• Non ci sono risultati.

4.5.7

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "4.5.7"

Copied!
52
0
0

Testo completo

(1)

la cottura di grassi animali (Tab. 39). Un unico individuo (AC-075), un orcio di medie dimensioni, ha permesso di documentare la presenza di un estratto lipidico principalmente composto da marker di cera d’api, che può essere stata mescolata a sostanze grasse di origine animale o vegetale, come attestato dagli acidi grassi saturi e insaturi rilevati nel campione (Drieu 2017:344). Questo individuo costituisce attualmente la più antica evidenza di utilizzo di prodotti delle api per il Neolitico del Mediterraneo occidentale (Drieu 2017:350).

Attualmente dal confronto tra i risultati ottenuti dalle analisi biomolecolari e i dati relativi alle forme e ai formati non emergono correlazioni, dal momento che forme diverse risultano aver contenuto le medesime sostanze.

4.5.7 Utensili per la produzione ceramica La presenza di strumenti litici impiegati nel processo di manifattura dei recipienti in alcune fasi stratigrafiche (in particolare 5A, 6 e 8) contribuisce alla ricostruzione del processo produttivo ceramico. Le analisi delle tracce d’uso, realizzate da Cristina De Stefanis nell’ambito della sua tesi di dottorato, anche avvalendosi della collaborazione di Barbara Voytek (UC Berkeley), hanno permesso, infatti, di evidenziare l’utilizzo e di determinare la funzione di alcuni manufatti litici nell’ambito del sistema produttivo della ceramica. Si tratta, in particolare, di strumenti in selce su lama utilizzati come raschiatoi o con funzione di taglio (De Stefanis 2017) e di manufatti su ciottolo (Fig. 102), che recano tracce di utilizzo nella brunitura delle superfici dei vasi39.

L’identificazione di utensili impiegati per la produzione ceramica concorre a connotare la funzione del sito in determinate fasi di occupazione, ma anche di documentare, attraverso le analisi traceologiche sui manufatti litici, alcune tappe della manifattura ceramica non rilevabili con l’osservazione delle macrotracce sulle superfici dei

39Poster De Stefanis C., Voytek B., Beyries S., Maggi R., Rossi S., Panelli C. “Analisi funzionale dei brunitoi per la produzione ceramica dai livelli Impresso-Cardiali delle Arene Candide”, presentato alla LIII Riunione Scientifica IIPP “Preistoria e Protostoria della Liguria” (17-20 ottobre 2018).

Fig. 102 Caverna delle Arene Candide. Scavi 2012. Utensili su ciottolo impiegati nella manifattura ceramici (Foto di C. De Stefanis).

(2)

vasi, probabilmente perché obliterate dai passaggi successivi (come ad esempio la raschiatura). L’estensione delle analisi traceologiche ai materiali in osso o in conchiglia potrebbe portare all’individuazione di ulteriori utensili legati alla produzione ceramica, contribuendo alla ricostruzione dei comportamenti tecnici di questi gruppi neolitici (Clemente Conte et al. 2016).

La presenza di questi manufatti permette quindi di supporre che la produzione ceramica fosse una delle attività svolte nella caverna, almeno durante le fasi stratigrafiche 5A, 6 e 8. Tuttavia, la composizione minero-petrografica delle materie prime disponibili nei dintorni del sito non presenta caratteristiche che le differenzi da altri punti del Finalese, rendendo difficoltoso stabilire con certezza l’esistenza nel corpus di recipienti prodotti nel sito. L’alta variabilità, anche sincronica, riscontrata negli impasti suggerisce piuttosto una pluralità di produzioni, meglio compatibili con l’apporto nel sito di equipaggiamenti ceramici ridotti e sufficiente a soddisfare i bisogni di occupazioni temporanee e ripetute.

4.6

Bilancio dei risultati

L’analisi tecno-tipologica del corpus impresso-cardiale proveniente dagli scavi realizzati alle Arene Candide tra 1997 e 2012, ha permesso di connotare la produzione ceramica sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, mostrando le variazioni a livello tecnologico, tipologico e stilistico, intervenute nel corso delle differenti occupazioni di questa porzione del sito nel corso del VI millennio BCE.

Nella porzione nord-orientale della sala centrale, è stato possibile individuare una successione composta da almeno undici fasi stratigrafiche, ciascuna delle quali raggruppa una serie di eventi “contemporanei”, più o meno discreti, legati all’utilizzo dell’area. A partire da 4.573 frammenti rinvenuti, attraverso un refitting sistematico, sono stati identificati 213 recipienti ceramici, pari al numero minimo di individui che formano il corpus (cfr. par. 4.2).

Per ogni individuo ceramico si è proceduto all’analisi della distribuzione stratigrafica dei frammenti che lo compongono ad esso attribuiti; l’epicentro di dispersione del vaso è stato localizzato nella fase stratigrafica che ha restituito il valore maggiore di superficie del recipiente; in questo modo è stato possibile definire la presunta posizione originaria dell’individuo all’interno della sequenza stratigrafica, correggendo eventuali “inquinamenti” causati dai processi post-deposizionali (cfr. par. 4.4). La distribuzione stratigrafica degli individui ceramici cosı̀ ottenuta ha costituito la base di partenza per l’analisi stratigrafica dei caratteri stilistici e tecnologici del complesso ceramico. Va sottolineato, comunque, che l’attribuzione di ciascun individuo ceramico alle fasi stratigrafiche è direttamente legata all’entità della porzione di vaso che è stato possibile riunire; la ricongiunzione di ulteriori frammenti ceramici potrebbe variare il quadro attualmente delineato. I risultati ottenuti tracciano, quindi, delle tendenze e in questo senso vanno letti.

Le diverse fasi stratigrafiche hanno restituito un numero di vasi sensibilmente differente; la loro frequenza sembra dipendere direttamente dalla natura delle occupazioni (cfr. par. 2.2.1). Laddove l’evidenza stratigrafica ha suggerito utilizzi legati alla stabulazione di animali, testimoniata

(3)

soprattutto dalla presenza di fumier sovrapposti, il numero di individui ceramici è molto basso. La presenza di indicatori di attività domestiche o artigianali si accompagna, al contrario, a un numero più consistente di individui ceramici. La cospicua quantità di vasi della fase stratigrafica 5B (n. 79 dei 213 che compongono il corpus) può essere spiegata dal fatto che, come già sottolineato, questa fase costituisce sicuramente l’esito di accrescimenti originatisi in momenti successivi, che non è stato possibile isolare stratigraficamente in corso di scavo (cfr. par. 2.2.1.5).

Per la sequenza stratigrafica si dispone di una dozzina di date radiometriche, realizzate su campioni a vita breve (campioni di fauna e carporesti - cfr. par. 2.2.2), alle quali si aggiungono altre due misure ottenute su resti vegetali annuali estratti da due vasi nel corso dello studio ceramologico (cfr. par. 4.5.3.4). Tuttavia, le date non coprono tutte le fasi individuate e, per alcune di esse, attualmente non si può far altro che ipotizzare un range cronologico sulla base della cronologia assoluta delle fasi precedenti e successive.

Un buon numero di date permette di collocare le prime fasi (2, 3 e 4A) in un intervallo compreso fra 5780 e 5650 BCE. Per la fase 5B è disponibile una sola misura radiocarbonica, compresa tra 5700 e 5540 BCE (Beta-170555: 6700±40). La fase 6 è datata tra 5580 e 5380 BCE. L’individuo AC-291, attribuito alla fase 10 e direttamente datato, permette di ipotizzare in via preliminare lo sviluppo di questa fase negli ultimi secoli del VI millennio BCE. Sulla base di questi dati cronologici, benché ancora parziali, sembra possibile situare le fasi 4B e 5A prima del 5700 BCE, nello stesso intervallo delle fasi precedenti, e le fasi 7, 8, 9 nel periodo compreso tra 5500 e 5300 BCE (cfr. par. 2.2.2).

L’analisi del complesso ceramico ha permesso di cogliere delle tendenze e dei cambiamenti in termini tecnologici e stilistici nelle diverse fasi stratigrafiche (Fig. 104). L’incrocio di questi risultati con i dati cronologici ha permesso di valutare ad alta risoluzione l’evoluzione diacronica del complesso ceramico, permettendo di elaborare una scansione articolata in diversi orizzonti crono-culturali con specifici caratteri distintivi.

Per quanto riguarda le forme dei vasi, è stato possibile osservare che, accanto agli orci, che perdurano lungo tutta la sequenza, nelle fasi stratigrafiche 2/5A sono diffuse le scodelle, mentre nelle fasi da 5B a 10, esse vengono sostituite dalle olle, probabilmente per assolvere alle medesime funzioni (cfr. par. 4.5.1).

