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Indicatori del mercato del lavoro 2009

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3 Lavoro e reddito Neuchâtel, Iuglio 2009

Indicatori del mercato del lavoro 2009

Risultati commentati per il periodo 2003–2009

Informazione:

Thierry Murier, UST, Sezione Lavoro e occupazione, tel.: +41 32 713 63 63 E-Mail: Thierry.Murier@bfs.admin.ch

N. di ordinazione: 206-0905-05

Attualità UST

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Abbreviazioni nei grafici

CML Conti globali del mercato del lavoro ISS Indice svizzero dei salari

RIFOS Rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera RSS Rilevazione svizzera della struttura dei salari seco Segreteria di Stato dell’economia

SPI Statistica delle persone inoccupate SPO Statistica delle persone occupate STATIMP Statistica dell’impiego

SVOL Statistica del volume di lavoro

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2003–2008: principali evoluzioni sul mercato svizzero del lavoro

4

2003–2008: il mercato svizzero del lavoro e i suoi squilibri

6

2003–2008: la situazione di uomini e donne sul mercato del lavoro

8

2003–2008: lavoratori svizzeri e lavoratori stranieri

10

2003–2008: evoluzione nei vari settori economici

12

2003–2008: la situazione nelle sette Grandi Regioni della Svizzera

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Situazione del mercato del lavoro nel primo trimestre 2009 e prospettive a breve termine

16

il mercato svizzero del lavoro nel raffronto internazionale

18

«indicatori del mercato del lavoro 2009»

La pubblicazione sugli indicatori del mercato del lavoro del 2009 (disponibile in tedesco e in francese) fornisce ele- menti di riferimento tratti dalla vasta gamma di dati sull’impiego. L’informazione è strutturata in maniera tale da for- nire una visone d’insieme del mondo del lavoro svizzero e delle relative statistiche. Tra i temi trattati, si trovano l’attività professionale, le ore di lavoro, la disoccupazione, i posti liberi, gli aspetti dinamici del mercato del lavoro, la struttura e l’evoluzione dei salari.

Dopo una prima parte dedicata ai risultati commentati per il periodo 2003-2009, la pubblicazione passa in rassegna le definizioni dei principali indicatori del mercato del lavoro. Un capitolo specifico descrive in seguito gli aspetti metodo- logici delle differenti fonti statistiche. Infine, l’ultima parte è costituita da una sessantina di tabelle che presentano in dettaglio i risultati delle differenti statistiche del mercato del lavoro.

la pubblicazione sarà disponibile a partire dal 28 agosto 2009.

N. di ordinazione: tedesco: 206-0901 francese: 206-0902

Ordinazioni: tel.: 032 713 60 60 fax: 032 713 60 61 Prezzo: fr. 22.–; ca. 130 pagine

Indice

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2003

2008: principali evoluzioni sul mercato svizzero del lavoro

Gli anni dal 2003 al 2008 segnano la fine del periodo di bassa congiuntura iniziato nel 2001 e inaugurano un periodo di crescita economica. Come mostrano i principali indicatori del mercato del lavoro, a partire dal 2006 l’economia svizzera riprende vigore:

mentre gli occupati, gli impieghi e il volume di ore lavorate progrediscono sensibilmente, la disoccupazione si contrae notevol- mente e l’importazione di manodopera continua a superare di gran lunga l’esportazione della medesima. in un contesto così favo- revole, il livello dei salari cresce del 2,8% in termini reali, registrando un aumento annuo medio del 0,5% per l’intero periodo.

Eppure, nella seconda metà del 2008 emergono le prime avvisaglie di un nuovo rallentamento economico.

Tra giugno 2003 e giugno 2008, l’occupazione cresce in maniera sostenuta. Stando alle indagini presso le economie domestiche, nel quinquennio in rassegna il mercato del lavoro si arricchisce di 349’000 occupati (+8,4%). Le informazioni raccolte nelle imprese dei settori secondario e terziario confermano tale vigore, registrando un incremento di 308’000 addetti (+8,4%). Tut- tavia, tale evoluzione non presenta un andamento lineare: la timida ripresa congiunturale che si registra a partire dal secondo trimestre 2003 non si riversa immediatamente sul mercato del lavoro. Nel biennio tra giugno 2003 e giugno 2005 il numero di occupati e quello di addetti aumentano soltanto debolmente (ambedue +0,9% in due anni) mentre progredisce ancora lie- vemente il tasso di inoccupati (dal 4,1% nel giugno 2003 al 4,4% nel giugno 2005). Nonostante un moderato incremento dell’attività, il biennio rimane segnato da un’elevata pressione migratoria con eccedenze di 26’000 persone attive nel 2004 e 29’000 nel 2005.

È soltanto a partire dalla seconda metà del 2005 che il mer- cato del lavoro risente realmente degli effetti della ripresa congiunturale: in tre anni, ossia fino al secondo trimestre 2008, il numero di occupati cresce del 7,5%, quello degli addetti nelle imprese dei settori secondario e terziario del 7,4%. Il tasso di inoccupati diminuisce di 1,1 punti percentuali nell’arco di tre anni e scende al 3,3% nel giugno 2008. Tale valore rimane tuttavia di molto superiore al basso livello registrato nel prece- dente periodo di crescita (2,5% nel giugno 2001).

Ma già negli ultimi due trimestri del 2008 i principali indica- tori del mercato del lavoro annunciano un nuovo rallentamento:

il tasso di crescita di addetti e occupati s’indebolisce marcata- mente nell’arco di un anno. Alla fine del 2008, occupati e ad- detti registrano un aumento di solo l’1,1% e l’1,6% rispettiva- mente, mentre il tasso di inoccupati risale al 3,7%.

Sul piano strutturale, il periodo 2003-2008 è nuovamente caratterizzato da una forte espansione del lavoro part-time: nel giugno 2008 sono 1,466 milioni di persone, ossia un terzo di tutti gli occupati, ad esercitare un lavoro a tempo parziale, il 14,7% in più rispetto a giugno 2003 (1,278 milioni di persone).

Anche il numero di occupati a tempo pieno subisce una forte crescita del 5,6% salendo a quota 3,040 milioni nel giugno 2008. Tale trend verso l’attività a tempo parziale non impedisce tuttavia al volume totale delle ore effettive di lavoro di progre- dire del 6,2% tra il 2003 e il 2007. Questo aumento delle ore lavorate si spiega principalmente con l’incremento del numero di posti di lavoro ma anche con una progressione del volume di ore straordinarie (+7,0%).

Sotto l’effetto congiunto dell’aumento dei salari nominali (+2,0%) e di un’elevata inflazione (+2,4%), nel 2008 i salari reali diminuiscono dello 0,4 per cento. Nel 2007, il potere d’ac- quisto dei salari era progredito dello 0,9 per cento in seguito a un’inflazione relativamente contenuta (0,7 per cento) e a una crescita nominale dei salari dell’1,6%. Nel periodo 2004-2006, la crescita dei salari reali si aggirava attorno allo zero.

