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SOCIETÀ E COMITATI SEGRETI

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Academic year: 2022

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SOCIETÀ E COMITATI SEGRETI

A TRIESTE

Di società, comitati, o centri di riunione segreti, a Trieste, dal- l'epoca del Risorgimento sino ai giorni della liberazione, ce ne fu- rono parecchi, più o meno importa,nti, a seconda del valore dei loro membri, del raggio d'attività svolta, della loro durata e dei risultati ottenuti.

'l'ntte queste società avevano in comune, oltre la segretezza, ne- cessaria per ovvii motivi, anche il fine : la liberazione delle terre italiane dal dominio austriaco.

Questi circoli erano più che altro conventicole, riunioni di pa- trioti, senza avere il tenebroso apparato delle società carbonare, nè i riti misteriosi d'iniziazione delle loggie massoniche. Le cariche non erano definite, non esistevano statuti, nè queste società avevano una sede fissa. I membri, o per dir meglio gli amici, _si riunivano, passandosi la voce, nella casa di un conoscente fidato, nelle sedi delle società cittadine, nella redazione di un giornale, se non addirittura in un frequentato locale pubblico, dove tra un caffè e una fnmatina si ordivano complotti, si scrivevano proclami, si organizzavano ma~

nifestazioni.

Acca-nto ai Comitati segreti che più .sopra nominammo, esiste- vano pure alcuni singoli gruppi di patrioti che operavano indipen- dentemente, ma questi nuclei difettavano di una salda struttura interna e di una disciplina che potesse assicurare una continuità d'azione ed un efficace coordinamento delle varie inziative. Il loro carattere precipuo era l'attività individuale, e da ciò ne derivava una dannosa dispersione cli forze là dove si doveva potenziare al massimo grado ogni generoso sforzo per il trionfo della causa irre- dentista.

Per ordine d'importanza ricorderemo che il primo !lei Comitati summenzionati, portava il titolo di Comitato d'azione ed era costi- tuito in prevalenza da garibaldini triestini reduci delle batta.glie di Bezzecca, Mentana e Digione. Attorno a questo gruppo centrale,

~i formarono altri strati di aderenti, nei quali erano rappresentati i macellai di Trieste e un largo seguito di esercenti, agenti di com- mereio e tipografi.

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Fu questo Comitato ad iniziare a fondo una serie di agitazioni che preoccuparono ed allarmarono seriamente le autorità governa- tive austriache, perchè taJi agitazioni rivelavano un nuovo aspetto, risoluto ed energico, del movimento irredentista che, fino allora,, aveva avuto espressioni piuttosto platoniche. Spetta infatti a questo Comitato il merito di avere per primo portato la lotta per l'itaHa- nità delle terre irredente sulle piazze, e di avere accesa la prima fiamma della rivolta.

II lancio dei petardi, la, diffusione dei proclami, gli attacchi alle dimostrazioni austriache ed: in genere tutte le manifestazioni pa,trio- tiche che vanno daI '68 al '78, furono opera di questo Comitato. La sua azione ebbe particolare rilievo nelle tragiche giomate del luglio del '68, quando masse di sloveni eccitati, fanatizzati da una assidua propaganda aJ1titaliana e imbaldanzite dall'appoggio del Governo, a,vevano inscenato gravi manifestazioni provocatorie. Come già fu altre volte scritto, le agitaa;ioni slovene di quei giorni ebbero il loro epilogo con l'attacco ,proditorio da pa;rte di questi contadini slavi fiancheggiati dal Corpo di guardia territoriale, che nella sera del 13 luglio di quell'anno sparò sulla folla, inerme dei cittadini che si trovava raccolta ai Volti di Chiozza.

L'azione svolta allora dai membri del Gom,itato d'azione fu vera- mente mirabile, e si deve in gran parte ad essi il merito ùella vitto- riosa rea-zione.

