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L’INDUSTRIA TOSCANA SECONDO L’IPIR | IRPET

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19 Maggio 2020

Numero 6/2020

L’INDUSTRIA TOSCANA SECONDO L’IPIR

1. Nel tentativo di colmare il vuoto informativo

Il primo trimestre di questo 2020 rimarrà nella nostra memoria per molte ragioni. In modo enfatico potremmo dire che sicuramente non ci ricorderemo di questi mesi come quelli in cui si è affrontata

“una crisi”, o almeno non una di quelle che si incontrano abitualmente nel ciclo economico. Bensì ripenseremo a questi momenti come quelli in cui le nostre vite hanno vissuto “la crisi”, senza bisogno di altri aggettivi o elementi necessari per qualificarla. Ciò è quanto dicono i numeri che progressivamente si iniziano a ricostruire in merito all’andamento della nostra economia.

Guardiamo alla produzione industriale. Stando alle stime di ISTAT per il mese di marzo, l’avvio della diffusione del virus, e il conseguente lockdown, avrebbe portato in Italia ad una caduta del -29,3% (dati destagionalizzati) del volume di produzione attivata rispetto a quanto era stato rilevato nello stesso mese dell’anno precedente. L’uscita dei dati ISTAT ci fornisce la possibilità di compiere un’operazione di stima anche per le regioni. Elaborando, infatti, i dati che vengono prodotti da ISTAT a livello settoriale (3 cifre ATECO) è possibile ricostruire un indicatore toscano che tenga conto dell’industry mix regionale. Il pregio di questa misura è dato dalla qualità dell’indagine condotta dall’Istituto di Statista nazionale e dalla sue celerità, visto che con un solo mese circa di ritardo abbiamo un quadro molto dettagliato della situazione. Il difetto risiede nel fatto che se, da un lato, si tiene conto della caratterizzazione produttiva delle diverse aree, dall’altro non si colgono quei comportamenti specifici che alcuni territori potrebbero mettere in atto. Ciò detto, con queste avvertenze interpretative e a costo di incorrere in un qualche margine di errore, abbiamo ritenuto utile, in questa fase in cui le informazioni aggiornate sui volumi produttivi e gli andamenti settoriali sono carenti, ricostruire un indice della produzione industriale regionale (IPIR).

2. Segnali di un crollo mai visto

Il crollo della produzione industriale della Toscana è peggiore di quello già drammatico osservato a livello nazionale, visto che per la nostra regione si stima una flessione del -33,1% rispetto a marzo 2019.

Un terzo della produzione è scomparsa.

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Figura 1

TASSO DI VARIAZIONE MENSILE DELL’INDICE DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE. TOSCANA Variazioni tendenziali

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

La dinamica della produzione industriale degli ultimi anni più volte è stata chiamata in causa per sottolineare l’affanno del nostro sistema produttivo. In molte nostre analisi abbiamo parlato di un rilevante rischio declino di fronte a noi. La doppia crisi iniziata ormai più di dieci anni fa ha lasciato in eredità un’economia che non è più riuscita a crescere, ancorata ad una stagnazione perdurante.

Questo era il quadro pre-COVID, con livelli dell’IPIR che si attestavano su valori osservati ad inizio anni

’90.

Oggi è evidente, tuttavia, che il blocco produttivo connesso alle chiusure decretate dal governo, abbia amplificato la scala dei problemi. Rispetto al picco pre-2008 (IPIR pari a circa 132) ci troviamo poco sopra la metà di quel livello (IPIR di marzo per la Toscana è pari a 72,3).

Una caduta di queste proporzioni era nelle attese, dato il lock down, ma non ha confronti con il passato. Il livello di produzione raggiunto con questa contrazione non trova uguali nemmeno se risaliamo ai primi dati disponibili, cioè quelli riferiti al gennaio 1990. Per trovare volumi di produzione analoghi a quelli attuali è probabile che il confronto debba essere effettuato con i livelli di produzione di fine anni ’70. Nella Great Recession del 2008-2009 c’erano voluti ad esempio quasi quattro trimestri per arrivare ad una flessione comunque assai più contenuta. Infine, nella fase attuale sostanzialmente tutti i settori fanno registrare flessioni a due cifre.

