• Non ci sono risultati.

“La Musica è Architettura svolta, mentre l’Architettura è Musica pietrificata”

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "“La Musica è Architettura svolta, mentre l’Architettura è Musica pietrificata”"

Copied!
77
0
0

Testo completo

(1)

mentre l’Architettura è Musica pietrificata”

(2)

Abstract 4

Inquadramento 7

Inquadramento urbanistico 8

Gli edifici per il pubblico spettacolo a Pisa 14

Architettura e Musica

25

Il rapporto tra Architettura e Musica 26

Architetture per la Musica 29

Casi Studio 35

Progetto Architettonico

63

Materiali e Finiture 86

La Struttura

99

Riferimenti normativi 103

Descrizione dell’edificio e dei materiali 105

Predimensionamento delle strutture portanti 107

Conclusioni 146

Bibliografia

149

(3)

Il nuovo auditorium si inserisce in un’area limitrofa al centro storico Pisano.

La sua vicinanza con le mura medievali della città, unita alla conformazione del lotto ed alla disposizione di quelli adiacenti, ha fortemente influenzato il processo creativo del progetto nella configurazione dei volumi e degli spazi, così come nella scelta dei materiali, non dimenticandosi però dell’importanza dell’innovazione. Questa tesi si pone l’obiettivo di creare un edificio in grado di ospitare un cospicuo numero di persone, che permetta a grandi orchestre sinfoniche di esibirsi in uno spazio pensato e realizzato a loro misura.

La mancanza di un auditorium, visto anche come spazio polifunzionale, per un grande complesso universitario come quello pisano è infatti una tematica mai completamente risolta.

La distribuzione dell’auditorium si allontana, in parte, dalle disposizioni tipiche: il palcoscenico è collocato al centro di due platee simmetriche ed inclinate, sviluppate lungo un asse principale. La prima è all’interno dell’auditorium, sovrastata dalla galleria che corre, inclinata anch’essa, fino sopra al palco stesso. La seconda è invece esterna, una grande vetrata completamente apribile divide le due zone rendendo l’edificio capace di assumere diverse conformazioni in base alle situazioni e ai periodi dell’anno. La centralità del palcoscenico, insieme allo sviluppo lineare degli spazi ad esso attigui, sono i cardini dell’intero processo compositivo. Lo studio in

alla definizione delle superfici interne, per gran parte inclinate, e dei relativi prospetti esterni. Il risultato finale è un edificio dalle linee pulite e geometriche, minimale nelle forme e nelle scelte di materiali e finiture. Estremamente versatile e funzionale, adatto a qualsiasi tipologia di spettacolo musicale, piuttosto che ad eventi di altra natura.

Il nuovo Auditorium diventa un importante polo musicale e culturale per la città, punto di riferimento e centro di socializzazione.

Il progetto vuole anche essere un inizio per la riqualificazione dell’area in cui si inserisce, per lo più trascurata e degradata, operando sempre nel rispetto del luogo e del tessuto urbano esistente.

La progettazione strutturale inoltre, affrontata in parallelo a quella architettonica, ha permesso di definire in linea di massima la complessa geometria dell’edificio e la sua realizzabilità, andando a studiare in alcuni casi le parti ritenute più complesse tramite analisi specifiche approfondite.

Musica, Architettura e Ingegneria si relazionano, si intrecciano e si esaltano dando vita ad un progetto dove l’esperienza che lo spettatore può vivere è il frutto di uno studio attento e di una progettazione iterativa, che ha portato all’ottimizzazione degli spazi e delle scelte compositive e funzionali ritenute migliori.

(4)

Capitolo

Inquadramento

(5)

L’area in esame è collocata nella zona nord-est di Pisa, in Via del Brennero, a circa 700 metri dalle mura della città.

Il lotto, di proprietà dell’Università di Pisa, copre una superficie di circa 28.000 mq e si trova ai margini del tessuto urbano, confinando con il quartiere abitativo di Porta a Lucca sul lato sud e ovest. Questo fa parte della così detta pianura pisana che si estende dalla città fino ai piedi dei monti pisani, verso nord.

Il terreno in oggetto, pur non avendo particolari elementi di pregio, è stato da sempre utilizzato a scopo agricolo (“seminativo”) e rappresenta la linea collegamento tra ambiente urbano e rurale, determinando il rapporto ambientale e paesaggistico che vi è tra città e campagna. Pertanto, l’aspetto di maggior interesse di questa area è proprio il fatto di essere l’elemento di passaggio tra un ambiente ed un altro, essendo una tessera essenziale della composizione dell’immagine del paesaggio.

Questa zona, denominata Villa Filippi, ospita oltre alla Villa stessa alcuni fabbricati dell’università e due edifici di tipo industriale. Il lotto confina a sud con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle regioni Lazio e Toscana. A ovest, dall’altro lato di Via del Brennero, si colloca il “Centro Universitario Sportivo CUS”, realizzato e ristrutturato conformemente alle previsioni del Prg ‘70, mentre a circa 300 metri a sud in linea d’aria, è presente il parcheggio scambiatore di Via A. Paparelli, nel

(6)

In prossimità dell’IZSTL, compreso tra questo e il parcheggio scambiatore, è prevista la costruzione di un nuovo polo universitario scientifico per le biotecnologie, in conformità con quanto previsto dal Piano Attuativo 1. è inoltre previsto il recupero dei

manufatti attigui, attuale sede delle vendite giudiziarie, tramite Piano di Recupero. Questi saranno destinati ad attività ricreative-sportive-ludiche. L’intera area verrà quindi riqualificata e rappresenterà una nuova “porta d’ingresso” a nord della città.

1 Approvato con delib.C.C. n. 79 del 25/09/2003

Ortofoto - Area di intevento

3 2 1

(7)

I segni territoriali più forti presenti sono la stessa Via del Brennero (oggetto di vincolo ambientale), alberata su entrambi i lati, che mette in comunicazione Pisa con i paesi a nord della provincia fino a Lucca, e i due fossi (quello Marmigliaio a ovest e il Canale Demaniale dei Molini ad est) che delimitano il lotto stesso. Per quanto riguarda il primo è prevista una fascia di rispetto di 10 metri dal piede esterno degli argini su entrambi i lati 2. Il lotto, per quanto concerne l’inquadramento sui sistemi idraulici,

si trova all’interno della zona di “Bonifica del Fiume Morto” nel sottobacino a scolo naturale. Il terreno presente è prevalentemente limoso e argilloso.

La città, ad oggi, offre due soli spazi che si prestano all’esecuzione di concerti e grandi eventi come congressi o spettacoli di varia natura. Questi sono il Teatro Verdi, collocato in pieno centro (Via Palestro), ed il Palazzo dei Congressi, in prossimità del fiume Arno ad est del centro città (Via Matteotti). Entrambi però presentano difetti di versatilità nel loro utilizzo.

Il primo, essendo un teatro ottocentesco, considerato da molti uno dei più belli della tradizione italiana, è classificato dalla Legge 800 3 come Teatro di tradizione,

votato quindi ad una prevalente attività di produzione musicale, gestita e diretta dalla Fondazione Teatro di Pisa.

Il secondo, di proprietà dell’Università di Pisa ed in concessione ad una società privata,

2 Vincoli e condizioni ambientali della UTOE n10 - P.S.

3 Legge 14 agosto 1967, n. 800 - Nuovo ordinamento degli enti lirici e delle attività musicali.

è certamente più versatile. Da metà anni ‘80 4 ospita numerose manifestazioni di

natura scientifica, culturale, politica, commerciale e sportiva. Per le sue caratteristiche architettoniche e per la sua ubicazione prossima al centro storico, esso rappresenta un complesso edilizio di grande rilevanza. Tuttavia l’edificio, con i suoi due auditorium interni (la Sala Planetaria e l’Auditorium), presenta grandi criticità per quanto riguarda l’esecuzione di concerti e spettacoli che necessitano di un palcoscenico più ampio e di spazi a loro più consoni.

L’idea alla base di questo lavoro è stata quindi dettata dalla volontà di progettare una struttura che potesse rispondere a questi requisiti e così diventare un vero e proprio luogo di riunione della collettività attorno a un evento.

(8)

Gli edifici per il pubblico spettacolo a Pisa

Con il seguente paragrafo si vuole offrire una breve carrellata storica su quelli che sono stati i più importanti spazi per la vita musicale pisana degli ultimi due secoli. Il primo fu infatti il Teatro Prini, inaugurato nel 1773 dalla omonima famiglia nobile con “Il giocatore fortunato” di Piccinni, che sostituì vecchio Teatro Pubblico della città attivo dagli inizi del ‘600. Ad inizo ‘800 viene realizzata l’Arena Federighi (1882), rinominata successivamente “Gaibaldi”, ad oggi convertita nello stadio della città. L’800 vede la nascita di altri due importanti spazi, prima il Politeama Pisano (1865), poi il Regio Teatro Nuovo (1867) che in seguito venne intitolato a Verdi (unico teatro di cui oggi dispone Pisa). L’inizio del secolo successivo vede invece l’inaugurazione del Tatro Rossi (ex Prini) che verrà dichiarato inagibile nel 1966 per problemi strutturali e accessi inadeguati.