Altri momenti salienti dell'attività di questo Comitato si ebbero nel 1870, quando inscenò le grandi manifestazioni per l'entrata delle truppe italiane a Roma, e nel 1877 in seguito alla visita a Trieste dei ministri e deputati austriaci; manifestazioni cbe determina,rono la soppressione da p(lrte della Polizia del gfomale irredentista Il Nuovo Tergesteo, il bando del suo direttore, Ugo Sogliani., e il sor- gere di conseguenza del glorioso L'I11dipendente,

Ricorderemo infine le imponenti manifesta,zioni irredentiste aN- venute l'anno successivo per la morte di Vittorio Emanuele II; quelle per la visita a Trieste di Giosue Carducci, susseguite dalle manife- stazioni per la festa dello Statuto, e le grandi agitazioni contro l'oc- cupazione della Bosnia e Erzegovina , che determinarono anche lo scioglimento del Consiglio municipale di Trieste.

Seppure così succintamente esposti, bastano questi soli fatti per dimostrare l'alto va1ore della funzione svolta da questo Comitato, e bastano i nomi di aJcuni suoi componenti, per lumeggiare il loro spirito combattivo. Fra i componenti del Comitato erano Giusto Mu- ratti e Piero Mosettig, red'uci entrambi della fulgida spedizione dei fratelli Cairoli con i quali combatterono a Villa Glori, ed inoltre

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SOOIEYI'A' E COMJ<l'A'tl SEGRlli"'TI A TRIESTE l~l

Giuseppe Caprin, Simeone Eliseo, Gioachino Bertin, Rodolfo Do- naggio, Marco Mattera, Ernesto Ma-ttioni, Leopoldo Mauroner, Giu- seppe Grusovin, Eugenio Venezian, Edgardo Rascovicb, Marco Bas- sicb, Tito Bullo, Domenico e Antonio Barison, Eugenio Solferini e Luigi Zuculin, tutti reduci garibaldini - meno gli ultimi otto - uomini di sicura fede e di nobilissimo ardire.

Non ultimo fra quel gruppo di animosi, lo scrivente può con legittimo orgoglio ricordare il nome del padre suo, Antonio Vero- nese, la cui attività patriottica gli valse la confidente considerazione di Giuseppe GaribaJ.di, di cui è prova quella lettera a lui diretta dall'Eroe di Caprera e che ora si conserva nel nostro Museo del. Ri- sorgimento.

I compone11ti i~ Comitato d'azione era110 tutti mazziniani, traen- do da.I nome di quel Grande Italiano, l'esempio per quello ch'era il loro credo politico ed il principio dell'azione temeraria, sprezzante del pericolo e decisa a tutto.

Il popolino li chiamava. i rossi.

In mancanza d'una sede propria, il ritrovo preferito dei Capi era il Caffè Chiozza e ogni sera parecchi componenti del Comitato, si davano convegno in un'osteria situata nei pressi del menzionato caffè.

Alquanto caratteristico questo luogo di convegno: vero centro d'un'attività rivolu:1,ionaria. Una specie di covo di congiurati, nel qua.Je i non iniziati potevano trovare poco consigliabile soffermarsi, e specialmente i malintenzionati, quelli della Polizia, i confidenti, le spie. Così pur non avendo nulla di ufficiale in quanto sede di un Comitato d'azione, era lo stesso ben guardato e difeso, conciliando stranamente il segreto e la vigilanza con il suo carattere cli pubblico ritrovo.

Vale la pena di presentare un po' più da vicino questa osteria sparita oggi e cancellata anche da.J ricordo dei più. In Via Giosue Carducci, allora denominata Via del Torrente, e precisamente nel- l'area ove attuaJmente sorge lo stabile segnato col N .. 24, esisteva allora una casetta a due ,piani, il cui vasto cortile era diviso in due scomparti : nel primo si tr-0vava una stalla, nella quale le villiche provenienti d'aJl'altipiano conducevano a sostare gli asinelli per ri- prenderli nel pomeriggio, quando effettuata la vendita del pane, delle frutta e delle verdure portati dalla campagna, riprendevi,,no la via dei loro paesi. L'altra parte del terreno era coperta da una grande tettoia chiusa a vetri, nella qua.Je si trovava l'osteria in questione.

Gestiva questa osteria un certo Carlo Tedeschi, vene:1,iano, e che iJ popolino designava con un nomignolo tutt'altro che gentile e che

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la decenza vieta di ripetere, ma che il buon oste sopportava benigna- mente, con rassegnata indulgenza. La figlia dì questo oste, Giovanna, andò sposa a Piero Mosettig.

Un'aria di osteria di campagna aleggiava in quel rustico ritrovo.

