Urgenze diaframmatiche 15
U
LRICHS
CHOEFFEL• M
OSHES
CHEINL’unica patologia diaframmatica che può interessare un chirurgo addomina- le che lavora in urgenza è l’ernia diaframmatica, attraverso cui uno o più organi addominali possono migrare in torace e rimanere incarcerati o strozzati. Questo può verificarsi in tre casi distinti, che tuttavia hanno in comune numerose caratte- ristiche cliniche.
Ernia diaframmatica
Rottura del diaframma per un trauma chiuso o penetrante
In questo caso l’ernia può avere un esordio sintomatico acuto subito dopo il trauma, o può presentarsi molti anni dopo, in un paziente che ha praticamen- te dimenticato l’insignificante incidente stradale avuto 14 anni prima. Leggete i
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Capp. 34 e 35 per la diagnosi ed il trattamento dell’ernia traumatica acuta. Le complicanze tardive sono diagnosticate e trattate seguendo le linee guida per l’er- nia diaframmatica non traumatica. Saranno descritte successivamente.
Ernia diaframmatica congenita
Queste rare entità includono l’ernia di Bochdalek (difetto postero-laterale
del trigono lombo-costale), l’ernia di Morgagni (posteriormente al processo
xifoideo nel forame di Morgagni o nel trigono sterno-costale), un difetto del
centro tendineo del diaframma sinistro, e l’ernia paraesofagea. È più frequente
che i difetti posti sul lato sinistro divengano sintomatici poiché il fegato sigilla
quelli sul lato destro. La maggior parte delle ernie congenite è sintomatica e
richiede un trattamento chirurgico durante le prime ore di vita per la compres-
sione dei polmoni e delle strutture mediastiniche. Il trattamento è facilmente
attuabile per via addominale, con il riposizionamento manuale (in questi casi
non vi sono aderenze tra le strutture toraciche ed i visceri addominali) e la sutu-
ra diretta del difetto. Se si è verificata una trasposizione intra-toracica di più organi, il riposizionamento dovrebbe avvenire nel seguente ordine: prima lo sto- maco, poi l’intestino tenue, quindi il colon ed infine gli organi parenchimali come la milza.
Se durante lo sviluppo del feto non c’è una erniazione evidente, il neonato può apparire normale e sviluppare, successivamente, in qualsiasi momento della sua vita, una erniazione acuta. In questo caso si presenta come una qualsiasi ernia diaframmatica acquisita, che viene diagnosticata definitivamente all’intervento chi- rurgico durante il quale si identifica l’esatta sede del difetto.
Ernia diaframmatica acquisita
Nella pratica clinica, devono essere prese in considerazione soltanto due entità distinte: l’erniazione per un difetto traumatico o pre-esistente della parte tendinea del diaframma sinistro e l’ernia paraesofagea.
– Ernia diaframmatica sinistra. È stato spesso affermato che l’accesso alle ernie post-traumatiche di vecchia data debba essere toracotomico, mentre l’ac- cesso alle ernie non traumatiche debba essere laparotomico. Infatti, la presenza di un involucro peritoneale generalmente facilita il riposizionamento esercitan- do una lieve trazione dal di sotto, mentre la perforazione o la rottura del dia- framma spesso comportano una lesione del rivestimento peritoneale con conse- guente formazione di tenaci aderenze tra le strutture toraciche e quelle addomi- nali erniate. Tuttavia, in alcuni casi, l’eziologia non è chiara ed è difficile preve- dere, prima dell’intervento, la presenza o la assenza di un sacco erniario perito- neale. Dunque la strategia chirurgica risulta spesso influenzata sia dalla probabi- lità sia dall’esperienza personale. Va puntualizzato comunque che un accesso toracotomico postero-laterale sul VII spazio intercostale consente sempre di ese- guire una accurata dissezione degli organi erniati come anche la esplorazione dello spazio sotto-diaframmatico; l’approccio addominale invece può dimostrar- si più difficoltoso e rischioso. Se, poi, indipendentemente dall’approccio, per motivi tecnici, il piccolo anello erniario deve essere intaccato, è necessario rispet- tare le ramificazioni radiali del nervo frenico.
