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DIO BOSCO

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(1)

DON BOSCO .

\

" CON ' DIO

SOCIET A EDITRICE INTERNAZIONALE

TOJUNO • MILANO • GENOVA PARMA ROMA CATANIA

.'

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(5)

DON BOSCO CON DIO

TORINO

SOOIETA EDITRICE INTERNAZIONALE

001'80 Regina Mm'ghel'ita, 176

TQn:no,ViaGal'ibaldi, 20. aenova,Via Petraroa, 22-241'. Milano,ViaBocchetto, 8 Parma, Via al Duomo, 20-26. Roma, Via Due Macelli, 52-64

Catania,Via Vittorio Em., 185

(6)

alla Societa Editrice Inte1'nazionale di T01ino.

'l'ORINO, 1929 - 'l'ipografla della Societ1l Editrice Internazionale (M. E. 5487).

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i suoi antichi allievi dell'Oratorio di S. Francesco eli Sales in Torino riconoscenti o/frono.

(8)

DON FILIPPO RINALDI

TERZO SUOOESSORE DEL BEATO GIOVANNI BOSOO

NELL'ANNO DELLA BEATIFIOAZIONE

(9)
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Per Ie anime semplici il Santo e l'uomo delle visioni, delle profezie e dei miracoli; questi invece sono doni carismatici, non essenziali alIa sa~tita, ma voluti da Dio nella sua Ohiesa fin dalle origini a perenne testimonianza della divina virtu di lei, e quali mezzi straordinari a destare 0 a rides tare 0 a mantener desto nelle menti degli uomini il pensiero delle cose celesti. II Santo e un uomo tutto di Dio; un uomo che, secondo l'espressione di san Paolo, 1 vive interamente a Dio; un uomo dun que che in Dio ricerca il principio e rip one il fine di tutti i suoi pensieri, di tutti i suoi affetti, di tutte Ie sue azioni.

Di questa vita superiore alIa naturale tutti i rigenerati dal battesimo hanno ricevuto in se gli elementi nella grazia largita 101'0 dalla bonta infinita di Dio; rna in pratica non sono moltissimi i cristiani che, corrispon- dendo periettarnente ai lumi e agl'impulsi divini, rag- giungano tal grado di vita spirituale da potersi applicare in tutta l'estensione dei termini il· detto del medesimo Apostolo 2: Non sana piu io ehe vivo, ma vive in me Cristo.

Ora il Santo ci si presenta appunto come colui che vive

1) Galat., II, 19.

2) Galat., II, 20.

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a pieno ]a vita soprannaturale, nella misura, s'intende, concessa a creatura umana; cosicche abitualmente la sua conve1'8atio in caelis est 1: egli dimora sulla terra, rna da cittadino del cielo, tenendo sempre fisso il cuore la, dove sa essere per lui ogni ragione di vero bene. In questa consiste 10 spirito di preghiera, intesa questa precipua- mente nel senso di ascensione, elevazione, slancio affet- tuoso dell' anima verso Dio 2, senza che nulla al mondo la distolga da quell'oggetto supremo del suo am ore: tiro- cinio quaggiu della vita celeste, ehe di Dio sara la diretta, l'amorosa, l'eterna visione.

Oia posto, bisogna aver il coraggio di cOnies,sare che non sempre Ie Storie dei Santi, quali oggi vedono la luce un po' dappertutto, contengono realmente Ie Vito dei Santi. Senza dubbio iSanti spiegano altresi un'azione, ~

che va collocata entro la cornice degli avvenimenti a

101'0 contemporanei; nella parte da essi presa a certi ordini di fatti 0 a certe correnti d'idee il credente scor- gera, se si vuole, la mana della Provvidenza, che invia a tempo

e

luogo gli eroi capaci di sostenere nell'umanita missioni di alta importanza religiosa e civile. Sotto questa rispetto l'agiografia moderna, non 10 negheremo, ha sgombrato il terreno da pregiudizi inveterati, che face- vano riguardare i Santi come esseri cascati dal mondo della luna, estranei alla vita, se non addirittura affetti da monomanie, che si amava tanto di gabellare per mi- sticismo, nomignolo coniato da ignoranza della mistica e attribuito con intenzioni canzonatorie anche a feno- .

1) Phil., III, 20.

2) Nel senso pili generale, la preghiera

e

per san Giovanni Damasceno (De fide orth., III, 24) ascens~ta mentis in Deum, e per sant'Agostino (Ser., IX, 2) mentis ad Deum atJectuosa intentio.

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meni di natura altissima. Si,

e

giusto render .merito ai seguaci. del metodo storico, se in certi ambienti Ie figme dei Santi possono affacciarsi oggi senza pili sollevare Ie antipatie d'una volta. Ma e pure innegabile che cosi la

101'0 individualita vera riscbia di venir menomata, perehe seoronata dell'aureola che li feee essere e ee li deve mo- strare quali realmente furono. Conviene saper distin- guere i due aspetti senza isolarli. Nello studio dei Santi come mai preseindere dalla santitM E chi dice santita, dice una realta, su cui sorvoli pure leggermente la seienza positiva, sia essa storiea 0 psieologiea, ma non mai chi abbia oechi Bsereitati nell'indagine di fatti appartenenti a un ordine superiore, dove l'umano s'incontra col di- vino e intimamente vi si unisce. Eeeo perehe falsano il coneetto di Santo quegli scrittori, i quali stimano ehe non valga .la pena 0 ehe sia cosa indifferente il eonside- rarlo come l'uomo dell'unione con Dio.

E qui torna molto a proposito aggiungere un'altra osservazione. Abbiamo udito pili volte e letto, ehe Don Bosco e un Santo moderno. Ci sembra trattarsi qui di un'asserzione ehe vada fatta con prudenza e ehe si debba intend ere cum grana salis.: altrimenti s'ingenera il dub- bio, ehe, al pari di tante e tante cose umane, anehe la santita con l'andare del tempo abbia bisogno di ammo- dernarsi. Lungi da noi l'idea, ehe esistano due specie di santita, la prima buona per i tempi d'una volta e l'altra fatta apposta per i tempi nostril f.'azione della grazia divina ehe forma i Santi, non si muta per mutar di se- coli, a guisa delle moltepliei attivita uman(3, che sono sempre in via di modifieazione p.er adattarsi alIa varia- bilita dei tempi e delle eireostanze; ne la eooperazione dell'uomo all'azione santifieatriee della grazia di Dio si

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diversifica oggi da quella che fu ieri, cambiando stile a seconda dei gusti. II perfetto amor di Dio, elemento' essenziale della santita, s'assomiglia per questa al sole, che dal primo giorno della creazione vivifica la terra, inondandola sempre a un modo eli luce e di calOl'e. Non si pretende con cio, che l'accennata sentenza 110n possa ammettere un'interpretazione ragionevole, a patto pero di farle dire unicamente questo, che anche il Santo e uomo del suo tempo e che quindi, attuando una missione di bene in un dato periodo storico, piglia atteggiamenti accidentali che in altre epoche sarebbero stati anacro- nistici. Cio nonostante, posta l'identita del principio ispiratore, dell'energia informatrice e del fine supremo d'ogni Sl1nta impresa, il'metodo stesso dei procedimenti non riveste mai caratteri di s1 spiccata novita, da giu- stificare quasi un assioma come questa: tante eta, tante santita.

C'e particolarmente un grossolano malinteso da scan- sare, quando si proclama Don Bosco il Santo moderno.

In questi tempi di operosita febbrile chi parla cosl ha tutta l'aria di volercelo vantare come il Santo dell'azione, quasiche la Chiesa da san Paolo a oggi non abbia avuto sempre Santi attivissimi e come se ai giorni nostri un Santo di azione debba 0 possa far a meno di essere in- sieme uomo d'orazione. Non si da santita senza vita inte- riore, ne si dara mai vita interiore senza spirito di ora- zione. Tale la genuina spiritualita, ieri, oggi, sempre:

azione e orazione, fuse, compenetrate, indivisibili, come nel d1 della Pentecoste. Un profondo conoscitore di san Paolo \ cogliendolo quasi dal vero nell'esercizio dell'apo-

1) PRAT. TM.ologie de S. Paul. Vol. II, 1. VI, 3, 5. Beauchesne, Paris.

