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Academic year: 2022

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Il Rotary per l’uomo

Alfredo Focà, PDG Distretto 2100

E’ un’epoca in cui l’uomo è dominato da una società cui prevalgono i disvalori, è sconfortato dalle vessazioni e dalle prevaricazioni, è scoraggiato dalle superficialità e dalle parzialità (proclamate come “assoluto”), da simulazioni e imposture (annunciate come “verità supreme”), il Rotary è, tra i pochi, che disinteressatamente (cioè al di fuori di principi dottrinari o ideologici e senza la ricerca di ricadute come fulminanti conversioni o affiliazioni) proclama valori come l’amicizia, la solidarietà, il servizio, la lealtà per il prossimo ed i riconoscimenti ottenuti per questo disinteressato servizio lo attestano.

Il Rotary per l’uomo. Potrebbe apparire retorico? Se retorica è l’arte del parlare e dello scrivere con efficacia persuasiva, con tecniche che sono espressione dei saperi e delle culture ma in un momento in cui le speranze del dialogo crollano ripetutamente un nuovo umanesimo operativo potrebbe essere avviato da un disinteressato servizio per l’uomo. Il Rotary ha tutte le potenzialità per proseguire un sentiero già tracciati di servizio “per l’uomo”, scrollandosi con un sereno sorriso gli sguardi di sufficienza degli agnostici e degli scettici e con indulgente eufonia i toni e la litigiosità dei polemici ad ogni costo.

I bisogni e le esigenze dell’uomo si presentano con una infinità di sfaccettature alle varie latitudini e nelle più svariate realtà e vanno dal soddisfacimento dei bisogni primari (che coincidono con i confini di sopravvivenza delle popolazioni più povere e indigenti)) e con la equa distribuzione delle risorse, ai esigenze culturali e formative, all’improrogabilità di uno sviluppo compatibile e, infine, al recupero reinserimento riscatto che anche le società più evolute devono garantire ai propri cittadini.

Il Rotary possiede le potenzialità, la flessibilità, la presenza capillare, gli uomini per modulare, rispetto alla vasta e composita varietà dei bisogni, interventi che si caratterizzano per “livello”, “ampiezza” e “tipologia” .

I livelli di intervento del Rotary sono:

a, internazionale, attraverso i comitati interpaese, le commissioni internazionali, la Rotary Foundation; in questo caso i Rotariani partecipano sia con una massiccia elargizione di risorse finanziarie che l’impegno volontario e diretto alla realizzazione di un programma, un esempio per tutti, forse il più grande: il progetto di eradicazione della poliomielite attraverso la vaccinazione di ogni individuo!

b, distrettuale, attraverso il gruppo di lavoro del Governatore in carica, delle commissioni distrettuali, dei singoli rotariani su temi o problemi di ambito regionale o interregionale o che abbiano riflessi o ricadute al livello internazionale.

c, di Club, con l’impegno più diretto di ogni rotariano e dell’organizzazione del Club su argomenti e questioni che investono la comunità locale e/o che presentano esiti in ambito distrettuale o internazionale.

L’ampiezza dell’azione del Rotary, come estensione territoriale che permette di raggiungere l’uomo capillarmente in tutti gli angoli del globo ma, fondamentalmente, è

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la dimostrazione del superamento delle barriere etniche, religiose o ideologiche che per altre istituzioni, spesso, divengono insormontabili. Il Rotary raggiunge l’uomo chiunque sia, ovunque si trovi; per la reputazione ed il prestigio ha acquisito nel tempo per l’assoluta assenza di tentativi di indottrinamento ed affiliazione: i rotariani ed i volontari hanno raggiunto e vaccinato i bambini anche negli angoli più sperduti del pianeta, hanno fermato, durante le campagne vaccinali, anche le guerre tribali senza subire alcuna ritorsione.