Lo studio di caratterizzazione degli impasti ha documentato l’altissima incidenza delle produzioni locali, a fronte di una minore quantità di individui provenienti da medie e lunghe distanze. Le analisi hanno evidenziato nelle produzioni locali una grande variabilità composizionale di dettaglio, riscontrabile soprattutto nelle granulometrie e nelle associazioni di diversi tipi di inclusi a livello mineralogico-petrografico, suggerendo l’utilizzo di diverse fonti di argilla presenti nel territorio finalese (cfr. par. 4.5.2).

L’identificazione di degrassanti opportunamente preparati - essenzialmente chamotte e calcite triturata- e la valutazione della loro incidenza ha consentito di mettere in luce il valore crono-culturale di queste scelte tecnologiche legate alla preparazione degli impasti.

L’analisi della loro distribuzione stratigrafica, infatti, consente di affermare che l’uso della chamotte precede l’aggiunta di calcite spatica triturata, delineando una tendenza già individuata per

(4)

le produzioni ceramiche del primo neolitico del Mediterraneo nord-occidentale (Binder, Convertini, et al. 2010; Convertini 2010a; Clop Garcia 2012); l’utilizzo di entrambi i degrassanti, benché finora documentato in un solo vaso, inoltre, sembra interessare la fase più recente della sequenza (cfr. par. 4.5.2.1), inquadrabile nell’ultimo quarto del VI millennio BCE.

I risultati dell’analisi macroscopica finalizzata all’identificazione delle tecniche di foggiatura ha mostrato una sostanziale omogeneità lungo la sequenza stratigrafica, denotata dall’impiego dominante della Spiralled Patchwork Tecnology e confermata dalle dimensioni dei patch stessi, che rimangono sostanzialmente invariate (cfr. par. 4.5.4). Il ricorso a tecniche di foggiatura differenti, quali la modellazione da una massa o la sovrapposizione di colombini, è stato sporadicamente rilevato su singoli individui, presenti in diverse fasi stratigrafiche. Alcuni di questi individui hanno anche mostrato caratteristiche morfologiche o decorative particolari in rapporto al resto dei vasi; se le analisi archeometriche hanno stabilito che, in un caso (AC-003), si tratta di un’importazione, per gli altri hanno riscontrato una composizione minero-petrografica compatibile con la geologia locale. L’estraneità tipo-tecnologica di questi recipienti, di produzione locale, potrebbe allora riflettere lo spostamento puntuale di produttori da altre aree culturali oppure corrispondere a particolari categorie funzionali. Le analisi biomolecolari condotte su uno di questi individui (AC-017) non hanno fornito, tuttavia, alcun risultato utile a chiarire la questione (cfr. par. 4.5.6).

Per quanto riguarda i trattamenti di rifinitura delle superfici dei vasi, si nota una propensione alla brunitura completa delle superfici lungo tutta la sequenza; in misura minore, sono presenti vasi bruniti solo esteriormente, la cui presenza sembra interessare maggiormente i livelli della porzione superiore della stratigrafia (fasi 5B-10), anche se il dato potrebbe essere legato alla maggiore incidenza di forme chiuse (cfr. par. 4.5.5.3). L’applicazione di cosiddetti “trattamenti a caldo” per la rifinitura delle superfici, osservata macroscopicamente, è stata confermata dalle analisi biomolecolari, che hanno permesso di ipotizzare il ricorso a pratiche diversificate; tuttavia, i dati attualmente disponibili non sono quantitativamente sufficienti per evidenziare specifiche tendenze nell’impiego delle diverse pratiche in relazione alla scansione stratigrafica.

L’analisi delle tecniche e dell’organizzazione delle componenti decorative ha fornito maggiori elementi per una definizione della produzione ceramica in relazione all’articolazione stratigrafica.

Le decorazioni sono presenti sul 67% degli individui identificati; di questi, l’85% circa è decorato con impressioni, mentre sono documentati in minor misura i cordoni, spesso associati alle impressioni, e sporadicamente il graffito e l’incisione, rappresentati ciascuno da un solo individuo (cfr. par. 4.5.5).

La classificazione delle impressioni sulla base del gesto compiuto, delle modalità di ripetizione, della posizione dell’utensile e della pressione esercitata su di esso, hanno permesso, inoltre, di riconoscere una cronologia relativa nell’adozione delle differenti tecniche di impressione.

I risultati documentano l’inequivocabile anteriorità del sillon d’impressions rispetto alle impressioni a pizzicato, déroulées, trascinate e rocker. Una prima identificazione degli strumenti e delle conchiglie utilizzate e la ricostruzione degli schemi decorativi hanno consentito di affinare ulteriormente le suddivisioni.

(5)
(6)

per la realizzazione delle impressioni, si rileva, infatti, anche la comparsa dei cordoni plastici, sia ornati che lisci, come unico elemento decorativo del vaso, oppure inseriti all’interno di temi dominati dalle impressioni. Le impressioni, disposte preferibilmente nella metà superiore del vaso, vengono organizzate in strutture che si sviluppano orizzontalmente, interessando tutta la circonferenza (e arrestandosi solo a ridosso degli elementi di presa).

L’aggiunta di calcite spatica triturata alle terre per la preparazione degli impasti, rilevata nei livelli più recenti, segna un cambiamento tecnologico importante e permette di discernere tra due distinte componenti culturali, rappresentate rispettivamente nelle fasi 6, 7, 8 (orizzonte AC2) e nalle fasi 9 e 10 (orizzonte AC3). In questo ultimo orizzonte emergono, inoltre, tecniche decorative non documentate nelle fasi precedenti, seppur rilevate su un numero esiguo di individui ceramici, quali impressioni trascinate e rocker. Compaiono sporadicamente, inoltre, in queste fasi stratigrafiche elementi tipologici che rimandano direttamente agli aspetti culturali padani, soprattutto di ambito Vhò, e dell’Italia centrale, che poi si manifesteranno più nettamente (dalla fase stratigrafica 12) in associazione con le prime manifestazioni della Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata.

Per questi livelli si dispone attualmente di uno scarso numero di date radiometriche; tuttavia, esse consentono di collocare l’orizzonte AC2 tra 5580 e 5380 BCE. Una sola data proveniente da un individuo ceramico attribuito alla fase 10 situa l’orizzonte AC3 negli ultimi secoli del VI millennio BCE. Come è possibile riscontrare dai risultati dell’analisi tecnologica, la serie ceramica attribuita alla fase stratigrafica 5B mostra caratteri condivisi in parte con l’orizzonte AC1 delle fasi stratigrafiche precedenti e in parte con l’orizzonte AC2 delle fasi stratigrafiche 6, 7 e 8 (Tab. 40). Attualmente si dispone per questa fase di un’unica data (Beta-170555: 6700±40), compresa tra 5700 e 5540 BCE.

L’associazione di queste differenti componenti potrebbe essere spiegata assumendo l’esistenza di una fase di transizione tra gli orizzonti AC1 e AC2, nella quale siano coesistiti elementi dell’una e dell’altra senza soluzione di continuità. Tuttavia, come già illustrato, la fase stratigrafica 5B era caratterizzata dalla presenza di abbondanti materiali, in alcuni punti disposti in superfici planari sovrapposte, che non è stato possibile isolare in corso di scavo (cfr. par. 2.2.1.5). La compresenza di differenti componenti culturali all’interno di questa fase, quindi, sembra compatibile con il fatto che essa costituisca l’esito di accrescimenti originatisi in momenti successivi.

L’analisi del complesso ceramico ha permesso di individuare, inoltre, all’interno della fase stratigrafica 5B, altri gruppi di vasi che si distinguono per le loro caratteristiche tipo-tecnologiche.

Un primo gruppo è costituito da individui con impressioni semplici realizzate con uno strumento bifido, coppie di impressioni digitali e a pizzicato, allineate in bande orizzontali e verticali (che comprende anche alcuni sporadici individui dalle fasi 4A e 5A).

Un secondo gruppo comprende individui decorati con impressioni distinte, piuttosto ravvicinate le une alle altre, organizzate in metope, tra loro separate da spazi non decorati. Un ulteriore insieme, costituito da pochi vasi, di cui solo uno in gran parte ricostruibile (AC-021), mostra decorazioni déroulées realizzate imprimendo perpendicolarmente il margine dentellato di una valva (preferibilmente Glycymerididae) e strutturate geometricamente.

