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Venere Nemica

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Academic year: 2021

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“The greatest thing you’ll ever learn is just to love and to be loved in return” : il verso della canzone Nature boy, cantata dal vivo in uno dei momenti più intensi di Venere Nemica, può essere eletto a epigrafe e compendio dell’intero spettacolo scritto e interpretato da Drusilla Foer. Alter L’alter ego del senese Gianluca Gori, Drusilla, dopo una lunga ed eclettica carriera d’artista, è ormai un fenomeno del web e un’icona ben riconoscibile, apprezzata da un pubblico eterogeneo per lo stile ironico, le movenze eleganti, i lunghi capelli platino.

Nel precedente Eleganzissima aveva già dimostrato le sue doti di interprete, ma qui la formula del recital si trasforma e si arricchisce di fonti classiche e citazioni colte, mescolate a gustose derive pop.

Per prima, già indicata nel sottotitolo, la favola di Amore e Psiche dalle Metamorfosi di Apuleio, testo tardo-antico complesso e di difficile definizione, non teatrale ma in un certo senso archetipo del moderno romanzo. Raramente trasposto sulle scene, ne resta memorabile l’adattamento Lucio o l’Asino firmato nel 1994 da Ida Omboni e dall’indimenticato dal compianto Paolo Poli. Le Metamorfosi, e in particolare la favola di Amore e Psiche, sono una splendida allegoria del viaggio dell’uomo verso la consapevolezza di sé attraverso dolorose prove, delusioni e disavventure mentre sullo sfondo aleggia la sapienza greca filtrata dalla celebre formula eschilea del pathei mathos, ossia sostanzialmente “sapere è soffrire”. Se già Poli aveva modificato radicalmente il testo, Drusilla alza la posta impersonando direttamente la madre di Eros/Amore, cioè Afrodite/Venere. Affiancata da una spiritosa ancellacameriera, che ha tutte le parvenze di una cameriera in stile Dowtown Abbey (Elena Talenti), e che le versa champagne in continuazione, la dea dea della bellezza si proclama inizialmente insoddisfatta, annoiata ed estranea al sentimento dell’amore che pure le si attribuisce nel cultoinizia il suo monologo la (“un contentino”, lo definisce sprezzante). Prosegue brillantemente lamentandosi mentandosi della sua condizionedi tutto,: della schiuma del mare da cui è nata, della salsedine e dei suoi effetti collaterali (le doppie punte!), dei parenti terribili (gli dei dell’Olimpo frivoli, fatui e vendicativi che le attaccano il telefono in faccia) . e perfino di quel titolo ‘contentino’ che le hanno appioppato “dea della bellezza”,’ a cui si scordano sempre di aggiungere “e dell’amore!”. Ma sotto l’ironia e le battute esilaranti di Drusilla c’è una riflessione profonda e talvolta amara sul sentimento “che acceca uomini e dèi, rovinando loro la vita”; ci sono intensi pezzi musicali come Lascia ch’io pianga o Bye Bye Baby (omaggio a Marilyn, vera Venere in terra), battute ciniche sulla fede (“se c’è una cosa che un dio detesta è non essere creduto!”, mentre una nuova religione trionfa con un’invenzione geniale: “il senso di colpa!”). Assistiamo così, divertiti e commossi, a una metamorfosi della stessa Venere che prima odia Psiche come rivale, poi come amante del figlio Eros, infine ammette di esserle suo malgrado riconoscente: grazie a lei ha scoperto la maternità e imparato ad amare qualcuno oltre a se stessa. Al termine del percorso, e dello spettacolo, è inevitabile – per lei come per noi – riconoscere che l’imperfezione e la fragilità umana sono in realtà una ricchezza, e che la più grande conquista è accettarsi per quel che si è, come conclude l’emozionante canzone finale : I am what I am. Applausi a scena aperta.