Figura 2

INDICE DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE. ITALIA

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

-0,35 -0,30 -0,25 -0,20 -0,15 -0,10 -0,05 0,00 0,05 0,10 0,15

2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

70 80 90 100 110 120 130 140

Gen-1990 Lug-1990 Gen-1991 Lug-1991 Gen-1992 Lug-1992 Gen-1993 Lug-1993 Gen-1994 Lug-1994 Gen-1995 Lug-1995 Gen-1996 Lug-1996 Gen-1997 Lug-1997 Gen-1998 Lug-1998 Gen-1999 Lug-1999 Gen-2000 Lug-2000 Gen-2001 Lug-2001 Gen-2002 Lug-2002 Gen-2003 Lug-2003 Gen-2004 Lug-2004 Gen-2005 Lug-2005 Gen-2006 Lug-2006 Gen-2007 Lug-2007 Gen-2008 Lug-2008 Gen-2009 Lug-2009 Gen-2010 Lug-2010 Gen-2011 Lug-2011 Gen-2012 Lug-2012 Gen-2013 Lug-2013 Gen-2014 Lug-2014 Gen-2015 Lug-2015 Gen-2016 Lug-2016 Gen-2017 Lug-2017 Gen-2018 Lug-2018 Gen-2019 Lug-2019 Gen-2020

Italia Toscana

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3. Regioni più o meno esposte

Profonda, quindi, rapida, poi, e persino pervasiva. Sono questi i tre aggettivi che caratterizzano i numeri della caduta per tutte le regioni italiane. Ciò non toglie che ci siano delle differenze nei risultati che si possono desumere analizzando i dati dell’Indagine ISTAT. La Toscana, secondo i nostri calcoli che, come detto, tengono conto delle specializzazioni regionali, avrebbe subito l’impatto del virus in misura peggiore di quanto non si calcoli per le altre realtà locali. Solo le Marche e il Piemonte hanno risultati analoghi, con una flessione che nel primo caso stimiamo al -35,1% e che nel secondo arriva al -33,2%.

Le altre regioni con le quali è abituale il confronto hanno risultati solo leggermente meno profondi, con la Lombardia che ha una flessione rispetto al marzo 2019 del 28,7% e il Veneto con una caduta del 32,0%. L’Emilia Romagna registrerebbe secondo i nostri calcoli una contrazione del 30,0%. Come ci si sarebbe aspettati in relazione alla diffusione del virus, le regioni meno colpite si collocano tutte nel sud Italia anche se importanti differenze sembrano emergere tra regioni come Campania e Puglia, sostanzialmente in linea con la media nazionale, e regioni come Sicilia e Sardegna per le quali la flessione sembrerebbe contenersi entro il -20%.

Tabella 1

ANDAMENTO DELLE REGIONI ITALIANE

Ultimo mese Ultimo trimestre

Var. congiunturale (marzo '20-febbraio '20)

Var. tendenziale (marzo '20-marzo '19)

Var. congiunturale (I trim '20- IV trim '19)

Var. tendenziale (I trim '20- I trim '19)