(7)

I primi due gruppi trovano confronti convincenti con le ceramiche degli orizzonti Impressa di Pendimoun (Binder et al. 1993). In questo sito è stato possibile distinguere due fasi riferibili all’Impressa, precedenti a un momento di utilizzo funerario del riparo. La fase più antica (Pendimoun 1A), compresa tra 5710 e 5610 BCE e individuata nel settore sud, è caratterizzata dalla prevalenza di recipienti inornati e da vasi decorati da bande orizzontali e ortogonali di impressioni a pizzicato, mentre la fase successiva (Pendimoun 1B), identificata nei livelli basali del settore nord e datata tra 5600 e 5470 BCE, appare contraddistinta dalla presenza di impressioni brevi distinte, organizzate in bande orizzontali o metope (Binder, Lanos, et al. 2017).

Il terzo gruppo rimanda, invece, per tecnica decorativa e strutturazione geometrica della decorazione, direttamente al Cardiale geometrico, o orizzonte Basi-Pienza-Filiestru, diffuso nell’area tirrenica. In particolare, l’individuo AC-021 trova precisi confronti nel sito de La Scola, nell’Arcipelago toscano (Ducci, Perazzi 2002:400). Attualmente, il quadro cronologico disponibile per questo aspetto culturale rimane solo vagamente delineato, a causa principalmente della scarsa attendibilità dei contesti e dei campioni datati (cfr. Parte I, par. 1.1.3.1). Le date radiometriche disponibili provengono dal sito lacustre della Marmotta, da una sepoltura della Grotta di Settecannelle e da diversi siti delle isole maggiori (Fugazzola Delpino et al. 1999; Ucelli Gnesutta 2002; Lugliè 2018), e indicano un arco cronologico che copre i secoli centrali del VI millennio BCE (Tab. 1).

Sulla base dei confronti con altri siti, quindi, sembra possibile identificare nel gruppo di ceramiche decorate con impressioni digitali, a pizzicato e ottenute con strumenti bifidi, organizzate in strutture ortogonali un orizzonte Impressa (orizzonte AC1B), del tutto compatibile con l’orizzonte Pendimoun 1A, cronologicamente compreso grossomodo tra 5700 e 5600 BCE.

Gli altri due gruppi (orizzonte AC2A) mostrano confronti rispettivamente con l’orizzonte Pendimoun 1B e con il Cardiale geometrico dell’area tirrenica, entrambi datati nei secoli centrali del VI millennio BCE. In base ai dati stratigrafici, attualmente, alle Arene Candide non è possibile stabilire con certezza se i due stili decorativi siano effettivamente contemporanei. Inoltre, il fatto che gli individui decorati da metope di brevi impressioni distinte siano spesso costituiti da frammenti di esigue dimensioni suggerisce ulteriore cautela nella valutazione della loro collocazione stratigrafica, dal momento che la loro posizione potrebbe rappresentare l’esito di processi post-deposizionali?40.

Alcune osservazioni in merito alla presenza di questi due stili decorativi negli altri siti del comprensorio nord-tirrenico, suggeriscono tuttavia la possibilità di considerarli come elementi, forse pertinenti a momenti diversi, di un unico orizzonte culturale. Nel settore nord di Pendimoun, infatti, le rare ceramiche decorate nello stile del Cardiale geometrico provengono da alcune strutture, tagliate da sepolture che risultano datate tra 5480-5370 BCE (Binder, Sénépart 2010:156), mentre in alcuni siti della costa tirrenica centrale (ad esempio Grotta di Settecannelle, Grotta Lattaia, Grotta dell’Orso e,

40Sebbene per alcuni casi, si disponga di una porzione consistente del vaso, grazie alla ricomposizione di frammenti provenienti da diverse collezioni (scavi XIX sec., scavi Bernabò Brea, scavi Tiné), la valutazione della distribuzione dei frammenti per l’attribuzione dell’individuo alla fase stratigrafica ha tenuto conto solamente dei frammenti provenienti dalle indagini 1997-2012.

(8)

forse, San Pietrino), ceramiche a impressioni déroulées si ritrovano associate a rari esemplari decorati con impressioni distinte corte e arcuate, organizzate in pannelli (Ucelli Gnesutta 2002).

Tab. 40 Caverna delle Arene Candide. Sintesi della frequenza delle decorazioni, dopo l’accorpamento delle fasi. DECORAZIONI Fasi2/5A Fase 5B Fasi 6/8 Fasi 9/10

NMI=46 NMI=79 NMI=68 NMI=20

NON DECORATI n. 15 26 24 8

% 33% 33% 35% (40%)

Sillon d’impressions (B) n. 18 17 1? -

% 39% 22% 1% -

Impressioni distinte (A.2), allineate in bande orizzontali fra loro parallele e distanziate

n. 7 2 1 -

% 15% 3% 1% -

Impressioni distinte (A.2) realizzate con strumento bifido, bande ortogonali

n. 1 3 - -

% 2% 4% - -

Impressioni a pizzicato (D), organizzate in bande ortogonali

n. - 2 - -

% - 3% - -

Impressioni semplici (A.2) in banda con sviluppo orizzontale n. - 5 5 1 % - 6% 7% (5%) Impressioni déroulées (C.1) n. 1 4 2 - % 2% 5% 3% - Impressioni déroulées (C.2) n. - - 7 3 % - - 10% (15%)

Impressioni semplici (A.2) in successione a formare motivi lineari lunghi parallele

n. 2

% 3%

Impressioni limitate al bordo [in associazione con altre tecniche]

n. - 4 [+7] [+9] [+1]

% - 5% - -

Impressioni semplici organizzate in metope n. 3 3 1 -

% 7% 4% 1 % -

Impressioni semplici corte (A.1/A.2) allineate in file orizzontali, schema indeterminato

n. 1 10 8 1

% 2% 13% 12% (5%)

Impressioni trascinate (E) n. - - 1 2

% - - 1% (10%)

Cordoni lisci e impressi + [in associazione con le impressioni]

n. - 3+[3] 9+[5] 2 % - 4% 13% (10%) Graffito n. - - 1 - % - - 1% - Rocker (F) n. - - - 2 % - - - (10%) Impressione+solcatura n. - - - 1 % - - - (5%)

(9)
(10)

4.6.1 Una periodizzazione del complesso ceramico delle Arene Candide

L’analisi ad alta risoluzione della ceramica proveniente dagli scavi 1997-2012 delle Arene Candide ha permesso di coglierne l’evoluzione diacronica, individuando diverse tendenze e variazioni, legate principalmente all’adozione di differenti tecniche e strutture decorative e alla selezione e al trattamento delle materie prime. Questo ha permesso di elaborare una scansione articolata in diversi orizzonti cronologici, contraddistinti da specifici caratteri ai quali è stata assegnata valenza di “fossili-guida”. Questa articolazione rende conto delle evoluzioni più evidenti, schematizzando una realtà molto più complessa; gli orizzonti, infatti, non si succedono nettamente gli uni agli altri, ma con contorni sfumati.

4.6.1.1 Orizzonte AC1A

Le produzioni ceramiche attribuite alle prime occupazioni del sito, cronologicamente collocabili tra 5800 e 5700 cal BCE, comprendono scodelle a profilo troncoconico o convesso e orci, di formati diversi, ma essenzialmente riconducibili a tre classi dimensionali, con una capacità che varia da 0,5 a 3 litri; alcuni frammenti pertinenti a differenti individui mostrano spessori importanti e pareti poco curvate e potrebbero indiziare la presenza di recipienti di dimensioni maggiori. I recipienti presentano fondi piatti e sono muniti di elementi di presa, prevalentemente costituiti da prese a lingua non forate. La decorazione interessa la maggioranza degli individui, indipendentemente dalla forma e dal formato, che risulta ornata dall’orlo sino al fondo, essenzialmente da sillons d’impressions e da impressioni semplici allineate in bande con andamento orizzontale, parallele fra loro e ben spaziate. Le superfici dei vasi, sia interne che esterne, sono accuratamente brunite e spesso trattate a caldo con sostanze grasse animali, come confermato anche dalle analisi biomolecolari.

Le analisi degli impasti hanno evidenziato la presenza di alcuni vasi prodotti con materie prime che presentano una composizione minero-petrografica incompatibile con la geologia del Finalese, e che, quindi, possono ragionevolmente essere interpretate come importazioni. Le potenziali aree di provenienza di queste materie prime più vicine al sito sono localizzabili nell’area alto-tirrenica (Savonese, Liguria di Levante).

La quasi totalità delle ceramiche attribuite alle prime fasi di occupazione del sito, invece, è stata prodotta localmente, utilizzando prevalentemente terre contenenti elementi metamorfici, provenienti da diverse fonti presenti nel Finalese; nella metà dei casi è stata identificata l’aggiunta di chamotte alle terre. In oltre un quarto circa degli individui di produzione locale, inoltre, la chamotte è stata ottenuta macinando ceramiche contenenti elementi vulcanici o ofiolitici. I vasi dai quali è stata ricavata la chamotte costituivano, quindi, produzioni estranee all’area finalese. Le inclusioni ofiolitiche e vulcaniche rimandano rispettivamente alla Liguria di Levante e alle regioni tirreniche dell’Italia centrale. Questi dati testimoniano indirettamente la presenza di vasi alloctoni (in disuso?), reimpiegati nella produzione locale, e inducono a rivalutare in termini quantitativi l’incidenza delle importazioni in questi livelli.