La tipologia del servizio rotariano spazia

- dalla promozione di forum di tipo conoscitivo/formativo rivolti all’uomo rotariano affinché possa formarsi o approfondire tematiche e problematiche altrimenti conosciuti in maniera superficiale e approssimativo e che il rotariano stesso veicolerà capillarmente l’uomo che a lui si riferisce nell’ambiente di lavoro, in famiglia, nel tempo libero, etc. o rivolti alla comunità dopo preventiva ricerca ed elaborazione all’interno del Club Rotary;

- alla promozione e finanziamento di attività formative attraverso l’elargizione di borse di studio e di altre attività della Rotary Foundation;

- al finanziamento ed offerta di interventi per la costruzione di strutture e opere di prima necessità, compresa l’istruzione, nei paesi del terzo mondo,

- al finanziamento ed alla realizzazione diretta di progetti assistenziali e sanitari, per combattere la fame, per la qualità della vita.

L’intervento composito del Rotary per l’uomo è, dunque, orientato:

- sull’uomo (singolarmente considerato) e sull’uomo parte della “comunità”;

- sull’uomo scettico, insensibile ai valori di amicizia, solidarietà, servizio e sulla possibilità che essi possano essere praticati e divulgati universalmente;

- sull’uomo rotariano per riconfermare l’orgoglio dell’appartenenza al Rotary e la riconciliazione con alcuni termini che esprimono, al di là della retorica, valori troppo affrettatamente accantonati (amicizia, solidarietà, tolleranza, sacrificio), che si prodiga per il raggiungimento delle finalità del Rotary International.

Il rischio che la dicotomia tra le nobili finalità del Rotary International, (compresa la teorizzazione della riscoperta dei valori) ed il veicolare all’interno della vita dei Club di alcune patologie della nostra società con gli egoismi, le intolleranze, le prevaricazioni rischiano di far prevalere le seconde sulle prime, facendo sfocare agli occhi dei rotariani i grandi traguardi del Rotary per l’uomo: è una dicotomia vissuta quotidianamente nei Club e che possiamo rimuovere sviluppando il dialogo, l’amicizia la comprensione reciproca.

Il Rotary per l’uomo? Io ci credo!

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L'interpretazione del Rotary. Il gene “R”.

Alfredo Focà PDG.

La ricorrenza del ventennale, per un'associazione di servizio, è un passaggio nodale che è giusto celebrare con equilibrata enfasi non già per un malinconico e nostalgico ricordo del tempo perduto ma per la ricerca di un tempo ritrovato, per dirla con Marcel Proust.

La memoria dei rotariani che hanno costruito e guidato il Club Reggio Calabria Sud “Parallelo 38”, le azioni di servizio più significative, le tracce di una presenza qualificata nella comunità possono essere linee guida per una presenza più incisiva e più coerente con le finalità del Rotary: un piede nel passato e lo sguardo aperto e proiettato verso il futuro.

Un piede nella idealità della tradizione rotariana e la mente indirizzata verso l'efficacia e la concretezza dei progetti per l'Uomo.

Un piede ancorato nella ritualità e nella simbolismo del Rotary e le braccia tese a porgere consistenti risorse ed aiuti.

E' il "Modello Rotary" che da oltre cento anni non conosce pause, un modello che si basa sulla elitarietà del servizio che è sinonimo di eccellenza.

Uno dei requisiti peculiari del Rotary International è, a mio avviso, la grande plasticità del "Modello Rotary" che consente ad ogni Socio di trovare la chiave per praticare il "Service" sulla base della propria predisposizione e su quella dei valori rotariani internazionalmente riconosciuti; a 360 gradi dall’educazione alla tutela della salute, dal livello locale a quello internazionale: interpretazione del Rotary.

L'estensione del significato di interpretazione, come esegesi, permette di modulare, proporzionare quei valori sanciti nel Rotary Code of Policies per rispondere ai bisogni delle realtà locali, nel rispetto di culture e tradizioni (relativismo culturale).

