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CAPITOLO 2

Pharmaceutical Care

2.1 Pharmaceutical Care: cenni introduttivi

Il concetto di Pharmaceutical Care è stato per la prima volta introdotto negli Stati Uniti negli anni ‘90 da Hepler e Strand (Hepler et Strand 1990) e focalizza la sua attenzione sul paziente con il fine di migliorare l’esito terapeutico dello stesso, in contrapposizione a ciò che avviene nella farmacia tradizionale in cui il farmacista dispensa al paziente il medicinale richiesto dietro presentazione di una ricetta medica o semplicemente un farmaco over the counter (OTC) (Toklu et Hussain

2013).

Hepler ha rappresentato il processo della Pharmaceutical Care attraverso un cerchio di Deming in cui si riporta il miglioramento continuo della qualità della terapia (Hepler et Grainger-Rousseau 1995; Hepler 1995) attraverso passi sequenziali che prevedono [Figura-2.1]:

1 Recepire ed interpretare le informazioni dal paziente 2 Stabilire gli obbiettivi terapeutici

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3 Valutare il piano terapeutico

4 Sviluppare un piano di monitoraggio 5 Fornire consulenza e comunicare 6 Eseguire il piano di monitoraggio 7 Individuare il problema (se presente) 8 Risolvere il problema

Figura-2.1. Il ciclo della Pharmaceutical Care di Hepler.

La Pharmaceutical Care, descritta da Hepler, rappresenta quindi un approccio per fornire la terapia farmacologica necessaria a garantire il miglioramento di tutte le dimensioni della salute di un individuo (Hepler 1996) e per raggiungere tali obbiettivi il farmacista ha la responsabilità di seguire passo passo il paziente nel processo terapeutico (Cipolle et al. 1998a).

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Con il termine inglese Pharmaceutical Care si descrive la presa in carico del paziente da parte del farmacista, il quale avrà il compito di seguirlo in tutte le complessità che la patologia implica. Questa pratica, già adottata in diversi paesi, rappresenta il nuovo modello della farmacia dei servizi in cui il farmacista non è più soltanto coinvolto nella dispensazione dei farmaci, ma fornisce assistenza di qualità per migliorare lo stato di salute delle persone. Oltre ai medicinali vengono, quindi, offerti un elevato numero di servizi per garantire il benessere collettivo ed in secondo piano per contenere la spesa pubblica.

Si tratta di un processo attraverso il quale il farmacista collabora con altri operatori sanitari per seguire il paziente durante la terapia farmacologica, sviluppando un piano di assistenza adeguato, svolgendo interventi appropriati e portando avanti un monitoraggio regolare della terapia (Plumridge et Wojnar-Horton 1998). Le esperienze all’estero su questo tipo di servizio hanno permesso di rilevare dati molto favorevoli che evidenziano la possibilità di avere grandi risparmi per la spesa sanitaria, evitando gli sprechi che derivano da una non aderenza alla terapia. Anche le terapie errate comportano importanti spese sanitarie e con questo tipo di intervento il problema può essere arginato. La pratica della Pharmaceutical Care è destinata a soddisfare i bisogni del sistema sanitario che sono sorti a causa dell’aumento della complessità della terapia farmacologica e all’aumento dei livelli di morbilità e mortalità associate all’utilizzo dei farmaci (Knowlton et Penna

2003). Quindi un piano di Pharmaceutical Care ben progettato comporta un

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l'assistenza sanitaria (Nichols-English et Poirier. 2000).

Purtroppo questa nuova concezione di servizio non è ancora conosciuta da gran parte della comunità farmaceutica mondiale (Azhar et al. 2009) e questo dipende da vari motivi come la difficoltà ad adattarsi all’introduzione di nuovi concetti, difficoltà nel comprendere completamente questo nuovo argomento e la mancanza di una formazione professionale adeguata (Toklu et Hussain. 2013). Anche i vincoli relativi alle risorse e al sistema costituiscono un freno allo sviluppo di questa pratica (Berenguer et al. 2004).

In Italia, ad esempio, questo nuovo approccio alla professione rappresenta ancora una novità.

