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Quando è obbligatorio fare il cambio di residenza?

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Quando è obbligatorio fare il cambio di residenza?

written by Redazione | 06/06/2021

Cos’è la residenza e quando è necessario trasferirla in un altro luogo.

Cosa rischia chi dà al Comune una residenza falsa?

Quando è obbligatorio fare il cambio di residenza? La residenza, come noto, è il luogo ove una persona dimora abitualmente, ossia dove vive per gran parte dell’anno. Alla luce di ciò e del generale obbligo di ogni cittadino di rendersi reperibile, è obbligatorio fare il cambio di residenza tutte le volte in cui non si vive più in un determinato immobile.

Ma non solo. La normativa fiscale impone l’obbligo di fare il cambio di residenza tutte le volte in cui si vuol usufruire di determinate agevolazioni. In questa ipotesi, l’omissione di tale onere implica la perdita dei benefici e l’applicazione di sanzioni.

Qui di seguito ci occuperemo di questi aspetti e spiegheremo quando è obbligatorio fare il cambio di residenza. Ma procediamo con ordine.

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Differenza tra residenza e domicilio

È frequente che i termini domicilio, residenza e dimora vengano usati tra loro indistintamente e con una certa confusione. Ad essi, però, il Codice civile assegna uno specifico significato. Si tratta infatti di concetti ben diversi, da tenere distinti.

La residenza

La residenza è un dato ufficiale: è il luogo ove una persona ha dimora abituale, ossia dove abita, e che risulta dai registri dell’Anagrafe comunale. È sempre possibile conoscere pertanto la residenza di una persona tramite un’indagine all’apposito ufficio del Comune, senza che sia necessaria una motivazione. Si tratta infatti di un dato pubblico.

La residenza deve coincidere con la «dimora abituale» ossia con il luogo ove la persona vive per gran parte dell’anno. La legge vieta le residenze di comodo, sia quelle all’estero che all’interno dell’Italia. Salvo per i soggetti senza fissa dimora, ciascuno deve fornire all’Anagrafe l’indirizzo ove effettivamente si trova e non uno secondario, quello di un amico o dove abitava in precedenza coi genitori.

La dimora

La dimora è invece il luogo ove una persona si trova in un determinato momento.

Può trattarsi della «dimora occasionale» (come ad esempio un hotel, una casa vacanze, l’abitazione di un parente in cui è ospitato per qualche giorno e così via) o della «dimora abituale» che invece è il luogo dove la persona vive in prevalenza (che, come detto, deve sempre coincidere con la residenza).

La dimora occasionale può ben essere diversa dalla dimora abituale, ossia dalla residenza; si pensi a una persona che si sposta in un residence o in un campeggio durante la stagione estiva. Del resto, è fin troppo scontato che ciascuno di noi possa spostarsi dal luogo di residenza per periodi brevi senza doverla cambiare. È l’esempio di chi si trasferisce, per un mese, nella casa al mare: questi non è tenuto a modificare la residenza solo per tale periodo.

Il domicilio

Infine, c’è il domicilio che è il luogo ove una persona ha stabilito la sede principale

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di un suo specifico affare o interesse. Ad esempio, ai fini dei rapporti con l’Agenzia delle Entrate, è possibile fissare il domicilio – per le notifiche e le altre comunicazioni – presso la sede del proprio commercialista; ai fini di una causa ereditaria si può eleggere come domicilio lo studio del proprio avvocato difensore;

nel momento in cui si firma un contratto di affitto si può determinare il proprio domicilio, utile al fine di ricevere l’eventuale raccomandata con la disdetta del contratto, l’abitazione dei propri genitori.

Un soggetto può, ad esempio, risiedere negli Stati Uniti ma avere il centro dei propri interessi in Italia, dove ha un rappresentante. Coerentemente con il principio appena esposto, la legge prevede alcuni domicili legali in relazione a determinate situazioni: così il domicilio del minore coincide con il luogo di residenza dei genitori, e il domicilio dell’interdetto con quello del tutore. Se i genitori sono separati o divorziati o comunque non hanno la stessa residenza, il domicilio del minore è presso la residenza del genitore con il quale convive o meglio al quale è affidato.

