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396 AUGUSTA GHIDIGLIA QUINTAVALLE

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Academic year: 2022

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(1)

PREMESSE GIOVANILI DI SEBASTIANO RICCI

I l ritrovamento di una nuova, vasta decorazione, finora ignorata bastiano Ricci e Ferdinando Bibiena nell' Oratorio della Madonna del Serraglio

u,

eseguita da Se­

presso San Secondo di Parma, affrescato per intero nelle pareti, nella volta e nella cu­

pola della piccola costruzione

2l,

va al di là di una giunta alle opere note del pittore ve­

neto, non tanto per il valore intrinseco della pittura, quanto per gli addentellati, le de­

rivazioni e la collaborazione, che meglio ne mettono in evidenza i caratteri peculiari di questo periodo, finora invero piuttosto incerti ed oscuri, in cui le sue esperienze bo­

lognesi e parmensi appaiono improntate a forme ancora ade1·enti allo spirito del secolo che tramonta, mentre già si profila, nonostante allitterazioni, ancor giovanili incertezze e faticose ricerche, ed attraverso tanti idiomi diversi che solleticano il suo orecchio ri­

cettivo, le premesse e le promesse del suo più autentico linguaggio.

E

questa la sua prima esperienza parmense, dopo il tirocinio bolognese, ma ancora a quello strettamente legata, cui ci riporta sia il nome del suo <<partner

n

nella decora­

zione dell'Oratorio che quello del suo maggiore ispiratore. Il suo compagno di lavoro, del pari documentato - ed una volta tanto gli archivi della chiesa hanno esauriente­

mente risposto al nostro indagare - è Ferdinando Galli detto il Bibiena, che spartisce fraternamente con lui lavoro e compensi, dosati con esatta, salomonica suddivisione, per i due anni in cui dura il lavoro commissionato dal feudatario del luogo, il conte Sci­

pione Rossi.

Questi, dopo aver ambiziosamente intrapresa la fabbrica di una nuova ala della rocca di San Secondo, lasciata poi incompiuta, oberato com'è dai debiti, cede in blocco i numerosi castelli del suo feudo ai Farnese

3l

e raccoglie tutta la sua ambizione ed il superstite mecenatismo in questo Oratorio, già costruito dal parroco don Francesco Rossi, per ospitarvi l'affresco molto rovinato, di maniera di Bernardino Campi, con la

<< Madonna col Bambino

JJ

detta << del parco o del serraglio

Jl,

appunto perché era stata dipinta sul muro che recingeva - in dialetto parmigiano recinto si dice

«

serai

lJ

- il parco del castello

4l,

nel tempo in cui lo stesso Bernardino, il Baglione, il Bertoja, ecc.

affrescavano per Troilo

II

Rossi sale e saloni della rocca.

La data di costruzione del primo oratorio sembra debba essere all'incirca il 1680

5J,

e certamente era già compiuto nel 1684, quando il prevosto ed i canonici lo cedettero

(2)

396 AUGUSTA GHIDIGLIA QUINTAVALLE

al conte Scipione Rossi col beneplacito di Monsignor Saladini vescovo di Parma, che ne volle però salvo lo jus parrocchiale

oi.

Ottenutane la cessione, il nuovo proprietario ordinò di «rifabbricare e dilattare

>>

l'oratorio, e quindi

cc

fece venire due pittori celebri e lo fece dipingere a sue spese ».

Chi fossero i due pittori, e quale il tempo in cui fu compiuta l'opera, risulta dal contratto iniziale e dai pagamenti che vanno dal Dicembre 1685 al Dicembre 1687, ma con una interruzione totale nel 1686

7l,

solo che l'aggettivo celebri, nella citata notazione d'archivio, deve essere considerato a posteriori, non a priori, in quanto né Sebastiano Ricci, autore della decorazione figurata, né Ferdinando Bibiena, che dipinse quella architettonica e decorativa, erano all'inizio del lavoro ancora vastamente noti. Al con­

trario è facile congetturare che questa riuscita prova dovette loro servire, con le rac­

comandazioni del comune maestro ed amico Carlo Cignani, da entratura presso altri committenti e soprattutto presso il duca Ranuccio

II.

Per tale deduzione le date coincidono in pieno, chè il Bibiena, arrivato a Parma da Bologna nel 1684, dopo il tirocinio pittorico col Cignani e quello prospettico con l'Aldo­

vrandini ed il Trigoli, aveva, poco dopo, sposato una fanciulla del luogo, Corona Mar­

gherita Stradella

si,

ed aveva preso a Parma stabile dimora, ottenendo in seguito com­

missioni ed incarichi di vario genere, tra i quali il più ambito, a partire dal 1

o

agosto 1687, di <<pittore di corte»

9l.

Quanto al Ricci, rarissime sono le opere di lui prima della venuta a Parma

10>,

nè la << Pietà» delle Cappuccine, finora considerata la sua prima opera qui, è ascrivibile a tempo anteriore al 1686, mentre sono posteriori gli altri nume­

rosi dipinti eseguiti per chiese e privati, come i vasti e vari riconoscimenti ducali.

In questo almeno Scipione Rossi si è mostrato all'altezza del suo grande avo Pier Maria, fondatore di tutti i

c

astelli alienati nel 1666 ai Farnese, nell'aver scelto, per de­

corare l'oratorio a lui caro, due artisti il cui valore, seppure ancora in nuce, trascende l'ambito locale e provinciale, ché la storia dell'uno come dell'altro si fa in seguito na­

zionale, anzi, come dice giustamente il Longhi a proposito del Ricci, europea. Ma per ora, bisogna riconoscerlo, sono ancora ambedue alla ricerca di se stessi; e, se l'accento del Ricci, per i contatti e la dimora bolognese, è soprattutto petroniano, venato di car­

raccesca enfasi, di tibaldesca, satireggiante muscolatura e di cignanesca grazia, quello del Bibiena oscilla tra la ricerca ornamentale decorativa e quella più strettamente e severamente prospettica.