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stolato, ce ne abbozza questa ritratto, del quale ci sem- bra proprio di riscontrare in Don Bosco una copb fe- dele: « Oon una facilita incomparabile l'Apostolo associa la mistica piu sublime con l'ascetismo pili pratico; mentre il suo occhio penetra i cieli, il suo piede non perde mai il contatto con la terra. Nulla e sopra ne sotto di lui.

N el momento in cui si dichiara crocifisso al mondo e vivente della stessa vita di Oristo, sa trovare per i suoi figliuoli parole che rapiscono per la giocondita e la gra- zia, e discende aIle prescrizioni pili minuziose suI vela delle donne, suI buon ordine delle assemblee, suI dovere del lavoro manuale, su la cum di uno stomaco debole.

Percia la sua spiritualita ofire ai cuori pili umili un ali- mento sempre saporito, e aIle anime pili elette una mi- niera inesauribile di profonde meditazioni ». R dalle ori- gini del Oristianesimo balzando in pieno medioevo, ci troviamo di fronte un san Bonaventura, intorno al qua.le il pili recente biografo 1 ci presenta questa osservazione, che sembra anch'essa scritta per Don Bosco: « Le epoche di lotte chiedono uomini di alta bonta, che sopra i con- trasti di parti riescano a pacificare gli animi; uomini dalla visione· chiara, i quali sappiano cia che vogliono e vadano dritti al 101'0 scopo; uomini di preghiera per assicurarsi la pace nelloro interno e ottenere luce e forza dall'alto ». Rcco dun que che la spiritualita dei Santi, sempre antica e sempre nuova, non subisce metamorfosi per volgere di secoli ne per mutare di costumi.

Purtroppo gli uomini apostolici e i cristiani versati nelle scienze sacre, sospinti spesso a ragionare di cose

1) LEMMENS. Vita di S. Bonaventura, p. XIV. Soc. «Vita e Pensiero »,

Milano, 1921.

,

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spirituali, con tutta facilita s'illudono di essere queUo che dicono; ma altro e dire, altro e fare: si puo discorrere benissimo di vita spirituale senza vivere spiritualmente.

NeUe pagine che seguono i sacerdoti dediti in specia,l modo ai sacri ministeri troveranno, a Dio piacendo; e per merito di Don Bosco, qualche lume e qualche stimolo a man dare di conserva il facere e il doc61'e \ sicche la pratica preceda, accompagni e segua l'insegnamento. Serbatoi, non semplici canali ci vuole san Bernardo 2.

I laici poi, che fra Ie brighe mate'fiali non perdono di vista gl'interessi della spirito, leggeranno con non lieve profit to gli esempi di un si indefesso lavoratore, che nel maremagno delle cure possedeva l'arte di trasformare in preg~era Ie opere delle sue mani, attuando con natu- ralezza incomparabile il semper omre et non defi,cere 3.

Non diciamo niente delle persone religiose, perche queste, avendo l'intelligenza delle cose spirituali, dal pochissimo che noi sapremo metter 101'0 dinanzi, intuiranno il molto pili che il nostro povero occhio non giunge a scoprire.

Lo spirito di preghiera e l'atmosfera del cristiano.

Spanclero, dice il Signore \ sopt"a la cas a di David e sopra gli abitl!tori di Gerusalemme lo spirito di g1"azia e di om- zione, e volgeranno lo sguardo a me. La diffusione di que- sto spirito, cominciata nella grande Pentecoste, e durata e dura e durer

a

perenne in seno alIa Ohiesa, formandovi come l'aria che vi si deve respirare dai fedeli. I Santi l'hanno respirata pura, senza interruzione, a pieni pol-

1) Act., I, l.

2) In Gant., Sel'. XVIII, 3: 8i lapis, concham te exhibebis et non cana·

lem.

3) Luc" XVIII, 1.

4) ZACC., XII, 10.

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monL Da tale Busso vivificati e vi?,tute cM'?'obomti in intm'iorem hominem \ son venuti eliminando da se Ie opere della carne, enumerate dall'.Apostolo nella lettera ai Cristiani di Galazia, e accogliendo invece i frutti dello Spirito, cioe,.al dire del medesimo .Apostolo 2, carita, gaudio, pace, pazienza, benignita, bonta, longanimita,

mansuet~uline, fedeZta, modestia, continenza, castita, Que- sto e cia ch'egli chiama vivere di Spirito e ca?nminare in Spi?'itoj questa cia ch'egli intende, quando dice esser ripieni di tutta la pienezza di' Dio. Bellissime cose! Po- tessimo anche noi comprenderle bene cum o?nnibus sanctis, rna qui con Don Bosco e alIa sua scuola!

Per 131 divisione della materia, torremo l'idea da una luminosa immagine biblica 3. La via dei giusti

e

para- gonata dallo Spirito Santo alla luce che comincia a risplen- dere, poi s'avanza e cresce fino al gio?'no perfetto. Veri fi-

gli~toli della luoe 4, iSanti sono luminaria in mundo 5,

progredendo di virti't in virtu fino alIa perfezione 6 e arrivando con Ie 101'0 ascensioni 7 lassu, dove fulgebunt sicut sol in conspectu Dei 8. 'Distingueremo dlmque nella vita diDon Bosco tre fasi 0 periodi, che possiamo figurarci come l'aurora, il meriggio e il luminoso tramonto 0

meglio preludio immediato del passaggio dal firmamento della Ohiesa militante ai caeli caelontm 9, agli altissimi cieli della Ohiesa trionfante.

1) Eph., III, 16.

2) Oetl., V, 19-25.

3) Pmv., IV, 18.

4) 10., XII, 36; Luc., XVI, 8.

5) Phil., II, 15.

6) II Cor., III, 18.

7) Ps. LXXXIII, 6.

8) MATT., XIII, 43.

9) III Re.g., VIII, 27.

2 - CElUA. Don Bosco con Dio.

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sando che dalla gloria dei Beati il nostro caro Padre non ci rischiarera piu solamente Ie vie dell'esilio con la luce de' suoi insegnamenti ed esempi, ma ci si porgera valida intercessore presso Dio, affincM a noi pure sia dato di raggiungere felicemente la patria celeste.

(18)

AURORA CONSURGENS

(O£lnt., VI, 9).

(19)
(20)

In famiglia.

N ella vita spirituale trasvolano momenti-di grazia, in cui l'anima ha intuizioni improvvise, rapidee salutari.

Improvvise diciamo quanto all'atto in se stesso della facolta conoscitiva; rna, sebbene lo Spirito spiri dove vuole 1, tuttavia, ordinariamente parlando, in cose di tal genere quel percepire immediato e sicuro suole presup- pone preparazioni interiori pili 0 meno lunghe, pili 0

meno avvertite, consistenti soprattutto nella fedele COl'-

rispondenza ai doni soprannaturali.

Fanciullo undicenne" Giovannino Bosco ebbe uno di questi lampi rivelatori. Per arcane inclinazioni del cuore affezionatosi a un degno sacerdote e messosi con filiale confidenza nelle sue mani, da quella scuola di corta du- rata riportO lID prezioso insegnamento: cap!' essere buono per l'anima « fare ogni giorno una breve meditazione i).

Due frutti colse all'istante da questa chiara visione:

« gustare che cosa sia vita spirituale» e non agire pili

« come macchina, che fa una cosa senza sap erne la ra- gione i).

Cosi scrive egli stesso in certe "Memorie" inedite, stese per ordine di Pio IX a vantaggio de' suoi figli. Ma nel

1) Io., III, 8.

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luogo citato non dobbiamo sorvolare su d'una paroletta assai significativa, sfuggitagli dalla penna la dove dice che « prima agiva piuttosto materialmente ». Eben note- vole quel « piuttosto », che attenua l'avverbio vicino.

Dunque c'era gia nel piccolo l'idea della spiritualita, vaga e indeterminata quanta si voglia, ma pur distinta da cia che

e

materialita nell'operare. I,a cosa poi che maggiormente ci colpisce si

e

il vedere in eta si tenera la nozione precoce della forma di· pieta che dovra essere la sua e de' suoi: armonico accordo di ora et labora, ossia l'orazione anima dell'azione.~

Prima d'allora aveva appreso dalla madre l'amore alIa preghiera. Nella famiglia rurale piemontese del buon tempo antico il costume cristiano, serbandosi inviolato attraverso infiltrazioni forestiere, si perpetuava pacifi- camente

OJ.

generazione in generazione intorno al vecchio focoiare, testimonio come di gioie intime e semplici e feconde, cosi delle comuni preci quotidiane, con cui genti Iaboriose e oneste chiudevano Ie 101'0 giornate, recitando il rosario dinanzi all'immagine della Vergine Oonsoiatrice.