Qui conveniva.no, come dicemmo, i patrioti d'a.Uora, e non infrequente era la parteeipazione _di alcuni maggiorenti del movimento irreden- tista dell'Istria e del Goriziano. Compariva spesso di nascosto l'udi- nese Giambattista Cella eil il gradiscano Marziano Ciotti, entrambi magnifici eroi delle schiere garibaldine, eil una sera, introdotto dal ga,riba,ldino triestino Vittorio Hanau, fece la sua apparizione il ge- nerale Nino Bixio, che per due giorni fu ospite del locale Console d'Ita.Ua.

E qui ricorderemo un episodio glorioso che si connette a questo ritrovo di patrioti. La sera del 13 luglio del '68, mentre bande di sloveni fiancheg·giati dalle guardie territoriali circuiva.no improvvi- samente la folla di cittadini raccolta ai Volti cli Chiozza sparando sugli stessi, un'altra squadra di poliziotti faceva un'irruzione nel- l'osteria di cui parliamo. L'apparizione delle guardie provocò l'im- mediata reazione di quella cinquantina di gfovani che in quella se- rata di sangue s'erano dati convegno in quell'osteria. Decisi a tutti i costi ad uscire dalla trappola tesa loro dalla Polizia, quei patrioti ingaggiarono tosto un violentissimo corpo a corpo contro le nume- rose guardie comandate da un ufficiale. Nella confusione e per il lancio delle boccalette e bicchieri. si spensero i lumi e nell'oscurità la lotta assunse aspetti e momenti d'intensa drammaticità. Tuttavia ai nostri giovani fu possibile sopraffa.re le guardie e raggiungere i Volti di Chiozza, ove il combattimento dei cittadini contro gli slavi continuava sempre più acceso, gettandosi impavidamente in quella terribile mischia.

I feriti di quella notte furono numerosissimi. Fra i più gravi ricorderemo i seguenti, i cui nomi figuravano nel ra.pporto presentato alla Dieta Provinciale. Essi sono :

BeHafronte Pietro, Bemporath Giuseppe, Camerini Giuseppe .Elia, Cazzl!,fura Giulio, Crosatto Angelo, Del Fabbro Domenico, Do- nato dott. Teodoro, Ehrenfreund Ernesto, Grusovin Luigi, Haus Gaspare, Kotterle Giacomo, Lucchini Giov. Batt., Madretzki Nicolò, Mosettig Piero, Offacio Edoardo, Pn,ppi conte Ignazio, Rascovich Edga-rdo, Rupnich Emilio, Rustia Antonio, Schmutz Giovanni, Tschernatch Antonio, Veronese Antonio e Zuculin Luigi.

Ricorda l'autore di queste pagine che giovanissimo, condottovi da.! padre, assistette ad una cerimonia che gli rimase fortemente im- pressa nella memoria: lo scoprimento su di una parete d'ell'osteria

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di un grande medaglione in gesso raffigurante il Grande niznrdo.

Il discorso inaugurale di quella cerimonia venne pronunciato dal- l'avvocato Giacomo Tonicelli, che fu il primo presidente di quelle società di ginnastica che venivano invariabilmente soppresse dal- l'a-utorità.

Per l'abietta a-zione di un traditore, certo Guglielmo Solderer, i convegni nell'osteria di Carlo St ... non dovevano però durare a lungo. Quest'uomo, dimentico di aver indossato uni!, volta la camicia rossa, del suo brillante passato cli ufficia.Je ga-riba-ldino e degli aiuti avuti dagli Rmici. e commilitoni, scese per la sua vita dissoluta, fino all'infamia del tradimento.

In seg·uito alle delazioni di quel tristo che poi si suicidò a Mi- lano, parecchi frequentatori dell'osteria per sfuggire alle indagini della Polizia-, trasferirono i loro convegni in altri luoghi, scegiendo di preferenza un locale sito allora in Via S. Caterina e gestito dal- l'oste Piero Santi, fidato patriota.

Successivamente il Comitato d'azione andò perdendo man mano la sua consistenza., principalmente per due cause : i frequenti arresti dei suoi componenti e il formarsi di altri gruppi d'azione. Cessò ili esistere alla fine del 1878.