Piemonte -32,6% -33,2% -9,5% -12,1%

Valle d'Aosta / Vallée d'Aoste -17,8% -18,4% -4,9% -7,3%

Liguria -26,5% -26,7% -7,3% -8,9%

Lombardia -27,6% -28,7% -8,2% -10,8%

Trentino Alto Adige / Südtirol -23,1% -23,8% -6,5% -8,5%

Veneto -30,7% -32,0% -9,4% -11,7%

Friuli-Venezia Giulia -32,2% -32,7% -9,7% -11,5%

Emilia-Romagna -29,4% -30,0% -8,7% -10,7%

Toscana -30,8% -33,1% -10,0% -12,8%

Umbria -26,1% -27,7% -8,3% -10,5%

Marche -33,1% -35,1% -10,3% -13,4%

Lazio -21,0% -20,9% -5,3% -7,3%

Abruzzo -29,7% -30,6% -8,6% -11,4%

Molise -29,9% -30,0% -8,9% -11,0%

Campania -28,4% -29,3% -8,5% -10,4%

Puglia -25,4% -26,5% -7,6% -9,3%

Basilicata -36,4% -35,0% -9,2% -12,2%

Calabria -18,3% -18,4% -4,9% -6,0%

Sicilia -17,5% -16,5% -3,6% -4,8%

Sardegna -17,7% -17,4% -4,6% -5,4%

Italia -28,4% -29,3% -8,4% -10,7%

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

4. L’effetto del lockdown sui settori

Osservando la Toscana nella sua disaggregazione settoriale i risultati peggiori si riscontrano per il Tessile, Abbigliamento e prodotti della pelletteria che registrerebbero una diminuzione del volume prodotto del 58%. In linea con questo risultato è anche quello delle imprese che producono mezzi di trasporto (di vario genere, incluse le imbarcazioni). Anche per quest’ultimo comparto la flessione nel mese di marzo, rispetto allo stesso mese del 2019, sarebbe superiore al 56%. Tra le componenti del nostro sistema produttivo quelle meno colpite sono le industrie alimentari, con una flessione mensile

“solo” del 5,2%, e quelle chimiche e farmaceutiche che nel complesso hanno contenuto la contrazione entro i dieci punti percentuali (-9,6%). La meccanica, altro importante pilastro della nostra struttura economica regionale, si dovrebbe attestare attorno al -40% con risultati leggermente peggiori per i macchinari rispetto a quanto invece si stima per gli apparecchi elettrici. Nel caso del settore cartario, in

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media in regione si stima una contrazione attorno al -16,1%. La gran parte degli altri settori oscilla tra il -30 e il -40%. Nel confronto con il mese peggiore della Crisi finanziaria di oltre dieci anni fa (Marzo 2009) non sempre i risultati sono peggiori oggi di allora ma nei casi in cui il risultati di quest’ultimo mese sia migliore non si può comunque dire che vi siano differenze apprezzabili. E’ vero invece il contrario, ci sono oggi settori che hanno avuto risultati assai peggiori del 2009 e purtroppo questo accade praticamente per tutte le produzioni tipiche della nostra regione.

Figura 3

ANDAMENTO SETTORIALE. VARIAZIONE TENDENZIALE MENSILE. MARZO

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

Nel complesso, il primo trimestre fa segnare una diminuzione del livello di produzione industriale del 12,3% rispetto ai tre mesi iniziali del 2019. La Toscana fa anche in questo caso peggio di quanto ISTAT stima a livello nazionale, non solo perché il risultato di marzo è stato più negativo ma anche perché la Toscana sembrerebbe aver risentito maggiormente degli effetti nefasti del virus anche nel mese di febbraio, probabilmente a causa di una maggior dipendenza di alcuni settori dalle importazioni provenienti dalla Cina che in quel mese erano in parte bloccate.

-60% -50% -40% -30% -20% -10% 0%

Attività estrattiva Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco Industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori Industria del legno Carta Stampa e registrazione Fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati Chimica e farmaceutica Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche Altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi Attività metallurgiche; fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi …

Fabbricazione di computer, apparecchi elettronici e ottici Fabbricazione di apparecchi elettrici Fabbricazione di macchinari ed apparecchi n.c.a.

Fabbricazione di mezzi di trasporto Altre attività manifatturiere, riparazione ed installazione di macchine Produzione e distribuzione di energia elettrica e gas

2009 2020

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Figura 4

ANDAMENTO TRIMESTRALE DELL’INDICE DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE. GENNAIO 2005-GENNAIO 2020

a. Toscana centro b. Toscana sud

c. Toscana costa

Fonte: elaborazione su dati ISTAT

In altre parole la Toscana sembra amplificare un problema che dovrebbe caratterizzare tutta l’Italia:

visto il modello di specializzazione abbiamo risentito della frenata cinese più di altri paesi subendo l’impatto negativo della pandemia ancor prima che scoppiasse il contagio nel nostro paese.

