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(1)RASSEGNA STAMPA 05-11-2018. 1. DOCTOR 33 Ca mammella, nel 40% dei casi la diagnosi cambia con seconda opinione 2. ANSA Studio Usa, legame tra radiazioni cellulari e cancro in topi 3. QUOTIDIANO SANITÀ Emergenza maltempo. Grillo: “Governo al lavoro per i suoi cittadini. Ssn un corpo unico” 4. ITALIA OGGI Vaccini, digitalizzazione a metà 5. IL FATTO Aziende e operatori: più trasparenza.

(2) 04-10-2018  . LETTORI 1.606. http://www.doctor33.it/ . Ca mammella, nel 40% dei casi la diagnosi cambia con seconda opinione. Uno studio pubblicato recentemente sulla rivista Annals of Surgical Oncology sottolinea l'importanza per il paziente di chiedere la cosiddetta "second opinion". Nello specifico si parla di pazienti a cui è stato diagnosticato un cancro al seno e di un secondo gruppo di esperti che ha modificato la prima diagnosi, addirittura nel 43% dei casi. I risultati devono essere inquadrati nella specifica situazione in cui è stato condotto lo studio, la Carolina del Sud, dove ci sono solo tre centri medici universitari di riferimento, e dove meno del 10% delle pazienti richiede la seconda opinione a una di queste strutture. Il team di ricercatori, coordinati Nancy DeMore della University of South Carolina, hanno preso in esame un gruppo di pazienti che avevano ricevuto una diagnosi in un centro non di riferimento nazionale e altre 70 donne che avevano chiesto una seconda opinione in un centro di riferimento a un gruppo multidisciplinare di esperti. Qui sono state disposte 30 ulteriori biopsie per 25 pazienti e in 16 di queste sono stati identificati nuovi tumori, nello stesso seno, o nell'altro seno o metastasi al linfonodo ascellare. «La seconda opinione conta davvero nel cambiare diagnosi, e in molti casi può portare a una terapia diversa, - ha commentato DeMore - spero che il nostro lavoro spinga le pazienti a cercare una seconda opinione nei centri oncologici specializzati». In Italia, non abbiamo dati numerici relativi a questo, afferma Carmine Pinto, dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), ma l'organizzazione delle cure oncologiche è differente: «nei programmi dei gruppi multidisciplinari e.

(3) anche delle leggi oncologiche è previsto che possa essere facilitato un secondo parere per alcune situazioni particolari, ma questo non rappresenta uno standard; infatti, quando si parla delle patologie oncologiche più epidemiologicamente comuni, come i tumori della mammella del polmone e del colon, in tutta Italia ci sono gruppi multidisciplinari che permettono di dare un adeguato parere diagnostico e terapeutico». In altre situazioni, la richiesta di una seconda opinione è un meccanismo garantito ed è prevista in alcuni documenti dell'Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali: «nel caso di tumori rari, - spiega Pinto - ad esempio alcuni casi di sarcoma e mesotelioma, è necessario fare riferimento a strutture specializzate dove si centralizzano la diagnosi e il trattamento di patologie che richiedono un'expertise particolare, ma per le principali patologie e per le situazioni ordinarie abbiamo un'oncologia abbastanza diffusa nel Paese. Lo studio mette comunque in evidenza quanto sia importante un approccio multidisciplinare alle malattie oncologiche»..

(4) 03-10-2018 513.678 http://www.ansa.it/. Studio Usa, legame tra radiazioni cellulari e cancro in topi Ma 'prove modeste' e riferite a telefonini vecchia generazione. ROMA, 2 NOV - Ci sono prove, anche se "relativamente modeste" che le onde radio originate da alcuni tipi di telefoni cellulari di vecchia generazione, aumentano il rischio di tumore al cervello al cervello, almeno nei topi maschi. E' il risultato di una ricerca del National Toxicology Program statunitense, promossa dall'amministrazione Clinton. Costata 30 milioni di dollari, la ricerca e' stata condotta su circa 3.000 roditori ed e' il più grande esperimento del genere mai compiuto al mondo. "Crediamo che il legame tra le radiazioni delle radio frequenze e i tumori nei topi maschi sia reale", ha affermato John Bucher, uno degli scienziati che ha lavorato al programma, sottolineando però come non si possono paragonare i livelli di esposizione a cui sono stati sottoposti i topi rispetto a quelli di chi usa un telefono, di gran lunga inferiori. Inoltre lo studio non comprende gli smartphone di ultima generazione..

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