IL TEATRO ROSSI

I primi progetti di un nuovo teatro che andava a sostituire quello presente nella piazzetta di Banchi, furono presentati ai Priori a partire dal 1765. Il teatro doveva poter accogliere il pubblico della città e quello che proveniva da fuori. I lavori iniziarono nel 1770, diretti dall’ Ing. Francesco Bombicci, ed utilizzarono in parte il materiale di recupero proveniente dal vecchio teatro. I proprietari erano i nobili della famiglia Prini, tuttavia dal 1798 fu gestito dall’Accademia dei Costanti. Il progetto, come scrive Maria Ines Aliverti nel suo saggio sul Rossi del 1985 “rappresentava per la città

un sensibile progresso e la realizzazione di un progetto vecchio già di alcuni anni”. Il teatro era una classica sala all’italiana con atrio, ridotto, platea, tre ordini di palchi (di cui erano proprietari alcune famiglie agiate) e galleria. Nel 1834 furono eseguiti alcuni ampliamenti decorativi all’interno della sala con la realizzazione di numerosi stemmi ad opera del pittore Carlo Brazzini. Nel dicembre 1867, a seguito di una piena del fiume Arno, la platea del teatro venne letteralmente sommersa. Da qui, i lavori di restauro per rimediare ai danni subiti durarono tre anni ed il teatro poté riaprire solo nel 1870, ma negli anni successivi chiuse nuovamente per importanti restauri che comprendevano la sostituzione completa dell’illuminazione e l’impiego di nuovi arredi. Con lo scioglimento dell’accademia dei Ravvivati (successiva a quella dei Costanti) il teatro cambia nome e viene intitolato a Ernesto Rossi. Da qui inizia il lungo percorso di declino del teatro, di pari passo con la realizzazione dei più moderni e capienti Teatro Politeama e Teatro Regio. Si susseguono alcuni restauri fino al 1940, quando la società del Teatro Rossi fu costretta a dichiarare fallimento e l’edificio venne venduto all’asta. Aggiudicato dalla Cassa di Risparmio di Pisa, nel 1942 venne rivenduto alla Federazione provinciale fascista, diventando per legge proprietà dello Stato nel 1946. A seguito di accertamenti sullo stato di conservazione del patrimonio demaniale, nel 1966 il teatro viene dichiarato inagibile per gli accessi inadeguati e le profonde lesioni apparsi sulle pareti che delimitano il palcoscenico. Nel 1972 ci fu la proposta da parte della Cassa di Risparmio di scorporare gli ambienti del retropalco per destinarli all’utilizzo da parte della banca. La soprintendenza ai monumenti si oppose a tale ipotesi e nel 1973 la Cassa di Risparmio venne condannata a pagare

(9)

all’Amministrazione attrice una cospicua somma di denaro 5.

Negli anni successivi il comune di Pisa adotta un piano particolareggiato volto al restauro conservativo dell’edificio, che si oppone alla volontà della Cassa di Risparmio di smembrare il teatro a favore della realizzazione di nuovi uffici ed una mensa aziendale. Nel 1981 iniziano i lavori di risanamento sotto il controllo della Soprintendenza che comprendono anche la copertura.

5 Sentenza 11-6-1973 del Tribunale di Firenze.

“I lavori sin qui realizzati (a partire dal 1990 per un importo di circa 850 milioni) hanno riguardato:

- la rimozione di intonaci fatiscenti dalle facciate affaccianti sulle pubbliche vie e salvaguardia della pubblica incolumità. - il restauro delle coperture dei corpi di fabbrica dell’ingresso e della relativa facciata.

- il restauro delle coperture di scena.

- il consolidamento delle decorazioni, eliminazione delle superfetazioni esistenti all’interno del monumento.

- restauro delle murature in elevato con particolare riferimento a quelle dei palcoscenici, interessati dal dissesto degli anni ‘60.

- rifacimento intonaci interni ed esterni restauro e consolidamento delle strutture della scena – graticciata e ballatoi. - restauro e consolidamento degli orizzontamenti dell’intero edificio, predisposizione delle canalizzazioni e delle dorsali impiantistiche, infissi.

E’ inoltre in corso una specifica ricerca, condotta con il Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Pisa (Prof. Natale Gucci – direttore prof. F. P . Cecati – incaricato del Corso di Restauro Architettonico), atta a verificare le condizioni statiche generali dell’edificio ed uno schema di adeguamento statico al fine di poter ripristinare le condizioni di agibilità perse in occasione del dissesto causato dai lavori condotti in adiacenti edifici.

La ricerca ha sin qui permesso di stabilire che: 1. l’edificio ha assorbito il dissesto

2. i lavori sin qui effettuati hanno avuto un benefico effetto di stabilizzazione

3. è possibile con modesti mezzi per nulla invasivi migliorare le caratteristiche statiche e prestazionali dell’edificio e di dotarlo della capacità di resistenza anche a spinte orizzontali indispensabili per certificare l’agibilità del teatro. (…)

Ultimato il consolidamento e con esso le condizioni e la certificazione di agibilità il Teatro può comunque ospitare eventi nel frattempo utilizzando il palcoscenico e la platea.

In seguito il Teatro viene sequestrato per uno spettacolo organizzato in collaborazione con il Teatro Verdi, e solo nel 2004 verrà dissequestrato con Istanza 6 presentata alla

Procura della Repubblica dall’allora Soprintendente Malchiodi.

6 Istanza di dissequestro fasc. n. 7263/04 RGIP – Pisa (PI) ex Teatro Rossi, P.zza Carrara e via collegio ricci – Richiesta di dissequestro cantiere - del 26 ottobre 2004.

Questo risultato costituisce una importante azione di restituzione, già peraltro sperimentata con una importante manifestazione legate a Schönberg nel 1998 allestita in accordo con l’Ente Teatro Verdi di Pisa e la Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa.

L’architetto Direttore Coordinatore ING. Francesco Paolo Cecati Il soprintendente

Arch. Guglielmo Maria Malchiodi”

Relazione del 3 Aprile 2000 richiesta dal capo di gabinetto del Ministero per i Beni e le attività culturali Dott. Oberdan Forlenza, sulla questione inerente il Teatro Rossi di Pisa.

Teatro Rossi - particolare di sezione Teatro Rossi - particolare di pianta

(10)

IL POLITEAMA PISANO

Il Teatro Politeama, collocato nei pressi di Piazza dei Cavalieri, funzionò dal 1865 al 1943. I lavori per la sua costruzione furono diretti da Florido Galli a partire dal 1852. Il teatro era in grado di ospitare fino a 2000 spettatori, un numero cospicuo per gli anni. La struttura ad arena si trovava all’interno di un parco e nel 1889, seppur tra qualche polemica, fu coperta con un’armatura in ferro e trasformata in teatro notturno. Con il passare degli anni il teatro andò sempre più in disuso. Fu un gruppo di cittadini nel 1901 a scongiurarne la demolizione e la lottizzazione del terreno rilevandone la proprietà. Nel 1907 il cronista del “Ponte” scrive:

Dopo alcuni anni di abbandono il teatro venne acquistato e completamente restaurato da Giuseppe Puccinelli, trasformandolo in un locale elegante e signorile,

“Io non so chi sia stato quel mattacchione che ha potuto pensare per un momento alla distruzione

o alla trasformazione del Politeama. Se non ci fosse questo Politeama bisognerebbe inventarlo...

poiché il teatro di fuori Porta a Piagge porta con sé questa tradizione di bellezza per la struttura,

la composizione, l’addobbo teatrale; e di giocondità per gli spettacoli che vi sono stati dati e ai

quali ha assistito tante volte il popolo di Pisa anche quello che non può permettersi il lusso dei

teatri invernali.... togliere al popolo il Politeama dopo che l’arena Garibaldi è stata rimpicciolita

ad un gioco del pallone, dopo che l’altro teatro di piazza dei Cavalieri se ne andò in frantumi come

la fantasia di chi lo creò; sarebbe lo stesso che privarlo del suo più squisito divertimento.... alle

rappresentazioni di Aida, insieme al pubblico più eletto della città, è intervenuta anche la parte

operaia col suo buon senso critico e con il suo immancabile e fresco bagaglio di entusiasmo.”

finemente decorato e totalmente rinnovato 7. I lavori di restauro svolti avevano

anche sostituito l’intero impianto di riscaldamento.

Il 24 aprile 1927 (dopo alcuni spiacevoli episodi dovuti alla guerra) fu riaperto e inaugurato il Nuovo Politeama Pisano al chiuso. Per diversi anni questo rappresentò il teatro di “tutti i pisani” ed in particolare dei lavoratori; i prezzi infatti erano notevolmente bassi per gli anni e per gli spettacoli offerti 8. L’apertura fu con Il

Rigoletto ed ebbe un successo enorme, circa 3000 persone presenti.

