenze sulla disponibilità di acqua dolce

- erosione, degrado dei suoli e riduzione delle aree coltivabili che comporteranno una perdita di fertilità e una riduzione della resa dei raccolti con gravi effetti sull’agricoltura

- cambi di produttività per tutte le attività economiche insediate nelle aree di

costa: l’agricoltura, l’industria, gli insediamenti urbani, le infrastrutture, nonché

le aree utilizzate per servizi e per il tempo libero, le aree protette per il loro valore naturale e le aree e strutture considerate beni culturali

- perdita di aree umide costiere

- perdita di zone umide alla foce dei fiumi - perdita di bio-diversità

- danni infrastrutture ed stabilità delle costruzioni e delle strutture portuali

avanzate in mare

PERIODO TASSO MEDIO GLOBALE

CONTRIBUTO DELLO SCIOGLIMENTO DEL

GHIACCIO

AUMENTO LIVELLO DEL MARE PER ESPANSIONE

TERMICA 1961 - 2003 + 1.8 mm/anno da –0.03 a +1.40 mm/a

1993 - 2003 + 3.1 ± 0.70 mm/anno + 0.55 - 1.82 mm/a 1.20 – 1.80 mm/anno

1955 - 1995 0.40 ± 0.09 mm/anno

XX secolo Aumento medio globale 1.70 ± 0.5 mm (17cm)

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ƒ aumento delle temperature medie [fig.2]

Impatti:

- riduzione della bio-diversità - alterazione degli ecosistemi - aridità, siccità e desertificazione - salute e benessere umano

Impatti prevedibili: - emergenza idrica

- maggiore consumo energetico

- modifiche nei comportamenti e d'uso del tempo libero della popolazione - effetti isola di calore urbano

- impatti sul turismo costiero

- impatti prevedibili su attività economiche

PERIODO AUMENTO TOTALE (valori medi) TREND DI RISCALDAMENTO PER

GLI ULTIMI 50 ANNI

Il tasso di riscaldamento degli ultimi 50 anni risulta quasi doppio rispetto a quello verificatosi negli ultimi 100 anni.

1906 - 2005 + 0.74 ± 0.10 C° 0.13 ± 0.03 C°/decennio 1850/99 - 2001/05 + 0.76 ± 0.19 C°

Fig.2 – Trend della temperatura atmosferica media globale

ƒ riduzione delle precipitazioni e fenomeni violenti

Impatti:

- perdita di falde acquifere per intrusione salina - inondazioni improvvise

- aridità, siccità e desertificazione

Impatti prevedibili: - emergenza idrica - deterioramento dei suoli

- maggiori costi per il turismo costiero

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ƒ maggiore frequenza di eventi estremi

Impatti:

- inondazioni alle foci dei fiumi che potrebbero essere enfatizzate da vari fattori antropici quali l’incremento della superficie impermeabile dovuta alle urbanizzazioni e dai mutamenti nella copertura vegetale nei piccoli bacini idrografici

- temperature estreme - cicloni, tsunami

- frane, smottamenti, alluvioni sul territorio

Impatti prevedibili:

- problemi di salute legati ad onde di calore estivo - problemi per il turismo

- impatti prevedibili su attività produttive e sull’agricoltura

- danni economici e sociali sulle infrastrutture, strutture residenziali e produttive

Oltre agli effetti direttamente derivati dai cambiamenti climatici, bisogna tenere conto delle pressioni di natura antropica che insistono sul sistema costiero, le quali, in misura variabile e diversificata, influiscono sulla sostenibilità di queste aree: - pressione demografica e crescita cumulativa, spesso conflittuale, di usi

tradizionali e nuovi; i danni provocati da processi naturali possono essere acuiti da strutture e sovrastrutture costiere progettate e realizzate senza tener conto dei cambiamenti in atto e delle condizioni ambientali. Non va dimenticato che i prelievi di sabbia e materiali solidi dagli alvei, combinati con le attività di regimazione dei corsi d’acqua, hanno depauperato il trasporto solido fluviale, compromesso l’ecosistema costiero e causato l’arretramento dei litorali sabbiosi.

- turismo marino e stagionale che determina un sovra sfruttamento delle risorse

naturali, congestione della viabilità, sovraffollamento e conseguente peggioramento della qualità della vita; allo stesso tempo, la pressione demografica per periodi limitati, spesso, non viene considerata adeguatamente da parte degli amministratori locali nella pianificazione e gestione di queste

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  aree, creando così forti deficit nelle corretta programmazione delle infrastrutture primarie (approvvigionamento idrico, viabilità), nel ciclo dei rifiuti e nei trasporti. Inoltre, vista l’espansione della navigazione da diporto, si registra una crescente domanda di approdi e servizi complementari, che porterà a dover prevedere la riqualificazione delle strutture portuali esistenti ed interventi ex-novo.

- trasporti marittimi, sia dal punto di vista dell’inquinamento dovuto da perdita di

sostanze dannose che per l’aumento dei traffici della navigazione commerciale (merci e passeggeri); inoltre, è in espansione anche la nautica da diporto che esercita tipicamente pressioni ambientali sulle aree marine ad alto valore paesaggistico (sia esternamente che nei fondali)

- prelevamento di biomassa con effetti sugli ecosistemi marini, sotto il profilo

delle reti alimentari e delle alterazioni del substrato, sia in termini biologici (biodiversità, biocenosi) che di alterazione della struttura dei sedimenti

3.2.1 Adattamento e mitigazione: dall’osservazione alla previsione

Partendo da questo quadro complesso di fenomeni in atto e scenari prevedibili, risulta evidente come i programmi di riqualificazione e recupero di waterfront urbani rappresentino una opportunità per mettere in atto strategie che da un lato devono puntare a mitigare gli effetti dovuti ai cambiamenti climatici e dall’altro proporre uno sviluppo compatibile con la realtà che si prospetta.

In primo luogo, l'unico modo per prevenire i gravi impatti legati ai mutamenti del clima è quello di ridurre per tempo e drasticamente le emissioni dei gas serra. Una transizione rapida verso un'economia mondiale a basse emissioni di carbonio è dunque l'elemento cardine delle politiche finalizzate a raggiungere l'obiettivo di contenere l'innalzamento della temperatura media mondiale al di sotto dei 2° C rispetto ai livelli dell'epoca pre-industriale. Se l'aumento della temperatura supera i 2° C, il rischio che si verifichino mutamenti pericolosi e imprevedibili del clima aumenta in maniera sensibile e i costi di adattamento salgono in maniera esponenziale. Per questo gli interventi di mitigazione sono un obbligo per la comunità mondiale e per questo i capi di Stato e di governo riuniti nel Consiglio di

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primavera del 2007 hanno deciso unanimemente di ridurre le emissioni di gas serra dell'UE di almeno il 20% entro il 20205.