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2003

2008: principali evoluzioni sul mercato svizzero del lavoro

-4,0%

-3,0%

-2,0%

-1,0%

0,0%

1,0%

2,0%

3,0%

4,0%

II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV

2003 2004 2005 2006 2007 2008

Persone occupate, variazione in % Addetti negli stabilimenti dei settori secondario e terziario, variazione in %

Variazione del numero di persone occupate e del numero di addetti rispetto all’anno precedente, in %, giugno 2003 – dicembre 2008

Fonti: SPO/STATIMP

Fonte: CML

Fonte: ISS 0

20 40 60 80 100 120 140 160

2003 2004 2005 2006 2007

Persone attive immigrate, in migliaia

Persone attive emigrate, in migliaia

Saldo, in migliaia

Migrazione di forze di lavoro, in migliaia, 2003–2007

Variazione dell’indice dei salari nominali e dell’indice dei salari reali rispetto all’anno precedente, in %, 2003–2008

-1,0%

-0,5%

0,0%

0,5%

1,0%

1,5%

2,0%

2,5%

3,0%

2003 2004 2005 2006 2007 2008

Variazione dell’indice dei salari reali rispetto all’anno precedente, in % Variazione dell’indice dei salari nominali rispetto all’anno precedente, in %

© Ufficio federale di statistica (UST)

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2003

2008: il mercato svizzero del lavoro e i suoi squilibri

Nel 2003 il mercato del lavoro è caratterizzato da un’offerta eccedentaria. la timida ripresa economica d’inizio periodo non si ripercuote immediatamente sulla domanda. Fino al 2005 l’impiego progredisce soltanto in modo marginale e il numero di per- sone inoccupate rimane elevato. la tendenza si inverte soltanto con l’accelerazione della crescita economica a partire dalla fine del 2005: le imprese aumentano i loro effettivi e la disoccupazione si contrae significativamente. A partire dalla metà del 2008, tuttavia, la domanda di lavoro subisce una flessione e gli indicatori delle prospettive d’impiego a breve termine rilevati presso le imprese mostrano i primi segnali di raffreddamento.

Risultato di due anni di cattiva congiuntura, all’inizio del pe- riodo in rassegna la situazione sul mercato svizzero del lavoro è tesa: nel giugno 2003 il numero di persone inoccupate e il nu- mero di persone registrate presso un ufficio regionale di collo- camento raggiungono livelli relativamente elevati attestandosi rispettivamente a quota 172’000 e 140’000; l’indice dei posti liberi nelle imprese crolla a uno dei suoi valori più bassi (100 punti); gli indicatori relativi alla penuria di manodopera rista- gnano a quote molto basse per tutti i livelli di qualifica e la per- centuale di aziende che dichiara di non disporre di sufficiente manodopera qualificata scende al 16,5%, a fronte di una quota del 40% alla fine del periodo di crescita precedente (inizio 2001).

La moderata ripresa economica a partire dal secondo trimes- tre 2003 non ha ripercussioni immediate sul mercato del lavoro:

tra il terzo trimestre 2003 e il terzo trimestre 2005 l’indice dei posti liberi si muove nell’intervallo da 80 a 120 punti e l’indica- tore delle prospettive d’impiego non supera mai 1,02 punti.

Tale assenza di dinamismo si riflette, da un lato, sulla disoccu- pazione che non dà segni di diminuire e, dall’altro, sul tasso di inoccupati (4,4%) che nel giugno 2005 risulta addirittura lieve- mente superiore a quello di giugno 2003 (4,1%). L’aumento del volume di ore straordinarie, passate da 174 milioni nel 2003 a 176 milioni nel 2005, testimonia le propensione delle imprese di ricorrere quanto più possibile alle risorse disponibili anziché in- crementare gli effettivi. Il volume di ore straordinarie equivale a circa 90’000 posti di lavoro a tempo pieno. È tuttavia erroneo desumerne che la disoccupazione avrebbe potuto essere assor- bita con una migliore ripartizione del lavoro. Spesso, infatti, il lavoro straordinario è di natura temporanea e le qualificazioni richieste dalle imprese non collimano con quelle offerte dalle persone in cerca di lavoro.

È soltanto alla fine del 2005, con l’istaurarsi della ripresa econo- mica che si inaugura un’inversione di tendenza della situazione sul mercato del lavoro. La disoccupazione diminuisce in maniera pronunciata pur rimanendo a un livello più elevato rispetto al periodo di crescita congiunturale precedente (1998-2001). Tra giugno 2005 e giugno 2007 il numero di inoccupati passa da 183’000 a 153’000 e il numero di disoccupati iscritti scende per la prima volta dopo quasi cinque anni sotto la soglia dei 100’000.

Per quanto concerne le persone in cerca di lavoro non disoccu- pate (persone con guadagni intermedi e persone inserite in pro- grammi occupazionali, di riqualificazione o perfezionamento), il loro numero raggiunge il picco di 70’000 nel giugno 2005, per ridiscendere a 53’000 due anni più tardi. Parallelamente, la do- manda di lavoro si rinforza. L’indice dei posti liberi aumenta progressivamente. Nel giugno 2007 raggiunge 213 punti, il suo livello più elevato da sei anni, ma resta piuttosto lontano dal re- cord registrato a metà 2000 (284 punti). Con 1,08 punti nel giugno 2007, l’indicatore delle prospettive d’impiego mostra il miglior risultato dalla sua introduzione nel primo trimestre 2004.

A partire dalla metà del 2008, la domanda di lavoro subisce tuttavia un freno: nel giugno 2008 l’indicatore delle prospettive d’impiego è già lievemente sotto il livello dell’anno precedente (1,07 punti contro 1,08 punti) e l’indice dei posti liberi rimane soltanto di 4 punti superiore (217 punti contro 213 punti).

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2003

2008: il mercato svizzero del lavoro e i suoi squilibri

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV

2003 2004 2005 2006 2007 2008

Persone inoccupate, in migliaia Disoccupati iscritti, in migliaia

Persone in cerca di lavoro iscritte non disoccupate, in migliaia

Persone inoccupate, disoccupati iscritti e persone in cerca di lavoro iscritte non disoccupate, in migliaia, giugno 2003 – dicembre 2008

Volume di ore straordinarie e in equivalenti a tempo pieno*, in milioni de ore e in migliaia di addetti, 2003–2007

Fonti: SPI / seco

Fonte: STATIMP

Fonte: SVOL 0

25 50 75 100 125 150 175 200

2003 2004 2005 2006 2007 0

20 40 60 80 100

2003 2004 2005 2006 2007

Volume di ore straordinarie, in milioni di ore

Volume di ore straordinarie convertito in posti a tempo pieno, in migliaia di addetti

* L’equivalente a tempo pieno è ottenuto dividendo le ore straordinarie per la durata effettiva di lavoro dei posti a tempo pieno

*

Indice dei posti liberi (in punti) e quota di aziende con carenza di lavoratori qualificati* (in %), marzo 2003 – dicembre 2003

Indice dei posti liberi e indicatore delle prospettive d’impiego, in punti, marzo 2004 – dicembre 2008

La quota di aziende con carenza di manodopera non è più calcolata a partire dal primo trimestre 2004 0

10 20 30 40 50

Quota di aziende in %

0 50 100 150 200 250

Indice in punti

I II III IV

2003

Indice dei posti liberi, in punti (giugno 2003=100), asse destro Quota di aziende (ponderata per numero di addetti) che denuncia una carenza di manodopera qualificata, asse sinistro, in %

0 50 100 150 200 250

0,75 1,00 1,25

Indicatore delle prospettive d’impiego

I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV

2004 2005 2006 2007 2008

Indice dei posti liberi, in punti (giugno 2003=100), asse sinistro Indicatore delle prospettive d’impiego, asse destro

© Ufficio federale di statistica (UST)

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2003–2008: la situazione di uomini e donne sul mercato del lavoro

tra il 2003 e il 2008, l’occupazione femminile continua a progredire in maniera più accentuata rispetto a quella maschile e l’impiego si tinge sempre più di rosa. Elementi propulsori di questa evoluzione sono la progressiva terziarizzazione dell’economia e l’espansione del lavoro a tempo parziale. Cinque donne occupate su sei lavorano infatti nel settore dei servizi e oltre una donna occupata su due esercita un’attività a tempo parziale. Benché oggi la maggioranza degli uomini eserciti la propria attività nel settore terziario, il settore secondario accoglie ancora un terzo degli addetti di sesso maschile. la buona congiuntura in questo settore tra la metà del 2005 e la fine del 2007 va a vantaggio, in particolare, degli uomini. Malgrado la loro accresciuta presenza sul mercato del lavoro, le donne res- tano confrontate a condizioni generalmente meno favorevoli rispetto agli uomini sia in termini di disoccupazione che di salario.