Da dove risultano la residenza, il domicilio e la dimora?

Se una persona può avere una sola residenza, può invece, nello stesso tempo, avere più domicili. Non c’è un limite massimo al numero di domicili. La dimora è sempre una perché coincide con il luogo ove il cittadino si trova in un determinato momento.

La residenza, come anticipato, risulta da un registro pubblico; da cui non risulta invece la dimora, che è un concetto di fatto e si sposta insieme al cittadino. Il domicilio, infine, risulta da un apposito atto (la cosiddetta “elezione di domicilio”) che può essere ad esempio il mandato conferito all’avvocato, il contratto di affitto, la dichiarazione dei redditi e così via.

Quando è obbligatorio fare il cambio di residenza?

Quanto abbiamo appena visto è utile per comprendere quando è obbligatorio fare il cambio di residenza.

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Se il più delle volte la modifica della residenza dipende da una scelta del cittadino che intende trasferirsi da un luogo a un altro (fermo, come detto, il divieto di fissare la propria residenza in un luogo ove non si vive abitualmente) esistono tuttavia dei casi in cui è la legge stessa a imporre il trasferimento della residenza.

Li vedremo qui di seguito.

Contratto di affitto

Chi affitta un appartamento non può lasciare la propria residenza all’interno di esso, a meno che non si è riservato per sé una stanza ove continua ad abitare.

Quindi, l’inquilino che rilevi la persistenza della residenza del locatore nell’immobile ad esso concesso in locazione può fare la segnalazione al Comune che, effettuati gli accertamenti, potranno revocargli la residenza.

Trasferimento definitivo in un altro luogo

Chi si trasferisce da un luogo ad un altro ha l’obbligo di cambiare residenza.

Non può cioè lasciare la propria residenza nella vecchia casa, neanche se ha lasciato il proprio nominativo sul citofono. Come detto, infatti, la residenza deve spostarsi insieme alla dimora abituale. Pertanto, è chiaro che se una persona non vive più in un determinato luogo deve anche spostare la sua residenza nel posto dove va ad abitare.

Cosa rischia chi non si comporta in questo modo? Se fornire una falsa residenza al Comune è un reato, quello di «falso in atto pubblico», al contrario il fatto di non aggiornare l’Anagrafe comunale con la nuova residenza non è reato. Questo perché l’illecito penale richiede una condotta attiva – appunto la dichiarazione mendace – e non una omissiva come l’inerzia nell’aggiornamento del registro pubblico.

Bonus prima casa

La legge prevede delle agevolazioni fiscali per chi compra la prima casa. Sul rogito viene così applicata l’Iva al 4% (anziché al 10%) se il venditore è una ditta oppure l’imposta di registro al 2% (anziché al 9%) se il venditore è un privato. Si tratta del cosiddetto bonus prima casa.

Tra le varie condizioni per ottenere questo beneficio vi è quello di trasferire la

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residenza, entro 18 mesi dall’acquisto, nello stesso Comune ove si trova l’abitazione appena acquistata. Non per forza nella stessa via e numero civico ove si trova l’immobile in questione (ragion per cui lo stesso potrebbe ben essere dato in affitto): è sufficiente un qualsiasi luogo dello stesso Comune.

Chi non adempie a tale obbligo perde il bonus prima casa e deve corrispondere allo Stato le sanzioni pari al 30% dell’imposta evasa.

Esenzione Imu

Per non pagare l’Imu sulla prima casa è necessario che, in essa, siano fissate tanto la residenza quanto la dimora abituale. In tale ipotesi, non si versa l’imposta al Comune. È necessario che tale requisito sussista per tutti i membri della famiglia.

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