Del resto il loro abbinamento qui è qualcosa di più di un incontro fortuito, di una commissione in comune, è la logica conseguenza di una più antica, solidale vicinanza, certo nello stesso ambiente, forse nella stessa scuola; in quanto il Bibiena veniva dalla bottega del Cignani ed il Ricci, associatosi a Gian Giuseppe del Sole nel 1682,

cc

quando il Cignani, il Canuti ed il Franceschini, continuando le tradizioni di Guido Reni e di An­

gelo Michele Colonna, sfondavano correggescamente volte e cupole con glorie corag­

giose di prospettive e di scorci e delicate di sfumature luminose»

rn,

era giunto qui, sem­

bra, con commendatizie dello stesso Cignani

12i,

forse il pittore più in auge a Bologna

(3)

PREMESSE GIOVANILI DI SEBASTIANO RICCI 397

Frc. l - SAN SECONDO, OnATORIO DEL SEllllAGT.IO - S. R1ccr e F. RmIENA : Decorazione a fresco.

(4)

398 AUGUSTA GHIDIGLIA QUINTAVALLE

in quel tempo, ma ben noto anche a Parma, ove, dal 1678, era stato chiamato a lavorare nel ducale palazzo del Giardino

13),

per cui non è illogico pensare che, incoraggiati ed aiutati da quel maestro, i due giovani abbiano tentato insieme l'avventura parmense in questa prima, ampia prova delle loro nascenti forze.

Nel Bibiena, decoratore delle pareti e delle absidi del piccolo oratorio, tutto attra­

versato da paraste a candelabre monocrome (fig. 1), fa già capolino l'architetto e lo

FIG. 2 - SAN SECONDO, ORATORIO DEL SERRAGLIO - F. BIBIENA: Prospettive; s. R1cc1: Allegoria dell'umiltà.

scenografo teatrale, chè egli approfondisce illusivamente le prospettive con colonnati sorreggenti balconi, sulle cui balaustrate poggiano vasi fioriti, e che lasciano intravedere palazzi disposti a spigolo (fig. 2), mentre altre balconate si conchiudono con un arco vuoto di contro al cielo nelle due absidi di fondo (figg.

3

e 4); e nelle altre due (figg. 5 e 6) si ripetono i soliti motivi classici e festoni di frutta e fiori.

Anche le figure monocrome, che segnano il centro della composizione e insieme lo spigolo dell'edificio (fig. 2), nella decorazione delle pareti dell'abside destra, sono carat­

teristiche dello scenografo bolognese ed accrescono l'illusione di spazio e di profondità

che ritroviamo nel <<Tempio di Apollo

ll,

il bel disegno acquarellato della collezione

Du-

(5)

PREMESSE GIOVANILI DI SEBASTIANO RICCI

FIG. 3 - SAN SECONDO, ORATORIO DEL SERRAGLIO, abside d'ingresso - F. BIBIENA: Prospettive;

S. RICCI: Talamoni.

FIG. 4 - SAN SECONDO, ORATORIO DEL SERRAGLIO, abside di fondo - F. BIBIENA: Prospettive;

S. RICCI: Talamoni.

399

(6)

400 AUGUSTA GllIDIGLIA QUINTAVALLE

:F'rc. S - SAN: SECONDO, ORATORIO DEL SERRAGLIO, abside sinistra - F. BrnIENA: Ornati; S. R1ccr:

Medaglioni e putti.

Frc. 6 - SAN SECONDO, ORATORIO DEL SERRACI.Io, abside destra - F. BIBIENA: Ornati; S. R1ccr;

Medaglioni e putti.

(7)

PREMESSE GIOVANILI DI SEBASTIANO RICCI 401

rini a Milano, o nell'affresco absidale della chiesa di Santa Cristina a Parma, mentre nell'abside di San Sepolcro (ivi), ritorna, col motivo della balconata a traforo, come nella cantoria nel lato sinistro dell'oratorio del Serraglio, la sua famosa prospettiva d'angolo 14). Questo accorgimento, con gli effetti pittorico architettonici di colonne, paraste, volute, decorazioni, conchiglie, ornati, piedistalli, nicchie e statue, visti di spi­

golo e di scorcio, lievemente di sotto in su, annuncia chiaramente la sua peculiare qua­

lità di scenografo teatrale, per cui, entrando nella piccola costruzione, così solida e li­

neare all'esterno, si ha l'impressione che non di mattoni e di calce siano fatte le pa­

reti, ma di tela e di carta, e che quelle vol­

te, quelle finestre, quegli archi, quelle ba­

laustrate si possano arrotolare per cedere il posto ad altre illusorie decorazioni.

Fra tanto ornamentale sfoggio si in­

nesta - in quella tipica collaborazione tra

« figurista ll e «quadraturista)) che, afferma­

tasi nella vicina Bologna col binomio Colon­

na-Curti 15>, ebbe così vitale e prolungato sviluppo, anche a Parma ove trova gar­

bati accenni specie con Galeotti e Natali - l'opera di Sebastiano Ricci, le cui ammi­

razioni e propensioni giovanili si manife­

stano qui in scoperta allitterazione. Il Ci­

gnani è maestro e donna nei quattro ovlilti - retti da putti con l'« Annunciazione », «�La Natività», (fig.

5),

«La Visitazione l>«Il riposo durante la fuga in Egitto » (fig.

6),

per i quali il Ricci si è chiaramente ispi­

FIG. 7 - BOLOGNA, s. MICHELE IN Bosco - c. CIGNANI: s. Mi­

chele appare nella battaglia dei Saraceni.

rato alla decorazione di San Michele in Bosco a Bologna, dove il Cignani aveva, nel

1665,

raffigurato storie miracolose di San Michele Arcangelo (fig.

7).