Negli anni seguenti il teatro venne chiuso nuovamente per lavori di restauro; riaprì a giugno del 1929, ma nel frattempo il moderni cinema della città (Lumiere, Excelsior, Splendor, Rossi, Verdi ecc.) si erano accaparrati la più grande fetta di pubblico. Il Politeama alternò stagioni buone ad alcune meno produttive fino al 31 agosto 1943, quando durante la seconda guerra mondiale venne bombardato e irrimediabilmente distrutto. Al suo posto venne costruito un Palazzo dei Congressi, tuttora presente.

7 Gino dell’Ira, I Teatri di Pisa, Giardini Editori e Stampatori in Pisa, 1987, pp 77-85. 8 Gino dell’Ira, I Teatri di Pisa, Giardini Editori e Stampatori in Pisa, 1987, pp 91.

Il Politeama “Nazionale” a sinistra e quello “Pisano” agli inizi del XX secolo a destra

(11)

IL TEATRO VERDI

Il Teatro Verdi è, senza alcun dubbio, il principale teatro di Pisa. Considerato da molti uno degli esempi più belli e riusciti dei teatri di tradizione italiani dell’ottocento. Fu inaugurato la sera del 12 novembre 1867. Il modello seguito fu quello della pergola a Firenze, il progettista Andrea Scala (nominato il 26 febbraio 1865 dall’Assemblea generale degli azionisti). Per la realizzazione delle fondamenta vennero utilizzati più di 3600 pali in pino. La cupola autoportante venne invece progettata dal Simonelli. Due sono gli elementi di maggior prestigio del teatro. In primis il palcoscenico, uno dei più grandi d’Italia (32 metri di larghezza e 26 di profondità). Poi la distribuzione degli ambienti attigui alla sala, ben studiati in modo tale da poter liberamente “deambulare” per il teatro senza urtare il prossimo 9. Altro elemento importante

è l’acustica, perfetta in ogni aspetto. Il costo per la realizzazione del teatro fu di 689.230,50 lire, costo che superò il preventivo di realizzazione e dovette essere coperto dalla Cassa di Risparmio di Pisa con un mutuo. Da tutta la provincia, e non solo, gli spettatori venivano a Pisa per ammirare l’ultima incredibile opera tra i teatri toscani. A tre anni dalla morte di Giuseppe Verdi, il 27 gennaio 1901, il teatro venne intitolato a suo nome.

In seguito alla prima guerra mondiale, il Verdi attraversa un periodo di forte malessere, testimoniato da un articolo di Alfredo Gentili del 4 marzo 1919 sul Messaggero Toscano, dove scrive:

9 Gino dell’Ira, I Teatri di Pisa, Giardini Editori e Stampatori in Pisa, 1987, pp 126.

Gli anni seguenti, seppur ricchi di opere e spettacoli, videro l’avvicendarsi di eventi destinati a indebolire la forza del Verdi: l’avvento del cinema, la crisi della società dei palchettisti, l’invecchiamento del teatro stesso. Anche se la qualità degli spettacoli restò eccellente, sempre meno persone andavano a teatro. Nel 1942 furono realizzati importanti lavori, soprattutto all’impianto elettrico, per una spesa totale di quasi 100.000 lire.

Gli anni che seguono vedono un calo sempre più accentuato delle attività svolte dal teatro. Furono veri e propri anni di “sopravvivenza”, dove le grandi opere internazionali vennero sostituite a spettacoli di livello inferiore. Non mancarono certo i confronti. La rinascita del 1966 con la “stagione dei Giovani” dette nuova luce al teatro pisano. Questa durò fino al 1971 ed ebbe un notevole successo, la città come non succedeva da ormai molto tempo, si trovò ad avere due stagioni liriche. La stagione dei Giovani finì quando il Ministero tagliò le sovvenzioni agli enti promotori riversandole esclusivamente ai comuni.Il teatro restò chiuso dal 1986 al 1989 per essere sottoposto a grandi interventi di restauro e manutenzione alle strutture, dovendo essere anche adeguato ai nuovi standard di sicurezza e agibilità. Ad oggi è l’unico teatro di cui dispone la città in grado di ospitare concerti di filarmoniche importanti e spettacoli che richiedono un grande palcoscenico come il suo.

“Teatro o baraccone, il nostro teatro non fu creato con l’intento di trasformarlo in baraccone da

fiera; esso doveva rappresentare nel concetto dei suoi creatori un ritrovo atto ad elevare l’intelletto, a

educare il sentimento, ad offrire il godimento che solo può dare della buona musica a chi durante il

giorno lavora e la sera ha diritto di ritemprare la mente e l’animo alla fresca fonte dell’arte.”

(12)

Nella pagina affianco la pianta del Teatro Verdi Sopra la vista della sala dal palcoscenico

(13)

Architettura

e Musica

(14)

Il rapporto tra Architettura e Musica

Si definisce Architettura 1 l’arte di plasmare e distribuire masse diverse nello spazio,

al fine di creare un ambiente che risponda a predefiniti obiettivi d’uso (vivere, lavorare, muoversi ecc.), di comfort ed estetici.

La Musica 2 è invece l’arte di saper disporre energie dalla forma diversa (onde

sonore) nel tempo, creando un insieme di atmosfere e sinergie che si mettono al servizio della mente umana al fine rispondere a scopi predefiniti (emozionare, impressionare, coinvolgere ecc.).

Sia nel primo che nel secondo caso sarà dunque necessaria la figura di un direttore (da una parte l’architetto e dall’altra il direttore d’orchestra) capace indirizzare le opportune maestranze a posizionare e realizzare, con le giuste proporzioni e armonie, le parti di un edificio (in un caso) o di suonare al giusto instante e con la giusta intensità le note di una sinfonia (nell’altro). Questa può essere considerata come prima analogia tra le due forme artistiche.

Come enunciato precedentemente, sono proprio massa ed energia gli elementi essenziali per queste due arti apparentemente distinte l’una dall’altra, ma in verità profondamente legate. Fu infatti Alber Einstein a dimostrare la relazione di

1 Nel 1881 William Morris dava la seguente definizione dell’architettura: «Il mio concetto di architettura abbraccia l’intero ambiente della vita umana; non possiamo sottrarci all’architettura, finché facciamo parte della civiltà, poiché essa rappresenta l’insieme delle modifiche e delle alterazioni operate sulla superficie terrestre, in vista delle necessità umane, eccettuato il puro deserto».

2 John A. Sloboda, La mente musicale, Il Mulino, Bologna 1988, p. 24.

equivalenza tra massa ed energia: “E=mc2”. Con la prima stesura della relatività

speciale 3 egli ha infatti definito che lo spazio in cui noi tutti viviamo, comprende

anche la dimensione temporale. è quindi la fisica stessa a stabilire la stretta relazione tra massa ed energia: la massa è energia congelata, l’energia è massa esplosa. Dal punto di vista umano, invece, è importate sottolineare come architettura e musica non sono altro che due strumenti il cui fine comune è la comunicazione 4. Come

ogni forma di comunicazione, anche essi hanno bisogno di un mezzo grazie al quale gli è permesso di raggiungere un fruitore. Se nel caso della musica è evidente come il mezzo di percezione sia l’udito, appare più complesso definire quale sia quello per l’architettura. Facendo riferimento a Platone possiamo definire lo spazio come “quell’entità di ordine essenziale che contiene tutta la realtà manifesta” 5. è proprio

questo il mezzo che l’uomo utilizza per percepire l’architettura, lo spazio inteso come contenitore della realtà, in quanto uno spazio completamente vuoto, senza tempo e senza masse non può esistere. La conoscenza degli elementi contenuti all’interno dello spazio avviene attraverso l’utilizzo dei sensi, ne deriva dunque che esistono spazi diversi destinati a sensi diversi (spazio visivo, spazio uditivo, spazio olfattivo ecc.). Possiamo definire la percezione dell’architettura come un fattore combinato di vista e udito, ma laddove la vista viene meno, o semplicemente è ostacolata da

3 Albert Einstein, Relatività speciale, Zur Electrodynamik bewegter Korper, Annalen der Physik vol. 17, pp. 891-921, 1905. 4 Shannon Claude & Weaver Warren, The Mathematical Theory of Communication, University of Illinois Press, 1949. 5 Platone, Timeo, (49 A 5-6).

(15)

forze esterne (come la luce per esempio), può essere ricondotta al solo udito 6. Basti

ricordare, a titolo di esempio, che il primo spazio che l’essere umano percepisce nella sua vita è l’utero materno. Da ciò si capisce come la capacità uditiva nasca prima di quella visiva.

Per questo motivo, essendo la percezione musicale legata alla nostra facoltà di percepire uno spazio acustico virtuale, nei processi di ascolto della musica è consuetudine penalizzare il senso della vista per favorire quello dell’udito, realizzando ambienti caratterizzati da luce soffusa e da geometrie armoniose e quanto più semplici possibile.

Con questa visione d’insieme, è possibile definire quindi l’architettura con le sue masse e le sue distanze come “musica cristallizzata”, dove la dimensione temporale non esiste e siamo liberi di muoverci al suo interno per scoprirne tutti i dettagli, un pentagramma dove le note sono gli edifici e le linee sono le strade che li collegano.