Le misure finalizzate alla mitigazione dei gas serra includono: cambiamenti nello stile di vita, aggiornamenti delle infrastrutture energetiche, investimenti nella sicurezza energetica, misure energetiche efficienti per i veicoli, per gli edifici e per il settore elettrico, l’uso di energie rinnovabili, biocombustibili, cambiamenti nei modelli di trasporto e stoccaggio dell’anidride carbonica.

Alcune misure non hanno solo il fine di diminuire le emissioni di gas nocivi all’atmosfera, ma hanno anche un potenziale impatto benefico sulla salute, riducendo contemporaneamente l’inquinamento atmosferico; infatti, se la salute umana fosse inclusa nella pianificazione delle politiche, i costi da sostenere per ridurre i gas serra potrebbero essere controbilanciati dai benefici che tale mitigazione avrebbe sul benessere e la qualità della vita.

In secondo luogo, di fronte ai cambiamenti climatici in atto, le società di tutto il mondo devono affrontare anche il problema di doversi adattare agli impatti di questo fenomeno, visto che, entro certi limiti, il cambiamento del clima sarà un evento inevitabile, nonostante l'impegno per mitigarne gli effetti nei decenni a venire dovesse avere dei risultati positivi.

Le politiche di adattamento fanno riferimento a tutte quelle azioni, iniziative e misure che dovranno essere messe in atto con il fine di ridurre la vulnerabilità dei sistemi naturali e umani nei confronti degli effetti attesi dei cambiamenti climatici e di garantire che gli interventi programmati siano in grado di compire con il ciclo di vita utile per essi ipotizzato nonostante le perturbazioni [fig.3].

Esse possono essere di natura preventiva, quando le azioni e le politiche di adattamento messe in atto tengano conto dei possibili impatti futuri prima ancora che questi si verifichino6, o reattiva, quando le azioni avvengono in risposta ad un impatto che si è già verificato. È inoltre necessario distinguere tra adattamento autonomo del sistema naturale, condizionato dalla resilienza del sistema, e

       5

  Se si dovesse concludere un accordo globale di scala mondiale, le riduzioni di gas serra risulterebbero del 30% entro il 2020; l’UE ha chiesto, inoltre, un abbattimento globale delle emissioni che, entro il 2050, arrivi fino al 50% rispetto ai valori del 1990.

 

6

 L'insieme di attività finalizzate a garantire la sostenibilità degli investimenti per tutta la loro durata, tenendo esplicitamente conto di un clima in mutamento, sono spesso note con l'espressione inglese "climate proofing".

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adattamento pianificato, che consiste in misure messe in atto esplicitamente per mitigare, annullare o prevenire gli effetti dovuti al cambiamento climatico7.

Le strategie di adattamento pianificato, quindi, prendono le mosse dall’analisi degli impatti attesi e dalla valutazione degli scenari futuri da essi innescati; di conseguenza, le azioni ipotizzate dipenderanno dalla vulnerabilità di un sistema - ovvero dalla sua sensibilità e capacità di adattamento naturale agli effetti dovuti al cambiamento degli equilibri originali - e perciò dalle caratteristiche fisiche e socio-economiche locali.

Come abbiamo osservato precedentemente, le aree costiere saranno fortemente interessate dagli effetti dovuti ai cambiamenti climatici – soprattutto quelli derivanti dall’innalzamento dei livelli del mare - e la loro vulnerabilità è ulteriormente acuita dalla forte pressione antropica, sia residenziale che di natura economica, ed in molti casi dalla mancanza di una appropriata pianificazione e gestione del territorio e dell’ambiente, che avrebbe potuto garantire spazi sufficienti per l’attivazione di processi di adattamento naturale.

Risulta evidente, quindi, che nel caso specifico di operazioni finalizzate alla riqualificazione dei waterfront, che nella maggior parte dei casi investono aree urbane costiere, si dovrà a maggior ragione tenere conto dell’alta vulnerabilità di questi sistemi già in fase di programmazione degli interventi, identificando gli impatti potenziali dovuti ai cambiamenti in atto, prevedendo gli eventuali scenari futuri, valutando le possibili ipotesi di adattamento e definendo le strategie che meglio soddisfano alle esigenze di sviluppo economico, sociale ed ambientale nel tempo e in rapporto alle risorse disponibili.

In questo senso, bisogna integrare gli studi di impatto ambientale a monte, con piani e programmi che nella loro formulazione abbiano già assunto i criteri necessari alla sostenibilità ambientale.

A questo fine occorre introdurre la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) come momento di studio e di coordinamento tra la programmazione e la pianificazione territoriale ed urbanistica.

       7

Breil M., Catenacci M., Travisi C., “Impatti del cambiamento climatico sulle zone costiere:

Quantificazione economica di impatti e di misure di adattamento – sintesi di risultati e indicazioni metodologiche per la ricerca futura”, Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM), Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici (APAT), Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (CMCC), Novembre 2007, p.21.

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La programmazione sostenibile di un waterfront dovrà, quindi, partire da una analisi accurata dei contesti e dalla raccolta di tutte le informazioni necessarie a delineare un primo quadro di riferimento sullo stato attuale del sistema ambientale, economico e sociale delle aree oggetto di studio; l’analisi costituirà lo scenario di riferimento per la successive fasi di progettazione, realizzazione gestione delle opere. In questa prima fase vengono, inoltre, identificati gli obiettivi puntuali degli interventi e definito il piano di lavoro.

Successivamente, lo studio amplia l’analisi di contesto e porta all’identificazione di una tassonomia degli impatti potenziali del cambiamenti climatici nelle aree costiere considerate, alla luce degli scenari di rischio futuri presi in considerazione. Per una valutazione più accurata degli impatti potenziali si dovrà adottare un approccio multiscenario, considerando la possibilità che si verifichino più fenomeni contemporaneamente (innalzamento livello del mare, aumento temperature, ecc.). Gli scenari futuri sono definiti facendo assunzioni che tengano conto di una o più dimensioni del sistema passibili di cambiamento, tra le quali:

- dimensione meteo-climatica: ad esempio, temperature, precipitazioni, innalzamento dei livelli del mare, regime di venti e correnti, frequenza e intensità di eventi estremi.

- dimensione ambientale: ad esempio, stato di conservazione delle aree naturali o semi-naturali, qualità e disponibilità di risorse idriche, qualità e disponibilità di altre risorse naturali, qualità e rilevanza di ecosistemi con alto valore in biodiversità e funzione di supporto alla vita.

- dimensione sociale: ad esempio, tasso di crescita della popolazione, composizione della popolazione - per sesso, età, livello di reddito, livello di educazione - tasso di occupazione/disoccupazione per settore, problemi sanitari.

- dimensione economica: ad esempio, PIL per settore, tasso di crescita per settore, livello di crescita tecnologica delle imprese.

