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3.Percorso conoscitivo 3.1.Storia istitutiva dell’asilo nido e della scuola materna

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Academic year: 2021

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3.Percorso conoscitivo

3.1.Storia istitutiva dell’asilo nido e della scuola materna

Unitamente alla ricerca storica c’è la conoscenza della legislazione in materia di asili. La Legge n. 2277 del 1925 istituisce l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia rivolto alle famiglie più bisognose.

I pregiudizi riguardo la funzione “educativa” del nido e la sensazione nelle mamme di “abbandonare” i propri figli (da collegare alle esperienze caritatevoli che hanno caratterizzato la nascita dei nidi) non agevolano lo sviluppo di questo servizio.

Durante il successivo sviluppo industriale si ha il largo impiego di mano d’opera, anche femminile, che tra il 1955 ed 1961 raggiunge il 27% della complessiva forza lavoro nazionale fino ad arrivare nel 1963 a circa il 30% del totale.

Le lavoratrici devono, quindi, ricorrere agli asili nido per l’affidamento dei loro figli suscitando non poche critiche nel richiedere maggior numero e maggior qualità delle strutture dedicate.

Si passa così da una funzione prevalentemente assistenziale degli asili nido ad una di sostegno alle madri lavoratrici, infatti, la Legge n.860 del 1950 obbliga i datori di lavoro ad istituire delle camere di allattamento all’interno della propria azienda e ad istituire degli asili nido nelle adiacenze delle fabbriche.

Essi ne sono esenti qualora contribuiscano al finanziamento di asili nido interaziendali o di asili nido gestiti da Enti di assistenza.

Sono comunque le operaie dell’azienda stessa che sorvegliano e assicurano un’assistenza puramente materiale nell’asilo nido aziendale senza tener conto del sistema educativo pedagogico.

Solo in seguito, con la Legge n.1044 del 1971, titolata “Piano quinquennale per l’istituzione di asili nido comunali con il concorso dello Stato”, si afferma che l’asilo nido costituisce un servizio sociale di interesse pubblico, ma, si rimarca nuovamente la logica assistenziale del servizio pregiudicando le sue potenzialità educative.

Viene comunque evidenziato il valore sociale della maternità riconoscendo il diritto di tutte le madri, comprese le lavoratrici, ad usufruire del servizio degli asili nido.

La Legge n. 1044, inoltre, affida allo Stato l’istituzione dei servizi di interesse pubblico, ai Comuni la gestione, mentre, alle Regioni conferisce la programmazione e la legiferazione in materia di servizi educativi per la prima infanzia.

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La legislazione per scuole materne, invece, non è conferita alle regioni, come nel caso degli asili nido, ma viene emanata a livello nazionale col D.M. del 18 Dicembre del 1975.

Sono così previsti: il collocamento residenziale del servizio e superamento del centralismo che ignora i bisogni delle famiglie, l’inserimento di personale preparato sul piano pedagogico ed educativo e la realizzazione di spazi a prova di bambino. La Legge n. 1044 getta le basi per una nuova concezione di asilo nido a cui venga riconosciuta la piena finalità pedagogica; negli anni a seguire su ha un graduale passaggio da una funzione di sostegno delle madri lavoratrici ad una puramente educativa.

Oggi giorno, infatti, si sceglie volontariamente di affidare il proprio figlio ad un asilo nido/scuola materna, anche quando non c’è una concreta esigenza lavorativa ma semplicemente perché a queste strutture si attribuisce una funzione socio-educativa. Nascono valide alternative di maggior flessibilità rispetto alle strutture tradizionali come ad esempio il “Centro bambini genitori” e il “Centro gioco educativo” che incrementano l’offerta del servizio.

In seguito alla fase di sviluppo e alla fase di perfezionamento dell’identità educativa del servizio, avvenuta soprattutto negli anni ’80, si sono evidenziate, inoltre, esigenze che hanno reso complesso il quadro della realtà.

La prima e principale è senz’altro quella di omogenizzare la distribuzione territoriale degli asili nido; si ha, infatti, una diversificazione fra aree che avevano e continuano ad avere, più servizi e altre che avevano e continuano ad avere meno servizi.

A questa esigenza si deve integrare quella relativa al fatto che la maggior parte degli edifici non sono stati progettati per essere utilizzati come asili nido e quindi non sono idonei.

Gli edifici che invece sono stati progettati appositamente sono superati dal punto di vista normativo e non rispecchiano gli studi di tipo pedagogico.

Evidente è la necessità di una normativa nazionale che funzioni come quadro di riferimento per tutti i servizi per l’infanzia e che rappresenti un formale riconoscimento dell’asilo nido.

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11  3.1.1.Istituzione educativa senza modelli

L’asilo nido si è sviluppato gradualmente e senza modelli di riferimento ideali; sono nate così realtà contestualizzate nei luoghi e nel tempo in continua evoluzione.

Si sono avviate esperienze che hanno condotto a nuovi modelli educativi come quello della “Casa dei bambini di Maria Montessori”.

Il metodo montessoriano ha principalmente tre obiettivi: 1) Costruzione di un ambiente a prova di bambino;

2) Individualizzazione delle attività al fine di acquisire abilità senso-motorie; 3) Attività di gruppo per la socializzazione.

Altro esempio importante è stata la “scuola steineriana” dove l’obiettivo educativo consente al bambino di scoprire e porre in atto le proprie capacità senza le imposizioni di nozioni e informazioni dell’adulto.

Ultimo esempio è “l’approccio di Reggio Emilia” che è famoso in tutto il mondo ed è costituito da una visione costruttivista dell’apprendimento; il bambino, infatti, è un soggetto competente, protagonista del proprio apprendimento.

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3.2.Il Protagonista: il bambino

Prima di incominciare a sviluppare un ragionamento riguardante il nido è d’obbligo rivolgere l’attenzione al principale protagonista che usufruisce della struttura: il bambino.

Difatti è impensabile progettare un organismo senza conoscere le specifiche esigenze e le capacità effettive degli utilizzatori in quanto si incorrebbe nel rischio di predisporre spazi che non potrebbero essere utilizzati.

Il bambino è un utente molto particolare e delicato, ha una serie di esigenze fisiche e psicologiche che lo rendono meritevole di numerose attenzioni, dal gioco alla cura del corpo.