Martina Treu

Venere nemica

da Amore e Psiche di Apuleio Di e con Drusilla Foer

(2)

Regia di Dimitri Milopulos Direzione artistica: Franco Godi

Visto a Milano _ Teatro Leonardo il 16 gennaio 2020

“The greatest thing you’ll ever learn is just to love and to be loved in return” : il verso della canzone Nature boy, cantata dal vivo in uno dei momenti più intensi di Venere Nemica, può essere eletto a epigrafe e compendio dell’intero spettacolo magistralmente scritto e interpretato da Drusilla Foer.

L’aAlter ego del senesei Gianluca Gori, Drusillasenese, dopo una lunga ed eclettica carriera d’artista, è ormai un fenomeno del web e un’icona ben riconoscibile, apprezzata da un pubblico eterogeneo per lo stile ironico, le movenze eleganti, i lunghi capelli platino.

Nel precedente Eleganzissima aveva già dimostrato le sue doti di interprete, ma qui la formula del recital si trasforma e si arricchisce di fonti classiche e citazioni colte, mescolate a gustose derive pop.

Per prima, già indicata nel sottotitolo, la favola di Amore e Psiche, dalle Metamorfosi di Apuleio, testo tardoantico complesso e di difficile definizione, non teatrale ma in un certo senso archetipo del moderno romanzo. Raramente trasposto sulle scene, ne resta memorabile adattamento, Lucio o l’Asinol’adattamento del 1994 (Lucio o l’Asino) di firmato da Ida Omboni e dall’indimenticato Paolo Poli nel 1994 (scomparso nel 2016). Le Metamorfosi, e in particolare la favola di Amore e Psiche, sono una splendida allegoria del viaggio dell’uomo verso la consapevolezza di sé attraverso dolorose prove, delusioni e disavventure mentre (sullo sfondo aleggiac’è la sapienza greca filtrata dalla celebre formula del eschilea pathei mathos, ossia sostanzialmente “sapere è soffrire”). Se già Poli aveva modificato radicalmente il testo, Drusilla alza la posta impersonando direttamente la madre di Eros /Amore, cioè Afrodite / Venere. Affiancata da una ancella, che ha tutte le parvenze di una / cameriera in stile Dowtown Abbey (Elena Talenti), che le fa da spalla e che le versa continuamente champagne in continuazione, la dea della bellezza (‘ e dell’amore’ precisa in seguito, visibilmente infastidita dalla prerogativa che le hanno dato come ‘contentino’ ) inizia lamentandosi di tutto: della schiuma del mare da cui è nata, della salsedine e dei suoi effetti collaterali (le doppie punte!), dei parenti terribili (gli dei dell’Olimpo frivoli, fatui e vendicativi che le attaccano il telefono in faccia) e perfino di quel titolo ‘contentino’ che le hanno appioppato “dea della bellezza”,’ a cui si scordano sempre di aggiungere “e dell’amore!”. Ma sotto l’ironia e le battute esilaranti di Drusilla c’è una riflessione profonda e talvolta amara sul sentimentosull’amore, che acceca uomini e dèi, rovinando loro la vita;, ci sono intensi pezzi musicali come Lascia ch’io pianga o Bye Bye Baby (omaggio a Marilyn, vera Venere in terra), battute ciniche sulla fede (“se c’è una cosa che un dio detesta è non essere creduto”, mentre una nuova religione trionfa con un’invenzione geniale: il senso di colpa!”).

Assistiamo così, divertiti e commossi, a una metamorfosi della stessa Venere che prima odia Psiche come rivale, poi come amante del figlio Eros, infine ammette di esserle suo malgrado riconoscente:

grazie a lei ha scoperto la maternità e imparato ad amare qualcuno oltre a se stessa. Al termine del percorso, e dello spettacolo, è inevitabile -– per lei come per noi – riconoscere che l’imperfezione e la fragilità umana sono in realtà una ricchezza, e che la più grande conquista – come per l’anima /Psiche – è accettarsi per quel che si è, come conclude l’emozionante canzone finale : “I am what I am”.

Applausi a scena aperta.

Martina Treu

(3)

Venere nemica

da Amore e Psiche di Apuleio Di e con Drusilla Foer

Regia di Dimitri Milopulos Direzione artistica: Franco Godi

Visto a Milano _ Teatro Leonardo il 16 gennaio 2020

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