6 R. Murray Schafer, Acoustic Space. L’espace du son II, Editions Musique et Recherches, Ohain (BE) 1991.

Architetture per la Musica

Il concetto di auditorium si sviluppa a partire da metà ottocento, quando i teatri tradizionali vengono convertiti per ospitare grandi orchestre sinfoniche, migliorare l’acustica e soddisfare le esigenze sempre più particolari di musicisti e spettatori. In questo periodo nascono infatti, prevalentemente in Europa e in Nord America, i primi spazi dedicati esclusivamente all’ascolto di grandi concerti, sedi di grandi orchestre sinfoniche diventate stabili, come l’orchestra dei Wiener Philarmoniker fondata nel1842 per la quale viene realizzata nel 1870 la Musikverein di Vienna. La collettività si allontana sempre di più dagli spettacoli d’opera per avvicinarsi ai concerti di musica sinfonica, decretando quindi la nascita di un nuovo modello architettonico: l’auditorium.

Nella progettazione di spazi destinati al pubblico spettacolo, è frequente l’intrecciarsi di tematiche differenti che vengono affrontate durante la progettazione portando poi al risultato finale. Alle quelle prettamente tecniche legate all’acustica, ai vincoli normativi, alla visibilità, all’illuminazione e alla fruibilità degli spazi, si affiancano quelle simboliche ed evocative. Gli edifici in esame, infatti, sono da sempre considerati luoghi di riunione e di incontro della collettività, nodi del tessuto urbano che spesso vengono presi come punti di riferimento anche da chi non li frequenta abitualmente. Questi sono luoghi di contemplazione, non solo per lo spettacolo ivi rappresentato, ma anche nei confronti dell’architettura stessa, delle sue forme e dei suoi significati. La forma, in particolare, è sempre stato un elemento fondamentale per la

(16)

progettazione di questi spazi. Con il passare degli anni e con l’avvento di soluzioni tecnologiche innovative (soprattutto in campo acustico), ci sono state molte tendenze differenti . Le sale per le rappresentazioni musicali e teatrali hanno via via assunto forme sempre più complesse e ricercate, distaccandosi da quelle classiche rettangolari o “a ventaglio”.

Lo sviluppo di modelli fisici o numerici in grado di calcolare in fase progettuale l’acustica all’interno della sala, studiando la distribuzione delle onde sonore e i loro percorsi diretti e riflessi, ha permesso di sviluppare superfici e materiali sempre più performanti che permettessero al progettista di disegnare in piena libertà la forma dell’ambiente attorno al palcoscenico.

Un’importante rivoluzione in questo campo si ha a metà degli anni ‘60 grazie alla realizzazione della Philarmonie di Berlino di Hans Scharoun in collaborazione

“le sale di grandi dimensioni a pianta rettangolare, talvolta dette shoe-box, ‘a scatola da scarpe’

(approssimativamente due cubi affiancati che realizzano un rapporto 2:2:1 tra le tre dimensioni),

hanno raggiunto la loro espressione massima come sale da concerto nella seconda metà dell’Ottocento.

[…] L’avvento di nuovi stili dell’architettura ha dato luogo nel tempo a forme innovative per cui il

responsabile dell’acustica, avendo perduto i riferimenti architettonici delle sale classiche, ha dovuto

inventare nuovi concetti nell’intento di conferire proprietà acustiche adeguate ai nuovi stili delle

sale da concerto di grandi dimensioni. […] Alcuni hanno prediletto la forma ‘a ventaglio’. […] Altri

ancora hanno basato l’acustica della sala su una forte diffusione del suono dal soffitto e da altre

pareti. […] Solamente a partire dagli anni Sessanta la ricerca ha iniziato a svelare l’esistenza di

alcuni ingredienti fisici che possono condurre al successo acustico di nuove idee formali”

Sergio Cingolani, Renato Spagnolo, “Acustica musicale e architettonica”, Utet, Torino 2005.

con Lothar Cremer. Questo progetto è considerato ancora oggi esemplare ed è stato fonte d’ispirazione per molti dei più moderni realizzati. La sala, grazie alla sua forma “a terrazza” si distribuisce attorno al palcoscenico centrale, avvicinando il pubblico allo spettacolo e coinvolgendolo coma mai prima. Negli stessi anni si sviluppa, inoltre, la tendenza a trattare i volumi in maniera scultorea. Soprattutto all’esterno, gli edifici assumo le forme più fantasiose e organiche, allontanandosi dalle convenzioni della tradizione per diventare veri e propri oggetti d’arte. Basti pensare alle architetture decostruttiviste di Frank O. Gehry,Daniel Libeskind e Zaha Hadid, o a quelle minimaliste di Tadao Ando, Alvaro Siza e Steven Holl.

A differenza dei teatri d’opera, gli auditorium, non hanno bisogno di grandi e complessi sistemi scenici che vincolano il rapporto tra gli spazi all’interno della sala. Proprio per questa grande libertà di composizione architettonica, l’auditorium si configura come uno dei più complessi sistemi architettonici contemporanei, investendo numerose problematiche come la distribuzione interna degli spazi, lo

(17)

schema strutturale (spesso molto complesso per gli edifici dall’aspetto scultoreo) e lo studio dell’acustica.

Si tratta quindi di edifici molto complessi, monumentali, come detto precedentemente, che molto spesso assumono anche il ruolo di “riqualificatori” del tessuto urbano. Sono molti i casi in cui si parte dall’oggetto architettonico per ridefinire un quartiere o un area semi abbandonata. Ne è un esempio la Oslo Opera House realizzata dallo studio Snøhetta nella penisola Bjørvika, sul fiordo di Oslo. L’edificio doveva infatti andare a riqualificare l’area adiacente al porto di Oslo. Con le sue superfici inclinate, la struttura si mimetizza con il paesaggio, ricordandoci che non solo gli edifici, ma anche i paesaggi sono creati per mano dell’uomo. L’edificio è composto da tre elementi principali: la factory (la fabbrica), il carpet

La Oslo Opera House dello studio Snøhetta.

(tappeto) e il wave wall (muro-onda). è proprio quest’ultimo a dividere la terra dall’acqua della baia, e quindi a fare da mediatore tra la città e il resto del mondo. Se è vero che teatri e auditorium sono spesso inseriti in ampi progetti di riqualificazione urbana, è anche vero che ci sono molti casi in cui essi vengono costruiti per rilanciare l’immagine di una città. A Dallas (Texas), ad esempio, sono numerosi gli edifici costruiti negli ultimi anni per impreziosire la città e togliergli di dosso l’immagine di centro di guadagno legato al petrolio e luogo che più di ogni altro ha contribuito alla fine del sogno americano, a causa dell’assassinio nel 1963 di John Fitzgerald Kennedy. Molti ,come i due ponti sul fiume Trinity di Santiago Calatrava, il Nasher Sculpture Centre di

Renzo Piano, il Margot and Bill Winspear Opera House di Norman Foster e il Dee and Charles Wyly Theatre di Rem Koolhaas e Joshua Prince-Ramus, sono opera di premi Pritzker.

Questi edifici, da sempre, possono assumere due soluzioni tipologiche distinte: la prima è quella classica, legata al suo aspetto funzionale, la struttura architettonica prende forma attorno alla sala centrale, ben distinguibile dall’esterno; la seconda invece è tipica degli edifici realizzati all’interno di un tessuto urbano preesistente, la sala interna viene in qualche modo nascosta all’interno di una struttura realizzata per dialogare con l’esterno, con il paesaggio che la circonda.

Il sistema distributivo degli auditorium in genere, è organizzato a partire da un foyer d’ingresso (una hall) che direziona il pubblico verso la sala. All’interno di questo spazio vengono ospitati gli spazi destinati alla biglietteria, al guardaroba e, in alcuni

(18)

casi, alla ristorazione. Da questo si passa direttamente alla sala, il cuore pulsante dell’edificio. Questo spazio può assumere, come già detto, forme e dimensioni diverse. Gli auditorium per muisca da camera possono raggiungere un massimo di 500-1000 spettatori, quelli per i grandi concerti sinfonici anche 2500-3000 posti a sedere. In ogni caso si evita di realizzare spazi troppo dispersivi e alti per migliorare i livelli di comfort acustico. Ad oggi, per questi motivi, una sala per più di 3500 persone non sembra infatti essere realizzabile. La più grande realizzata in Italia è la sala Santa Cecilia del complesso Parco della Musica di Renzo Piano a Roma con i suoi 2742 posti a sedere e il suo enorme palco da 334 mq.

Queste sale sfruttano , nella maggior parte dei casi, l’utilizzo di grandi superfici riflettenti mobili appese al soffitto, in grado di adattarsi alla tipologia di musica e spettacolo svolti

e quindi offrire la migliore risposta acustica in termini di volume e qualità in ogni caso (musica camerata, sinfonica, corale, amplificata ecc.).