(11)

Fig. 105 Caverna delle Arene Candide. Scavi 1997-2012. Ceramiche caratteristiche dell’orizzonte crono-culturale Impressa AC1A.

4.6.1.2 Orizzonte AC1B

Le produzioni ceramiche attribuite a questo orizzonte, cronologicamente collocabili tra 5700 e 5600 cal BCE, comprendono vasi profondi inornati e a fondo piatto, fiaschi muniti di anse a passaggio verticale e orci. Il fatto che gli individui rappresentativi di questa fase siano stati riconosciuti prevalentemente nella fase stratigrafica 5B, che come già evidenziato comprendeva diverse componenti, rende difficile valutare dettagliatamente la quantità di vasi inornati pertinente a questo orizzonte. Tra i vasi decorati, sono presenti forme chiuse di dimensioni non ricostruibili. Un grande fiasco (AC-001) conferma la presenza di grandi formati.

I vasi sono decorati con impressioni distinte realizzate con uno strumento bifido, coppie di impressioni digitali e a pizzicato, allineate in bande orizzontali e verticali (Fig. 106). Le affinità riscontrate con la fase Impressa di Pendimoun (settore Sud – Pendimoun 1A) sono notevoli non solo per quanto riguarda la decorazione, ma anche per la preparazione degli impasti. In un solo individuo, decorato a pizzicato (AC- 063), è stata rilevata la chamotte, praticamente assente (ad eccezione di un caso) in questa fase anche nel sito provenzale (Gabriele 2014:256); inoltre, alcuni individui sono prodotti con materie prime granitiche non locali (Gruppo “Granito con impronta metamorfica”), del tutto simili a quelle che caratterizzano gli impasti della fase Impressa di Pendimoun.

(12)

Fig. 106 Caverna delle Arene Candide. Scavi 1997-2012. Ceramiche caratteristiche dell’orizzonte crono-culturale AC1B.

4.6.1.3 Orizzonte AC2A

L’orizzonte AC2A è rappresentato da alcune ceramiche decorate con impressioni déroulées realizzate imprimendo perpendicolarmente il margine dentellato di una valva, preferibilmente delle Glycymerididae, in un caso associate a impressioni realizzate con l’apice di un gasteropode; sono presenti anche individui con impressioni distinte corte, forse realizzate con strumenti o con

(13)

frammenti di valve o gasteropodi, piuttosto ravvicinate le une alle altre, organizzate in metope, tra loro separate da spazi non decorati. I motivi decorativi ottenuti con queste tecniche tendono a interessare tutta la superficie esterna del vaso, alternando spazi pieni e vuoti (Fig. 107).

Come già ribadito, la decorazione ottenuta mediante le impressioni déroulées è strutturata secondo forme geometriche e schemi elaborati, che richiamano lo stile del Cardiale geometrico, o orizzonte Basi-Pienza-Filiestru, diffuso nell’area tirrenica.

In generale, l’incompletezza degli individui ceramici non permette di connotare compiutamente la produzione ceramica di questo orizzonte dal punto di vista morfo-dimensionale, ma un vaso a collo, parzialmente ricostruito, conferma la presenza di grandi formati (capacità stimata maggiore di 3 litri). La quasi totalità di queste ceramiche risulta prodotta con materie prime locali, senza l’aggiunta di degrassanti, ricalcando una tendenza già evidenziata nelle produzioni dell’orizzonte AC1B e in accordo con quanto rilevato nell’area tirrenica (Muntoni 2002; Convertini 2010a; Gabriele 2015).

Fig. 107 Caverna delle Arene Candide. Scavi 1997-2012.Ceramiche caratteristiche dell’orizzonte crono-culturale AC2A.

4.6.1.4 Orizzonte AC2B

La produzione ceramica pertinente all’orizzonte AC2B è quasi esclusivamente locale, e incentrata sull’utilizzo di materie prime caratterizzate dalla presenza di quarzo e rocce metamorfiche, molto diffuse in tutta l’area finalese. Pochi individui risultano prodotti con materie prime provenienti dall’area savonese. La pratica dell’aggiunta della chamotte alle terre è presente, ma in proporzioni minori rispetto a quanto rilevato nei livelli iniziali della sequenza stratigrafica. Sono documentate

(14)

poche forme aperte forse pertinenti a vasi profondi, a fronte di un numero consistente di forme chiuse, tra le quali compaiono soprattutto orci e olle di medie dimensioni; sono attestati anche grandi formati, rappresentati da alcuni fiaschi.

Le decorazioni sono costituite essenzialmente da impressioni e cordoni plastici. I cordoni, sia ornati che lisci, possono costituire gli unici elementi decorativi del vaso, oppure essere inseriti all’interno di temi dominati dalle impressioni. Queste ultime sono disposte in strutture che si sviluppano orizzontalmente nella metà superiore del vaso, interessandone tutta la circonferenza (e arrestandosi solo a ridosso degli elementi di presa). Si tratta di impressioni déroulées, realizzate mantenendo una valva in posizione da obliqua a tangenziale sul dorso, che talvolta si ripetono parallele le une alle altre per ottenere un effetto coprente della superficie (Fig. 108). Un singolo individuo presenta motivi costituiti da fasci di linee convergenti realizzate a graffito (AC-012). Dal punto di vista stilistico, le ceramiche di questo orizzonte trovano numerosi e stringenti confronti con le produzioni del Cardiale a zonazione orizzontale dell’area provenzale.

Le date di cui si dispone per l’inquadramento di questo orizzonte provengono da campioni dai livelli 6, 7 e 8, e da una datazione diretta di una cariosside di Triticum monoccoccum estratta dall’individuo ceramico AC-102 (LTL6004A: 6446±45). Esse permettono di collocare, in via preliminare, l’orizzonte culturale AC2B tra il 5450 e il 5300 BCE.

Fig. 108 Caverna delle Arene Candide. Scavi 1997-2012. Ceramiche caratteristiche dell’orizzonte crono-culturale AC2B.

(15)

4.6.1.5 Orizzonte AC3

Le ceramiche del corpus che hanno permesso di individuare questo orizzonte sono poche rispetto a quelle degli orizzonti precedenti. Tuttavia, la rottura a livello tecnologico, rappresentata dall’aggiunta di calcite triturata all’impasto, ne caratterizza la produzione prevalentemente locale. Questo cambiamento nell’utilizzo dei degrassanti si accompagna all’adozione di tecniche decorative non documentate precedentemente, quali le impressioni trascinate e rocker (Fig. 109). Entrambe sembrano inserirsi in un progressivo processo di trasformazione delle impressioni semplici tangenziali e déroulées documentate nell’orizzonte AC2B.

Fig. 109 Caverna delle Arene Candide. Scavi 1997-2012. Ceramiche caratteristiche dell’orizzonte crono-culturale AC3.

Nonostante il numero esiguo di forme ricostruibili, è possibile notare che esse ricalcano tipologie ampiamente diffuse nelle successive occupazioni riferibili all’inizio della prima fase della Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata, nella quale da tempo sono stati riconosciuti evidenti influssi provenienti dai primi aspetti culturali padani (Bagolini, Biagi 1973); anche gli elementi di presa, rappresentati da anse a nastro, anche insellato o prolungato, sono riconducibili a tali ambiti culturali e trovano confronti stringenti con i siti di Casalnoceto, Cascina Cascinetta (Padovan et al. 2004), Travo Casa Gazza (Bernabò Brea 2004); la tazza carenata AC-003 rappresenta, inoltre, un’importazione che rimanda, sia

(16)

per quanto riguarda la composizione minero-petrografica dell’impasto che per i caratteri formali alla corrente tirrenica delle Ceramiche a linee incise.

Al momento, come già sottolineato, è disponibile una sola data radiocarbonica (LTL6003A: 6238±45), ottenuta da una cariosside di Triticum diccoccon estratta dal corpo ceramico dell’individuo AC-291, il cui impasto è degrassato da calcite spatica macinata. Considerando le date disponibili per l’orizzonte precedente e i successivi livelli VBQ (Maggi 1997c; Pearce 2013; Del Lucchese, Starnini 2015), è possibile inquadrare in via del tutto preliminare l’orizzonte AC3 grossomodo nell’ultimo quarto del VI millennio BCE.