- dimensione amministrativa (policy): ad esempio, pianificazione territoriale e cambi d’uso del suolo, gestione delle risorse ambientali, livello di attenzione alle problematiche ambientali, capacità di risposta in caso di calamità.

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Inoltre, le assunzioni sull’evoluzione futura di ciascuna delle dimensioni sopra elencate possono fare riferimento a uno o più intervalli temporali, che potranno essere a medio o lungo termine a seconda del ciclo di vita utile ipotizzato per gli interventi. Le informazioni sui possibili effetti attesi in ciascuno scenario di rischio possono essere georeferenziata e presentate in forma di mappe sviluppate in ambiente GIS (Geographical Information System).

Una volta definiti gli scenari futuri è quindi possibile procedere alla identificazione degli impatti diretti ed indiretti rilevanti sul territorio per ciascuno di essi.

La fase di identificazione degli impatti avviene con il coinvolgimento degli esperti facenti parte del gruppo di lavoro. Tuttavia, è auspicabile prevedere anche il coinvolgimento diretto dei principali attori locali (stakeholders) coinvolti nel processo e portatori di istanze diverse (amministratori pubblici, associazioni di categoria, imprenditori, associazioni di cittadini, famiglie, ecc.).

Successivamente alla identificazione dei tipi di impatti da considerare, è possibile procedere alla definizione di ipotesi di intervento da sottoporre a valutazione. Come abbiamo già sottolineato, le azioni messe in atto per consentire al sistema interessato di reagire al processo di cambiamento dovranno tenere conto della sua vulnerabilità e del suo grado di resilienza, ovvero la capacità di adattamento autonomo del sistema naturale; di conseguenza, le strategie di adattamento pianificato saranno diversificate e potranno comprendere azioni puramente tecnologiche (es. difese rigide costiere), misure comportamentali (modificare alcune scelte, per esempio ricreative), interventi gestionali (es. modificare le pratiche agricole in zone a rischio di inondazione) e decisioni strategiche di policy (es. regolamentazione per la programmazione e pianificazione). In particolare, l’IPCC9 - Intergovernmental panel on climate change - individua tre tipologie di adattamento pianificato per le zone costiere rispetto all’innalzamento del livello del mare:

- ritiro, abbandono delle aree a rischio, quando motivato dal un eccessivo costo economico o ambientale derivante da eventuali misure di protezione.

       9

IPCC CZMS, 1990: Strategies for Adaptation to Sea Level Rise. Report of the Coastal Zone

Management Subgroup, Response Strategies Working Group of the Intergovernmental Panel on Climate Change, Ministry of Transport, Public Works and Water Management, The Hague, The Netherlands, pp.122.

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- accomodamento, adeguamento delle attività umane alle nuove condizioni ambientali.

- protezione, costruzione di strutture rigide (barriere, dighe, scogliere) e/o sviluppo di soluzioni più flessibili (ricostruzione di dune, introduzione di vegetazione con funzioni stabilizzanti) finalizzate alla difesa preventiva del territorio ed a consentire gli usi attuali delle aree.

- assicurazione, misure di difesa assicurativa che prevedono la suddivisione e la condivisione dei danni tramite meccanismi solidali di risarcimento, come l’istituzione di un fondo comune o di polizze di assicurazione10.

La realizzazione di misure di adattamento pianificate richiede l’organizzazione di processi decisionali, basati su attività di valutazione e di partecipazione.

La valutazione permette di confrontare le diverse opzioni di azione, mentre la partecipazione è necessaria per raggiungere una visione condivisa sia sui potenziali impatti del cambiamento climatico, sia sulle strategie più adatte per l’adattamento alle nuove condizioni.

Come sottolineato da Fankhauser (1995), a differenza delle azioni di mitigazione delle emissioni di gas serra, che devono necessariamente essere coordinate a livello internazionale, le strategie di adattamento dovrebbero essere intraprese basandosi principalmente su processi decisionali portati avanti a livello locale, in quanto dipendono fortemente dalla vulnerabilità specifica di un sistema.

Pertanto, la selezione della migliore strategia di adattamento presuppone uno studio accurato delle condizioni ambientali sociali ed economiche del sistema territoriale interessato, sia esistenti che future. In particolare, l’incertezza che caratterizza la variazione futura dei parametri climatici, ambientali e socio-economici deve essere internalizzata nell’analisi adottando un approccio di tipo multiscenario, che tenga conto di diverse ipotesi e assunzioni sulla futura evoluzione dell’area di studio.

In questo modo, la variabilità dei risultati, in termini di valutazione dei benefici e dell’utilità delle strategie ipotizzate rapportate ai costi globali necessari ad annullare gli impatti del cambiamento climatico nel tempo e creare interventi sostenibili, risulterà interpretabile alla luce delle diverse soluzioni formulate dal gruppo di

       10

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lavoro, offrendo inoltre una chiave di lettura estremamente utile per i decisori. Infatti, la relazione tra scelte strategiche di sviluppo economico e i possibili effetti ambientali e relativi costi socio-economici possono essere rese esplicite contribuendo a consolidare le conoscenza ex ante sulle possibili ricadute future delle azioni/decisioni di oggi.

Infatti, una volta che gli impatti del cambiamento climatico sono stati valutati, e si sono stimate le risorse necessarie per l’implementazione delle diverse strategie di adattamento, i risultati delle diverse alternative di intervento possono allora essere confrontati sistematicamente per aiutare il decisore nella scelta della migliore strategia d’azione, compresa l’ipotesi di non-intervento11 [fig.4].

Fig.4 – Schema generale del processo di valutazione dei costi e delle strategie di adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici in aree costiere

       11

IPCC CZMS, 1991. The Seven Steps to Vulnerability Assessment of Coastal Areas to Sea-Level

Rise - A Common Methodology. Report of the Coastal Zone Management Subgroup. IPCC

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La scelta dovrà essere compiuta stabilendo un criterio di valutazione che miri a “catturare” il valore complessivo delle soluzioni proposte.

È necessario, pertanto, ricorrere a strumenti di supporto alle decisioni alternativi, in grado di gestire diversi tipi di informazione, sia di tipo quantitativo che qualitativo, sia di tipo monetario che di tipo non-monetario. Ci si riferisce in particolare alle analisi multicriteri, in cui la preferibilità delle alternative può essere valutata non solo secondo il criterio dell’efficienza economica, ma considerando anche esigenze di equità sociale, sostenibilità ambientale. All’analisi comparata delle strategie dovranno essere integrati anche i risultati di processi di partecipazione e coinvolgimento degli attori coinvolti.

3.3 Strategie per uno sviluppo sostenibile

Abbiamo visto come i cambiamenti climatici condizionino necessariamente la scelta di potenziali strategie di sviluppo e che solo una conoscenza approfondita dei contesti ed un approccio integrato e interdisciplinare può garantire una corretta programmazione degli interventi.