Questi pannelli sono realizzati in materiale acustico riflettente, al fine di scongiurare la presenza di zone d’ombra e direzionare il suono dal palcoscenico verso il pubblico. I materiali utilizzati sono spesso il legno massiccio o il multistrato, con trattamenti particolari. Vengono però utilizzati anche i tessuti come elementi fonoassorbenti, laddove ci sia la necessità di regolare i parametri acustici della sala secondo la volontà dei musicisti stessi.

Casi Studio

Di seguito vengono analizzati alcuni casi studio con l’intento di mettere in evidenza le diverse soluzioni compositive e gli accorgimenti tecnici utilizzati.

Alcuni verranno trattati in quanto progetti esemplari per la loro tipologia architettonica, altri perché hanno effettivamente fornito spunti interessanti per la stesura del progetto stesso.

I casi trattati sono:

- Il padiglione Philips di Le Corbusier e Iannis Xenakis; - La Philarmonie di Berlino di Hans Scharoun;

- La Casa da Musica a Oporto di di Rem Koolhaas (OMA); - L’Auditorium Poitiers di João Luís Carrilho da Graça; - Il Parco della Musica a Roma di Renzo Piano;

(19)

Il Pavillon Philips all’esposizione universale di Bruxelles del 1958

PADIGLIONE PHILIPS - LE CORBUSIER

Il padiglione Philips è un opera di Le Corbusier e del suo allievo greco Iannis Xenakis, realizzata a Bruxelles per l’Expo del 1958.

Iannis Xenakis (1922-2001) era ingegnere e musicista allo stesso tempo. Egli occupa un ruolo fondamentale nella storia della musica del novecento, fu infatti il primo a pensare alla sua composizione come alla stesura di formule matematiche e, visto lo stretto rapporto tra architettura e musica, Xenakis pensava di poter applicare gli stessi concetti matematici anche alla composizione architettonica. Così, grazie all’utilizzo delle più moderne tecnologie del tempo, egli si propose non tanto di comporre musica, ma di disegnarla tramite forme geometriche semplici e riproducibili tramite computer.

Il padiglione Philips, commissionato dallo stesso Philips che desiderava un’opera d’arte “totale”, può essere visto come la prima architettura multimediale dell’era elettronica ed è sicuramente uno degli “oggetti a reazione poetica” più efficaci ideati da Le Corbusier. Xenakis inizia a disegnare l’edificio nel 1956 realizzando un lavoro che concretizza la sua idea di Polytopos 7: la musica viene pensata come uno

spazio aperto che incrocia una molteplicità di stimoli propri dell’architettura (luce, distanze, masse) e della musica stessa(ritmo, tono).

I disegni riportati in seguito evidenziano l’evoluzione dell’idea che ha portato al progetto finale realizzato.

(20)

Si parte da un disegno in pianta liberamente curvilineo dalla forma di uno stomaco, per poi arrivare attraverso l’utilizzo di conoidi alla soluzione finale.

Sopra: i disegni rappresentanti le fasi di progettazione del padiglione (Pöème Électronique). Nella pagina affianco: il Pavillion Philips durante l’EXPO di Bruxelles.

La struttura è realizzata con gusci autoportanti in cemento precompresso.

All’interno del padiglione venne realizzata un’installazione multimediale della durata di 10 minuti circa, composta da giochi di luce, musica e proiezioni: il “Poème électronique”, ideato da Le Corbusier e composto da E. Varèse e dallo stesso Xenakis. L’edificio venne pensato e realizzato come un’opera per orchestra dove le luci, gli altoparlanti, le ombre e le espressioni degli spettatori erano gli strumenti musicali.

(21)

Vista dell’esterno della Philarmonie di Berlino.

LA PHILARMONIE DI BERLINO - HANS SCHAROUN

Costruito tra il 1960 e il 1963 su progetto di Hans Scharoun, vincitore del concorso indetto nel 1956, rappresenta uno dei massimi esempi del Neoespressionismo organico ed è considerata una delle massime realizzazioni al mondo nell’ambito delle sale da concerto. L’edificio si colloca sulla Kemperplatz di Belino, all’interno del complesso culturale del Kulturforum. La struttura, a pianta pentagonale, si presenta all’esterno con una serie di pareti convesse accostate l’una all’altra il cui rivestimento dorato venne aggiunto tra il 1978 e il 1981. La forma dell’edificio ricorda quella di una tenda irregolare e, in linea con i principi propri dell’architettura organica, i volumi che lo compongono si articolano a partire dalla forma della sala interna, verso l’esterno. Al centro di tutto si colloca il palcoscenico, circondato dalle gallerie per gli spettatori, poste ad altezza variabile ed allineate con i vertici del pentagono. L’insieme delle superfici inclinate, delle forme appuntite dei palchi, della particolare forma del soffitto contribuisce all’acustica eccezionale della sala e genera prospettive visive insolite sui musicisti. L’auditorium contiene 2.200 posti a sedere disposti ad anfiteatro intorno all’orchestra. Il pubblico ed i musicisti non sono più separati come nei teatri e negli auditorium tradizionali, ma si compenetrano l’uno nell’altro: “ascoltare la musica è un evento collettivo che unisce ascoltatori e musicisti” 8. Tutto è stato meticolosamente studiato in funzione di precise leggi

acustiche, perfino la disposizione dei musicisti, del direttore d’orchestra e degli

(22)

stessi spettatori. All’interno della sala non sono presenti pilastri, al fine di rendere anche la vista eccellente. La struttura portante è in cemento armato, le superfici che compongono la copertura sono sorrette da solette che scaricano il peso su cinque travi ad altezza variabile. Alle travi sono fissate 136 piramidi triangolari con la funzione di smorzare i bassi. Sono inoltre sospesi dei pannelli curvi mobili in poliestere al fine di direzionare il suono ed impedirne la dispersione. Tali pannelli possono essere spostati e regolati in altezza in funzione del volume desiderato e della tipologia di

Sopra: particolare di sezione della Philarmonie Berlin.

Nella pagina affianco: la grande sala pentagonale della Philarmonie Berlin.

spettacolo svolto. Questo straordinario esempio di architettura organica è il primo di quella tipologia di sale da concerto definita “a vigneto”. Le gallerie che ospitano gli spettatori infatti ricordano i terrazzamenti di un paesaggio agricolo, dove le file di sedute rappresentano i filari dei vigneti.

(23)

Vista esterna della Casa da Musica, di Rem Koolhaas.

CASA DA MUSICA - OMA

è la principale sala da concerto della città di Oporto (Portogallo). Realizzata nel 2001 dallo studio Oma (Office for Metropolitan Architecture ) di Rem Koolhaas in occasione della nomina della città a Capitale Europea della Cultura.

L’edificio dalla forma scultorea in calcestruzzo che ricorda quella di una pietra sfaccettata, racchiude al suo interno la sala principale da 1238 posti, una secondaria da 350, aule per l’insegnamento, una per la musica cibernetica, una per la produzione multimediale, laboratori, sale prova, un ristorante e uno shop.

La superficie totale è di circa 22000 mq.

L’accesso al foyer, che si sviluppa verticalmente per tutta l’altezza dell’edificio, avviene tramite un’ampia scalinata in calcestruzzo e alluminio nervato. All’esterno la monumentalità ed il peso del calcestruzzo, di 40 cm di spessore, è rotto da grandi vetrate attraverso le quali è possibile intravedere le sale interne.

La sala principale si sviluppa longitudinalmente secondo il principio delle “shoe-box”, tagliando la struttura centralmente. Essa è contenuta da due massicce pareti (sui lati lunghi) e da altre due completamente vetrate (su quelli corti).

Attento è lo studio dei materiali e dei loro rapporti nel definire i volumi e le superfici: il cemento faccia a vista, il vetro ondulato (utilizzato per eliminare fenomeni di disturbo acustico come la risonanza e il riverbero), antiche piastrelle recuperate in loco e la finitura in foglia d’oro delle pareti interne dell’auditorium.

Lo studio ha posto un occhio di riguardo anche per gli elementi di design che si trovano all’interno dell’edificio: singolare il blocco unico di sedute regolabili della

(24)

sala principale, in velluto grigio-argento e dotate di LED nei braccioli, opera del designer Maarten van Severen 9.

(25)

Vista esterna dell’Auditorium Poitiers, di João Luís Carrilho da Graça.

AUDITORIUM POITIERS -JOãO LUíS CARRILHO DA GRAçA

Con queste parole l’architetto ci spiega come, secondo lui, l’edificio debba essere il più semplice possibile, specialmente se pubblico, e debba fungere da catalizzatore sociale, un punto di incontro per la collettività intorno ad eventi ed iniziative.

Il teatro e auditorium della città di Poitiers (Francia) è stato realizzato nel 2008 dallo studio JLCG Arquitectos di João Luís Carrilho da Graça.

La piattaforma su cui sorge l’edificio è aperta al pubblico e rappresenta l’elemento di continuità spaziale e materiale tra questo e la città circostante. Al di sopra si trovano i volumi che compongono la struttura, dei semplici parallelepipedi in vetro bianco opaco che, a seconda della luce che li investe, assumono colorazioni e tonalità diverse durante la giornata.