Letterale è la tra­

duzione del motivo : dipinti ovati entro cornici intagliate sorrette da putti, sulle quali ricadono lunghi drappi che fanno anche da sfondo ai floridi nudi; letterale la trascri­

zione giocondamente correggesca e rubensiana dei bimbi in pose vivaci come quelli di San Michele in Bosco ed anche del dipinto con la « Madonna col Bambino ed angeli » nella Galleria di Parma; e tutto cignanesco il duetto della Mamma col Bambino in grembo, stretto nelle fasce, al pari della « Carità cristiana ll nella Pinacoteca di Torino.

Ma oltre il Cignani, presente pure nei contrasti cromatici di rosso e di blu, di giallo e di viola di tradizione correggesca, v'è nel paesaggio del «Riposo durante la fuga in Egitto », in cui si scorge, dietro la vasta palma a sinistra, la rocca di San Secondo, il

(8)

402 AUGUSTA GHIDIGLIA QUINTAVALLE

ricordo dei Carracci, specie di Annibale; nella << Adorazione del Bambino» prevale in­

vece l'accentuazione luministica della «Sacra Notte» del Correggio, e nella « Annun­

ciazione>> una prima ricerca di interpretazione personale, sia nell'angelo che arriva correndo e scavalca la nuvola col braccio perentoriamente alzato, che nella Madonna scivolante dietro la catte­

dra. Un disegno per lo stesso soggetto nella Galleria del- 1' Accademia a Venezia ( fi­

gura

8),

ugualmente chiuso in un ovato, pur presentan­

do notevoli differenze ed una avanzante immediatezza, ne è, nella variante, una con­

ferma di autografia, chè, se l'angelo nel disegno appare più lieve e progredito di quello del dipinto, la Ma­

donnina ritrosa ha qui un gesto caratteristico di tra­

sverso ed instabile equili­

brio.

Ancora il Cignani degli affreschi del Palazzo del Giardino di Parma, eseguiti, come si sa, con la vasta par tecipazione di aiuti 16>, gli è presente nell'alternare ai di­

pinti policromi i monocromi, tra i quali le quattro statue simboleggianti le allegorie della «Umiltà>> 17> (fig. 2), della « Modestia >> 18>, della

FIG. 8 - VENEZIA, GALLERIA DELL'ACCADEMIA-s. RICCI: Annunciazione (disegno). ((Semplicità)) 19) e della ((Con- tinenza >> - derivate pure dai monocromati di Colonna e Mitelli in S. Michele in Bosco -20> (fig.

1)

rivelano una ca­

ratteristica ricerca plastica nella rocciosa semplificazione dei panneggi, come nel pro­

iettarsi dell'ombra nella nicchia ed una studiata ricerca prospettica nell'adeguato scor­

cio di sotto in su, quale del resto lo ritroviamo, e con lo stesso memore parmigianini­

smo, nelle «Muse», anch'esse immaginate come sculture su piedistalli, nei disegni acquarellati della Galleria dell'Accademia a Venezia 2 1l (fig.

9)

e, del pari, nelle grandi

(9)

PREMESSE GIOVANILI DI SEBASTIANO RICCI 403

figure allegoriche, dai caratteristici drappeggi « accartocciati

»,

sulle porte e nei vam fra le colonne del salone con «Storie d'Ercole)) a Palazzo Marucelli a Firenze, di ben venti anni posteriore ; mentre addirittura la testa dell' «Umiltà)) si ripete identica nella scultura, fulcro del dipinto con « Pigmalione

Jl,

della Coll. Heimann a Milano

22>.

FIG. 9 - VENEZIA, GALLERIA DELL'ACCADEMIA -s. RICCI: Due Muse (disegni).

I

monocromati sulle due porte d'ingresso dell'Oratorio del Serraglio, entro ri­

quadri in terracotta scolpita e dipinta, preannunziano, nei gesti dei due santi ai lati della« Madonna della Concezione

ll

(fig. 10), il melodramma delle tele con« Giunio Bruto davanti all'oracolo)) ed «Antioco visitato dai medici)) ora all'Università di Parma;

mentre nella visuale a scena d'angolo della «Presentazione al tempio)) (fig. 11), che si svolge a spigolo della complessa architettura di fondo,

è

una sapienza compositiva, una netta tendenza scenografica, appresa certo dal Bihiena e che si ritroverà spesso nelle sue opere posteriori.

Ma la sua più impegnata fatica qui

è

evidentemente nelle due volte: quella prin-

(10)

404 AUGUSTA GHIDIGLIA QUINTAVALLE

FIG. 10 -SAN SECONDO, ORATORIO DEL SERRAGLIO -s. RICCI: FIG. 11 - SAN SECONDO, ORATORIO DEL SERRAGLIO -S. RICCI:

L'Immacolata Concezione Presentazione al Tempio.

cipale con «L'Assunta

n

(fig. 12), portata in volo dagli angioli entro un vasto ovato e la cupola rotonda del santuario con «Un concerto di angioli

n.

L' ariosa volta, chiusa entro una cornice a nicchie, conchiglie, ornati e festoni,

è

sorretta da quattro muscolosi telamoni monocromi (figg.

3

e 4), la cui origine, più che michelangiolesca, ci appare carraccesca e, soprattutto, di una coerente ironia tibaldesca, il Tibaldi sgangherato e mastodontico di Palazzo Poggi, che gonfia iperbolicamente i muscoli di Polifemo e di Eolo, come fanno questi atlanti, sorreggenti la volta celeste con la stessa enfasi che userà nel dipingere più tardi I'« Ercole che scop­

pia Anteo>> a Palazzo Marucelli a Firenze.