Tra giugno 2003 e giugno 2008, il numero di uomini attivi (occupati e inoccupati) progredisce del 6,0%, salendo a quota 2,541 milioni. Nello stesso lasso di tempo il numero di donne inserite nel mercato del lavoro aumenta del 9,3% e sale a 2,112 milioni. Nell’arco di un quinquennio, quindi, la propor- zione femminile della popolazione attiva cresce di quasi un punto percentuale, passando dal 44,6% al 45,4%. Se quindi gli uo- mini hanno potuto beneficiare della buona congiuntura nel set- tore secondario per due anni e mezzo nel periodo in esame, le donne hanno proseguito la loro progressiva crescita osservata ormai da numerosi anni. Oltre alla favorevole situazione congiunturale, questa evoluzione può essere ricondotta al fatto che le donne conciliano sempre più l’attività lavorativa con gli oneri familiari.

La rilevanza sempre maggiore che occupa il lavoro a tempo parziale nella nostra società contribuisce allo sviluppo dell’atti- vità delle donne (e viceversa). Nel giugno 2008 lavorava a tempo parziale il 56,9% delle donne, contro il 55,9% nel giu- gno 2003. Meno frequente è il lavoro a tempo parziale tra gli uomini sebbene presenti una lieve crescita. Nel giugno 2008 esercitava un’attività a tempo parziale il 12,6% degli uomini, contro il 10,7% di cinque anni prima. L’ineguale diffusione del lavoro a tempo parziale spiega perché le donne contribuiscano solo per poco più di un terzo al volume totale delle ore effettive di lavoro (2007: 36,5%).

La terziarizzazione dell’economia è un altro elemento che favorisce lo sviluppo dell’attività delle donne. Nel giugno 2008 lavoravano in tale settore più di cinque donne occupate su sei, pari all’85,4%. I settori secondario e primario accolgono rispet- tivamente soltanto l’11,8% e il 2,8% delle lavoratrici. E anche se gli uomini operano prevalentemente nel settore terziario (62,2%), la loro quota rimane superiore a quella delle donne nel settore secondario (32,7%). Il 5,0% degli uomini lavora, infine, nel settore primario.

Dopo due anni di rallentamento congiunturale, all’inizio del periodo in rassegna l’inoccupazione è ancora molto elevata, sia tra gli uomini (3,8% nel giugno 2003) che tra le donne (4,5%).

Nonostante la moderata ripresa economica, questi due tassi ri- mangono elevati per altri due anni, progredendo addirittura tra le donne (giugno 2005: 5,1%). A partire dalla metà del 2005, con l’avvio della ripresa economica, l’inoccupazione inizia a di- minuire tra gli uomini, attestandosi al 2,7% nel giugno 2008.

Tra le donne rimane sopra la soglia del 4,0%. Per capire meglio i motivi di questa differente evoluzione è opportuno fare una distinzione tra la disoccupazione frizionale, la disoccupazione strutturale e la disoccupazione congiunturale. La prima, ossia la disoccupazione frizionale (conseguenza del tempo necessario per trovare un lavoro dopo un periodo d’inattività o dopo la perdita imprevista del posto di lavoro) resta più accentuata tra le donne, che si trovano più spesso in condizioni di dover cer- care un nuovo posto di lavoro dopo aver interrotto l’attività professionale per dedicarsi alla famiglia. Le donne sembrano svantaggiate rispetto agli uomini anche per quanto riguarda la disoccupazione strutturale (conseguenza dello scarto delle com- petenze offerte e competenze richieste dal mercato del lavoro e della mancante mobilità geografica): dotate generalmente di una formazione meno elevata, esse fanno talvolta fatica a far valere le proprie competenze dopo una pausa familiare e sono spesso legate alla regione del partner. A causa della loro forte presenza nel settore secondario (industria e costruzioni), gli uo- mini sono per contro più esposti alla disoccupazione congiuntu- rale (conseguenza dell’evoluzione del ciclo economico). Il set- tore secondario reagisce infatti prima del settore terziario ai rallentamenti congiunturali (come quello manifestatosi all’inizio del periodo in esame), ma è il primo a ridestarsi nelle fasi di ri- presa (come nel 2005).

Con un salario lordo standardizzato mediano di 6076 franchi mensili nel 2006, gli uomini rimangono nettamente meglio re- tribuiti delle donne. Il salario di queste ultime ammonta media- mente a 4926 franchi, il 18,9% in meno rispetto a quello degli uomini. Tuttavia, lo scarto sta diminuendo: dieci anni fa era an- cora del 22,9%. Visti l’innalzamento continuo del grado di for- mazione delle donne e il loro accesso sempre più frequente a posti di responsabilità, la riduzione del divario salariale dovrebbe proseguire.

La crescita più marcata dell’indice dei salari delle donne s’inscrive in una tendenza a lungo termine iniziata alla metà de- gli anni 1960. Essendo tuttavia il calcolo della variazione basato su un livello genericamente meno elevato dei salari delle donne rispetto a quello degli uomini, il fenomeno va relativizzato. Dal 2003 al 2008, i salari reali di uomini e donne sono cresciuti in media rispettivamente dello 0,2% e dello 0,3%.

(9)

2003–2008: la situazione di uomini e donne sul mercato del lavoro

-3%

-2%

-1%

0%

1%

2%

3%

4%

5%

I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV

2003 2004 2005 2006 2007 2008

Uomini occupati, variazione in % Donne occupate, variazione in %

Variazione del numero di occupati secondo il sesso, rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, in %, marzo 2003 – dicembre 2008

Distribuzione dei salari mensili netti non standardizzati, secondo il sesso, in %, 2006

Ripartizione uomini/donne della popolazione attiva (giugno 2008), delle persone occupate a tempo parziale (giugno 2008) e del volume di ore effettive di lavoro (2007), in %

Fonte: SPO

Fonte: RSS

Fonti: SPO, SPI, SVOL 0%

5%

10%

15%

20%

25%

0–1000 1001–2000 2001–3000 3001–4000 4001–5000 5001–6000 6001–7000 7001–8000 8001–9000 9001–10000 10001–11000 11001–12000 12001–13000 13001–14000 14001–15000 15001–16000 16001–17000 17001–18000 18001–19000 19001–20000 20001+

Salario mensile netto dei lavoratori dipendenti Salario mensile netto delle lavoratrici dipendenti

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

Popolazione attiva

Persone occupate a tempo parziale

Volume delle ore effettive di lavoro

54,6% 45,4%

21,2% 78,8%

63,5% 36,5%

Uomini Donne

© Ufficio federale di statistica (UST)

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2003–2008: lavoratori svizzeri e lavoratori stranieri

Dal 2001 la Svizzera assiste a una forte immigrazione di manodopera straniera. tra il 2003 e il 2008 il numero di lavoratori stra- nieri è cresciuto a ritmo più che doppio rispetto a quello degli svizzeri. Senza le naturalizzazioni, la differenza sarebbe ancora più evidente. Sull’insieme del periodo, i tassi di inoccupati di nazionalità straniera restano tuttavia doppi se non tripli rispetto a quelli degli svizzeri. Questi ultimi continuano inoltre a beneficiare di condizioni salariali più favorevoli.