– Ernia paraesofagea. In questo caso la giunzione gastro-esofagea si trova in
addome, ancorata alla membrana freno-esofagea (ernia non da scivolamento!) e
l’erniazione – più frequentemente dello stomaco – si sviluppa attraverso lo iato eso-
fageo dilatato e attraverso un difetto della membrana freno-esofagea posta a fianco
dell’esofago. Il fondo dello stomaco può spostarsi su e giù in modo intermittente,
senza provocare sintomi o associandosi soltanto a sintomi “sub-acuti”, ma a volte
può accadere che una gran parte o addirittura tutto lo stomaco si ernii in torace,
determinando il cosiddetto volvolo gastrico intratoracico (“stomaco capovolto” o
ernia jatale gigante di tipo II). Le complicanze più comuni comprendono lo stroz-
zamento con infarcimento emorragico dello stomaco, necrosi e perforazione gastri-
ca, sanguinamento della mucosa e dilatazione intratoracica acuta con compressio-
ne delle altre strutture intratoraciche.
Volvolo gastrico
Il volvolo gastrico è definito come la rotazione anomala (di almeno 180 gra- di) dello stomaco che determina una occlusione ad ansa chiusa. A seconda dell’as- se attorno a cui ruota lo stomaco, il volvolo può essere organoassiale o mesente- roassiale oppure una combinazione di entrambi.
Nel volvolo organoassiale – che è la variante più frequente – lo stomaco ruo- ta intorno ad un’asse che congiunge la giunzione gastro-esofagea con il piloro. In questo caso, lo stomaco finisce in torace con la grande curva, trascinandosi dietro l’omento e posizionandosi in alto: questo provoca l’angolazione della giunzione esofago-gastrica e dello stomaco distale con formazione di una “occlusione gastri- ca ad ansa chiusa”. Il volvolo mesenteroassiale (la variante più rara) si forma intor- no all’asse che va dal centro della grande curva dello stomaco all’angulus gastrico.
La formazione di un volvolo gastrico può verificarsi ad ogni età e con la stessa fre- quenza sia nelle donne che negli uomini ed è stata descritta anche nei neonati e nei bambini.
Caratteristiche cliniche
Il volvolo gastrico acuto può insorgere su un background di dispepsia inter- mittente aspecifica attribuita alla presenza di un’ernia paraesofagea già diagno- sticata ma, di solito, ha un esordio acuto, “dal nulla”. Gli eventi scatenanti pos- sono essere un pasto abbondante o una situazione che determini un aumento della pressione intra-addominale come un ileo post-operatorio, la gravidanza o il parto.
L’addome è relativamente “innocente”, con scarso dolore epigastrico e assen- za di reperti addominali all’esame clinico. Il dolore è maggiore in sede sotto-ster- nale o toracica e la compressione del polmone sinistro, esercitata dallo stomaco erniato (o da altri visceri), può determinare problemi respiratori acuti. La disloca- zione verso destra delle strutture mediastiniche può provocare una instabilità car- dio-vascolare, mentre l’angolazione della giunzione gastro-esofagea può provocare conati di vomito. La triade diagnostica descritta da Moritz Borchardt (1868-1948) è costituita da dolore epigastrico/sottosternale, conati senza vomito e impossibilità ad introdurre un sondino naso-gastrico.
Tradizionalmente il volvolo gastrico acuto veniva diagnosticato con una
radiografia del torace che mostrava la presenza di una bolla d’aria retrocardiaca o
di un voluminoso livello idroaereo in torace (
●❯Fig. 15.1). Un’indagine con mezzo
di contrasto confermava la diagnosi, rivelando una occlusione dello stomaco nella
sede del volvolo. Adesso, invece, una TC consente di stabilire immediatamente la
diagnosi con tutti i dettagli anatomici (
●❯Figg. 15.2 e 15.3).
Fig. 15.1. “Cosa ci sta a fare il suo stomaco nel torace?”
Fig. 15.2. Il radiogramma diretto della scansione TC mostra lo stomaco disteso che occupa l’emitorace sinistro con un marcato dislocamento a destra del mediastino
Fig. 15.3a,b. TC assiale del torace inferiore. a Livello idro-aereo nello stomaco disteso con dislocamento del cuore verso destra. La “bolla” a destra rappresenta l’antro gastrico. È visibile il sondino naso-gastrico nell’esofago distale a destra dell’aorta. b Una sezione infe- riore mostra a sinistra la milza. La bolla a sinistra rappresenta il fondo gastrico. Osservate la
“linea di passaggio” tra le due “bolle” che rappresenta la sede del volvolo b
a