Il secondo gruppo di patrioti che operarono segretamente a Trieste per la causa irredentista, si denominò Comitato clell' !ll7,e Giulia, ed il sorgere dello stesso nei giorni dell'infausta-guerra del '66, devesi considerare come la prima immediata reazione ai tenta- tivi absburgici di rinsaldare le proprie posizioni nel confine sud- occidentale della Monarchia.

Promotori di questo Comitato che nel proprio nome indicava i confini del giovane Regno, furono quei veri apostoli cli fede ita.Jiana che portavano i nomi cli Francesco Hermet, Arrigo Hort.is, Ca-rio Nobile, Antonio Vidacovich e Felice Machlig.

L'opera ili questo Comitato i cui affiliati rappresentavano l'in- tellettua.Jità del Paese, fu più di pensiero che di azione, quindi del tutto differente da quella del comitato precedente. Tale differenza non impediva però l'integrazione delle rispettive attività e funzioni, e seppure sembra non esistessero rapporti diretti fra questi due soda- lizi, i loro membri avevano frequenti contatti e la loro opera, per quanto non preordinata, si svolgeva in perfetta armonia.

L'attività svolta da questo Comitato nei giorni precedenti l'in- fausta guerra del '66, fu veramente meravigliosa, collaborando alla

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stessa gl'illustri patrioti Carlo Combi, Tomma,io Luciani, Antonio llfadonizza e Pacifico Valussi. A propugnare i diritti d'Italia sulla Venezia Giulia,, molti furono i manifesti, indirizzi e memoriali che in quei giomi fortunosi il Comitato dell' ,1lpe Gi1tlia. indirizzò al Re, uomini di Stato, deputati e generali.

Con lettera. del 16 giugno 1866 veniva accompagnato al generale La Marmora e quindi comunicato al barone Rica.soli, presidente del Consiglio dei ministri, un memoria.Je in cui i triestini e gl'italiani dimostravano la loro italianità, il loro diritto e le aspirar1,ioni alla riunione a.Ila. madre Patria.

«I paesi d'oltre Isonzo - diceva il memoria-le - sono Ualiani q11,anto q1talunq1te altra provincia di confine delln gninde penùola, se•ntono di esserlo, e se sieno decisi {li volerlo lo dica la lwnga serie di. •1nan·ifestazion·i coraggiose e clamorose che si succedono da tanto tempo nei loro principali centri. Le son o cose pa.lesi, che non le ignora se non chi vuole ignorarle. Le prove ce le danno gli stessi a.tti -ufficiali della potenza che domina U paese clal 1815 in poi. Lo sc-ioglimento ripet'ltto dei Consigli m1tnicipali di Trieste, cli Gorizia, di P·isino, di Capodisti·ia, lo scogl-imento delle Diete provinciali di Trieste, {li quella dell'Istria (Parenzo), perchè non volle mandare nessuno al Reichsmth di Vienna, lo stato {l'i,ssedio del 1848 e 1859, i processi e le conda.nne politiche pronu·nz·iate specialm.ente da detta epoca ùi poi, la proibizione delle carte geografiche, di opere storiche e c/,i])lomatiche che trattano seriamente cli q"ttei paesi, -infine i bandi, gl-i a.rresti, la sospensione clella libertà personale che s'ann1tnziano in qi,esti giorni, sono fatti che non si cl·istruggono ormai colla usata frase dei. «pochi malintenzionati, del pugno di faziosi favoriti dal Picmonten.

Continuava il memoria.Je dimostrando la necessità per l'Italia di possedere queste provincie per ragioni militari, marittime, com- merciali,

Immediatamente, il 18 giugno, faceva seguito un indirizzo a Vittorio Emanuele; eccone un brano :

«Sire! giacchè -il cielo fece sorgere i nuovi cimenti, non arrestate più il corso della vittoria, che, a,wmata clal valore dell'esercito e dell'entusiasmo dei volontari, seguirà, i vost,•i passi. Assai avete a.vuto la virtù dello aspettare, e fi, vera forza; ripigl-iato ora. il vostro natitrale ardimento, seg1tite fino all'1tltimo · la vostra stella. che è stella d'Italia. Perchè si possa dhe l'Italia costituita nella sua unità