(17)

Synthèse de la Deuxième Partie

150 ans de recherches dans la Grotte des Arene Candide

Plus de cent cinquante ans de recherches aux Arene Candide ont permis d’acquérir une quantité énorme de données, concrétisées en une multitude de publications scientifiques et d’ouvrages fondamentaux (Issel 1908; Bernabò Brea 1946, 1947; Tiné 1999a; Bietti 1994; Maggi 1997d) (Cf. § 1.1). Depuis la deuxième moitié du XIXe siècle, l'aspect du site a été profondément modifié en raison des nombreuses opérations de fouille qui ont presque complètement prélevé les dépôts archéologiques de l’Holocène (Cf. § 1.2.1).

Au tournant de la Seconde Guerre mondial, les fouilles de L. Bernabò Brea et de L. Cardini ont permis d’élaborer une séquence culturelle, qui constituera un cadre de référence, notamment pour les phases néolithiques (Cf. § 1.2.2). Malgré une attention absolument exceptionnelle à l’époque pour la reconstruction du contexte stratigraphique, la résolution de ces recherches se montre aujourd’hui insuffisante pour l’analyse de la complexité des dynamiques culturelles et chronologiques au cours du processus de néolithisation de la région.

Entre 1972 et 1977, de nouvelles fouilles, dirigées par S. Tiné ont concerné les niveaux néolithiques, affinant certaines phases de la séquence stratigraphique reconnue lors des fouilles Bernabò Brea-Cardini (Cf. § 1.2.3).

AÈ partir des années 1980, R. Maggi a coordonné une révision multidisciplinaire des fouilles de 1940-1950. Cet important travail a permis d’approfondir les questions relatives à la fonction du site à travers différentes analyses archéométriques dont certaines ont trouvés en cette occasion leur première application en Italie (Cf. § 1.3). De plus, dans le cadre de ce projet, une série de dates obtenues par la méthode du radiocarbone a permis de construire une solide grille chronologique (Cf. § 1.3.1).

(18)

Entre 1997 et 2012, les niveux néolithiques des Arene Candide ont fait l’objet de neuf campagnes de fouilles, dirigées par R. Maggi (Soprintendenza Archeologica della Liguria) (Cf. § 2.1.1). Ces fouilles ont été implantées dans la partie nord-orientale de la grotte, entre le pilier central et la Branche Gandolfi, là où le dépôt avait été épargné par les recherches du XIXème siècle (Cf. § 2.1). La conformation particulière de cette zone a favorisé l’accumulation de sédiments qui, en fait, présentent une épaisseur plus importante que celle des zones contiguës. Ici, en effet, les niveaux de l’Impresso-Cardial atteignaient une épaisseur d’environ 30 cm (Cf. § 2.2.1). Les fouilles menées en 1997 et 2002 (Cf. § 2.1.2) ont été progressivement étendus pour atteindre les 12 m2 lors de la campagne 2012, que nous avons codirigée avec R. Maggi et S. Rossi (Cf. §. 2.1.3.4). Ces travaux ont permis d’identifier une séquence stratigraphique détaillée dont l’âge est compris entre 5800 et 5050 AEC (Cf. § 2.2.2). Plusieurs indicateurs, et notamment la succession de fumiers de petits ruminants, montrent qu’il s’agit d’installations presque complètement dédiées à des activités de parcage, à l'exception des certaines phases (5 et 6), caractérisées par davantage d’indices d’activités domestiques ou artisanales.

La production céramique des Arene Candide : un bilan et nouvelles pistes de recherche

Le bilan des études menés sur les différentes séries céramiques des Arene Candide nous a conduit à formuler quelques considérations et à mettre en évidence les problématiques encore en suspens vers lesquelles orienter notre recherche.

Si l'étude des céramiques des niveaux de base de la séquence (couches 25-28) des fouilles Bernabò Brea n'avait permis de reconnaitre une évolution des styles, à partir des années ‘90 plusieurs travaux ont souligné la possibilité d’établir une périodisation chrono-culturelle au sein du complexe céramique Impresso-Cardial des Arene Candide (Traverso 1999; Binder, Maggi 2001; Del Lucchese, Starnini 2010). Une succession des aspects Impressa, puis Cardial, suivies par la Culture des Vases à Bouche Carrée est actuellement confirmée, en accord avec le panorama extrarégional (Binder, Sénépart 2010). Cependant, il manquait encore une caractérisation complète des différentes composantes stylistiques et techniques et leur positionnement chronologique précis ; dans cette perspective, la possibilité de développer une nouvelle étude sur un corpus céramique provenant d’une séquence détaillée s’est avérée très fructueuse.

La tentative de faire le point sur les aspects technologiques des céramiques impresso-cardiales des Arene Candide s’est heurtée à la difficulté d’intégrer données obtenues à différentes époques et avec des méthodes qui n’étaient pas toujours semblables. Toutefois, on a pu mettre en évidence certaines tendances générales qui nécessitent d’être approfondies et, aussi, de définir les axes sur lesquels construire notre étude.

Les résultats publiées montrent que les productions locales sont dominantes, caractérisées par la présence d’éléments métamorphiques, parfois associées à une composante calcitique également disponible dans la région. AÈ côte de ces productions, sont attestées des céramiques allochtones provenant de la zone savonaise, de la Ligurie centre-orientale et de la Toscane centrale, qui contribuent à documenter les dynamiques de la circulation maritime de groupes humaines et biens

(19)

au cours du VIème millénaire ACE (Ferraris, Ottomano 1997; Capelli, Mannoni, Starnini, et al. 2006; Capelli et al. 2007, 2011, 2017). Cependant, dans les études précédentes, on constate que les liens, en termes de représentativité, entre les différents groupes de pâtes identifiés et le complexe de la production sont faibles (Convertini 2010b:15). De même, on remarque des difficultés dans l’évaluation des productions non locales, qui auraient pu être privilégiées au moment de l'échantillonnage car elles différaient considérablement du reste de la production, même à l'œil nu.

Quel est l'impact des importations par rapport à l'ensemble du corpus céramique ? Les importations caractérisent-elles une période particulière ou restent-elles constantes tout au long du VIème millénaire ? Les différentes provenances des vases non locaux nous permettent-elles de pister des interactions avec différentes zones géographiques et/ou culturelles à des moments différents ?

Dans le cas de productions locales, les analyses ont mis en évidence une grande variabilité compositionnelle de détail, suggérant l’utilisation de sources différentes sur le territoire ; cela suggère-t-il qu'il s'agit de vases fabriqués dans des sites situés dans différentes zones du Finalese, à des moments différents et/ou par des groupes différents ? Ou s‘agit-il des vases auxquels des fonctions différentes étaient assignées ?

En outre, il faut souligner que les résultats archéométriques obtenues sur les céramiques des Arene Candide ont été rarement croisés avec les données typologiques ou décoratives. Existe-t-il une relation entre pâtes et styles décoratifs, entre pâtes et modes de façonnage ? Les vases locaux et non locaux résultent-ils des mêmes traditions techniques ?

Un aspect technique intéressant qui ressort des études citées est l’ajout de dégraissantes (chamotte et calcite pilée) (Tab. 23). Cette pratique est démontré pour les phases néolithiques les plus anciennes de la Méditerranée par plusieurs études (Convertini 2010a:16). Cependant, on n'a pas cherché à savoir si le choix d'un dégraissant spécifique avait un lien avec d'autres aspects typologiques ou technologiques ou s'il avait une valeur chronologique.

En ce qui concerne les autres étapes de la chaı̂ne opératoire, on doit remarquer que jamais les méthodes de façonnage et de traitement de surface n’ont été systématiquement traitées aux Arene Candide et ne sont que brièvement évoquées (Maggi, Starnini 1997:284; Traverso 1999:catalogue; Mannoni 1999:214–216).

Résultats de l’analyse technologique du corpus céramique des fouilles 1997-2012

L'analyse technologique du corpus Impresso-Cardial issu des fouilles récentes menées aux Arene Candide nous a permis de caractériser la production de céramique tant du point de vue quantitatif que qualitatif, en montrant les variations, tant au niveau technologique et typologique que stylistique, qui sont intervenues au cours des différentes occupations de cette partie du site durant le VIème millénaire AEC.

Dans la partie nord-orientale de la salle centrale, les fouilles ont conduit à l’identification d’une séquence composée d’une dizaine de phases stratigraphiques, regroupant chacune une série d’événements liés à l’utilisation de cette partie de la grotte, plus ou moins discrets et contemporains

(20)

à l’échelle de notre perception d’archéologues. AÈ partir de 4.573 tessons issus de la fouille et à la suite d’un travail systématique de remontage, nous avons isolé 213 vases, qui correspondent au nombre minimum d'individus constituant le corpus (Cf. § 4.2).