La casa meritava davvero il nomedi santuario domestico.

In ambiente cosi sana una donria d'alti sensi, quale ci consta essere stata la madre di Giovanni, era maestra insuperabile di religiosita vissuta, massime quando, come nel caso nostl'o, alIa forza educativa dell'esempio poteva unlre la comunicativa efficacia della. parola. Sappiamo infatti che con la spontaneita propria del linguaggio materna essa gli venne instillando fin da piccino il senti- mento vivo della presenza di Dio" la candida ammira- zione delle opere sue nel creato, la gratitudine per i suoi benefizi, la conformita a' suoi voleri, il tim ore di offen- derlo. • ai forse scuola di madre incontro natura pili

"

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docile di figlio a riceverne gli ammaestramenti. Oosi al- 10rcM dall'umile casolare nativo il fanciullo comincio ad ascendere alla Oasa santa del Signore, anche Ie ascen- sioni infantili del cuore presero slanci nuovi verso Ie cose celesti. Il seguito della sua vita mirabile ci fa arditi eli applicare a lui Ie parole dell'Ecclesiastico: 1 Ancora giovinetto, prima d'inciampare in errore, io cercai la sa- pienza con l'orazione. Io la domandava dinanzi al tempio, ed ella fior"i in me di lnwn'ora, come. l'u'L'a primaticcia.

Nei di festivi i divini uffici, a cui andava sempre con gioia e assisteva con divozione, 10 infervoravano tal- mente, che l'impressione soave gli vibrava nell'anima per tutta la settimana. Abbondano infatti Ie testimo- nia.nze di persone che 10 conobbero fanciullo e che elepo- sero come durante Ie sue occupazioncelle campestri, a cui fu avviato per tempo, egli prorompesse sovente in preghiere e della sua voce argentina facesse echeggiare il colle solitario col canto di laudi sacre. Allestiva pure altarini, come sogliono i piccoli, ornandovi di fiori e frondi l'immagine della Madonna, rna, come non sogliono altri della sua eta, chiamandovi quanti pili poteva com- pagnetti a pregare, a cantare, a ripetere divotamente Ie cerimonie vedute nella chiesa .

. Lo attraeva la parola di Dio. A catechismi e a prediche non perdeva sillaba. Poi ogni occasione era buona pel' radunar gente e montare sopra una panca e scamiciato e scalzo, rna con fedelta di memoria e con piena padro- nanza di se rifare i sermoni domenicali del pievano 0 narrare fatti edificanti, appresi e tenuti in serbo a tale intento. Ne tralasciava d'intercalarvi preghiere e, se ne

1) Eccli., LT, 18-19.

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24

fosse l' ora, faceva anche dire alia piccola turba di villici Ie orazioni delia sera. Tanto zelo di bene veniva in lui su- scitato e avvivato da crescente spirito di unione con Dio.

Mezzo efficacissimo per questa unione si eonsidera dai maestri della vita spirituale la mortificazione cri- stiana, che €I morire a se stesso per vivere delia vita di Gesu Cristo e di Dio. Ora Ie anime, che verso Dio si sen- tono piu fortemente trasportate, si danno alIa mortifi- cazione quasi per irresistibile istinto d'a.more. Al vedere iSanti gioire fra volontarie privazioni e sofferenze, il mondo ignaro si chiede trasognato: - Ut quicl perclitio haec? a che pro tanto sprezzo di beni e agi materiam - La risposta €I antica quanta la domanda; la diede da gran tempo san Paolo 1: Quei che sana di Oristo, hanna c'rocifisso la lora carne. I risorti con Cristo alIa vita dello Spirito sacrificano volentieri la carne per vivere secondo 10 Spirito. L'esperienza poi insegna che cosi sviluppasi 10 spirito di preghiera, come di li_procede buona fecon- dita di azione. Ed ecco che il piccolo Giovanni aveva gia spontaneamente compreso questa gran segreto dena perfezione cristiana prima ancora d'imbattersi nel sa- cerdote che gl'insegno a meditare; infatti scrive nelie prelodate "Memorie,,: « Fra Ie altre cose, mi proibi tosto una penitenza che io era solito fare, non adattata alia mia eta e condizione ». Lo incoraggio invece a frequen- tare i sacramenti delia penitenza e dell'eucaristia.

L'anno inn'anzi al felice incontro, egli aveva fatto la prima Comunione. La fece dunque a dieci anni. Ci volle uno strappo bell'e buono alIa rigid a consuetudine di non ammettervi nessuno prima dei dodici 0 quattordici

1) Gal., V, 24-25.

/

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anni; rna stavolta il comunicando si presentava alla sa- cra mensa cosi ben preparato, che il parroco, non ob- stantibus quibuscumqtte, chiuse risoluto un occhio. Scrive Don Bosco: « Mi pare che da quel giorno vi sia stato qualche miglioramento nella mia vita ».

Pmtroppo pero la fruttuosa consuetudine col buon ministro di D~o, cbe 10 istradava bel bello alla pieta e al sap ere, gli fu bruscamente troncata dalla morte. Dure prove attendevano il caro figliuolo di Margherita. Fino allora -tutto casa e chiesa, dovette andarsene dal tetto materno e ridursi sotto un padrone a servire quale gar- zoncello di campagna. Ricco d'ingegno e straricco di memoria, si vide costretto a 10gorare si promettenti energie nei grossolani lavori della terra. Dio voleva cosi, perche innalzasse un edifizio di sode.vlrtli sulla buona base dell'umilta. La preghiera gli era alimento e conforto.

La preghiera, e qllalcos'altro. Ogni sabato cbiedeva ri- spettosamente licenza ai suoi padroni di recarsi la mat- tina dopo a una borgata distante un'ora di strada per ascoltarvi la prima messa, che vi si celebrava per tem- pissimo. Perche tanta premma, .§.e pili tardi interveriiva sempre alIa messa parrocchiale e aIle altre funzioni¥ An- dava la di buon mattino per confessarsi e fare la santa comunione. Persevero cosi tutte Ie domeniche e feste per due anni interi. Gran cosa per tempi di rigorismi dal marchio giansenistico! pili grande an cora per un fanciullo sbalestrato lungi dai suoi e in quelle condizioni di vita e non certo animato a tanto da esempi 0 suggerimenti altrui!

S1 grande amore per Gesli Sacramentato

e

segno ma-

nifesto di non comune avanzamento nello spirito di pre- ghiera. Le interne disposizioni indotte nell'animo da tale

(25)

26

spirito si rivelano poi di leggieri nella condotta, negli atteggiamenti e neUe parole di un giovane. Le prove fornite nei processi dai superstiti della famiglia, pres so cui il carD garzoncello prestava servizio, non las ciano luogo a dubbio di sorta sul suo conto per questa riguardo.

Essi non avevano mai non pure avuto, rna neanche immaginato un servitore cosi obbediente, laborioso ed esemplare. In casa si adempivano i doveri del buon cri- stiano con la regolari~a delle inveterate consuetudini domestiche, tenaci sempre nelle famiglie campagnuole, tenacissime a quei tempi di vita sanamente paesana; il servitorello pero d'ordinario pregava in ginocchio, pre- gava pili spesso degli altri, pregava a lungo. Fuori di casa, mentre guardava Ie mucche al pascolo, fu trovato assorto ora in preghiera ora nella lettura del catechismo, suo libro di meditazione. Un giorno il vecchio capo di casa, rientrando stanco dalla campagna, e visto il gio- vinetto che inginocchiato diceva tranquillamente l'An- geltts, se n'adonto e gliene mosse lamento, quasi che dimenticasse il lavoro per pensare, diceva, al paradiso.

Giovanni, finita divotamente la prece, gli rispose con rispetto avvicinandosi: - Sapete bene, se io mi risparmio.