Tra giugno 2003 e giugno 2008 il numero di persone attive (occupati e inoccupati) di nazionalità straniera è più che rad- doppiato rispetto a quello degli svizzeri (stranieri: +13,2%, saliti a 1,271 milioni; svizzeri: +5,5%, saliti a 3,382 milioni). Un aumento consistente si è avuto a partire dalla seconda metà del 2006. La crescita elevata del numero di lavoratori stranieri è il risultato di un’immigrazione altrettanto elevata. Sull’insieme del periodo 2003-2007, il numero di lavoratori stranieri che en- trano in Svizzera supera di 205’000 unità quello di coloro che lasciano il Paese. L’entrata in vigore dell’accordo sulla libera cir- colazione delle persone tra la Svizzera e l’Unione Europea nel giugno 2002 e la sua attuazione a tappe successive nonché la favorevole situazione congiunturale contribuiscono a spiegare il forte flusso migratorio verso la Svizzera. Le migrazioni di persone attive di nazionalità svizzera presentano, per lo stesso quinquennio, un saldo negativo (-26’000 persone).

Ad influenzare la struttura della popolazione attiva sono le na- turalizzazioni. Tra il 2003 e il 2007 acquisiscono la nazionalità svizzera 108’000 persone attive. Senza questi cambiamenti di na- zionalità, nel periodo 2003-2008 le persone attive di nazionalità svizzera aumenterebbero soltanto del 2,1%, quelle di nazionalità straniera del 22,8%. Nel 2008 la quota di stranieri tra le persone attive è del 27,3%, contro il 25,9% di cinque anni prima.

Tra gli svizzeri presenti sul mercato del lavoro nel giugno 2008 3,298 milioni sono occupati, 83’000 inoccupati. Gli inoc- cupati svizzeri costituiscono così il 2,5% delle persone attive, un livello inferiore rispetto al 2003 (2,9%). Meno favorevole è la situazione degli stranieri: nel giugno 2008 1,207 milioni eserci- tano un’attività lavorativa, 63’000 sono senza lavoro. Il loro tasso di inoccupati si situa al 6,0%, contro l’8,4% nel giugno 2003. Gli stranieri rimangono maggiormente esposti al rischio di disoccupazione; da un lato, a causa del loro grado di forma- zione, in genere meno elevato di quello degli svizzeri (il 28,7%

degli stranieri non dispone di una formazione post-obbligatoria, contro il 12,5% degli svizzeri), dall’altro, per la loro forte pre- senza nel settore secondario, particolarmente sensibile alle va- riazioni congiunturali. In tale settore, infatti, oltre un terzo della manodopera è di nazionalità straniera (36,0% nel giugno 2008), contro il 24,7% nel settore terziario e soltanto l’11,3%

nel settore primario. I lavoratori stranieri sono nella maggior parte dipendenti (95,7%; svizzeri: 86,5%). Soltanto il 4,3%

esercita un’attività indipendente o è attivo nell’azienda fami- liare. Tale differenza è dovuta a svariati fattori quali il processo d’integrazione o l’impossibilità, per gli stranieri di prima genera-

zione, di rilevare un’azienda familiare. Non va inoltre dimenti- cato che gli stranieri presentano un numero maggiore di per- sone al di sotto dei 40 anni rispetto agli svizzeri (mentre nella classe di età dai 40 ai 64 anni la quota di indipendenti è molto più elevata rispetto alle altre classi di età).

Tra giugno 2003 e giugno 2008 la proporzione di persone che esercitano un lavoro a tempo parziale aumenta sia tra gli svizzeri che tra gli stranieri, rispettivamente di 2,2 e 1,4 punti percentuali. Tale forma lavorativa è tuttavia meno diffusa tra le donne di nazionalità straniera. Alla metà del 2008 lavorava a tempo parziale il 43,5% delle straniere contro il 60,6% delle svizzere. Tra gli uomini lo scarto è meno accentuato (8,4%

contro 14,2%).

La struttura degli occupati di nazionalità straniera varia in fu- nzione del permesso di soggiorno. Se nel giugno 2008 gli occu- pati titolari di un permesso di domicilio costituiscono ancora la metà della manodopera straniera (50,1%), la loro quota risulta notevolmente diminuita rispetto a cinque anni prima (giugno 2003: 57,0%). In calo risulta inoltre la quota di dimoranti tem- poranei, scesa di 1,9 punti percentuali rispetto al 2003 (2008:

3,9%). In proposito va tuttavia rilevato che in seguito all’aboli- zione del contingentamento della manodopera proveniente dai Paesi dell’UE-15 (Cipro e Malta inclusi) e dai Paesi AELS con ef- fetto dal 1° giugno 2007, i permessi per dimoranti temporanei non hanno più dovuto sopperire a contingenti di permessi di soggiorno esauriti. Tutte le altre categorie di stranieri presen- tano invece un aumento. Nel giugno 2008 i titolari di un per- messo di dimora costituiscono il 26,2% degli occupati stranieri (2003: 19,9%) i frontalieri il 17,7% (2003: 16,0%) e la catego- ria «altri» il 2,1% (2003: 1,2%).

Nel 2006 il salario lordo standardizzato mediano dei dipen- denti stranieri è del 13,9% inferiore a quello degli svizzeri (5’140 franchi contro 5’952 franchi). Ciò, tuttavia, non per- mette di parlare di disparità di trattamento: da un lato, la ma- nodopera straniera è più giovane di quella svizzera (nel giugno 2007 il 56,5% degli occupati stranieri avevano meno di 40 anni, contro il 43,8% degli svizzeri), dall’altro vi sono impor- tanti differenze tra gli svizzeri e gli stranieri in termini di forma- zione e di ripartizione tra i vari rami economici.

I dati qui presentati non intendono celare il carattere alquanto eterogeneo della popolazione attiva straniera. Informazioni più dettagliate al riguardo figurano nell’edizione 2008 della pubbli- cazione dell’UST dedicata alla popolazione straniera in Svizzera.

(11)

2003–2008: lavoratori svizzeri e lavoratori stranieri

-4%

-3%

-2%

-1%

0%

1%

2%

3%

4%

II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II

2003 2004 2005 2006 2007 2008

Popolazione attiva svizzera, variazione in %

Popolazione attiva straniera, variazione in %

Variazione della popolazione attiva secondo la nazionalità rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, in %, giugno 2003 – giugno 2008

Migrazione di manodopera secondo la nazionalità, in migliaia, 2003–2007

Ripartizione svizzeri/stranieri nei vari settori economici, in percentuale, giugno 2008

Fonti: SPO / SPI

Fonte: CML

Fonte: SPO -20

0 20 40 60 80 100 120 140

2003 2004 2005 2006 2007

Persone attive immigrate, in migliaia Persone attive emigrate, in migliaia Saldo, in migliaia

-20 0 20 40 60 80 100 120 140

2003 2004 2005 2006 2007

0% 20% 40% 60% 80% 100%

Settore primario

Settore secondario

Settore terziario

88,8%

64,0% 36,0%

75,3% 24,7%

Svizzeri Stranieri

Svizzeri Stranieri

© Ufficio federale di statistica (UST)

Ripartizione degli occupati di nazionalità straniera secondo la tipologia di permesso di soggiorno, giugno 2008

Persone nel processo d’asilo, personale delle ambasciate, dei consolati e della marina svizzera, cittadini dell’UE/AELS che esercitano un’attività lucrativa dipendente non superiore ai 90 giorni l’anno.