Ciascun bambino è dunque protagonista della vita del nido. Il termine protagonista deriva dal greco “protos agonistes”, che letteralmente significa “primo atleta” o anche “primo attore”: “Primo”, ovvero il più importante; protagonista, quindi, non inteso come bambino egocentrico e onnipotente a cui tutto è concesso, ma come soggetto primo, le cui esigenze di crescita e sviluppo sono alla base delle scelte e delle azioni educative compiute. In questo senso, considerare il bambino come protagonista significa essere disponibili ad accoglierlo per ciò che realmente è, riconoscendo il suo diritto all’autenticità, intesa come possibilità di scoprire la propria “essenza” ed esprimere i vissuti personali.

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13  3.2.1.Il Bambino e il suo sviluppo

La crescita fisiologica e psicologica dell’individuo si articola in diverse fasi , esse sono studiate dalla Puericultura. “Con il termine Puericultura si intende quella particolare branca della medicina dell’infanzia che, movendo dalla conoscenza dell’anatomia e fisiologia del bambino nelle varie fasi della sua vita, si occupa dell’alimentazione e dello sviluppo somatopsichico dello stesso, ricorrendo cioè a tutti quei presidi di ordine profilattico atti a conservarne lo stato di salute, favorire lo sviluppo armonico di tutte le sue facoltà e prevenirne l’insorgenza delle malattie. […]. La Puericultura è chiamata a fornire un contributo nella soluzione di problemi, anche di piccola entità, ma non meno importanti, che quotidianamente si presentano alla madre o a chi, in altro ambiente, ne svolge le abituali mansioni nei confronti del bambino”.

Le fasi di sviluppo bambino, di cui si occupa la puericultura, vanno dal periodo del primo concepimento (periodo preconcezionale) fino al’inizio della pubertà (terza infanzia o età scolare).

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3.2.2. Il gioco come strumento dell’apprendimento

L’attività ludica-ricreativa svolge un ruolo molto importante nello sviluppo del bambino. “Surplus di energia”: Spencer sostiene che tanto l’uomo quanto l’animale hanno delle energie in eccesso che vengono utilizzate nell’attività ludica. Man mano che si scendeva nello sviluppo educativo Spencer notò che vi era una diminuzione dell’attività ludica perché l’energia veniva utilizzata per soddisfare i bisogni primari. Notò che negli animali superiori vi è una conservazione maggiore di energia che si esprime nell’attività ludica. Nel 1900 Carl Cross sostenne che l’attività ludica è una sorta di esercizio utilizzato per sviluppare delle attività motorie e mentali dell’individuo. Una sorta di pre-esercizio per fare in modo che determinate strutture innate sono trasformate in strutture più complesse e soprattutto più adatte a quelle che sono le modificazioni ambientali.

Attraverso il gioco, il bambino incomincia a comprendere il funzionamento degli oggetti. Si parla di gioco funzionale, anche se non si tratta di una vera e propria attività ludica ma di un esercizio, di una attività imitativa rispetto a situazioni reali.14 Si comincia a parlare di vera e propria attività ludica nel momento in cui il gioco funzionale comincia ad acquisire i primi caratteri rappresentativi, cioè il bambino utilizza funzionalmente gli oggetti, in questo caso si parla di Gioco rappresentativo. L’esperienza del gioco insegna al bambino ad essere perseverante e ad avere fiducia nelle proprie capacità; è un processo attraverso il quale diventa consapevole del proprio mondo interiore e di quello esteriore, incominciando ad accettare le legittime esigenze di queste sue due realtà.

Le attività ludiche crescono e si modificano di pari passo con lo sviluppo intellettivo e psicologico del bambino, anche se rimangono una tappa fondamentale nella vita di ogni uomo qualunque sia la sua età. Attraverso il gioco come ci ricorda Schiller, “ l’uomo è pienamente tale solo quando gioca”, in quanto attraverso il gioco ognuno mantiene libera la propria mente da qualsiasi pensiero, è ha modo di poter scaricare la sua emotività e la sua istintualità.

Il gioco diventa significativo per lo sviluppo intellettivo del bambino, in quanto quando gioca, riesce a sorprende se stesso e attraverso la sorpresa acquisisce nuove modalità che gli consentono di relazionarsi con il mondo esterno. Nel gioco il bambino sviluppa le proprie potenzialità intellettive, affettive e relazionali.

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Diventa strumento per il bambino poiché lo aiuta a sviluppare la creatività, lo aiuta a sperimentare le capacità cognitive, ha modo di poter entrare in relazione con i suoi pari, dà vita allo sviluppo della sua personalità.

3.2.3. Distribuzione degli spazi in funzione dei bisogni infantili

Le qualità spaziali del nido, a fianco di altri requisiti fondamentali (quali la preparazione e la disponibilità degli operatori), consentono di sviluppare le sua

esigenze di riconoscimento/sicurezza e di esplorazione / scoperta, esigenze apparentemente opposte tra di loro, ma in realtà complementari ed

interdipendenti.

Pertanto si pone immediatamente il problema della progettazione dell’edificio nido, tenendo conto da un lato dei bisogni del bambino in relazione alle diverse fasi di sviluppo e delle esigenze degli operatori, dall’altro delle caratteristiche ambientali spaziali necessarie per lo svolgimento delle diverse attività del nido.

A questo proposito non pare superfluo ricordare che non è sempre valida l’equazione del buon progetto architettonico uguale buon funzionamento del servizio nido.

Si può infatti riscontrare che progetti architettonicamente validi siano svalutati da una inadeguata organizzazione e qualificazione professionale del personale ed al contrario che buone capacità professionali degli operatori dell’asilo nido siano mortificate dalla scarsa qualità degli ambienti, degli arredi, della attrezzature e dei materiali a disposizione.

Sicuramente alcune prime indicazioni nei confronti della strutturazione dello spazio educativo dell’asilo nido possono emergere dall’acquisizione dell’importanza reciproca degli elementi di attaccamento ed ambiente sullo sviluppo del bambino. Lo spazio a disposizione del bambino deve essere ampio e stimolante per colori, forme, superfici, arredi e oggetti, ma non sovradimensionato e neppure dispersivo e caotico: gli oggetti e gli arredi devono essere scelti in base alle attività da svolgere e non casualmente.

La disposizione degli spazi, degli oggetti e degli arredi, inoltre, agisce come stimolo e come attivazione indiretta e influisce sui livelli di partecipazione del singolo bimbo alle attività, rafforzando e incentivando l’interesse del bimbo a fare da solo o a lavorare in gruppo.