Afin d’observer la distribution stratigraphique des tessons qui composent chaque individu céramique, l'épicentre de dispersion était situé dans la phase stratigraphique qui a livré la portion la plus grande (en terme de surface) du vase. De cette manière, nous avons défini la position originelle présumée de l'individu dans la séquence en corrigeant éventuelles perturbations causées par des processus post-dépositionnels ; nous avons ainsi obtenu des séries de vases en contemporanéité relative et par conséquent une chronologie relative des différentes groupes de vases (Cf. § 4.4).

Ceci a constitué la base sur laquelle s’est appuyée l’évolution stratigraphique des caractéristiques stylistiques et technologiques du complexe céramique. En raison du fait que la distribution stratigraphique des individus céramiques résultant de cette application est directement liée à la portion de vase recomposée, on doit considérer que l’ajout de nouveaux tessons pourra conduire à modifier le cadre actuellement défini. Dans ce sens, les résultats obtenus ne tracent que des tendances. Le nombre des vases diffère sensiblement selon les phases stratigraphiques. Leur fréquence semble dépendre directement de la nature des occupations (Cf. § 4.4). Dans les cas où les évidences stratigraphiques ont indiqué des utilisations liées au parcage de troupeaux, le nombre des vases s’avère très faible. Au contraire, la présence d’indicateurs d’activités domestiques ou artisanales s’accompagne d’une plus grande quantité d’individus céramiques. Par ailleurs, la concentration importante de vases au sein de la phase stratigraphique 5B (i.e. 79 sur les 213 constituant le corpus) peut s’expliquer par le fait que cette phase constitue un palimpseste, résultant sûrement de la superposition de plusieurs occupations qu’il n’a pas été possible d’isoler lors de la fouille (Cf. § 2.2.1.5).

Pour l’ensemble de la séquence stratigraphique, on dispose actuellement d’une douzaine de dates obtenus sur échantillons à vie brève (faune et restes carpologiques) (Cf. § 2.2.2), auxquelles s’ajoutent deux autres dates obtenues sur des reste de caryopses de céréales extraits de deux vase lors de l’étude céramologique (Cf. § 4.5.3.4). Ces dates ne couvrent pas toutes les phases identifiées et, pour certaines d’entre elles, nous ne pouvons pour l’instant que supposer une plage en regard de la chronologie absolue proposée pour les phases précédentes et suivantes. Plusieurs dates permettent de placer les premières phases (2, 3 et 4A) entre 5780 e 5690 ACE. Une seule mesure, entre 5700 et 5540 AEC, est disponible pour la phase 5B (Beta-170555 : 6700 ± 40 BP). La phase 6 est datée entre 5580 et 5380 AEC. L'individu AC-291, attribué à la phase 10 et directement daté, permet de situer cette phase au cours des derniers siècles du VIème millénaire AEC. Sur la base de ces données chronologiques, bien que toujours partielles, il est possible d’envisager pour les phases 4B et 5A une position chronologique proche des phases précédentes, avant 5700 AEC, et pour les phases 7, 8, 9 une période comprise entre 5500 et 5300 AEC (Cf. § 4.5.3.4).

L'étude de l’assemblage céramique a permis de cerner les tendances évolutives au cours des différentes phases stratigraphiques (Fig. 104). En croisant ces résultats avec les données chronologiques, nous pouvons alors reconstruire l'évolution diachronique des assemblages et

(21)

élaborer une périodisation articulée selon différents horizons chrono-culturels avec caractéristiques distinctives spécifiques.

En ce qui concerne la forme des vases, il a été possible de constater qu’à côté des marmites qui persistent tout au long de la séquence, dans les phases stratigraphiques 2/5A, les coupes et les jattes sont présentes, tandis que dans les phases 5B à 10, elles sont remplacées par de pots à ouverture légèrement resserrée, probablement pour atteindre aux mêmes fonctions (Cf. § 4.5.4).

La caractérisation des pâtes a mis en évidence l’incidence très élevée de la production locale, en regard des rares individus provenant de distances moyennes et longues. Les analyses ont montré dans les productions locales une grande variabilité compositionnelle de détail, révélée notamment par les granulométries et par l’association de différents types d'inclusions minérales, en suggérant l'utilisation de différentes sources de terres du territoire du Finalese.

L’identification des dégraissants - essentiellement chamotte et calcite pilée - et l’observation de leur distribution stratigraphique ont permis de mettre en évidence la valeur chrono-culturelle de ces choix techniques. En effet, l’ajout de la chamotte précède celle de la calcite pilée, soulignant une tendance déjà identifiée pour les productions céramiques du premier néolithique de Méditerranée nord-occidentale (Binder, Convertini, et al. 2010; Convertini 2010a; Clop Garcia 2012); de plus, l'utilisation conjointe des deux dégraissants, bien que documentée dans un seul récipient, concerne la phase la plus récente de la séquence (Cf. § 4.5.3.3), soit au cours du dernier quart du VIème millénaire AEC.

En ce qui concerne le façonnage des vases, l’observation macroscopique a montré une homogénéité substantielle le long de la séquence stratigraphique, dénotée par le recours dominant à la Spiralled Patchwork Technology et confirmée par la taille des patches, qui reste constante (Cf. § 4.5.4). L'adoption d’autres techniques, telles que le modelage ou le colombin, n’a été détectée que sporadiquement dans différentes phases stratigraphiques. Certains des individus concernés diffèrent cependant par rapport au reste de la série, aussi bien au niveau morphologique que décoratif ; dans un cas (individu AC-003), il s'agit d'une importation, mais pour les autres vases les analyses archéométriques ont montré une composition minéro-pétrographique compatible avec la géologie locale. La particularité typo-technologique de ces individus, produits localement, pourrait alors refléter le déplacement des producteurs provenant d'autres domaines culturels ou correspondre à des catégories particulières, fonctionnelles ou autres. Les analyses biomoléculaires effectuées sur l'un de ces individus (AC-017) n'ont toutefois fourni aucun résultat dans ce sens (Cf. § 4.5.6).

De plus, on a mis en évidence que, tout au long de la séquence, la plus grand partie de la série porte les macrotraces du brunissage complète des surfaces ; dans une moindre mesure, dans la partie supérieure de la stratigraphie, on relève la présence de ce traitement seulement sur les surfaces extérieures (phases 5B-10), probablement en accord avec la faible présence de formes ouvertes (Cf. § 4.5.6).

L'analyse des techniques et l'organisation des composants décoratifs ont fourni davantage d'éléments pour une définition de la production céramique en relation avec l'évolution stratigraphique. Les décorations sont présentes sur le 67% des individus identifiés ; parmi ceux-ci,

(22)

environ le 85% sont décorés d’impressions, tandis que les cordons, souvent associées aux impressions, sont moins documentés et que les gravures et les incisions ne sont représentés que de manière sporadique (Cf. § 4.5.5).

La classification des impressions selon le geste, les modalités de répétition, la position de l'outil et la pression exercée sur celui-ci ont également permis de reconnaı̂tre une chronologie relative dans l'adoption des différentes techniques.

Les résultats documentent sans équivoque l'antériorité du sillon d'impressions par rapport aux impressions pincées, déroulées, trainées et pivotantes. Une première identification des outils utilisés et de la syntaxe décorative a affiné la classification.

Une première périodisation chrono-culturelle du complexe céramique étudié a été alors construite en croisant les données chronologiques disponibles avec des tendances détectées par l'analyse des différentes étapes du processus de production céramique.

Les productions céramiques des premières phases stratigraphiques (2, 3, 4A, 4B, 5A), entre 5800 et 5700 AEC, présentent principalement des caractéristiques technologiques, morphologiques et décoratives homogènes et peuvent donc être traitées comme un ensemble (horizon AC1A).

En ce qui concerne la préparation des pâtes, on relève l'utilisation systématique de la chamotte ajoutée aux terres. Les vases de ces niveaux sont essentiellement décorés par des sillons d'impressions, parallèles entre eux et en panneaux, et par de impressions distinctes alignées en bandes horizontales, parallèles les unes aux autres et bien espacées ; dans les deux cas, les décorations affectent toute la surface externe du vase, du bord à la base. Bien que le sillon d'impressions n'apparaisse pas dans les premières phases stratigraphiques (2 et 3), le faible nombre de vases trouvés à ces niveaux (4 au total), d'ailleurs très fragmentaire, ne permet pas d'établir une succession entre les deux techniques (Cf. § 4.6.1). Cependant, les décors réalisés avec ces deux techniques partagent les mêmes structures décoratives, géométriques et couvrantes, constitués par lignes horizontales et verticales organisées en panneaux, ainsi qu’un rendu très similaire ; ceci semble valider l’hypothèse d’une leur association/contemporanéité ou au moins suggérer l'évolution à partir d'une même tradition décorative.