La Pharmaceutical Care potrà diventare uno standard istituzionale nella comunità farmaceutica a livello mondiale solo quando le autorità politiche, gli operatori sanitari e soprattutto i farmacisti accetteranno la loro responsabilità sociale nel garantire terapie farmacologiche sicure ed efficaci ai pazienti (Yordanova et

Petrova 2004). Accettare tali responsabilità è essenziale per la pratica della Pharmaceutical Care.

Inoltre il riconoscimento, da parte dei sistemi legislativi e della politica, delle prestazioni fornite ai pazienti può dare la spinta necessaria al sostegno di questi servizi che hanno dimostrato di migliorare i risultati dei pazienti ed il sistema di assistenza sanitaria (Giberson et al. 2011).

Molto spesso, gli stessi pazienti non sono a conoscenza di questo servizio ed è bene promuoverlo (Martín-Calero et al. 2004), dimostrando i reali benefici che

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possono essere tratti nell’ambito della salute del paziente riducendo le problematiche associate alle terapie come gli eventi avversi o le interazioni con gli altri farmaci (McDonough et al. 1998).

2.1.2 Definizione di Pharmaceutical Care secondo il

Pharmaceutical Care Network Europe (PCNE)

La definizione di Pharmaceutical Care più comunemente accettata è la seguente: “La Pharmaceutical Care rappresenta un approccio responsabile alla terapia farmacologica con il fine di raggiungere dei risultati precisi e che migliorino la qualità della vita” (Hepler et Strand 1990).

Nonostante siano passati anni dalla pubblicazione della definizione di

Pharmaceutical Care da parte di Hepler e Strand rimane ancora molta confusione

su che cosa questa pratica costituisca e su come poterla distinguere da altri concetti (Alleman et al. 2014) come quello di Disease Management (Lee at al. 1998) e

Medication Terapy Management (American Pharmacists Association 2008).

Infatti oggi è possibile trovare numerose definizioni di Pharmaceutical Care, le quali differiscono notevolmente tra di loro (van Mil et Fernandez-Llimos 2013) e spesso non coincidono con il concetto di filosofia pratica introdotto da Hepler e Strand (Hepler et Strand 1990). Ad esempio negli Stati Uniti, il termine

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perché si è ritenuto che i due termini indicassero lo stesso concetto (Alleman et al.

2014). Mentre nel Regno Unito viene sempre utilizzato il concetto di gestione delle

terapie, ma originariamente al centro di questa idea vi era il fornitore di assistenza piuttosto che il concetto di cura del paziente, come accade invece nella pratica della Pharmaceutical Care. Con il tempo questi due concetti si sono avvicinati sempre di più e adesso risultano avere solo piccole differenze (Martín-Calero et

al. 2004). Alcuni autori sostengono che il concetto di Pharmaceutical Care sia

nato a partire dal punto di vista del paziente, mentre il concetto di Medication

Terapy Management dal punto di vista di chi fornisce assistenza sanitaria e

ritengono inoltre che i farmacisti abbiano aggiunto il punto di vista della società al concetto di Pharmaceutical Care e la prospettiva del paziente al concetto di

Medication Terapy Management (Barber et al 2001).

Anche le lingue rappresentano un ostacolo alla traduzione del termine

Pharmaceutical Care (van Mil et al. 1999a), basti pensare che non esiste una

traduzione danese del termine “cura” (Alleman et al. 2014).

Oggi vi è una generale mancanza di informazioni riguardo a questo tema, il quale non è stato ancora compreso fino in fondo e non sono ancora ben chiare le funzioni e le responsabilità del farmacista quando si appresta a svolgere questa pratica (Martín-Calero et al. 2004). Infatti questa pratica del tutto nuova si discosta notevolmente da quelle che sono state le mansioni dei farmacisti per anni.

È stato così che il consiglio di amministrazione della Pharmaceutical Care Network Europe (PCNE), una rete europea di ricercatori nel campo della

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assistenza farmaceutica, ha portato avanti una ricerca per rivedere la definizione ed il significato della Pharmaceutical Care nel 2013 (van Mil et

Fernandez-Llimos 2013).