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Con l’appoggio dell’educatore e con il supporto strumentale di spazi e oggetti il bimbo gradualmente accetta e comprende che la propria unicità sia inserita nella dinamica del gruppo.

L’esercizio alla socialità, che la frequenza al nido dovrebbe contribuire a sviluppare e che non si raggiunge compiutamente se prima non è avvenuto un rafforzamento della propria identità, richiede precise caratteristiche all’ambiente fisico del nido. Il nido deve presentarsi come un luogo diverso (in senso positivo) dalla

casa, in quanto gli spazi fisici e la loro destinazione funzionale sono organizzati sui bisogni di una collettività infantile, che nel nido deve poter trovare piccoli e grandi ambienti per svolgere attività strutturate e non, deve poter usare giocattoli, oggetti, arredi, spazi in una pluralità di modi, sperimentando tutte le possibili variazioni che essi consentono.

All’interno del nido il bambino deve avere la possibilità di stare da solo o in compagnia e quindi disporre di angoli per appartarsi, nascondersi alla vista degli altri, giocare e sfogliare libri da solo, dialogare con un compagno, parlare con pochi bimbi; deve poter trovare luoghi morbidi, soffici e caldi per sedersi e stendersi (tappeti, cuscini grandi e piccoli, pupazzi di pezza, palloni enormi), di specchi, di oggetti per travestirsi, di attrezzature per sperimentare il rischio, l’avventura, la novità (rete, scivolo, castello, macrostruttura per arrampicarsi, scivolare, dondolarsi), di materiali diversi (per forma, colore, sostanza) di facile e continuativo accesso (sabbia, acqua, ciottoli, ecc.).

È importante assicurare al bimbo, che trascorre molte ore in un ambiente insieme a molti altri bambini con i quali condivide tutto, alcune condizioni minimali di privatezza, di spazio individuale, psicologico ancora prima che fisico.

Il rinforzo della propria identità è favorito se il bimbo può avere a disposizione, anche un ambiente comunitario, uno spazio personalizzato,un proprio territorio individuale anche senza precisi confini fisici.

Può essere infatti sufficiente disporre di un contenitore personale di facile accesso per riporre alcune cose proprie, ad esempio un cassetto o un cestello inserito in una cassettiera utilizzabile dal bimbo quando ne senta la necessità.

Oltre a questo, la casetta, il luogo tana, la nicchia, il rifugio, l’angolo appartato sono elementi che rivestono qualità simbolico-affettive di grande rilievo per il bimbo e che si possono realizzare con relativa facilità. Ad esempio: un tavolo chiuso su tre lati e con il quarto oscurato da una tendina, un vano sottofinestra o una rientranza del

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muro opportunamente rivestiti di panno o moquette, un vecchio armadio privato delle antine, possono diventare dei rifugi particolarmente graditi dai bambini e possono essere dispersi qua e là in vari punti del nido.

La presenza inoltre di arredi adulti (una poltrona, un divano, anche semplici poltroncine di vimini o di tela, da poter essere usate indifferentemente da adulti e da bambini) si può rivelare carica di significato per il bambino, ma anche per l’adulto. La presenza di suppellettili adulte servono al bimbo per smitizzare la funzione di certi mobili, il cui uso spesso è interdetto o difficilmente accessibile o ridotto nell’ambito domestico, dall’altro può incoraggiare i genitori a fermarsi un attimo, a vivere un po’ più dentro l’asilo nido.

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3.3.Sopralluogo asilo nido “Lo scrigno magico “ di Camaiore

In data 23 Aprile 2013 mi sono recata all’asilo nido comunale di Camaiore dove ho avuto la disponibilità di una educatrice che mi ha fornito informazioni preziose per la progettazione.

Passando sotto una pensilina siamo entrate nell’atrio dove sono presenti due mobili che separano lo spazio quasi a delineare il confine fra genitori e figli nonché fra vita familiare e attività educativa quotidiane nell’asilo.

Serena, l’educatrice, mi ha accompagnata nella sala riunioni situata dopo un piccolo corridoio sulla sinistra ed abbiamo iniziato a conversare.

Le ho detto che mi sarebbe piaciuto sapere, prima di progettare, quali fossero i desideri e le necessità delle persone che, come lei, ci lavorano e vivono quello spazio a tempo pieno.

Le si sono illuminati gli occhi e mi ha chiesto se poteva sbizzarrirsi con la fantasia e i sogni.

Certo che poteva, ero lì per quello!

Ha cominciato dicendomi di quanto siano ristretti gli spazi per 50 bambini (30 divezzi e 20 lattanti) e di quanto la normativa sia lontana dalle reali esigenze di questi.

La Regione Toscana prevede in futuro, inoltre, la presenza di 60 bambini in un edificio che già fatica a soddisfare i bisogni dei presenti.

La struttura è sostanzialmente a pianta quadrata divisa in due parti speculari: una per i lattanti e una per i divezzi.

Il primo difetto che ha riconosciuto in questo edificio è quello di avere un solo bagno (con 3 lavandini e 3 wc) per ognuna delle due aule e di trovarsi in difficoltà nel dover dividere in piccoli gruppi i bambini cercando di non creare la fila per il bagno.

Altro grande difetto che ha riscontrato è quello di non disporre di una sala pranzo ma solo di una cucina.

I bambini, infatti, mangiano nelle loro aule e a mezzogiorno sono costretti ad interrompere le loro attività perché il personale ausiliario deve preparare i tavoli e apparecchiare.

I piccoli vengono, quindi, divisi in gruppi: un gruppo fa la fila per il bagno, un gruppo viene messo a disegnare in un angolo dell’aula e un altro ancora va nella sala comune alle due aule trovandosi a contatto con i bambini più grandi o viceversa.

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19  Per evitare che i bambini di età diverse si incontrino e si scontrino le maestre hanno disposto nella sala un mobile che separa l’ambiente creando una linea immaginaria ma che comunque lascia intravedere cosa avviene nelle due parti contigue.

Alla domanda: “ Se aveste una sala pranzo fareste a meno della sala comune?” Serena mi ha risposto: “ No, la sala comune ci deve essere; i bambini di diverse età non stanno insieme ma devono comunque poter vedersi, inoltre, è la sala con la porta che li separa dai genitori e li introduce nella loro giornata all’asilo senza la famiglia.

Le ho chiesto se le educatrici disponessero di un bagno per loro nelle aule.

Serena mi ha risposto di no ma che per lei è molto più importante un altro bagno per i bambini.