Che il Ricci, mai dimentico, neppure in seguito, della grande lezione del Correg­

gio, abbia avuto presente

l'cc

Assunta

n

del Duomo, anche nella intonazione dorata del cielo,

è

indubbio; ma

è

pure certo che nel­

l'angelo a sinistra controluce, circondantesi la testa col braccio, come nella massiva struttura di altri,

è

presente ancora il Ti­

baldi, soprattutto quello, certo a lui noto, dei quattro angioli in una volta di Palazzo Poggi. Quanto al viso della Madonna, affo­

cato tra l'azzurro del manto che le fa da nicchia ed il rosso cupo della veste, ha lo stesso scorcio di sotto in su in una trasversa di linee - che comprende l'arco stilizzato

FIG. 13 -PARMA, CmESA DELLE CAPPUCCINE - s. RICCI: Pietà. degli occhi, la bocca ed il mento - della

(11)

PREMESSE GIOVANILI DI SEBASTIANO RICCI 405

FIG. 12 - SAN SECONDO, ORATORIO DEL SERRAGLIO - S. RICCI: L'Assunta.

(12)

406 AUGUSTA GHIDIGLIA QUINTA VALLE

FrG. 11 - SAN SECONDO, ORATORIO DEL SERRAGLIO - S. Rrccr: Concerto d'angeli.

(13)

PREMESSE GIOVANILI DI SEBASTIANO RICCI 407

FIGG. 15 e 16 - SAN SECONDO, ORATORIO DEL SERRAGLIO - s. R1cc1: Concerto d'angeli (particola.ri).

(14)

408 ... AUGUS.TA GHIDIGLIA QUINTAVALLE

Madonna trafitta da sette spade, piangente il Cristo deposto, nella Chiesa delle Cappuccine a Parma (fig. 13), dello stesso tempo, come rivelano gli insistenti ricordi correggeschi ed i forti contrasti chiaroscurali, caratteristici appunto del periodo giovanile del Ricci.

Tali contrasti si ritrovano pure nell'opera più importante di lui in questa sede : la decorazione della cupoletta del Santuario - ove nei pennacchi e sulle pareti inter­

viene ancora il Bibiena nelle prospettive architettoniche, nelle piante simboliche entro scudi e nelle decorazioni ornamentali - con un cerchio di angioli seduti ed appoggiati

FIG. 17 - SAN SECONDO, ORATORIO DEL SERRAGLIO - s. RICCI: Concerto d'angeli (particolare).

ad un soffice sofà di nubi (fig. 14), attraverso le quali si intravedono i mensoloni dipinti della cupola, gli stessi che conchiudono le absidi laterali della c�iesa.

Gli angioli, adolescenti al pari di quelli che il Correggio ha messo sulla balaustrata a celebrare nella cupola del Duomo di Parma i funebri della Vergine, ma con grandi ali piumose, su cui luce ed ombra giocano complicati effetti, suonano i più svariati stru­

menti a corda ed a fiato e si alternano con altri più piccini che reggono carte da musica o cavalcano in scorcio le nubi (figg. 15-17). Lo schema compositivo è semplice e chiaro, ed i detti contrasti chiaroscurali e tonali chiaramente riflettono la pittura bolognese del Seicento. E bene ricordarlo, Tiarini, Annibale e Lodovico Carracci, il Guercino, Guido Reni sono, col Cignani, le falserighe nascoste di questi volti accaldati di rosso, immersi

(15)

PHEMESSE GIOVANILI DI SEBASTIANO lUCCI 109

in un'ombra trasparente o schiariti improvvisamente di luce, di questa armoma cro­

matica di verdi, violetti, grigi e gialli sulle nubi candide; ma fra tanto seicentismo

23l,

in quei fremiti d'ali, in quegli scorci arditi, in quella leggerezza di tocco, in quel preci­

pitare di cherubi giù dalle nubi, si scorgono i prodromi ambivalenti di un'arte nuova:

quella intensa e chiaroscurale del Crespi bolognese, all'incirca suo coetaneo e compagno alla scuola del Cignani, e quella luminosa ed ariosa del Tiepolo, grande decoratore e prospettico.

Per meglio comprendere questa conseguenza ed il percorso successivo della sua

Frc. 18 -VENEZIA, CHIESA DEL CARMINE - S. Rrccr: Coro d'angeli.

arte che ha avuto, specie negli ultimi anni, tante nuove preziose aggiunte e preci­

sioni, basterà raffcontare questa cupola con quella, molto più tarda, nella cappella della Vergine nella chiesa del Carmine a Venezia

24>

(fig. 18), in cui ripete il motivo di una gloria di angioli che, invece di adagiarsi mollemente sulle nubi, volano lievemente e vorticosamente, ed hanno del cielo la lievità atmosferica. Ma tra le due cupole corrono ben venti anni di ricerche, di esperienze, di nuove conoscenze e contatti; coi veneti delle nuove generazioni, col Magnasco, coi grandi pittori di cupole, da Luca Giordano, a Pietro da Cortona, al Baciccia, visti, nelle sue continue peregrinazioni, a Venezia, a Milano, a Firenze, a Roma, ecc.; esperienze e contatti che si riflettono nelle cupole in­

termedie di San Bernardino dei Morti a Milano (1695) e di Santa Giustina a Padova.

(16)

410 AUGUSTA GHIDIGLIA QUINTAVALLE

Eppure, dipingendo con tanta lievità la visione del cielo nella chiesa del Carmine, il Ricci non può non aver rievocato i suoi inizi in San Secondo, in cui appunto le sue for­

me mature si annunziano soprattutto nella grazia evanescente delle figure di fondo - v. ad esempio l'angelo tibicine, tra quello che suona l'arpicordo e l'altro che suona la mandola (fig. 16) - che aumentano la lontananza prospettica; come nell'alternarsi di luci ed ombre trasparenti su quelle in primo piano.

E

questa dunque la sua pagina introduttiva alla lunga e complessa attività a

FIG. 19 - WASHINGTON, GALLERIA NAZIONALE - s. RICCI: Ultima Cena.