Certamente pero si guadagna pili a pregare che a lavo- rare. Pregando, si seminano due grani, e nascono quattro spighe; non pregando, quattro grani si seminano, rna due sole spighe si mietono. - Penetrato da tali sentimenti, . qual meraviglia se, come ne fecero fede testimoni oculari, osservavasi in lui calma di modi, eguagllanza di umore, senno di osservazioni, riserbo ~el tratto, aborrimento da tutto quanta potesse, non che appannare'il candore dell'anima, sembrare anche solo disdicevole a giovinetto schiettamente cristiano~

Ne

trascurava cola di adoperarsi

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a bene dei fanciulli, divertendoli, catechlzzandoli, condu- cendoli a pregare. Quel tal panoco, da cui andava a confessarsi Ie domeniche, piangeva di consolazione al vedere come, grazie alle industrie di un povero garzon- cello, rifiorisse la pieta nella porzione pili eletta del suo gregge. II fatto sta che, dopa la partenza delrapostolino, l'ottimo pastore non ebbe che da continuare egli stesso quelle adunanze per crearsi un vero oratorio festivo.

Giovanni parti di la, percM giorno e notte 10 assillava il pensiero degli studio La via oruois fu ancora lunga e dolorosa. Nello scoraggiante avvicendarsi di speranze e di delusioni egli sperimento, pili che mai per l'innanzi, l'efficacia dell'esortazione di san Bernardo: Respioe stel- lam, vooa M a?·iam. A veva succhiata collatte la divozione a Maria Santissima. In circostanze solenni 0 in momenti critici la madre gli raccomandava: - Sii divoto di Ma- ria! - A mana a mana che approfondiva il conoscimento delle cose divine, gustava sempre meglio la dolcezza di questa: divozione, fatta di assoluta confidenza e di filiale amore, tanto predicata e praticata dai Santi, tanto cara aHe anime pie. Una solinga chiesetta dedicata aHa Ver- gine suH'alto del colle che domina.Castelnuovo, divenne aHora per lui meta di frequenti visite. Si recava lassu o da solo 0 pill spesso in compagnia di giovani amici.

Dei quali pellegrinaggi della sua prima adolescenza al santuarietto mariano egli portO indelebilmente scolpito nella memoria il ricordo, tanto che suI declinare degli anni, ripensandovi, s'inteneriva.

Prima di addentrarci nel nostro qualsiasi studio, sem- bra opportuno aprire una breve parentesi per fissare chiaramente il concetto fondamentale di preghiem. Che nella vita cristiana la preghiera sia di suprema necessita,

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nessuno 10 mettera mai ragionevolmente in dubbio; quindi e che san Paolo 1, scrivendo a Timoteo, gliela raccomanda primum omnium, prima di tutto. La preghiera poi

e

stato ed e atto. Co'me stato, essa consiste nell'orazione continua voluta dal medesimo Apostolo 2, quando dice:

Sine intermissione orate. Non si puo certo stare sempre attualmente fissi in Dio, ma si sta sempre nella disposi- zione della preghiera merce l'abito della carita; l'anima del giusto, possedendo la grazia santificante, e percio presentando in se la condizione richiesta affinche si av-

· verino Ie parole di Gesu 3: Verremo dil, lui e tar.emo dim ora

· presso di lui, riceve dalle tre Persone della Santissima Trinita con la 101'0 presenza la comunicazione della 101'0

vita, sicche allora si prega veramente senza interruzione.

Della preghiera cosi intesa, oltre agli stati ordinari e

· comuni, vi sono stati elevatissimi e di pochi, stati mistici, stati di puro privilegio. Come atto, la preghiera prende quattro forme, come c'insinua il medesimo san Paolo 4, dove inculca a Timoteo di fare obsecrationes, orationes, postulationes, gratiarum actiones; cioe, 8uppliche 0 pre- ghiere di domanda per noi, orazioni 0 preghiere di ado- razione, voti 0 preghiere di domanda per gli altri, e rin- graziamenti per i benefizi ricevuti. La teologia della pre- ghiera si riduce sostanzialmente tutta qui. Vedere in qual modo l'abbiano vissuta iSanti, e spettacolo che edifica e rapisce.

1) I Tim., II, l.

2) I Thess., V, 17.

3) 10., XIV, 23.

4) Ibid.

(28)

AIle scuole.

La vita di Giovanni Bosco subi una brusca mutazione, quand'egli, spiccatosi dai Iuogbi nativi, si porto a Obieri, di paesanello contadino divenuto in un subito cittadino e studente. Obieri non era Torino; rna tutto €I relativo a qnesto mondo. O'erano pur sempre Ie insidiose novita di un ambiente pili raffinato; c'era l'indipendenza; c'era l'eta. Un giovincello campagnuolo, cresciuto sotto gli occbi de' suoi, pili 0 meno vicino, rna sempre attorno al domestico nido, inesperto di tutto che non sia occupa- zioni e soddisfazioni rusticane, avvezzo a non intratte- nersi se non con Ie solite gentine primitive, ecco, piomba di botto in un centro cosi detto civile, fra abiti e -abitu- dini d'un altro mondo, sconosciuto in mezzo a scono- sciuti; poniamo che questo giovincello toccbi allora il punta critico dell'adolescenza, che abbia ingegno vivace~

che si senta qualche spirito in corpo; immaginiamo ancora che un tale adolescente arrivi dai campi aHa citta per tuffarsi in una popolazione sbrigliatella di scolari delle classi secondarie: e si dica se non ci sia pili di quanta basti, perche si rinnovi il caso di Ercole al bivio. Buon per Giovanni che ai riscbi improvvisi si affacciava pre- munito, oltreche da scopo santo e da umile poverta,

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anche da quell a pieta illuminata, la quale copre la gioventli d'uno scudo contro cui' s'infra:ngono i dardi ostili.

Tal!3 pieta, che

e

buona a tutto \ percM ci mostra tutte Ie cose nella luoe vera 2, che

e

la luce divina, ne guido tosto i primi passi, che sogliono essere i pili peri- colosi, conducendolo a fare la sua prima conoscenza e scortandolo ne' suoi primi accostamenti ai compagni.

Apprendiamone da lui stesso il come. « La prima per- sona che conobbi fn un sacerdote di cara e onorata memoria. Egli mi diede molti buoni avvisi suI modo di tenermi lontano dai pericoli; m'invitava a servirgli la messa, e cio gli porgeva occasione di darmi sempre qualche buon suggerimento. Egli stesso mi condusse dal prefetto delle scuole... e mi pose in conoscenza con gli altri professori... In mia mente aveva divisi [i compagni]

in tl'e categorie: buom, indifIerenti, cattivi. Questi ul- timi evitarli assolutamente e sempre, appena conosciuti;

con gl'indifferenti trattenermi per cortesi a e per bisogno;

coi buoni contrarre amicizia, rna famigliarita solamente con gli ottimi, quando se ne incontrassero che fossero veramente tali. Questa fu la mia ferma risoluzione ...

Tuttavia ho dovuto lottare non poco con quelli che io non conosceva per bene ... 10 mi sono liberato da questa catena di tristi col fuggire rigorosamente la 101'0 com- pagnia di mana in mana che mi veniva dato di poterli scoprire ».

Orientatosi abbastanza nelle relazioni pili indispensa- bili, fu dalla stessa pieta molto bene indirizzato nella

1) I Tim., IV, 8.

2) 10., I, 9.

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ricerca della cosa che maggiormente gli premeva. « La piu fortunata mia avventura, scrive, fu la scelta di un confess ore stabile nella persona di un canonico della Oollegiata. Egli mi accolse sempre con grande bonta, ogni volta che andava da lui. Anzi m'incoraggiava a confessarmi e comunicarmi con maggior frequenza. Era cosa assai rara in quei tempi trovare chi incoraggiasse alIa frequenza dei sacramenti... Ohi andava a confessarsi e a comunicarsi pili d'una volta al mese, era giudicato dei pili virtuosi, e molti confessori non 10 permettevano.

10 pero mi credo debit ore a questa mio confess ore, se non fui dai compagni trascinato a certi disordini, che gl'inesperti giovanetti hanno purtroppo a lamentare nei grandi collegi I). S'intenda qui collegi nel senso di pubbli- che scuole, non di convitti, secondo un'accezione locale del tempo.