In questo senso anche il significato degli stessi valori di riferimento subiscono una sorta di

"interpretazione" in chiave Rotary, che pregna di speranza alcuni termini, di per sé, già densi, colmandoli di maggiore intensità per cui il nobile vocabolo amicizia diviene "amicizia rotariana"; il termine etica diviene

"etica rotariana". Tolleranza, che comunemente ha un significato regressivo, (non ti sopporto quindi ti tollero), per i rotariani non é compatimento per rassegnazione ma una forma di disponibilità alla comprensione e alla condivisione (speranza).

L'interpretazione del Rotary consente alla leadership di Club o di Distretto di proporzionare e armonizzare i programmi annuali del Rotary (compresa la partecipazione ai progetti strategici) alle potenzialità dei dirigenti o dei Club; consente l’adozione di una fiduciosa, confidente e duttile lettura del manuale di procedura orientata, comunque, al raggiungimento e alla salvaguardia delle finalità del Rotary e non già come arma da brandire per la difesa o l'imposizione di personali ...punti di vista.

In sintesi, la corretta interpretazione del Rotary favorisce, all’interno della comunità rotariana (Club), la mutazione del membro di un Club Rotary da Socio a Rotariano.

Volendo utilizzare il riferimento allegorico della genetica, in altre occasioni abbiamo descritto una predisposizione congenita, genetica, alla pratica del service insita nei soggetti portatori del gene "R"

(Rotary). Chi non possiede la predisposizione alla donazione di sé, al servizio verso gli altri, al buon carattere (come diceva PH) non può essere un buon rotariano. In realtà, in accordo con le attuali conoscenze scientifiche, i genetisti sostengono che lo stesso peso esercitato dalla genetica (dai geni) sullo

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sviluppo dei caratteri sia somatici che comportamentali può essere ricondotto all'epigenetica cioè all'insieme dei biochimismi e di altri fattori ambientali che provvedono ad accendere o spegnere i geni e, pertanto, ad attivarne o disattivarne l'espressione e quindi la funzionalità.

L'accostamento metaforico al gene "R" ci consente di estrapolare il significato epigenetico al Club (ambiente) ed ai Rotariani (biochimismi: emozioni) come elementi che potranno "attivare" o "non attivare"

il gene "R" e favorire la mutazione, la metamorfosi, da Socio a Rotariano!

Se il soggetto ammesso per cooptazione al Club non percepisce entusiasmo, emozioni, filosofia di vita rotariana non potrà diventare rotariano, forse per demerito suo (non ha il gene “R”) o per demerito del Club (non vi è l’ambiente rotariano): l’epigenetica non ha funzionato.

Egli, socio ma non rotariano, si sentirà, quindi, investito del mandato di rinnovare il vetusto Club Rotary che “ancora pratica” i valori, i simboli, i riti rotariani, il rispetto dei past- e delle tradizioni; agirà energicamente immettendo all’interno del Club le patologie della società: permalosità, contrasti su ogni nonnulla, arrivismo, interessi personali, rigide letture del manuale di procedura a volte mascherandoli, rispettivamente, come vitalità innovativa (permalosità), discussione democratica (contese su ogni minuzia), leadership e furberie (arrivismo e interessi personali). I furbetti garantisti (magari maldicenti) sono la grande patologia del Rotary

Domanda: Ma il Rotary dei grandi progetti strategici, del grande carisma mondiale è lo stesso di quello di quartiere? Quello dei furbetti? Sì, è’ lo stesso ma ci conforta l’appartenenza a “quel Rotary, quello dei valori alti e densi”!

PDG Alfredo Focà

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In un congresso scientifico, presso l’ Istituto Superiore di Sanità la lettura di apertura tenuta dal Prof. Alfredo Focà ha riguardato i l’azione del Rotary International nella vaccinazione contro la poliomielite virale : “Il contributo del Rotary International Nella eradicazione della poliomielite nel Mondo”.

Probabilmente è la prima volta che a livello scientifico si riconoscono i merito del Rotary nella lotta contro una delle malattie più antiche e dagli effetti tragici.

La poliomielite è una malattia infettiva virale antica che ha subito alla fine del settecento una trasformazione da endemica ad epidemica: dai primi dell’800 si

contano decine di crisi epidemiche che hanno permesso la diffusione a livello globale della poliomielite.