Titolari di un permesso di domicilio

Titolari di un permesso di dimora

Frontalieri

Titolari di un permesso di soggiorno di breve durata Altri*

50,1%

26,2%

17,7%

3,9%

*

2,1%

11,2%

(12)

2003–2008: evoluzione nei vari settori economici

tra il 2003 e il 2008 il mercato del lavoro prosegue il suo processo di terziarizzazione. il settore dei servizi continua a progredire in maniera più accentuata rispetto al settore dell’industria, sebbene quest’ultimo presenti una forte crescita a partire della fine del 2005, crescita che nel 2006 supera addirittura quella del settore terziario. lo slancio del settore secondario si ferma tuttavia a partire dal secondo semestre del 2007. Dal punto di vista salariale, la debole differenza tra i salari del settore secondario e del terziario è ingannevole: in base a una distinzione secondo il sesso, infatti, la remunerazione risulta nettamente migliore nel set- tore dei servizi.

Tra il 2003 e il 2008 l’economia prosegue il suo cammino verso una crescente terziarizzazione: nel settore terziario il nu- mero di occupati aumenta di 283’000 unità (+9,5%) per attes- tarsi a 3,274 milioni nel giugno 2008. Nel settore secondario l’incremento è di 58’000 occupati (+5,8%, saliti a 1,050 milioni).

Se il settore dei servizi progredisce durante l’intero periodo in esame, il settore dell’industria presenta un’evoluzione eteroge- nea: tra il secondo trimestre 2003 e il secondo trimestre 2004, l’attività industriale viene colpita in pieno dalla crisi congiuntu- rale e il numero di occupati si riduce di 9’000 unità. Con la ri- presa economica, il numero di lavoratori del settore aumenta di nuovo rapidamente superando la crescita osservata nel settore dei servizi. Nel giugno 2007, il numero di occupati del settore secondario risale più o meno al livello del precedente periodo di fioritura economica (1998-2001). A partire dalla metà del 2007, la progressione dell’attività del settore secondario subisce un forte freno e il tasso di crescita degli occupati scende di nuovo chiaramente al di sotto di quello del settore terziario. Il settore primario, infine, registra un aumento di 8’000 occupati nel quinquennio in rassegna (+4,9%, saliti a 182’000).

La diffusione del lavoro a tempo parziale dipende chiara- mente dalla notevole dinamica del settore terziario. Tra giugno 2003 e giugno 2008 il settore dei servizi crea 162’000 nuovi posti di lavoro a tempo parziale, contro 81’000 a tempo pieno (creazione netta di posti di lavoro). La quota di posti a tempo parziale passa così dal 35,9% nel giugno 2003 al 38,5% nel giugno 2008. Nello stesso lasso di tempo, i posti di lavoro a tempo parziale avanzano di 1 punto percentuale nel settore se- condario, salendo a quota 12,6 per cento.

A metà del 2008 il 72,7% degli occupati lavora nel settore terziario, contro il 72,0% nel giugno 2003. Nel settore secon- dario opera il 23,3% degli occupati (23,9% cinque anni prima) e nel settore primario il 4,0% (4,2% nel 2003). In termini di volume di ore di lavoro, il peso del settore primario è più impor- tante (5,3% del volume complessivo nel 2007) a causa di una durata annua di lavoro per addetto nettamente superiore alla media (2077 ore effettive di lavoro, contro 1716 nel settore se- condario e 1459 nel settore terziario).

L’indice dei posti liberi e i dati sulla disoccupazione rispec- chiano le dinamiche registrate nei settori secondario e terziario.

Nella seconda metà del 2003, l’indice dei posti liberi è al mi- nimo storico e scende addirittura sotto la soglia di 100 punti

nella seconda metà del 2003, sia nel settore secondario (79 punti nel dicembre 2003) che nel settore terziario (82 punti).

Tra giugno 2004 e giugno 2005 l’indice non supererà mai la soglia di 120 punti. Soltanto con la ripresa economica a partire dalla fine del 2005 l’indice subisce una nuova accelerazione e raggiunge livelli elevati nel giugno 2008 (settore secondario:

236 punti; settore terziario: 209 punti) senza tuttavia salire ai valori record degli anni 2000 e 2001. Grazie alla buona tenuta dell’attività nel settore secondario nel periodo in rassegna la quota di disoccupati registrati presso gli URL scende al 21,5%

nel giugno 2008, a fronte di una quota del 24,9% nel 2003 (sono considerati unicamente i disoccupati di cui si dispone di informazioni, ossia l’85% dei casi).

Con un salario lordo standardizzato mediano di 5742 franchi mensili nel 2006, i dipendenti del settore secondario (settore privato) sembrano, a prima vista, meglio retribuiti di quelli del terziario (5547 franchi). Questa immagine è tuttavia inganne- vole: una ripartizione dei dati secondo il sesso mostra infatti che, sia per gli uomini che per le donne, i salari del settore ter- ziario (6241 franchi per gli uomini e 4893 franchi per le donne) sono superiori ai salari del settore secondario (rispettivamente 5915 e 4846 franchi). Poiché gli uomini sono proporzional- mente molto più numerosi nel settore secondario il livello sala- riale dei due settori risulta riequilibrato in termini aggregati (nel giugno 2006, gli uomini rappresentano il 77,6% degli occupati del settore secondario contro solo il 47,5% del settore terziario).

Nel 2008, i settori secondario e terziario registrano le cres- cite dei salari nominali più sostenute dal 2002. Dal 2002 al 2005, nel settore terziario, i salari nominali erano diminuiti pro- gressivamente per riaumentare a partire dal 2006 (+1,2%;

2007: +1,7%). Nel 2008, l’aumento è del 2,1%. Anche il set- tore secondario ha conosciuto una flessione a partire dal 2002.

Qui, tuttavia, i salari nominali hanno iniziato a progredire già a partire dal 2005 (+1,2%). Nel 2006 l’aumento è dell’1,1%, nel 2007 dell’1,5% e nel 2008 dell’1,8%. Sull’insieme del periodo 2003-2008, il tasso di crescita annua dei salari reali rimane tut- tavia sotto la soglia dell’1%. Gli incrementi maggiori sono re- gistrati nel 2007, con un aumento dello 0,8% nel settore se- condario e un incremento dello 0,9% nel settore terziario. A causa dell’elevato tasso d’inflazione (+2,4%), nel 2008 l’incre- mento salariale diventa negativo (rispettivamente -0,6% e -0,3%).

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2003–2008: evoluzione nei vari settori economici

-5%

-4%

-3%

-2%

-1%

0%

1%

2%

3%

4%

5%

II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV

2003 2004 2005 2006 2007 2008

Persone occupate nel settore secondario, variazione in % Persone occupate nel settore terziario, variazione in %

Variazione degli occupati nei settori secondario e terziario rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, in %, giugno 2003 – dicembre 2008

Salario mensile lordo standardizzato (mediana) secondo il settore economico e il sesso, settore pubblico e privato, 2006

Fonte: SPO

Fonte: STATIMP

Fonte: RSS 0 CHF

1 000 CHF 2 000 CHF 3 000 CHF 4 000 CHF 5 000 CHF 6 000 CHF 7 000 CHF

Totale Uomini Donne

Salario mensile lordo (mediana), settore secondario, in franchi Salario mensile lordo (mediana), settore terziario, in franchi

0% 20% 40% 60% 80% 100%

Settore secondario

Settore terziario

87,4% 12,6%

61,5% 38,5%

Addetti a tempo pieno Addetti a tempo parziale

Addetti a tempo pieno e a tempo parziale nei settori secondario e terziario, in %, giugno 2008