L’obbiettivo della sostenibilità, però, non si esaurisce solamente con la capacità di saper governare i mutamenti in atto. Sebbene, infatti, le problematiche ambientali vengano spesso trattate in termini di effetti o impatti che fenomeni naturali e trasformazioni antropiche possono produrre sul territorio, sarebbe auspicabile che si potesse considerare la questione in altri termini; ovvero in che modo un intervento correttamente programmato, progettato, realizzato e gestito può contribuire positivamente sulla sostenibilità ambientale e come il raggiungimento di questa contribuisca a sua volta ad implementare la giustizia sociale ed benessere economico degli stessi sistemi presi in considerazione.

Come sottolineato da Girard, “povertà sociale – intesa come percezione di bisogni

non soddisfatti - e crisi ecologica tendono ad intrecciarsi fortemente e ad urbanizzarsi. I poveri si localizzano per lo più nelle aree di maggiore degrado ambientale, perché non domandate da altri soggetti. Queste, a loro volta, sono ulteriormente degradate per la scarsa attenzione dei poveri verso l’ambiente.” 12

       12

Fusco Girard L., “La città, tra conflitto, contraddizioni e progetto”, ACE: Arquitectura Ciudad Entorno, Barcelona 2006.

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La povertà ambientale è fonte, quindi, di marginalità sociale e politiche finalizzate alla produzione di sola ricchezza economica corrono il rischio di innescare conflitti tra chi ha e chi manca del necessario per vivere. Occorre, quindi, inquadrare l’ecologia sociale e l’ecologia ambientale in un’unica politica che si combini con lo sviluppo economico e per fare ciò bisogna innanzitutto stimolare e promuovere approcci e strategie che mirino a costruire integrazione [fig.5].

Fig.5 – Le tre dimensioni della sostenibilità ed i sub-sistemi che interagiscono all’interno del waterfront

3.3.1 Obbiettivi, azioni, traguardi

Come abbiamo più volte sottolineato, i waterfront rappresentano entità complesse, la cui governabilità dipende dalla capacità di saper integrare tutte le informazioni ed istanze che in essi confluiscono. Risulta evidente, quindi, che la programmazione di qualsiasi iniziativa “sostenibile” dovrà partire da una conoscenza dettagliata del sistema in cui andiamo ad operare e dei fattori che possono incidere sulle strategie di sviluppo ipotizzate [fig.6].

(18)

 

Fig.6 – Il Waterfront sostenibile: modello concettuale dove vengono rappresentati sinteticamente tutti gli elementi che confluiscono nel sistema e che vanno ad incidere sulla

sostenibilità sociale, ambientale ed economica dell’intervento

Innanzitutto, andrà condotta un’analisi a diversa scala che prenda a riferimento il sistema luogo, ambiente, paesaggio, territorio, costruito, proprio con il fine di avere un quadro completo delle condizioni ambientali delle aree oggetto di studio e di poter quindi definire correttamente la dimensione giusta degli interventi.

In questo senso, ci si dovrà avvalere di tutti gli strumenti e tecnologie necessarie a comprendere il funzionamento generale dei sistemi interessati [fig.7].

L’utilizzo di supporti informatici quali i GIS (Global information system), per esempio, rappresentano un valido strumento di supporto per chi deve programmare interventi sul territorio, in quanto permettono di gestire e organizzare in un unico contesto geografico, informazioni e dati di natura diversa (ambientali, climatici, socio-economici, etc.).

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L’analisi dettagliata di tutti i fattori significativi che possono incidere sulla vulnerabilità dei waterfront e dei sub-sistemi che in esso interagiscono permetterà di affrontare correttamente la programmazione delle strategie d’intervento e di definire così efficacemente gli obbiettivi, le azioni ed i traguardi che per ogni destinazione d’uso, attività e funzione ipotizzata dovranno garantire le migliori condizioni di sostenibilità in ogni fase del processo di realizzazione delle opere.

Fig.8 – Schema tipo di analisi causa/effetto per ogni fattore di rischio individuato

La fase di programmazione (Studio di Fattibilità, elaborazione in itinere di anticipazioni, di soluzioni, ecc) si completa con il prodotto che la Legge in materia dei Lavori Pubblici chiama Documento preliminare all’avvio della progettazione (Dpp) che dovrà contenere gli obiettivi, le esigenze, i vincoli, le prestazioni attese, i requisiti e le risorse economiche che si intende investire nell’iniziativa presa in considerazione, sia per la produzione e la gestione dell’opera nel ciclo di vita per essa ipotizzato. È proprio in questo documento, quindi, che devono trovare spazio tutti gli elementi ed input indispensabili ad assicurare che nell’accedere alla fase di progettazione, non siano compromessi gli obiettivi generali di protezione della salute, di qualità della vita, di mantenimento della bio-diversità, di riproduzione degli ecosistemi e di utilizzo razionale e durevole delle risorse naturali.

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77 

 

Affinché i programmi di recupero e riqualificazione dei waterfront urbani rispondano, quindi, agli obbiettivi di sostenibilità - ponderazione di benefici economici, sociali, ed ambientali - le azioni per essi ipotizzate dovranno essere finalizzate a:

- definire lo stato di benessere che si intende conseguire in base alle attività da svolgere e alle funzioni da esplicare in modo da quantizzare razionalmente la domanda di energia complementare a quella ottenibile mediante il ricorso a tecniche e tecnologie adeguate alle condizioni di uno sviluppo sostenibile. Da qui l’abbandono di tutti i modelli che non portino al ricorso di fonti energetiche rinnovabili, il superamento delle soluzioni, che ancora si vedono proposte, caratterizzate dal ricorso agli impianti senza una completa valutazione di ciò che può essere ottenuto mediante una adeguata scelta di materiali, di componenti, di sistemi costruttivi. Ne consegue che gli impianti siano visti a complemento di ciò che non può dare la natura per ottenere le condizioni ambientali strettamente correlate alle esigenze dei fruitori, in rapporto alla destinazione d’uso, alle attività che vengono svolte e alle funzioni che vengono esplicate nei vari ambienti, ricorrendo a soluzioni tecniche che possano garantire la soddisfazione delle esigenze, evitando di soddisfare quelle non necessarie e non richieste. Si eviteranno così inutili sprechi. Il monitoraggio delle condizioni consentirà inoltre di tener conto anche della diversa utilizzazione degli spazi nei vari giorni dell’anno e nelle varie ore del giorno. - dare il giusto spazio all’informazione e all’analisi funzionale chiedendosi sempre

quali siano i risultati che i prodotti e i materiali utilizzati devono dare, quali siano i tipi edilizi ed i sistemi costruttivi compatibili al luogo preso in esame, quali siano le ragioni che devono portare a prevede un’alternanza di vuoti e pieni nella programmazione delle strutture che interessano i waterfront. Ogni intervento ipotizzato (attività/funzione), quindi, dovrà rispondere a determinate esigenze14 e dovrà possedere i requisiti dimensionali e tecnologici necessari a rispondere alle prestazioni per esso attese. In questo senso, bisognerà adottare metodi sistematici di supporto alle decisioni che consentano di valutare l’utilità

       14

Si potranno prendere a riferimento le Classi di esigenze alla norma UNI 8289:1981: sicurezza, benessere, fruibilità, aspetto, gestione, integrazione, salvaguardia dell’ambiente, per ciascuna funzione prevista all’interno degli ambiti spaziali omogenei.