La vaccinazione di massa di tutti i bambini del mondo, intrapresa dal Rotary italiano e poi dal Rotary International ed i risultai incredibili raggiunti si possono racchiudere in tre punti principali:

1. La poliomielite colpisce in maniera invalidante e perenne il corpo e la mente, colpisce il bambino e sconvolge la sua famiglia, colpisce la società: tutti elementi che attraverso spinte emozionali inducono una mobilitazione ed una presa di coscienza.

2. Il Vaccino di Sabin possiede una efficace immunogenicità, è facilmente trasportabile, è facilmente somministrabile, è diretto contro i vari ceppi patogeni del virus polio, ha bassissimi costi perché Sabin non ha sfruttato con il brevetto la sua scoperta.

3. Mobilitazione e operatività secondo il “modello Rotary che precede una prima fase: dal progetto di fattibilità, finanziamento, acquisto vaccini e vaccinazione con i volontari rotariani: tutto a carico del Rotary; seconda fase: coinvolgimento di testimonial (gratuiti), di OMS, di UNICEF, CDC di Atlanta, di Governi e, di Banche e di privati: l’ultimo la fondazione Bill & Melinda Gates; NID (National

Immunization Day), comunicazione e informazione, simboli, et.

Questi i punti principali di una operazione vincente che se collegati ad un risultato di grande visibilità e “misurabilità” potrebbe essere significativo nella scelta dei futuri progetti strategici del Rotary stesso.

Albert Bruce Sabin, che fu il primo testimonial della campagna di vaccinazione globale del Rotary, non ebbe il premio Nobel per la sua scoperta, e non brevettò la il vaccino:

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“Tanti insistevano perchè brevettassi il vaccino ma non ho voluto: E’ il mio regalo a tutti i bambini del mondo”

I primi passi del progetto polio plus: il 22 ottobre 1979, il Rotary Club Treviglio vara il programma: “Vaccini Antipolio” su idea di Sergio Mulitsch di Palmenberg. Nel

febbraio 1980 parte per le Filippine il primo aereo con 500.000 dosi di vaccino

antipolio, sull’aereo vi è Sergio Mulitsch tra i volontari. il Rotary International assume un impegno quinquennale per la fornitura e distribuzione di vaccino antipolio per sei milioni di bambini nelle Filippine. Nel 1982 . Sergio Mulitsch di Palmenberg lancia

“l’operazione Marocco” con i 7 Governatori dell’anno 82 – 83: vaccinare tutti i bambini in Marocco contro la polio. Nel 1985 Rotary induce l‘OMS ad approvare una

risoluzione per il lancio (nel 1988) del programma globale di immunizzazione per l’eradicazione della polio.

Sergio Mulitsch di Palmenberg con A Sabin.

“Il faro della scienza non brillerà a pieno fino a quando questo vaccino non raggiungerà la capanna più sperduta del mondo. Voi rotariani ne sarete artefici”.( A.B. Sabin).

Dal nostro Distretto un gruppo di volontari: Totò Amoruso (RC Cirò), Pasquale Cama (RC Reggio Calabria), Paolo Cesaro (RC Napoli Ovest), guidati dal PDG Alfredo Focà partecipano ad una campagna di vaccinazione in India, a Moradabad nella regione di Uttar Pradesh.

Alfredo Focà PDG.

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L’inizio del secondo centenario di Rotary. Prolegomeni al

“Modello Rotary”

Le cerimonie e le rievocazioni del centenario del Rotary non sono delle autocelebrazioni edonistiche ma un riconoscimento di cento anni di service per l’uomo fin qui basato su una sorta di empirismo operativo sintetizzato dalla frase di Paul Harris: “Il Rotary pensa globalmente ma agisce tenendo conto delle realtà locali” che ha consentito al Rotary di perseguire obbiettivi epocali attraverso un “modello rotary”, un esempio di interventi disancorati da ogni tipo di tornaconto, di ricaduta utilitaristica, che è significativo ed eloquente del prestigio e della credibilità di cui gode.

