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Academic year: 2021

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riflessioni conclusive

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L a metodologia adottata per l’analisi dell’efficienza energetica delle architetture di terra fornisce un ampio spettro del comportamento termico dell’adobe, dal suo comportamento statico a quello dinamico, dalla ricerca scientifica nel settore all’analisi di dati sperimentali acquisiti in situ.

Nella prima sezione l’acquisizione degli strumenti normativi necessari al calcolo dei fabbisogni energetici degli edifici e loro classificazione non consente soltanto di determinare le prestazioni dell’edificio monitorato: considerando l’insieme delle conoscenze acquisite sul mattone di terra emerge come la determinazione della classe energetica, a fronte di proprietà che non riguardano soltanto caratteristiche statiche e dinamiche del materiale, non fornisca un esaustivo giudizio qualitativo dell’edificio. Poiché l’insieme delle normative sul risparmio energetico in edilizia hanno avuto una grande propulsione dalla Comunità Europea per il raggiungimento dell’obiettivo comune di riduzione del biossido di carbonio appare evidente come l’efficienza ecologica o altre caratteristiche intrinseche proprie dei materiali naturali che collaborano al benessere del clima indoor, debbano affermarsi nel sistema normativo nazionale, quanto meno come riconoscimento per il minor consumo di energia grigia e dunque di emissioni.

Dagli studi effettuati sul comportamento estivo delle murature di terra si può confermare come il materiale soddisfi le richieste di comfort termico anche in presenza di forti escursioni termiche giorno-notte. Lo studio analitico ha dimostrato come la capacità termica del materiale sia in grado di fornire risultati soddisfacenti, in termini di attenuazione del flusso termico, a partire dai trenta centimetri di spessore. Le prestazioni estive dell’adobe favoriscono la diminuzione della potenza necessaria al raffrescamento degli ambienti. Tale risultato è stato messo in evidenza dall’applicazione del metodo Carrier su Casa Mancosu: nella valutazione della potenza per unità di superficie disperdente la muratura in terra riporta valori al di sotto dei 100W/m

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I risultati complessivi della ricerca uniti al monitoraggio di Casa Mancosu mostrano come, pur in assenza di impianti di raffrescamento, la temperatura media degli ambienti interni delle case di terra in evoluzione libera si avvicini al valore di progetto degli impianti per il benessere estivo.

Il caso studio analizzato (Casa Mancosu) rivela come elementi più critici dell’involucro la

copertura e le superfici trasparenti. Sono questi gli elementi sui quali intervenire prioritariamente in

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caso di riqualificazione energetica delle architetture di terra esistenti, considerando come ultima opzione la scelta dell’isolamento a cappotto sulla muratura di terra. Questo approccio legato all’ottimizzazione energetica delle case di terra fa riferimento sia alle prestazioni dell’adobe messe in luce da questa ricerca, sia ad aspetti più qualitativi volti a preservare l’esistente di questa tipologia costruttiva tradizionale o ad evitare vincoli di carattere urbanistico legati agli interventi di restauro e risanamento conservativo nei centri storici.

La raccolta di dati scientifici sulle prestazioni delle case di terra di questa tesi di dottorato, come il lavoro esercitato dai numerosi cultori della materia, in particolar modo in Sardegna, è tesa ad una elaborazione più accurata e giustificata da dati calcolati e di misura, di una nuova proposta di Legge per l’incentivazione al recupero e alle nuove costruzioni di architetture in terra cruda. Come citato nei primi capitoli di questa tesi:

“Colmare vuoti legislativi esistenti in Italia in materia di normativa edilizia per la terra cruda è un passaggio fondamentale per legittimare questo lungo impegno di ricerca, conoscenza e cultura”

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Lo stesso obiettivo lo ritroviamo in seno al progetto Domus Naturalis che si svilupperà attraverso la stretta collaborazione delle aziende locali: la volontà di valorizzare tradizioni locali e incentivare lo sviluppo dell’economia locale, molto spesso porta come in questo caso all’interesse di culture tecnologiche appartenenti al passato ma non per questo non più valide e prive di significato.

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2003 BALDERRAMA A.; ALBERTINI C. “L’Architettura di terra nell’ambito dell’attività dell’ICCROM” (Centro

Internazionale degli Studi per il Restauro e la Conservazione dei Beni Culturali), ICCROM, Roma

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