Parma, ove torna ad intervalli per tutta la vita, sempre bene accetto ed accolto, oltre che da vaste commissioni, da proficue onorificenze: tra queste, due diplomi di fami­

liarità accordatigli il primo da Ranuccio

II

il 2 Marzo 1691, in cui, dopo la patente rilasciata al pittore Luigi Quaini

25l, è

aggiunta in pari data la semplice notazione: «Una simile al pittore Bastiano Ricci>>

26l;

ed il secondo dieci anni dopo, 1'11 marzo 1701, dal successore di Ranuccio, Francesco Farnese

27),

come commendatizia anche per altre corti e per altri sovrani.

Una pagina di particolare importanza, in quanto chiarisce e puntualizza accen­

tuazioni e riferimenti che ritroveremo anche in seguito, così l'amore per le composizioni

scenografiche, di cui altri interessanti esemplari sono, ad esempio, il « Battesimo

>>

nella

(17)

PREMESSE GIOVANILI DI SEBASTIANO RICCI 411

Coll. Drey a Londra e l'« Ultima cena» (fig. 19) della National Gallery di Washington, entrambe del periodo inglese del Ricci (1712- 16), ove

è

stato giustamente messo in ri­

lievo che «l'artista ha immaginato l'azione come se si svolgesse su un palcoscenico e ne ha rappresentato il boccascena, che ci riporta alla pittura scenografica bolognese »

28>;

ma il riferimento generico può essere ormai puntualizzato nel nome di Ferdinando Bi­

biena che, e nessuno aveva finora pensato a mettere in valore anche quest'altra coin­

cidenza,

fu

scenografo di corte di Ranuccio

II

e quindi disegnò, ad esempio, con Dome­

nico Mauro di Venezia le scene per il melodramma «

Il

favore degli Dei », rappresentato nel Teatro Farnese il 25 Maggio 1690, in occasione delle nozze del duca Odoardo con Dorotea Sofia di Neoburgo

29);

quando, come attesta il Donati

30),

sull'autorità del Ber­

tani, allievo del Bibiena, Sebastiano Ricci dipinse il sipario, di cui rimane un'incisione di Carlo Virginio Drago.

Quanto ai primi maestri del Ricci, oltre al Cervelli ed al Mazzoni, suoi ispiratori a Venezia col Giordano, ricordato ivi dal 1674, documentati però in queste prime opere solo storicamente

31>, è

bene ricordare ormai, con sicurezza di stilistici riferimenti, Carlo Cignani, artista modesto ma quotatissimo al suo tempo, nel cui atelier bolognese, soprattutto dal '75 all'86, si raccoglieva il fior fiore delle speranze emiliane e fore­

stiere, dal Bibiena appunto, a Sebastiano Ricci, a Giuseppe Maria Crespi.

AUGUSTA GHIDIGLIA QUINTAVALLE

ll Infatti L. MOLOSSI (Vocabolario topografico di Parma, Piacenza e Guastalla, 1832-34, p. 498)

stranamente così la definisce: «N'è mal dipinto il santuario, pregevolmente tutto il resto, secondo la scuola di Giulio Romano n; solo G. M. CAVALLI, parroco del luogo dal 1853 al '92 e riordinatore dei documenti dell'archivio della chiesa, riferisce nel suo ms. (Cenni storici di San Secondo, p. 254) con­

servato presso il Comune, ivi, i nomi dei decoratori da lui reperiti, ma come « un Sebastiano Rizzi ed un Ferdinando Bibiena », per cui la citazione è poi caduta nel vuoto; infatti anche F. BERNINI (L'ar­

te nel castello di San Secondo, in Aurea Parma, 1936, p. 141) ricorda la volta come opera di «uno stanco correggesco male identificabile n; accennH però che «secondo la tradizione>> la parte decora­

tiva è del Bibiena, certo seguendo il Lombardi che accenna a questo artista come decoratore del detto oratorio, del vestibolo del Teatro Farnese (G. LOMBARDI, Il Gran Maestro di Ferdinando Bi­

biena, in Aurea Parma, 1915, pp. 108-116) ed anche di altre opere a Parma, a Colorno, ecc.

2l L'esterno, a croce greca, ha, alle quattro estremità, due absidi rotonde e due a scarsella traversate da lesene con portali e finestre semplici, di forma rettangolare. Nell'interno, l'abside di fondo, aperta, dà luogo ad una cappellina quadrata, sormontata da cupola rotonda, ora inserita in una casa colonica.

3l Nel 1653, quando riottennero il feudo, i Rossi erano debitori alla Camera ducale di quasi novecentomila lire (v. F. BERNINI, L'ambiente storico del Castello dei conti Rossi in San Secondo,

in Aurea Parma, XVII (1933), pp. 197-98) per cui dovettero alienarlo, come risulta dal rogito del notaio Pisani del 1666, nel quale è l'elenco dei beni ceduti da Scipione Rossi alla Camera ducale (v.

carte Rossi, in Archivio di Stato di Parma e v. A. GHIDIGLIA QUINTAVALLE, I castelli del parmense,

Parma, 1955).

(18)

412 AUGUSTA GHIDIGLIA QUINTAVALLE

4l «Nell'anno trasandato 1663 e prima ancora d'esso nell'angolo del recinto del Serraglio di San Secondo e così in quello verso mezzogiorno, ove erano e sono tuttavia tre strade, una che con­

duce alla villa di Casalricordo verso mezzogiorno, l'altra alla villa dei baroni verso settentrione, e l'altra verso mattina alla terra di San Secondo ed il Canale ora denominato San Carlo e che passa nel suddetto serraglio costeggiante il muro di recinto verso sera, eravi dipinta l'immagine della B.