Il momento è propizio, probabilmente, per gettare un ponte tra un Rotary induttivo ed un Rotary rappresentativo di una

”umanità in movimento”, per enunciare un significato concettuale, sostanziale a quell’ “empirismo d’azione”, proporre una speculazione razionale, intellettuale, sulla base di attuali indirizzi filosofici e di antropologia culturale.

I primi cento anni del Rotary, di servizio per l’Uomo ci lasciano in eredità un trionfo della speranza perchè insieme con gli interventi di soccorso e assistenza per il soddisfacimento dei bisogni primari, il Rotary ha operato per dare dignità e amore all’Individuo e per il riconoscimento dei diritti universali della Persona.

Il primo capitolo del secondo secolo del grande evento Rotary si può scrivere sulla base di due termini densi: Speranza e Conoscenza, due strutturazioni mentali e comportamentali che contribuiranno a fronteggiare i mali del nostro secolo: il tarlo della rassegnazione, dell’angoscia, della solitudine.

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I bisogni dell’Uomo si presentano con una infinità di sfaccettature alle differenti latitudini, nelle più svariate realtà e vanno dal soddisfacimento dei bisogni primari (che spesso coincidono con i confini della sopravvivenza delle popolazioni più povere e indigenti), alla equa distribuzione delle risorse;

dall’alfabetizzazione primaria alle esigenze culturali e formative;

dalla improrogabilità di uno sviluppo compatibile al recupero, reinserimento, riscatto che non sono prerogative solo dei paesi sottosviluppati ma anche delle società più evolute dove le tecnologie e le autostrade informatiche, pur migliorando alcuni standard di qualità della vita, spingono l’uomo verso nuove angosce e nuove solitudini perchè ignorano le esigenze di spiritualità e di speranza.

Pertanto, non basta più sfamare i bisognosi, gli indigenti se accanto a bisogni primari, i bisogni della sopravvivenza fisica, non si tenta di elevare la qualità della vita con l’istruzione e tutelando la dignità della persona. D’altra parte proprio nei paesi che hanno colmato o stanno per colmare il grande baratro dei bisogni primari, così come nei paesi occidentali dove la tecnologia fornisce illusori ed effimeri standard qualitativi, lì, proprio lì vi è bisogno di curare l’Uomo, di colmare i bisogni di spiritualità, di valori universali.

Sulla scia degli insegnamenti di Benedetto Croce, siamo perfettamente consapevoli che la trasmissione di valori consolidati, dei saperi e delle culture, reggono in senso forte le società e le trasformano in strutture etiche. Egli affermò che la cultura deve integrarsi in una sorta di simbiosi con la vita morale soprattutto a certi livelli (riferendosi all’alta formazione, alle Università). Considerato, dunque, che due di questi livelli sono la trasmissione di valori collettivi e la formazione delle coscienze, punti cruciali dell’azione Rotary, con tutta la modestia possibile,

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possiamo affermare che ciò è incluso nell’impegno rotariano per il secondo centenario.

Nei dibattiti sulla laicità e sulle culture che vede impegnati intellettuali del calibro di Emanuele Severino, Sergio Vittadini, Marcello Pera ed altri affiora la consapevolezza che l’intera umanità sta vivendo un momento di passaggio contraddistinto dalla ricerca di riferimenti, di spiritualità, di modelli che senza cancellare quelle tradizioni e quelle culture che hanno disegnato l’identità dei popoli possano divenire schemi di realizzazioni individuali e collettivi, di interventi e convivenze per dare speranza e dignità alla persona, a quei diritti universali dell’uomo fattori esistenziali di coscienza e conoscenza, di speranza.

Il “Modello Rotary”

Il Rotary si contraddistingue per una tipologia di interventi assimilabile in un “modello Rotary”. Il Rotary è una potenzialità, uno strumento nelle mani dei rotariani di buon carattere; che dispongono di tutto il prestigio di una rodata organizzazione in grado di perseguire gli obbiettivi statutari, con la realizzazione di programmi e progetti che si riconoscono per qualità, ampiezza, per la profonda penetrazione capillare in tutti gli strati delle società di ogni paese.