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delle soluzioni proposte e di proporre eventuali migliorie in rapporto alle risorse necessarie a soddisfare le esigenze di sostenibilità nel tempo e per tutte le fasi del processo di realizzazione delle opere; risulta evidente l’importanza di fare riferimento ad analisi multi - criterio, affinché il confronto tra le possibili alternative d’intervento venga effettuato tenendo conto di tutti gli aspetti che contribuiscono a garantire la sostenibilità di un sistema, compresi gli aspetti economici e di buon comportamento delle opere nel tempo in termini di efficienza e di efficacia [fig.9]. Programmare gli interventi in funzione alla gestione della vita utile per essi ipotizzata, infatti, è condizione necessaria a garantire la sostenibilità di un’opera, in quanto e’ proprio il costo di gestione, identificabile anche come risparmio energetico a lungo termine, che può convincere il cittadino a pretendere sempre più valore dal bene che acquista o di cui usufruisce; inoltre, specialmente nella fase di programmazione delle iniziative, nella redazione degli Studi di Fattibilità e dei Documenti preliminari all’avvio della progettazione risulta fondamentale stabilire i tetti economico-gestionali delle opere prese in esame al fine di incoraggiare la formazione di partenariati pubblici e privati e operazioni di project financing.

- aumentare l’efficienza globale dell’uso di energia e delle risorse naturali allo scopo di rispettare i cicli naturali e la capacità di carico degli ecosistemi; in particolare si dovrà puntare sul risparmio e su alti livelli di efficienza energetica, sull’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili, e sulla riduzione delle emissioni dei gas serra. Si dovrà, quindi, considerare l’orientamento degli edifici, l’esposizione delle facciate a sole e vento, i rapporti pieni vuoti, ecc., in modo da ricondurre l’esigenza energetica da fonti rinnovabili a complemento di ciò che non è ottenibile con sistemi passivi e ridurre le perdite termiche; si dovrà, perciò, sfruttare tutto quello che può dare la natura e la tecnologia in forma integrata, ricorrendo anche alle esperienze sviluppate in altri settori disciplinari, come l’apporto che possono dare in edilizia l’uso delle nanotecnologie. Per evitare ogni spreco energetico è necessario, inoltre, incrementare l’apporto della domotica che, attraverso supporti informatici, consente una razionale gestione degli ambienti di vita in base a prefissate condizioni di benessere, oltre a facilitare la vita dei diversamente abili.

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Fig.9 – Un esempio pratico di applicazione del metodo MCA - methodology on the Evaluation of Competition Proposal - utilizzato da SWECO FFNS Architects

(Suntrans - Beijing)

- richiamare le attenzioni su un corretto approccio sistemico anche nella scelta dei prodotti, dei materiali e dei componenti edilizi, condizione necessaria per creare i presupposti per avere un accettabile comportamento di un sistema costruttivo e delle sue parti nel tempo; il ciclo di vita utile va determinato in condizioni di esercizio, cioè, dovranno essere considerate le condizioni ambientali in cui il materiale, prodotto o componente andrà ad operare.

In particolare, si dovrà guardare alla durabilità dei materiali, prodotti e componenti, al fine di garantire la loro resistenza nel tempo alle sollecitazioni portate dal degrado e dall’invecchiamento; alla loro affidabilità, da intendersi come la capacità di mantenere invariata nel tempo la propria qualità in condizioni d’uso determinate; la loro manutenibilità, da intendersi come la possibilità di rispondere a prestabilite condizioni nel periodo di tempo in cui è compiuta l’azione di manutenzione, ovvero la predisposizione del prodotto o componente a permettere l’esecuzione degli interventi di manutenzione, con la capacità di mantenere le prestazioni richieste prima e dopo tali interventi.

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La scelta dei materiali dovrà, quindi, essere effettuata confrontando più soluzioni in termini di sostenibilità e sulla base del rapporto utilità/costo globale con l’obbiettivo di ottenere opere di valore [fig.10].

- tenere presente che l’adozione di prodotti certificati non è condizione sufficiente per garantire l’efficienza e l’efficacia della costruzione nel tempo, perché dall’accostamento innaturale o comunque dall’incompatibilità di componenti dalle ottime caratteristiche individuali possono derivare fenomeni patologici, disfunzioni, fenomeni di rigetto, degrado e rapida obsolescenza delle parti e del tutto. Occorre prendere in esame le caratteristiche fisico-chimiche dei singoli elementi e delle parti ottenute per accostamento o composizione di essi e ricorrere a prove e a sperimentazioni nei luoghi, nelle circostanze ambientali particolari, protraendo le prove nel tempo e mettendo in una banca dati gli elementi utili per la manutenzione programmata, ricavandone anche elementi per conoscere la durabilità (attitudine a durare) degli stessi in sito ed in laboratorio. Presupposto per assicurare un adeguato comportamento nel tempo è anche una accurata progettazione tecnologico-dimensionale degli elementi di connessione delle parti e dei giunti in rapporto alla tipologia di funzionamento dei componenti esaminati e la produzione per standard dimensionali;

- prevedere l’accessibilità dei waterfront attraverso uno studio integrato di infrastrutture che minimizzino l’uso delle macchine e che riducano i consumi energetici e le emissioni inquinanti attraverso la concorrenza tra modalità di trasporto e diffusione dell’intermodalità. Bisogna incoraggiare l’uso dei trasporti pubblici e prevedere una corretta pianificazione delle aree pedonali e delle piste ciclabili che deve permettere il raggiungimento dei waterfront in condizioni di sicurezza; le passeggiate e i percorsi dovranno essere studiati in modo che si integrino con l’ambiente attraverso l’uso di materiali, elementi di arredo, alberature che nel loro insieme creino un paesaggio urbano gradevole ai fruitori. Si dovrà sviluppare l’efficienza e la sostenibilità del trasporto, attraverso adeguate misure tecnologiche, organizzative, fiscali ed infrastrutturali. Dove è possibile si dovrà implementare il trasporto collettivo urbano anche su acqua con azioni di pianificazione della mobilità urbana, con forti interventi di

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miglioramento dei servizi collettivi e con l’adozione di standard che favoriscano la riduzione nell’uso di combustibili ad alte emissioni.