L’auditorium interno è dedicato e progettato solamente per gli spettacoli musicali. Questo ha permesso di arrivare a dei livelli acustici ottimali. La forma dell’auditorium è quello di una scatola da scarpe, la platea si trova su una superficie piana (non

“Deciding what is essential in a given programme for a given place should be the primary objective

of every single architecture project – and nothing else. This may be even more valid when a public

building is concerned, as it involves a strong and vibrant interaction with the city as “work in

progress”.

The building should be as simple as possible, playing a distinctive role as catalyst and support for

artistic activities and events, and contributing to social interaction. It should have a clear, strong

but discreet presence and image in the city, conveying information about its own content that can be

read at different levels.

(26)

inclinata come solitamente accade). Al termine della platea si inserisce il palco leggermente rialzato. Tutta intorno alla sala è presente, al piano superiore, una galleria inclinata in direzione opposta a quella abituale (più alta in prossimità del palco). Questa, resa evidente attraverso un rivestimento in legno ondulato, crea un forte contrasto visivo con il contenitore scuro (nelle pareti) della sala. Il risultato è una scatola in legno, tagliata longitudinalmente in corrispondenza della galleria, immersa in uno spazio completamente nero e impercettibile.

L’accesso a tale sala avviene attraverso delle porta basculanti situate sui lati lunghi. rivestite anch’esse dello stesso legno della galleria in modo tale che, una volta chiuse, risultino invisibili e garantiscano una forte linearità delle superfici presenti. All’interno dell’edificio è presente un’ulteriore sala adibita a teatro, più piccola di

Vista interna dell’auditorium da fondo sala.

dimensioni ma più versatile, per permettere la realizzazione di spettacoli differenti.

(27)

Parco della Musica, vista della cavea esterna.

PARCO DELLA MUSICA - RENZO PIANO

L’Auditorium Parco della Musica è un grande complesso multifunzionale realizzato a Roma nel 2002 per ospitare eventi culturali e spettacoli di varia natura.

La struttura ospita al suo interno tre sale, un teatro studio, il foyer, vari studi e una cavea esterna. Le sale possono ospitare rispettivamente 2800, 1200 e 700 posti a sedere. La più grande, denominata Santa Cecilia è ad oggi la maggiore di tutta Italia. L’intero complesso ruota attorno all’idea principale di centralità della musica. Al centro si trova la cavea, su di essa si affacciano i tre grandi edifici che contengono gli auditorium e dietro ad essi, disposte radialmente, troviamo le restanti strutture. Il paro si inserisce in uno spazio pianeggiante compreso tra le rive del Tevere e le colline dei Parioli, tra il Villaggio olimpico e lo stadio Flaminio. Questo spazio era da molti anni lasciato vuoto e quindi considerato una vera e propria frattura del tessuto urbano. Per questo motivo, il parco assume un importante ruolo di riqualificazione urbana, con la sua superficie di circa 30000 metri quadrati piantumati con 400 alberi che circondano la struttura degli auditorium.

La cavea centrale è rivestita in travertino, pietra della tradizione romana, e può ospitare fino a 3000 spettatori. Per le superfici verticali, l’architetto ha scelto di utilizzare un rivestimento in mattoni romani fatti a mano, mentre le tre sale sono ricoperte da grandi gusci in piombo preosidato.

L’esperienza di Piano nel campo della progettazione acustica, lo ha portato alla scelta di separare le tre sale tra di loro per poter meglio controllare i parametri di ognuna. I tre auditorium hanno quindi caratteristiche compositive, funzionali e,

(28)

per l’appunto, acustiche differenti, in modo tale da risultare ottimali per ospitare spettacoli ed eventi di natura diversa. Tutte e tre le sale, all’interno, sono dotate di particolari dispositivi che gli permettono a di adattarsi a diverse tipologie di musica. Il materiale usato è il legno di ciliegio.

La grande sala Santa Cecilia ha una configurazione “a vigneto”: il palco è in posizione centrale e le gallerie a balze sono tutte intorno. Questo permette di avere una visibilità perfetta da ogni punto ed un acustica eccezionale, garantita anche dalle 26 vele in ciliegio che ricoprono il soffitto.

Sopra: la sala Santa Cecilia.

Nella pagina affianco: a sinistra la sala Sinopoli, a destra la Petrassi.

La Sinopoli (seconda per grandezza) ha invece una configurazione più semplice, quella delle “shoe-box”, ma molto versatile grazie alla sua modulabilità. Particolarmente adatta per le assemblee e i grandi convegni internazionali, può accogliere ben 12 cabine di traduzione.

La sala Petrassi infine, è configurata come un tradizionale teatro, con un palcoscenico molto versatile che si presta ad ospitare scenografie diverse. Le pareti laterali infatti sono modulabili e possono addirittura ruotare di 90° per dare luogo ad un boccascena tradizionale all’italiana.

Il foyer invece si sviluppa su un percorso anulare di circa 150 metri. Rappresenta il luogo di incontro dal quale è possibile intraprendere il percorso di visita dell’intero complesso. Esso collega tra di loro gli ingressi delle tre sale ed è divisibile idealmente in cinque settori: Santa Cecilia, Archeologico, Sinopoli, Risonanze e Petrassi. Qui vengono svolte una molteplicità di funzioni, come le grandi cene di gala, che

(29)

godono di un’atmosfera suggestiva grazie alla presenza del sito archeologico della villa romana, venuto alla luce durante la realizzazione dell’Auditorium.

Sopra: la planimetria generale del complesso Parco della Musica.

Nella pagina affianco: i particolari di pianta e di prospetto della sala Santa Cecilia.

Le tre strutture portanti sono realizzate in legno lamellare che sorreggono due solette in cemento armato (per la copertura) indipendenti tra di loro per motivi acustici e connesse tramite spinotti metallici. Le connessioni tra le varie travi che costituiscono lo scheletro della struttura sono in acciaio, il rivestimento esterno è invece (come detto precedentemente) in lastre curve di piombo, fissate mediante la tecnica dell’aggraffatura 10.

10 L’aggraffatura è un metodo di montaggio tradizionale che consiste nell’accostare i lembi delle lastre da unire, sovrapponendole due o quattro volte.

(30)

Auditorium Paganini.

AUDITORIUM PAGANINI - RENZO PIANO

Realizzato nel 2001 all’interno dell’area in cui sorgeva lo stabilimento dell’ex Eridania, a Parma, assume la funzione di cerniera tra il centro storico della città e la periferia urbana. Lo stabilimento, che rappresentava la fase proto-industriale della città, fu dismesso nel 1968 e per molti anni rappresentò un grande vuoto per il tessuto urbano. Solamente nel 1999 iniziarono i lavori per trasformarlo da fabbrica di zucchero a “fabbrica di musica”. Renzo Piano ed il suo studio di architetti riutilizza la scatola esistente dell’ex industria e la converte in un auditorium moderno inserito all’interno di una grande area adibita a verde.

L’auditorium si presenta come un edificio sviluppato longitudinalmente per una lunghezza di circa 80 metri. Al suo interno sono presenti il foyer e la sala da 780 posti. In un edificio adiacente si trovano i locali di servizio, la sala prove ed altri locali tecnici. La struttura preesistente è stata in parte sostituita o rinforzata mediante l’utilizzo di tecniche moderne, per far si che l’edificio rispondesse alle esigenze strutturali e sismiche. Le fondazioni, ora a micropali, sono state completamente sostituite. La sala si configura come un suggestivo “cannocchiale visivo” sul parco circostante, le grandi pareti in vetro che chiudono i due lati corti (nord e sud) sono state infatti lasciate completamente trasparenti. Con la loro luce di 26 metri sono realizzate mediante l’impiego di una struttura di montanti in acciaio dello spessore di soli 15x5 centimetri, rivestiti in alluminio. Questa è irrigidita da passerelle tecniche utilizzate per la manutenzione, che assumono la funzione di controventi orizzontali. Per risolvere i problemi d’acustica derivanti dall’impiego di un materiale come il vetro e garantire la

(31)

massima trasparenza della parete, è stata utilizzata una vetrocamera a doppia lastra stratificata all’interno del quale è presente un gas ad alto abbattimento acustico. La copertura in rame è sorretta da grandi capriate in acciaio, realizzate ex novo, che sorreggono un’orditura primaria costituita da travi in rovere, e una secondaria in pannelli multistrato di abete. Gli stessi arcarecci contribuiscono alla riflessione del suono insieme alle nicchie presenti sulle pareti laterali che rappresentano dei veri e propri deflettori acustici naturali.

(32)

Progetto

Architettonico

(33)

Quando ci si relaziona con un tessuto urbano preesistente, carico di storia e significati, è buona norma avvicinarcisi con delicatezza, in punta di piedi, nel massimo rispetto e, in un certo senso, chiedendo il permesso. In questo caso invece, l’intervento è stato forte e deciso, senza alcun indugio nel voler riqualificare attraverso di esso l’intera area in cui si inseriva.

