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Academic year: 2022

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U n futuro

che ci aspetta

Studi Zancan · 6/2016 · 3

L

e regioni hanno condiviso con il governo la necessità di scelte uni- tarie per le vaccinazioni. Siamo lontani da quando ogni regione ri- vendicava se stessa e la propria autonomia. La scomposizione delle responsabilità sembrava la strada migliore per affrontare i problemi, in casa propria, in nome e per conto dei propri cittadini. Ma non tutti i problemi sono a misura di cartine geografiche, di circoscrizioni elettorali, di responsabilità limitate dai propri confini. I problemi sono problemi e agisco- no su scala diversa: mondiale (lo sa il clima), continentale (lo sanno i migranti), nazionale (lo sanno le disuguaglianze), regionale (lo sanno quanti sperimentano il difficile accesso all’offerta sanitaria), comunale (lo sanno quanti pagano in modo diverso gli stessi servizi per l’infanzia da comune a comune). È un modo paradossale di affrontare i problemi senza spingere lo sguardo oltre i propri confini. Il focus è su di noi e non sui problemi, sulle nostre delimitazioni e non sugli incontri di capacità necessarie per affrontarli, sugli statuti giuridici e non sulle condizioni sociali per gestirli. La conseguenza è che sono i problemi a contenerci, a condizionarci, a trasformarci in perdenti. Avviene per la salute, la sicurezza, le disuguaglianze, i poveri, i migranti, lo sviluppo. È un’incapacità che non riguarda solo la sofferenza, i deficit di umanità, l’esclusione. Riguarda anche le potenzialità, lo sviluppo umano ed economico, la possibilità di investire in una migliore socialità.

È il paradosso dei «fai da te» che avevamo chiamato «federalismo». La Costi- tuzione molto prima parlava di autonomie locali, di regionalismo… in un corpo unitario e solidale. È il vecchio da rimettere a nuovo, perché ogni parte impari a vedersi nel tutto necessario per guardare in modo organico i problemi. Non possono essere affrontati togliendo una foglia o un pezzo di radice, in questo modo si sviluppano più facilmente, si irrobustiscono, in certi casi diventano metastasi sociali.

L’insufficiente copertura vaccinale ha messo a rischio la vita di molti bambini e sta aggiungendo costi economici ai costi esistenziali. È alto rischio confuso con «liberi di scegliere», cioè di «farsi e fare del male». Ci parla anche di altre coperture immunitarie, necessarie per una socialità sofferente, in recessione di umanità. La sfiducia sta crescendo e anche l’irresponsabilità: è colpa delle nuove generazioni, si sono perdute, è colpa dei non autosufficienti, si salvino dalla loro incapacità, è colpa dei poveri, se ne facciano una ragione. È facile sentir pensare

Studi Zancan

Politiche e servizi alle persone

Editoriale

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e parlare così, solo degli «individui» possono farlo. Non sono diventati persone, non hanno capito i segnali di pericolo, non hanno fatto niente per evitarli.

«Questo paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se non nascerà un nuovo senso del dovere». Lo diceva Aldo Moro, con una vista lunga, ben oltre il suo tempo e il nostro. Ma qualcosa sta cambiando.

Come mai? La paura non è necessariamente distruttiva, in certi casi può aiuta- re a capire e a fare la differenza. Ma la paura non basta e non sempre è buona consigliera, mentre c’è chi sta costruendo mura di paura, cioè qualcosa di ben di- verso dalla promozione umana. Come allora affrontare questi problemi, definire il cosa fare e come fare nei contesti e nei bacini di responsabilità necessari per vincere, senza dissipare tempo, risorse, fiducia insieme necessari per diventare socialità responsabile? Meglio ancora se sarà socialità solidale, ma è un punto di arrivo, non di partenza. La gestazione da individui a persone, dal regionalismo alle sovranità capaci di geometrie variabili è un futuro che non ci aspetta, se non lo costruiamo.

Tiziano Vecchiato

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