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Valutazione delle scelte di investimento nel settore non profit

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Academic year: 2021

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Capitolo 1

1

Il non profit: dalla nascita alla gestione finanziaria

1.1. Definizione di non profit

Il recente e repentino affermarsi, nel sentire comune dell’importanza del terzo settore e l’ampio dibattito, in ambito politico ed economico, suscitato dall’approvazione della legge sulle ONLUS hanno messo in luce l’esigenza di dover meglio puntualizzare alcune tematiche relative alle aziende non profit1, prima su tutte l’esigenza di una definizione del perimetro entro il quale rientra questo fenomeno.

Il problema di definire il settore viene a sollevarsi in quanto frequentemente i confini tra profit e non profit sono di non facile individuazione con le relative implicazioni.

Non esiste, ad oggi, una definizione terminologica condivisa dagli studiosi delle diverse discipline sul settore composto dalle aziende che non perseguono fini di lucro. Senza pretesa di esaustività, la letteratura definisce questo comparto come:

o Terzo settore

o Terzo sistema

o Settore non profit

o Settore non economico

o Economia sociale

o Privato sociale

o Non profit (not for profit organizations)

Tutte queste diverse espressioni indicano la realtà in oggetto.

Accanto a queste, vi sono altre espressioni che vogliono significare particolari realtà di non profit, senza includerle tutte (es.: Onlus, volontariato, organizzazioni non profit, aziende non profit, imprese sociali ecc.) per le quali vigono specifiche normative, pur non applicabili a tutto l’universo NON PROFIT.

La definizione di non profit, o più scientificamente di not-for-profit, di derivazione statunitense2, non è ritenuta adeguata da diversi studiosi perché in questo ambito rientrano anche gli enti pubblici. Per questo motivo molti autori, italiani e non, preferiscono la denominazione di terzo settore distinguendolo dal primo settore (Stato) e dal secondo settore (Mercato) con disappunto di Zamagni che sostiene da un lato che

1 Tratto da “Aziende non profit scenari e strumenti per il terzo settore” a cura di Antonio Matacena. 2

Il termine anglosassone si riferisce alle attività economiche vincolate dal “non distribution constraint” che le obbliga a non ridistribuire il profitto, salvo alcune eccezioni. Ciò non significa che non possano produrre profitto, ma che questo profitto non può essere ridistribuito perché va reinvestito.

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Capitolo 1

2 lo Stato non è un settore e dall’altro che la dizione terzo settore è riduttiva in quanto fa intendere una categoria residuale.

Cosa si intende con residuale? Per meglio comprendere ciò che voglio dire è opportuno fare prima un brevissimo passaggio. Quando parliamo di non profit, potremmo innanzi tutto dare una definizione “a contrario”, (cioè che parte da una realtà ben delineata, definendone un’altra in modo privativo) sono “non profit” tutte le realtà che non sono “profit”. Come tale, questa definizione è residuale: sono “non profit” le realtà che non rientrano tra quelle che perseguono il profitto, realtà note e definite aprioristicamente. Tale definizione si basa, dunque, su due assunti:

o L’opera dell’uomo in campo economico è normalmente rivolta all’ottenimento del profitto;

o L’attività economica profittevole ha una valenza sociale intrinsecamente inferiore rispetto alle attività “non profit”.

Dare una definizione solo residuale risulta però superfluo e semplicistico in quanto il fenomeno che abbiamo di fronte risulta essere più complesso.In Europa e in Italia il non profit è una categoria concettuale che comprende enti di tipo associativo o cooperativo, fondazioni ed enti ecclesiastici che non operano in una logica di profitto, è quindi una categoria fortemente eterogenea per la quale è necessario ricercare e poi fissare dei tratti comuni fondamentali.

A questo proposito Salamon e Anheier3 hanno individuato delle caratteristiche indispensabili per affermare che una determinata organizzazione ha la natura di non profit:

- costituzione formale - natura giuridica privata - autogoverno

- assenza di distribuzione di profitti - presenza di lavoro volontario

Nella realtà italiana, questi criteri, se vengono applicati in modo stringente, osservano Musella e D’Acunto4, conducono a escludere dal non profit realtà che svolgono e che hanno svolto un ruolo importante nel settore, ossia le cooperative sociali e le organizzazioni ecclesiastiche di solidarietà: le prime perché non rispettano appieno il

3

Salamon M., Anheier H.K,,In Search of the Nonprofit Sector: The problem of Classification , Baltimore, J.Hopkins University Press, 1992

4

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