È stato, quindi, organizzato un workshop il 5 febbraio 2013 a Berlino e vi hanno preso parte 44 esperti nel campo della Pharmaceutical Care ed un totale di 24 persone (tra cui farmacisti e 14 membri del PCNE) rappresentando undici diversi paesi europei, oltre a Stati Uniti e Australia (Alleman et al. 2014). L’obbiettivo dell’incontro è stato quello di rivedere la definizione di Pharmaceutical Care e di poterla distinguere da altri termini che sono utilizzati in molti paesi (Alleman et al.

2014) Figura-2.1.2.

Figura-2.1.2. Processo di sviluppo della definizione durante il workshop di

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Durante l’incontro i partecipanti sono stati divisi in otto gruppi ed ogni gruppo ha fornito una definizione di Pharmaceutical Care, successivamente i gruppi sono stati accorpati in gruppi di dimensioni crescenti fino ad ottenere una definizione condivisa.

Al termine della discussione è stata quindi individuata da parte della PCNE la definizione di Pharmaceutical Care, ovvero “il contributo del farmacista a

garantire la salute dei pazienti in modo tale da ottimizzare le terapie e favorire il raggiungimento degli obbiettivi terapeutici”.

Tale definizione viene utilizzata nel contesto odierno sia in paesi europei che extra-europei (Alleman et al. 2014).

2.2 Conoscenze e competenze necessarie

I farmacisti, date le loro conoscenze sul farmaco e sulle terapie cliniche, potrebbero essere preparati a svolgere maggiori funzioni nel campo dell’assistenza sanitaria dal momento che oggi, in questo ambito, vi è ancora un sottoutilizzo della categoria a livello internazionale (Toklu et al. 2013).

È fondamentale rafforzare le competenze di questi professionisti fornendo una formazione atta ad assicurare l’erogazione di cure sanitarie sicure ed efficienti. Per poter offrire servizi di qualità ai pazienti si necessita di un miglioramento nei metodi di insegnamento in quanto, molto spesso, gli studenti riscontrano delle

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difficoltà nell’applicazione delle conoscenze teoriche alla disciplina pratica (Toklu

et al. 2013).

È infatti palese il distacco che vi è tra la formazione universitaria dei nuovi farmacisti e la realtà che andranno ad affrontare, rappresentata dai bisogni dei pazienti e dal ruolo sempre più importante, in ambito sanitario, che questo professionista deve ricoprire.

Quindi è necessario apportare delle modifiche agli insegnamenti che vengono forniti nelle facoltà di Farmacia ed includere nuovi temi come quello dell’assistenza ai pazienti (Martín-Calero et al. 2004).

In molti paesi europei, infatti, il curriculum universitario non fornisce al futuro farmacista le conoscenze e le competenze necessarie per mettere in pratica le sue potenziali funzionalità, ponendo così un freno allo sviluppo della pratica della

Pharmaceutical Care (van Mil et al. 2004).

Il problema principale in questo campo risiede nel fatto che la maggior parte delle università formano professionisti addetti a svolgere le loro funzioni classiche, ovvero produrre medicinali e dispensarli (van Mil et al. 2004). Questa professione necessita invece di essere adeguata ai cambiamenti in atto.

È necessario che i farmacisti abbiano solide conoscenze di farmacologia, delle terapie e di farmacia clinica che rappresentano le discipline fondamentali per acquisire le competenze necessarie ad individuare e prevenire eventuali reazioni avverse ai medicinali (van Mil et al. 2004) e prevedere le possibili interazioni farmacologiche.

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Al fine di migliorare le conoscenze cliniche, potrebbe essere considerata l’idea di unire alcune parti del programma di studio dei farmacisti con quello della formazione medica (Kinget 2000), stimolando così la comunicazione tra i due professionisti della salute e generando rispetto reciproco (van Mil et al. 2004). È chiaro che sia necessario sviluppare un programma che sia sensibile all’introduzione di nuove abilità nel campo della farmacia (Wiffen 2001)

[Figura-2.2].