Fig.10 – Immagini del waterfront di Malmo, in Svezia, recentemente premiato come miglior esempio di sostenibilità urbana

- creare aree verdi e spazi pubblici come luoghi di incontro sociale, programmando i singoli interventi tenendo sempre conto della visione totale del sistema; il fine dovrebbe essere quello di creare un network di spazi caratterizzato dalla molteplice presenza di acqua, paesaggio, spazi verdi ed attrezzati, aree pedonali e ciclabili, infrastrutture e servizi connessi tra loro. Si dovranno considerare gli effetti dei venti e le zone d’ombra per garantire un benessere collettivo durante tutte le stagioni dell’anno. Altro aspetto fondamentale è dato dall’accessibilità totale degli spazi, sia all’interno del waterfront che nelle connessioni con la città, rimuovendo le barriere che non permettono una completa fruizione delle aree. Nel programma si dovrà puntare a tutelare e migliorare la qualità dell’ambiente di vita (aria, rumore, acque, verde, paesaggio e qualità estetica), intervenendo sui principali fattori causali, garantendo standard socio-sanitari adeguati, recuperando la qualità storica e naturalistica delle aree urbane e riqualificando il tessuto edilizio, dove

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necessario, e gli spazi di interesse collettivo, ciò sia in senso ambientale che sociale, prevedendo interventi tesi a favorire l’inclusione sociale e l’autonomia dei soggetti deboli, bambini, adolescenti, anziani e disabili.

- migliorare le qualità sociali e la partecipazione democratica della comunità ai processi decisionali. Lo scopo è promuovere lo sviluppo dei waterfront come luogo di relazione, di convivenza, di responsabilità, attraverso il ridisegno del welfare urbano e la costruzione di reti civili e sociali. Il successo delle trasformazioni ipotizzate per queste aree non è determinato solo dalle scelte urbanistiche, economiche o ambientali, ma dipende fortemente dal modo di pensare e di vivere degli abitanti, dalle loro aspirazioni, dalla vita e dallo stile di vita che conducono e dalle priorità che gli guidano nelle scelte; tutte le esperienze di sviluppo urbano, infatti, indicano che c’è stato un cambiamento solo dove vi è stata la presenza di forte capitale civile/sociale/ spirituale.

Una prima esigenza è quella di collegare le opzioni del Piano Regolatore Urbanistico e dei diversi Piani di Settore, con il Piano Regolatore Sociale, attraverso la previsione nel breve, medio e lungo termine degli impatti sociali di ogni scelta, e l’analisi della loro distribuzione, allo scopo di ridurre le disuguaglianze nell’accesso ai servizi ed aumentare l’intensità dei benefici. Tali impatti includono quelli sull’economia informale, sull’occupazione (anche occasionale) e sulla riduzione (eventuale) delle condizioni di povertà. Il Piano Regolatore Sociale valorizza tutti gli istituti di partecipazione previsti dallo Statuto Comunale e li integra. Inoltre, è importante sottolineare come proprio a livello di programmazione può trovare spazio la partecipazione delle varie forme di rappresentanza e di utenza, e non nella fase di progettazione dove si ha la traduzione del Dpp in elaborati tecnici conseguenti a scelte già compiute.

- puntare sulle risorse culturali come elemento strategico per lo sviluppo dei waterfront. Con la riqualificazione, infatti, occorre rigenerare in senso complessivo i luoghi della città, ricordandoci che la loro identità particolare non è fatto solo di pietre, ma soprattutto di capitale immateriale, culturale e spirituale; l’arte ed i beni culturali, inoltre, non servono solo a migliorare il decoro dello spazio fisico, ma anche ad attrarre attività economiche.

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Il progetto strategico per la cultura dovrebbe supportare tutte le politiche di sviluppo urbano, attivando innanzitutto un denso processo comunicativo orizzontale tra tutti i nodi del network culturale urbano, verso una organizzazione policentrica cooperativa. Esso consiste nel connettere in una rete efficiente le differenti attività legate alla fruizione della cultura, alla comunicazione della cultura, alla innovazione nella cultura puntando ad una visione condivisa di futuro. Nelle politiche culturali dei waterfront, potrebbero trovare spazio anche grandi eventi (mostre, festival, manifestazioni) intorno ai quali ogni anno programmare una serie di attività complementari.

In ogni caso, è importante che gli abitanti siano i primi fruitori delle risorse culturali; da ciò, infatti, può conseguire maggiore partecipazione ed attenzione alla vita in seno ai waterfront e la stessa capacità di prendersi a cuore dei suoi spazi, a cominciare dal verde e dai beni culturali.

- migliorare le qualità dello spazio urbano e l’integrazione funzionale tra residenza, lavoro, tempo libero, mobilità, servizi sociali e culturali, riconoscendo la crescente importanza della dimensione estetica.

La bellezza di un territorio attrae e consente anche di esportare beni/servizi all’esterno, diventa un fondamentale “fattore di forza” e catalizzatore di sviluppo economico15. In questo contesto, architettura e riqualificazione del patrimonio culturale assumono, pertanto, una particolare rilevanza all’interno delle trasformazioni dei waterfront, proprio per la loro capacità di incrementare i valori dei luoghi, la loro identità, la loro diversità, dando senso e ruolo ad ogni porzione di spazio urbano. In particolare, una architettura di qualità diventa efficace nella misura in cui, integrandosi nel contesto, stabilisce con esso intense relazioni nel tempo e nello spazio, diventando parte del paesaggio urbano, spazio vissuto, equilibrio tra valori di uso e valori in sé. Il suo contenuto evocativo e simbolico stimola comune appartenenza, identità, comunicazione orizzontale, diventando anche il luogo, ovvero spazio dove ci si incontra, dove si partecipa non da spettatori ma da co-protagonisti, dove si costruisce comunità; la bellezza del manufatto architettonico apre ad un rapporto emotivo che lega le persone, gli abitanti alla loro città, stabilendo forti legami di

       15

Greffe X., Culture and Local Development, OECD, Paris 2005.  

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appartenenza. Ma aumentare la qualità e la bellezza dello spazio urbano significa anche promuovere impatti positivi sul capitale umano e sociale. Esiste infatti una interdipendenza tra valore dello scenario fisico-spaziale e percezione di benessere in termini di comportamento, stato di salute, senso di identità; disponibilità all’incontro interpersonale, maggiore produttività, disponibilità alla partecipazione alla vita civile; cura, rispetto e responsabilità sociale; maggiore coesione, disponibilità alla cooperazione e fiducia nelle Istituzioni.