Le educatrici, infatti, dispongono di un bagno vicino alla sala riunioni dove stavamo conversando e di un altro bagno con spogliatoio e ripostiglio vicini alla cucina.

Allo stato di fatto tutte le educatrici usano il solo bagno vicino alla sala riunioni che è distante dallo spogliatoio perché l’altro bagno così come il ripostiglio lo utilizza il personale della cucina.

Sempre parlando di spazi mancanti ha aggiunto che manca una vera e propria stanza di deposito delle carrozzine e dei passeggini.

Questi, infatti, vengono depositati nella stanza delle culle le quali vengono accostate per far spazio ai nuovi ingombri.

Mancano poi le sale atelier dove i bambini possano fare attività grafiche in libertà che teoricamente sarebbero previste per legge.

Le educatrici, quindi, hanno rinunciato alla loro sala della direzione per adibirla ad atelier e a turni ci portano diversi gruppi di bambini facendoli oltrepassare la famosa porta che simbolicamente li separa dai genitori.

La veranda, ha aggiunto, sarebbe perfetta se fosse vetrata in modo tale da poterla sfruttare anche d’inverno e fare stare i bambini fuori ma comunque protetti.

Le ho chiesto in seguito quali fossero i maggiori pericoli che ha riscontrato sia nel corso della sua carriera sia in questa specifica struttura.

Serena mi ha risposto che bene o male è tutto a misura di bambino tranne le porte antipanico che presentano un telaio dagli spigoli vivi e delle tendine oscuranti che sono il massimo del divertimento per i piccoli.

Mi ha suggerito che sarebbe perfetto avere un sistema oscurante all’esterno dell’edificio.

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Altri pericoli riscontrati si trovano nello spazio esterno troppo spesso sottovalutato nella progettazione rispetto all’interno.

Ci sono, infatti spigoli vivi nei battiscopa e screpolature nell’intonaco che possono essere un pericolo per i bambini.

La conversazione era interessante, ci sarei stata per ore ma Serena poco dopo mi ha dovuto salutare perché il lavoro l’aspettava.

Mi ha spiegato che le educatrici sono molto fiscali con gli orari e scandiscono in maniera più precisa possibile la giornata per tramettere regolarità ai piccoli che appunto sono molto abitudinari.

Mi ha riaccompagnata nell’atrio dove dietro uno dei due mobili c’era una fila indiana di bambini che la aspettava per andare nell’atelier.

Dopo esserci salutate mi sono diretta verso la porta e l’ho sentita esclamare ai suoi piccoli con voce gioiosa: “Buongiornooo!”

Mi ha fatto sorridere e chiudendo la porta dietro di me ero contenta pensando di aver avuto l’occasione di conoscere una persona che ha così tanta passione per il suo lavoro fatto di tante responsabilità ma credo anche di tanta allegria e soddisfazioni.

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21  3.3.1.Attività pedagogiche svolte nell’asilo nido “Lo scrigno magico” di Camaiore

Fra le tante cose apprese in questa intervista ci sono anche le attività pedagogiche che gli educatori fanno svolgere ai piccoli ai fini educativi e di apprendimento.

Per cominciare ai bambini viene fatto dipingere sia con le mani sia con pennelli o pennarelli per potersi esprimere e per imparare e entrare in confidenza coi colori. I colori primari sono fra i primi per poi proseguire con i secondari e le svariate sfumature dell’arcobaleno.

Fig.5.Bambini che giocano col colore

I bambini, inoltre, crescendo devono apprendere le differenze fra le varie forme e da qui nasce l’attività pedagogica della costruttività che consiste nel farli giocare con formine di legno, lego e tutti quei giochi dalle mille forme e colori.

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Apprese le forme, ai bambini vanno fatte capire anche le differenze fra i vari materiali con il gioco strutturato. Questo apprendimento deve avvenire in modo graduale del più semplice al più difficile. Ai bambini non deve essere insegnato e imposto niente ma vanno semplicemente accompagnati nel loro percorso conoscitivo del mondo. Per questo tipo di attività vengono usati di nuovo giochi dalle forme e colori differenti da poter comporre a piacimento dei bambini.

Fig.7.Bambini che fanno il gioco strutturato

Il tavolino tondo è un arredo fondamentale per l’apprendimento. Stando tutti intorno ad un tavolino, infatti, i bambini imparano nuove cose tutti insieme e si conoscono meglio perché si possono guardare negli occhi.

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La differenza delle varie forme viene appresa anche attraverso la motricità. Facendo attività fisica e giocando con grandi palloni, cubi o cilindri i bambini perfezionano il loro apprendimento delle forme.

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Per ultimo, e non di minore importanza, c’è il gioco simbolico. A chiunque è capitato di fingere di bere da una tazzina vuota per far contento un bambino. Ed è proprio questo che l’adulto deve fare, ovvero, assecondarlo nell’emulazione di qualsiasi attività quotidiana perché con essa il bambino impara. Fra i vari giochi simbolici ha catturato la mia attenzione il fare finta di viaggiare sul treno usando grandi scatole di cartone come vagoni.

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25  3.3.2 disegni dei bambini

Se l’utente principale della struttura è il bambino, per conoscere meglio le sue esigenze, perché non chiederle direttamente a lui? Ho chiesto, quindi, a Gioele, 5 anni, di disegnare come vorrebbe la sua scuola.

Dai disegni si capisce il desiderio di Gioele di frequentare una scuola piena di giochi.

Fig.11.Disegno degli interni di Gioele

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3.4.Esempi progettuali

Apprese le attività pedagogiche educative che vengono svolte nell’asilo nido comunale “ Lo scrigno magico” di Camaiore ho capitodi conseguenza l’importanza di forme elementari, volumi semplici e colori.

Ho svolto, quindi, una ricerca fra le opere degli architetti famosi.

Fra le prime opere osservate e analizzate ci sono il Centro di Arti visive di Santa Fe (1999) di Ricardo Legorreta, la Scuola Santa Coletta di Washington (2001-2006) Michael Graves e la Casa Olabuenaga a Maui (1989 – 1997) di Ettore Sottsass. Queste opere hanno un denominatore comune, ovvero, i volumi elementari distinti dai colori.

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27  Fig.14.Michael Graves - Scuola Santa Coletta - Washington,2001-2006

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Altro esempio preso in considerazione è il Museo di Paul Klee a Berna (2005) di Renzo Piano.

Il museo è completamente integrato nell’ambiente circostante proprio per la sua linea sinuosa che riprende l’andamento delle colline locali.