Figura-2.2. Nel metodo di insegnamento è stato proposto uno spostamento dalle

scienze di laboratorio verso la fornitura di maggiori conoscenze cliniche e l’introduzione di un buon livello di attività pratica, mantenendo comunque un certo grado di impostazione classica in quanto è necessario avere solide basi di chimica, fisica e biologia per potersi affacciare alle scienze cliniche (van Mil et al. 2004).

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Per molte Università europee sarà necessario adattare il proprio curriculum a ciò che oggi si richiede e quindi dotare i farmacisti di tutte le conoscenze e le competenze necessarie per fornire servizi di assistenza farmaceutica (van Mil et

al. 2004).

Tuttavia, avere una laurea in farmacia non è sufficiente per prendersi carico dei pazienti ed è necessario possedere una qualifica speciale per la fornitura di assistenza farmaceutica (van Mil et al. 2006). La formazione post laurea, quindi, risulta essere fondamentale ma è comunque necessario inserire questi nuovi argomenti nel curriculum universitario piuttosto che approcciarsi al nuovo tema nell’educazione successiva alla laurea (Commission to Implement Changes in

Pharmaceutical Education 1994a; Commission to Implement Changes in Pharmaceutical Education 1994b).

Il progetto formativo universitario deve avere la capacità di sviluppare professionisti in grado di svolgere la loro attività in diversi ambiti lavorativi (ospedale, università, farmacia, campo della ricerca e dello sviluppo), fornendo diversi livelli di competenze e deve essere garantita una formazione continua che si basi su corsi di laurea, corsi post laurea ed aggiornamenti successivi (Anderson

et al. 2008).

In questo modo è possibile formare dei professionisti dotati delle conoscenze e competenze necessarie per poter svolgere l’attività di assistenza farmaceutica, valutando i farmaci prescritti per un determinato paziente, prevenendo o correggendo problematiche legate alla terapia (van Mil et al. 2006).

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2.3 Gli ostacoli

L’introduzione di questa nuova pratica comporta l’attuazione di una serie di cambiamenti nel servizio di assistenza sanitaria offerto dal farmacista e dal momento che si tratta di una pratica innovativa vi è sempre una certa riluttanza ad accettare le novità (Martín-Calero et al. 2004).

Inoltre molti farmacisti sono restii ad accettare tale pratica in quanto sostengono che questo tipo di assistenza non sia compatibile con gli orari di lavoro, di non avere le competenze necessarie per metterla in pratica e che non sia previsto alcun tipo di compenso economico per l’attività svolta (Plaza et Herrera 2003).

Quindi la mancanza di risorse in farmacia, che si traduce in una mancanza di remunerazione per le attività di assistenza farmaceutica erogate, rappresenta un ostacolo molto significativo allo sviluppo di questa pratica (Rossing et al. 2001). I farmacisti che operano come fornitori di assistenza sanitaria forniscono servizi di consulenza al paziente e ciò aggiunge valore al servizio fornito (Giberson et al.

2011). Queste funzioni intellettuali in cui rientrano i consigli e le informazioni

dispensate, ma anche l’individuazione delle problematiche farmaco-correlate sono fondamentali per favorire un utilizzo sicuro e corretto dei farmaci e per espletare tali funzioni il farmacista fa ricorso alle nozioni acquisite durante il periodo accademico e nei successivi corsi di formazione.

In alcuni paesi la pratica della Pharmaceutical Care è considerata come un servizio separato dalla normale attività di dispensazione dei farmaci e sono

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richieste maggiori conoscenze per rispondere alle specifiche esigenze del paziente, quindi tale servizio deve essere retribuito (van Mil et al. 2004).

Le prestazioni di cura e assistenza fornite permetterebbero di avere dei risparmi per le spese del servizio sanitario nazionale, una riduzione dei casi di morbilità e mortalità ed anche un aumento della qualità della vita. Proprio per questi motivi il farmacista dovrebbe ricevere un incentivo che lo spinga a mettere in pratica le sue conoscenze.

La mancanza di un compenso rappresenta quindi un’imponente barriera per il raggiungimento di un efficiente sistema sanitario e per sostenere il coinvolgimento del farmacista (Giberson et al. 2011).