© Ufficio federale di statistica (UST)

Indice dei posti liberi nei settori secondario e terziaro, in punti, giugno 2003 – dicembre 2008

0 50 100 150 200 250

II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV

2003 2004 2005 2006 2007 2008

Settore secondario Settore terziario

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2003–2008: la situazione nelle sette Grandi Regioni della Svizzera

le sette Grandi Regioni della Svizzera si distinguono sia per l’evoluzione generale dell’impiego e della disoccupazione che per la struttura del loro mercato del lavoro. tra il 2003 e il 2008 sono la Svizzera centrale, la Regione del lemano e la Svizzera orientale a registrare la crescita maggiore delle persone occupate. Nell’Espace Mittelland l’aumento è molto più contenuto. Benché nel secondo trimestre 2008 la disoccupazione risulti in calo in tutte le Grandi Regioni, il ticino e la Regione del lemano rimangono particolarmente colpiti da tale fenomeno. A registrare le quote più elevate di occupati nel settore dei servizi sono le Regioni di Zurigo e del lemano, mentre il settore secondario rimane radicato in particolare nella Svizzera nordoccidentale e orientale. Anche il livello salariale varia notevolmente in termini geografici. lo scarto maggiore è quello registrato tra la Regione di Zurigo e il ticino.

Tra giugno 2003 e giugno 2008 il numero di occupati aumenta in tutte le Grandi Regioni anche se a ritmi differenti.

Le progressioni maggiori si osservano nella Svizzera centrale (+14,4% per un totale di 423’000 nel giugno 2008), nella Re- gione del Lemano (+13,3% per un totale di 819’000) e nella Svizzera orientale (+9,4% per un totale di 615’000). L’incre- mento è vicino alla media nazionale (+8,4%) nella Regione di Zurigo (+7,9% per un totale di 875’000), nel Ticino (+7,7% per un totale di 200’000) e nella Svizzera nordoccidentale (+7,5%

per un totale di 620’000). Il numero di persone che esercitano un’attività professionale nell’Espace Mittelland cresce invece un po’ più lentamente (+2,7% per un totale di 954’000).

Dopo aver raggiunto nuovi picchi all’inizio del periodo in rassegna, la disoccupazione resta a livelli elevati per diversi tri- mestri. Benché la situazione congiunturale mostri primi timidi segni di ripresa agli inizi del 2004, il numero di inoccupati inizia a calare lentamente soltanto a partire dal giugno 2004, dap- prima in maniera molto debole nella Regione di Zurigo e nella Svizzera centrale, poi, a partire dal giugno 2006, in maniera amplificata e generalizzata nelle altre Grandi Regioni. Nel giu- gno 2008, grazie a questa inversione di tendenza, il tasso di inoccupati raggiunge livelli inferiori a quelli osservati nel 2003, scendendo al 2,1% nella Svizzera centrale (-1,5 punti percen- tuali), al 4,6% nella Regione del Lemano (-1,0), al 3,4% nella Regione di Zurigo (-1,0), al 2,5% nella Svizzera orientale (-0,8) al 3,2 per cento nella Svizzera nordoccidentale (-0,7), al 3,2%

nell’Espace Mittelland (-0,5) e al 4,1% nel Ticino (-0,3). Il ge- nerale calo della disoccupazione non coinvolge però parimenti le Grandi Regioni della Svizzera. Mentre nel giugno 2008 la Svizzera centrale e la Svizzera orientale presentano tassi di inoc- cupati relativamente bassi, la Regione del Lemano e il Ticino rimangono piuttosto interessati da tale fenomeno. Nell’Espace Mittelland, nella Svizzera nordoccidentale e nella Regione di Zurigo il tasso di inoccupati si avvicina, invece, alla media na- zionale (3,3%).

La ripartizione delle persone occupate tra i tre settori econo- mici varia in funzione delle Grandi Regioni. Rispetto alla riparti- zione settoriale nazionale (terziario: 72,7%, secondario: 23,3%, primario: 4,0%), la Regione di Zurigo e la Regione del Lemano si distinguono per una forte quota di occupati nel settore dei servizi (Zurigo: 80,6%, Regione del Lemano: 78,8%) e per una debole presenza di occupati nei settori secondario (17,2% e 17,6%) e primario (2,2% e 3,6%). L’Espace Mittelland e la Svizzera centrale sono caratterizzati da un settore primario rela- tivamente forte (rispettivamente 5,8% e 4,4% degli occupati), un settore secondario superiore alla media (25,0% e 28,6%) e un settore terziario sottorappresentato (69,2% e 67,0%). La Svizzera nordoccidentale e la Svizzera orientale si distinguono per un settore secondario ancora importante (rispettivamente 26,4% e 30,1%). Mentre la Svizzera nordoccidentale presenta una debolissima quota di occupati nel settore agricolo (2,7%), nella Svizzera orientale tale quota è molto più elevata (6,3%).

Infine, il Ticino si caratterizza per un settore terziario forte (74,4%), un secondario vicino alla media nazionale (23,5%) e un primario sottorappresentato (2,1%).

Anche la situazione salariale varia secondo le Grandi Re- gioni. Con un salario lordo standardizzato mediano inferiore a 5000 franchi (4899 franchi mensili), i dipendenti in Ticino sono i peggio retribuiti del Paese. Essi guadagnano in media il 20,4%

in meno dei colleghi della Regione di Zurigo (6154 franchi), i più avvantaggiati della Svizzera (l’analisi non tiene conto delle differenze in termini di costo della vita). Lo scarto è tuttavia in- feriore rispetto al 2002 (22,0%). Tra questi due estremi, il livello salariale delle altre cinque Grandi Regioni è compreso in un in- tervallo minore e si situa a 5902 franchi nella Svizzera nordocci- dentale, a 5699 franchi nella Regione del Lemano, a 5552 franchi nell’Espace Mittelland, a 5537 franchi nella Svizzera centrale e a 5302 franchi nella Svizzera orientale.

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2003–2008: la situazione nelle sette Grandi Regioni della Svizzera

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

Regione del Lemano Espace Mittelland Svizzera nordoccidentale Zurigo

Svizzera orientale Svizzera centrale Ticino Totale Svizzera

Settore primario Settore secondario Settore terziario

Tasso di inoccupati per Grandi Regioni, in %, giugno 2008

Salario mensile lordo standardizzato (mediana) per Grandi Regioni, in franchi, 2006

Fonte: SPO Fonte: SPI

Ripartizione delle persone attive occupate nei vari settori economici, per Grandi Regioni, in %, giugno 2008

Fonte: RSS

© Ufficio federale di statistica (UST) 0%

1% 2%

3%

4%

5%

Regione del Totale Svizzera nord- Espace Svizzera Svizzera

Lemano

Ticino Zurigo

Svizzera occidentale Mittelland orientale centrale

0 CHF 1 000 CHF 2 000 CHF 3 000 CHF 4 000 CHF 5 000 CHF 6 000 CHF 7 000 CHF

Svizzera nord-Regione del Totale Espace Svizzera Svizzera Zurigo

occidentale Lemano Svizzera Mittelland centrale orientale

Ticino

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la situazione del mercato del lavoro al primo trimestre 2009 e prospettive a breve termine

il peggioramento della situazione congiunturale si fa sentire sul mercato del lavoro svizzero. Se nel primo trimestre 2009 l’im- piego continua a progredire rispetto allo stesso periodo del 2008, tale circostanza è dovuta unicamente al settore terziario. Nel settore secondario, infatti, l’attività lavorativa è in netto calo. Dal canto suo, l’inoccupazione continua la sua corsa al rialzo ini- ziata nell’ultimo trimestre del 2008. Per il secondo trimestre del 2009 sono soltanto pochi i segni positivi: la tendenza al calo dell’indice dei posti liberi e dell’indicatore delle prospettive d’impiego traducono infatti la precauzione delle imprese a fronte di una situazione congiunturale molto incerta.