Il contesto infatti è privo di spazi pubblici e di edifici significativi (eccezion fatta per Villa Filippi), ma ricco di verde e di ampie fasce di respiro tra un fabbricato e l’altro. Il lotto, scelto in quanto di proprietà dell’Università di Pisa (come detto in precedentemente), cade in una posizione strategica rispetto alla città stessa. Il viale di accesso è infatti quello che collega Pisa alla provincia e alla città di Lucca. La sua vicinanza alle mura del centro storico e all’enorme parcheggio scambiatore adiacente, rende il suo raggiungimento facile e rapido sia tramite mezzi di trasporto che senza.

Prima di tutto ci si è rivolti ad alcuni esempi illustri del passato e del presente, per vedere come si è sempre fatta l’architettura per la musica, quali sono le leggi che regolano queste strutture e quali le norme che li vincolano. Filo conduttore di opere tra loro diverse, è sempre stata la volontà di mettere l’artista al centro della scena, avvolto dal pubblico e dal tutto il resto. Questo tema è diventato quindi la matrice principale su cui si è sviluppato il progetto.

Con questa base ci si è chiesti cosa significhi ascoltare musica, quali sono i modi per farlo e quali sono i mezzi per rendere l’esperienza dello spettatore all’interno dell’auditorium unica e impareggiabile.

Ascoltare musica dal vivo non è come ascoltarla in casa, riprodotta su computer o su nastro. Tra il pubblico, il maestro d’orchestra e i musicisti deve nascere una sinergia. Lo spettatore deve capire e sentire ogni singola nota e strumento, immedesimandosi nel maestro d’orchestra che con i suoi gesti dirige allo stesso tempo decine e decine di suoni differenti, o nel primo violino che, carico di tensione, impugna l’archetto e si accinge a suonare il passo principale dell’intera opera.

La disposizione classica che vede il palcoscenico collocato all’estremità della sala, non era sufficiente. I musicisti dovevano stare al centro della scena e pubblico e natura tutto intorno.

Allo stesso modo, anche un auditorium solamente al coperto non poteva bastare, come due distinti e separati, uno al chiuso e l’altro all’aperto.

Il palco diventa quindi in punto focale dell’intera composizione, al centro tra le due platee simmetriche, quella all’aperto e quella al chiuso, e “abbracciato” dalla galleria superiore. Tutto intorno si sviluppano gli spazi servienti di cui l’Auditorium ha bisogno.

Il tutto è caratterizzato da un’architettura quanto più possibile minimale e pulita, in cui le superfici orizzontali inclinate e verticali giocano il ruolo da protagoniste nel definire i volumi e i prospetti esterni.

Il progetto nasce dallo studio in sezione dell’area di intervento. Gli spazi sono distribuiti linearmente a partire dal palco centrale allontanandosi da esso. Il passaggio da un ambiente ad un altro avviene sempre con un cambiamento di

(34)

quota. Le superfici del terreno vengono quindi inclinate ottenendo, in sezione, una curva che lega armoniosamente l’intera composizione. Il risultato finale è un insieme coerente di superfici inclinate che convertono al palcoscenico centrale (a “quota 0”) e si sovrappongono su due piani, evidenziate all’esterno da volumi semplici (quasi elementari) che si intersecano l’uno con l’altro.

L’asse compositivo, sul quale si distribuiscono i volumi e gli spazi, interseca perpendicolarmente Via del Brennero (sul lato Ovest), dalla quale avviene l’accesso al lotto tramite un viale, anch’esso perpendicolare, che costeggia l’intero complesso. La volontà di evidenziarlo, insieme alla modellazione della sezione del terreno, ha portato alla progettazione di un’ampia rampa pedonale che costituisce l’ingresso al foyer dell’Auditorium ed indica, come fosse una freccia, la direzione da percorrere. Il tutto sarà immerso nel verde dei giardini che faranno da cornice alla struttura, fondendo il nuovo lotto con quelli adiacenti e con lo spazio circostante.

Sul lato sud verrà predisposto lo spazio destinato ai parcheggi per il pubblico, schermato alla vista da una fascia alberata che lo separa dal viale interno al lotto che costeggia l’Auditorium e l’intera area pedonale. Questo è stato dimensionato

Concept: modellazione in sezione del terreno.

Concept di distribuzione degli spazi. In rosso è evidenziato l’asse compositivo del complesso, perpendicolare a Via del Brennero e costeggiato dal viale carrabile di accesso.

(35)

Concept della volumetria esterna e della modellazione delle superfici del terreno.

tenendo conto sia dell’affluenza massima di spettatori, sia della presenza del grande parcheggio pubblico in prossimità del lotto.

Il complesso è stato dimensionato per una capienza totale di 1016 persone (al coperto) ed un’orchestra polifonica di 100 strumenti (filarmonica).

Questo è stato studiato per essere altamente versatile e flessibile ad ospitare varie tipologie di attività in qualunque periodo dell’anno: eventi musicali all’aperto e al coperto, congressi, proiezioni cinematografiche, spettacoli e manifestazioni di varia natura. A tal fine, sono stati inclusi nella progettazione anche una serie di spazi servienti (come detto precedentemente) attigui al palco ed alla sala, come servizi igienici (per il pubblico e per il personale), camerini, locali di deposito, locali tecnici e perfino un ristorante/bar.

Spostandoci da ovest verso est (in figura a lato da sinistra verso destra) cambia, come sopra detto, la quota a cui lo spettatore si trova, passando da un ambiente all’altro. In particolare avremo una piazza principale antistante la rampa di ingresso, a “quota 0”, il foyer a +1,28 metri, la platea inclinata che scende fino ad una quota di -1 metro, il palcoscenico a “quota 0”, la platea esterna che sale simmetrica a quella interna fino a +1,28 metri, e, per ultimo, il giardino inclinato che sale ulteriormente

(36)

fino a +2,5 metri per poi scendere rapidamente tramite una parete inclinata fino al piano di campagna (“quota 0”).

Il foyer dell’Auditorium è chiuso, sul tutto il lato d’ingresso, da una grande vetrata in gran parte apribile. Lo spettatore, una volta entrato, troverà alla propria destra la biglietteria, che comunica anche con gli uffici amministrativi, mentre a sinistra i servizi igienici, nascosti dalla grande scalinata che porta al piano superiore (collocata davanti ad essi), che domina il foyer, minimale e lineare nelle geometrie. Dal foyer, passando attraverso due brevi e ampi corridoi che dividono i guardaroba da un locale chiuso destinato alla regia, si raggiunge la platea interna.

Con le sue 732 sedute in legno chiaro costituisce, insieme al palcoscenico, il cuore dell’intero complesso dell’Auditorium. Il pavimento, dello stesso legno delle sedute, corre fino al palcoscenico, su di esso, e sulle pareti che chiudono la sala, fino al livello del primo piano. L’uso di un unico materiale accentua l’intenzione di voler unire spettatori e musicisti. Il confine tra palcoscenico e platea viene praticamente cancellato. Al di là del palco, separata da un’imponente vetrata completamente “impacchettabile”, si trova la platea esterna, simmetrica a quella interna nelle geometrie. La pavimentazione e le grandi sedute, dalla geometria elementare, sono realizzate anch’esse in un unico materiale, il tufo, che riveste inoltre ogni superficie pedonale esterna all’Auditorium (marciapiedi, scalinate, rampa d’ingresso) nonché le pareti esterne del volume che chiude tutto il piano terra.

All’estremità della platea esterna, opposto al palcoscenico, inizia il giardino inclinato, una superficie di circa 470 metri quadrati ricoperta in erba con lo scopo di ospitare, nei periodi estivi, un’ulteriore porzione di pubblico durante le manifestazioni con

affluenza maggiore. Il primo piano si raggiunge tramite la scalinata protagonista del foyer. Arrivato, tramite 4 ampie rampe o tramite ascensore, ad una quota di +7,9 metri, lo spettatore si trova al foyer superiore: una balconata affacciata su quello inferiore di superficie maggiore rispetto al primo. Qui si trovano in posizione analoga al piano terra i servizi igienici sulla sinistra e un bar/ristorante sulla destra. In corrispondenza della parete d’ingresso al piano inferiore, il foyer superiore si prolunga in aggetto di circa 8 metri, trovando lo spazio per i grandi tavoli in legno del ristorante e per un’ampia terrazza che corre lungo tutta la facciata sopra la rampa d’ingresso, separata dall’interno da una vetrata , anch’essa completamente apribile. Dal foyer superiore si accede alla galleria che si estende inclinata fino a sopra al palcoscenico per un totale di 284 posti a sedere. I materiali che ne caratterizzano le superfici sono candidi ed in netto contrasto con il legno del piano superiore del controsoffitto acustico che copre l’intera sala, compreso il palcoscenico.

Il controsoffitto al di sopra del palcoscenico, come le americane che sostengono l’impianto luci, è regolabile in altezza ed inclinazione essendo appeso, tramite cavi in acciaio che scorrono su carrucole meccanizzate, alla struttura portante della copertura. Non trattandosi di un teatro d’opera non è necessaria una vera e propria torre scenica dotata di ballatoi e graticci particolari che permettono la

(37)

movimentazione di elementi specifici.