Si ritiene inoltre che ci siano anche problemi strutturali che consistono in una mancanza di personale e mancanza di spazi per mettere in pratica questo tipo di assistenza (Plaza et Herrera 2003).

Anche i rapporti difficili che si sono instaurati tra i farmacisti in quanto consulenti ed i medici di medicina generale in quanto prescrittori rappresentano un freno allo sviluppo di questa pratica (Muijrers et al. 2003; Reebye et al. 2002).

Per molti farmacisti il medico rappresenta la barriera principale all’implemento delle cure farmaceutiche in quanto molti medici ritengono che i farmacisti non dovrebbero assisterli nel processo di monitoraggio del paziente durante la terapia nè fornire informazioni riguardo ai farmaci utilizzati (Martín-Calero et al. 2004). In realtà in questo nuovo sistema di dispensazione delle cure rivolte al paziente il farmacista non va a sostituirsi al ruolo del medico (Cipolle et al. 2004), tutt’altro.

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Si vuole raggiungere una maggiore comunicazione e collaborazione tra queste due figure professionali (Spencer et Edwards 1992). I farmacisti, infatti, sono specialisti del farmaco e sono sufficientemente preparati per poter informare i pazienti su un corretto utilizzo dei medicinali, valutare se la terapia viene seguita in maniera appropriata e valutare se sono possibili eventuali reazioni avverse dovute all’assunzione di un farmaco.

2.4   L’impatto nei vari paesi

Nel corso degli ultimi anni, alcuni gruppi di ricerca di diversi paesi hanno appurato che l’applicazione della Pharmaceutical Care comporta dei vantaggi per il paziente e per la società, ma in molti altri paesi questi progetti sono ancora in corso di studio (van Mil et al. 2004).

Gli Stati Uniti sono il paese in cui sono stati portati avanti la maggior parte degli studi sulla Pharmaceutical Care, ma questo servizio non è ancora stato pienamente accettato su ampia scala mondiale e rimane ancora alquanto sconosciuto (Posey 2003), quindi per provare la reale efficienza di questo servizio sono state prodotte diverse pubblicazioni (Cipolle et al. 1998b; Weidle et al. 1998;

Smythe et al. 1998).

Negli Stati Uniti nell’ambito della riprogettazione del sistema sanitario, si è pensato di includere i farmacisti come veri e propri membri nella squadra dei

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fornitori di assistenza sanitaria (Carter et al. 2009a; Chisholm-Burns et al. 2010). Questa proposta nasce dal fatto che diverse ricerche dimostrano, appunto, che l’intervento del farmacista nella cura diretta del paziente ha un impatto positivo sui risultati sanitari (Chisholm-Burns et al. 2010). I pazienti ricoverati in ospedale e seguiti da un team di assistenza sanitaria, che include un farmacista, hanno comportato infatti tempi di soggiorno più brevi e costi sanitari molto inferiori rispetto ad ospedali in cui non si ritrovano farmacisti nel team di assistenza (Boyko

et al. 1997). Quindi l’intervento del farmacista può comportare la riduzione dei

ricoveri ospedalieri, dei tempi di degenza e la riduzione della mortalità dei pazienti (Kaboli et al. 2006; Ponniah et al. 2007; Roughead et al. 2003; Kane et al. 2003). Diventando parte integrante del team di assistenza sanitaria, i farmacisti possono fornire contributi positivi e portare ad un utilizzo sicuro e corretto dei farmaci (Chisholm-Burns et al. 2010).

Negli Stati Uniti la Pharmaceutical Care ricopre un ruolo istituzionale e le leggi federali prevedono dei sistemi di rimborso al farmacista per i servizi svolti e l’ammontare del rimborso viene decretato dalle leggi di ogni stato (Yordanova et

Petkova 2013).

La maggior parte delle pubblicazioni riguardanti la Pharmaceutical Care, oggi disponibili, sono basate sulle pubblicazioni americane ed è chiaro che la struttura e gli standard dell’assistenza sanitaria fornita negli Stati Uniti sono molto diversi da ciò che accade in Europa e sono, quindi, necessari degli adattamenti (van Mil

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Per quanto riguarda le pubblicazioni europee, molto spesso, queste sono riportate nella lingua nazionale e spesso non sono reperibili sulle più importanti riviste internazionali e questo rappresenta un limite importante per le recensioni pubblicate (van Mil et al. 2004).