N on solo i compagni non trascinarono lui a disordini;

rna egli ne tiro e tenne un bel numero sulla retta via.

Un giovane pio che primeggi nella scuola e non abbia ombra di ostentazione, sol che sia un po' disinvolto, si guadagna i cuori dei condiscepoli con facilita incredibile.

Oosi Giovanni in breve tempo si concilio tanta stima e benevolenza tra l'elemento giovanile di Ohleri, che gli riusci di fondare un'associazione denominata Sooieta deZZ'AZZeg1·ia, il cui regolamento si componeva di due articoli: evitare ogni discorso, ogni azione che disdicesse a un buon cristiano, e adempiere esattamente i doveri scolastici e religiosi. Oiascun socia aveva obbligo di cer- care libri e introdurre trastulli atti a far stare allegri i compagni; proibito checche causasse malinconia, mas- sime qualunque cosa non conforme alIa legge di Dio.

Tutte Ie feste i membri della Societa andavano al cate-

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chismo nella chiesa dei Gesuiti; lungo la settimana si adunavano in cas a or dell'uno or dell'altro, con libero intervento di quanti volessero parteciparvi, e se la pas- savano ivi in amene ricreazioni, in pie conferenze, in letture religiose, in preghiere, in darsi buoni consigli e in notarsi a vicenda i difetti personali, che tahmo avesse osservato direttamente 0 di cui avesse udito parlare.

Oltre a questi amichevoli trattenimenti, « andavamo, scrive Don Bosco, ad ascoltare Ie prediche, spesso a confessarci, a fare la santa comunione I). L'allegria dun- que veniva cercata da lui come buon mezzo per servire il Signore 1.

E alieno dal nostro compito l'assumere tono oratorio, avendo noi per iscopo soprattutto l'edificazione; rna l'ammiTazione sorge dai fatti. Di giovani p:i:i se n'incon- trano, grazie a Dio, con frequenza consolante; rna gio- vani d'una .pieta cosi operosa che, non paghi essi di ambulare cum Deo 2, sentano in se l'impulso abituale, quasi il bisogno imperioso di portare Dio nelle anime altrui 0 di avvicinarle maggiormente a Dio, capita ra- rissime volte d'incontrarne. Giovanni Bosco nutriva dentro una pieta fatta come il bene, del quale si dice che e per natura diffusivum sui. Vedere una persona e pensare subito a renderla buona 0 migliore nel senso pili strettamente cristiano della parola, doveva essere un giorno il programma della sua vita sacerdotale; rna era gia la tendenza de' suoi verdi anni. L'abbiamo visto all'opera fra coetanei e condiscepoli; a voler tutto esporre ci dovremmo ripetere di soverchio, e poi non si tesse

I) Ps., XCIX, l.

2) Gen., V, 24.

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qui una biografia: ci premeva soltanto mettere in evi- denza l'annunziarsi lontano di quella che fu nota carat- teristica della sua spiritualita.

A questo punto, chi sa~ lettori diffidenti, rilevando nel giovane Bosco la propensione innata a 1;llettersi in pubblico e riandando Ie cl~morose sue prodezze di gio- coliere e di acrobata, sarebbero forse tentati di esprimere qualche riserva sul movente segreto di tali manifesta- zioni. Non vi farebbero capolino per caso ambizioncelle di popoiarita e gtlsti teatrali, troppo mal conciliabili con Ie esigenze della vita interiore e con il rumores fuge e I'ama nesoiri deIl'ascetica tradizionaIe~ A dissipar si- mili dubbi basterebbe ponderare fini, modi, circostanze, effetti. Omettiamo cia: limitiamoci piuttosto a un dato di fatto. A tu per tu con persone di vario genere

e

sem-

pre identico in lui 10 slJirito animatore: l'.ardore di un'a- nima pia, che

e

sollecita del bene spirituale altrui. II figlio della padrona di casa, sbarazzino numero uno, €I Ia disperazione di tutti; Giovanni se 10 affeziona, 10 tira pian piano aIle pratiche religiose, finche non ne cava fuori un ragazzo per bene. Frequentando il duomo, vi fa conoscenza col sagrestano maggiore, gi.a adulto, af- fatto digiuno di studi, corto d'ingegno e di mezzi, di- stratto dalle sue occupazioni, eppure bramoso di di- ventar prete; Giovanni, senza verun compenso, con eroismo di carita, si presta a fargli un po' di scuola ogni giorno, e Ia dura cosi due anni, finche non l'ha preparato all'esame per 1a vestizione chiericaie. Stringe amicizia con un ebreo, giovane diciottenne, 10 invoglia a ricever~

il battesimo, 10 istruisce di nascosto, vince opposizioni ostinatissime di parenti e di altri correligionari, fincM non 10 assiste al sacro Fonte ..

3 - CERLI.. Don Bosco con D'io.

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II bel proverbio " Dimmi con chi vai e ti diro chi sei"

rincalza molto bene l'argomento, se si applica all'ami- cizia di Giovanni con uno studente santo. Tale la fama, che aveva preceduto l'arrivo di Luigi Oomollo a Ohieri.

Avutane appena notizia, Giovanni ardeva di conoscerlo;

conosciutolo, agognava di entrare in relazione con lui;

riuscitovi, trovo che la realta superava l'aspettazione.

Spigoliamo nelle "Memorie,,: « L'ebbi sempre per in- timo amico ... Eo messo piena confidenza in lui, egli in me ... Mi lasciavo guidare dove e com'egli voleva ... .A.u- davamo insieme a copfessarci, a comunicarci, a fare la meditazione, la lettura spirituale, la visita al santissimo Sacramento, a servire la santa messa ». L'accenno alla meditazione ci assicura, com'egli non ismettesse piu di rinnovare quotidianamente e arricchire la sua vita interiore con questa valida esercizio. E il 101'<;> con-

versare~ Dalla pienezza del cuore parla la bocca 1. Oon- ferivano insieme di cose spirituali. « II trattare e par- lare di tali argomenti con lui, scrive Don Bosco, tornavagli di grande consolazione. Ragionava con tra- sporto dell'immenso amore di Gesu nel darsi a noi in cibo nella santa comunione. Quando discorreva della Beata Vergine, si vedeva tutto compreso di tenerezza, e dopo aver raccontato 0 udito raccontare qualche grazia concessa a favore del corpo, egli, suI finire, tutto rosseg- giava in visa e aile volte rompendo anche in lacrime esclamava: - Se Maria favorisce cotanto questo mise- rabile corpo, quanti non saranno i favori che sara per concedere a pro delle anime di chi la invoca~ Oh, se tutti gli uomini fossero veramente divoti di Maria, che

1) MATT., XII, 34.

(34)

feIicita ci sarebbe in questo mondo! I). Al se stesso d'al- lora Don Bosco attribuisce la parte di uditore; non avra fatto l'uditore perpetuamente muto. A ogni modo, effu- sioni di questa natura non e verosimile che avven- gano, e tanto meno che si ripetano cosi a lungo, se da ambo i lati non siano i cuori capaci d'intenderle e di gustarle.

I quattro anni di ginnasio finirono con esito trionfale.

Ottimi risultati negIi esami, affettuosa stima dai pro- fessori, entusiastica ammirazione dai compagni, generali simpatie fra Ia cittadinanza; nessuno manca insomma dei segni forieri, per cui dall'alba si prognostica il giorno.

Ma quante angustie, quante difficoIta, quanti pericoli, quante privazioni! La costanza non gli cadde spezzata sol perche, mediante Ia preghiera, trovava rifugio nel

'Dio cl'ogni consolazione. La Provvidenza cosi disponeva,

affinche egli un giorno potesse consolat'e coloro che si tro- vasse?'o in qualunque str'ettezza 1.

Se non che il sereno, mai non turbato ({ dal vento secco, che vapora Ia dolorosa poverta» 2, gli fu nel se- condo biennio un po' offuscato da lma nube. Nell'eta delle crisi giovanili Ia vorremmo chiamare crisi di vo- cazione.

Che fino' dalla puerizia aspirasse al sacerdozio, e cosa incontestata; vi si sentiva talmente attratto, che gli sembrava di essere nato per questo. Ma nel penultimo anno di ginnasio, ecco che 10 assalgono due timori; i quali, quanto pill si avvicina il momento decisivo, tanto pin 10 spingono per entro a un mare di pe:rpiessita e di ansie. Da un Iato, ora che comprende meglio Ia sublimita

1) II Oor., I, 3·4.