In questo senso, il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato in via preliminare uno schema di disegno di legge finalizzato a promuovere e tutelare la qualità della progettazione e realizzazione architettonica, urbanistica e degli spazi del territorio, e di conseguenza a perseguire obiettivi di salvaguardia del paesaggio e di sviluppo sostenibile attraverso il raggiungimento di più elevati standard per opere pubbliche e infrastrutture16. Sono oggetto delle disposizioni i progetti di trasformazione del territorio che preveda l’inserimento di nuove opere in contesti urbani o naturalistici, gli interventi sul patrimonio edilizio esistente, la tutela e valorizzazione del paesaggio e dei beni culturali e la realizzazione e l’ammodernamento di infrastrutture. Gli obiettivi che il DDL si prefigge dovranno essere raggiunti tramite le diverse linee di intervento elencate all'articolo 1, che prevedono la promozione della qualità della progettazione architettonica, la valorizzazione dello strumento del concorso di architettura per la progettazione degli interventi con una attenzione specifica per la partecipazione di giovani professionisti e il riconoscimento del particolare valore artistico delle opere di architettura contemporanea. Investire, dunque, nella riqualificazione dello scenario fisico-spaziale dei waterfront, migliorandone la qualità, significa aumentare la produttività di tutte le forme di capitale e contribuire a costruire spazi urbani di nuova centralità, ricordandoci che dove non c’è bellezza, c’è anche degrado ambientale, sociale ed economico.

- valorizzare le risorse socio-economiche e loro equa distribuzione, rafforzando la programmazione integrata, valorizzando e facendo cooperare tra loro le economie locali, adeguatamente integrate da obiettivi di sostenibilità

       16

Legge quadro sulla qualità architettonica”, Decreto di Legge del 11 Luglio 2008 su proposta del Ministro Bondi.

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ambientale. Garantire la permanenza nei quartieri delle attività con forte tipicità ed orientamento sociale. Garantire l’equità nella distribuzione delle risorse e dei servizi, la coesione e integrazione sociale, il senso di appartenenza, la convivenza e la vivibilità delle aree urbane.17

- analizzare i vari sub-sistemi presenti all’interno del waterfront per individuare le sinergie tra le varie attività/funzioni (funzioni urbane, energia, materiali e rifiuti, acqua, uso dei suoli, trasporti e mobilità, architettura, paesaggio, etc.) in relazione agli strumenti, risorse e vincoli (normative, tecnologia ed innovazione, management, governance, pianificazione territoriale ed urbana, etc.) necessari a definire strategie integrate ed efficaci [fig.11]; per esempio, finalizzate a ridurre la domanda energetica, ottimizzando e coordinando i servizi e le forniture che interessano il waterfront, in modo da creare un modello di gestione integrata di energia, acqua e rifiuti [fig.12].

Fig.11 – Possibili sinergie tra i vari sub-sistemi presenti nel waterfront

       17

Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio (2001), “Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia”, Dipartimento per lo Sviluppo Sostenibile e per le Politiche del Personale e degli Affari Generali - Direzione per lo Sviluppo Sostenibile, p.36.

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Fig.12 – Obbiettivi specifici per gli ambiti ‘energia, acqua e rifiuti’ da tenere in conto per poter definire azioni integrate finalizzate ad uno sviluppo sostenibile del waterfront

Il modello eco-cycle18, nello specifico, è basato sull’integrazione di energia prodotta dal riciclaggio dei rifiuti e il riutilizzo delle acque, congiuntamente all’utilizzo di energie rinnovabili quali, solare, eolico, geotermico, idrogeno e biomasse [fig.13-14]. Per fare ciò si dovrà prevedere una rete di infrastrutture che dovrà includere i condotti per i sistemi di riscaldamento e condizionamento, per il trasporto di rifiuti organici, e delle acque di risulta.

La varie reti devono essere disposte parallelamente e trovare alloggio al di sotto dei sistemi viari e dei corridoi verdi con appositi spazi di manovra e lavoro in modo da permettere una facile accessibilità per le operazioni di ispezione e manutenzione [fig.15-16].

       18

Sustainability Review for the Toronto Waterfront Revitalization Corporation - Swedish Expert Team Swedish Trade Council, December 2008:www.waterfrontoronto.ca/dbdocs//455e1faf32c79.pdf.

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  Fig.13 Fig.14 – Modello 3 – Schema di fun o eco-cycle di ges waterfront d nzionamento gene stione integrata d di Hammarby Sjös

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nto delle forniture

aterfront di Toront

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(33)

89 

 

In particolare, la gestione integrata dei rifiuti dovrà prevedere un sistema combinato di separazione, il riciclo, trattamento, e riutilizzo che potrebbe essere attuato partendo da un sistema di raccolta centralizzata – CVC System - per ogni area funzionale o complesso edilizio, attraverso specifici terminali [fig.17]. Il CVC System - centralized vacuum collection – è un metodo di immagazzinaggio e trasporto rifiuti che avviene al di sotto del livello stradale e soprattutto negli interventi ex-novo potrebbe costituire una soluzione ottimale; i vantaggi di questo sistema, infatti, includono: riduzione del traffico dovuto alla raccolta dei rifiuti con vantaggi sulla qualità dell’aria, sull’inquinamento acustico, sulla pulizia delle strade a favore della sostenibilità generale del waterfront.

Fig.17 – Un esempio di CVC-System a Hammarby Sjöstad a Stoccolma, con stazioni di raccolta differenziata dei rifiuti progettate come elementi di arredo urbano

- predisporre sistemi di verifica di sostenibilità in tutte le fasi del processo, avvalendosi, per esempio, di checklist sviluppate attraverso il dialogo di tutte le parti interessate nel procedimento. La lista presentata di seguito rappresenta un sommario di esperienze sperimentate per il waterfront di Hammarby Sjöstad19, in riferimento ai punti cruciali da considerare ai fini di garantire per la sostenibilità ambientale nelle fasi di programmazione, progettazione e realizzazione degli interventi [fig.18].

       19

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3.4 Pianificazione strategica e Coastal Zone Management

L’attenzione costante verso la sostenibilità, come obbiettivo generale delle politiche di sviluppo urbano, ci porta a fare ulteriori riflessioni sul ruolo strategico che le operazioni di recupero e riqualificazione dei waterfront possono avere sul territorio ed in particolare all’interno della più vasta questione delle aree costiere.

Abbiamo visto, infatti, come la natura complessa dei waterfront travalichi i confini “amministrativi” dell’ambito urbano, coinvolgendo sistemi ed eco-sistemi a scala variabile e dinamicamente connessi tra loro – di cui le coste rappresentano una parte significativa – e quanto, quindi, sia importante la conoscenza di tutti gli elementi che in esso interagiscono per poter definire correttamente la giusta dimensione degli interventi. Abbiamo evidenziato in che modo i cambiamenti climatici diventino il punto di partenza per qualsiasi strategia ipotizzata, soprattutto in riferimento alle aree urbane costiere, che per la loro alta vulnerabilità, saranno fortemente soggette ai fenomeni in atto. Abbiamo, infine, rilevato come le esigenze di sviluppo economico, sociale ed ambientale a livello locale debbano necessariamente confluire con quelle di sostenibilità globale e che solo attraverso una corretta programmazione degli interventi è possibili definire efficacemente gli obbiettivi, le azioni ed i traguardi in grado di garantire nel presente e proiettare nel futuro le migliori condizioni di vivibilità collettiva.