Il Rotary ha la flessibilità, la presenza capillare e gli uomini per autofinanziare, progettare, eseguire e modulare gli interventi sia con la realizzazione delle grandi azioni umanitarie ma anche attraverso la promozione della formazione intellettuale e dell’etica incidendo profondamente sulla costruzione della coscienza collettiva.

Le peculiarità più pregevoli del “modello Rotary” sono:

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1. La presenza è costante e continua nel tempo, e a tutte le latitudini: Il Rotary c’è sempre. Non è l’associazione (solo) per le emergenze che si attiva sulla spinta delle pulsioni emozionali delle situazioni drammatiche, per gli interventi condotti sulle ali delle spinte emotive causate dalle catastrofi.

2. Promozione del service e della cultura del servire 3. Larga tipologia d’azione dal soddisfacimento dei

bisogni primari dell’uomo alla trasmissione dei valori universali: assistenza, istruzione, pace, etica, etc.

Essa è la misura della duttilità e della completezza, del servizio rotariano che spazia a 360 gradi dal soddisfacimento dei bisogni primari dell’uomo alla promozione dei valori universali; dalla promozione di forum conoscitivi/formativi, alla elargizione di sussidi per studenti o per docenti, al finanziamento, progettazione e costruzione di opere di prima necessità nel campo dell’istruzione, dei servizi assistenziali e sanitari, per combattere la fame, per la promozione della qualità della vita.

4. Livelli (internazionale, locale), capillarità e flessibilità in tutte le aree del pianeta.

5. Interventi a ciclo completo: dalle raccolta delle risorse, alla progettazione, alla realizzazione attraverso i volontari.

6. Lo stile, il prestigio, la credibilità acquisita dal Rotary.

7. Rispetto delle identità, delle culture, delle tradizioni delle popolazioni: non indottrinamento, propaganda, proselitismo, conversione, etc.,

“disancorati da ogni tipo di tornaconto, di ricaduta utilitaristica”.

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Nel Rotary i simboli, i riti, le tradizioni, le celebrazioni, la solennità, lo stile sono una proiezione allegorica di valori collettivi che consentono il riconoscimento ed amalgamano i portatori del “modello rotary”; essi rappresentano un elemento sostanziale per la definizione di simmetrie derivanti dalla convergenza di spiriti liberi, di uomini portatori di un mosaico di culture, religioni, etnie e che al di fuori di principi dottrinari ed ideologici perseguono gli stessi scopi del Rotary, in ogni angolo del mondo

La stessa ammissione per cooptazione e selezione dei dirigenti per scelta fiduciaria, include l’accettazione del

“modello rotary” e la responsabilità dei rotariani a mantenerlo e consolidarlo.

Il Rotary è portatore della cultura del service e della cultura della solidarietà antinomica ad un individualismo che, specialmente nelle società occidentali, è gravato da un crescente relativismo.

Pur temendo di inoltrarmi in temerari sconfinamenti su campi lontani dalla mia estrazione microbiologica azzardo alcune riflessioni.

Il Cardinale Camillo Ruini pone con tenacia una ”questione antropologica”; è in corso, egli dice, una trasformazione dei modelli di vita, dei comportamenti diffusi, dei valori di riferimento in particolare per ciò che riguarda la tutela della vita umana, della famiglia, della procreazione, della la cura dello stato di malattia, etc..

Trasformazioni fortemente connesse allo sviluppo delle tecnologie ed ai comportamenti dell’uomo, sia nella sua consistenza biologica che nella coscienza, nell’etica, nella morale, il più delle volte riconducibili alla carenza di valori e di modelli di riferimento, di speranza.

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Si è manifestata da qualche decennio una deriva verso una concezione dell’uomo puramente naturalistica ed edonistica nella quale non c’è spazio per la trascendenza; dove l’uomo perde la sua centralità, perde la dignità specifica della persona umana;

uomo che dovrebbe essere considerato un fine, secondo Kant, e mai come un mezzo.