5. I territorio della Toscana in difficoltà

Il dato regionale, è stato ulteriormente scomposto su base territoriale così da avere una immagine della situazione che ha caratterizzato le diverse province. E’ evidente che il livello locale rende più incerte le stime, cionondimeno è utile osservare i risultati anche perché la caratterizzazione produttiva delle diverse aree ha sicuramente giocato un ruolo importante nel determinare i risultati. La provincia che sembrerebbe aver sofferto maggiormente nel corso di marzo è stata quella di Prato, con una flessione

75 85 95 105 115 125 135 145

2005_1 2006_1 2007_1 2008_1 2009_1 2010_1 2011_1 2012_1 2013_1 2014_1 2015_1 2016_1 2017_1 2018_1 2019_1 2020_1

Pistoia Firenze Prato Toscana

95 100 105 110 115 120 125 130 135 140 145

2005_1 2006_1 2007_1 2008_1 2009_1 2010_1 2011_1 2012_1 2013_1 2014_1 2015_1 2016_1 2017_1 2018_1 2019_1 2020_1

Arezzo Siena Grosseto Toscana

95 100 105 110 115 120 125 130 135 140 145

2005_1 2006_1 2007_1 2008_1 2009_1 2010_1 2011_1 2012_1 2013_1 2014_1 2015_1 2016_1 2017_1 2018_1 2019_1 2020_1

Massa-Carrara Lucca Livorno Pisa Toscana

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della produzione industriale complessiva che calcoliamo in un -42,3% rispetto al mese di marzo di un anno prima. Se accorpiamo anche i primi due mesi dell’anno otteniamo una flessione del primo trimestre 2020 rispetto a quello del 2019 che è pari al -19,4%. Nessuna altra realtà locale interna alla regione ha subito una tale ripercussione. La gravità della situazione pratese emerge ancor più se estendiamo la nostra prospettiva di analisi così da considerare gli ultimi quindici anni. Stando all’IPIR Prato in questo ultimo trimestre ha prodotto poco più che la metà di quanto produceva a fine 2006. La provincia che più si avvicina a questi risultati è Arezzo con una caduta mensile del 38,0% (la flessione nel trimestre è del -13,0%) ma la dinamica complessiva degli ultimi quindici anni sembrerebbe meno pesante di quella pratese. Una traiettoria di lungo periodo estremamente negativa è quella di Massa Carrara alla quale si aggiunge una flessione del 34,7% nel mese di marzo (-12,3% il primo trimestre rispetto al corrispettivo 2019). Situazione molto difficile anche per Firenze che ha visto la propria produzione industriale flettere del 13,0% nei primi tre mesi dell’anno rispetto al primo trimestre 2019;

Firenze ha solo parzialmente contenuto la caduta del mese di marzo visto che si assesta su un -33,4%

rispetto a marzo 2019. Risultati meno pesanti, anche se si sta parlando di numeri gravissimi ugualmente, sono quelli di Grosseto (-19,9% nel mese; -6,4% nel trimestre) e di Lucca, che si trova a registrare una caduta del 20,5% a marzo (-7,4% nel primo trimestre).

Tabella 2

LA PRODUZIONE INDUSTRIALE NELLE PROVINCE TOSCANE

Ultimo mese Ultimo trimestre

Var. congiunturale (marzo '20-febbraio '20)

Var. tendenziale (marzo '20-marzo '19)

Var. congiunturale (I trim '20- IV trim '19)

Var. tendenziale (I trim '20- I trim '19)

Massa-Carrara -32,5% -34,7% -9,4% -12,3%

Lucca -19,0% -20,5% -5,4% -7,4%

Pistoia -26,6% -28,5% -8,4% -10,5%

Firenze -31,0% -33,4% -10,2% -13,0%

Livorno -25,1% -25,5% -7,4% -8,6%

Pisa -30,9% -33,3% -10,4% -13,4%

Arezzo -37,0% -38,0% -11,5% -13,0%

Siena -25,2% -25,8% -6,1% -8,7%

Grosseto -19,4% -19,9% -5,6% -6,4%

Prato -36,7% -42,3% -13,7% -19,4%

Toscana -30,8% -33,1% -10,0% -12,3%

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

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