Vi sono, inoltre, altri due elementi significativi che devono far riflettere attentamente sull’importanza del rapporto che si viene ad instaurare tra pianificazione strategica dei waterfront urbani ed ambito costiero.

In primo luogo, la globalizzazione dei sistemi economici e la crescita progressiva delle relazioni e degli scambi in diversi ambiti ha portato le città a dover ridefinire nuovi modelli di sviluppo per rispondere alle sfide costituite dalla dura competizione internazionale e, quindi, anche i programmi di riqualificazione dei waterfront assumono un importanza cruciale nelle politiche urbane e territoriali finalizzate a garantire l’efficienza del tessuto produttivo locale e l’attratività nei confronti di attività esterne. In particolare, la progressiva crescita quantitativa e qualitativa della domanda di trasporto e dei traffici marittimi, ha fatto sì che i porti assumano sempre più i caratteri del nodo di una rete complessa, che per la sua dimensione sovra regionale, di fatto, apre le città al mondo e al circuito della globalizzazione; è importante sottolineare come la competitività non dipende, però, soltanto dai

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singoli porti, ma con loro entra in gioco l'intero ambito urbano e territoriale, con il suo potenziale intermodale e di servizio, che a sua volta è strettamente correlato alla sensibilità, complessità ed articolazione della fascia costiera. Il livello di integrazione che si riesce a stabilire con il territorio dipenderà, quindi, dalla capacità di saper interpretare un insieme di domande d’uso – manifeste e/o allo stato latente - provenienti dalle popolazioni residenti, dai settori produttivi, da turisti e visitatori, che possono manifestarsi anche contemporaneamente su di uno stesso luogo. Ed è proprio in questo contesto che i waterfront possono rappresentare un valore aggiunto per le politiche di sviluppo della città, rafforzando il loro ruolo di gateway e costituendo nodi funzionali di eccellenza all’interno delle dinamiche complesse che si andranno a stabilire lungo la fascia costiera.

In secondo luogo, l’aumento della popolazione mondiale e la crescita esponenziale della pressione antropica sulle aree urbane costiere ha visto l’affermazione di tre processi significativi20:

- la concentrazione della popolazione in mega-città: ovvero aree metropolitane costiere in cui vivono più di 8 milioni di abitanti;

- l’aumento di mega-città: ovvero di città costiere che stanno registrando un crescita della popolazione che va da i 2 milioni di abitanti verso gli 8 milioni; - la periurbanizzazione delle coste: ovvero un processo di diffusione a macchia

d’olio del fenomeno urbano sulle coste, che porta alla creazione di sistemi insediativi che travalicano i confini della città abbracciando tutto il territorio circostante.

In particolare, il processo di periurbanizzazione delle coste può portare alla generazione spontanea di waterfront che non essendo il frutto di una pianificazione strategica possono innescare forme di degrado ambientale e sociale incontrollato. Analogamente, la forte affluenza di turisti sulla costa presenta caratteristiche di forte complessità – di cui parleremo specificatamente più avanti - che deve portare a maturare una visione strategica per il paesaggio costiero. Infatti, la difesa del patrimonio ambientale e la valorizzazione del territorio si trovano spesso dinanzi alla difficoltà di coniugare i reciproci obiettivi e per superare queste problematicità risulta necessario ricorrere ad approcci integrati mirati a garantire sia la redditività

       20

Vallega A., “Urban waterfront facing integrated coastal management”, Ocean & coastal management 2001, vol. 44, no 5-6, pp. 379 - 410.

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del territorio in una prospettiva di lungo periodo compatibilmente ad un corretto uso delle risorse e alle esigenze di natura sociale, culturale ed economica.

Sostenibilità, cambiamenti climatici in atto, globalizzazione dei sistemi economici, gigantismo metropolitano ed urbanizzazione delle aree costiere sono problematiche che richiedono di trovare forme di integrazione nella gestione del territorio ai fine di promuovere azioni che tengano conto contemporaneamente della componente terrestre e marina.

In questo contesto è importante sottolineare come di pari passo allo sviluppo di una coscienza ambientale per le aree costiere si assiste ad una evoluzione in seno ai programmi funzionali dei waterfront urbani.

Infatti, se all’inizio assistiamo ad operazioni finalizzate al solo recupero di certe aree degradate a scopo principalmente ricreativo e commerciale, dal 1990 in poi osserviamo come la programmazione degli interventi sui waterfront si sia orientata verso l’integrazione di una pluralità di funzioni che interagiscono a scala variabile con i sistemi regionali e costieri.

Risulta evidente, quindi, come i programmi finalizzati alla riqualificazione dei waterfront urbani ed una possibile integrazione di questi all’interno della gestione delle aree costiere sia particolarmente importante per il raggiungimento di obbiettivi che hanno una base d’interesse comune, da cui entrambi prescindono.

Ci sono, infatti, usi connessi alle aree costiere che per loro natura (neutrale, conflittuale, benefica) hanno una maggiore importanza all’interno delle possibili organizzazioni di un waterfront e come osservato da Vallega, quelli di maggiore rilevanza sono comunicazione, insediamenti, ricreazione e turismo, patrimonio culturale e ricerca [fig.19]; allo stesso tempo è importante capire in che modo attività e funzioni attivate all’interno dei waterfront possano rappresentare un ruolo centrale per le strategie di sviluppo sostenibile delle aree costiere a cui appartengono.

In particolare, la definizione di attività che puntino ad implementare uno sviluppo a dimensione urbana e regionale, integrato con quello delle fasce costiere, permettono di costruire una visione comune tra i diversi attori facenti parte del governo del territorio ed attuare così programmi a lungo termine.

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Fig.19 – Relazioni tra usi connessi alle aree costiere ed organizzazione dei waterfront21 La compresenza di mare e terra, e delle funzioni potenzialmente in conflitto legate al loro uso, di fatto, rende impossibile qualsiasi approccio riduzionista e porta a dover tenere in conto della complessità decisionale nella sua interezza.

Guardando allora ai waterfront come a sub-sistemi delle aree costiere di appartenenza, questi acquisiscono una duplice importanza sia livello locale che a livello superiore e di conseguenza la gestione integrata dei programmi e degli obbiettivi non può prescindere da rinnovate strategie di pianificazione.

Queste considerazioni conducono alla conclusione che l’adozione di processi innovativi di gestione del territorio non solo sono auspicabili al fine di garantire esplicitamente la compatibilità di differenti funzioni d’uso, la compresenza di interessi in conflitto e la pluralità degli attori, ma permettono di aprire la strada a nuovi sviluppi per i waterfront stessi.

       21

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