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Dati statistici

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Academic year: 2021

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Dati statistici

Il processo penale minorile alla luce del D.P.R. n. 488/1988 rappresenta senza dubbio il raggiungimento di alti obiettivi garantistici, tale considerazione vale sopratutto per la materia delle misure cautelari e precautelari, ambito da sempre di difficile regolamentazione a causa dei diritti e degli ampi interessi in gioco.

Come visto la normativa italiana ha dato applicazione ai suggerimenti internazionali al fine di creare un sistema cautelare rispettoso delle peculiari esigenze dei minori, prima tra tutte quella della continuazione delle esigenze educative in corso. Il minore è soggetto in evoluzione ed il processo penale non deve interromperne la crescita ma anzi esso deve essere utilizzato come strumento ed occasione di intervento per promuovere strategie di miglioramento e maturazione dell' imputato. Tale obiettivo può essere compiuto anzitutto cercando di diminuire l' utilizzo della misura cautelare più afflittiva, la custodia cautelare. Effettivamente il c.p.p.m. disegna un procedimento teso ad arginare quanto più possibilmente l' utilizzo di tale misura, favorendo la applicazione delle prescrizioni, della permanenza in casa e del collocamento in comunità.

È possibile quindi analizzare i dati statistici relativi all' utilizzo effettivo delle varie forme cautelari per capire se concretamente il progetto disegnato dal legislatore sia

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funzionante.

I dati forniti dal Ministro della Giustizia1 circa le percentuali

dei minori usciti dai centri di prima accoglienza a causa della applicazione delle misure cautelari possono essere quindi utilizzati per verificare la situazione vigente.

Dalle rivelazioni ministeriali sul periodo 2001-2011 risulta che dei minorenni usciti dai centri di prima accoglienza con applicazione di misura cautelare solo una minoranza ha usufruito delle prescrizioni,si oscilla infatti tra il 16 % del 2001 ed il 14% del 2011 , dato contrario è riscontrato invece per quanto attiene le misure custodiali infatti tra il 21% ed il 31 % si colloca l ' uso del collocamento in comunità , tra il 36% ed il 16% la custodia cautelare.

Nel primo semestre del 2014 le uscite dai centri di prima accoglienza per motivi cautelari indicano : 13% prescrizioni , 15 %custodia cautelare, 16 % altre uscite, 23% permanenza in casa, 33% collocamento in comunità.

La situazione pare essere confermata dalle stime compiute fino al 28 Febbraio 2015 secondo le quali il 17 % dei ragazzi è sottoposto alle prescrizioni , il 26 % alla permanenza in casa, il 40 % al collocamento in comunità ed il restante 17 % alla custodia cautelare.

È quindi possibile notare come in passato la custodia cautelare fosse largamente utilizzata dalla magistratura la 1 Per il periodo 2001-2007 si veda il 1° Rapporto sulla devianza minorile in Italia ,

a cura di Montepasqua, Pagliaroli, Totaro, in Quaderni dell' Osservatorio della

devianza minorile in Europa , Gangemi Editore, 2008, pg. 84 . Per quanto attiene

i dati successivi è possibile consultare i dati del Ministro della Giustizia rinvenibili in www.giustiziaminorile.it

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quale la preferiva alla misure meno afflittive. Con il passare del tempo si conferma invece la preferenza netta per il collocamento in comunità mentre resta ferma la residualità dell' utilizzo delle prescrizioni.

Tale misura in realtà ha rappresentato, almeno sulla carta, una grande innovazione nell' ambito cautelare a causa del suo contenuto minimamente limitativo della libertà personale e orientato verso la creazione di un percorso di crescita e maturazione del minore. Essa dovrebbe quindi rappresentare la misura da preferire nel sistema garantistico disegnato dal legislatore ispirato al principio di minima offensività.

L' impiego residuale delle prescrizioni si lega sicuramente alla loro natura che pare essere poco restrittiva in quanto orientata principalmente verso la finalità rieducativa. In secondo luogo è possibile individuare anche una ragione di carattere economico-sociale.

L' efficacia delle prescrizioni si lega infatti alle risorse di studio, di lavoro , di apprendistato presenti sul territorio così come vitale importanza assumono i servizi sociali i quali controllano e promuovono lo svolgimento delle attività sottese alle prescrizioni.