V. Maria sentata ed avente tra le braccia il Bsmbin Gesù e con la faccia dalla parte destra bruna e con gli occhi chiusi. Tall'immagine era in venerazione e divozione di non poche persone e nei giorni festivi era maggiore il numero dei concorrenti a venerarla e ad offrire le elemosine e voti, mentre diverse persone e di sesso differente avevano ricevuto delle grazie. Il che tutto ci appare dal processo fatto dal fu signor conte Francesco Rossi, prevosto allora della collegiata di San Se­

condo e vicario foraneo di connessione dell'ill.mo Sig. Carlo Cesarini vicario della curia episcopale di Parma, come da sua lettera segnata sotto il 17 marzo dell'anno 1663 registrata in esso processo;

e detto processo è stato ricevuto dal detto signor Giampietro Allegri allora notaio di Parma sotto il 28 Marzo dell'ante nominato anno 1663. Essendosi poscia viepiù aumentata la divozione verso la suddetta immagii:ie, con l'elemosina oblazioni venivano date ed offerte, delle quali ivi era ri­

cevitore e custode il sunnominato don Francesco Rossi prevosto, e, come nel menzionato processo, fu costruito un piccolo oratorio con la trasportazione nel medesimo della suddetta immagine ed apposta al di sopra dell'altare nella muraglia e ne divennero d'esso oratorio direttori agenti ed am­

ministratori il suddetto signor prevosto e canonici della suddetta collegiata n (Vol.XIV, p. 174 sgg., ms. nell'Arch. parr. di San Secondo).

51 << Da informazioni avute da individui della Congregazione della Beata Vergine del Parco

detta del Serraglio non ho potuto ricavare se non quello che qui sotto espongo .. Dicono che nell'anno 1680 incircha esistesse l'immagine della Beata Vergine su di un pilastro sull'angolo delle due strade, una che conduce alla villa di Castel Ricordo e l'altra che conduce a Mochone e a San Genesio.

Questa santa immagine cominciò a fare molte grazie a molte persone diverse e si divulgò per tutta questa giurisdizione come anche più da lontano e cominciarono a farsi molte offerte, in fatto queste venivano raccolte dal signor prevosto di allora De Rossi, e il detto sig. Prevosto ne diede parte a Monsignore Vescovo di Parma che ordinò al detto sig. Prevosto che si facesse fare una piccola cap­

pella, come di fatti fu eseguita; ma poiché abbondavano le offerte, in pochi anni fu fatto anche l'ora­

torio e questo fu fatto fabbricare dal suddetto sig. Prevosto.

Posto che fu fondato, l'ill. sig. Conte Scipione Rossi, bisavolo del qui presente feudatario, si esibì di farlo dipingere a sue spese; ma che s'intendeva di averne il giuspatronato, come difatti il predetto sig. Prevosto lo cedette al sig. conte feudatario, ma col patto però che il detto sig. Pre­

vosto s'intendeva di salvarsi il jus parrocchiale, cioè che non si poteva far nulla se non era accor­

data dal medesimo parroco ed anche officiato detto oratorio dal medesimo sig. Prevosto e dai suoi preti della parrocchia, e di questo era fatto rogito e restò il jus patronato al signor conte feudatario suddetto e subito il detto feudatario fece venire due pittori celebri e lo fece dipingere a sue spe­

s� . . . >> (vol. XIV, p. 193, ms. nell'Arch. cit. di San Secondo).

Gl v. Rogito del notaio Pietro Rosa del 17 Ottobre 1684, in Archivio Notarile di Parma.

7l «A dì 9 Dicembre 1685 in San Secondo:

si stabilisce per il presente che sarà firmato dalle parti infrascritte l'accordo tra li signori Se­

bastiano Rizzi ed il sig. Ferdinando Bibiena pittori di dipinzere a fresco l'oratorio tutto al di dentro da capo a piedi dell'oratorio della B.V.M. del Serraglio di San Secondo, cioè parte a figure e parte d'architettura, compresavi anche la cappella dove sta collocata l'immagine della suddetta B.

V. e quest'opera pel prezzo di doppie 170 dello stampo d'Italia, regolate in ragione di L. 54 per ciascheduna doppia che danno moneta corrente di Parma lire novemila e cento ottanta imperiali ; la

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PREMESSE GIOVANILI DI SEBASTIANO RICCI 413

qual opera essi signori pittori si obbligano di farla e darla finita dentro l'anno prossimo venturo 1686.

lo Seb. Rizzi ·mi obbligo e prometto quanto sopra.

lo Ferd. Bibiena mi obbligo e prometto quanto sopra.

lo Gio Pietro Bavosi come aggiunto dell'ecc.mo signor conte di San Secondo ed a suo nome mi obbligo e prometto quanto sopra.

Seguono i «pagamenti fatti» come appare da ricevute:

1685 addì 9 Dicembre (n. 17), pagate alli sigg.ri pittori Seb.

Rizzi e Ferd. Bibiena a conto dell'opera Filippi 170 L. 2720 1687, addì 11 Luglio (n. 23), pagate al sig. Ferdinando Galli

Bibiena pittore a conto dell'opera . . . L. 2002 1687 addì 22 d. (n. 22), pagato al sig. Sebastiano Rizzi pittore

in saldazione porzione spettante . . . L. 1993 ,8 1687 addì 6 Dicembre (n. 22), pagato al sig. Ferdinando Galli

Bibiena pittore a conto dell'opera . . . L. 1500 a dì 6 Dicembre (n. 20), pagato al sig. Sebastiano Rizzi pittore

a conto . . . L. 1234 ,8 a dì 29 Ottobre (n. 20), pagato al sig. Sebastiano Rizzi pittore

a conto L. 270

Totale L. 9719 ,16

Segue una nota: c< Li originali si ritrovano ora nell'Archivio della fabbrica di questa mia chiesa uniti alle scritture relative del detto Oratorio del Serraglio ».