Quale riflesso del peggioramento congiunturale internazio- nale, l’economia svizzera funziona al rallentamento in questo inizio di nuovo anno. Alla fine del primo trimestre del 2009, il nostro Paese conta 4,500 milioni di occupati, un lieve aumento rispetto a un anno prima (+0,6%). Tale evoluzione positiva è ri- conducibile unicamente alla forza lavoro femminile, aumentata dell’1,4% tra marzo 2008 e marzo 2009. Il numero di lavoratori uomini, invece, stagna per la prima volta da cinque anni. In rialzo risultano anche il numero di occupati svizzeri come pure il numero di occupati stranieri (rispettivamente +0,4% e +1,4%), questi ultimi, in particolare, per il forte e progressivo aumento sia degli occupati titolari di un permesso di soggiorno (+5,5) che dei frontalieri (+2,0%). Nelle altre categorie di stranieri il numero di occupati è in calo (titolari di un permesso di domici- lio: -0,1%; dimoranti temporanei: -3,5%; altri lavoratori stra- nieri: -13,8%). Un’analisi in funzione delle sette Grandi Regioni della Svizzera mostra tuttavia un’evoluzione eterogenea: men- tre in quattro Grandi Regioni il numero di lavoratori rimane in rialzo (Regione del Lemano: +1,4%; Zurigo: +1,1%; Svizzera nordoccidentale: +1,0%; Espace Mittelland: +0,2%), esso risulta stabile nella Svizzera orientale e in calo nella Svizzera centrale (-0,1%) e in Ticino (-0,3%).

Anche gli indicatori rilevati nelle aziende dei settori seconda- rio e terziario mostrano la debolezza del mercato del lavoro svizzero in questo inizio 2009: se alla fine del primo trimestre 2009 il numero complessivo di addetti risulta ancora in aumento rispetto a un anno prima (+0,8%), è soltanto grazie al settore terziario. Quest’ultimo crea infatti ulteriori 37’000 impieghi (+1,3%). Nel settore secondario i posti di lavoro presentano in- vece il primo calo da oltre quattro anni (in un anno: -4000 posti di lavoro; -0,4%).

Il rallentamento improvviso dell’attività professionale si tra- duce in un forte aumento del numero di disoccupati iscritti presso gli uffici regionali di collocamento. Nel marzo 2009, se ne contano 134’700, 30’900 in più (+29,8%) rispetto a un anno prima (marzo 2008: 103’800). Anche in termini destagio- nalizzati la crescita rimane consistente (+18’000 tra dicembre 2008 e marzo 2009). Tra marzo 2008 (55’200) e marzo 2009 (57’300) il numero di persone in cerca di lavoro non disoccu- pate (categoria composta principalmente da partecipanti a pro- grammi di occupazione temporanea, persone in fase di riqualifi- cazione e perfezionamento nonché persone con guadagno intermedio) conosce un aumento.

La situazione dell’impiego non migliorerà neanche nel se- condo trimestre 2009. Stando agli indicatori a breve periodo calcolati sulla base delle indagini presso le imprese, la situazione dovrebbe addirittura peggiorare: l’indice dei posti liberi prose- gue infatti in modo marcato la flessione iniziata nel quarto tri- mestre 2008 (-37% tra marzo 2008 e marzo 2009) e l’indica- tore delle prospettive d’impiego sui tre mesi diminuisce dell’8,2 per cento, scendendo per la prima volta sotto la soglia di 1,00 punti. Secondo questi due indicatori, il settore secondario ri- marrà più colpito del terziario da tale situazione. Infine, stando all’indicatore delle difficoltà di reclutamento, le imprese dovreb- bero essere nuovamente facilitate nella loro ricerca di personale qualificato (calo del 5,9% dell’indicatore per quanto concerne il personale qualificato).

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la situazione del mercato del lavoro al primo trimestre 2009 e prospettive a breve termine

-1%

0%

1%

2%

3% 4%

I II III IV I

2008 2009

Totale

Settore secondario Settore terziario

Fonte: STATIMP

Variazione del numero di addetti negli stabilimenti rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, secondo il settore economico, in %, marzo 2008 – marzo 2009

Indice dei posti liberi, indicatori delle prospettive d’impiego e difficoltà di reclutamento di personale qualificato nei settori secondario e terziario, marzo 2008 e marzo 2009

Disoccupati iscritti e persone in cerca di lavoro iscritte non disoccupate, in migliaia marzo 2008 – marzo 2009

0 20 40 60 80 100 120 140

marzo aprile maggio giugno Iuglio agosto sett. ottobre nov. dic. gennaio febbraio marzo

2008 2009

Disoccupati iscritti, in migliaia

Persone in cerca di lavoro iscritte non disoccupate, in migliaia

Fonte: seco

0 50 100 150 200 250

Total

I-2008 I-2009

0,75 0,80 0,85 0,90 0,95 1,00 1,05 1,10 1,15 1,20 1,25

Total

Indice dei posti liberi, in punti Indicatori delle prospettive d’impiego, in punti

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45

Total

Difficoltà di reclutamento di personale qualificato, in %

Totale Settore

secondario Settore terziaro

Fonte: STATIMP

© Ufficio federale di statistica (UST) Totale Settore

secondario Settore

terziaro Totale Settore

secondario Settore terziaro

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il mercato svizzero del lavoro nel raffronto internazionale

il mercato del lavoro svizzero rimane competitivo a livello internazionale. il tasso di attività della Svizzera è uno dei più elevati d’Europa. tale circostanza è dovuta in particolare all’ampia partecipazione alla vita attiva delle donne come pure al precoce inseri- mento nel mercato del lavoro dei lavoratori e dal loro tardo abbandono della vita attiva. A ciò si aggiunge che in Svizzera lavorare a tempo parziale è una pratica molto più diffusa che negli altri Paesi europei. la Svizzera presenta un tasso di inoccupati dimez- zato rispetto alla media dell’unione Europea. infine, in Svizzera, sia i salari (convertiti in Euro e senza tener conto del livello dei prezzi) che la durata del lavoro settimanale dei dipendenti a tempo pieno sono relativamente elevati. E se il livello degli indicatori dei Paesi scandinavi si distingue ancora da quello dei Paesi orientali e meridionali dell’uE, gli scarti tra i tre gruppi di Paesi si sono in parte attenuati.

Nel secondo trimestre 2008, la Svizzera presenta un tasso di attività della popolazione a partire dai 15 anni del 68,2%, uno dei più alti d’Europa. Solo l’Islanda (84,3%, valore del 2007) e la Norvegia (74,3%) vantano valori più elevati. Nei Paesi limi- trofi la partecipazione alla vita attiva è chiaramente più bassa (Germania: 59,2%; Austria: 61,2%; Francia: 56,8%; Italia:

49,7%). Tra i Paesi meridionali dell’Europa la situazione è bipar- tita: mentre, Cipro (64,2%), Portogallo (62,7%) e Spagna (59,1%) presentano valori superiori alla media europea del 57,6%, in Grecia (53,5%), Malta (49,3%) e, appunto, Italia, la partecipa- zione alla vita attiva è nettamente inferiore. Tassi relativamente bassi si registrano inoltre per Ungheria (49,9%) e Belgio (53,0%) nonché per i due ultimi Stati membri dell’UE Bulgaria (54,1%) e Romania (55,1%).