Diversi studi in paesi europei come Belgio (Leemans et al.2003), Francia (Chamba

et al. 1999), Germania (Schaefer et Kresser 1998), Olanda (van Mil et al. 2001;

Buurma et al. 2001), Norvegia (Saanum et Mellbay 1996), Regno Unito (Hawksworth et al. 1999; Tully et Seston 2000) e Svezia (Westerlund et al. 1999) hanno dimostrato che la comunità dei farmacisti si sta già impegnando a portare avanti le attività di prevenzione e correzione delle problematiche associate alle terapie farmacologiche. In paesi come Regno Unito e Paesi Bassi i farmacisti forniscono ai medici anche consultazioni di farmacoterapia con il fine di prevenire possibili future problematiche (Kocken 1999; Van Eijk 2000), ma i risultati di questo tipo di interventi sulla prescrizione non sono sempre molto convincenti (Denig et al. 2002).

Nel campo dell’asma sono stati portati avanti molti progetti all’interno di farmacie in Danimarca (Sondergaard et al. 2000; Herborg et al. 2001), Finlandia (Närhi

2001), Germania (Schulz et al. 2001), Malta (Cordina et al. 2001), Olanda (van Mil 1999b), Irlanda del Nord (Granger-Rousseau et McElnay 1997) e Spagna

(Jácome et García 2003) e si sono ottenuti risultati ottimali.

Un notevole impatto lo ha avuto anche un progetto sull’ipertensione portato avanti in Portogallo (Garcão et Cabrita 2002), mentre in Irlanda del Nord si sono avuti

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riscontri positivi nel campo dell'insufficienza cardiaca congestizia (Varma et al.

1999).

Ad oggi in Francia la Pharmaceutical Care non ha ancora un valore istituzionale, mentre in Svezia stanno prendendo piede iniziative a favore dello sviluppo di questo tipo di assistenza (Yordanova et Petkova 2013) e dal 2001 è diventato obbligatorio per tutte le farmacie svedesi seguire il paziente nella terapia valutando l’insorgenza di reazioni avverse (Knowlton et Penna 2003).

In Germania l’unione Federale delle Associazioni Tedesche dei farmacisti (ABDA) ha promosso procedure di consulenza ai pazienti riguardo il corretto utilizzo dei farmaci e il dosaggio appropriato (Gerdemann et al. 2004).

In Olanda questo tipo di assistenza è ormai diventata un’istituzione (Yordanova et

Petkova 2013).

In Italia per adesso non esistono ancora molte prove dell'applicazione della

Pharmaceutical Care (Yordanova et Petkova 2013), un esempio è il sistema

MUR, argomento che verrà approfondito più avanti, creato nel 2004 dalla Medway School of Pharmacy dell’Università di Kent ed importato nel nostro paese dalla Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani (FOFI). Questo progetto ha la funzione di fornire al farmacista tutti gli strumenti necessari per educare i pazienti ad un corretto utilizzo dei medicinali e a seguire in maniera ottimale le terapie stabilite.

Da una ricerca effettuata nel 2006 sul sistema farmaceutico europeo è emerso che la Pharmaceutical Care in Italia è ancora strettamente legata alla farmacia

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ospedaliera e non si ha la stessa concezione che si ha nel resto d’Europa (van Mil

et al. 2006; Lo Scalzo et al. 2009).

Il Canada è lo stato che fornisce i servizi di Pharmaceutical Care più completi mentre per quanto riguarda i paesi europei quelli che mostrano esempi molto positivi sono Germania, Gran Bretagna e Olanda (Yordanova et Petkova 2013).