Tali originali sono fino ad ora irreperibii, per cui non è possibile comprendere come mai nel luglio del 1687 viene pagato al Ricci il saldo della «porzione a lui spettante», mentre poi gli ven­

gono pagati nuovi acconti nell'ottobre e nel dicembre. Comunque la somma complessiva si avvi­

cina a quella del contratto e, facendo il conto separato dei compensi riscossi rispettivamente dai due pittori, si vede che il Ricci delle L. imp. 9719,16 percepite ha avuto L. 4882,16 e il Bibiena L. 4887, cioè quasi esattamente metà per ciascuno. Lo stesso Scipione Rossi ha ordinato, sempre a sue spese, nel 1688, sei candelabri d'argento per la compagnia del Santissimo di San Secondo, ma con l'obbligo di concederli all'Oratorio del Serraglio nella festività della Vergine nel mese di set­

tembre, nelle altre festività, « et quandocumque occasio requisita fuerit ut supra pro ornatu eiusdem altaris n (Rogito di Pietro Rosa del 1 dicembr� 1688 in Arch. not. di Parma). I candelabri, ancora in loco con la bella croce astile, sono di tre misure diverse e tutti riccamente sbalzati.

Sl Questa, che aveva sposato nel 1685, gli portò, il 25 Gennaio 1686, una dote del valore di L. 10.000 (v. Rogito di Bernardino Bianchi in Archivio Notarile di Parma e v. N. PELICELLI, Arti­

sti parmigiani all'estero. I Galli da Bibiena di Parma, in Crisopoli, III (1935), pp. 29-40).

9l v. Ruolo dei provvigionati dal 1683 al 1692, p. 106, in Archivio di Stato: « Sig. Ferdinando Bi­

biena pittore di S. A. Ser.ma deve avere 25 agosto per mandato di L. 300, speditogli per sua prov­

visione del suddetto mese» (dell'anno 1687); seguono i pagamenti per i mesi e gli anni successivi:

1687, '88, '89 e '90.

«Avere ogni mese L. 300 per provvigione come pittore di S.A. Ser.ma, da principiarsi il primo agosto 1687, come dalla lettera di S. A. Ser.ma retirata in filo corr. a n. 344 ».

Seguono i pagamenti per gli anni 1690, '91 e '92 e inoltre a p. 328: «In avvenire, oltre le sud­

dette L. 300 di provvigione dovrà havere anche L. 76 per suo companatico e denari in principio

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414 AUGUSTA GHIDIGLIA QUINTAVALLE

di ogni mese da principiarsi il 1 agosto 1692 essendole cassata la parte in dispensa, come dalla lista del sig. Marchese Rangoni, ritirata in filo corrente n. 608 ». A quanto risulta dai documenti, però, oltre che creditore il pittore era anche debitore con la camera ducale e ciò per la « imposizione sulle parrucche: Sig. Ferdinando Galli d. Bibiena, sua moglie e figlio devono per uso della parrucca e zucca L. 18 l'anno, per gli anni 1701-7, per ciascuno L. 378 ». ( Archivio Comunale, c. 253, tra­

scritto da E. ScARABELLI ZuNTI, Doc. e mem., vol. VI (1651-1700), c. 121.

lO) Tra queste il «Santo vescovo» al Ferdinandeum ad Insbruck (v. G. DERSCHAU, S. Ricci,

1922, tav. 2), siglato e datato al 1684.

rn C. GAMBA, S. Ricci e la sua opera fiorentina, in Dedalo, V (1924-25), p. 289; e v. pure A.

MoRASSI, Un libro di disegni e due quadri di S. Ricci, in Cronache d'Arte, 1926, pp. 256-273. An­

che W. ARSLAN, Studi sulla pittura del primo settecento veneziano, in La Critica d'Arte 1935-36, p.

245, accenna agli influssi del Cignani sul Ricci nel periodo giovanile, ma vi aggiunge anche quelli di Pietro da Cortona e del Baciccia, che gli vennero certo in epoca posteriore, quando andò a stu­

diare a Roma, inviatovi, come si sa, da Ranuccio II.

12l C. GAMBA (op. cit.) dice testualmente che il Ricci fu condotto a Parma «nel 1686 da C.

Cignani che forse si giovava del suo aiuto », ma poiché il Ricci era a Parma dal 1685, si sarà trat­

tato di una introduzione o raccomandazione al duca; v. pure G. FoGOLARI, S. R., in Enciclopedia Ita­

liana, XXIX (1936), pp. 248-49.

13) La stima di Ranuccio II per il Cignani è inoltre attestata da un diploma di familiarità del 19 settembre 1689 (v. patenti dal 1597 al 1722, vol. V, p. 261 v., in Archivio di Stato di Parma).

14) Per tale prospettiva egli detterà in seguito le regole che, se pure alquanto empiriche, come riconosce il MARIANI (Storia della scenografia italiana, Firenze, 1930), non sono per questo meno importanti.

15) S. DE VITO BATTAGLIA, Note su Angelo Michele Colonna, in L'Arte, XXXI (1928), pp.

13-28.

16) Anzi sembra che l'esecuzione a fresco dai cartoni del Cignani, passati a Venezia al Console Smith ed ora ad Hampton Court, sia quasi in toto dei discepoli Franceschini e Quaini e del figlio del Cignani, Felice (v. SYRA VITELLI BuscAROLI, Il pittore Carlo Cignani, Bologna, 1953).

17) Una donna in profilo tiene in una mano una mela e calpesta una corona; nello scudo ba­

rocco, sul piedistallo, è l'iscrizione: « Discite a me, quia mitis sum et humilis corde» (S. Matteo, Cap. XI, v. 29).

lSl Una donna porta una mano al cuore ed abbassa il volto tenendo nell'altra uno scettro.

Nel piedistallo: tt Gaudete et modestia vestra nota sit omnibus» (San Paolo, Lettera ai Filippesi, Cap. IV, v. 4 e 5).

