140 CONCLUSIONI

140 CONCLUSIONI

Le motivazioni che hanno condotto alla stesura di questo elaborato sono state generate dall’intento di comprendere in che modo un incidente come quello della Enrica Lexie abbia potuto provocare la serie di interrogativi sulla normativa inerente la pirateria marittima che attualmente rimangono irrisolti.

Questo fenomeno rappresenta, per la sicurezza internazionale, una minaccia da non sottovalutare, da un lato perché mette in condizione di rischio e vite umane e risorse di attori economici privati, dall'altro perché minaccia gli interessi degli Stati attaccando navi mercantili in aree fondamentali per la sopravvivenza del commercio internazionale.

Sebbene da parte degli Stati sia iniziata una serie di operazioni militari e di misure di autodifesa a bordo dei natanti tramite l’impiego di organismi quali VPD e PNC, questo non ha portato alla scomparsa della pirateria ma ad una sua diminuzione rendendo l'attività criminosa dei pirati soltanto più complessa. Inoltre, se il fenomeno si è attenuato nel Corno d'Africa e nell'Oceano Indiano, non è successo lo stesso per il Golfo di Guinea e del sud-est Asiatico dove, se sommate insieme, queste due aree sono state colpite da 277 attacchi dal Gennaio 2013 a Marzo 2014

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Sebbene il reato di pirateria sia un crimine che manifesta la sua gravità da diversi anni, a livello normativo non e` stato apportato

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dati IMB, rapporti 2013 e 2014 (QI).

141 alcun adeguamento rispetto a trentatré anni fa, quando veniva firmata la Convenzione di Montego Bay sul diritto del mare. Come è risultato da questo elaborato, sembrerebbe invece che la materia avesse bisogno da una parte di una rivisitazione a livello normativo e dall'altra di predisporre di nuovi strumenti sia a livello internazionale che interno.

Riguardo alla prima necessità, ovvero quella di un aggiornamento della normativa attuale, vari autori hanno sottolineato l'inadeguatezza della Convenzione di Montego Bay rispetto allo sviluppo e alle caratteristiche della pirateria attuale. Sarebbe auspicabile arrivare ad un adattamento della normativa vigente alla situazione reale attraverso, secondo alcuni, il superamento del requisito che vincola all'alto mare la nozione di pirateria e di ricomprendervi anche le armed robberies, consentendo agli Stati di esercitare la giurisdizione

universale anche nelle acque territoriali altrui, mentre, secondo altri sarebbe opportuna una precisazione della normativa riguardante l'azione penale nei confronti dei pirati attraverso l'applicazione del principio internazionale “aut dedere aut iudicare”.

Passando alla seconda necessità, ovvero quella di porre in essere una

nuova normativa, si potrebbero avviare i lavori per una o più

convenzioni in grado di rendere vincolanti alcune delle linee guida

prospettate dai più autorevoli strumenti di soft law nel settore della

sicurezza privata. Dalle considerazioni sviluppate nel quarto e quinto

capitolo è emerso che né la soluzione militare dei VPD, né quella

142 civile dei contractors siano in assoluto una migliore dell'altra; difatti, pur perseguendo le stesse finalità, i loro impieghi futuri dipenderanno per i primi, dalle strategie di contrasto alla pirateria a livello statale, per i secondi da quanto il mercato marittimo sia disposto ad assicurare le merci al settore privato.

Alla luce di questi fatti, sicuramente la strategia migliore sarebbe quella di arrivare ad un intervento a livello internazionale da parte degli Stati che portasse nel tempo alla diminuzione della necessità di ricorrere, per la difesa dei natanti, ad organismi militari e privati.

VPD e contractors sono una realtà effettiva in quanto, al momento,

non si vede l'intenzione da parte degli Stati di accordarsi per una

convenzione sulla linea di quella di Montego Bay, dalla quale

potrebbero emergere nuove direttive comuni di soluzione alla lotta

alla pirateria, pertanto al momento sarebbe auspicabile arrivare

almeno ad una serie di accordi tra gli Stati, in grado di regolare in

modo più efficace questi organismi.