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SOC'IE'.rA• E COMITA'.rJ SEGRETI A TRIESTE

naturale e veramente degli italiani, perchè si possano dire inviolati il suo diritto e il suo onore e compiute le sue sorti, perchè l'Italia divenga all'Europa guarentigia di ordine e di pace e ritorni efficace istrumento della civiltà universale, infine perchè si possa dirla libera da-Ile Alpi ali' Adriatico, è necessario piantare col tricolore italiano la croce sabauda sulla punta di Fianona, là dove il primo sprone dell'Alpe Giulia scende a tuffarsi nel proverbiale Quarnaro. Quella .punta si noma d'a antico «Pax-tecumn. E' là solta,nto che si può stringere un patto duraturo di pace qua.Je Europa lo vuole».

Altro indirizzo analogo veniva presentato a Vittorio Emanuele eone firme di settantasei triestini e istriani, tutti uniti nel pensiero della completa liberazione dal suolo itaJiano sino ali' Alpe Giulia.

Questo indirizzo veni va rimesso a.J Re a mezzo del barone Ricasoli, eui con lettera dell' 11 luglio gli emigrati lo accompagnavano, ag- giungendo nuove premure per la causa patria ed osservando che

«tra la Venezia e l'Istria nessun confine naturale intercede e nessun confine sarebbe possibile,.

Facevano seguito il 13 luglio un memoriale a Depretis, ministro della marina, il 14 luglio altro memoriale all'on. Visconti Venosta, ministro degli esteri e finaJmente pochi giorni appresso, un appello degli istrian,i all'Italia.; in questo lunghissimo scritto, con note e documenti, venne svolta per, intero la nostra questione, con chiarezza e proprietà di parola, con perfetta conoscenza di tutti gli aspetti che può presentare e con serenità ammirevole.

Ma ormai il d'estino degl'irredenti era deciso nei segreti colloqui diplomatici, più che sui campi di battaglia poco propizi allora al- l'Italia. E fu così che agli italiani di queste terre aJtro non rimase che continua.re nella lotta contro l'Austria; lotta che in sè accolse tanta dolcezza d'amore e di speranze e tanta virtù di nobili dolori.

Il Comitato dell'Alpe G-iulia, dato il suo carattere, disponeva di un ricchissimo archivio suUa cui scorta oggi si potrebbe agevol- mente ricostruire la storia del Comitato stesso, senonchè alcuni anni prima della grande guerra, aUo scopo di preservare quei documenti da eventuali sorprese d'ella Polizia, furono affidati alla custodia della sezione di Milano del Circolo Gar-ibaldi, ove con la morte di Rai- mondo Battera, che di quella sezione fu l'esponente maggiore, ogni traccia di quell'archivio andò perduta.

Sulle vicende di questo Comitato, la cui attività venne a cessare nel 1878, va ricordato ch'esso risorse nel 1894 per merito di un nucleo di cittadini presieduti da Felice Venezian e fra i quali noteremo i

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nomi di Attilio Hortis, Giuseppe Caprin, Riccardo Pitteri, Luigi cambon, Teodoro Mayer, Aristide Costellos, Costantino Doria, Gior- gio Benussi, Iacopo Liebman e Guido d'' Angeli.

Nella breve durata della sua resurrezione, il Comitato svolse una intensa attività irredentistica e allo scopo di diffondere la propa- ganda nell'interno del Regno, i suoi membri si occuparono di allac- ciare importanti relazioni con cospicue personalità parlamentari cli Roma, dalle quali ottennero autorevoli appoggi

Fu questo Comitato che organizzò le manifestazioni irredentiste avvenut-e dopo la scia,gura, cli Adua e per la ricorrenza del cinquan- tenario dello Statuto albertino. In ricordo cli queste due manifesta- zioni, che riuscirono veramente imponenti per l'unanime partecipa- zione della, cittadinanza, col frutto cli una. sottoscrizione popolare, e ciononostante segreta, venne .per ognuna, -cli esse coniata una meda- glia, conservate entrambe al nostro Museo del Risorgimento.

In seguito all'azione eminentemente snazionaiizzatrice instau- rata cla.J Luogotenente, principe Corrado Hohenlohe, i componenti cleì Comitat-0 ch'erano quasi tutti a capo delle istituzioni legalitarie del Partito liberale nazionale, dovettero ritirarsi nelle seconde linee della difesa, convergendo tutta la loro attività alla. protezione del patrimonio nazionale.