En ce qui concerne les impressions distinctes, nous avons enregistré différents modes de structuration du décor, dont certains sont relativement bien placés au niveau stratigraphique. Cependant, une grande partie des individus décorés avec des impressions distinctes n’est représentée que par quelques petits tessons, dont la syntaxe décorative reste illisible. Il s’agit essentiellement d’impressions courtes produites par des outils avec extrémités arciformes out peut-être avec des fragments de coquilles. Ces individus sont situés dans la partie centrale de la stratigraphie, principalement entre les phases 5B et 6. Les comparaisons avec les céramiques du secteur nord de Pendimoun I, datés entre 5600 et 5470 AEC, sont très fortes (Binder et al. 1993:fig. 22; Binder, Sénépart 2010:fig. 4).

(23)

Au sein des phases stratigraphiques les plus récentes (de 6 à 10), le sillon d'impressions est totalement absent ; on remarque une variation importante dans les décorations, tant au niveau technique que dans l'organisation des motifs sur l'espace des vases.

L’introduction de nouveaux gestes d’impression, s’accompagne avec l’apparition des cordons, ornés et lisses. Les impressions, préférablement disposées dans la moitié supérieure du vase, sont organisées en structures qui se développent horizontalement, affectant toute la circonférence.

L'ajout de calcite pilée aux terres, bien documenté dans les niveaux les plus récents, marque un changement technologique important et permet de distinguer deux composantes culturelles distinctes, représentés respectivement par les phases 6, 7 et 8 (horizon AC2) puis les phases 9 et 10 (horizon AC3). Dans ce dernier horizon, sur un petit nombre d'individus céramiques, on constate l’apparition de techniques décoratives nouvelles - impressions traı̂nées et pivotantes – à côté d’éléments typologiques renvoyant directement aux premiers aspects néolithiques de la vallée du Pô, notamment du facies Vhò, et de l'Italie centrale. Ces derniers éléments deviendront plus évidents à partir des phases stratigraphiques suivantes (à partir de la phase 12) en association avec la Culture des Vases à Bouche Carrée.

Pour ces niveaux, nous disposons actuellement d’une petite série de dates qui permettent cependant de placer l’horizon AC2 entre 5580 et 5380 AEC. Une seule date obtenue directement sur un individu céramique, attribué à la phase 10, peut situer l'horizon AC3 au cours des derniers siècles du VIème millénaire AEC.

Comme montrent les résultats de l'analyse technologique, les céramiques attribuées à la phase stratigraphique 5B partagent des caractères en partie avec l'horizon AC1 des phases stratigraphiques précédentes et en partie avec l'horizon AC2 des phases stratigraphiques 6, 7 et 8. Actuellement, une seule date est disponible pour cette phase (Beta-170555: 6700 ± 40 BP), entre 5700 et 5540 AEC.

L'association de ces différentes composantes dans la phase 5B pourrait être expliquée en supposant qu'il peut exister une phase de transition entre les horizons AC1 et AC2, dans laquelle des éléments de l'un et de l'autre coexistent. Cependant, comme déjà illustré, on peut interpréter la phase stratigraphique 5B comme le résultat de plusieurs occupations, qu'il n'était pas possible d'isoler pendant la fouille (Cf. § 2.2.1.5). Au sein de cette phase, nous avons également identifié des séries de vases qui se distinguent par leurs caractéristiques typo-technologiques.

Un premier groupe est constitué d'individus avec des impressions distinctes réalisées avec un outil bifide, des couples d'impressions digitales et pincées, alignées en bandes horizontales et verticales. Un deuxième groupe comprend des individus décorés par d’impressions distinctes, plutôt proches les uns des autres, organisés en métopes alternées à des espaces non décorés. Un autre ensemble composé de quelques vases montre des décorations déroulées réalisées par impression perpendiculaire du bord dentelé d'une valve (de préférence des Glycymerididae), structurées géométriquement.

Les deux premiers groupes se rapprochent de manière convaincante avec la poterie de la phase Impressa de Pendimoun (Binder et al. 1993). Ici, deux phases Impressa précèdent la phase d’utilisation funéraire du site, datée entre 5480 et 5370 AEC. La phase plus ancienne, située entre 5710 et 5610 AEC,

(24)

identifiée dans le secteur sud est caractérisée par la prédominance de vases inornés et décorés de bandes orthogonales de impressions pincées (Pendimoun 1A); la deuxième phase, marqué par la présence de vase avec impressions distinctes courtes, organisées en bandes horizontales ou métopes (Pendimoun 1B), a été reconnue principalement dans les niveaux du secteur nord et est datée entre 5600 et 5470 AEC (Binder, Sénépart 2010; Binder, Lanos, et al. 2017).

Le troisième groupe se rapporte directement, tant pour la technique que pour la structuration géométrique élaborée des décors, au Cardial géométrique, ou horizon Basi-Pienza-Filiestru, diffusé dans la région tyrrhénienne. En particulier, l’individu AC-021 trouve des comparaisons précises sur le site de La Scola, dans l’Archipel toscan (Ducci, Perazzi 2002:400). Actuellement, le cadre chronologique disponible pour cet aspect culturel n’est que vaguement décrit, principalement en raison de la faible fiabilité des contextes et de la nature des échantillons datés (Cf. Partie I, § 1.1.3.1). Les dates les plus crédibles (Tab. 1) proviennent du site lacustre de la Marmotta et de plusieurs sites des grandes ı̂les (Fugazzola Delpino et al. 1999; Lugliè 2018) et indiquent une période chronologique qui couvre les siècles centraux du VIème millénaire AEC (5600-5450 AEC).

Sur la base de comparaisons avec d'autres sites, il semble donc possible d'identifier dans le premier groupe des vases (décors pincées et obtenues avec des instruments bifides, en structures orthogonales) un horizon Impressa (horizon AC1B), totalement compatible avec l'horizon Pendimoun 1A, développé approximativement entre 5700 et 5600 AEC.

Les deux autres groupes (horizon AC2A) présentent des comparaisons avec l'horizon Pendimoun 1B, d’une part, et avec le Cardial géométrique de la région tyrrhénienne de l’autre, tous les deux situé dans les siècles centraux du VIème millénaire AEC. Actuellement, aux Arene Candide, sur le plan stratigraphique, il n'est pas possible d'établir avec certitude si les deux styles décoratifs sont réellement contemporains ; le fait que les individus avec des métopes d'impressions courtes et distinctes soient souvent représentés par des petits tessons invite en fait à la prudence dans l'évaluation de leur position stratigraphique. Dans les autres sites de la région medio-tyrrhénienne (par exemple, Grotta di Settecannelle, Grotta Lattaia, Grotta dell'Orso et, peut-être, San Pietrino), les impressions déroulées sont parfois associées aux impressions courtes et arciformes distinctes, organisées en panneaux (Ucelli Gnesutta 2002) ; toutefois, ces observations ne s'avèrent pas résolutifs en raison de la faible confiance que l’on peut accorder à ces contextes, mais peuvent suggérer peut être la possibilité de considérer ces deux styles décoratifs comme procédant d'un même horizon culturel.

La proposition d’une périodisation de l’assemblage céramique des Arene Candide

L’analyse des céramiques issues des fouilles récentes des Arene Candide nous a permis de saisir son évolution diachronique en identifiant différentes tendances et variations, principalement liées à l’adoption de techniques et de structures décoratives différentes, ainsi qu’aux choix et aux traitements des matières premières. Cela nous a conduits à l’élaboration d’une périodisation articulée en différents horizons chronologiques, chacun avec des caractères spécifiques auxquels on peut attribuer

(25)

la valeur de «marqueurs». Cette articulation rend compte des évolutions les plus évidentes, schématisant une réalité beaucoup plus complexe ; les horizons, en effet, ne se succèdent pas clairement entre eux, mais présentent des limites floues.

Horizon AC1A - Les productions céramiques attribuées aux premières occupations du site, entre 5800 et 5700 calce BCE, comprennent des jattes à profil convexe ou tronconique et des coupes, de formats différents, mais essentiellement attribuables à trois classes dimensionnelles, avec une capacité variant de 0,5 à 3 litres; certains fragments se rapportant à des individus distincts présentent des épaisseurs importantes et des parois peu arquées qui suggèrent la présence de récipients de grandes dimensions. Les vases sont pourvus des bases plates et d'éléments de préhension constitués principalement par des languettes non perforées. La décoration concerne la majorité des individus, quels que soit leur forme et leur format, et se développe du bord jusqu’à l’assise. Il s’agit essentiellement des sillons d’impressions et des impressions distinctes alignées en bandes horizontales, parallèles et bien espacées. Les surfaces, internes et externes, sont soigneusement brunies et souvent traitées thermiquement avec des graisses animales, comme cela est confirmé par l’analyse biomoléculaire.