Fig.16. Renzo Piano - Museo di Paul Klee, Berna, 2005

Nel Polins a Venezia (2012) progettato da Marco Acerbis sono presenti travi di legno lamellare ad arco che raggiungono il livello del terreno e che delineano un portico di fronte alla facciata della struttura.

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Ne quartiere di Beddington Zero - Energy Development di Londra, realizzato nel 2002, invece , sono presenti lucernari protagonisti della copertura con i loro colori accesi e la loro forma particolare.

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3.5.Quadro legislativo urbanistico

L’area destinata ad accogliere il complesso è localizzata nelle vicinanze della frazione di Valpromaro, e ricade, secondo le previsioni dello strumento urbanistico vigente in zona “area funzionale di Montemagno, Valpromaro e del torrente Freddana, Area 3 per impianti sportivi”.

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Nelle Norme Tecniche di Attuazione del comune alla medesima sigla c’è la seguente descrizione:

8.A - L’area funzionale di Montemagno, Valpromaro e del torrente Freddana

Nell'area funzionale di Montemagno, Valpromaro e del torrente Freddana è individuato, l'ambito di valorizzazione ambientale e turistica. Comprende l'alveo del torrente Freddana e le aree agricole di pregio poste in piano lungo la viabilità storica per Lucca.

Si prevede la formazione di piano attuativo di iniziativa pubblica, da attuarsi mediante comparti, che preveda la realizzazione di un parco campagna destinato alla promozione e valorizzazione ambientale e turistica del territorio, per impianti ed attrezzature di dimensioni limitate e a basso impatto ambientale, da convenzionare come previsto all'articolo 17.

Area 3)

L'area per impianti sportivi in cui sono ammessi gli interventi previsti nell'articolo 31, con il recupero dei manufatti esistenti.

Articolo 31-Aree per impianti sportivi e parchi pubblici

Sono le aree pubbliche o private di uso pubblico per le attività sportive, quali campi sportivi, piscine, palestre, tennis e sono regolate da progetti unitari.

Il progetto dovrà riservare uno spazio complessivo non inferiore al 20% dell’area totale per sistemazioni a verde con alberature e parcheggio e gli edifici di servizio potranno coprire non più del 20% dell’area residua con un indice territoriale di 0,2 mc/mq.

I nuovi impianti sportivi sono realizzati dalla Pubblica Amministrazione o da Enti o privati previa convenzione con il Comune. La durata della concessione è determinata dal Comune caso per caso, in relazione al tipo degli impianti, tenendo conto del programma economico del concessionario e dell’ammortamento anche finanziario. Il concessionario, ferma l’osservanza della L.10/1977, costruisce gli impianti a

proprie spese, in base a progetto redatto in conformità con le indicazioni del comune; assume la gestione del servizio e, rispettando i fini sociali, la esercita per il periodo

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stabilito dalla convenzione che prevede anche il controllo pubblico del servizio. Negli impianti esistenti sono ammessi ampliamenti per adeguamenti funzionali nel rispetto dell’indice precedente e comunque per il 50% della superficie utile esistente. Nelle aree con specchi d’acqua o laghetti, sulla base di un progetto di iniziativa pubblica o privata, sono ammessi interventi di sistemazione paesaggistica con eventuale ampliamento degli specchi d’acqua, il recupero del degrado e

l’organizzazione di attività sportive e ricreative, corredate con strutture convenzionate nell’uso pubblico.

Negli edifici esistenti è ammesso il cambio di destinazione per attività ricettive,

ristoro, attività sportive e commerciali, con interventi di ristrutturazione e ampliamento una tantum fino ad un massimo del 30% dell’esistente.

È inoltre ammessa la realizzazione di nuove strutture, tali da conservare una forma di precarietà, realizzate con materiale tradizionale e idoneo alle caratteristiche dei luoghi (muratura, legno, falasco), per una superficie utile complessiva di mq 120 e un’altezza di m 3.50.

Sono individuati in cartografia parchi di particolare valore urbanistico per i quali si prevedono interventi unitari e organici da attuarsi con progetti esecutivi di iniziativa pubblica o privata secondo le caratteristiche specificate nelle diverse UTOE. Essi sono:

Area verde del Magazzeno

Area verde di Rotajo, Le Pianore, l'Acquarella

Area verde attrezzata sportiva e ricreativa dei fiumi Lucese e Lombricese Area verde storico monumentale della Badia

Per gli edifici ricadenti nelle aree disciplinate dal presente articolo, gli interventi ammessi sono quelli disciplinati dall'art. 34 delle presenti Norme Tecniche di Attuazione, con le condizioni e prescrizioni contenute nel presente articolo e nei progetti dei parchi.

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33  3.5.1.NTA Polo scolastico Capezzano Pianore-Camaiore (LU)

Non essendo ancora stata approvata la variante del PRG nella quale è previsto il polo scolastico in esame sono state, quindi, prese d’esempio le NTA del polo scolastico della frazione di Capezzano situata proprio nel comune di Camaiore:

6B. Area di via Giacosa

Obiettivi dell’intervento: Completamento del tessuto edificato con l'ampliamento della dotazione di spazi pubblici a parcheggio e la sistemazione e l'ampliamento del polo scolastico

Superficie territoriale: 2.900 mq

Superficie fondiaria massima: 1.000 mq Volume massimo edificabile: 1.600 mc H max: 7,5 mt

Rc della superficie fondiaria: 30%

Destinazione d’uso e tipologia di intervento: residenziale, commerciale Verde: 1.000 mq

Parcheggi pubblici: 900 mq

Attuazione: Piano attuativo (art. 31 L.R. 5/95) Alloggi:3 - 5

Prescrizioni: le azioni di trasformazione sono subordinate al mantenimento delle caratteristiche tipologiche e morfologiche che hanno contribuito al riconoscimento del valore identitario dei luoghi.

Non sono ammesse tipologie insediative improprie e/o contrarie con la disciplina dell’invariante strutturale “patrimonio costiero” riconosciuta dal P.I.T.

Per le trasformazioni urbanistiche che prevedono la realizzazione di attrezzature pubbliche o di uso pubblico e il rispetto degli standards urbanistici, si prescrive che tali interventi siano subordinati al rispetto delle disposizioni per la tutela e la valorizzazione degli insediamenti di cui al D.P.G.R. n.2/R/2007.