A causa della grave crisi economico finanziaria in cui versa l' Italia le risorse e il personale necessari per rendere efficaci le prescrizioni impartite del giudice spesso mancano o non sono sufficienti quindi è necessario optare per la applicazione di una misura cautelare diversa anche se più

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restrittiva.2

Tra le misure preferite alle prescrizioni vi è sicuramente la permanenza in casa il cui utilizzo risulta essere costante ed anzi gli ultimi dati statistici la vedono preferita alla misura della custodia cautelare.

Tale misura in realtà è stata delineata non per essere una alternativa alle prescrizioni quanto per sostituire l' esperienza carceraria quindi per evitare gli effetti devastanti che la custodia cautelare crea indubbiamente sul minore. La disciplina della permanenza in casa si dimostra completa e funzionale, chiaramente la sua efficacia si lega alla figura degli esercenti la potestà genitoriale i quali devono essere in grado di trasmettere un messaggio educativo ed un esempio di rettitudine al minore deviato avvalendosi anche dell' aiuto offerto dai servizi sociali.

Nel caso in cui si ravvisi una situazione sociofamiliare non idonea per il minore la scelta della magistratura ricade sul collocamento in comunità il quale rappresenta indubbiamente la misura più utilizzata in quanto capace di arginare le lacune familiari garantendo la tutela delle esigenze cautelari e ponendo le basi per un percorso educativo grazie alla possibilità per il giudice di impartire prescrizioni inerenti ad attività di studio o di lavoro.

La problematica maggiore relativa al collocamento in comunità è rappresentata dall' aggravamento il quale può 2 Svolge una interessante analisi sull' impiego residuale delle prescrizioni C. Cesari ,

Le prescrizioni : tra rieducazione e cautela, le ambiguità irrisolte di una scommessa persa, in C.Cesari , Le limitazioni alla libertà personale del minore imputato,Giuffrè

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essere disposto dal giudice nel caso di allontanamento ingiustificato o di violazione delle prescrizioni , esso comporta infatti la applicazione della custodia cautelare in carcere.

Secondo i dati Istat gli allontanamenti arbitrari dei minori dalle comunità tra il 2001 ed il 2009 sono stati 4260 e solamente 1306 soggetti sono tornati spontaneamente, quindi effettivamente la mancanza di forme di contenimento rende tale misura spesso inadeguata non riuscendo a garantire efficacemente nè la tutela delle esigenze cautelare né a garantire un reale percorso educativo per il minore.

Sotto tale punto di vista è necessario osservare anche come l' aggravamento disposto spesso a seguito dell' allontanamento ingiustificato non pare propriamente in linea con i principi educativi perpetrati dal c.p.p.m. in quanto il minore viene condotto in un istituto penale per poi essere ricollocato in una comunità, non necessariamente quella di partenza.

In tali casi i processi educativi si interrompono per poi essere riiniziati faticosamente. È sicuramente necessario prospettare una sanzione nel caso di trasgressioni ma il ricorso alla custodia cautelare pare una risposta eccessiva visto il principio di extrema ratio vigente nel nostro ordinamento, Inoltre è necessario considerare come gli allontanamenti ingiustificati senza rientro spontaneo nelle comunità siano compiuti in maggior numero dai minori stranieri, infatti i dati relativi al 2001- 2009 indicano un rientro spontaneo di 1106 italiani su 2283 ma solo 151 ragazzi stranieri su 1318

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allontanati fanno ritorno nella comunità.

Tale discrasia è motivata dalla maggiore difficoltà di integrazione che i minori stranieri incontrano nelle comunità a causa della differenze linguistiche, religiose e culturali. Sarebbe quindi opportuno investire sulla creazione di comunità che effettivamente possono sostenere i minori stranieri per esempio utilizzando dei mediatori culturali , degli operatori che conoscono lingua e cultura dei vari soggetti e che possono quindi favorirne la integrazione. Infine l'utilizzo della custodia cautelare secondo i dati statistici ha subito una drastica diminuzione , tale situazione deve essere sicuramente considerata con favore in quanto paiono essere così recepiti il principio di minima offensività e di extrema ratio alla base del c.p.p.m.

Chiaramente la carcerazione preventiva sussiste ancora e viene applicata pur essendo molto criticata in quanto può essere spesso controproducente. Il minore deviato infatti è un soggetto che ancora non ha trovato una propria identità e la segregazione di certo non rimuove le cause del suo disagio, anzi.

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