2) DANTE, Oo,.v., r, 3, 5.

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della stato sacerdotale, se ne giudica indegno per la m'ancanza di adeguate virtu; dall'altro, non ignorando gli scogli del mondo, ha paura di andarvi a nauiragare, se si fa chierico nel secolo. II travaglio spirituale di que- sta lotta traspare dall'accorato accento, con cui tant'anni dopo esclama nelle sue" Memorie ,,: « Oh, se allora avessi avuto una guida, che si fosse presa cura della mia voca- zione, sarette stato per me un gran tesoro; rna questa tesoro mi mancava I). Infatti il suo ottimo confessore, che badava a far di lui un buon cristiano, in cose di vocazione non si volle mai mischiare.

Ridotto a trovar co~dglio da se, ricorse a libri che trattassero di scelta della stato. Un raggio di luce parve balenargli allo spirito. « Se io rimango chierico nel se- colo, disse fra se, la mia vocazione corre gran pericolo.

Abbraccero 10 stato ecclesiastico, rinuncerb al mondo, andro in un chiostro, mi darb allo studio, alla medita- zione, e' cosi nella solitudine potro combattere Ie pas- sioni, specialmente 1a superbia, che nel mio cuore aveva messo profonde radici », Chiese dunque l'ammissione tra i Franeeseani, i quali, intuendone 1'ingegno e la pieta, 10 aeeettarono di buon grado. Ma egli non aveva il cuore tranquillo. Vi si aggiunse ehe persone benevole e s,erie, a cui aveva aperto 1'animo suo, si adoperavano a tutto potere per distorlo dal proposito di farsi frate, esortan- dolo vivamente a entrare in seminario. Cosi Ie ansieta erescevano. La Provvidenza dispose ehe si lasciasse in- durre a interrogare il beato Giuseppe Cafasso, allora giovane sacerdote, rna gia in grande riputazione per il dono del consiglio. Don Cafasso, ascoltatolo attenta- mente, gli disse di andare avanti negli studi e alIa fine di passare ne1 seminario.

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Durante queste ambasce interne la sua vita esteriore si svolgeva come se nulla fosse, fra studi, esercizi divoti, opere di zelo e lavori manuali per guadagnarsi da vivere, sicche nessuno aveva sentore delle sue pene. II pensiero di Dio, quando signoreggia un'anima, la rende padrona di se e quindi abitualmente calma nelle sue manifesta- zioni esteriori, quand'anche nel proprio segreto sia con- turbata.

·L'autorita di Don Oafasso Ii per Ii impose silenzio aIle dubbiezze; ma in seguito, facendo nuove letture sulla vocazione, fu da capo aIle prese con se medesimo. Sa- rebbe tomato a picchiare dai Francescani, se un caso occorsogli, non sappiamo quale, non avesse accelerato l'epilogo; egli ci dice solo che, stante il moltiplicarsi di ostacoli duraturi, delibero di esporre tutto al Oomollo.

Veramente reca un po' di meraviglia il vedere, come, per mettere l'amico a parte del suo dramma interiore, ci volesse tanto tempo e si ponderata deliberazione. Pero l'intimita buona non costituisce di per se 1m titolo di competenza in materie cosi delicate; d'altro canto, Gio- vanni, con tutta la sua ricchezza d'idee e facilita nel comunicarle, era tutt'altro che un giovane loquace .. Al- lora dunque insieme pregarono, insieme si accostarono ai santi sacramenti, di comune accordo consultarono per iscritto un esimio sacerdote, zio del Oomollo. Questi, proprio Ijultimo giorno d'una novena alla Madonna, cosi rispondeva al nipote: « Oonsiderate attentamente Ie cose esposte, io consiglierei il tuo compagno di soprassedere dall'entrare in un convento. Vesta egli l'abito chiericale, e mentre fara i suoi studi, conoscera vie meglio quello che Dio vuole da lui. Non abbia alcun timore di perdere la vocazione, percioccM con la ritiratezza e con Ie pra-

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chismo nella chiesa dei Gesuiti; lungo la settimana si adunavano in cas a or dell'uno or dell'altro, con libero intervento di quanti volessero parteciparvi, e se la pas- savano ivi in amene ricreazioni, in pie conferenze, in letture religiose, in preghiere, in darsi buoni consigli e in notarsi a vicenda i difetti personali, che tahmo avesse osservato direttamente 0 di cui avesse udito parlare.

Oltre a questi amichevoli trattenimenti, « andavamo, scrive Don Bosco, ad ascoltare Ie prediche, spesso a confessarci, a fare la santa comunione I). L'allegria dun- que veniva cercata da lui come buon mezzo per servire il Signore 1.

E alieno dal nostro compito l'assumere tono oratorio, avendo noi per iscopo soprattutto l'edificazione; rna l'ammiTazione sorge dai fatti. Di giovani p:i:i se n'incon- trano, grazie a Dio, con frequenza consolante; rna gio- vani d'una .pieta cosi operosa che, non paghi essi di ambulare cum Deo 2, sentano in se l'impulso abituale, quasi il bisogno imperioso di portare Dio nelle anime altrui 0 di avvicinarle maggiormente a Dio, capita ra- rissime volte d'incontrarne. Giovanni Bosco nutriva dentro una pieta fatta come il bene, del quale si dice che e per natura diffusivum sui. Vedere una persona e pensare subito a renderla buona 0 migliore nel senso pili strettamente cristiano della parola, doveva essere un giorno il programma della sua vita sacerdotale; rna era gia la tendenza de' suoi verdi anni. L'abbiamo visto all'opera fra coetanei e condiscepoli; a voler tutto esporre ci dovremmo ripetere di soverchio, e poi non si tesse

I) Ps., XCIX, l.

2) Gen., V, 24.

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feIicita ci sarebbe in questo mondo! I). Al se stesso d'al- lora Don Bosco attribuisce la parte di uditore; non avra fatto l'uditore perpetuamente muto. A ogni modo, effu- sioni di questa natura non e verosimile che avven- gano, e tanto meno che si ripetano cosi a lungo, se da ambo i lati non siano i cuori capaci d'intenderle e di gustarle.

I quattro anni di ginnasio finirono con esito trionfale.

Ottimi risultati negIi esami, affettuosa stima dai pro- fessori, entusiastica ammirazione dai compagni, generali simpatie fra Ia cittadinanza; nessuno manca insomma dei segni forieri, per cui dall'alba si prognostica il giorno.

Ma quante angustie, quante difficoIta, quanti pericoli, quante privazioni! La costanza non gli cadde spezzata sol perche, mediante Ia preghiera, trovava rifugio nel

'Dio cl'ogni consolazione. La Provvidenza cosi disponeva,

affinche egli un giorno potesse consolat'e coloro che si tro- vasse?'o in qualunque str'ettezza 1.

Se non che il sereno, mai non turbato ({ dal vento secco, che vapora Ia dolorosa poverta» 2, gli fu nel se- condo biennio un po' offuscato da lma nube. Nell'eta delle crisi giovanili Ia vorremmo chiamare crisi di vo- cazione.

Che fino' dalla puerizia aspirasse al sacerdozio, e cosa incontestata; vi si sentiva talmente attratto, che gli sembrava di essere nato per questo. Ma nel penultimo anno di ginnasio, ecco che 10 assalgono due timori; i quali, quanto pill si avvicina il momento decisivo, tanto pin 10 spingono per entro a un mare di pe:rpiessita e di ansie. Da un Iato, ora che comprende meglio Ia sublimita

1) II Oor., I, 3·4.

2) DANTE, Oo,.v., r, 3, 5.

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Durante queste ambasce interne la sua vita esteriore si svolgeva come se nulla fosse, fra studi, esercizi divoti, opere di zelo e lavori manuali per guadagnarsi da vivere, sicche nessuno aveva sentore delle sue pene. II pensiero di Dio, quando signoreggia un'anima, la rende padrona di se e quindi abitualmente calma nelle sue manifesta- zioni esteriori, quand'anche nel proprio segreto sia con- turbata.