Giov-ine Trieste si denominò il terzo gruppo di patrioti, com- posto in prevalenza da una eletta schiera cli giovani studenti, i quali, oltre all'azione irredentista, s'erano proposti di organizzare fra l'ele- mento operaio e fra gli strati più bassi della popolazione, il senti- ment-0 italiano della Patria, in contrapposto alle dilaganti dottrine materialistiche del marxismo.

Per cura precipua di Giacomo Venezian, immolatosi poi nella guerra per la redenzione della sua Trieste, veniva pubblicato un giorna.Je intitolato Il Martello, il qua-le, causa i frequenti sequestri ed a.Jtre vessazioni della Polizia, dovette, dopo breve tempo, sospen- dere le sue pubblicazioni.

Ricorderemo che a quel generoso manipolo cli giovani, appar- t-ennero fra gli altri Guglielmo Oberdan, Donato Ragosa, Giuseppe Picciola, Riccardo Zampieri, Vittorio Venezian, Ernesto Spadoni, Gustavo Fabrici, Salomone Morpurgo, Salvatore Barzila,i, i fratelli Attilio e Emilio Morterra, Adolfo Liebman e Menotti Delfino.

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L'esistenza della Giovine Trieste fu molto breve causa i molti arresti dei suoi affiliati e le diserzioni di parecchi altri avvenute subito dopo la mobilitazione dell'esercito austro-ungarico per l'occu- pa.zione della Bosnia e Erzegovina.

Di questa associazione ricorderemo un episodio che in quei giorni ebbe a suscitare in tutta la Venezia; Giulia, le più vive e fervide ripercussioni.

Ricorrendo l'anniversario della ritirata a.ei garibaldini dal Tren- tino, Ernesto Spadoni studente allora all'Università di Graz, si fece iniziatore e curò la raccoltà di tutte le fotografie degli studenti uni- versitari irredenti, che racchiuse in un album, vennero spedite a Giuseppe Garibaldi con il tramite del generale Avezzana.

L'omaggio della gioventù studentesca accompagnato da un nobi- lissimo indirizzo, commosse profondamente il Grende italiano, che nella giornata stessa d'ella presentazione dell'album, rispondeva con la seguente lettera:

1lfiei cari mici!

«Il concetto dell'albu,n che mi mandaste per via dell'illustre tiecano della libertà italiana, l'eroico generale ,ivezzana, è manife- stazione di patriotismo, è il gi1wo degli oppressi insofferenti di ser- vaggio, e pronti a spezzare le loro catene sulla cervice dei tiranni.

E così sarei presto. Lasciate al sarcasmo di alc111,ai giornali a1,striaci il sogghigno del disprezzo, mentre voi, giovnni, siete l'animn di una gloriosn nazione che si rigenera, e che sente nelle fibre ritemprate, di poter lottare con vantaggio contro schiavi millantatori.

Fntevi forti, giovani, esercitatevi alle armi, gia.cchè per una fata- lità storica che grava ancora s1.<lla umana famiglia, è inu.ti!e sperar giustiz-ia senonchè dall'anima di una carabina. Allei gene,·azione vostra appartiene il compito della Nazione italiana, e ria voi sarà degnnmente eseguito. Noi saremo con voi col ciiore anclie dopo l'ultimo sospiro.

Con gratitudine, per la vita vostro

GIUSIDPPE GARIBALDI

Anche la Giovine Trieste cessò d'esistere nel 1878.

Abbiamo tra<oeiato nelle sue linee generali il quadro dei tre Comi- tati irredentisti che operarono nel periodo di tempo che va d'al '66 al '78; periodo-asprissimo durante il quale i patrioti di allora non

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IM LEONE VERONESE

badand·o a dolorosissimi sacrifici, seppero mantenere una gloriosa continuità d'azione fra le battaglie d'el Risorgimento e le lotte della Venezia Giulia.

In una prossima pubblicar;,ione intratteremo il lettore su di un'altra. società segreta, il Circolo Garibal<U, il quale, sorto nel 1880, fu per oltre sei lustri un vero fortilizio del movimento irre- dentista triestino.

LOONE VERONESE

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