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SOTTO PADRONE. Uomini, donne e caporali nell’agromafia italiana

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Academic year: 2021

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Presentazione del libro di Marco Omizzolo

SOTTO PADRONE.

Uomini, donne e caporali nell’agromafia italiana Fondazione Feltrinelli, Milano novembre 2019 (pp.317)

Un viaggio nel cuore delle agromafie, tra caporali, padroni, trafficanti, mafiosi che lucrano sul lavoro di donne e uomini, spesso stranieri, sfruttati nelle serre italiane. Alcuni braccianti indiani, nell’Agro Pontino, vengono indotti ad assu- mere sostanze dopanti per lavorare come schiavi. Altri muoiono - letteralmente - di fatica, mentre molte donne, ogni giorno, subiscono ricatti e violenze ses- suali. Un capitalismo divenuto perverso e predatorio al punto da spingere alcu- ni lavoratori a suicidarsi, mentre padroni, padrini e caporali si spartiscono un bottino di circa 25 miliardi di euro l’anno.

Un viaggio, quello di Omizzolo, condotto da infiltrato tra i braccianti indiani nell’Agro Pontino e proseguito fino alla regione indiana del Punjab, sulle tracce di un trafficante di esseri umani. Un viaggio per comprendere nel profondo questo fenomeno, con strumenti di ricerca che partono dall’osservazione per arrivare alla mobilitazione. Come quella avvenuta nel Pontino nell'aprile del 2016 quando oltre quattromila braccianti indiani si sono ribellati protestando per i loro diritti in piazza della Libertà. Molti hanno denunciato padroni, caporali e mafiosi e si sono costituiti parte civile nei relativi processi.

Come arrivare a questi risultati? Non ci si improvvisa "rivoluzionari". Bisogna comprendere, monitorare, indagare e soprattutto costruire relazioni orizzontali con gli schiavi dell'Italia del Ventunesimo secolo. E poi avere il coraggio di agi- re al fianco di uomini e donne che lottano per la loro e la nostra libertà.

Sui campi ci si spezza la schiena ma si trova anche la forza di agire e lottare per la libertà.

INDICE

Il primo incontro con la comunità indiana pontina e le agromafie Numeri e caratteristiche delle agromafie italiane

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Li chiamano schiavi, ma sono uomini e donne

Storie di vita sfruttata: Bhupal, Gopal, Ijit, Madanjeet

Una comunità “di sole braccia” e un sociologo “sotto padrone”

Dal Nord Europa con furore. Quando l’impresa straniera scopre il caporalato e decide di non farne più a meno

La tratta internazionale: alle origini dello sfruttamento lavorativo

Braccianti indiani dopati per lavorare come schiavi e suicidi per sfruttamento Il progetto Bella Farnia di In Migrazione: la svolta verso la riconquista dei diritti Dall’occupazione delle serre allo sciopero generale

18 aprile 2016: Sciopero! Quattromila donne e uomini chiedono libertà e giustizia Il giorno dopo: il mondo si accorge di noi

La legge 199/2016 contro lo sfruttamento lavorativo e la risposta delle agromafie pontine L’inchiesta con la Bac: le agromafie all’attenzione del mondo

Le agromafie: femminile, plurale

Il cavalierato e l’operazione “Commodo”: arrestato “ il mondo dimezzo” delle agromafie Le eco-agromafie pontine: i fitofarmaci cancerogeni Made in China

Storie di ribelli: i miei cavalieri della Repubblica contro le agromafie Conclusioni

Ringraziamenti

Marco Omizzolo. Sociologo, responsabile scientifico di In Migrazione, presidente del centro studi Tempi Moderni e ricercatore Eurispes. Collabora con il master Immigrazione. Fenomeni migratori e trasformazioni sociali della Ca’ Foscari di Venezia, con il corso Tutela dei diritti dei migranti dell’Università di Pisa e, come giornalista, con varie redazioni italiane (Il Manifesto, L’Eurispes, Articolo 21, L’Espresso). È anche docente e ricercatore Amnesty. Ha lavorato per diversi mesi come bracciante infiltrato nelle campagne pontine al seguito di braccianti punjabi, sotto caporale indiano e padrone italiano, per studiare l’esperienza del caporalato. Nel 2019 è stato insignito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per la sua coraggiosa opera in difesa della legali- tà attraverso il contrasto al fenomeno del caporalato. Sempre nel 2019 è divenuto Human Rights Defender. Da due anni vive sotto vigilanza da parte delle forze dell’ordine per via delle numerose minacce subite per la sua attività di ricerca e mobilitazione.

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