·L'autorita di Don Oafasso Ii per Ii impose silenzio aIle dubbiezze; ma in seguito, facendo nuove letture sulla vocazione, fu da capo aIle prese con se medesimo. Sa- rebbe tomato a picchiare dai Francescani, se un caso occorsogli, non sappiamo quale, non avesse accelerato l'epilogo; egli ci dice solo che, stante il moltiplicarsi di ostacoli duraturi, delibero di esporre tutto al Oomollo.

Veramente reca un po' di meraviglia il vedere, come, per mettere l'amico a parte del suo dramma interiore, ci volesse tanto tempo e si ponderata deliberazione. Pero l'intimita buona non costituisce di per se 1m titolo di competenza in materie cosi delicate; d'altro canto, Gio- vanni, con tutta la sua ricchezza d'idee e facilita nel comunicarle, era tutt'altro che un giovane loquace .. Al- lora dunque insieme pregarono, insieme si accostarono ai santi sacramenti, di comune accordo consultarono per iscritto un esimio sacerdote, zio del Oomollo. Questi, proprio Ijultimo giorno d'una novena alla Madonna, cosi rispondeva al nipote: « Oonsiderate attentamente Ie cose esposte, io consiglierei il tuo compagno di soprassedere dall'entrare in un convento. Vesta egli l'abito chiericale, e mentre fara i suoi studi, conoscera vie meglio quello che Dio vuole da lui. Non abbia alcun timore di perdere la vocazione, percioccM con la ritiratezza e con Ie pra-

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tiche di pieta egli superera tutti gli ostacoli ». Studio, ritiratezza, pieta: non era stata sempre questa la sua vita di ChierH Come Don Cafasso, anche il suo parroco opinava per l'ingresso nel seminario, rimandando a eta pili matura il decidersi 0 no per la vita religiosa. Rasse- renatosi l'orizzonte, ({ mi sono seriamente applicato, scrive, in cose che potessero giovare a prepararmi alIa vesti- zione chiericale ».

Vestirsi chierico non fu per Giovanni Bosco mera cerimonia. Dal raccoglimento e dalla preghiera, in cui - si seppe concentrare senza isolarsi - attendeva infatti a una cinquantina di gipvinetti che 10 amavano e gli obbedivano, ce 10 dice egli stesso, come se fosse 101'0

padre - usci spiritualmente preparato e tutto com- preso dell'importanza di quel sacra rito. I pii sentimenti avuti durante la funzione palpitano vivi nella paginetta delle {' Memorie " che per buona sorte ce ne ha serbato il ricordo. « Quando il prevosto mi coman do di levarmi gli abiti secolareschi con quelle parole: Exuat te Dominus veterem hominem cum actibus suis, dissi in cuor mio: - Oh, quanta rob a vecchia c'e da togliere! Mio Dio, di- struggete in me tutte Ie mie cattive abitudini. - Quando poi nel darmi il collare aggiunse: lnd~tat te Dominus no- 'l.''ltm hominem, qui secundum Deum m·eatus est in iustitia et sanctitate 1'C'I:itatill, m~ sentii tutto commosso e aggilmsi tra me: - Si, 0 mio Dio, fate che in questa momento io incominci una vita nuova, tutta secondo i divini vo- leri, e che la giustizia e la santita siano l'oggetto costante dei miei pensieri, delle mie parole e delle mie opere. Oosi sia. 0 Maria, siate la salvezza mia - » •

.A coronare l'opera,-egli si scrisse e prescrisse un rego- lamento di-vita chiericale in sette articoli; il sesto era

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cosl concepito: « Oltre aBe pratiche ordinarie di pieta,· non omettero mai di fare ogni giorno un poco di medi- tazione ed un.poco di lettura spirituale ». AffincM quindi i buoni propositi non restassero lettera morta, vi si volle astringere con vincolo solennej percio, inginocchiatosi davanti a un'immagine della Beata Vergine, vi lesse i singoli articoli e dopo una fervida preghiera fece « for- male promessa a quell a Oeleste Benefattrice di osservarli a costa di qualunque sacrifizio ».

Si sara notato qui sopra, che pieta e spi.l'ito di preghiera si alternano indif£erentemente, quasi £ossero una cosa identica. A ben chiarire Ie idee giovi osservare, come 10 spirito di preghiera si esplichi ordinariamente in quel complesso di atti, con cui si onora Dio e che nell'uso corrente vanno sotto Ia denominazione generale di pietaj cosiccM 0 quello si risolve in questa 0, se vi si vuol rav- visare una differenza, diremo spirito di preghiera una pieta profonda, abituale e sentita. GiaccM poi siamo entrati in quest'argomento, aggiungeremo ancora un'os- servazione, opportuna per noi. Secondoche nella pieta si attribuisca a un elemento determinato Ia prevalenza su gli altri, Ia pieta stessa permettera di venir contrasse- gnata con qualificativi specifici. Sotto questa riguardo si €I creduto di poterne fare classificazioni per ordini religiosi, chiamando, ad esempio, liturgica Ia pieta bene- dettina, affettiva Ia francescana, dogmatica Ia domeni- cana, pieta delle massime eterne quella dei Liguorini I,

Oonformandoci al medesimo criterio, quale diremo an- nunziarsi fin d'ora nella pl'atica di Giovanni Bosco Ia

1) Ofr. G. CAVIGIOLI. Doctor sal~tti8 (Attorno a S. Alfonso de' Liguori) in « Scuola Cattolica '), nov. 1923, p. 342.

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futura pieta salesiana~ Non sembra gia di scorgere alIa lontana Ie prime linee di una pieta destinata a guada- gnarsi il titol0 di sacramentale, per la parte sovreminente che sara fatta alIa confessione e alla comunione~ Merce appunto questi due sacramenti, ricevuti con frequenza non mai usata per l'addietro, il fondatore dei Salesiani dischiudera sopra Ie sue istituzioni Ie cateratte della grazia.

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Nel seminario.

II seminario dell'arehidioeesi torinese era allora a Ohieri; Giovanni Bosco vi entro il 30 ottobre del 1835 in eta di vent'anni. Osservatore pronto e sagaee, il gio- vane ehierieo in un batter d'oeehio si feee un'idea esatta delluogo, delle persone e delle eose. Vi s'informo premu- rosamente degli esereizi di pieta. Bene perla messa, la meditazione, la terza parte del rosario, quotidiane; bene anehe per la eonfessione, settimanale; meno bene inveee per la comunione, che si poteva ricevere soltanto neUe domeniche e in solennita speciali. Per andarvi qualche altra volta lungo la settimana bisognava commettere una disobbedienza: si doveva cogliere l'ora di colazione e infilare di soppiatto Ia porta che metteva in una chiesa attigua. Ma poi, appena finito il ringraziamento, non c'era tempo da perdere pel' l'aggiungere i compagni, che torna vano aUo studio e alIa scuoIa; sicche in tali casi fino a pranzo· si restava con 10 stomaco digiuno. Questa infrazione di regolamento sarebbe stata a buon diritto proibita; ma nel fatto i superiori vi davano tacito con- senso, giacehe 10 sapevano benissimo e a voite anche vedevano e non dicevano nulla. Oosi gli fu possibile frequentare a suo piacimento la santa Eucaristia, che

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egli dichiara essere stata il phl. efficace alimento della sua vocazione.

Nutrito col Pane degli Angeli, 10 spirito ecclesiastico del buon seminarista si veniva formando sotto il soave inftusso della sua divozione a Maria Santissima. Portava egli profondamente scolpite nella memoria e nel cuore Ie ultimeparole elettegli dalla madre prima che partisse per il seminario. Popolana illetterata, essa possedeva pero in grado eminente quel sensus Christi \ che €I sa- pienza infusa dall'alto e attitucline a giudicare verace- mente delle cose divine, quale si riscontra in tante anime semplici con meraviglia dei profani, ma senz'ombra di sorpresa per chi sappia che cos a sono i doni della Spirito Santo. Giovanni dUIJ,.que aveva ricevuto dall'amata sua genitrice questa grande ammonimento: « Quando sei venuto al mondo, ti ho consacrato alIa Beata Vergine;

quando hai cominciato i tuoi studi, ti ho raccomandato la divozione a questa nostra Madre; ora ti raccomando eli essere tutto suo: ama i compagni elivoti eli Maria; e se diverrai sacerdote, raccomanda e propaga mai sempre la divozione eli Maria ». Memore 9.el saggio avviso ma- terno, egli ebbe cura di associarsi a compagni « divoti della Vergine, amanti della studio e elella pieta ». Parecchi di quei compagni a lui sopravvissuti deposero chi su gl'irresistibili suoi inviti a seguirlo in chiesa per recitare il vespro della-Madonna 0 altre preghiere in onore della gran MadTe di Dio, chi suI suo fervore nel tradmre e illustrare familiarmente inni litmgici inclirizzati a Maria, chi sull'amabile piacevolezza, con cui ne celebrava Ie glorie, raccontando nelle ore di ricreazione esempi edi-

1) I Gor., II, 16.