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Tab.1. Superficie fondiaria

Superficie asilo nido 785 mq

Superficie scuola materna 945 mq

Superficie locale tecnico 60 mq

Superficie scuola elementare 3165

4957mq 12000mq

Tab.2. Superficie fondiaria calcolata Indice fabbricabilità territoriale 0,55 0,55 V 20000mq 11000mc 20000 8000 12000mq Superficie fondiaria Indice fabbricabilità fondiaria 1,4 1,4 11000 mc S 8000 mq

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35  3.5.2.Parcheggi, viabilità e rotatorie

Legge 122/89: “Nelle nuove costruzioni ed anche nelle aree di pertinenza delle

costruzioni stesse, debbono essere riservati appositi spazi per parcheggi in misura non inferiore ad un metro quadrato per ogni dieci metri cubi di costruzione.”

mq di parcheggio Superficie asilo

nido 785x3(un piano)=2355 mc/10=235,5 mq 360 235,5 mq

Superficie scuola

materna 954x3(un piano)= 2835 mc/10=283,5 mq 550 283,5mq

Superficie locale

tecnico 60x3(un piano)=180 mc/10=18 mq 25 18

Superficie scuola

elementare 3165x6(due piani)=18990mc/10=1899 mq 2130 1899

Tab.3. Superficie parcheggi

Al polo scolastico si accede imboccando una strada secondaria alla strada provinciale per Lucca ovvero tramite la strada vicinale della Masetta.

Nel progetto questa strada sterrata, interrata e in leggero declivio viene asfaltata e allargata per facilitare la carrabilità a doppio senso e per inserire una viabilità ciclo-pedonale parallela.

Da questa si può accedere rotatoria che gestisce il traffico derivante dai parcheggi dell’asilo nido, della scuola materna, della scuola elementare a del polo sportivo progettato dai tecnici del comune.

Il percorso originario viene mantenuto proprio per non intaccare il tessuto viario storico, i dislivelli del terreno e la suddivisione dei lotti così come la viabilità in generale e le rotatorie sono state progettate nel rispetto delle:

-Norme Tecniche CNR 1983

(28)

3.6.Quadro legislativo in materia di asili

3.6.1.Quadro legislativo nazionale per le scuole materne

D.M. 18/12/1975 – Normativa tecnica per l’Edilizia Scolastica.

I caratteri degli standard della scuola dell’infanzia (leggasi scuola materna) sono definiti da questa normativa.

La scuola è concepita come una ripetizione di nuclei di 3 sezioni, che ne costituiscono anche il numero minimo consigliato.

L’organizzazione distributiva e funzionale della scuola dell’infanzia deve quindi essere orientata alla realizzazione di ambienti flessibili: spazi fruibili secondo modalità variabili dinamicamente in relazione alle diverse esigenze riscontrabili nel corso di una giornata o nell’ambito di diverse programmazioni didattiche.

La normativa precisa che “per realizzare la flessibilità, che interessa anche le differenti dimensioni di gruppi di allievi, si adotteranno i più moderni accorgimenti atti a suddividere lo spazio mediante pareti mobili o porte scorrevoli ed arredi trasportabili”.

Nella definizione delle caratteristiche proprie degli spazi interni, la sezione, quale sede dell’unità pedagogica, costituisce il luogo di riferimento: la normativa stabilisce gli standard dimensionali ed alcuni requisiti riferiti alla tipologia di attività che possono esservi svolte, distinguendo le attività ordinate da quelle libere e da quelle pratiche. Il D.M. 18/12/1975 relativo alle scuole materne fissa gli indici standard di superficie per i diversi spazi, inoltre, definisce alcune caratteristiche degli spazi:

-Devono essere raggruppati in modo non più di tre sezioni usufruiscano degli stessi spazi comuni, a eccezione della mensa e della lavanderia;

-Devono consentire, pur nell’integrazione spaziale, lo svolgimento separato delle attività ordinate (svolte a tavolino o sul bancone), libere (di carattere motorio, ludico o di carattere complementare ecc.), pratiche (piccole operazioni di toeletta personale, uso dei servizi, mensa ecc.) per ciascuna di queste attività andranno previsti altrettanti gruppi di spazi, diversamente dimensionati e combinati tra loro, al fine di rispondere anche alle necessità di separare le attività silenziose da quelle rumorose; -Per quanto riguarda i servizi igienico sanitari il numero dei vasi dovrà essere pari a tre per ogni sezione, oltre ad alcuni vasi supplementari per servire gli spazi lontani dalle aule. Non è necessaria la separazione per sesso.

(29)

37 

Ubicazione asilo nido e scuola materna

Vicino alle abitazioni (distanza massima 300m ) Lontano dal traffico

Preferibilmente contiguo alle scuole elementari

Ricettività Dai 3 anni all’età scolare

Sezioni con max 25 bambini

Sezioni con max 28 bambini ( D.M. n. 173 dell’08/05/1996) N. sezioni da 3 a 9

Superficie minima 25 mq alunno

750 mq sezione Superficie lorda minima

per 3 sezioni

(compresi tutti i locali dell’edificio e delle

murature, esclusi l’alloggio del custode e

dell’insegnante e gli uffici per le direzioni didattiche)

7,00 mq alunno

210 mq sezione

(30)

Descrizione degli spazi

n. sezioni 1 n. sezioni 2 n. sezioni 3

n. alunni 30 n. alunni 60 n. alunni 90

mq mq mq

Spazi per attività ordinate (2) Per attività al

tavolino 1,80 (1) 1,80 (2) 1,80 (3)

Per attività speciale 0,60 (2) 0,45 (3) 0,45 (4)

Spazi per attività

libere (3) 1,00 0,92 0,90

Spazi per attività pratiche (4)

Spogliatoio 0,50 (1) 0,50 (2) 0,50 (2) Locali lavabi e servizi igienici (3 tazze/sezione) + bagno per diversamente abili 0,67 (1) 0,67 (2) 0,67 (2/3) Deposito 0,13 (1) 0,13 (2) 0,13 (2/3)

Spazi per la mensa (5)

Mensa (6) 0,67 (1) 0,40 (1) 0,40 (1)

Cucina, anticucina (30 fissi per ogni scuola)

1,00 0,50 0,35

Assistenza Stanza per assistente (15 fissi per ogni scuola)

0,50 0,25 0,17

Spogliatoio e servizi igienici insegnante (6 fissi per ogni scuola)

0,20 0,10 0,07

Piccola lavanderia

(31)

39  scuola) Indice di superficie netta globale 8,24 7,12 6,65 Somma indici parziali 7,20 5,79 5,41 Connettivi e servizi 1,04 1,33 1,24 Connettivi e servizi/ Superficie totale netta % 13% 19% 19%

1 Le scuole fino a 9 sezioni si otterranno come combinazione di quelle riportate in tabella

2 Minimo uno spazio per ciascuna sezione

3 Può essere comune a 1-3 sezioni

4 Possibilmente almeno uno per ciascuna sezione

5 Può essere comune a tutte le sezioni

6 Con l’ipotesi di doppio turno di refezione

(32)

3.6.2.Quadro legislativo regionale per gli asili nido

La Toscana, pur essendo la Regione che offre maggior numero di servizi in rapporto alla popolazione, vede un ulteriore incremento degli asili nido poiché questi mantengono un ruolo importante nel contesto sociale sia per le dinamiche occupazionali sia per gli effetti positivi riscontrati nella crescita del bambino.