Queste trasformazioni, che un tempo erano governate dai magisteri filosofici e/o dalle dottrine religiose, sono oggi assoggettate agli sviluppi, a volte tumultuosi, delle scienze applicate e delle tecnologie che riguardano direttamente o indirettamente l’uomo punto di riferimento fondamentale della nostra civiltà.

F. Nietzsche parla dell’imporsi del delirio delle dismisure, con lo smarrimento della misura delle cose, dell’orientamento, dei cardini. Figli di questi comportamenti sono il prevalere dei disvalori e la “cultura dello sballo” come pure, l’emergere dei radicalismi con un forte senso di rivoluzione permanente: netto, quindi, il bisogno di speranza, di modelli di riferimento.

Ancora la speranza viene ripresa da Massimo Cacciari nel suo ragionamento sulla Nostalgia (da nostos: patria non in senso istituzionale ma origine, terra madre); egli distingue la nostalgia dell’origine, omerica, che ha un senso romantico e positivo, in quanto racchiude in sé, nelle varie accezioni del termine, la speranza del ritorno all’origine. Oggi la nostalgia, secondo Cacciari, ha subito uno slittamento semantico impoverendosi e diventando una nostalgia regressiva, di chi per uscire dalle contraddizioni e dai conflitti si rifugia, chiudendosi in un isolamento senza speranza. La soluzione della nostalgia regressiva, senza speranza, detta comportamenti antopologicamente involutivi che in ambito sociale, culturale, scientifico, conducono all‘aberrazione della ricerca di una presunta identità pura.

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É auspicabile la nostalgia dell’origine che coltiva la speranza e la ricerca di modelli di riferimento, dei valori consolidati accettando le contraddizioni della contemporaneità e il particolarismo culturale. Il Rotary vive già da tempo questa filosofia di vita.

Alla nostalgia regressiva Cacciari propone la conoscenza per disporre della facoltà di orientarsi con misura, sulla base dei valori consolidati, verso un punto d’incontro magari immaginario o romantico ma senza pretendere di eliminare le differenze.

Il relativismo che oggi viene indicato come decodificazione della deriva antropologica di cui parla Ruini è caratterizzato dall’assenza di speranza e modelli di riferimento per cui potremmo definirlo relativismo regressivo da contrapporre al relativismo culturale, corrente filosofica di cui è assertore Jean Melville Herskovits antropologo americano (1895-1963) a partire dal particolarismo culturale dottrina proposta dall’antropologo tedesco Franz Boas, (1858-1942) secondo il quale considerato il carattere universale e la specificità di ogni singola cultura, ciascuno società è unica e diversa da tutte le altre mentre i costumi, le tradizioni hanno sempre una motivazione nel loro contesto specifico.

Il relativismo culturale di Herskovits, conduce ad un riesame di comportamenti e pretese da parte di istituzioni e governi orientato verso una maggiore cautela negli interventi umanitari nei Paesi del Terzo Mondo; interventi condizionati da propaganda, indottrinamento, proselitismo, conversioni o peggio da sottrazione di materie prime.

In realtà, Paul Harris con l’intuizione “Di fronte alle diverse culture, etnie e costumi il Rotary pensa globalmente, ma agisce tenendo conto delle realtà locali con regole comuni chiare e precise” ha precorso i tempi dettando un modello d’azione che oggi trova un perfezionamento intellettuale sulla base di

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dottrine filosofiche che affinano e illustrano l’empirismo operativo fin qui utilizzato.

Gli ideali del Rotary, pertanto, sono strettamente coerenti con le dottrine del particolarismo culturale, filosofia che sostiene il rispetto delle diverse identità, delle tradizioni, delle etnie.

In un momento in cui le speranze del dialogo crollano ripetutamente si potrebbe con il Rotary avviare un nuovo umanesimo operativo e solidale sulla base delle esperienze acquisite in cento anni con un modello di interventi nei processi evolutivi culturali e comportamentali.

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