In parte svincolato dal volume principale che racchiude l’Auditorium, si sviluppa tutta l’area destinata agli spazi di servizio come camerini, magazzini e locali tecnici. Si tratta infatti di un volume a se, collegato al palcoscenico tramite un ampio corridoio e con accesso riservato sul lato opposto all’ingresso principale.

Le due strutture, diverse anche nelle tecniche costruttive, sono unite dall’utilizzo omogeneo della pietra di rivestimento esterna. Sul lato ovest (quello dell’ingresso principale) la presenza di questo volume è addolcita da una copertura inclinata che scende, lungo il marciapiede che circonda l’Auditorium, fino al giardino antistante. La presenza di questi ambienti, in particolare dei camerini e dei magazzini di stoccaggio, consente di ospitare spettacoli di livello internazionale, permettendo inoltre di alternare anche eventi diversi che necessitano di materiali scenici diversi. Le aree di stoccaggio infatti si trovano allo stesso livello del palcoscenico (“quota 0”) e sono dotate di accesso carrabile dall’esterno, rendendo la movimentazione di strumenti e quant’altro molto facilitata.

Attigui al palco e ai camerini si trovano anche gli spazi destinati ai servizi igienici per i musicisti e una sala prove di circa 55 metri quadrati.

L’intero complesso è circondato da ampi giardini alberati che danno respiro all’edificio. Questo si erge al centro della scena come una scultura dalle linee pulite e monumentali. Il lotto, come descritto nel capitolo iniziale di inquadramento, è delimitato sui lati ovest ed est da due corsi d’acqua. Per facilitarne l’accesso e rendere più omogeneo il suo inserimento all’interno del tessuto urbano, si è scelto, sul lato ovest d’ingresso, di incanalare il preesistente Fosso Marmigliano sottoterra per tutta

la lunghezza del lotto.

L’intervento cerca quindi di strappare il luogo dall’abbandono che da ormai troppo tempo vi fa da protagonista, restituendolo alla città come nuovo centro musicale e culturale, un nuovo polo di incontro sociale con lo scopo far vivere agli spettatori momenti magici e indimenticabili.

(38)
(39)

A A

B

PIANTA PIANO TERRA

0 1 2 5 10 20 LEGENDA 1 Foyer: 342 mq 2 Reception: 13,5 mq 3 Uffici amministrativi: 47 mq 4 Guardaroba: 85 mq 5 Regia: 17,5 mq 6 Servizi Igienici: 173 mq 7 Platea: 654 mq 8 Uscite di emergenza: 65 mq 9 Locali di servizio: 106 mq 10 Palcoscenico: 187 mq 11 Camerini: 53 mq 12 Sala prove: 54 mq 13 Magazzino: 136 mq 14 Locali tecnici: 184 mq 15 Platea esterna: 812 mq 1 2 3 4 4 5 7 10 15 8 8 8 8 9 9 6 6 6 6 6 11 12 13 14 6 6

(40)

A A

B

PIANTA PRIMO PIANO

0 1 2 5 10 20 LEGENDA 1 Foyer superiore: 310 mq 2 Bar/Ristorante: 53 mq 3 Terrazza: 175 mq 4 Cucina: 18 mq 5 Ripostigli: 36 mq 6 Servizi Igienici: 167 mq 7 Galleria: 352 mq 8 Uscite di emergenza: 86 mq 1 2 3 4 5 5 5 7 6 6 6 8 8 6

(41)

SEZIONE B-B SEZIONE A-A

(42)

PROSPETTO NORD

PROSPETTO SUD

PROSPETTO OVEST

(43)

CENNI SULL’ACUSTICA

Un aspetto che non può essere trascurato, quando parliamo di Auditorium, è senza dubbio quello riguardante l’acustica. Negli ultimi anni questa ha assunto sempre più importanza fino a diventare una materia specialistica, la cui ricerca e il cui sviluppo hanno fatto notevoli passi avanti rispetto al passato e alle conoscenze preesistenti. Il merito di questa evoluzione va riconosciuto a ricercatori come W.C. Sabine e L.L. Beranek 1. Sabine, Professore di Matematica e Filosofia dell’Università di Harvard,

fu infatti il primo nel 1922 a individuare il parametro capace di definire la qualità acustica di una sala, il tempo di riverberazione (T60) 2: tempo necessario affinché la

pressione acustica nell’ambiente diminuisca di 60dB in seguito allo spegnimento della sorgente. A Beranek invece, ingegnere e Professore del Massachusetts Institute of Technology, si deve un’approfondito studio e catalogazione dei 54 modelli di sale da concerto e teatri d’opera. Grazie ai loro incredibili passi avanti in materia, con gli anni è stato possibile sviluppare software informatici e mezze strumentali di indagine in grado di calcolare decine di parametri e evidenziare problematiche nuove il cui approccio richiede sempre più conoscenze interdisciplinari.

Una sala musicale è di fatti un ambiente molto complesso che deve soddisfare

1 Robert Sekuler, Reverberation and the Art of Architectural Acoustics, 2002.

2 Con “tempo di riverberazione” si intende la durata della “coda sonora” che i suoni lasciano nell’ambiente a causa dei fenomeni di riverbero dovuti alle riflessioni del suono sulle superfici presenti. La velocità del suono, non essendo elevata come quella della luce, non produce infatti una cessazione immediata al suo interrompersi. Se il tempo di riverberazione è troppo lungo, l’ambiente si dice riverberante ed i suoni tendono a fondersi riducendo la loro comprensibilità.

numerosi requisiti: acustici, architettonici e funzionali. Per una sala da concerto, il tempo di riverberazione ottimale, che dipende dall’area totale dell’ambiente, dal suo volume e dai materiali di cui sono composte le superfici, è di circa 1,7 ÷ 2,3 secondi.

Nella progettazione dell’Auditorium non sono stati approfonditi in modo scientifico i problemi riguardanti l’acustica, ma possiamo affermare che sono stati osservati tutti i requisiti fondamentali, le principali normative in vigore e gli accorgimenti tecnici che la scienza acustica indica per Auditorium di analoga conformazione e capienza.

(44)

Materiali e Finiture

La scelta dei materiali utilizzati è stata in parte dettata dalla volontà di conferire ad ogni volume presente una sua identità. Come spiegato precedentemente, il modello nasce dall’intersezione di 3 volumi principali: quello del piano terra (che comprende anche un quarto volume destinato ad ospitare camerini, magazzini ecc.), quello del primo piano e quello della sala (di cui all’esterno è visibile solo la copertura). A questi tre volumi sono stati fatti corrispondere tre materiali principali: pietra, cemento e legno.

All’esterno, l’Auditorium è dunque composto da un basamento in pietra di tufo, dal colore chiaro, che ricopre anche tutte le pareti corrispondenti al volume del piano terra.

Questo materiale è stato scelto vista la vicinanza alle mura pisane, in tufo anch’esse, per celebrare le tradizioni di una città ricca di storia e architettura.

La scelta di utilizzare un unico materiale per tutto il piano terra, comprese le superfici pavimentate di marciapiedi e rampe, vuole accentuare l’uniformità e la monumentalità del basamento che nasce dalla modellazione del terreno preesistente. L’aspetto naturale e ruvido della pietra entra in forte contrasto con i due volumi superiori.

Quello che corrisponde al primo piano è rivestito in grandi pannelli di calcestruzzo bianco facciavista. Il risultato finale è una superficie candida, liscia e uniforme che si appoggia inclinata su quella inferiore.

Il terzo volume è invece rivestito in pannelli di legno di acero sagomato la cui superficie seghettata è come fossa composta da tanti listelli verticali in legno di spessore e dimensioni diverse, accostati l’uno all’altro.

Rivestimento in tufo Rivestimento in calcestruzzo

Rivestimento in legno di acero

Riferimenti

Documenti correlati

In questo modo la musica sottolinea il senso delle immagini... musica

Il volume raccoglie i risultati degli studenti del Corso di Studi Architettura, DPIA, Università degli studi di Udine, che hanno partecipato ad un workshop indirizzato a

terio Sisto lascierà, alla sua morte, la tromba d’argento al cappellano di Corte per la celebrazione di messe in suffragio della sua anima, esprimendo inoltre

The features of the urban economy development in Ukraine is the low level of major repairs of hous- ing; the low level of involvement an effective owner in housing utilities

L’arte ceraiola vanta una lunga e consolidata tradizione italiana e fiorentina in particolare: indirizzata verso gli studi anatomici dall’o- pera di paolo mascagni (1755-1815),

ricorrenti, sia i materiali e le tecniche costruttive più frequenti; in seconda battuta vengono individuate le principali criticità insite nelle fabbriche delle

Costituiscono requisito di ammissione i corsi il diploma accademico di I livello relativo alla specifica sottoclasse di strumento; diploma di conservatorio o di

L'altezza dell'edificio deve essere di due piani fuori terra, tenendo però conto che sui frontespizi delle case confinanti (lotto 22 e lotto 24) lungo la via Roma, si aprono al