Nei Paesi con tassi di attività elevati, in genere i lavoratori entrano prima a far parte del mondo del lavoro e si ritirano più tardi dalla vita lavorativa rispetto ai Paesi con valori bassi. Le maggiori differenze a livello internazionale in termini di parteci- pazione alla vita attiva si riscontrano nelle classi di età dai 15 ai 24 anni e dai 50 ai 64 anni. Anche il tasso di attività delle donne varia da un Paese all’altro. In Malta (33,5%), Italia (39,0%), Ungheria (42,4%) e Grecia (42,6%), ad esempio, meno della metà della popolazione femminile a partire dai 15 anni esercita un’attività retribuita, nei Paesi nordici invece lo fa la maggio- ranza delle donne (Islanda: 79,8%; Norvegia: 70,9%; Dani- marca: 61,3%; Svezia: 60,7%; Finlandia: 58,7%). Con un tasso del 61,3% la Svizzera fa parte del plotone di punta.

In Svizzera, la partecipazione alla vita attiva delle donne è chiaramente favorita dalla vasta offerta di posti di lavoro a tempo parziale. Nel nostro Paese, il 33,2% degli occupati la- vora infatti a tempo parziale (donne: 57,3%). Soltanto i Paesi Bassi presentano valori più elevati (47,2%; donne: 75,3%).

Percentuali particolarmente modeste si riscontrano in Grecia (5,5%; donne: 9,7%), negli Stati orientali dell’UE e nei Paesi baltici. I tassi più bassi in assoluto si registrano in Slovacchia (2,2%; donne: 3,8%) e Bulgaria (2,4%; donne: 2,9%).

Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nel se- condo trimestre del 2008 l’inoccupazione si contrae nella mag-

gioranza dei Paesi. Con un tasso del 3,4%, la Svizzera fa parte dei Paesi meno colpiti da tale fenomeno. Anche in Austria, Cipro, Islanda, Danimarca e Paesi Bassi il tasso di inoccupati è inferiore al 4%; in Norvegia scende addirittura al 2,7%.

Nell’UE, il tasso di inoccupati medio è quasi doppio (6,8%) ris- petto alla Svizzera. I valori più elevati sono registrati in Spagna (10,4%) e Slovacchia (10,0%). La Polonia, infine, presenta il maggior calo dell’inoccupazione su base annua (-2,5 punti per- centuali). Con un tasso di inoccupati attualmente al 7,1% (2008), essa si avvicina sempre più alla media europea.

In Svizzera, la durata media del lavoro ammonta a 41,6 ore la settimana: soltanto l’Islanda (46,6 ore), il Regno Unito (42,5 ore) e l’Austria (42,3 ore) presentano valori più elevati. La du- rata del lavoro supera le 41 ore la settimana anche nella mag- gioranza dei Paesi orientali dell’UE (Bulgaria, Repubblica ceca, Slovenia, Polonia e Romania). Nettamente inferiore alla media europea di 40,5 ore è la durata settimanale di lavoro nei Paesi Bassi (38,9 ore), in Irlanda (38,8 ore) e in Norvegia (38,5 ore).

Infine, se si considerano i salari annui lordi medi dei lavora- tori a tempo pieno dei settori secondario e terziario (amminis- trazione pubblica, insegnamento, salute e altri servizi pubblici, sociali e personali esclusi) lo scarto tra i Paesi settentrionali dell’UE-15 e i nuovi Stati membri dell’UE rimane considerevole.

Convertiti in euro, i salari più elevati, superiori a 40’000 euro, sono versati in Danimarca, Norvegia, Svizzera, Regno Unito, Lussemburgo, Germania e Irlanda, quelli più bassi, inferiori a 7000 euro, in Bulgaria, Romania, Estonia, Lettonia e Lituania.

Con 21’310 euro, Cipro si distingue per il salario più elevato tra i nuovi Stati membri dell’UE, superiore al livello salariale più basso dei Paesi UE-15 registrato in Portogallo (15’930 euro), Grecia (16’739 euro) e Spagna (21’150 euro). Considerando i salari in termini di standard di potere d’acquisto (SPA), quindi al netto della variazione dei prezzi, la classifica subisce alcuni cam- biamenti, in particolare per quanto concerne la sua parte supe- riore. Sotto tale profilo, la Svizzera si piazza soltanto all’ottavo posto con 34’328 SPA annui rispetto alla terza posizione occu- pata nella classifica in euro.

(19)

il mercato svizzero del lavoro nel raffronto internazionale

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

Islanda

1

Norvegi a

Svizzer a Paesi BassiDanimarc

a Svezi

a Cipro

IrlandaFinlandi a Portogallo

Regno Unito Lettoni

a Austria Estoni

a Germani

a Sloveni

a Spagna

Slovacchi a

Repubblica cec a

UE-27 Lussemburgo

FranciaLituani a

Romani a

Bulgaria Poloni a

Grecia Belgi o

Ungheria Italia Malta

84,3 74,3 68,2 66,5 66,2 64,9 64,2 63,4 63,2 62,7 62,6 62,2 61,2 60,1 59,2 59,2 59,1 59,1 58,5 57,6 57,0 56,8 56,1 55,1 54,1 53,9 53,5 53,0 49,9 49,7 49,3

0%

2%

4%

6%

8%

10%

12%

Spagna Slovacchi

a Germani

a

UngheriaPortogalloFinlandi a

Grecia Poloni a

Francia UE-27 Italia Svezia Belgi

o Lettoni

a Malta

BulgariaRomani a

Irlanda Regno UnitoLussemburgo

Lituani a

Repubblica cec a

Sloveni a

Estoni a

AustriaSvizzer a

Cipro Islanda

1

Danimarc a Paesi BassiNorvegi

a

10,4 10,0 7,7 7,6 7,4 7,3 7,2 7,1 7,0 6,8 6,8 6,8 6,3 6,3 6,0 5,8 5,6 5,2 5,2 5,0 4,5 4,2 4,1 4,0 3,4 3,4 3,2 3,2 3,1 2,8 2,7

0 10 000 20 000 30 000 40 000 50 000 60 000

Danimarc a Norvegi

a2

Svizzer a1,2

Regno UnitoLussemburgoGermani a2

Irlanda

3

Paesi Bassi

3

Svezi a

Belgi o2

Islanda

5

Austria

2

Finlandi a

Francia

2

UE-27

2

Italia

2,6

Cipr o2

Spagna

2

Grecia

4

Portogallo

2

Sloveni a6

Malta

2

Repubblica cec a6

UngheriaSlovacchi a Poloni

a2,6 Lituani

a6

Lettoni a Estoni

a3,6 Romani

a Bulgaria

Tasso di attività standardizzato (persone di 15 e più anni) in Svizzera e negli Stati dell’UE e dell’AELS, 2008

Fonte: RIFOS, EUROSTAT (banca dati NewCronos, stato maggio 2009)

Tasso di inoccupati delle persone di 15-74 anni, in Svizzera e negli Stati dell’UE e dell’AELS, 2008

Fonte: RIFOS, EUROSTAT (banca dati NewCronos, stato maggio 2009)

Salario lordo annuo medio dei dipendenti a tempo pieno (settori secondario e terziario)*, in Svizzera e negli Stati dell’UE e dell’AELS, in euro, 2007

© Ufficio federale di statistica (UST) Fonte: RSS, EUROSTAT (banca dati NewCronos, stato maggio 2009)

1 mediana 2 2006 3 2005 4 2003 5 2002 6 Equivalente a tempo pieno

* senza pubblica amministrazione, istruzione, sanità e altri servizi pubblici e personali

1 2007

1 2007

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