La caractérisation des pâtes a mis en évidence la présence de certains vases fabriqués avec des matières premières incompatibles avec la géologie du Finalese et qui peuvent donc être raisonnablement interprétés comme des importations, à partir des zones de la Haute Tyrrhénienne (notamment autour de Savone et en Ligurie orientale).

La majorité des céramiques attribuées aux premières phases d'occupation du site a été produite localement, en utilisant principalement des terres avec inclusions métamorphiques, issues de diverses sources présentes dans le territoire du Finalese ; dans la moitié des cas, l'ajout de chamotte aux terres a été identifié. En outre, dans plus du quart de la production locale, la chamotte a été obtenue par broyage de poteries, fabriquées avec terres contenant des inclusions volcaniques ou ophiolitiques ; ce que indique que la chamotte est le résultat d’une réutilisation de produits d’origine extrarégionale. Les inclusions ophiolitiques et volcaniques renvoient encore à la Ligurie orientale et aux régions tyrrhéniennes de l'Italie centrale. Ces données incitent alors à une réévaluation en termes quantitatives des importations dans ces niveaux stratigraphiques.

Horizon AC1B - Les productions céramiques attribuées à cet horizon, placées chronologiquement entre 5700 et 5600 AEC, comprennent des jattes à fond plat et des bouteilles avec éléments de préhension à passage vertical. Le fait que les individus représentatifs de cette phase aient été principalement reconnus dans la phase stratigraphique 5B, qui, comme déjà souligné, comprenait plusieurs composants, rend difficile évaluer en détail la quantité de vases inornés pertinents à cet horizon. Parmi les vases décorés, il y a des formes fermées de dimension indéterminables. Une bouteille (AC-001) confirme la présence de grands formats.

Les vases sont décorés avec des impressions distinctes réalisées avec un instrument à extrémité bifide et avec des impressions digitales et pincées, alignées en bandes orthogonales.

Les affinités avec la phase Impressa de Pendimoun (secteur sud) sont étonnantes non seulement en termes de décoration, mais également en ce qui concerne la préparation de pâtes. La chamotte a

(26)

été détectée dans un seul cas (vase décoré par pincements AC-063), en accord avec ce qui a été documenté sur le site provençal où les dégraissants dans cette phase sont pratiquement absents (Gabriele 2014:256); de plus, certains individus sont produits avec des matières premières granitiques non locales ("Groupe granites métamorphiques"), très similaires à celles qui caractérisent les pâtes de la phase Impressa de Pendimoun.

Horizon AC2A - L’horizon AC2A est représenté par des individus avec des impressions courtes distinctes, peut-être faites avec des instruments ou des fragments de valves ou de gastéropodes, plutôt proches les unes des autres, organisés en métopes, séparés par des espaces non décorés. Les motifs décoratifs obtenus avec ces techniques ont tendance à se développer sur toute la surface externe du vase, alternant espaces pleins et vides. Dans une moindre mesure, il y a des céramiques décorées avec impressions déroulées réalisées en appuyant perpendiculairement le bord dentelé d’une valve (préférablement Glycymerididae), sur la surface du vase. Comme cela a été déjà souligné, ces dernières rappellent le style du Cardial géométrique ou horizon Basi-Pienza-Filiestru, répandu dans la région tyrrhénienne.

La forte fragmentation des vases ne permet pas le classement morpho-dimensionnel des céramiques de cet horizon, mais un vase à col partiellement reconstruit confirme la présence de grands formats.

Presque toutes ces céramiques sont produites avec des matières premières locales, sans ajout de dégraissants, conformément à une tendance déjà mise en évidence dans les productions tyrrhéniennes (Muntoni 2002; Convertini 2010a; Gabriele 2015).

Horizon AC2B - La production de céramique rattachée à l'horizon AC2B est presque exclusivement locale, avec le recours à des terres caractérisées par la présence de quartz et de roches métamorphiques, très diffusées dans toute la région du Finalese. Certains vases sont fabriqués avec des matières premières provenant probablement de la région de Savone (Groupe « Quarzo, rocce a orneblenda in facies scisti verdi »). L’ajout de la chamotte est encore attesté, mais dans des proportions plus faibles que dans les premières niveaux de la séquence stratigraphique. Quelques formes ouvertes, peut-être vases profonds, sont documentées, à côté d’un grand nombre de formes fermées, parmi lesquelles se trouvent principalement des marmites de taille moyenne ; les grands formats, représentés par des bouteilles, sont également présents.

Les décorations sont essentiellement constituées par des impressions et cordons. Les cordons, ornés ou lisses, peuvent être les seuls éléments décoratifs du vase ou être inclus dans des thèmes dominés par les impressions. Ces derniers sont disposés dans des structures qui se développent horizontalement dans la moitié supérieure du vase. Ce sont des impressions déroulées, réalisées avec une valve en position d’oblique à tangentielle sur le dos, qui se répètent parfois parallèlement les unes aux autres, pour obtenir un effet couvrant de la surface. Un seul individu est décoré avec faisceaux de lignes gravées convergentes (AC-012).

Les dates disponibles pour encadrer cet horizon proviennent des niveaux 6, 7 et 8 et d'une datation directe d'un grain de Triticum monococcum, extrait du vase AC-102 (LTL6004A : 6446 ± 45 BP). Ils situent l'horizon culturel AC2B entre 5500 et 5300 AEC.

(27)

D'un point de vue stylistique, les céramiques de cet horizon trouvent de nombreuses et convaincantes comparaisons avec la production du Cardial à zonation horizontale de la région provençale et notamment de sa phase récente.

Horizon AC3 - Les céramiques du corpus qui ont permis d’identifier cet horizon sont très peu nombreuses par rapport à celles des horizons précédents. Cependant, la rupture au niveau technologique, représentée par l'ajout de calcite pilée, caractérise la production principalement locale de cet horizon. Ce changement dans l'utilisation des dégraissants s'accompagne à l'adoption de techniques d’impression nouvelles, traı̂nées et pivotantes. Les deux semblent représenter les résultats d’une évolution d'impressions déroulées et tangentielles documentées dans l'horizon AC2B.

Malgré le petit nombre de vases reconstruits, on doit souligner qu’il s’agit des formes qui seront largement présentes dans les phases d’occupation suivantes. Celles-ci sont à rapporter à la première phase de la Culture des Vases à Bouche Carrée, dans laquelle ont été reconnues des influences des premiers aspects culturels de la vallée du Pô (Bagolini, Biagi 1973); les éléments de préhension, représentés par des anses en ruban, trouvent également des comparaisons strictes avec les sites à très fort composante Vhò de Casalnoceto, Cascina Cascinetta (Padovan et al. 2004), Travo Casa Gazza (Bernabò Brea 2004), etc.

L’individu céramique AC-003 représente, en outre, une importation qui fait référence, aussi bien pour ce qui concerne la composition de la pâte que pour sa forme, aux aspects de la « Ceramica a linee incise » de la région tyrrhénienne.

Comme nous l’avons déjà souligné, il n’existe pour l’instant qu’une seule date pour cet horizon (LTL6003A : 6238 ± 45 BP), obtenue à partir d’un grain de Triticum diccoccon extrait de vase AC-291, dont la pâte est dégraissé avec de la calcite pilée. En considérant les dates disponibles pour l'horizon précédent et les niveaux VBQ qui suivent (Maggi 1997c; Pearce 2013; Del Lucchese, Starnini 2015), nous pouvons placer l'horizon AC3 au cours du dernier quart du VIème millénaire AEC.

(28)

Riferimenti

Documenti correlati

We have faced the problem of the preparation of micro- and nano- particles using sublimation, which, due to intrinsic large distance between system constituents, allows the formation

Ma di qui nascono anche due ne- cessità per il cronista italiano: la ricerca di concreti punti di riferimento, di un ancoraggio della sua vicenda, non più nella Bibbia o nella

This work deals with morphological changes in the landscape of the valley of the Torrent Corlo from the mid-20th century to date and provides their relationships with

sustainable and ethical farming, Community Supported Agriculture (CSA), commons, civil society, farmland protection, Northern Italy, agri- cultural land.. Eco-sustainable and

Le texte « dé nitif » remis par le patronat jeudi ajoute des précisions sur la mise en place du télétravail en situations de crise (pandémie, catastrophe naturelle, destruction

nach Senegambien und zu den Inseln des grünen Vorgebürges“ (Voyage en Sénégambie et aux Iles du Cap Vert) Samuel Brunner publia son récit de voyage en 1838 deux

In the current paper a novel procedure to select the optimal solution both for seismic retrofitting of exist- ing RC buildings and for super-elevation of existing masonry