La L.R. 26 Luglio 2002, n.32 è il Testo unico della normativa della Regione Toscana in materia di educazione, istruzione, orientamento, formazione professionale e lavoro.

Il regolamento di esecuzione 08 Agosto 2003, n.47/R segue la L.R. 26 Luglio 2002, n.32 insieme alle posteriori modifiche ( D.P.G.R 88/R/2009 e D.P.G.R 30/R/2010). Il regolamento definisce le caratteristiche, gli standard prestazionali e gli standard dimensionali (schematizzati nella Tab.1) relativi a ciascun servizio, tralasciando l’organizzazione degli ambienti.

Età dei bambini Numero dei bambini

Da 3 mesi a 3 anni Da 19 a 50 bambini

Da 18 mesi a 3 anni Da 6 a 18 bambini

Numero educatori

1 ogni 6 bambini frequentanti

1 ogni 9 bambini se di età inferiore a 18 mesi

Servizi generali

Cucina

Deve essere interna al nido se ci sono bambini di età inferiore a un anno

Se il nido accoglie solo bambini più grandi può essere sostituita da un locale per lo sporzionamento del cibo Spazi

riservati agli adulti

Zona colloqui, riunioni e lavoro individuale e di gruppo Spogliatoi

Servizi igienici

Spazi riservati ai bambini

Per il gioco Minimo 6 mq per ogni

bambino

Minimo 4 mq per ogni bambino se gli spazi sono multifunzionali

Per il pranzo Per il riposo

(33)

41  Cambio e servizi igienici Minimo 8 mq Spazi esterni

Non inferiore allo spazio interno complessivamente destinato ai bambini

Il Comune può prescrivere diversamente per i servizi ubicati in zone centrali o ad alta densità

Tab.6. Schematizzazione della L.R. 26 Luglio 2002, n.32 e delle sue varianti

Per quanto riguarda l’organizzazione degli ambienti, dei quali la normativa Toscana non da’ alcuna indicazione, sono state prese in considerazione in maniera non vincolante:

A) La normativa della Regione Piemonte con le Linee guida per la progettazione di un asilo nido (Estratto del Capitolato Tipo per la costruzione di asili nido approvato con DD.G.R. nn.54-3346 del 08/06/1975 e 77-3869 del 07/07/1976);

Valore ottimale

(30-60 bambini) 30 bambini 45 bambini 60 bambini 75 bambini Dimensione

minima del lotto 1500 mq 1500 mq + 30 o 40

Superficie utile totale 345 mq 465 mq 635 mq 750 mq Superficie interna netta Da 9 mq a 11,8 mq Superficie utile totale per il nucleo di servizi compresi eventuali disimpegni interni 100 mq 100 mq 150 mq 150 mq

(34)

numero lattanti e divezzi (1 a 4)

24 divezzi 36 divezzi 48 divezzi 60 divezzi

L’area coperta dagli edifici non deve superare la terza parte dell’area totale Suddivisione del gruppo divezzi

in almeno due sottogruppi

Suddivisione del gruppo divezzi in almeno tre sottogruppi

Tab.7. Schematizzazione della normativa della Regione Piemonte

1) Gli ambienti e gli spazi elencati dovranno essere preferibilmente distribuiti su un solo piano fuori terra; tuttavia potranno essere proposte anche soluzioni risolte con edifici realizzati su due piani di cui uno eventualmente seminterrato, sempreché tutti i locali ad uso dei bambini siano ubicati al piano rialzato.

2) Spazi interni ad uso dei bambini:

Lattanti Divezzi

Cambio di abiti

Scambio di informazioni quotidiane fra genitori ed assistenti Attività di gioco ed occupazioni varie

Alimentazione Riposo

Funzioni igieniche

Contenimento di oggetti ed attrezzature di uso quotidiano

(35)

43 

2a) Spazi per il gruppo lattanti:

Zona Superficie utile unitaria

Zona di ingresso (filtro termico) e deposito

carrozzine

1,00 mq/bamb.

Spazio di accettazione

0,60 mq/bamb.

Soggiorno e zona per alimentazione 3,00 mq/bamb.

Riposo (in ambiente separato) 2,00 mq/bamb.

Servizi igienici 1,00 mq/bamb.

TOTALE 7,60 mq/bamb.

Cucinetta per la preparazione pappe

(direttamente comunicante con lo spazio per il

pranzo

6,00 mq.

Tab.9.Schematizzazione della normativa della Regione Piemonte

‐ Il soggiorno dei lattanti dovrà essere contiguo e comunicante con gli spazi di soggiorno dei gruppi di bambini di età maggiore.

2b) Spazi per il gruppo divezzi:

Zona Superficie utile unitaria

Uno o più ingressi e depositi

carrozzine (è possibile la soluzione con

un unico deposito per lattanti e divezzi) 0,30 mq/bamb.

Una o più accettazioni (deve essere possibile l’aggregazione con gli spazi di

(36)

Soggiorno pranzo (è richiesto un ambiente

separato per ogni sottogruppo)

3,70 mq/bamb.

Riposo (è richiesto un ambiente separato per ogni sottogruppo, comunicante con il relativo soggiorno)

2,00 mq/bamb.

Servizi igienici (è richiesto un servizio

separato per ogni sottogruppo) 1,20 mq/bamb. Eventuali disimpegni o ripostigli 0,20 mq/bamb.

TOTALE 8,00 mq/bamb.