2.4.1 Alcuni esempi degli effetti economici

L'onere crescente delle malattie croniche come le patologie coronariche, il diabete mellito, la depressione, l’asma ed i tumori, ha contribuito ad aumentare notevolmente i costi sanitari negli ultimi decenni in tutto il mondo (World Health

Organization 2005; Adeyl et al, 2007). La gestione dei servizi sanitari per i pazienti

affetti da queste patologie croniche è progredita nell’ultima decade, ma rimangono ancora molte problematiche legate alla spesa sanitaria (Hisashige 2013).

Per questo motivo una corretta assistenza farmaceutica può portare ad un miglioramento delle terapie farmacologiche dei pazienti, comportando un effetto positivo sui costi sanitari e permettendo di evitare visite inutili al pronto soccorso o ricoveri ospedalieri (Strand et al. 2004) [Tabella-2.4.1].

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Risparmi dell’assistenza sanitaria

2.985 Pazienti 11.626 Incontri  

Numero di casi

$ Risparmiati Visite ambulatoriali evitate ($265

/visita) 2210 $ 585.650

Visite specialistiche evitate ($304

/visita) 185 $ 56.240

Giorni di lavoro risparmiati ($237

/giorno) 124 $ 29.388

Esami di laboratorio evitati ($24 /test) 214 $ 5.136 Visite di urgenza evitate ($82 /visita) 41 $ 3.362 Visite a domicilio evitate ($271 /visita) 12 $ 3.252

Lunghi tempi di degenza evitati

($56.000 costi/1anno) 1 $ 56.000

Visite di pronto soccorso evitate ($452

oneri/visita) 91 $ 41.132

Ospedalizzazioni evitate ($16.091

/ospedalizzazione) 22 $ 354.002

Totale 2900 $ 1.134.162

Tabella-2.4.1. Nella tabella sono riportati i numeri dei casi in cui sono state

risolte problematiche legate alla terapia farmacologica ed i risparmi che ne sono pervenuti evitando visite ambulatoriali, test di laboratorio o ospedalizzazioni. I valori riportati si riferiscono ai dati medi nazionali degli Stati Uniti per l’anno 2001 (Strand et al. 2004).

Quindi i farmacisti oltre a migliorare gli esiti terapeutici dei pazienti hanno la possibilità di contenere o addirittura ridurre i costi associati alla sanità  (Bunting et

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Cranor 2006, Bunting et al. 2008) e si possono ridimensionare anche le spese

dirette relative alla cura dei pazienti (Cranor et Christensen 2003; Jameson et al

1995).      

Un modello di assistenza sviluppato in cinque farmacie in Australia ha dimostrato che grazie all’intervento dei farmacisti nella gestione delle terapie è possibile risparmiare più del costo dell’assistenza fornita (Donato et al. 2001). Inoltre è stato dimostrato che coinvolgendo un farmacista nel processo si assistenza agli anziani con problemi cardiaci è possibile ridurre in modo rilevante gli oneri sanitari (Stoner et al 1998). In Europa, invece, è stato effettuato uno studio per valutare l’impatto clinico, economico e sociale che hanno comportato alcuni programmi di

Pharmaceutical Care rivolti ai pazienti anziani in sette paesi europei confrontati

con pazienti che hanno ricevuto normali sistemi di assistenza (The Pharmaceutical

care of the Elderly in Europe Research Group 2001). È emerso che in tutti i paesi

il maggior contributo alle spese sanitarie totali derivava dalle ospedalizzazioni, a prescindere dal sistema sanitario e dai rispettivi costi (The Pharmaceutical care of

the Elderly in Europe Research Group 2001), e facendo riferimento alle spese del

1999 è emerso che la gestione dei pazienti che hanno ricevuto il servizio di

Pharmaceutical Care ha comportato spese minori rispetto a quelli che hanno

ricevuto una normale assistenza (Crealey et al. 2003). Per esempio, nel caso della Danimarca, il costo medio per paziente trattato con il programma di

Pharmaceutical Care ha comportato una spesa media pari a € 1.298,13 a fronte di

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al. 2003). Quindi grazie all’intervento dei farmacisti nel monitoraggio delle terapie

è possibile ottimizzare le risorse impiegate, contenere i costi sanitari e migliorare la salute del paziente e la qualità del sistema sanitario (Martín-Calero et al. 2004).    

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