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ficanti. .Ancora studente di filosofia, si stimo ben felice di dover satire Ia prim~ volta il pulpito per tenere un discorso sulla Madonna del Rosario, primizia di quella multiforme predicazione mariana, che sarebbe stata sua delizia fino alla morte.

Ripetute volte dopo d'allora Giovanni Bosco, semplice chierico, monto in pergamo; giacche, vista la sua fran- chezza, si ricorreva a lui in casi disperati durante Ie ferie estive, ne egli si sgomentava 0 si faceva molto pregare.

II fatto merita attenzione. Ognuno, dice il vecchio afo- rismo, e abbastanza buon parlatore nelle cose che sa bene; no, peotus clisertos taoit, insorge quasi di rimando un altro aforismo non meno antico, la vera facondia cioe viene dal cuore. Ma son giusti entrambi; infatti nel chierico Bosco si danno la mano, completandosi a vi- cenda. Fra i suoi propositi della vestizione aveva messo anche questa: « Siccome nel passato ho servito al mondo con letture profane, cosi per l'avvenire procurero di ser- me a Dio dandomi aile letture di cose religiose ». Di cose religiose, si badi bene, non ascetiche 0 spirituali, non mai intermesse. Orb ene, durante il ginnasio egli aveva letto avidamente i classici italiani e latini per arricchire la sua cultura profana, 0 letteraria che si voglia dire, mosso da quegli alti sensi ond'e ispirata un'intelligenza come la sua verso tutto cio che sia ideal- mente bello e grande; nel seminario invece faceva a usura del tempo per divorare opere anche voluminose di storia ecclesiastica, di catechetica e di apologia.

E poi risaputo che, data la sua memoria tenacissima, per lui « leggere era ritenere »; 10 asserisce egli medesimo. Tante letture per altro non gli giovavano solo a procac- ciarsi un'arida e sterile erudizione, rna soprattutto per

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« servire a Dio », in quanta che al contatto- della sua anima ardente d'amor divino Ie cose lette gli si conver- tivano in calore vitale di fede e di zelo. Onde in lui scienza della religione e scienza dei Santi traevano reci- proco vantaggio da tali sussidi, procedendo normal- mente di conserva; ecco perche, presentandosi occasioni di predicare anche all'improvviso, non gli mancava ne . materia ne ardore, ma pochi istanti di raccoglimento e di preghiera gli bastavano per sentiJ.'si pronto.

Del resto, Giovanni Bosco non predicava continua-

mente~ Se, prescindendo dall'idea solenne risvegliata in noi dal verba predicare, facciamo astrazione da un pub- blico adunato in chiesa attorno alIa cattedra di verita, e ci restringiamo all'elemento essenziale del suo signifi- cato, che e annunziare la parola di Dio, non sara predi- cat ore ogni seminatore solerte della buona parola~ In tal senso, che abile, che instancabile predicatore non fu il chierico Bosco nel seminario di Chieri! Osserviamolo.

MoltissiJ.ni giovinetti della citta corrono il giovedi a visi- tarlo; egli scende, s'intrattiene allegramente con 101'0

come prima, discorre di scuola e di studio, ma anche di sacramenti, e non li licenzia se non dopo averli condotti in chiesa per una breve preghiera . .Ai condiscepoli, che vedono e che un giorno ricorderanno, suole ripetere: - Bisogna sempre introdurre nelle nostre conversazioni qualche pensiero di cose soprannatunili; e un seme che a suo tempo dara frutto. - Tra siffatti semi egli me- scola anche pensieri sulla vocazione allo stato eccle- siastico, secondoche il suo sguardo scrutatore ne scorge l'opportunita. Inoltre, insegnare la dottrina cristiana ai fanciulli si direbbe che sia la sua passione; oh, non si las cia mai sfuggire l'occasione di far catechismi! .Anzi,

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s'ingegna di farne nascere quante pili puo di tali oc- casioni.

Seminatore di parole buone anche entr~ il recinto sacro.

N eIle ricreazioni pili lunghe i chierici di miglior condotta tengono circoli scolastici; questa consuetudine gli piace assai, perche, oltreche aIlo studio, la sperimenta assai giovevole alla pieta. Si stringe cosi intorno a lui un gruppo di intimi, una specie di santa lega per l'osservanza delle reg ole e per l'applicazione aIlo studio, rna insieme per infervorarsi l~un l'altro nella vita spirituale. Tuttavia anche fuori di questi convegni Ie sue conversazioni fini- scono d'ordinario nell'argomento prediletto, quasi sale, di cui con grazia aspe'rge ogni discorso 1. - Parlava volen- tieri di cose spirituali - , attestera uno degli assidui.

E poi c'e la vena inesauribile dei racconti, coi quali incanta e incatena. - Non manco mai, nei cinque anni che fui suo condiscepolo, dira ancora l'incanutito amico, ana risoluzione presa di raccontare ogni giorno un esem- pio tratto dalla storia ecclesiastica, dana vita dei Santi e dane glorie di Maria. - La risoluzione qui accennata entrava nel programma di vita chiericale, che gia cono- 5ciamo. Insomma, bisogna avere il cuore pieno di Dio, per parlare di Dio cosi, quasi ad ogni april' di bocca.

II pili costante degli esterni nelle visite al chierico Bosco e il pili aspettato di tutti era naturalmente nel primo anna di seminario Luigi Comollo, che frequentava allora l'ultima classe ginnasiale. Degni sempre l'uno del- l'altro, non avevano segreti fra 101'0; entrambi amanti di Dio, si comunicavano i propri disegni per una vita da consacrare interamente ana salute delle anime. :E facile

1) 001., IV, 6.

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percio immaginare che buona compagnia si facessero, dopocM si ritrovarono uniti nel seminario. Qui per for- tuna Ie fonti d'informazione non iscarseggiano; possiamo percio tener dietro un po' da presso ai due amici e COS!

indagare meglio la vita seminaristica di Giovanni Bosco in quello che c'interessa. L'uniformita regolamentare fa s! che Ie giol'llate del seminarista pili 0 menD si rassomi- glino, ne, generalmente parlando, vi trovano favore Ie spiccate manifestazioni di tendenze individuali. Per giunta, il ?hierico Bosco, a detta d'un suo vecchio pro- fessore, progrediva bens! notevolmente nella studio e nella pieta, ma « senz'averne Ie apparenze, a cagione di quella sua bonarieta, che fu poi la caratteristica di tutta la sua vita ». Onde nel seminario agli occhi dei pili egli passa incompreso, siccM ci vollero gli sviluppi po- steriori, perche quei d'allora, richiamando ana mente Ie cose remote, capissero cia che non avevano capito prima e dicessero quindi come disse un altro profess ore di Giovanni: « 10 10 ricordo, quand'era mio scolaro; era pio, diligente, esemplarissimo. Oerto nessuno .a quel tempo avrebbe pronosticato di lui quel che e adesso.

Ma debbo dire che il suo dignitoso contegno, l'esattezza con cui adempiva i doveri suoi di scuola e di religione, erano cos a esemplare ». Peccato che di COS! preziosi te- stimoni il tempo inesorabile abbia troppo presto assotti- gliato il numero 0 indebolita la memoria! A buon conto, profittiamo di quanta ci e pervenuto attraverso Ie no- tizie sicure che si possiedono circa i suoi amicbevoli rapporti col chierico oomono.

Studio e pieta, scuola e religione: ecco dove anzitutto i due bravi chierici andavano pienamente d'accordo. Nei giovani di bell'ingegno l'amore allo studio minaccia da

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