Tab.10.Schematizzazione della normativa della Regione Piemonte

-Lo spazio per il soggiorno-pranzo, relativo ad ogni sottogruppo, dovrà essere tale da permettere nel suo interno sia le attività collettive dell’intero sottogruppo (ad es. pranzo, audizioni, etc.), sia attività diverse svolte contemporaneamente da piccoli gruppi di 3-5 bambini ed un adulto; sia attività individuali.

-Inoltre si richiede che gli ambienti di soggiorno-pranzo relativi ad ogni sottogruppo, pur essendo, come già detto, fra di loro separati, siano ampiamente comunicanti almeno a due a due (ad es. attraverso porte a più battenti), in modo da rendere più vasta in talune occasioni la possibilità di scelta da parte del bambino dell’attività e del gruppo di volta in volta più congeniale.

-Gli ambienti per il riposo per il gruppo lattanti e per i sottogruppi divezzi di età fino a 20-24 mesi saranno usati per il sonno più volte nella giornata, non contemporaneamente da tutti i bambini: dovranno perciò essere rigorosamente separati dagli ambienti di attività.

-Gli ambienti di riposo per i sottogruppi di età superiore saranno invece usati per il sonno solo nelle prime ore pomeridiane; per una più completa utilizzazione di essi, dovranno essere progettati, oltre che come spazi per il sonno, come luoghi per attività e come tali integrabili al soggiorno.

-Nei servizi igienici sarà opportuna una divisione fra lo spazio contenente i W.C. ed i bagnetti (zona sporca) e quella contenente i lavabi ad uso dei bambini (zona pulita); questa ultima dovrà essere chiaramente comunicante con lo spazio di soggiorno.

(37)

45 

-I percorsi di collegamento fra cucina, lavanderia, guardaroba e gli spazi ad uso dei bambini potranno essere previsti anche all’interno di questi ultimi purché siano evitate interferenze con gli spazi di riposo.

3) Spazi esterni:

Zona Superficie utile unitaria

Spazi pavimentati e coperti a protezione degli ingressi agli ambienti ad uso dei bambini e ai servizi generali (ingresso delle merci) spazi pavimentati e coperti, favorevolmente orientati e protetti dal vento, per soggiorno all’aperto come continuazione degli spazi interni ad uso dei bambini

1,00 mq/bamb.

Spazi pavimentati liberi (non coperti) per

attività e percorsi all’aperto 3,50 mq/bamb.

Vasche per la sabbia 0,50 mq/bamb.

Aree e prato

Spazi pavimentati per gli accessi pedonali e per l’accesso carraio (alla centrale termica e approvvigionamento cucina)

Tab.11. Schematizzazione della normativa della Regione Piemonte

-Il terreno per il soggiorno e per i giochi all’aperto dovrà essere, oltre che pavimentato come sopra detto, movimentato con dislivelli e attrezzato con semplici pergole e prese di acqua.

-Per ragioni di sicurezza dovrà essere impedito che i bambini possano uscire liberamente verso gli spazi pubblici o privati adiacenti e, all’interno dell’area di pertinenza del nido, verso gli spazi di accesso all’edificio.

-Le delimitazioni delle zone di soggiorno all’aperto dovranno essere realizzate con siepi continue o muretti bassi.

(38)

-La recinzione perimetrale dell’area di pertinenza dovrà essere realizzata in rete metallica intelaiata con paletti di sostegno in ferro (altezza media m. 1,50).

B) La normativa della Regione Lombardia con la L.R. 17 Maggio 1980, n.57 schematizzata nella Tab.9 e 10:

Gruppi di età

Lattanti 0-12 mesi Max 8 bambini Unità

pedagogica (8 gruppi)

Semidivezzi 13-24 mesi Max 8 bambini

Divezzi 25-36 mesi Max 8 bambini

Tab.12. Schematizzazione della L.R. 17 Maggio 1980, n.57

mq/ bambino Dimensioni del locale Minimo mc A)Spazi destinati a bambini di età inferiore ad un anno

Office (può essere utilizzata da cucina dei servizi generali con un semplice scalda vivande), cambio pulizia (bagnetto con doccetta utilizzabile da i bambini di tutte le età)

1,50 7,50

Zona soggiorno e pranzo 3,20 16,00

Zona riposo 1,30 6,50 Totale 6,00 30,00 B)Spazi destinati a bambini di età da 1 a 3 anni

Servizi igienici (un wc e un lavabo piccoli ogni 8 bambini + un bagno con doccetta)

0,75 6,00

Lavoro dei gruppi e pranzo 2,00 16,00 30,00

Attività di movimento e

comunicazione 1,75 14,00 30,00

Riposo relax 1,50 12,00

Totale 6,00 48,00

(39)

47 

generali obbligatori solo per asili nido Locale unico visita medica e

ufficio 9,00

Mensa, cucina, anticucina e

dispensa facoltativo 9,00

Locale per il personale,

spogliatoi e servizi 8,00

Lavanderia con guardaroba Ripostigli

Deposito carrozzine

C)Impianti Centrale termica

D)Spazi comuni e/o

connessione

Ingresso

Atrio/attesa/riunioni

Tab.13. Schematizzazione della L.R. 17 Maggio 1980, n.57

-Articolazione degli spazi interni per bambini superiori ad un anno secondo criteri che consentano l’utilizzo polifunzionale dei locali distintamente da una o due unità pedagogiche accorpando più funzioni nel medesimo spazio quando queste si svolgono in momenti diversi della giornata e non diano luogo ad interferenze.

-Gli spazi riservati ai bambini di età inferiore ad un anno (il cui numero non deve superare 1/5 della capienza complessiva) devono essere funzionalmente autonomi. -Gli spazi esterni devono prevedere una coperture parziale onde consentire le attività didattiche all’aperto in modo continuativo.

Gli ambienti, infine, devono essere conformi alle norme sul superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche, e sulle condizioni di abitabilità come: condizioni acustiche dell’illuminazione e del colore, termoigrometriche e della purezza dell’aria, di sicurezza (statica, difesa dagli agenti atmosferici esterni, dagli incendi, dai terremoti).

(40)

3.6.3.Quadro legislativo Comune di Camaiore

Per quanto l’edilizia scolastica il Comune di Camaiore segue le norme edilizie nazionali come il

D.M. 18.12.1975 – Normativa tecnica per l’Edilizia Scolastica e le norme di igiene e sanità come:

-D.P.R. n. 264 del 11.2.1961 -D.P.R. n. 1518 del 22.12.1967 -D.L. n. 155 del 16.5.1997

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