19) Una donna appoggiata ad un tronco leva una mano, cui sono legate due alette, ed alza gli occhi al cielo. Nel piedistallo: <t Beati pauperes spiritu quoniam ipsorum est regnum coelorum » (San Matteo, 3).

20> Una donna col volto abbassato tiene tra le mani un nastro. Nel piedistallo, ma con grafia

rifatta e qualche errore di trascrizione: <t Jnduimini Jesum Christum et carnis curam ne feceritis in desideriis » (San Paolo, Epistole ai romani, Cap. XIII, v. 14).

2u Non solo aggiunge spesso alle sue pitture policrome dei monocromati simulanti st.atue a tutto tondo, ma non si deve dimenticare che il 28 settembre 1682 aveva fatto un contratto con la Compagnia di San Giovanni dei Fiorentini a Bologna per la fornitura di due sculture (v. M.

GoERING, in THIEME BECKER; Kunstler Lexicon, vol. XXVIII (1934), p. 252).

22) W. ARSLAN (Studi sulla pittura del primo Settecento veneziano, cit., fig. 15, p. 242) data il quadro agli anni 1717-24.

(21)

PREMESSE GIOVANILI DI SEBASTIANO RICCI 415

23l Anche N. GABRIELLI (Aggiunte a Sebastiano Ricci, in Proporzioni, III (1950), p. 209) ri­

leva che il Ricci inizia la sua attività con una esperienza chiaroscurale di tipico carattere sei­

centesco.

24l Pubblicata per la prima volta da R. PALLUCCHINI, Giunte a Sebastiano Ricci, in Propor­

zioni (1950), p. 213, fig. 3.

25l v. « Patenti dal 1597 al 1722 », vol. V, p. 261 v., in Archivio di Stato: « La soddisfazione ben grande che Luigi Quaini pittor bolognese lasciò anni sono a noi ed alla nostra città di Pia­

cenza dei tratti del suo pennello in dipingere nella cupola di questa Cattedrale e nelle Gallerie del palazzo del mio retiro estivo, ci chiama ora a far giustizia al suo merito e palesare il con­

cetto non ordinario che abbiamo della sua virtù e del suo valore, dichiarandolo, come in vigore della presente lo dichiariamo, nostro servitore familiare e vogliamo che goda e goder possa. A 2 marzo 1691 JJ.

26) La vicinanza del Ricci al Quaini non è certo fortuita, in quanto, come si sa, il pittore bo­

lognese era aiuto del Cignani ed aveva collaborato con lui a Parma alla decorazione del Palazzo del Giardino (v. nota 16).

27l v. « Patenti di familiarità», busta 61, p. 102, in Archivio di Stato, 1701, 11 marzo: cc Fra le degne memorie lasciate in Parma dai più celebri ed accreditati pittori, dall'eccellenza dei loro pen­

nelli in questa casa e nelle nostre Gallerie, spiccano così bene quelle che si vedono di Bastiano Ricci, che avendo noi conseguito una stima non ordinaria del suo valore e perizia, vogliamo che abbia la soddisfazione di riceverne un pubblico attestato nella presente, in virtù della quale lo di­

chiariamo nostro servitor familiare, di che goda di tutti gli onori e di tutte le prerogazioni che go­

dono gli altri nostri simili servitori. Dovrà pertanto chiunque soggiace alla nostra autorità riconoscere il detto Sebastiano Ricci per tale, e come tale trattarlo e rispettarlo, perché così noi vogliamo ed espressamente comandiamo. Preghiamo inoltre gli altri principi a compiacersi di fare e far fare lo stesso, sicuri di essere da noi ancora opportunamente corrisposti. Dato in Parma 11 marzo 1701 ».

28l v. ORNELLA OsTI, Sebastiano Ricci in Inghilterra, in Commentari, Aprile-Giugno 1951, p.

123; il e< Battesimo JJ gli è ascritto dal PALLUCCHINI (Studi ricceschi, contributo a Sebastiano, in Arte Veneta, VI (1952), p. 78) che rileva anch'egli « una inquadratura di gusto emiliano»; e, sulla im­

portanza del soggiorno bolognese nella formazione del Ricci, insiste anche il MosCHINI (La pittura italiana del Settecento, Firenze, 1931): « per quanto potè apprendere nella culla del barocco scenogra­

fico-decorativo, egli che fu poi sì valente nello sceneggiare le più vaste composizioni J>. Anche più esplicitamente, seppure dubitativamente, si riferisce ai Bibiena il MoRASSI ( Un libro di disegni,

cit.): « Dai Galli Bibiena derivò forse la sua sapienza prospettico-architettonica JJ.

29> « Il favore degli dei, dramma fantastico musicale, poesia di Aurelio Aureli », Parma, Stam­

peria Ducale, 1690: « inventore e dipintore delle scene, eccettuata quella delle therme, il signor Domenico Mauro di Venezia. Inventore e depintore delle therme reali il signor Ferdinando Galli d. il Bibiena servitore attuale di S.A.S. Ingegnere delle macchine e scene li signori Gasparo e Pie­

tro Mauri, fratelli da Venezia JJ.

30> P. DONATI, Descrizione del gran teatro farnesiano, Parma, 1817, pp. 60-61.

31l Tra i contemporanei, ÙRLANDI (Abecedario pittorico, 1704, p. 95) ricorda il Cervelli come il suo primo maestro, mentre ALESSANDRO LoNGHI (Pittori veneziani, 1762) lo dice discepolo del Lazzarini; v. inoltre A. MoRASSI, Un libro di disegni, cit. e G. Frncco, (La pittura veneziana del Sei e Settecento, 1929, p. 44), che per primo, sull'autorità del Temanza, aggiunge al Cervelli, come maestro del Ricci a Venezia, prima della partenza per Bologna, Sebastiano Mazzoni, a cui se­

guì il Giordano e, più tardi, col Magnasco che vide a Milano, Pietro da Cortona ed il Baciccia che vide a Roma.

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