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View of POLYOMAVIRUS BK IN KIDNEY BIOPSIES FROM TRANSPLANT RECIPIENTS

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Academic year: 2021

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POLYOMAVIRUS BK IN KIDNEY BIOPSIES FROM TRANSPLANT RECIPIENTS

Astegiano S., Bergallo M., Costa C., Sidoti F.,Terlizzi M.E., Cavallo R.

Dept. of Public Health and Microbiology, Virology Unit, University of Turin, Italy

Introduction. BK virus (BKV) is a human polyomavirus worldwide distributed (80% seroprevalence). Following primary infection, that usually occurs during childhood and seems to be asymptomatic, BK virus establishes laten-cy, being the reno-urinary tract the epidemiologically most relevant latency site. Reactivation is common in renal transplant recipients and may cause polyomavirus-associ-ated nephropathy (1-10%), with graft loss in up to 80% of the cases. Here we present the results of a study on detec-tion of BK-DNA in renal biopsy specimens from renal transplant recipients.

Methods. Overall, 129 biopsies of 106 renal transplant recipients were evaluated. All the renal biopsies were per-formed for clinical indications and/or a clinical or labora-tory suspicion of acute or chronic rejection. BKV-DNA was quantified by real-time PCR on paraffin-embedded tissue samples.

Results. Real-time PCR for BKV-DNA was positive in 39 of 129 transplant biopsies (30.2%), obtained from 31 of 106 patients (29.2%). BKV viral load was as follows: median, 59 copies/µg of extracted DNA; mean ± standard deviation, 713586.7 ± 2803386 copies/µg of extracted DNA; range, <40->4000000. Considering the occurrence of PVAN, a diagnosis was made (in the presence of deteri-oration in renal function and histopathologic findings char-acterized by typical viral cytopathic changes and staining for polyomavirus Large T antigen) in 2 patients (preva-lence rate, 1.9%), both positive to BKV-DNA (viral load >4000000).

Conclusions. Our study confirms that the reno-urinary tract is a latency site of BK and the relatively high fre-quency in renal allograft tissue. The prevalence of PVAN was similar to that reported by other studies.

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DIAGNOSI MOLECOLARE DELLE INFEZIONI VIRALI DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE Scalet G1,2., Boaretti M1,2., Fontana R.1,2

1Dipartim. di Patologia, Sez. di Microbiologia, Università di Verona 2Servizio di Microbiologia, Immunologia e Virologia,

Azienda Ospedaliera di Verona

Introduzione. La sintomatologia e il decorso delle infe-zioni virali a livello del sistema nervoso centrale (SNC) non presentano elementi patognomonici specifici: la diffe-renziazione fra i vari agenti responsabili è quindi presso-ché impossibile da un punto di vista clinico. Inoltre le tec-niche convenzionali (colturali e sierologiche) spesso sono in grado di fornire diagnosi solo retrospettive. Una dia-gnosi tempestiva e in fase acuta della malattia risulta necessaria al fine di adottare una terapia adeguata in tempi rapidi. L’approccio diagnostico che risponde a tali esigen-ze è sicuramente rappresentato dalle tecniche di amplifica-zione degli acidi nucleici (PCR).

Metodi. Durante l’anno 2006 sono stati analizzati median-te PCR per l’evidenziazione di genomi virali 156 campio-ni di liquor; la ricerca ha riguardato i seguenti virus: Herpes Simplex virus (HSV) tipo 1 e 2, virus Varicella-zoster (VZV), virus di Epstein-Barr (EBV), Cytomegalovirus (CMV), Polyomavirus JC (JCV), Enterovirus, virus della rosolia, morbillo e parotite. Scopo del nostro lavoro è stato quello di valutare l’accuratezza diagnostica della PCR nell’ambito delle infezioni virali del sistema nervoso Non essendo disponibili in molti casi test “gold standard”, abbiamo preso in considerazione i dati clinici e di laboratorio relativi al paziente al fine di classi-ficare i casi in base alla probabilità di infezione virale del SNC nelle categorie: accertato, probabile, possibile, non possibile.

Risultati. Sono risultati positivi 14 campioni (9%), di cui 5 per HSV, 3 per Enterovirus e JCV, 2 per VZV e 1 per EBV. La sensibilità era del 100% in quanto tutti i casi accertati sono risultati positivi alla PCR; la specificità era del 95%. I nostri dati indicano che la diagnosi di un’infe-zione virale del SNC è 21 volte più probabile in un pazien-te con risultato positivo alla PCR che in uno con risultato negativo [ LR+=21,29 CI (9,13-39)]; inoltre, come eviden-ziato in molti studi, un risultato negativo alla PCR deve essere comunque considerato dal clinico con una modera-ta cautela e non esclude la possibilità di un’infezione vira-le del SNC [LR -= 0.85 CI (0,79-0,94)].

Conclusioni. La PCR è una tecnica sicuramente vantag-giosa nella diagnosi delle infezioni virali del SNC per la sua specificità e rapidità; è necessario comunque avere a disposizione kit standardizzati che utilizzino tecniche di PCR Multiplex o Real-time così da aumentare ulterior-mente la sensibilità, specificità e rapidità di tale tipo di test.

volume 22, numero 3, 2007 POSTER

Microbiologia

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